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Autore: NIHAL_JOHNSON    08/06/2020    2 recensioni
Hermione si avvicinò a Ron e con la luce della candela notò che i gemelli Weasley dormivano in due letti dall’altra parte della stanza.
“Cosa ci fanno loro nella stanza di Ron?”
“L’hanno lasciata a degli ospiti che vengono alla partita.” Sbadigliò Harry, “cosa stai facendo?”
“Sta a vedere.” Sussurrò lei maligna.
Si avvicinò al letto di uno dei due, osservando bene il suo volto addormentato profondamente. Era senz’altro Fred. Dormiva sereno, aveva fatto crescere i capelli ed erano fiamme di fuoco sparse sul cuscino. Hermione avvertì l’impulso di sfiorarli e toglierli un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Ma che diavolo ti prende Hermione?” Si chiese scuotendo la testa. Si avvicinò lentamente fino a che fu ad un soffio dal suo volto.
“FRED WEASLEY! MAMMA HA SCOPERTO I NOSTRI ESPERIMENTI!” Gridò a pieni polmoni imitando la voce più profonda di George.
Fred scattò a sedere sbarrando gli occhi, “No, no, no! George nascondi le prove!” Gridò spaventato e ancora mezzo addormentato.
Come nasce l'amore tra Fred ed Hermione, tra battibecchi, frecciatine, sguardi... ma sembra non esserci davvero speranza, finché tre anime buone non interverranno in loro aiuto, con una piccola... spinta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO TRENTUNO
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò con la luce del sole che le colpiva il viso, sentì il tepore sulla pelle e si stiracchiò.
Non appena aprì gli occhi del tutto, si ricordò. Di tutto. Di come il giorno precedente Fred fosse entrato in Sala Comune durante i festeggiamenti, di come avessero iniziato a discutere con i loro soliti battibecchi, e poi quelle parole.
Una dichiarazione d’amore senza precedenti, pura, vera, intensa. Tanto che entrambi avevano le lacrime agli occhi quando lei era corsa verso di lui. Non si sarebbe mai aspettata quelle parole da lui, Fred Weasley. Uno dei ragazzi dall’animo più ribelle e meno romantico che avesse mai varcato la soglia di Hogwarts, aveva aperto il suo cuore completamente a lei. Davanti a tutti, senza timore o imbarazzo, perché non doveva essercene.
Era tutto così chiaro ora, ogni cosa era andata al suo posto. Si ricordò di tutti quei momenti passati assieme e di quanto fossero stati ciechi a non capirlo prima, mentre si rigirava tra le coperte sorridente: la notte in Biblioteca, il Ballo, lo sgabuzzino, quella volta in cui era caduto dal tavolo della sua cucina, o mentre scontava la punizione insieme agli altri. Il capodanno, o quando avevano ballato insieme quella notte prima dello scambio…
Poi dopo quel bacio pieno di passione erano scappati sul tetto, nel loro posto segreto ed erano rimasti stretti l’un l’altro, senza riuscire a staccarsi e smettere di baciarsi e guardarsi.
Erano così felici, non riuscivano a smettere di ridere, ma non di imbarazzo, piuttosto di sorpresa per quell’amore incontrollabile, di cui non si rendevano nemmeno davvero conto solo poche ore prima. Eppure sembrava così normale ora, come se non potesse essere in nessun altro modo.
Solo l’ora tarda li aveva costretti a rientrare, la Sala Comune era già deserta. Non avevano detto una parola, non ne sentivano il bisogno.
Fred l’aveva accompagnata davanti alla porta del suo dormitorio, le aveva accarezzato piano un braccio, con il dorso dell’altra mano la guancia, delicatamente.
Sapeva essere così dolce e premuroso con quei gesti, e quello sguardo. Poi l’aveva baciata piano, un’ultima volta, senza fretta, senza foga, quasi a stampo, e aveva sorriso. Nulla a che vedere con la passione dei primi baci, ardenti di approfondire, pieni di desiderio e di cose non dette.
“Ci vediamo domani Granger.” Aveva mormorato sogghignando, poi era sparito nel buio, picchiettando la mano sul muro di pietra.
Sorrise al ricordo, mordendosi il labbro inferiore, e si alzò allegra, diretta verso il bagno, senza sapere che cosa stava accadendo ai piani inferiori, nei corridoi e in Sala Grande.
 
 
 
§
 
 
 
