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Autore: Claire Riordan    04/06/2020    1 recensioni
Remake del nuovo decennio di una mia vecchia, ma a me carissima, fanfiction, intitolata "Believe in Fate", riscritta in chiave più potteriana e meno "teen drama" americano, come era inizialmente nata, con una rivisitazione dei personaggi e delle loro storie.
Dal prologo: "[...] il Gran Galà del Quidditch prevedeva che Hogwarts mettesse in campo un'unica squadra, formata dai migliori giocatori della scuola, i quali sarebbero stati selezionati da un’apposita commissione composta dagli esponenti più importanti e competenti in materia. Questa squadra, poi, avrebbe dovuto competere con le più grandi nazionali di Quidditch del momento, tra le quali spuntavano i nomi di Inghilterra, Germania e Spagna, segnalate come le favorite per il grande torneo."
ATTENZIONE: nessun collegamento di nessun genere con "The Cursed Child".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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«È tutto a posto, Mc?»
«Sto benissimo»
«Sicuro?» insistette Albus «Perché a guardarti si direbbe che…»
«Ti ho detto che sto benissimo!»
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, Derek alzò così tanto la voce che attirò l’attenzione dei suoi compagni di dormitorio. Sedeva sul divano della sala comune, leggermente svuotatasi dopo la lite tra lui e Sebastian, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il capo fra le mani. Si era mosso solamente per alzare la testa e sbraitare contro il suo migliore amico. Tremava, tremava di rabbia e non riusciva a calmarsi.
Come accidenti si era permesso Peakes di comportarsi in quel modo con Lily? Era solo una ragazzina ed il suo Capitano, per giunta! E lei, sempre così sveglia, così intelligente, come aveva potuto essere così ingenua da arrivare perfino a difenderlo?
Sbuffò, tentando di riordinare i pensieri, ricercando il motivo che l’aveva spinto ad agire in quel modo. Sicuramente, non poteva dire di essere del tutto lucido: dopo due calici di vino elfico e un paio di sorsi di Whisky Incendiario, la sua mente doveva aver cominciato a vacillare. Ma non era nemmeno lontanamente ubriaco, forse solo un po’ troppo su di giri.
Forse era quella una delle ragioni che l’avevano convinto ad intromettersi nella conversazione tra Lily e Peakes. Sebastian non gli piaceva, non gli era mai piaciuto con quella sua aria da sbruffone che ostentava di continuo, ma se non avesse esagerato con i calici, probabilmente non gli si sarebbe rivoltato contro così bruscamente. Del resto, voleva solo proteggere Lily, evitare che quello zotico le mancasse di rispetto.
Ma perché poi aveva insistito tanto per difenderla? Insomma, Lily era abbastanza tosta da gestire una squadra in cui era l’unica ragazza, liberarsi di un tipo fastidioso sarebbe stato un giochetto, no?
La verità, Derek dovette ammettere a sé stesso, era che Albus era il suo migliore amico, e Lily, essendo la sua sorellina, passava molto tempo con loro. La vedeva ogni volta che andava dai Potter e ormai erano compagni di squadra da tre anni, era normale che il suo affetto per lei fosse più profondo di quello di un semplice amico. Era una sorella minore per lui come lo era per Albus, e i fratelli maggiori sono gelosi delle proprie sorelle, si disse. Doveva essere quello il motivo scatenante della lite.
«Amico, hai un’espressione omicida, che ti prende?» intervenne Albus, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Derek sollevò la testa, sbattendo più volte le palpebre «Nulla, Al» rispose con un sospiro stanco, passandosi nervosamente le mani tra i capelli «Solo… un po’ di pensieri»
«Perché ti sei scagliato contro Peakes, si può sapere?» gli chiese l’amico dopo qualche istante di silenzio.
Derek sbuffò dal naso e si alzò in piedi, nervoso «Lui stava…»
«Parlando con Lily, sì» concluse Albus, calmo «Li ho visti»
«Non stavano solo parlando» ringhiò McLaggen «Peakes aveva ben altre intenzioni, gliel’ho letto in faccia»
«Mc, l’ho tenuto d’occhio per tutto il tempo» disse paziente Albus «Non stava facendo nulla»
«Ma probabilmente l’avrebbe fatto!»
