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Autore: TheSims1991    02/06/2020    1 recensioni
I Regni sono uniti sotto la guida di Regina. Nel giorno del secondo anniversario, una misteriosa figura interrompe i festeggiamenti: l'equilibrio del mondo sta dando un'altra chance all'Oscurità e un'altra Maledizione viene scagliata. I nostri eroi si ritrovano a Storybrooke privi dei ricordi dell'ultimo anno, ma Emma e Regina non ricordano nulla dei tre anni passati. Un nefasto presagio annuncia a Regina una grande perdita. Che cosa succederà ai nostri eroi?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Una seconda possibilità

 

«Domani è il grande giorno», disse Henry abbracciando Regina. «Come ti senti?» La donna lo guardò e sorrise.

«Sono già trascorsi due anni. Il tempo passa così in fretta», disse, poggiando la testa sulla spalla del figlio. «Che cosa avete in mente tu e tua madre?» Domandò sorridendo. Henry rise e si allontanò leggermente.

«Non lo saprai mai!» Disse, ridendo. «Sai bene quanto teniamo alle nostre nuove "tradizioni". L'incoronazione è stata una sorpresa, è bene che tu non sappia cosa succederà anche questa volta»

«È il mio anniversario», disse lei, fingendosi arrabbiata. «Voglio sapere cosa avete in mente». Regina inarcò le sopracciglia e, con le mani conserte, si mise a fissare il figlio, che scoppiò in una risata. Henry si avvicinò e mise le sue mani sulle braccia della madre.

«Goditi ciò che verrà, mamma», disse, guardandola negli occhi.

«È un giorno speciale per tutto il Reame», rispose lei, sorridente. «Voglio che tutti si siano felici»

«Lo sono. Grazie a te.» Le parole di Henry furono interrotte dal suono del cellulare. Il giovane lo tirò fuori dalla tasca. «È assurdo come ora i cellulari abbiano rete anche nella Foresta Incantata» Regina rise mentre Henry rispondeva al telefono. Di colpo la sua faccia si fece pensosa.

«Sì. Certo… Capisco. No, nessun problema. Perfetto. Benissimo. Grazie. A presto.» Il ragazzo rimase in silenzio mentre sua madre si avvicinava.

«Va tutto bene?» Domandò. Henry aveva lo sguardo basso. Ripose il cellulare nella tasca e si voltò verso la madre, in silenzio. Regina posò una mano sul braccio, iniziando a preoccuparsi e cercò di guardare suo figlio negli occhi.

«Hanno deciso di pubblicare il mio libro!» Urlò di colpo, facendo sobbalzare Regina che rimase a bocca aperta per la notizia. Di colpo abbracciò il figlio stringendolo a sé.

«Sono veramente fiera di te!» Sussurrò. Henry sorrise.

«Raggiungerò Ella per darle la buona notizia! Non è che…» Disse, ammiccando verso la madre. La donna sorrise, agitò la mano ed Henry scomparve in una nuvola di fumo violaceo.

 

Erano passati quasi due anni da quando Regina aveva compreso pienamente il potere di quella che era sempre stata chiamata "Maledizione Oscura", il cui nome aveva da sempre nascosto il potenziale che solo lei era stata capace di scoprire. Due anni da quando il popolo dei reami aveva scelto lei come sovrana. Due anni in cui quella che era da sempre stata una famiglia grande e per certi versi complicata era diventata ancora più grande.

Henry aveva scelto di continuare la sua carriera come autore, questa volta senza la sua penna magica ma solamente con l'ausilio di un computer. Al suo fianco, Ella continuava insieme a Tiana l'attività che avevano avviato a Hyperion Height: il Rollin' Bayou si era trasformato da un semplice camioncino in un vero e proprio ristorante che riceveva ordini da ogni parte del Reame e le due erano pronte a portare i loro bignè ovunque fosse richiesto.

