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Autore: NIHAL_JOHNSON    14/06/2020    1 recensioni
Hermione si avvicinò a Ron e con la luce della candela notò che i gemelli Weasley dormivano in due letti dall’altra parte della stanza.
“Cosa ci fanno loro nella stanza di Ron?”
“L’hanno lasciata a degli ospiti che vengono alla partita.” Sbadigliò Harry, “cosa stai facendo?”
“Sta a vedere.” Sussurrò lei maligna.
Si avvicinò al letto di uno dei due, osservando bene il suo volto addormentato profondamente. Era senz’altro Fred. Dormiva sereno, aveva fatto crescere i capelli ed erano fiamme di fuoco sparse sul cuscino. Hermione avvertì l’impulso di sfiorarli e toglierli un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Ma che diavolo ti prende Hermione?” Si chiese scuotendo la testa. Si avvicinò lentamente fino a che fu ad un soffio dal suo volto.
“FRED WEASLEY! MAMMA HA SCOPERTO I NOSTRI ESPERIMENTI!” Gridò a pieni polmoni imitando la voce più profonda di George.
Fred scattò a sedere sbarrando gli occhi, “No, no, no! George nascondi le prove!” Gridò spaventato e ancora mezzo addormentato.
Come nasce l'amore tra Fred ed Hermione, tra battibecchi, frecciatine, sguardi... ma sembra non esserci davvero speranza, finché tre anime buone non interverranno in loro aiuto, con una piccola... spinta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO TRENTAQUATTRO
 
 
SESTO ANNO: MALFOY MANOR – TANA – DIAGON ALLEY (ESTATE)

 
 
 
 
 
 
 
“Ti prego Draco, siediti.”
Il biondo non mosse un muscolo, era impietrito da quella visione. Lord Voldemort in persona era seduto al lungo tavolo nel suo soggiorno, davanti alla grande finestra della stanza.
Dietro di lui, accanto ad essa, c’era Peter Minus, il suo fedele servitore, con il muso da topo, i denti sporgenti, e lo sguardo remissivo.
Sul suo braccio spiccava il Marchio Nero, come sull’avambraccio di Voldemort, e dei suoi genitori.
“Devo ringraziarti,” e indicò Minus, “è stato lui sotto mio ordine a confermare i nostri sospetti, ti ha visto in Stazione, e non eri solo.”
Draco indietreggiò appena.
“Draco dobbiamo solo parlare” disse Voldemort con una calma glaciale, notando l’indecisione del giovane mago spaventato. Le lacrime scorrevano lente sul suo viso, e lungo il mento affilato. Non riusciva nemmeno più a sentire il suo cuore battere.
“SIEDITI, HO DETTO.” Alzò la voce il Signore Oscuro, con fare autoritario, alzando la sua bacchetta contro il ragazzo, lanciandogli l’Incanto Imperio, e costringendolo a inchinarsi a lui, contro la sua volontà, facendolo avanzare verso il tavolo.
Draco tentò di resistere, ma inutilmente, il corpo non gli rispondeva ai comandi, la testa gli scoppiava nel tentativo di opporsi.
“Non resistere, è inutile.” Disse una voce squillante dall’ombra della parete opposta. Draco si accasciò sulla sedia, non appena la maledizione finì, il fiato corto, sudato.
Si voltò e vide sua zia Bellatrix spuntare dall’ombra, ridacchiando come una matta, “ciao Draco.” Lo salutò amabile, Draco la guardò in preda al panico.
“Tu… tu lo hai ucciso.” Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, scoppiando di nuovo in lacrime, si avventò su di lei, ma la strega pronta gli puntò la bacchetta contro.
“CRUCIO!” Gridò, Draco cadde sul pavimento, un dolore inimmaginabile, come una scossa elettrica continua gli attraversò tutto il corpo, facendolo gemere dal dolore.
Narcissa scattò in piedi, “fermati Bella, è mio figlio.”
Bellatrix fermò l’incantesimo e Draco si alzò a gattoni, in lacrime, ansimando per il dolore che pian piano diminuiva.
La strega sogghignò e si passò la bacchetta sulle labbra, “tu hai idea di dove sia stato tuo figlio Sissi?”
“Siamo qui per parlarne infatti,” disse Voldemort alzandosi in piedi e camminando svelto facendo volteggiare il mantello nero, fece alzare Draco e lo fece sedere sulla sedia, che lo guardò con disprezzo.
“Non vi dirò nulla.” Digrignò i denti sostenendo quello sguardo che avrebbe fatto cadere in ginocchio molti valorosi maghi.
Voldemort fece un verso di diniego, “Draco, Draco, Draco. Così non va bene. Se non collabori, le cose si metteranno male.”
“UCCIDIMI ALLORA!” Gridò con quanto fiato aveva in gola, sporgendosi verso di lui, facendo trasalire sua madre.
“E tu che dicevi che era un codardo Lucius, non mi pare proprio. Forse è un bene che sia così diverso da te.” Aggiunse guardando con disprezzo suo padre, che si affiancò a Narcissa, lo sguardo basso, remissivo.
“Draco,” iniziò Voldemort piegandosi su di lui, “io ho già guardato dentro il tuo cuore, dentro la tua anima. So già tutto.” Sussurrò con un filo di voce, Draco rabbrividì e alzò lo sguardo su di lui.
Mosse la bacchetta e comparve una nube di fumo, e al suo interno, iniziarono a crearsi delle immagini sempre più nitide. Draco la riconobbe subito: la Tana.
Il fiato gli si spezzò in gola, il cuore gli si fermò, e strinse i denti con rabbia.
“NO!” Cadde in ginocchio.
“I tuoi amici sono là, al sicuro, ti aspettano, credono che tornerai presto vero?”
L’immagine cambiò mentre Voldemort parlava con voce suadente, mostrando il salotto e la cucina Weasley, dove tutti si muovevano a rallentatore: Molly stava preparando la cena allegra, Fred e George ridevano insieme a Ginny. Harry e Ron giocavano a scacchi, poi Fred si mosse verso le scale, dalle quali scese Hermione, radiosa come sempre, che lo abbracciò, ridendo e raggiungendo poi Harry.
“So dove sono grazie a te. Puoi salvarli, ma se non accetterai quello che sto per chiederti, li vedrai morire e soffrire.
Si fermò un attimo, e notò lo sguardò di Draco mentre guardava Hermione sedersi sul bracciolo della poltrona di Harry e ridere insieme ai suoi migliori amici, “soprattutto quella tua amata Mezzosangue…”
Bellatrix scoppiò a ridere maligna, con un verso di schifo, Lucius chiuse gli occhi come Narcissa.
“Lei patirà la sorte peggiore della morte.” Concluse soffermando l’immagine su Hermione, che rideva spensierata, poi però si bloccava dopo un po’ e guardava fuori dalla finestra sospirando.
Draco non riusciva a incanalare aria, rimase in ginocchio, senza forze a guardare i suoi migliori amici ignari alla Tana. Non poteva cedere, non ora.
“Non farò mai quello che mi chiedi.” Disse senza paura, guardandolo negli occhi.
“Che peccato. Su andate.” Fece un gesto a Bellatrix, che si trasformò in fumo nero e uscì dalla finestra volando, seguita da altri tre Mangiamorte.
“COSA DIAVOLO HAI FATTO?” Gridò in preda al panico Draco.
“Lo vedrai presto.”
 