Sbuffò di nuovo, afferrando uno dei pochi bicchieri di Burrobirra rimasti su un tavolo: basta con le bevande vietate per quella sera, avevano già fatto troppi danni. Osservò Alice Paciock ed Hugo Weasley sistemare il tavolino e i boccali rotti dalla caduta di Sebastian a colpi di bacchetta, mentre Connor Abercrombie sosteneva Peakes e lo aiutava a sistemarsi su una poltrona poco distante.
«Forse dovresti scusarti» Albus fece notare a Derek, accennando a Peakes.
«Nemmeno per sogno!»
«Derek, andiamo…»
«Non doveva permettersi di comportarsi così con Lily!»
«Così come?» ribatté Albus, visibilmente spazientito «Derek, per la millesima volta, Sebastian non ha fatto nulla. E se anche l’avesse fatto, sai che Lily se la sarebbe cavata benissimo da sola. È in gamba»
«Certo, certo» disse McLaggen, spiccio «Solo che, sai, lei è… per me è…»
Cos’era? Una sorella? Sì, quello era, ma come avrebbe potuto dare quella giustificazione ad Albus dopo che lui non aveva ritenuto opportuno intervenire?
«L-lei è come una sorella, per me» disse infine «Sai, la conosco da tanti anni e… mi sono sentito in dovere di proteggerla. Mi sembrava, ecco… appropriato»
«Non mi è sembrato che la situazione richiedesse un intervento “appropriato”» commentò Albus, perplesso, virgolettando con le dita a mezz’aria.
«Beh, magari ti ho evitato il peggio» scherzò Derek, nel tentativo di svicolare.
Albus si alzò in piedi a sua volta, piazzandosi davanti all’amico a braccia conserte «Sei sicuro» gli domandò, sospettoso «di non essere geloso di Lily?»
«Gelos- chi, io?!» Derek scoppiò a ridere, la stessa risata nevrotica di poco prima, quando aveva accusato Lily di non essersi accorta dei secondi fini di Peakes  «Ma che ti salta in mente?»
Sì, Derek era geloso, ma come un fratello, l’aveva già detto ad Albus. Lily era come una sorella.
«Non lo so, ma la tua reazione alla provocazione di Peakes mi fa pensare»
«Non pensare, Al» tagliò corto Derek «Preferisco quando la tua testa è vuota»
Albus rise a sua volta, e Derek poté tirare un sospiro di sollievo. Ma perché il suo migliore amico avrebbe dovuto sospettare che avesse una cotta per sua sorella? Impossibile, Lily era un maschiaccio, poi ultimamente era così… aspra. E poi, non gli piacevano le ragazze con i capelli rossi.
Decisi a dimenticare quella serataccia, i due amici salirono al loro dormitorio per mettersi a letto, approfittando che i loro compagni fossero ancora al piano di sotto.
«E di Maggie che mi dici?» domandò Derek ad Albus, mentre si toglievano i vestiti e mettevano il pigiama.
Albus fece spallucce «Nulla di che»
«Non vi siete più visti?»
«Un paio di giorni fa» rispose Albus, infilandosi sotto le coperte.
«Quindi ora siete una coppia?»
«Perché devi sempre etichettare tutto?» brontolò Potter.
«Chiedevo» si difese Derek. Indossò il pigiama e sgattaiolò a sua volta sotto il piumone, nel letto opposto a quello di Albus.
«Sai» saltò su quest’ultimo all’improvviso «è molto strano… uscire con Maggie. In quel senso»
Derek si trovò in difficoltà. Doveva aspettarsi una dichiarazione dell’amore di Albus per la O’Neill?
«In che senso strano?» gli chiese allora.
Albus sospirò «Non lo so, è diverso… frequentare lei, rispetto alle altre ragazze» mormorò «Di quelle non m’importava nulla, hai visto cos’è successo con Amanda. Con Maggie non è così, è… ho sempre paura di ferirla»
«È soltanto perché la conosci» rispose Derek «Siete amici da anni e le stai facendo un favore. Mi sentirei a disagio anch’io se non mi sentissi all’altezza del compito»
«Non si tratta di essere all’altezza o meno» disse Potter «Lei è sempre stata come una sorella, per me. Le ho sempre raccontato tutto – beh, quasi - e lei ha sempre parlato a me dei suoi problemi. Insomma, sarebbe come… sarebbe come se tu uscissi assieme a Lily»
Derek fu colto da un improvviso accesso di colpi di tosse «C-che intendi?» esclamò.