“Aspetta, ma sei sicura di aver sentito bene?”
“Certo, me lo ha detto Calì, Fred Weasley ed Hermione Granger si sono baciati ieri sera.”
“HERMIONE GRANGER E FRED WEASLEY?” Gridò Colin Canon sentendo la conversazione delle due Tassorosso in corridoio mentre passava.
Corse al suo tavolo in Sala Grande trafelato, “è vero? Mi sono davvero perso una cosa del genere?”
“Cosa?” Domandò Lavanda mentre si serviva del bacon.
“Weasley e la Granger.”
“Fred vuoi dire? Oh si.”
“No io ho sentito che era George.” Si intromise una Corvonero mettendo le mani sul tavolo.
“Io c’ero. Era Fred.” Disse Lavanda indispettita.
“E come fai ad esserne sicura che fosse Fred e non George?”
“Perché George sta con Angelina.”
“E quindi?”
“Come sarebbe a dire? George non è fatto mica così.”
“Però Fred si.”
“Nahh.”
“Ma tra tutte con la Granger doveva succedere?” Sbottò Romilda seccata.
“Ma di che ti preoccupi? E’ Fred Weasley non è tipo da storia seria.”
“Povera Hermione.”
“Dalle una settimana, massimo due, e lo molla.”
“O lui molla lei per la prossima di passaggio.”
“Speriamo…”
“E poi si sono solo baciati, non penso che si metteranno assieme. No?”
“Baciati?” Sussurrò una ragazza di Serperverde che passava accanto per raggiungere il suo tavolo, ad una sua amica, “Io ho sentito che l’hanno fatto ieri sera.”
“Ah si?”
“Ho saputo che lo hanno fatto davanti a tutti in Sala Comune.”
“Non ti credo.”
“Te lo giuro, me lo ha detto Demetra.”
“Che storia…” mormorò la Serpeverde del quarto anno, sedendosi di fronte a Draco.
“Ciao Draco.” Lo salutarono civettuole, ammirando il biondo, che era ancora più affascinante in hangover.
“Ehi.” Sbuffò lui, aveva gli occhiali da sole, il viso pallido, e le occhiaie. Giocherellava con il bordo del suo bicchiere.
Una delle ragazze si morse un labbro osservandolo, era il ragazzo più ambito della Casa Serpeverde, ma c’era competizione anche nelle altre case, nonostante il suo caratteraccio; anche se da un anno a quella parte Draco non rispondeva male o prendeva in giro più nessuno.
Non girava nemmeno più con Pansy, non la sopportava più, e le ragazze avevano iniziato a manifestare il loro interesse in modo molto palese. Ma lui sembrava non farci molto caso quella mattina, di solito non gli dava affatto fastidio.
“Perché gli occhiali?”
“Ho dormito male.”
Bugia.
Aveva bevuto tutta la sera con Harry, Ron e Ginny; erano riusciti a distrarlo egregiamente. Ma ora il mal di testa che provava in quel momento gli faceva vedere doppio, e maledisse quella gran bevitrice della piccola Weasley. Aveva faticato per stare al suo passo a fine serata, per festeggiare poi la loro vittoria, non la sua. Ma si era divertito con loro come sempre, se non di più.
A fine serata ricordava solo vagamente dei flash, lui e George che cantavano il karaoke a squarciagola? Si era plausibile…
Si era addormentato su uno dei divanetti della Sala Comune, ed era sceso a colazione direttamente da li.
“Di che parlate?” Domandò amabile Blaise seduto accanto a Draco, che sapeva perfettamente dove era stato Draco la sera prima, sporgendosi verso le due ragazze.
“Oh non lo sai? La Granger e Weasley stanno assieme adesso.”
“Non stanno insieme, si sono solo baciati.”
“Ma non l’avevano fatto davanti a…?
Blaise guardò per un attimo Draco, che beveva il suo caffè con una smorfia, per poi fare un verso tirando rumorosamente aria dentro alla bocca, chiudendo i denti e riappoggiando la tazza con forza sul tavolo. Guardò verso il basso.
Blaise sospirò afflitto e non disse nulla, gli mise solo una mano sul dorso di quella di Draco per un secondo e poi riprese a mangiare.
 