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione di spostò dal soggiorno e si avviò verso la porta d’ingresso, spalancandola, la brezza estiva fece volare qualche foglio e foto appesa nella stanza.
Fred alzò lo sguardo dalla cena che stava preparando e la vide uscire seria nel buio.
La seguì poco dopo, lasciandole un po’ di tempo. Si avvicinò a lei: era in piedi, le mani che stringevano le spalle, una maglietta larga blu e pantaloncini corti, fissava il cielo nero.
“Tutto bene Hermione?” Domandò accostandosi a lei.
“Non è ancora tornato.” Disse semplicemente lei con un filo di voce, lo sguardo carico di preoccupazione.
“Non ti preoccupare, magari voleva stare da solo un momento…”
Hermione si voltò verso di lui, “li conosci i suoi genitori. Forse lo hanno trattenuto, forse gli è successo qualcosa di grave.” Scosse la testa e tirò fuori la bacchetta, “vado a prenderlo.”
Fred la bloccò, “ehi ehi ehi aspetta. Credi davvero che presentarti da sola a Malfoy Manor risolva qualcosa?”
“Non possiamo abbandonarlo!”
“No Hermione e se veramente è successo qualcosa lo aiuteremo. Dagli però tempo, sono passate solo poche ore.”
Hermione sospirò rassegnata e alzò lo sguardo, da una delle finestre del primo piano vide Ginny parlare con Harry, si sorridevano.
Hermione abbozzò un sorriso e si voltò, “ci metteranno molto meno tempo a capirlo di noi…”
Fred seguì il suo sguardo, “non sono testoni come noi.” Rise contagiando anche la ragazza, che si avvicinò per baciarlo, ma un boato terribile li fece quasi cadere a terra.
Una fiammata enorme fu scaraventata dal cielo, e colpì il tetto della Tana, che prese fuoco.
Hermione urlò di spavento e Fred la protesse con il suo corpo, mentre tutti uscivano fuori. Delle ombre nere comparvero al suolo, non molto distanti tra loro. Quando il fumo nero si dissolve, Hermione riconobbe Bellatrix Lestrange, che la guardò sorridendo malvagia.
Harry sbucò dalla porta, dando una spallata ad Hermione e iniziò un inseguimento disperato contro la Mangiamorte, che corse via.
“Harry!” Gridò Ginny e gli corse dietro, superando il fuoco che avevano creato accerchiando la casa.
“Maledizione Ginny!” Gridò Hermione correndole dietro pure lei, saltando senza preoccupazione il fuoco, la bacchetta stretta in mano.
Fred imprecò a denti stretti, “maledizione!” E iniziò a correre a perdi fiato sfoderando anche lui la bacchetta.
Scomparvero nel canneto, perdendo le tracce uno dell’altro. Hermione non si fermò fino a quando il respirò non le si mozzò in gola, raggiungendo una radura. Si fermò un momento ansimante, poi sentì un sibilo alla sua sinistra.
“Protego!” Gridò creando uno scudo e parando la maledizione senza perdono che le aveva scagliato contro Bellatrix, che rise divertita.
“Crucio!”
Hermione gridò di dolore, non reagendo di nuovo abbastanza velocemente, e cadde a terra in ginocchio, ansimando.
“Non so davvero che cosa ci trovasse in te, Avada…”
“Stupeficium!” Gridò Fred comparendo dal canneto, e colpendo la Mangiamorte, che si volatilizzò in fumo, scattando verso l’alto e volando via.
Fred si gettò su Hermione a terra.
“Hermione…”
 