«Sì, beh» riprese l’altro «da quello che dici, sembra che Lily sia per te quel che Maggie è per me»
«P-più o meno» balbettò Derek «Solo che… noi parliamo soltanto di Quidditch»
«E non vi sbaciucchiate»
L’unica risposta che uscì dalla bocca di Derek fu una risata forzata.
«E sarà meglio che non succeda mai» rise Albus «o potrei macchiarmi d’omicidio»
Derek avvertì un peso cadere sul fondo dello stomaco, ma cercò di non badarci «Puoi stare tranquillo» gli disse, cercando di suonare altrettanto divertito «Non ho alcuna intenzione di farti finire ad Azkaban. Lily non è affatto nei miei interessi»
E chiuse con decisione le tende del suo baldacchino, augurandosi che quella conversazione non tornasse a disturbarlo nel sonno.
 
 
 
Forse per via delle celebrità che affollavano i tavoli delle quattro case, quell’anno Hogwarts sembrava aver dato il meglio di sé per le decorazioni di Halloween. Le zucche luminose che galleggiavano a mezz’aria sopra le teste dei commensali erano di un bell’arancione acceso e grosse quanto dei paioli – dalle dimensioni si poteva sospettare che qualcuno le avesse sottoposte ad un Incantesimo Engorgio – e su ogni banco c’era una quantità immensa di pietanze a base di zucca, senza contare tutti quei piatti contenenti le specialità dei paesi di provenienza degli ospiti. Ma erano pochi gli studenti a cui importava della cena; quella sera, tutti attendevano con trepidazione la proclamazione della squadra di Hogwarts.
Roxanne aspettava con impazienza. Le parole di Grace, la Tassorosso che aveva cercato di risollevarle il morale dopo i provini, erano rimaste impresse a fuoco nella sua mente e la convinzione di essere riuscita ad entrare in squadra cresceva in lei ogni giorno di più. Ma ora che l’annuncio era ormai prossimo, tutte le sue speranze sembravano sgretolarsi man mano che si avvicinava il momento.
Con lei c’erano gli inseparabili Fred e Lysander, Albus con Derek ed Elizabeth, a loro volta curiosi di conoscere la decisione dei giudici. Poco distante, Lily se la chiacchierava allegramente con le amiche Alice e Jessica, del tutto indifferente alla faccenda del Galà.
L’eccitazione nell’aria era palpabile, il brusio di voci e posate sembrava stranamente irrequieto. Fu alla fine della cena, quando la professoressa Shacklebolt si posizionò davanti al tavolo delle autorità, che il rumore cessò all’istante, come se qualcuno avesse pigiato un interruttore.
«Il momento da noi tanto atteso è finalmente arrivato» annunciò, e persino nella sua voce si percepì una nota d’entusiasmo. Alle sue spalle, i tre giudici lasciarono le loro sedie e si disposero uno accanto all’altro dietro di lei: Rowena Temple teneva in mano un plico di piccole buste.
«I nostri giudici hanno visionato decine e decine di aspiranti giocatori» disse la preside «ma hanno deciso che solamente sette di loro sono meritevoli di prendere parte a questo torneo»
Si voltò verso la Temple, che mosse qualche passo avanti per porgerle le buste, mentre un borbottio concitato percorreva la sala.
«Ora» continuò la Shacklebolt «scopriremo assieme quali studenti sono stati selezionati per la squadra di Hogwarts. Chiamerò uno alla volta i nomi dei singoli giocatori, i quali, dopo la loro proclamazione, saranno pregati di accomodarsi nella saletta qui dietro» - fece un cenno con la mano verso una porticina situata dietro il tavolo degli insegnanti, sulla sinistra della sala - «dove li raggiungerò in seguito assieme ai giudici per le prime disposizioni sul torneo»
Senza aggiungere altro, aprì quindi la prima busta, scatenando un mormorio esaltato.
«Il Cercatore della squadra di Hogwarts» proclamò – di fronte a Roxanne, Lysander si agitò visibilmente sul posto «è Scorpius Malfoy»
Sbirciando verso il tavolo di Serpeverde, esploso in un applauso fragoroso, Roxanne vide Scorpius alzarsi e rivolgere un sorriso piuttosto incerto agli studenti festanti, per poi dirigersi verso la preside tra strette di mano e pacche sulla schiena da parte dei suoi compagni.
