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Autore: ilovebooks3    06/06/2020    0 recensioni
Siamo nel primo episodio della seconda stagione. Jane ha deciso di lasciare il CBI. Quali reazioni provocherà nella squadra?
Cinque flashfic. Cinque personaggi. Cinque punti di vista. Un’indimenticabile scena Jisbon ;)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grace Van Pelt, Kimball Cho, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Wayne Rigsby | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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JANE
 
 
È vero.
Non saprei cos’altro fare, se non lavorassi al CBI.
Mi tiene la mente occupata, ed è tutto quello di cui ho bisogno.
Ho ancora un motivo per cui alzarmi al mattino.
Ovviamente ho sempre intenzione di sfruttare il mio ruolo all’interno della squadra per la mia vendetta personale, questo è chiaro, e Lisbon sarebbe una sciocca se pensasse che non sia così.
Ma questo lavoro mi è anche necessario per fuggire dalla noia.
La noia mi farebbe ripiombare nel vortice del dolore.
Ma non è solo questo.
Per la prima volta dopo anni mi sento utile a qualcuno.
È vero quello che ho detto stamattina, cioè che non riportiamo in vita le persone, ma hanno anche ragione i ragazzi: arrestiamo i cattivi impedendo che colpiscano ancora e diamo giustizia alle vittime.
Giustizia, non vendetta. A differenza di ciò che voglio io.
Per questo voglio tornare.
E anche perché la squadra non se la caverebbe senza di me.
Lisbon non se la caverebbe senza di me.
O forse sì, ma mi piace troppo pensarlo.
Sono stato sincero poco fa con lei: non saprei cos’altro fare, se smettessi.
Niente trucchetti da mentalista, ora.
Quello che non le dico è che tutti loro mi mancherebbero.
Lei mi mancherebbe.
Mi piace questo lavoro, è vero, ma mi piace farlo al suo fianco.
Altrimenti non sarebbe divertente.
E poi devo proteggerla, malgrado lei dica di non averne bisogno e che si sa proteggere da sola.
Vero, sono io stesso fin troppo consapevole dei suoi leggendari pugni sul naso.
Ma, alcune volte, potrebbe non bastare.
All’improvviso la abbraccio perché mi viene naturale e istintivo, nonostante il mio celebre odio nei confronti dei contatti umani.
Con Lisbon è diverso.
È tesa e diffidente, non si fida di me e non ha tutti i torti, e allora la guido in un piccolissimo passo di danza, solo per farla sorridere.
Per un attimo balliamo, spensierati e leggeri come non saremo mai.
Per un attimo mi sento bene.
Poi la libero e le offro ancora una fragola in segno di pace.
Guardo questa piccola donna così forte e fragile insieme.
Così trasparente, eppure, a volte, così imprevedibile.
Così dolce, ma anche così dura.
Così onesta, sempre.
È felice che io abbia deciso di restare, lo so, ma è anche così orgogliosa che non lo ammetterebbe mai ad alta voce.
La capisco.
Anche io non ammetterei mai ad alta voce che l’unica cosa che ho di vagamente simile ad una famiglia è proprio lei.
 
  
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