Hermione varcò la soglia della Sala Grande tranquilla, senza pensieri, ignara che tutta Hogwarts sapesse già quello che fosse successo, o peggio, che stessero amplificando la cosa, di voce in voce, come un telefono senza fili, e nessuno capiva più quale fosse la versione corretta.
Entrò sicura, ma già dai primi passi notò gli occhi di tutti puntati su di lei. Aggrottò le sopracciglia confusa, guardandosi intorno. Abbassò lo sguardo sui suoi vestiti, no, la camicia era allacciata giusta. Voltò la testa indietro, molti la seguivano con lo sguardo. Si girò un po’ di più per potersi osservare la gonna dietro, non era sollevata, era tutto in ordine.
Fece una smorfia stupita e si sentì a disagio, ma che avevano tutti da fissare tanto? Si aggiustò come meglio potette l’acconciatura dei suoi capelli.
Arrivò vicino a Harry e Ron, che la fissavano sorridenti con le bocche piene.
“Buongiorno.” Dissero in coro senza smettere di ridacchiare.
“Ciao.” Rispose lei confusa da quei modi. Guardò avanti e vide George che mangiava trattenendo una risata, “Giooorno.”
“Ma che avete tutti?”
“Ho sentito che te la sei spassata con Weasley ieri sera.” Le disse una ragazza di Serpeverde cattiva mentre prendeva posto, fissandola.
Hermione sbarrò gli occhi, capendo all’istante, “no, no, no, no.”
“Oh si.” Disse George malizioso, “tu e il mio gemello ve la siete spassata alla grande sul tappeto della Sala Comune, a quanto ho sentito.”
“Io ho sentito nell’ufficio di Gazza.” Rise Harry.
“No, no era nel corridoio del quinto piano.” La prese in giro Ron, ridendo come un matto.
Hermione lo colpì su un braccio.
“Aspetta io ho sentito che stavo partecipando anche io ad un certo punto.” Continuò George facendo finta di essere pensieroso, ed Hermione gli lanciò un tovagliolo accartocciato in faccia.
Harry lo indicò divertito, “oh quella versione è la mia preferita.”
George alzò il calice verso di lui sorridendo, “che c’è Granger? Come se non ci avessi mai pensato.”
Hermione appoggiò la testa sul legno del tavolo, distrutta da quella conversazione, non ce n’era solo uno, ma due rossi alti e maliziosi in quella famiglia.
Ginny strisciò verso di lei sulla panca, comprensiva, “tranquilla Hermione, ti stanno prendendo solo un po’ in giro.”
“Si ma qualcun altro sembra essere serio.” Disse lei velenosa, alzando lo sguardo sugli altri tavoli, immediatamente decine e decine di paia di occhi si riabbassarono sui propri piatti, ridacchiando.
“Vedrai che domani se ne saranno dimenticati…però penso che sia più facile che Voldemort venga a chiedermi scusa in ginocchio per tutto quello che mi ha fatto…” sospirò Harry, facendole pat pat sulla testa, trattenendo una risata, tutti lo seguirono.
Era così felice per lei che riusciva a scherzare su tutta quella tremenda faccenda che stava accadendo fuori dai cancelli di Hogwarts.
George si girò verso la grande porta e sorrise, addentando una patatina fritta, “ecco la seconda star che fa il suo ingresso…”
Hermione si voltò alzando la testa dal tavolo e non poté fare a meno di sorridere.
Fred, deciso e affascinante come sempre, stava camminando per il corridoio, con una sicurezza che lo faceva apparire ancora più bello. I capelli leggermente cresciuti in quei mesi arruffati, le fossette sulle guance che spuntavano fuori quando sorrideva, i denti perfetti, gli occhi penetranti. Indossava solo la camicia della divisa arrotolata sopra i gomiti, la cravatta allentata. I pantaloni neri facevano risaltare i suoi muscoli.
Sorrideva tranquillo, ma con quella punta di malizia e beatitudine, sapendo benissimo che ogni singola testa della Sala Grande si era voltata al suo ingresso. Non che la cosa gli dispiacesse. Era il suo pane quotidiano. Era tornato il lui di sempre, e ne era felice.
Arrivò dietro di loro e si sedette accanto ad Hermione, che si sporse verso di lui per baciarlo, ma lui non la degnò di uno sguardo, iniziando a mangiare come se fosse tutto completamente normale, spiazzando la ragazza.
Per un momento il cuore della ragazza sprofondò nella paura: e se fosse stato tutto un gioco? Se non pensava a nulla di quello che le aveva detto e lo aveva fatto solo per conquistarla e poi dimenticarla la mattina dopo?
Lo guardò sorridendo, provando a calmarsi, cercando il suo sguardo, e lui si voltò appena verso di lei, ricambiando quello sguardo tenero con un veloce cenno del capo.
“George mi passi la marmellata?” Domandò gentile, ignorando di nuovo completamente Hermione, che si sentì morire dentro.
No, non può essere. Non è così meschino, è troppo persino per lui.
“Fred…” mormorò timida e impaurita, temendo il peggio che arrivò.
“Oh Granger non ti avevo vista…” disse addentando una fetta biscottata e fissandola, incrociò il suo sguardo disperato, ma fece finta di nulla, sfoggiando un innocente: “fetta biscottata?” Domandò normalmente, porgendogliene una con l’altra mano.
Hermione spalancò la bocca incredula, sentì montare una rabbia cieca dentro di lei, iniziò a respirare affannosamente. Aveva sbagliato a fidarsi di lui, non avrebbe dovuto farlo. L’aveva solo presa in giro come aveva fatto con tutte le altre. Era stata una stupida.
Digrignò i denti e con un colpo secco fece volare via la fetta biscottata dalla mano di Fred, che la guardò cadere sul tavolo divertito, immobile. La mano ancora ferma a mezz’aria.
Hermione tremò di rabbia e frustrazione e gli puntò un dito contro, “lo sapevo che non saresti cambiato mai…” sussurrò, fece per alzarsi, ma Fred si scambiò uno sguardo complice con George e scoppiò a ridere fragorosamente.
Tutti gli amici intorno a loro lo seguirono, Hermione si risedette confusa, incenerendoli con lo sguardo.
“Dovevi vedere la tua faccia!” Rise Fred battendo più volte un pugno sul tavolo, Hermione sbarrò gli occhi e si avvicinò minacciosa a lui.
“Era... uno scherzo? Non è divertente…”
“Oh si invece…”
“Hermione…” disse George improvvisamente serio, “tu sai con chi ti sei messa vero?”
Hermione guardò Fred che alzò gli occhi felici sul gemello. Non avevano ancora parlato di stare insieme, ma si amavano, Hermione non voleva nient’altro che quello, ma temette che per Fred non fosse lo stesso. Sapeva bene cosa pensava sulle relazioni stabili, glielo aveva detto in faccia chiaramente.
Fred attirò Hermione a sé e le cinse la vita con un braccio, mentre l’altra mano sotto il tavolo sfiorava la sua gamba, fino a sotto la gonna, accarezzandole la coscia. Hermione fremette e lo guardò negli occhi.
“Hai così poca fiducia in me?” Chiese fintamente offeso, senza smettere quei provocatori cerchi disegnati con le dita leggere sulla sua pelle. La sfidò con lo sguardo.
“Mi chiedo come mai…” Rispose lei sfoggiando un’espressione impassibile, cercando di non far tremare la voce per l’eccitazione.
“Sono passate solo dodici ore e già non mi resisti più?” Domandò malizioso. Era quello il nuovo gioco tra i due. Ma Hermione aveva la testa dura, e non voleva dargli alcuna soddisfazione. Le dita di Fred si insinuarono più in fondo, avvicinandosi all’interno coscia, Hermione credette di svenire, ma si trattenne.
Gli afferrò la mano con decisione e l’allontanò. “Non sai contro chi stai giocando, Weasley. Pensavo di avertelo già dimostrato…”
Fred rise e si staccò da lei, ma rimase vicino, spalla contro spalla, continuando a servirsi la colazione.
“Vedremo…” disse tranquillo, addentando la sua fetta biscottata.
Hermione udì altri bisbigli dietro di lei, al tavolo dei Corvonero, dove tre o quattro ragazze la fissavano invidiose, sussurrando tra di loro abbastanza forte perché lei potesse sentire.
“Fred Weasley con la secchiona della scuola?”
“Da non crederci…”
“Gli do tre giorni…”
Fred colpì piano Hermione con la sua spalla e sorrise, “non darci troppo peso.”
“E’ facile per te, tu ci sguazzi dentro queste cose, ma non fanno per me.” Disse lei infastidita, voltandosi di nuovo verso il suo tavolo.
Fred sospirò e la guardò, era a disagio, e non poteva permetterlo. Doveva agire e subito.
Lasciò cadere la fetta biscottata nel piatto e si strofinò le mani per togliere le briciole, strizzò un occhio ad Hermione e saltò agilmente al’indietro, mettendosi in piedi sulla panca, puntellandosi con le braccia sul tavolo.
“Un attimo di attenzione per favore,” iniziò ad alta voce.
“Ma che fai?” Sibilò Hermione nascondendosi dietro alla caraffa d’acqua, e facendosi piccola piccola, coprendosi la testa con le braccia, rossa come un peperone.
George guardò il gemello estasiato dal basso, mettendosi comodo; tutti si zittirono e si voltarono a guardarlo curiosi.
Fred si schiarì la gola con fare drammatico, e riprese: “so che girano molte voci da stamattina su di me e sulla signorina Granger,” e indicò Hermione accanto a lui che si fece ancora più piccola guardandosi intorno, “ma voglio mettere le cose in chiaro una volta per tutte, così non ci saranno incomprensioni…” e fece ben intendere cosa voleva dire, lanciando uno sguardo ai tavoli. Prese un profondo respirò e batté le mani con decisione, “SI io ed Hermione ci siamo baciati ieri sera, NO, non è successo nient’altro, non ancora,” tossicchiò avvilito, scatenando qualche risata, “SI siamo innamorati signori miei, perdutamente, NO non è una storiella da tre giorni,” e guardò le ragazze di Corvonero, “o da una settimana, o da un mese… è una cosa seria, importante,” incrociò lo sguardo di Hermione che dal basso sorrise commossa, poi Fred rialzò lo sguardo sulla folla, “ma qualunque cosa accadrà da questo momento in poi, se staremo assieme oppure no, se ci lasceremo, se ci sposeremo… preparatevi alla notizia del secolo…” si mise le mani intorno alla bocca, “SONO GRANDI AFFARI NOSTRI.” Scandì le parole con decisione, serio. Poi tornò a sorridere allegro nel suo solito modo, “grazie dell’attenzione, riprendete pure a mangiare.”
Si voltò verso il tavolo dei professori e incrociò lo sguardo di Silente, che alzò il suo calice d’oro ricamato in modo solenne, strizzandogli l’occhio. Fred gli sorrise, e fece un profondo inchino alla folla, facendo svolazzare gli arruffati capelli rossi, e si tirò su di scatto.
Si sedette con un gesto marcatamente elegante e riprese a mangiare con tranquillità. Hermione avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo con foga, ma si trattenne.
George sorrise mentre si infilava in bocca un pezzo di uovo strapazzato, senza alzare gli occhi dal piatto.
Fred si sporse in avanti per prendere l’ultima fetta di bacon dal piatto vuoto al centro del tavolo. Stava per mettersela in bocca, ma si bloccò. Si voltò verso Hermione sorridendo e le porse la fetta di bacon con un gesto nobile; la ragazza scosse la testa divertita e lo spezzò a metà, lasciando una parte al ragazzo, che sorrise teneramente e l’addentò compiaciuto.