La piccola Lucy correva spesso da un angolo all'altro di Storybrooke o della Foresta Incantata, ora per raggiungere Regina, ora per giocare con la piccola Hope, molto spesso dai suoi nonni. Biancaneve e David, infatti, avevano scelto di rimanere anche loro nella cittadina e di tenere l'appartamento che per anni avevano considerato la loro casa, lasciando il palazzo alla sovrana.

Regina, dal canto suo, sbrigava i suoi doveri con serietà e dedizione dal castello ma molto spesso faceva capolino nel suo vecchio ufficio, ricordando quando era Sindaco di Storybrooke. Era diventato il suo luogo speciale, il posto che le ricordava davvero il suo percorso e com'era cambiata nel corso degli anni.

Tra quelle stesse mura aveva abitato la regina cattiva, l'autoritario sindaco e al tempo stesso la redenta Regina, disposta a tutto per la sua famiglia. Non tanto la Foresta Incantata, quanto la sua Storybrooke era stato il luogo che le aveva permesso di crescere e di maturare, come donna, come madre e, adesso, come sovrana.

Molto spesso, a tenerle compagnia in quel luogo, era proprio Emma. Il rapporto tra le due non era cambiato e, anzi, molto spesso Regina si rivolgeva a lei se necessitava di un consiglio. Miss Swan, come di tanto in tanto continuava a chiamarla, era sempre disponibile per la sua amica e alternava le sue giornate da mamma, con la piccola Hope che aveva ormai due anni, al lavoro come sceriffo al fianco di Henry Jr. – così soprannominato per distinguerlo dall'"altro" Henry – e di Hook, sfruttando di tanto in tanto la collaborazione di David. Ora che il reame era così grande, il lavoro del dipartimento serviva a coordinare quello dei diversi distretti che si trovavano nei vari regni e che facevano capo a Storybrooke. Era proprio il giovane Mills che si occupava delle "trasferte", coniugando ai suoi doveri la sua voglia di avventura, sempre presente nel suo animo.

 

I primi due anni di questo nuovo Regno erano stati positivi per tutti gli abitanti: mentre Granny faceva grandi affari a Storybrooke e aveva deciso di rimanere lì, a gestire la locanda e la tavola calda, chi era rimasto per decadi intrappolato nel Maine aveva avuto modo di tornare nella Foresta Incantata. Altri erano riusciti a trovare il loro posto in un mondo che ormai offriva ogni possibilità. Leroy, per esempio, aveva scelto di viaggiare insieme ad Astrid e di visitare terre lontane.

In quello che era stato il regno di Mida, il re era stato liberato dalla sua maledizione e aveva lasciato il posto a sua figlia. La stessa magia che aveva condannato il re, al contrario, era stata utilizzata per far sì che tutti, nel nuovo regno avessero risorse a sufficienza per condurre una vita dignitosa ed erano proprio Abigail e Frederick ad occuparsene, mentre i loro tre figli crescevano giorno dopo giorno sempre di più.

Giglio Tigrato e Altea viaggiavano di regno in regno per trovare coloro che avrebbero fatto parte della nuova generazione di esseri fatati e che avrebbero avuto il compito più arduo di tutti: mantenere la magia in un regno formato da così tante realtà e caratteristiche diverse. Chi possedeva il dono della magia veniva invitato in quello che era stato il castello di Regina, che per volere della sovrana era stato trasformato nell'Accademia Incantata. Qui, chiunque poteva apprendere come utilizzare la magia, evitando che grandi mali come la Maledizione Oscura potessero verificarsi nel futuro del regno. Turchina, insieme a Trilly e alle altre fate si occupavano di ciò che riguardava l'Accademia e a dar loro una mano era Gideon che, conclusi i suoi studi, aveva fatto ritorno da Elphame nella Foresta Incantata. Proprio Turchina aveva proposto a Regina di scegliere lui come preside dell'Accademia e il giovane, che aveva in sé l'amore della madre della conoscenza e la padronanza della magia di suo padre, aveva di buon grado accettato. La sua era una magia particolare e sebbene, in principio, molti temessero che avesse ereditato l'oscurità di Tremotino, il sacrificio del padre e il vero amore dei suoi genitori avevano sconfitto per sempre quell'oscuro potere.