 
 
Draco guardava la scena impotente, lo sguardo fisso, gli occhi lucidi, la bocca serrata. Vide i suoi amici scappare dalla casa una volta che era stata colpita dal fuoco, che bruciava nel prato.
Li vide rincorrere i Mangiamorte, e vide Hermione affrontare Bellatrix. Fred riuscì a colpirla e lei scomparve, ma in realtà si era solo nascosta nuovamente nel canneto, alle spalle dei due giovani maghi. Fred aiutava Hermione e rialzarsi, mentre Bellatrix puntava contro di loro la bacchetta.
Un altro Mangiamorte faceva lo stesso con Harry e Ginny, sotto lo sguardo sconvolto di Draco. Le labbra gli tremavano.
“Aspettano solo un mio ordine. Vuoi davvero che finisca così? Guardali…”
Draco alzò gli occhi colmi di lacrime sulla sfera di fumo, Fred si guardava intorno spaventato, proteggendo Hermione con il suo corpo.
Come poteva fare loro questo? Avrebbe dovuto accettare, e sottostare a quella vita che non si sarebbe mai scelto da solo. Costretto di nuovo a fare qualcosa che odiava, contro la sua volontà.
Quella non era vita. Ma avrebbe salvato la loro, e questo bastava.
Voldemort chiuse gli occhi scuotendo la testa, alzò la bacchetta per dare l’ordine.
“Avada…” Bellatrix sorrise.
“ASPETTA!” Gridò Draco tra le lacrime, “aspetta, farò tutto quello che vuoi, lo giuro. Ma lasciali andare ti prego.” Scoppiò a piangere e appoggiò la fronte contro il pavimento, odiando sé stesso con tutta l’anima per quello che si stava piegando a fare, pur di proteggere loro.
“Bene iniziamo a ragionare.” Disse Voldemort soddisfatto, si sfiorò il Marchio Nero con la bacchetta e contemporaneamente quattro teste si alzarono in cielo, Bellatrix sbuffò contrariata e si levarono in volo, lasciando i ragazzi e tornando dal loro padrone.
Draco si mise in piedi a fatica, ogni traccia di rabbia era svanita, solo dolore e rassegnazione, mentre la sfera scompariva in un soffio di fumo.
Si voltò verso l’Oscuro Signore, che si era riseduto con calma al tavolo e lo fissava con i suoi scintillanti occhi rossi.
“Cosa vuoi che faccia?”
 
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione tornò di corsa alla Tana con Fred, seguiti da Harry e Ginny, quando sbucarono oltre il canneto, si ritrovarono davanti ad una visione terribile, da far male al cuore.
La Tana bruciava senza pietà, tutti la guardavano fissi, in silenzio, gli occhi lucidi.
Fred si strinse a George, che scosse piano la testa, entrambi sostenevano Molly, “come hanno fatto a trovarci?” Domandò quest’ultima con gli occhi lucidi.
Hermione udì quelle parole mentre fissava le fiamme divampare, il tetto di legno e paglia crollò su sé stesso.
E ripensò alle parole dei Bellatrix: “Non so davvero che cosa ci trovasse in te…”
Quelle parole le echeggiavano in testa come un eco. Che si stesse riferendo a Draco? E a chi altri sennò? Quello voleva dire che era lì con loro?
Cercò di scacciare quel tremendo pensiero, forse non era così. Ma una sensazione orribile le rimase addosso.
 
 
 