 
§
 
 
 
Hermione si recò alla prima lezione di quel pomeriggio, i libri sottomano, percorrendo il corridoio insieme a Ginny, che non la lasciava in pace un momento e l’assillava con mille domande.
“Ginny ma tu ora non avresti Incantesimi?” Sbottò la ragazza diretta alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, la rossa le stava alle calcagna.
“Si, ma non hai risposto ancora ad UNA delle mie domande.” Obbiettò irritata, ma divertita al tempo stesso, tenendo il passo con quello veloce di lei.
Hermione si bloccò di colpo. “E va bene, te ne concedo una adesso, devo davvero scappare. Ne parliamo in Sala Comune questa sera.”
“Andata,” disse la rossa vittoriosa, “okay ce l’ho. Come bacia?”
“Ginny è tuo fratello.”
“E allora? Riconosco la bravura in tutti.”
“Ancora meglio di quanto mi aspettassi, ti va bene come risposta?”
“Coincisa, ma precisa. La accetto.”
Hermione si voltò per continuare a camminare, alzando gli occhi al cielo, ma Ginny la bloccò per un braccio supplichevole.
“Ti prego, ti prego, l’ultima te lo giuro e me ne vado.”
Hermione sbuffò divertita e si voltò in attesa verso l’amica.
“E’ vero quello che dicono?”
“Cosa?”
“Che lo avete già fatto.” Disse lei maliziosa, alzando e abbassando le sopracciglia. Hermione sussultò e si staccò imbarazzata, “no! Ma che dici?”
“Sarebbe così strano? La passione è passione. Non si può controllare.”
“Beh io sono una maestra nel controllare le cose, me la caverò, quindi,” e si liberò dalla stretta della rossa, “se non ti dispiace me ne vado a lezione.” Si incamminò per il corridoio che si stava svuotando mano mano, rossa in viso, mentre Ginny la fissava scuotendo la testa.
“Povera illusa.”
 
