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Autore: Fragolina84    09/06/2020    0 recensioni
Sequel di Ombre nella nebbia, pubblicata in questa stessa sezione.
Steve e Nicole sono protagonisti di una nuova avventura che stavolta li porterà a dover fare i conti con una loro vecchia conoscenza. Nicole si troverà in grande pericolo e suo marito Steve farà di tutto per salvarla.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve McGarrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei Five-0'
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Questa nuova avventura di
Nicole e Steve si conclude qui.
Spero vi sia piaciuta...
e se vorrete farmi sapere cosa ne pensate,
ne sarò veramente felice.

 

Nicole scivolava nell’acqua quasi fosse senza peso, con una bracciata lunga e regolare, per nulla affaticata dalla lunga nuotata. Alzò appena la testa per orientarsi e si diresse spedita verso casa.
Raggiunse la riva e si alzò in piedi, dedicando qualche istante a raccogliere e strizzare i capelli fradici. Prese l'asciugamano che aveva lasciato sulla sedia a sdraio e si frizionò appena la chioma, stendendolo poi sulla sdraio e accomodandosi su di essa.
L'aria di quella sera era piacevolmente calda e ci mise ben poco ad asciugare le gocce d'acqua sulla sua pelle. Chiuse gli occhi, godendosi il rumore ritmico e regolare della risacca.
Erano trascorsi quattro mesi dal suo reintegro nei Five-O. Come le aveva detto il Governatore, ogni accusa a suo carico era caduta e Nicole, dopo un periodo di convalescenza per permettersi una completa guarigione, era tornata operativa.
«Ah, era a questo che ti serviva la mezza giornata di permesso?»
Nicole girò la testa all’indietro: Steve era appena tornato dal lavoro e la stava raggiungendo sulla loro piccola spiaggia privata.
Giunto accanto a lei, si chinò per baciarla. Nicole gli fece un po’ di posto e Steve, dopo essersi tolto camicia e maglietta, sedette sulla sdraio.
Steve percorse il corpo di sua moglie con lo sguardo. Ogni traccia delle percosse che aveva subìto in prigione era ovviamente sparita, e il corpo di Nicole era ancora liscio e tonico come era sempre stato. Fermò gli occhi sulla cicatrice che aveva sul fianco: mosse la mano e la sfiorò con il pollice.
Mille pensieri gli si affollarono in testa. Ripensò a tutte le avventure che avevano vissuto insieme e a tutte le volte che aveva rischiato di perderla. La mente tornò alla prima volta che l’aveva vista, con indosso la divisa bianca della Marina.
L'aveva colpito subito per il suo aspetto fisico, per il fascino singolare di quegli occhi viola e per quel fisico che incarnava tutti i suoi ideali di bellezza. Ma ben presto si era accorto che la sua vera bellezza era dentro di lei: nel senso del dovere che la animava, così simile al suo, nel suo grande altruismo, nel suo modo delicato di stargli accanto e di tenerlo integro quando il mondo lo spaventava.
Era la sua donna, la sua migliore amica e la sua amante, il suo porto sicuro e il suo solido rifugio.
Una mano si posò sulla sua guancia, leggera come il soffio della brezza marina, strappandolo ai suoi pensieri.
«A che pensi?» gli chiese, e dalla sua espressione capì che sapeva esattamente cosa gli passava per la testa.
«Pensavo solo a quanto ti amo» rispose, chinandosi di nuovo per baciarla.
«Allora,» disse poi, raddrizzandosi, «che hai fatto di bello oggi?»
«Te l'ho detto, avevo delle commissioni da sbrigare» replicò lei, evasiva.
Sapeva che Steve era abituato ad avere il controllo totale su quanto lo circondava. Era fatto così e l'addestramento da Seal aveva acuito ancor di più quella sua naturale attitudine. Nicole era consapevole che la sua risposta sfuggente non aveva fatto altro che stimolare quella parte del suo carattere.
«Tutto bene al lavoro?» chiese, cercando di sviare il discorso.