“No. Non puoi chiedermi questo.”
“Non hai scelta.”
“Perché io? No, non Silente…”
“Perché sei uno studente della scuola da sei anni, nessuno sospetterebbe di te, soprattutto dopo le strane amicizie che ti sei creato.” Rispose schifato il Signore Oscuro.
“Ma io… come?”
“Ti aiuteremo noi in questo, non ti devi preoccupare. Tu devi trovare il modo ora per far entrare quando sarà il momento i Mangiamorte dentro le mura del castello…”
“No…”
“Esistono due Armadi Svanitori, sai cosa sono vero?”
Draco annuì.
“Uno è a Nocturn Alley, l’altro è nel castello, al sicuro, nel posto dove tutto è nascosto.”
“La Stanza delle Necessità.” Mormorò Draco con gli occhi fissi sul legno del tavolo.
“Ma che bravo, qualcuno qui ha studiato. Lo devi riparare durante l’anno, e quando saremo pronti, entreremo. E ci riprenderemo ciò che è nostro. Ricordati, tieni lontani tutti. Tutti.” Calcò molto quella parola, facendo intendere al ragazzo chi intendesse per davvero.
Draco deglutì e si alzò in piedi, incrociò lo sguardo della madre che lo fissò con dolore, ma non disse nulla. Nemmeno lei poteva salvarlo. Ma quel peso da portare era davvero troppo.
Ma non avrebbe mai lasciato che venisse fatto del male ai suoi amici, li avrebbe protetti fino alla fine.
“Lo farò.”
“Non è così semplice Draco.” Voldemort si alzò e camminò verso di lui, non sembrava quasi neanche che toccasse terra, “non mi basta la tua parola. Io voglio te.”
“Che cosa?” Domandò il ragazzo scostandosi di un po’, stare così vicino a lui gli faceva venire i brividi.
Voldemort gli afferrò il braccio sinistro e gli tirò su la manica, scoprendo la pelle bianca.
“No.” Gridò il ragazzo, tirandosi indietro, “ti aiuterò, per loro. Ma non sarò mai tuo.” Gli puntò un dito contro tra le lacrime, la testa gli scoppiava, la vista era annebbiata.
“Draco solo così avrò il pieno controllo di te, così non potrai mai scappare, o tradirmi. E’ il tuo destino. Non hai scelta.”
A Draco girò la testa e fu costretto ad aggrapparsi al tavolo per non stramazzare a terra. Una scelta. No non aveva alcuna scelta, era vero, non gliene avevano lasciata nessuna. Era tutta la vita che andava avanti così. Con i Weasley aveva creduto di averne una, ma era stato troppo bello per essere vero, e ora era tutto finito. Era solo al mondo.
Indifeso.
“O questo, o quei traditori del loro sangue moriranno, tutti. E per ultima la sporca Mezzosangue, potrei farla uccidere a te. Ti piace di più come scelta?”
Draco strinse i denti con forza, ricacciando indietro le lacrime. Finché loro erano al sicuro, a Draco bastava.
Allungò il braccio guardando da un’altra parte, e stringendo con forza il pugno, le vene diventarono ben visibili.
Voldemort lo afferrò da sotto e lo strinse con forza, appoggiando la bacchetta sull’avambraccio.
Draco sentì come una pioggia di spilli trafiggergli la pelle e insinuarsi sotto la carne, un rivolo nero si creò dalla punta della bacchetta e si infilò sotto la sua cute. Draco strizzò gli occhi e gridò di dolore a pieni polmoni, le guance bagnate e i capelli scompigliati, stringendo ancora più forte le unghie nella carne del palmo. Il dolore lo attanagliava come una morsa, ma non si mosse; il Signore Oscuro rideva piano poi sempre più forte, mentre il teschio nero si creava sulla sua pelle, e dalla cui bocca uscì un serpente che si avvolgeva sinuoso su sé stesso.
La risata sinistra di Voldemort echeggiò nella grande sala, insieme alle grida disperate di Draco.
 
 
 
§
 
 
 
Era passato più di un mese dalla scomparsa di Draco. La Tana era tornata quella di prima.
L’avevano completamente messa a nuovo, ristrutturando anche qualche piccolo dettaglio trascurato dal tempo. Era di nuovo casa loro.
Lui non si era più fatto vivo in alcun modo, non una visita, nemmeno una lettera per spiegare almeno cosa fosse successo.
Nulla.
Hermione fu convinta dagli altri che andare a cercarlo a casa sua non era una buona idea, e dopo quello che era successo alla Tana, iniziava a pensarlo anche lei.
Era rimasta silenziosa, in pensiero per un paio di giorni. Poi sembrò farsene una ragione come tutti.
Tutti erano preoccupati a morte per lui, ma cosa potevano fare? Solo aspettare Hogwarts e vedere quale fosse la sua motivazione. Con la famiglia orrenda in cui viveva, non potevano aspettarsi che gliela facessero passare liscia.
Ed Hermione lo maledisse cento volte per essere voluto andare da solo ad affrontarli.
Ora era sicura che lo stessero trattenendo lì fino all’inizio della scuola, ma almeno a quel punto avrebbero avuto modo di parlare.
 
