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Autore: Toujours Pur    29/05/2020    2 recensioni
Ci sono amori destinati a durare per sempre, nonostante gli errori.
Tratto dal primo capitolo
"Se solo fosse stata meno orgogliosa lo avrebbe rincorso."
"Ma c’era l’orgoglio di Benji, lui non l’avrebbe mai perdonata."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così come accade con i fiori a primavera, che dopo un lungo inverno fioriscono e mostrano la loro bellezza, anche Charlotte stava fiorendo a nuova vita, senza dimenticare il dolore, portandolo con sé come insegnamento e fonte di forza. In quei mesi, la ragazza aveva richiamato a sé tutto il coraggio, lo spirito combattivo e la forza che l’aveva sempre contraddistinta negli ultimi anni della sua vita, per lenire il suo dolore e guarire quello del suo compagno, convinta che se non poteva dargli un figlio, poteva almeno dargli una vita serena, senza il costante pensiero della sua salute sia fisica che mentale.

In questo ritrovato clima di tranquillità, Benji aveva ripreso a respirare, almeno un po’, quel tanto che bastava per poter stare fuori casa durante le trasferte, senza avere l’ossessionante pensiero di Charlotte da sola a casa, o di provarci almeno. Certo, lui sapeva bene che la sua compagna stava ancora combattendo una guerra intestina con sé stessa, che cercava di non mostrarlo per non farlo preoccupare, ma non poteva negare che la caparbietà di lei l’aveva portata a fare dei passi avanti, facendole accettare pian piano l’inaccettabile, e portando anche lui ad accettare l’ennesimo tiro mancino che la vita gli aveva riservato.

Benji era su un aereo di ritorno da una partita di nazionale, non vedeva l’ora di atterrare a Tokio per potersi imbarcare sul primo volo per Monaco. A differenza dei sui compagni non avrebbe soggiornato un’ultima notte in Giappone, voleva tornare a casa e scaricare tutto quello che era successo in quei giorni fra le braccia di Charlotte. Infatti, durante l’incontro aveva subito un infortunio alla spalla, ed era stato sostituito da Ed Warner, per questo il suo umore non era proprio dei migliori, rischiava di veder terminata la sua stagione proprio a ridosso delle partite più importanti. Tutti i suoi compagni di squadra cercavano di sostenerlo ma allo stesso tempo cercavano anche di non stargli troppo addosso, memori di ciò che era successo l’ultima volta che si erano riuniti per giocare una partita di qualificazioni.

Mentre sorvolavano un chiarissimo specchio d’acqua, gli si avvicinò Tom, incoraggiato dai compagni consapevoli che l’unico che potesse abbattere i muri e il silenzio del portiere fosse proprio lui, con la sua garbata discrezione. Fu così che il centrocampista si avvicinò al suo compagno di squadra, che con il berretto calato sul volto, si era trincerato dietro il suo malumore acuito da uno scontro con Freddy, che non voleva farlo ripartire subito per non farlo affaticare ulteriormente.

“Ehy Benji, posso sedermi?” chiese con gentilezza Tom. Il portiere si tolse il berretto e annuì, per poi voltarsi verso il finestrino. L’atro sospirando gli si sedette vicino, poi dopo qualche minuto di riflessione riprese a parlare, cercando le parole giuste.

“Come ti senti?” chiese prendendola alla larga, aspettandosi una reazione decisamente poco cordiale. Infatti a Tom era chiara una cosa, quello che era successo a Charlotte l’aveva ferito nel profondo, scavato una ferita così grande che forse, solo adesso, si stava leggermente rimarginando.

“Meglio, gli antidolorifici stanno facendo effetto” rispose con voce piatta, e appena si rese conto che l’altro stava per dirgli di restare una notte con tutti loro, Benji si affrettò ad aggiungere: “No, non resterò un’altra notte, non ha senso, posso dormire tranquillamente sull’aereo che mi riporta a casa”.

Tom comprese che non l’avrebbe spuntata nessuno, visto che l’amico era più cocciuto di un mulo, così si ritrovò ad annuire, ma quando si stava per appisolare convinto che non avrebbe udito più la sua voce fino all’aeroporto, Benji parlò di nuovo.

“Non posso restare, almeno tu comprendimi. Se al posto di Charlotte ci fosse la tua Sofie, tu non vorresti tornare a casa il prima possibile? So che non posso farmi condizionare per sempre da questo pensiero, come so che lei sta facendo di tutto per tornare quella di prima per farmi stare tranquillo. Sta meglio, sta tornando pian piano alla normalità, ma non posso fare a meno di pensarla da sola, in quella casa, a vagare con la mente a quello che poteva essere e non è stato. Lei non lo sa, però io noto che quando incontriamo donne incinte, o che spingono le carrozzine con i loro bambini appena nati, i suoi occhi si rattristano. Vorrei poterle dire che un giorno non le importerà più, ma so che quel giorno non arriverà mai” concluse restando in silenzio per il resto del viaggio.

Tom, invece, passò il tempo che restava a riflettere sulle parole dell’amico, a malincuore non riuscì a dargli torto, se le parti fossero state al contrario anche lui avrebbe voluto correre dalla sua compagnia, e un senso di disagio si fece largo in lui, perché lo capiva benissimo visto che Sofie era incinta. Infatti era andato a parlare con l’amico anche per dirglielo, sarebbe stato il primo a saperlo, ma le parole gli morirono in gola sentendo quelle di lui.

Atterrati a Narita, tutti si salutarono promettendo di vedersi quanto prima, senza la pressione di una partita importante. Appena fu sul volo che l’avrebbe riportato a casa, Benji tirò un sospiro di sollievo. Poco prima che l’aereo decollasse, chiamò Charlotte per avvisarla che stava tornando a casa. Dopo molti squilli, e diversi tuffi al cuore.

“Benji!” esclamò con sorpresa, “pensavo fossi ancora in volo”.

A sentire quelle parole, sorrise. “No, sono atterrato dieci minuti fa, e adesso sono su un volo Lufthansa, pronto a tornare a casa. Piuttosto tu, cosa stavi combinando che non rispondevi?” chiese con tono divertito, cercando di mascherare la paura che aveva provato.

“Stavo dormendo. Non so se lo sai ma qui sono le due del mattino!” affermò Charlotte assonnata ma divertita.

“Hai ragione, ma volevo sentirti. Non vedo l’ora di arrivare” le rispose chiudendo gli occhi stanco.

La fidanzata sorrise intenerita. “Allora torna presto, ti aspetto” disse tra sbadigli vari.

Il portiere rise e dopo averle augurato buonanotte, si sistemò meglio sul sedile e si addormentò, impaziente di riabbracciarla.

Angolo autrice
Chiedo umilmente scusa a chi seguiva la mia storia, e ancor di più mi scuso con chi lasciava sempre un suo pensiero. Purtroppo i diversi impegni mi hanno sopraffatta.
Spero che questo capitolo vi farà piacere! 
Aspetto, se vi va, di sapere un vostro pensiero.
Un abbraccio forte,
Annie
  
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