Un futuro radioso sembrava attendere l'intero regno di Regina, i cui abitanti si sarebbero radunati presso il palazzo proprio il giorno successivo, per festeggiare l'anniversario della sovrana. Mentre il sole tramontava, Regina si affacciò alla balconata e guardò l'orizzonte. Quella che lei stessa aveva definito "una seconda possibilità" sembrava aver dato la possibilità di un lieto fine per tutti. Era quella la sua più grande conquista.

 

Il sole era già alto nel cielo quando l'ombra di un cavallo veloce e scattante inizio a volare sul ponte che collegava il palazzo al resto del regno. Le guardie riconobbero il giovane cavaliere e lo lasciarono passare con un cenno di saluto. Il cavallo corse su per il cortile del castello e risalì fino a che non arrivò a un'entrata di servizio, posta ben più in alto rispetto all'ingresso principale. Mentre scalava la stradina acciottolata, il cavaliere vide da lontano alcuni uomini che portavano provviste all'interno del castello ma decise di non rallentare. Al contrario, un sorriso si dipinse sul suo volto e intimò all'animale di accelerare. Il terrore si disegnò sul volto degli uomini che, urlanti, videro l'animale saltare per evitarli e il cavaliere alzare la mano in segno di scuse.

«Devi smetterla di farli spaventare!» Regina aveva le mani conserte. Attese che il cavaliere scendesse dal suo destriero e gli andò incontro.

«Ma è così divertente, mamma!» Provò a replicare Henry Jr., provocando la risata della donna. «Buon anniversario», disse lui, baciandola sulla guancia e abbracciandola. Regina sorrise e ricambiò l'abbraccio del figlio. «Ora, andiamo!»

La donna rimase sorpresa dalle parole del giovane che fischiò verso un ragazzo poco lontano, il quale rispose con un cenno. Dopo pochi istanti, lo stesso garzone portò vicino a loro il cavallo di Regina. Henry Jr. risalì sul suo animale e intimò alla madre di salire.

«Non posso evitarlo, vero?» Domandò Regina, fingendosi infastidita. Henry Jr. rise e diede un colpo al cavallo per farlo partire. Regina salì sul suo e gli andò dietro, raggiungendolo in qualche istante.

«Questa volta, senza saltare ostacoli viventi» disse. Henry Jr. rise e disegnò una croce sul cuore in segno di promessa. I due si allontanarono verso la Foresta mentre in quello stesso istante, il castello iniziò a trasformarsi.

 

L'incantesimo di Regina aveva portato ogni angolo dei Regni magici in quell'angolo del Maine che era Storybrooke ma nonostante la sovrana conoscesse ogni angolo della Foresta Incantata, rimase esterrefatta dal paesaggio che si stagliava davanti ai suoi occhi. I due cavalli corsero costeggiando il lago ed Henry Jr., di poco davanti a lei, spinse il destriero sulla riva. L'acqua si alzò e il sole, quasi calante, disegnò uno splendido arcobaleno che Regina poté quasi afferrare, quando il suo cavallo seguì i passi dell'altro animale.

Era bello passare del tempo insieme al figlio. I due anni passati le avevano fatto riguadagnare il tempo passato quando il "suo" giovane Henry aveva scelto di esplorare altri reami, allontanandosi da lei per molto tempo per trovare il suo lieto fine. Era come se lei avesse avuto una seconda possibilità di vivere l'adolescenza del figlio, più da vicino questa volta, e non voleva farsi scappare questa occasione.