«Non mi risulta che abbia fatto il provino» urlò ai suoi amici, per farsi udire sopra quel frastuono.
«Credo sia stato uno degli ultimi a presentarsi» rispose Albus.
«Girava voce che non volesse nemmeno iscriversi» replicò Elizabeth.
«E sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto» sbuffò un amareggiato Lysander.
«Andiamo, Lys!» esclamò Fred dandogli un pugno sul braccio «Non è detto che avrebbero preso te, se Malfoy non avesse partecipato»
«Beh, avrebbero potuto!» protestò lui.
«Ad ogni modo, l’ha fatto» ripeté Albus «L’ultimo giorno, credo. Ho sentito Dominique che ne parlava con quel tizio con cui esce…»
Roxanne si lasciò sfuggire una smorfia scettica e si voltò di nuovo verso Malfoy, accorgendosi che ormai era sparito oltre la soglia della piccola stanza dietro la sala grande. Dopodiché, tornò il silenzio.
La Shacklebolt aprì la seconda busta.
«Il Portiere…»
«Ti prego, ti prego, ti prego!» bisbigliò Albus, la fronte poggiata sulle mani giunte.
«… è Milo Thomas»
«Ah, maledizione!» sbottò il giovane Potter, picchiando il pugno sul piano di legno.
Al tavolo di Corvonero, Thomas balzò in piedi alzando le braccia al cielo, gridando un forte e trionfante “Sì!” per poi correre verso i giudici mentre l’intera casata lo applaudiva. Il padre Dean gli diede un’incoraggiante pacca sulla spalla e Milo entrò nella saletta. Roxanne diresse quindi la sua attenzione alla Shacklebolt.
«Il primo Battitore…» cominciò la preside.
«Oddio!» si lasciò sfuggire Roxanne, agitata e speranzosa, mentre stringeva la mano di Elizabeth.
«… è Noah Shacklebolt»
Noah si alzò di scatto dal tavolo di Tassorosso, come se uno spillo gli avesse punto il sedere, in viso un’espressione confusa. Come in trance, scavalcò la panca per raggiungere Malfoy e Thomas, camminando con una lentezza esasperante, mentre i suoi compagni lo applaudivano entusiasti.
«Non sembra se l’aspettasse» commentò Elizabeth, seguendo Noah con lo sguardo.
Roxanne scosse la testa «Pare di no» disse «Anzi, mi verrebbe da dire che… ma no…»
L’idea le pareva talmente assurda che lasciò morire la frase a metà. Noah aveva tutta l’aria di qualcuno che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato e Roxanne non aveva potuto fare a meno di pensare, sebbene per un solo, infinitesimale secondo, che Noah fosse stato… raccomandato? D’accordo, era il nipote della preside e suo nonno era stato Ministro della Magia fino a pochi anni prima, ma non le sembrava proprio il tipo di atleta che avesse bisogno di una spinta per un torneo del genere, qualcuno che doveva essere ammesso a tavolino perché non aveva talento. Era Capitano dei Tassorosso, e se lo era c’era sicuramente un motivo.
«Che cosa?» fece Elizabeth.
«Nulla, lascia stare» rispose Roxanne con noncuranza.
«Potrebbe aver fatto il provino tanto per fare, solo per dire di averci provato» intervenne Derek «Magari non è andato bene e non si aspettava che lo ammettessero in squadra»
Prima che qualcuno potesse ribattere, Albus li zittì tutti quanti: la Shacklebolt teneva in mano la quarta busta.
«Ehi, sorellina» Fred chiamò Roxanne.
«Sì?» fece lei, le dita ancora intrecciate a quelle dell’amica.
«Vinca il migliore» disse lui. Roxanne abbozzò un sorriso prima di spostare di nuovo lo sguardo sulla Shacklebolt.
Quei minuti le sembrarono infiniti. La preside sembrava impiegarci un’eternità per aprire quella maledetta busta e l’ansia di Roxanne cresceva ogni secondo di più. Sarebbe stata lei la prescelta per quel ruolo? O Fred? O qualcun altro?
«Il secondo Battitore…»
Ti prego. Ti prego!
«… è…»
Chiama me, ti supplico, chiama me!
