Le bambine hanno sette anni quando iniziano i primi paragoni e si decide che Irene è come Sansa. Anche Arya è d'accordo e, per gioco, mostra tutte le somiglianze. Sansa, però, non è convinta. Sua figlia è come un fiume in piena, cristallino e impetuoso. Come l'acqua riluce sotto al sole. Ama gli animali e da qualche mese la si trova sempre in compagnia di un gattino che ha chiamato Princess la cui provenienza né lei né la sua fidata complice hanno voluto rivelare. Probabilmente era un luogo in cui sanno di essersi dovute trovare.

Irene però non è lei. È più curiosa, forse più sveglia, di sicuro meno disposta a compiacere e disperatamente leale a Catelyn che è la sua ombra e la luna dove lei è il sole.

A Sansa ricorda Myrcella, la Principessa dorata che le portava i dolci e la scortava in giardino dopo le umiliazioni di Joffrey, l'unica e improbabile amica trovata in quel covo di serpi. Myrcella dolce e cara, brillante e radiosa, la prima ad essere strappata dalle braccia materne per non potervi più tornare. Myrcella innocente morta per vendetta e per amore tra le braccia di sospetti divenuti realtà. Morta di una morte dolce e lenta e straziante i cui particolari si è fatta raccontare dal padre quando era a Grande Inverno.

Irene non avrà il suo stesso destino. Si assicurerà che la tragica sorte di Ellaria Sand e della figlia prediletta sia nota per tutta Westeros,perché lei sarebbe disposta a commettere atti molto più crudeli per la sicurezza di sua figlia. La ucciderebbe se servisse a darle un destino più onerovole, come voleva fare Cersei con Tommen la notte della Battaglia delle Acque Nere. Non pensa, in realtà, che qualcuno sarebbe così folle da mettersi contro di lei e contro Arya, che ha ucciso il Re della Notte ed è uscita illesa dalla battaglia.

Quell'immagine la tormenta per tutto il giorno e quando, la sera, Irene chide una favola non le racconta le gesta dei suoi antenati o di uomini e donne illustri del passato. Le narra di una ragazzina con i capelli biondi e gli occhi verdi, bella come sua madre e senza la sua crudeltà, gentile come suo padre si sforzava di non essere. Le parla della Principessa dorata che è partita per ragioni di stato, un matrimonio combinato da uno zio troppo brillante o forse non abbastanza, mandata in un luogo in cui avrebbe dovuto essere protetta. Non lo era stata, ovviamente, le bambine non sono al sicuro in nessun luogo, però era innamorata. Una ragazzina che sarebbe stata un'ottima Regina, uccisa da una donna che era stata ripagata con la stessa moneta e poi era morta lei stessa, sepolta dalle macerie della distruzione causata da una Regina folle di dolore in groppa al suo drago.

La voce le si indurisce quando parla di Daenerys e trema quando racconta della disperazione di Cersei, sopravvissuta a un'umiliazione indicibile, abbandonata anche dall'ultimo figlio rimasto.

Non lo dice, si concentra sulla Principessa e non sulla Regina. Quella sarà una storia per quando Irene sarà cresciuta, per quando lei stessa saprà spiegare.

Irene ascolta attenta e seria. Ha capito che anche questa storia ha un fine nascosto, come tutte quelle che le racconta sua madre serve sempre a insegnarle qualcosa. Capire cosa è un gioco di pazienza che richiede più tempo e, nella maggior parte dei casi, l'aiuto di Catelyn. Ascolta e immagina questa ragazzina così simile a lei e con un destino così tragico, innocente, colpevole solo agli occhi della sua assassina.

-Perché uccidere lei? -.

-Perché era la più vicina, la più semplice da raggiungere e non una sconosciuta. Poco importa che fosse innocente, mio sole. Scoprirai che poche volte vengono puniti i veri colpevoli-.

La Principessa resta sveglia, a guardare la luna e cercare risposte. È una bambina, ma è intelligente e curiosa. Davvero vive in un mondo così meschino? E se quello che sua madre le ha detto è vero quando toccherà a lei indossare la corona, come potrà sapere di star facendo la scelta giusta?