 
Hermione arrivò di fronte all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, la Umbridge non era ancora arrivata.
Ron ed Harry la raggiunsero, il rosso si bloccò accanto a lei. “Hermione, ti volevo dire che… sono stato un idiota a comportarmi come mi sono comportato l’anno scorso e negli ultimi mesi. Ora le cose vanno meglio tra di noi da un po’, ma dovevo dirtelo di persona, non ne abbiamo mai veramente parlato.
Sorrise all’amica, “sono contento che tu abbia trovato uno come Fred, è una persona meravigliosa, e scusa per tutto…” Hermione gli sorrise commossa, “grazie Ron,” e lo abbracciò, era felice che avessero messo finalmente le cose in chiaro. Ron entrò nell’aula, Hermione stava per seguirlo, ma si bloccò sulla porta, sentendo una voce famigliare con un ton altamente ironico, dietro di lei.
“Grazie Goyle sei davvero un amico.”
Draco stava per superarla, insieme al suo gruppo, ma lei lo bloccò e lo ritrascinò fuori contro la parete del corridoio.
“Ehi.” Mormorò lei, “ehi,” ricambiò lui sorridendo. Era così radiosa, Draco era felice per lei, ma quella morsa al petto non accennava ad andarsene.
Era ancora troppo presto, ma ci avrebbe fatto l’abitudine. Prima o poi.
“Scusa non abbiamo avuto molto modo di parlare in questo periodo, ma devo dirti la verità…”
“So già tutto dello scambio.”
“Eh?”
“Fred me l’ha detto dopo la partita.”
“Oh. Non sei arrabbiato quindi?”
“E di che?”
“Perché non ti sono stata vicino, ma ero così presa da quella situazione che…”
Draco la bloccò mettendole le mani sulle guance, “Ehi, ehi, non ci pensare nemmeno. So cosa hai passato, non è stato facile.”
“Tu stai bene?” Le importava molto di lui, lo considerava ormai uno dei suoi amici più cari.
“Oh si,” mentì spudoratamente lui togliendosi gli occhiali da sole e ridacchiando, “questo?” Domandò indicandosi il viso scavato e le occhiaie. “E’ solo il posto sbornia. I tuoi amichetti sanno il fatto loro.”
“I nostri amichetti.” Precisò lei divertita, poi tornò seria. “Fred me l’ha detto, del fatto che non vuoi tornare a casa.”
“Oh quello.”
“Draco anche se fossi stata io ti avrei detto di si, assolutamente. Certo che puoi stare da me.”
Draco alzò gli occhi su di lei, le labbra tremarono, “davvero?”
“Si assolutamente. Staremo da me per un po’, e poi andremo insieme alla Tana, e tu potrai stare lì quanto tempo vorrai, sono tutti d’accordo.” Sorrise amorevolmente, “okay?”
Draco annuì respingendo le lacrime. “Io non ci voglio tornare mai più lì.”
“Devi tornare solo per prendere le tue cose, e te ne andrai per sempre.”
Lo abbracciò stretto chiudendo gli occhi commossa, Draco ricambiò, rilassandosi contro il suo corpo e inspirò il profumo dei suoi capelli. Si sentiva al sicuro quando c’era lei vicino.
“Ehm-ehm.” Una voce stridula dietro di loro, fece sbarrare gli occhi terrorizzati ad entrambi. La Umbridge era dietro di loro, e li fissava.
I due si staccarono appena per guardarsi negli occhi lucidi. Hermione lo guardò con decisione, senza timore, “fallo.” Mormorò, era lui l’unico che poteva salvarli entrambi e non c’era altro modo.
Draco deglutì e scosse appena la testa, cercando di trattenere le lacrime. Chiuse gli occhi.
Doveva farlo, o sarebbero stati scoperti e sarebbe andato tutto a puttane.
“Mi dispiace,” sussurrò in un soffio, poi la spinse all’indietro con forza, separandola da lui e le tirò uno schiaffo in piena faccia, cercando di metterci meno forza possibile, ma abbastanza perché risultasse convincente.
“Ti ho già detto che te ne saresti pentita Mezzosangue se mi avessi toccato di nuovo. Piantala di seguirmi ovunque.” Sputò tra i denti con odio, ma dentro di sé stava morendo, aveva fatto una cosa terribile, ma non aveva scelta.
Hermione lo guardò sofferente, sfiorandosi la guancia dolorante, sapeva che era l’unico modo per mantenere la copertura di Draco.
La Umbridge con orrore di entrambi ridacchiò, “i Mezzosangue hanno una tale fissa per noi Purosangue, si deve abituare signor Malfoy.”
Draco, carico di odio, avrebbe voluto Schiantarla per quelle parole, e così anche Hermione, ma si trattennero.
“V-vado in bagno.” Mormorò la ragazza e si allontanò camminando svelta.
La Umbridge picchiettò una mano sulla spalla di Draco con sufficienza, “meno male che c’è lei a ristabilire l’ordine delle cose qui. Su andiamo.” E lo superò sorridendo malvagia. Draco rabbrividì a quel tocco e quelle parole gli ricordarono tanto suo padre.
Strinse le labbra fino a farle sanguinare, cercando di non scoppiare in lacrime per quello che aveva dovuto fare ad Hermione, ma si ricompose, tenendo i pugni stretti e la seguì dentro la classe.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione entrò nel primo bagno che incrociò, si mise davanti al lavandino. Si guardò riflessa e sospirò, si sciacquò la faccia con forza, e rimase li cercando di regolarizzare il respiro.
Draco era stufo, distrutto da quella parte che doveva recitare, da quella faccia che doveva sfoggiare ogni giorno come una maschera. Non era lui, non ne poteva più, voleva solo vivere in pace.
Ma riuscì a sorridere, dalla fine di quell’anno, a cui mancavano solo un paio di settimane, sarebbe cambiato tutto.
Lei lo avrebbe accolto, e così anche i Weasley, finché non si sarebbe rimesso in piedi. Draco era forte, ce la poteva fare.
Si sciacquò di nuovo il viso, come per cancellare il dolore, il livido sullo zigomo stava iniziando a intravedersi, pulsava.
Restò lì, chinata in avanti, con le goccioline che le scendevano lungo il viso, tintinnando nel lavandino.
Improvvisamente la porta si aprì ed entrò Fred, che si bloccò stupito nel vederla. Hermione si voltò di scatto sorpresa.
“Che ci fai qui?”
“Ahem Granger? Questo è il bagno degli uomini.”
Hermione arrossì e si morse un labbro divertita, ma imbarazzata. In effetti non aveva controllato quando era entrata, era troppo scossa.
“Oh errore mio, scusa. Me ne vado.” Disse con lo sguardo basso, ma Fred la bloccò per un braccio con forza quando gli passò accanto.