«… Roxanne Weasley»
Era vero? L’aveva detto davvero? Alethea Shacklebolt aveva chiamato Roxanne Weasley? I giudici l’avevano scelta? Sul serio?!
Il mondo, che sembrava essersi fermato per un attimo, riprese a muoversi. Le orecchie di Roxanne percepirono l’applauso di tutto il tavolo rosso-oro, i complimenti dei suoi cugini; il suo corpo avvertì la stretta dell’abbraccio di Elizabeth. Quando si rese conto che le sue gambe, sebbene paurosamente tremanti, l’avrebbero retta in piedi, scavalcò la panca e corse verso la preside, accertandosi prima di notare quanto disappunto esprimesse la faccia di Olivia Montague. Felice, scese nella saletta retrostante, unendosi ai suoi nuovi compagni di squadra.
 
 
 
Lily era davvero felice per Roxanne. Dopo tutte le delusioni avute dalla squadra di Grifondoro, meritava quel posto nella squadra di Hogwarts. Le dispiacque un po’ per Albus, sarebbe stato bello vedere come se la sarebbe cavata suo fratello contro quei giganti del Quidditch. Alla formazione della scuola, però, mancavano ancora i Cacciatori, uno dei ruoli più ambiti dagli aspiranti giocatori che si erano presentati ai provini.
La Shacklebolt scartò una delle ultime tre buste.
«Il primo Cacciatore» annunciò «è Grace Finnigan»
Il tavolo di Tassorosso esultò una seconda volta mentre una ragazza dai capelli scuri si alzava e si dirigeva verso le autorità, stringendo le mani ai giudici prima di raggiungere gli altri quattro giocatori sul retro della sala grande. Quando la scuola tornò nel silenzio, la preside aprì la penultima busta.
«Il secondo Cacciatore è…»
Si interruppe, aggrottando le sopracciglia nel leggere il nome del candidato sul pezzetto di pergamena. Si avvicinò ai giudici, bisbigliando loro qualcosa e scatenando un vocio nervoso tra gli studenti.
«E ora che succede?» si lamentò Jessica.
«Ci sarà sicuramente un intoppo» commentò Lily «Papà dice che si trovano sempre problemi nelle dichiarazioni ufficiali»
«Problemi? Per dei pezzi di carta?» disse Alice con aria saggia. Prima che qualcuno potesse ribattere, la Shacklebolt tornò a fronteggiare la folla, sfoggiando un tono lievemente sorpreso.
«Il secondo Cacciatore è Isabella Nott»
Diverse grida e fischi accompagnarono la nomina di Isabella come Cacciatrice. Tuttavia, la ragazzina dal viso appuntito non si fece scoraggiare, anzi, sembrò prestare attenzione solo agli sporadici applausi dei suoi compagni verde-argento.
«Bastarda!» fu il grido della Cercatrice di Tassorosso, Rachel Finch-Fletchley, che si era alzata in piedi sulla panca per sbraitare contro la Serpeverde «Non hai quindici anni! Hai corrotto i giudici!»
«Ha ragione!» urlò Lysander, a qualche posto di distanza da Lily.
«Giudici venduti! Giudici venduti!»
«Basta così!» gridò la Shacklebolt, sovrastando le proteste che risuonavano ormai in tutta la sala «Così ha deciso la commissione e così sarà!»
«Accidenti, quella piccoletta dev’essersela proprio presa» disse Jessica, facendo un cenno in direzione di Rachel.
«Quella è fuori di testa per il Quidditch» fece Lily «Spero si sbrighino comunque, sto morendo di sonno»
Mancava un solo Cacciatore. Una sola busta restava tra le mani della preside. La aprì. La tensione nella sala era a mille.
«Il terzo ed ultimo Cacciatore» disse «è Lily Potter»
Le orecchie di Lily scattarono sull’attenti quando udì la preside pronunciare il suo nome, e tutta la stanchezza parve abbandonare il suo corpo, lasciando il posto ad un’insana agitazione. Cosa significava che lei era il terzo Cacciatore? Non aveva fatto nessun provino. C’erano centinaia di altri ragazzi e ragazze che avevano faticato per avere quella possibilità e lei entrava in squadra così, senza nemmeno essere stata esaminata? Doveva esserci sicuramente un errore.