 
Una mattina di fine agosto, Hermione si svegliò nel letto di Fred, stiracchiandosi in modo buffo. Fred la notò con la coda dell’occhio e sorrise, ma li richiuse subito quando la ragazza si voltò a guardarlo, facendo finta di dormire.
Hermione rotolò sopra di lui e sorrise maliziosa. In quei giorni erano stati quasi tutto il tempo assieme, solo ogni tanto si staccavano perché Fred doveva stare con George e ogni tanto andavano via dalla Tana per approntare le ultime modifiche al negozio prima della grande apertura.
Ma ogni momento che avevano da soli lo sfruttavano al meglio. Non era facile essere completamente soli in quella casa, ma avevano i loro modi. Una scusa e si ritrovavano in bagno, un commento malizioso o una frecciatina e Fred si precipitava nella sua stanza, sollevando di peso Ginny e mettendola alla porta.
“Ehi quella è camera mia!” Gridò una volta la rossa sbuffando sonoramente davanti alla porta chiusa.
Molly trattava Hermione come una figlia, l’amava, ed era immensamente felice, come Arthur, che facesse parte della famiglia e riuscisse a contenere l’animo ribelle e scanzonato di Fred, per quanto possibile.
George aveva deciso che voleva metterla in difficoltà. Una volta Hermione era entrata in camera loro, e vedendo Fred di spalle senza maglietta, lo aveva abbracciato da dietro, in modo provocante, chiudendo la porta con un calcio.
“Ciao, passavo di qua e pensavo…”
George aveva tirato su la testa di scatto sorridendo e si era voltato verso di lei, mordendosi un labbro.
“Ah si?” L’aveva sollevata di peso ed era scoppiato a ridere, per poi incamminarsi verso il letto, “vieni qui allora dal tuo George.” Aveva detto provocante per scherzo, stendendosi sopra di lei.
Hermione aveva sbarrato gli occhi e in un attimo si era resa conto del neo mancante.
Si era divincolata alzandosi e gli aveva puntato un dito contro, “sei un vero idiota George.”
George aveva fatto come per morderglielo suadente, e le aveva strizzato l’occhio. “Era solo un piccolo scherzo. Sono stato buono, avrei potuto dirti chi ero... quanto sarebbe stato troppo tardi. Dovresti ringraziarmi Granger.” Rise. Era incredibile quanto fosse immaturo.
Hermione aveva alzato gli occhi al cielo e se ne era andata impettita, alla ricerca del vero Fred.
La ragazza sorrise divertita a quel ricordo, felice di vivere in una gabbia di matti, e si mise a cavalcioni su Fred, che continuava a fare finta di dormire.
“Ehi,” cercò di svegliarlo lei, picchiettandolo con una mano sulla guancia, e dandogli dei piccoli bacini sul viso.
Niente.
Si morse un labbro e le venne in mente un’idea; afferrò l’erezione di Fred maliziosa, guidandolo e aiutandolo ad entrare in lei, senza difficoltà ormai. Lasciò che scivolasse dentro di lei fino in fondo con un verso strozzato e si appoggiò contro di lui.
Fred sbarrò gli occhi, si aspettava tutto, ma non quello e gemette, scoppiando poi a ridere.
“Dovresti svegliarmi più spesso così.” Disse tirandosi su e appoggiando la schiena contro lo schienale del letto.
Hermione rise e iniziò a muoversi lentamente, facendo perdere lucidità immediatamente a Fred, che le afferrò i glutei e la schiena con forza, aiutandola a muoversi a ritmo.
“Sarà fatto.” Rispose lei tra un gemito e l’altro. Fred rise “Ti amo cazzo,” e con un colpo del bacino invertì la posizione, mettendosi sopra di lei e sfiorandole il collo.
Hermione soffocò un grido di piacere, e Fred dovette fare lo stesso continuando a muoversi ritmicamente dentro di lei sempre più forte. Hermione si aggrappò a lui, e sorrise sulle sue labbra, “si così Fred,” disse le inarcando la schiena.
Fred a quelle parole dovette chiudere gli occhi, spostandola afferrandole i capelli con forza, inclinandole la testa di lato e mordendole il collo. Hermione soffocò un altro grido, e rise, “dovremmo farlo nel vostro negozio una volta…” iniziò per provocarlo, ma a quelle parole Fred si bloccò improvvisamente dentro di lei, guardandola spaventato.
“Che giorno è oggi?”
“Il ventinove… perché?” Poi sbarrò gli occhi anche lei, “merda.”
“Oh no, no, no, no.” Iniziò a dire lui e si sporse verso l’orologio. Segnava le nove e un quarto.
“Merda!” Gridò Fred uscendo velocemente, infilandosi i jeans più velocemente che poteva, e la giacca del completo elegante uguale a George. Si mise la cravatta intorno al collo alla ben meglio, si rigettò sul letto per baciare Hermione a stampo.
“Ci vediamo più tardi,” le disse scomparendo in uno schiocco.
Hermione sorrise scuotendo la testa e iniziò a vestirsi con calma. Lei, Ginny, Harry, e Ron sarebbero andati nel tardo pomeriggio a vedere per la prima volta il negozio. Non vedeva l’ora.
Sospirò abbattuta al pensiero che avrebbe dovuto esserci anche Draco, e quanto lui desiderasse vedere quel posto.
Sperò che magari si facesse vedere almeno lì, lo aveva promesso. Tutti lo volevano lì con loro.
Ma non c’era.
 