Hermione imprecò a bassa voce, mentre il ragazzo le sollevava un mento con il dito, lo sguardo indagatore.
Improvvisamente impallidì e ammutolì. “Che cos’è quello?” Chiese arrabbiato.
“Niente…” provò a dire lei, ma Fred l’afferrò nuovamente e la spinse contro il muro, osservandola bene.
“Regola numero uno, non ci mentiamo mai io e te.”
“Tu l’hai fatto stamattina.”
“No no no, signorina. Quello si chiama scherzo.”
“Mi hai fatto credere che ti fossi già stufato e dimenticato di me!”
“Sono un attore straordinario vero?” Chiese malizioso, la lingua tra i denti.
Hermione scosse la testa, “no solo un grande idiota.”
Fred rise, ma poi tornò serio, aderì il suo corpo contro quello della ragazza e le sfiorò delicatamente il livido con due dita, fremendo di rabbia.
“Chi è stato?”
“Draco, ha dovuto farlo per salvarmi… dalla Umbridge.” Aggiunse non riuscendo a guardarlo negli occhi. “E’ stato costretto, gliel’ho detto io di farlo, o ci avrebbero scoperti… lo avrebbero scoperto.” Ci teneva immensamente a quel ragazzo e Fred lo sapeva bene, sospirò avvilito.
“Devi stare più attenta Granger, anche per lui. Cerca di non far vedere che siete amici, non davanti alla classe della Umbridge almeno.”
“Lo so sono stata una stupida, è che era così triste… tu non hai visto il suo sguardo…”
“Si che l’ho visto.” Disse lui piano, e ripensò al giorno prima sulla Torre d’Astronomia, non aveva mai visto qualcuno doversi portare un tale peso addosso. Si ricordò anche del gesto che stava per fare subito dopo, chiedendosi se Draco dicesse la verità su quel improvviso quasi bacio.
“Quindi non sei venuta qua per tendermi una trappola e farmi tuo,” sbuffò lui contrariato e offeso per scherzo, ma si vedeva che lo avrebbe voluto veramente.
“No mi spiace.” Lo spostò leggermente, per andarsene, ma Fred, con uno scatto, le prese i polsi e la bloccò, alzandoglieli sopra la testa, e facendo aderire ancora di più i loro bacini. La schiena di lei sbatté contro le piastrelle del bagno.
Hermione credette di svenire lì, in quel momento. La vista le si annebbiò e un tepore si innalzò nel suo corpo vibrante.
“Dove credi di andare?” Domandò ironico e suadente, fissandola con intensità. Hermione fremette a quel contatto approfondito, sentì la sua erezione premere contro di lei, e aprì piano la bocca.
“I-io stavo… t-tornando in classe.” Balbettò, senza riuscire ad articolare bene a causa della troppa eccitazione.
“I-io… s-stavo,” la imitò ridendo Fred, “che c’è Granger? Mi desideri già così tanto?”
Si avvicinò pericolosamente a lei, fece come per baciarla sulla bocca, ma all’ultimo cambiò strada, e si avventò sul suo collo, mordicchiandolo e lasciando una scia di baci infuocati sulla pelle, da sotto l’orecchio fino ad arrivare alla clavicola scoperta; senza lasciare la presa ben salda sui polsi di Hermione.
La ragazza gemette di piacere, rabbrividendo. Non avrebbe mai immaginato che anche il singolo tocco delle sue labbra sulla sua pelle, il suo contatto contro di lei, le avrebbero provocato tali scosse di piacere.
Era dannatamente bello, affascinante, seducente, e imprevedibile. E lei era completamente in balia di lui. Questa cosa la mandava al manicomio.
No, non avrebbe dovuto permetterlo. Doveva riprendere coscienza di sé. Aprì gli occhi di scatto e con una forza di autocontrollo che non credette mai di avere riuscì ad allontanarlo un po’.
Lui la guardò sorpreso, lasciando la presa sulle sue mani, aspettandosi tutto meno che quello, e la ragazza lo guardò con sfida. Anche lei doveva avere le sue piccole vendette, e regole, altrimenti quel ragazzo l’avrebbe avuta sempre vinta.
Lo spinse indietro piano con una piccola mano, mettendo abbastanza distanza tra loro perché tornasse a respirare e sfoggiò una faccia sicura.
“Tre mesi.”
“Eh?”
“Tre mesi.” Scandì lei ripetendo divertita.
“No.”
“Oh si caro.”
“No no no no non puoi farmi questo. Io…” si avventò di nuovo contro di lei, baciandola con foga, e portando le mani sul viso della ragazza, “ti giuro che ti prenderei anche qui, adesso, in questo bagno…”
Hermione si avvinghiò a lui, le braccia intorno al collo e ricambiò il bacio con passione, ridendo sulle sue labbra.
“Mi dispiace Weasley, dovrai aspettare.”
“Tre mesi? Sono dodici settimane, novantuno giorni…” fece un veloce calcolo a mente con un’espressione concentrata che Hermione adorò, “duemilacentonovantuno minuti circa…Non puoi chiedermi questo.”
Hermione scoppiò a ridere per la faccia tragica del ragazzo, che l’afferrò per le spalle e la scosse, “non puoi farmi questo donna.”
“Smettila, non è una tragedia, è solo che voglio aspettare un attimo,” mormorò lei volutamente languida, si sporse verso di lui e lo attirò a sé con forza, afferrandolo per i capelli, e schiudendo le labbra, lasciando che Fred insinuasse la lingua dentro, approfondendo il bacio. Lei si inarcò contro di lui e Fred mugolò contro le sue labbra, vacillando.
Si staccò appena, “così mi uccidi però.”
Hermione ridacchiò, contenta di guidare lei il gioco per una volta. Si staccò e lo sorpassò, lasciandolo con una mano appoggiata alla parete, incredulo e destabilizzato.
“Penso che potrai farcela a resistere…” mormorò divertita lei, punzecchiandolo. Fred sembrò riscuotersi a quelle parole e si voltò verso di lei, il sorriso beffardo era tornato.
“No Granger, sarai tu a cedere per prima. Non riuscirai a resistermi.” Disse malizioso, abbassando la testa e guardandola di sbieco.
Hermione ripensò al poco autocontrollo che aveva ogni volta che lui le si avvicinava, come avrebbe fatto? Ce l’avrebbe fatta a resistergli?
Nonostante le mille domande, sfoggiò un’espressione sicura, “vedremo.” Rimbeccò lei, usando la stessa parola che aveva utilizzato lui a colazione.
Uscì dal bagno lasciandolo solo, a guardare in alto piacevolmente soddisfatto, ma al tempo stesso carico di desiderio, mentre la sua mente diabolica già elaborava un piano malvagio.
Era iniziata l’operazione: “Fred l’irresistibile- fra cedere la Granger”.
 