Sentì su di lei gli sguardi di diversi Grifondoro, impegnati ad applaudire entusiasti il suo ingresso in squadra, così cercò di nascondersi tra Jessica e una ragazzina del primo anno che sedeva alla sua sinistra. Non voleva partecipare a quel torneo, proprio no.
Cercò disperatamente lo sguardo di Albus, seduto all’incirca vicino a Lysander: non seppe dire se fosse più arrabbiato, deluso o confuso. Lo guardò in cerca d’aiuto, sillabando un “Non ho fatto il provino”, ma la professoressa Shacklebolt la chiamò di nuovo.
«Lily, credo proprio stia chiamando…» cominciò Jessica.
«Sssssh!» fece lei, guardando in basso.
«Lily Potter!» esclamò la preside per la terza volta.
«Lily, vai!» sibilò Alice. Tra gli applausi della sala, Lily si alzò in piedi: le sue gambe sembravano aver perso improvvisamente tutti i muscoli. Con passo incerto, sfilò tra il tavolo della sua casa e quello di Tassorosso, passò davanti alla Shacklebolt e ai giudici e superò la porta già varcata dagli altri sei giocatori. Udì qualcuno chiuderla alle sue spalle, così si costrinse a scendere i gradini che si trovò davanti.
La saletta in cui erano stati fatti accomodare i giocatori era piccola e circolare, illuminata dal fuoco di un grande camino di marmo bianco che si trovava proprio di fronte all’entrata, sovrastato da un enorme quadro che raffigurava Hogwarts durante la Seconda Guerra Magica: centinaia di piccole esplosioni colorate si muovevano sulla tela seguendo gli incantesimi dei maghi. Sul lato destro c’era un bel divano in pelle nera, su cui sedeva un pensieroso Noah e, di fianco, un tavolino di legno lucido su cui era poggiato quello che poteva sembrare un antico servizio da tè in argento; un tappeto persiano rosso si trovava proprio davanti al camino e un sacco di teche che racchiudevano oggetti non meglio identificati erano stipate lungo la parete alla sinistra di Lily.
«Lily!» esclamò Roxanne felice quando la vide entrare «Che sorpresa vederti, non credevo avessi fatto il provino!»
Lily scosse la testa «Non… non l’ho fatto, infatti» borbottò «Che… sta succedendo?»
«I giocatori scelti per il Gran Galà del Quidditch ti dice nulla?» la canzonò Isabella «Sveglia, Potter»
Quelle parole parvero ridestarla improvvisamente dallo stato di trance in cui era caduta da quando la preside aveva chiamato il suo nome «Senti, nanerottola» sibilò, fulminando Isabella con lo sguardo «chiudi quella boccaccia immediatamente. Tu hai tredici anni, non dovresti nemmeno essere qui»
Lei fece spallucce, tutta ringalluzzita «Non secondo i giudici» bisbigliò, prima di ritirarsi in un angolo a parlare con Malfoy.
«Ok, si può sapere che succede?» ripeté Lily, rivolgendosi agli altri quattro «Questa vipera in miniatura è in squadra nonostante non abbia l’età per giocare e io mi ritrovo sbattuta dentro senza aver fatto nessun provino. Perché?»
«Me lo sono chiesto anch’io» disse Noah, dalla sua postazione sul divano. All’occhiata interrogativa di Lily, aggiunse: «Nemmeno io ho fatto il provino»
Roxanne e Grace guardarono prima Lily poi Noah.
«Ma com’è possibile?» disse Grace «Insomma… non è nemmeno corretto»
«Ma che vi importa?» intervenne Milo, che trasudava un entusiasmo «Avete l’opportunità di giocare contro tre delle più grandi Nazionali europee! Non è grandioso?»
Milo sorrideva così tanto che gli si potevano contare tutti i denti. La sua gioia era così fastidiosa che Lily non riuscì a trattenere uno scoppio d’ira.
«Senti, Thomas, è davvero fantastico, ma… a me non importa un accidente di questa cosa! Non voglio sfidare nessuna Nazionale, non ne ho il tempo, non ne ho le forze e non ne ho le capacità!»
«Ma ormai ci sei dentro»
«Beh, allora voglio uscirne!»
«Non puoi, è il regolamento»
«Al diavolo il regolamento!» gridò «Scommetto che non c’è nemmeno un regolamento vero e proprio e questo torneo è tutta una farsa messa in piedi per il tornaconto di qualcuno, non è vero?»