 
 
Fred si Smaterializzò all’interno del negozio, direttamente seduto sul bancone della cassa, accanto a George che stava sistemando le ultime cose.
“Ciao gemellino.” Lo salutò allegro.
George si voltò verso di lui, “o ti sei degnato di farti vedere. Apriamo tra cinque minuti.” Disse mettendogli una scatola in mano.
“E allacciati almeno i pantaloni maniaco.” Aggiunse quando Fred saltò in piedi mostrando in pieno quanto in fretta si fosse vestito.
Gli allacciò la cravatta colorata sogghignando, mentre il gemello si sistemava la camicia e si allacciava la cintura.
Lo guardò e sospirò.
Si abbracciarono ridendo e insieme si avvicinarono alla finestra grande che sorgeva sul lato frontale del negozio, quello che dava in strada.
Fuori era già ben visibile una coda immensa, che girava pure dietro al primo angolo, formata da ragazzi e ragazze che si spingevano e allungavano il collo per guardare dentro.
“Pronto?”
“Quando lo sei tu.”
George sorrise e insieme schioccarono le dita, il lucchetto della porta al piano di sotto scattò e si spalancò di colpo, permettendo alla fiumana di gente di entrare.
“Benvenuti ai Tiri Vispi Weasley.” Esclamarono in coro alla prima massa di clienti della giornata, che li salutarono e guardarono come se fossero delle leggende, riversandosi tra gli scaffali.
 