Quando il sole era quasi del tutto calato, i due fecero ritorno al Castello ma Henry Jr. decise di prendere il sentiero del bosco. Regina non capì: c'era qualcosa in serbo per lei al Palazzo e di sicuro erano già in ritardo. Perché non arrivare al punto più alto a cavallo? Avrebbe voluto chiederlo al figlio che tuttavia sfrecciava senza darle possibilità di parlargli. La donna decise, allora, di raggiungerlo e per un attimo tornò la stessa ragazzina che aveva salvato Biancaneve tanti anni prima. Con un colpo delicato e al contempo deciso intimò al destriero di correre e in pochi istanti raggiunse il figlio che iniziava, intanto, a galoppare verso il cortile del palazzo. I due arrivarono praticamente insieme ed Henry Jr., sceso da cavallo, porse la mano alla madre, che la afferrò e smontò. In quel momento, si palesò davanti a loro una vecchia conoscenza che si inchinò a Regina.

«Maestà», disse Turchina sorridendo. La sovrana rispose al sorriso ma prima che potesse dire qualunque cosa, la fata agitò la sua bacchetta e una luce blu avvolse la donna che si ritrovò addosso un meraviglioso vestito. Henry Jr., trasformato anch'egli dalla magia di Turchina, aveva un elegante abito blu scuro, porse il braccio alla regina e i due si incamminarono verso l'ingresso, mentre le fate con la loro magia ne annunciavano l'arrivo con giochi di luci straordinari.

Quando la coppia arrivò davanti al portone, questo si aprì e Regina rimase ad occhi aperti. Tutto era stato magicamente trasformato per ricordare i momenti più belli non solo degli ultimi due anni ma di tutta la sua vita. In quel salone, che ora sembrava immenso, Regina poté rivedere, incastonati negli specchi, i momenti felici della sua vita e in particolare della sua permanenza a Storybrooke. Tutte le avventure che aveva vissuto insieme alla sua famiglia, quando addirittura non se ne sentiva ancora parte, erano davanti a lei. Poco distante dal mezzo della stanza, un meraviglioso specchio mostrava immagini dei momenti trascorsi insieme a Robin. Lo sguardo di Regina andò immediatamente lì e la sovrana sorrise.

«Benvenuti!» Disse Biancaneve, dal podio al centro della sala in cui si fece immediatamente silenzio. «E benvenuta a te, Regina». Il sorriso di Neve era meraviglioso e nei suoi occhi si poteva vedere la felicità che provava nel vedere la sovrana dall'altro lato della sala.

«Sapete perché siamo qui» Continuò. «In questo giorno non festeggiamo solamente l'incoronazione della nostra sovrana», disse, accennando un inchino verso l'amica. «Questo giorno solenne ci ricorda tutto ciò che abbiamo vissuto. Le avventure, le perdite, la lotta contro l'Oscurità, vinta per sempre grazie a chi ha saputo fare il primo passo, aprendosi all'amore di figli, amici e familiari.»

«È per questo motivo, dunque,», continuò David, «Che vogliamo invitarvi a fare memoria del vostro passato e a prendere esempio da Regina. Non importa quanto male abbiamo alle spalle, se sappiamo trovare la forza di affrontarlo e di perdonarci, per poter riprendere a vivere come persone nuove.» David scese i pochi gradini e raggiunse a grandi passi la sovrana, visivamente commossa dall'amore del suo popolo. Tese una mano a Regina che l'afferrò e la strinse in segno di amicizia. I due, con Henry Jr., percorsero tutto il corridoio gremito di gente a destra e a sinistra, tra gli applausi di tutti. I tre raggiunsero il podio e lasciarono spazio a Regina.

«Questo è un giorno veramente speciale per me. Non tanto per quello che successe due anni fa ma perché è stata la mia seconda occasione. Vorrei che nel mio regno, nel nostro regno», sottolineò la donna, «Nessuno si senta mai oppresso dai propri sbagli.»

Regina si voltò a guardare tutti, in un attimo di silenzio.

«È per questo motivo, dunque,» continuò, «che vorrei nominare questo giorno speciale come il Giorno della Speranza, perché ognuno di voi possa sapere che c'è sempre una seconda possibilità di fare meglio, di essere migliori». Il popolo scoppiò in un fragoroso applauso. Snow fece un cenno e la musica iniziò a suonare.