Non sapeva perché l’avesse detto. Probabilmente neanche lo pensava. Ma mentre sbraitava contro Thomas, l’idea che due giocatori che non avevano preso parte alle selezioni e una ragazzina di tredici anni fossero stati ammessi in squadra scavalcando tutti gli altri aspiranti atleti, le sembrò piuttosto bizzarra. Contro il regolamento, ecco.
Scorpius uscì dal suo angolino buio e raggiunse Lily «Sai, Potter» le disse «forse hai un’esagerata brama di giustizia, ma… devo ammetterlo, hai ragione, qualcosa non va. Tu e Shacklebolt che venite scelti senza essere esaminati, Isabella che non ha l’età per…»
«Ma non c’è nulla che non va» si affrettò a dire Milo.
«Oh, ma davvero?» fece Scorpius sarcastico, fronteggiando il Corvonero «Perché non lo chiediamo a tuo padre? O scopriremmo che gli hai fatto fare carte false per farti ammettere in squadra?»
«Mio padre non ha fatto proprio niente!» protestò lui, infiammandosi «Ha stilato le regole del torneo assieme a McLaggen e ai consiglieri dell’Ufficio per gli Sport, è una persona onesta! E io, questo posto, me lo sono meritato per il mio talento!»
«Certo» continuò Malfoy, con lo stesso tono «il talento di essere figlio di un funzionario del Ministero, sbaglio? Lo stesso che ti ha dato la possibilità di…»
«Va bene ragazzi, basta» intervenne Lily, frapponendosi tra i due, prima che la questione degenerasse, cercando un barlume di razionalità nell’ irrequietezza che la tormentava «Thomas ha ragione, mi secca dirlo. Possiamo accusare chi ci pare, ma ormai ci siamo dentro e non possiamo farci nulla, va bene? Qualunque sia il modo in cui siamo finiti in questo macello»
«Io ho fatto il provino» saltò su Isabella.
«Tu hai barato, piccola viscida bugiarda!» sbottò Noah, scattando in piedi e puntandole il dito contro «Rachel mi ha detto tutto!»
«Oh, Rachel» fece la Serpeverde «È la tua prediletta, vero?»
«Rachel ha molto più talento di te» esclamò Grace, aspra.
«Evidentemente non abbastanza da far credere ai giudici di avere l’età per partecipare» disse Isabella, ora a sua volta sul piede di guerra.
«Non è in questo modo che si dimostra il talento!» sbraitò Shacklebolt.
«BASTA!»
Lo strillo di Roxanne riportò il silenzio.
«Ragazzi, per favore!» li supplicò, con una nota di isterismo nella voce «Dal momento in cui abbiamo varcato quella porta, siamo una squadra. E in una squadra ci si sostiene, non ci si grida contro in questo modo!»
Scorpius sospirò stancamente «Hai ragione, Weasley» commentò «Siamo una squadra. Dovremmo cercare di collaborare»
«Ti prego, Malfoy, da quando sei così sentimentale?» si lagnò Isabella.
«Sta’ zitta, Nott» sputò lui.
«Io non collaboro con dei mollaccioni di Tassorosso» continuò la ragazzina, guardando con disprezzo Noah e Grace.
«Bene, Nott» ringhiò Lily «Allora puoi benissimo accomodarti alla porta, che ne pensi?»



[ Claire Says ]
Benvenuti ad una nuova puntata di- no, niente.
Ehm, salve.
Comincia finalmente il Galà, e, un po' in tutto il capitolo, ci sono vari richiami ai film, quarto specialmente, e ai libri.
Mentre revisionavo pensavo che volevo appuntare una cosa...
Ah, sì! Sono due cose:
1) "Decisi a dimenticare quella serataccia, i due amici salirono al loro dormitorio per mettersi a letto, approfittando che i loro compagni fossero ancora al piano si sotto." I compagni sono Connor Abercrombie e, ovviamente, il buon Sebastian. I quattro sono tutti al settimo anno, quindi condividono la stanza, per la gioia di Derek;
2) la Grace di cui parla Roxanne, quella incontrata al provino, e Grace Finnigan, sono la stessa persona. O era ovvio?
Direi che anche per oggi ho finito, grazie per averci seguito, buon proseguimento di serata!
Much love,
C.

 
  
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