 
 
 
§
 
 
 
Passarono tre giorni, per Hermione fu una vera tortura. Ogni volta che era sola, camminava per i corridoi tra un’aula e l’altra, o tornava in Sala Comune, Fred la trovava, l’afferrava e la sbatteva contro il muro, bloccandole ogni via di fuga.
Era un gioco terribilmente eccitante, era la sua carta vincente. Sfinirla ogni giorno di più, facendo un piccolo passetto in avanti, quasi impercettibile, ma Hermione se ne accorgeva. Eccome se se ne accorgeva.
Inizialmente Fred la baciava sulla bocca con passione trasportata, la bloccava e iniziava a baciarla sul collo, sulle clavicole, sul petto, osando sempre di più, e spingendosi oltre di poco, lentamente, ogni giorno.
Intanto l’altra mano si insinuava sempre più sicura, sempre più ardente di scoprire, sotto la sua gonna, o sotto il maglione della divisa. Ma non arrivò mai a toccarla veramente, ed era questa la cosa che faceva impazzire maggiormente Hermione.
Ogni volta credeva sempre di meno nella sua capacità di andarsene, di bloccare quella sensazione incredibile che l’avvolgeva. La faceva sentire desiderata, amata, e bellissima, come mai nessuno l’aveva fatta sentire.
Sospirò di piacere, durante l’ennesima tortura, Fred l’aveva bloccata di sera mentre andava a cena, in un antro oscuro del primo piano, facendola sobbalzare di paura, e ora la stava baciando sul collo, mordicchiandolo più o meno forte, la pelle sotto il suo tocco sembrava andare a fuoco.
Hermione strinse gli occhi, e quando lui si abbassò, superando il suo petto e avventandosi sul fianco, alzando il maglioncino quanto bastava, ebbe un gemito più forte degli altri, e si aggrappò alle sue spalle.
Fred rise, mentre Hermione riacquistava magicamente lucidità, a causa di un gruppo del secondo anno che passava non lontano, parlottando tra di loro, e lo spingeva via.
Raccolse la sua borsa e si incamminò con lui dietro che trotterellava contento, “non ce la faccio più.”
“Fred sono passati solo tre giorni da quando abbiamo preso quella decisione.”
“No tesoro da quando TU hai preso quella decisione.”
“Fa lo stesso.”
“Ammettilo, mi vuoi morto.”
“No la mia vita sarebbe certo più tranquilla, ma tremendamente noiosa senza di te.”
“Lo so.” Gongolò lui con le mani dietro la schiena. Hermione alzò gli occhi al cielo, rideva costantemente quando era con lui.
“Non resisterai ancora a lungo, tra poco cederai e capirai che la tua assurda decisione è stata un grosso sbaglio.” Disse lui convinto, mentre si aggiustava la cravatta ed entravano in Sala Grande.
 
 
 
 
§
 
 
 