 Henry – l'adulto – si avvicinò a sua madre e l'abbracciò per poi chiederle di ballare. Al loro fianco, anche Hook aveva invitato Emma a ballare e teneva in braccio la piccola Hope, facendola volteggiare divertita. Henry Jr., invece, aveva invitato Violet a danzare. I due si erano misteriosamente ritrovati e riconosciuti, nonostante il ragazzo provenisse da un regno molto diverso. Al loro fianco anche David e Biancaneve si erano uniti alle danze. Zelena, intanto, parlava con gli altri invitati mentre, sotto il suo sguardo attento e vigile, il principe Neal si divertiva con Roland e la piccola Robin. Poco distante, anche Alice e Robin avevano scelto di unirsi alle danze. A pochi mesi dal sacrificio di Tremotino le due erano convolate a nozze e, proprio come Robin aveva promesso, Rogers – che aveva conservato il nome per distinguerlo dall'altro Killian Jones – aveva accompagnato la figlia all'altare.

 

Come ogni festa che si rispetti, a metà della bella serata, passata tra balli e conversazioni, una grande torta fu portata al centro della sala. Niente glassa nera, questa volta: Tiana aveva dato il meglio di sé creando un dolce delicato e al tempo stesso molto scenografico. L'aiuto delle fate aveva reso il tutto scintillante e magico. Mentre le luci si abbassavano magicamente e Regina avvicinava al tavolo circolare per tagliare la torta, tutti si fermarono. Un alito di vento gelido attraversò la sala. Gli invitati sentirono un brivido lungo la schiena. Emma e Hook si avvicinarono a Regina, mentre Snow e David raggiungevano Neal e i bambini, accanto a Zelena, già pronta con una mano a mezz'aria a fare il possibile per tenerli al sicuro. Anche i due Henry raggiunsero i loro familiari: ne avevano passate troppe per non capire che stava per succedere qualcosa.

Le porte della grande sala si spalancarono e da lontano si udì l'eco di alcuni passi. Erano lenti, ritmici, e il loro suono si faceva sempre più vicino, diffondendosi per tutto il corridoio. A un tratto, i passi si fermarono ma nessuno parve comparire all'orizzonte. David estrasse la spada e rivolse un'occhiata d'intesa a Hook e all'Henry adulto. I tre si avvicinarono all'entrata della sala e non si resero conto del bagliore violaceo che correva veloce verso di loro. Quella forza li colpì in pieno scaraventandoli dal lato opposto della stanza. Una risatina sinistra seguì quella luce: era una voce femminile, accattivante e al tempo stesso gelida. Emma raggiunse i tre mentre Regina si preparava a qualsiasi cosa si fosse palesata in quella sala. Mentre tutti erano rivolti verso la porta, Leroy lanciò un urlo, facendo voltare tutti. Una donna era in piedi, davanti al trono di Regina. Il suo volto era nascosto dal cappuccio scuro. Le guardie, d'istinto, tentarono di andare verso di lei ma rimasero improvvisamente bloccate da una misteriosa forza che li piegò fino a farli inginocchiare.

«Non è questo il benvenuto che si dà a un'ospite», disse quella figura, con una voce bassa e penetrante.

«Non è questo il modo di arrivare nel mio palazzo», rispose Regina, generando una sfera infuocata nella sua mano destra. La donna accennò una risata. Si portò una mano sul cappuccio e lo sollevò con un movimento deciso ed elegante.

«Scusatemi, sono in ritardo», disse. I capelli, lunghi fino alla metà della schiena, erano di un grigio argenteo e cadevano, ondeggiati, sul viso chiaro e magro della donna, che ostentava giovinezza. Al tempo stesso, tuttavia, i suoi occhi, di un blu intenso che alla luce del palazzo virava quasi a una sfumatura di viola, davano un'idea di saggezza e conoscenza senza eguali.

«Chi sei?», domandò Regina, conoscendo fin troppo bene quella situazione.