«Sì, tutto tranquillo» rispose automaticamente. Si voltò verso l'oceano e rimase ad osservarlo per qualche istante mentre Nicole attendeva, cercando di nascondere il sorriso.
«Che tipo di commissioni?» domandò lui all’improvviso e Nicole scoppiò a ridere. 
«Oh, Steve! Sei incorreggibile».
Abbassò la mano, infilandola in un sacchetto di carta che era posato a terra accanto alla sdraio. Ne estrasse una scatolina rettangolare, legata con un nastrino argentato, e gliela porse.
«Cos’è?»
«Ti facevo più sveglio, comandante!»
Lui sorrise e si dedicò a scartare il pacchetto. Sollevò piano il coperchio, mentre Nicole lo fissava, attenta ad ogni sua espressione.
Lo vide aggrottare le sopracciglia per un istante, poi capì. Alzò velocemente lo sguardo su di lei.
«Noi…» mormorò, ma le parole gli mancarono.
«Sì, Steve» confermò lei. «Noi avremo un bambino».
Steve abbassò di nuovo lo sguardo e sollevò il test di gravidanza che mostrava in quelle lineette rosse il risultato.
«Ho saltato un mese» spiegò la donna, «ma volevo esserne sicura prima di dirtelo. Ho fatto il test un paio di giorni fa ed era positivo quindi ho prenotato una visita con la mia ginecologa che mi ha dato appuntamento per oggi pomeriggio».
Steve era ancora in silenzio: continuava a fissare il test e Nicole ebbe un attimo di esitazione. Non era la reazione che si era aspettata.
Steve posò la scatolina sulla sdraio e si alzò, voltandole le spalle. Non aveva detto una parola e ora fissava l’orizzonte senza muovere un muscolo.
Nicole lo raggiunse ma non lo toccò nemmeno. Era preoccupata per il suo silenzio.
«Va tutto bene, Steve?»
Lui si girò lentamente e tutte le risposte di cui aveva bisogno le lesse negli occhi di suo marito, in quel momento lucidi e accesi di emozione. 
«Avremo un bambino» ripeté l'uomo con tono meravigliato, posando le mani sui fianchi di lei. «Piccola, non credo ci sia sulla Terra uomo più felice di me» concluse.
Il sorriso della donna splendette come il sole mentre gli gettava le braccia al collo. Steve strinse le braccia attorno alla sua vita sottile e la sollevò, facendo una piroetta su se stesso. Risero entrambi come ragazzini.
Steve la rimise a terra, poi si inginocchiò davanti a lei e le baciò il ventre lasciato scoperto dal bikini.
«Secondo me si vede già un po’, non credi?» domandò, sfiorando la pancia perfettamente piatta di Nicole che rise e gli accarezzò i capelli con tenerezza.
«Mi dispiace deluderti, ma ancora non si vede nulla» ridacchiò. «Ma tra poco si vedrà, io diventerò un pallone e mi verrà voglia di loco moco alle due di notte e tu dovrai correre a prenderlo».
Steve si alzò e le accarezzò il viso. 
«Vedere il tuo pancione crescere sarà la mia gioia più grande e se ti verrà voglia di loco moco ad orari impossibili, non avrai che da chiedere: metterò sirena e lampeggianti e correrò a prenderti il migliore dell'isola».
La baciò, tenendole delicatamente il viso fra le mani. Non si era aspettato quella notizia e all’improvviso udì nella testa la voce di Iolana, chiara e limpida come se la stesse ascoltando in quel momento.
«Allora, Steve: quand’è che tu e Nicole avete intenzione di farmi diventare nonna?»
Aveva rivolto loro quella domanda nel giorno del suo sessantesimo compleanno, poche ore prima di venire uccisa. A Steve suonarono alquanto profetiche.
«Ricordi cosa ci ha chiesto tua madre la sera della sua festa di compleanno?»
Gli occhi di Nicole si velarono per un istante.
«Ci penso sin da quando ho visto che il test è risultato positivo» confermò, avendo capito subito a cosa si riferisse Steve.
«Penso che nostro figlio avrà un angelo d'eccezione che veglierà su di lui».
«O lei».
Steve le sorrise. Poi le cinse le spalle e insieme si avviarono verso casa.
  
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