Due giorni dopo, a lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, Fred e George si rifiutarono di giurare fedeltà al Ministero della Magia, obbligo entrato in vigore per ordine di Caramell per tutti i maggiorenni.
La Umbridge non sopportò un tale atto di ribellione e li convocò nel suo ufficio per la punizione.
I due ci rimasero tutta la sera, la notizia fece il giro di tutta la scuola, ma non arrivò ad Hermione che era andata in biblioteca per ripassare per l’esame della Umbridge a malavoglia, al quale mancava solo una settimana.
Passando nel corridoio accanto ai portici del cortile, diretta in Sala Comune e ignara di tutto, incrociò Fred e George che camminavano a testa china, era strano vederli così silenziosi, ed Hermione si insospettì subito.
“Che ci fate in giro?” Domandò ironica, “non siete in Sala Comune.”
“Hermione” fece Fred radioso voltandosi di scatto e abbassandosi le maniche del maglione, “ci stavamo giusto andando adesso.”
Le schioccò un bacio sulla bocca, ma lei socchiuse gli occhi dubbiosa, vedendo di sfuggita una macchia rossa sul bordo della camicia del polso del ragazzo. La voce di Fred aveva tremato, e George dietro di lui, evitava il suo sguardo.
“Cosa è successo?”
“Nulla.” Disse Fred sfoggiando un sorriso tirato.
“Non ci mentiamo io e te.” Disse la ragazza sicura, incrociando le braccia. Fred sospirò e guardò il gemello, “e va bene, ma non qui.” Si guardò intorno e la fece entrare in un’aula vuota, mentre George si sedeva sul muretto del cortile interno, guardando lo squarcio di cielo nero.
Fred si chiuse la porta alle spalle e sospirò nella penombra, si avvicinò alla ragazza e si tirò su le maniche del maglione. Entrambe le braccia erano piene di quelle orrende scritte incise, sanguinavano ancora.
“non devo dire bugie,” “traditore del mio sangue”, “non devo essere cattivo,” “devo fare il bravo.”
Hermione si portò le mani alla bocca spaventata e rattristata, odiò che quella megera gli aveva fatto del male, a tutti e due. Si ricordò dei segni sulla sua pelle, ormai erano quasi invisibili, leggermente bianchi, solo un brutto ricordo lontano. Fred vide nel suo sguardo lo stesso che aveva avuto lui quando aveva scoperto quei segni sul corpo di Hermione, tremò al ricordo.
La ragazza trattenne le lacrime e abbracciò Fred, “che cosa è successo?”
“Non ci siamo piegati.” Disse lui fiero, “e non le è andata giù.”
Hermione non riuscì a non sorridere per quella forza d’animo e coraggio che avevano i due gemelli, come lei, come Harry, Ron. Non avrebbe piegato nessuno di loro.
Hermione si avvicinò al ragazzo, gli prese il braccio con delicatezza e glielo alzò, “ti fa male qui?” Mormorò lasciandogli un piccolo bacio sulla pelle dell’avambraccio.
“Si,” sussurrò lui.
“Anche qui?” Domandò piano lei, dandogli un altro bacino sul bicipite. Fred si aprì in un ghigno, che scomparve quando la ragazza alzò la testa, e sfoggiò invece un’espressione da cucciolo ferito.
“Mi fa male anche qui.” Disse sfiorandosi il collo, dove sorgeva un’altra scritta, Hermione lo baciò delicatamente e Fred fremette.
“E qui.” Si indicò una guancia, Hermione lo accontentò.
“E qui.” Continuò lui, lasciando il posto ad un tono suadente, sfiorandosi le labbra, la ragazza ormai aveva capito cosa stava cercando di fare, ma non si fermò. Lo baciò delicatamente sulla bocca, mentre lui si alzava il maglione scoprendo il ventre.
“Mi fa male anche qui.”
Hermione ridacchiò piano e si chinò, lasciandogli una lunga scia di baci infuocati dal basso verso l’elastico dei pantaloni. Lo tirò con i denti e lo lasciò andare di scatto.
Fred quasi cadde dal banco dove si era seduto. “Impazzirò prima o poi a causa tua,” disse con la voce strozzata, non riuscendo a trattenersi e lanciandosi su di lei, baciandola con foga; Hermione rise e ricambiò, mentre lui le cingeva la vita con una mano e l’altra correva ai glutei.
Ma un rumore appena fuori dalla porta li bloccò.
Uscirono e videro George vicino ad un ragazzino che piangeva sommessamente, Fred sospirò e guardò Hermione, lei capì.
“Ci vediamo in Sala Comune.” E se ne andò per il corridoio, mentre Fred raggiungeva il gemello seduto sul muretto dei portici che consolava il ragazzino.
Fred si piegò sulle gambe per arrivare all’altezza di quest’ultimo, guardandolo dolcemente.
“Che è successo qui?”
George strinse le labbra in un sorriso, passando una mano sulla schiena del ragazzino del primo anno, che non smetteva di piangere.
“Dai faglielo vedere,” sussurrò George paziente, il ragazzino alzò lentamente la manica della divisa e mostrò una delle scritte della Umbridge, “devo fare il bravo.”
Scoppiò di nuovo a piangere.
“Ehi, ehi, ehi non fare così. Guarda, ne abbiamo anche noi una.” Disse alzando solo di poco la manica, per non mostrare le altre sul braccio, e George fece lo stesso. Il ragazzino le guardò e sorrise debolmente.
“Sai che cosa vuol dire se hai una di queste?” Domandò George sorridendo, il ragazzino scosse la testa asciugandosi le lacrime.
“Vuol dire che sei stato tanto coraggioso.” Rispose Fred, aprendosi in un sorriso incoraggiante, che venne ricambiato.
Harry si avvicinò a loro, venendo da chissà dove, i due lo videro con la coda dell’occhio.
“Tra poco non farà più nemmeno male, tranquillo…” mormorò George, ma un colpo di tosse stridulo li fece alzare e accostare al Prescelto, in allerta.
Tutti e tre guardarono con odio la Umbridge davanti a loro, che li guardava sorridendo soddisfatta, “come le ho già detto una volta, signor Potter,” ma lanciò un’occhiata di fuoco anche ai gemelli e al ragazzino ancora seduto, “i ragazzi cattivi meritano di essere puniti.”
E se ne andò con fin troppa calma. Harry scosse la testa affranto. I due gemelli fissarono furbi il punto in cui la Umbridge era appena sparita, capendosi al volo come sempre.
“Sai George… ho sempre pensato che il nostro futuro sia aldilà del nostro rendimento scolastico.”
“Fred, stavo pensando esattamente la stessa cosa.”
 
 
 
 


 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao bellissimi, so che avevo detto che avrei pubblicato sabato o domenica… e ormai è lunedì se vogliamo essere precisi, ma sono stata super impegnata questo weekend, scusate. 
Ecco il nuovo capitolo tutto per voi, il primo ufficiale in cui Fred ed Hermione sono una coppia, che sogno.
Li amo ogni giorno, ogni capitolo di più. Voi cosa ne pensate? Vi piace anche questa nuova “guerra piccante” tra fidanzati che si sono creati? Io la adoro, mi diverto un sacco.
Vi voglio bene, grazie di tutto. Notte.
   
 
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