«Non importa chi sono io», rispose la donna. «Quello che importa è ciò che la mia visita significa per tutti voi»

In tutta la sua eleganza, la donna fece qualche passo nella sala mentre la gente indietreggiava lentamente al suo passaggio. L'ultima volta che qualcuno era entrato pronunciando quelle parole, le cose non si erano messe bene.

La donna fissò gli occhi su Gideon. «La sconfitta dell'Oscuro Signore ha lasciato vacante il seggio che era una volta occupato dall'Oscurità e che ora reclama il suo sovrano.» L'espressione del ragazzo cambiò e proprio come Regina, mosse la sua mano per generare una sfera di energia. Robin mise una mano sul suo braccio per trattenerlo.

«Non può essere!» Gridò Alice, avvicinandosi a grandi passi verso la donna. «Tremotino ha dato la sua vita per mio padre, ha distrutto l'Oscurità per sempre». La donna agitò una mano e scaraventò Alice lì dov’era un attimo prima. Robin e Gideon la raggiunsero, aiutandola a rialzarsi.

«Non può esserci la luce senza il buio. Il sacrificio di Tremotino ha alterato l’equilibrio dei mondi e questo equilibrio deve essere restaurato.» La donna fece un gesto elegante con le mani e fece comparire uno specchio nelle sue mani.

«L’Oscurità era destinata al Guardiano, unico essere in grado di far convivere in sé la luce e l’ombra.» Nello specchio della donna e in tutti quelli sparsi per la sala, gli ospiti videro un'unica immagine: Tremotino impediva ad Alice di assorbire la sua oscurità. «Ciò che è accaduto ha cambiato le carte in tavola. Ora l’Equilibrio richiede il suo tributo.» Regina si avvicinò con la sfera infuocata sempre più grande che volava a poco dal suo palmo.

«Nessuno viene qui minacciando me e il mio popolo», disse a denti stretti. Lanciò la sfera e nello stesso tempo, anche Emma sferzò un colpo della sua magia. Entrambe colpirono la donna, senza sortire alcun effetto. Quella sorrise.

«L’unico motivo per cui l’Oscurità non è tornata prima è perché il sacrificio di Tremotino è stato sincero: questa magia vi ha protetto, ma si esaurirà presto e quando ciò accadrà, il Buio vorrà riprendersi ciò di cui è stato privato.»

«Basta con queste mezze verità!» Urlò David. «Qual è il tuo nome?» Domandò. La donna sorrise, sinistramente.

«Io sono solamente una messaggera. Il mio nome non è importante e poi», la donna si fermò e guardò David dritto negli occhi. «Domani non lo ricordereste comunque.» Un sospiro spaventato si levò dalla folla mentre Regina, Emma e gli altri sgranavano gli occhi. Avevano vissuto fin troppe maledizioni per non capire quel riferimento.

«Non ti lascerò lanciare l’ennesimo sortilegio!» Urlò Emma, che sferzò un altro colpo alzando le mani. La donna sollevò lo specchio e il colpo di Emma lo attraversò, come se avesse infranto la superficie di un lago.

«Oh, Emma. Non è ancora giunta l’ora.» Rispose la donna. Agitò la mano sullo specchio e lo scaraventò al centro della sala. Una densa nebbia dalle sfumature lilla iniziò a fuoriuscire e a diffondersi in ogni angolo del Palazzo per poi uscire verso i Regni. La gente iniziò a tossire e scappare.

Henry raggiunse Ella e Lucy mentre Regina prese il figlio e Violet e corse verso Zelena, che intanto si abbassò per raccogliere tra le sue braccia la piccola Robin e Roland. Hook raggiunse Emma con la piccola Hope tra le braccia e la strinse a sé, mentre David e Biancaneve afferravano Neal.

Regina rivolse il suo sguardo verso il Regno che, a poco a poco, veniva invaso da quella nebbia. Si voltò verso la donna, della quale si distinguevano ormai solamente gli occhi, la cui sfumatura indaco era ancora più accentuata da questa magia.

«Che l’Oscurità abbia la sua seconda possibilità!» Disse la donna, scomparendo in una nuvola violacea.

  
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