 
§
 
 
Alle sei erano pronti ad andare. Si Smaterializzarono insieme ad Arthur e Molly, che volevano vedere anche loro l’impresa finita e aperta al pubblico dei loro figli, erano molto fieri di loro.
Hermione guardò il loro negozio, e sorrise, era l’unico colorato della via, quasi tutti gli altri negozi erano stati chiusi o distrutti. Dei Mangiamorte erano venuti a fare una visita a Diagon Alley qualche giorno prima.
Ma il loro negozio aveva aperto, e sembrava andare già alla grande. Harry si era portato il mantello per sicurezza, per loro non era più sicuro girare a piede libero; solo ad Hogwarts e alla Tana erano veramente al sicuro.
Voldemort si stava impadronendo di tutto il Mondo Magico.
Entrarono e furono subito accolti dall’aria allegra del negozio. Era pieno di scaffali, colmi di ogni prodotto possibile ed immaginabile. Le pareti di legno colorato, le scale che portavano sui diversi piani. C’era la sezione dei dolci, quella per i prodotti per la scuola, quella per gli scherzi generici.
In aria volavano scintille, scatole che si rimettevano a posto. I corridoi e le scale erano piene zeppe di maghi e streghe di ogni età, che correvano su e giù, compravano, provavano i prodotti.
In cima alle scale i due gemelli, vestiti identici, elencavano i loro prodotti a gran voce.
“Provate le nostre ultimissime Merendine Marinare…”
“… dopo le Pasticche Vomitose e il Torrone Sanguinolento…”
“…fatevi conquistare dai Pasticcetti Svenevoli,” e indicarono delle scatole verdi accatastate fino al soffitto nella sezione dei dolci.
Hermione si abbassò per evitare una specie di disco volante e rise con Ginny guardandoli, venendo poi attratta da una forte luce rosata in un angolo del primo piano soppalcato.
Prese tra le mani una boccetta a forma di cuore, piena di un liquido rosa e denso, i due rossi non ci misero tre secondi ad affiancarle. Fred lanciò uno sguardo a Cormac, che squadrava Hermione come se fosse un dolce, mentre lei osservava da vicino la scritta sulla boccetta.
“Salve signore… filtri d’amore?”
“Si funzionano davvero, è così che vuoi riconquistare Dean Thomas sorellina?”
“Non sono affari vostri, e comunque no, non voglio riconquistarlo.” Sbottò irritata, Harry la guardò andare via per un momento.
“E tu che ci fai qui?” Domandò suadente Fred con fare provocatorio. “Dopo quello che mi hai fatto stamattina, cosa faresti se prendessi una di queste?”
Hermione rise e la rimise a posto, “stavo solo guardando. Mi ha attirata il colore.”
“E’ fatto apposta.” Rise Fred e la cinse con le braccia, avvicinandosi, “senti quell’idiota di Cormac ti sta fissando ardentemente, dici che quest’anno devo fare un salto di tanto in tanto a sfoggiare il mio metro e novantadue?”
“Uhh qualcuno qui è geloso da morire.” Commentò divertita Hermione, dandogli un bacio sul naso, “tranquillo, non ti devi preoccupare per Cormac.”
“E di chi mi devo preoccupare?”
“Parla quello che ha una fila di ex amanti arrabbiate pronte a farmi la pelle per prendere il mio posto.”
“Che ci vuoi fare.” Fece lui stiracchiandosi tutto fiero, poi le diede un fugace bacio e si voltò per tornare da George; i due salirono una rampa di scala, quando Ron li fermò.
“Quanto costa questa?”
“Cinque galeoni.”
“E per me?”
“Cinque galeoni.”
“Sono vostro fratello.”
“Dieci galeoni.” Risposero i due in coro con aria strafottente facendo spallucce, voltandosi e continuando a salire le scale.
Ron sbuffò e si voltò verso Hermione ed Harry, “miseriaccia.”
Arrivò l’ora di chiusura, la gente iniziava ad uscire, era stata una prima giornata molto produttiva.
Erano tutti all’ultimo piano, a chiacchierare insieme a Fred e George, Hermione si accostò a lui e gli prese il mento con due dita, “sono molto fiera di te Weasley.”
“Ma grazie futura signora Weasley.” Rispose lui baciandola con delicatezza, George ridacchiò accanto a loro.
“Organizzate un matrimonio e non ne so niente?” Domandò ironico facendo il finto offeso.
Hermione rise e picchiettò il petto con un dito a Fred, “nessun matrimonio in vista. E’ Fred che si è fissato con quest’idea.”
“Sarebbe bellissimo vederti camminare sull’altare vestita di bianco, dei fiori tra i capelli,” rispose lui senza riuscire a smettere di guardarla, accarezzandola, “la strega più brillante e più bella, mia per sempre. Sarebbe un sogno,” mormorò piano.
George strabuzzò gli occhi, ma sorrise, “me lo hai fatto diventare un romanticone Granger? Cosa diavolo gli hai fatto?”
Tutti risero, Harry era appoggiato alla ringhiera, e si voltò quando sentì la voce di Neville dalle scale. “Mangiamorte in arrivo.” Disse solamente, e tornò giù.
I sorrisi si spensero sui volti di tutti.
“Harry non dovresti essere qui,” fece George allarmato.
“Non devono vederti.” Lo spinse indietro Fred.
“Presto sotto al mantello.” Disse Harry correndo verso i suoi due amici e nascondendosi sotto di esso insieme a loro, poco distante dai due gemelli.
In quell’istante due Mangiamorte fecero il loro ingresso nel negozio, tutti si spostarono di lato per farli passare.
Guardarono in alto sospettosi, lo sguardo truce. I due gemelli sospirarono e prepararono due sorrisi smaglianti da sfoggiare. Si appoggiarono alla ringhiera, per niente intimoriti.
“Benvenuti nel nostro nuovo negozio gentili signori.”
“Siete qui per comprare le nostre Merendine?”
Riuscivano a sfottere pure due servitori di Voldemort in persona; Hermione si morse un labbro e cercò di respirare il più piano possibile, ma il cuore le batteva nel petto come un tamburo.
I due volarono come fumo nero fino ai due piani superiori e atterrarono davanti ai due giovani maghi.
“Siete voi i proprietari?”
“In persona.” Risposero in coro.
“Cercate qualcosa?”
“Si, in realtà, non qualcosa, ma qualcuno.” Disse uno dei due, mentre sfiorava uno dei Marchi Neri Commestibili impacchettato.
“Ah si? Chi?” Fecero i finti tonti i due.
I due ridacchiarono e si avvicinarono minacciosi a Fred e George.
“Cerchiamo il vostro amico Harry.”
“Harry? Harry chi?”
“Harry Potter.”
“Mai sentito.” Ridacchiò Fred sfottendolo, e il Mangiamorte gli mise un braccio contro il suo collo, premendo forte e spingendolo contro il muro. Tirò fuori un coltello e lo puntò alla guancia del ragazzo. Hermione soffocò un grido di sorpresa con la mano.
“Capelli rossi, lentiggini, sguardo impertinente. Che mi dite invece di vostro fratello Ronald…Weasley?”
“Non gira sempre con il signor Potter?” Domandò l’altro bloccando George contro il muro.
“Dove sono?”
“Non lo sappiamo, non li vediamo da un po’.”
“E che mi dice della signorina Granger, la Mezzosangue?”
I tre sotto al mantello si scambiarono degli sguardi preoccupati, cercavano tutti loro per avere informazioni su Harry, e cominciavano dagli amici più stretti. La caccia era iniziata.
“Chi?” Domandò stupidamente Fred, cosa che fece irritare non poco il Mangiamorte, che si avvicinò ancora di più, guardandolo con odio, e sorrise malefico.
“Pensa che non sappiamo che lei e la signorina Granger siete molto… intimi ultimamente?” Domandò calcando con disprezzo la parola “intimi.”
“Le voci girano anche fuori da Hogwarts. Certo da un traditore del proprio sangue non ci aspettavamo molto di più. Ma se dovesse vederla in giro,” Fred cercò di tenere lo sguardo fisso in quello del Mangiamorte, impassibile, “ci faccia sapere, d’accordo?” E mentre pronunciava in modo glaciale queste parole, gli tagliò la guancia da parte a parte con la lama del coltello.
George si agitò sotto la presa salda dell’altro, fissando Fred preoccupato, che però non mosse un muscolo.
Fred sentì il sangue sgorgare fino al mento e sul collo, ma sorrise scuotendo la testa strafottente, “non ci contate.”
Il Mangiamorte scoppiò a ridere guardando l’altro, e tornò di colpo su Fred caricando un gancio tremendo e colpendolo sulla bocca. Facendolo piegare di lato.
George scattò in avanti, “lascialo,” ma venne bloccato dal Mangiamorte che rafforzò la presa su di lui, strozzandolo. Fred guardò il gemello dal basso.
Hermione strinse la presa sulla bacchetta infilata nella tasca dei suoi jeans, ma la mano di Harry la bloccò.
“State attenti Weasley, la prossima volta non saremo così comprensivi.”
Sputò ai suoi piedi e Fred si alzò facendo scrocchiare la mandibola, il labbro di sotto era spaccato. Sorrise sfacciato, “è stato un vero piacere.” Disse seguendoli con lo sguardo mentre i due se ne andavano per le scale.
“Tornate a trovarci presto.” Concluse George sorridendo in modo altrettanto provocante. I due uscirono dalla porta spalancata, lasciando una traccia di fumo nero dietro di loro che si dissolve pian piano.
I tre uscirono da sotto il mantello di getto, Hermione si avventò su Fred e lo abbracciò disperata, qualche lacrima le scappò.
Gli guardò il labbro spaccato e il taglio, “devi medicarti.”
“E’ solo un taglio Granger, sto bene.”
“Devi piantarla di fare così l’eroe.”
“Mi associo. Anche se è così divertente…”. Intervenne acido George massaggiandosi il collo dove il Mangiamorte aveva fatto pressione. Aveva un livido rosso. Hermione guardò preoccupata anche lui, sospirò e guardò Harry, “dobbiamo andare, non siamo al sicuro qui. Potrebbero tornare.”
“Si Hermione ha ragione, torniamo alla Tana.” Fece Ron andando a recuperare le sue cose.
“Voi andate,” fecero i gemelli, ormai il negozio era deserto, “noi chiudiamo e vi raggiungiamo.”
Hermione cercò di frenare il tremore alle gambe, aveva così paura che potessero fare del male a coloro che amava con così tanta facilità. Si accostò alla finestra per guardare fuori, ormai era buio, e l’occhio le cadde su una figura inconfondibile. Un ragazzo alto, pallido, dai capelli bianchi e vestito con un completo nero elegante, si guardava intorno in maniera sospetta, lo sguardo triste.
Accanto a lui c’era una donna, i capelli identici ai suoi.
“Draco,” mormorò la ragazza con un filo di voce.
 
 
Draco guardò il negozio colorato dei gemelli Weasley, le luci dentro erano accese. Era sicuro che fossero ancora dentro. Gli venne un nodo allo stomaco; sarebbe voluto entrare, salutarli, scusarsi, spiegargli ogni cosa. Ma come poteva? Li avrebbero uccisi.
Non poteva permetterlo. Pensò se dentro ci fosse anche Hermione, ma certo, aveva detto che sarebbe andata all’inaugurazione. Così vicini, eppure così dannatamente lontani e intoccabili.
Sua madre gli sfiorò un braccio, e lo spinse verso la via buia, “vieni, è ora.”
 
 
Cosa diavolo ci faceva lì? Perché non entrava? Perché non li aveva avvertiti che era lì?
Si voltò verso i suoi amici, che la raggiunsero, e guardarono fuori, nascosti come lei, e lo videro mentre veniva spinto dalla madre nel vicolo buio che portava direttamente a Nocturn Alley.
Ron strizzò gli occhi, “dove stanno andando così di fretta?”
“Scopriamolo” fece Harry sicuro.
 
I tre uscirono dal negozio, ma invece di andare al camino del Paiolo Magico, lasciarono la strada principale e seguirono cauti i due, nascosti nel buio. Quando videro che entravano da Magie Sinister, si arrampicarono sul tetto della casa accanto, per vedere meglio. Da lì avevano una visuale perfetta della grande vetrata della soffitta del negozio.
Hermione vide Draco aggirarsi per la stanza piena di cianfrusaglie e con loro sommo orrore videro i due Mangiamorte che erano entrati nel negozio e avevano minacciato i gemelli.
Il cuore di Hermione si fermò. Cosa ci faceva Draco lì dentro con due Mangiamorte? Erano ovviamente lì insieme, si conoscevano, stavano parlando. Draco sfiorò con una mano uno strano armadio nero e le sue labbra tremarono. Chiuse gli occhi.
Aveva paura. Hermione lo capì immediatamente, lo conosceva troppo bene. Ma allora perché era lì in loro compagnia? Che cosa stavano facendo insieme?
Quando uno degli scagnozzi di Voldemort si voltò verso la finestra, i tre si nascosero dietro alle tegole, abbassandosi più che potevano, e trattennero il fiato.
Scesero velocemente dal tetto, avevano visto abbastanza e stavano rischiando grosso. Harry e Ron si incamminarono verso il Paiolo Magico, Hermione si bloccò.
“Voi andate,” disse ai due amici, “torno con Fred.” I due si avviarono su per la strada, ma lei invece di tornare al negozio dei gemelli, si acquattò in un angolo, in silenzio. Vide i Mangiamorte passare dopo un po’, e anche la madre di Draco. Sparirono nel buio, in una via secondaria.
Draco arrivò poco dopo, passandosi una mano tra i capelli, e soffocò un grido di sorpresa, quando si sentì afferrare e trascinare in un antro buio.
Sbarrò gli occhi argentei quando vide Hermione davanti a lei, che lo fissava disperata. Il suo cuore riprese a pulsare dopo tanto tempo. Si sentì vivo.
“H-Hermione, cosa ci fai qui?” Si dimenticò per un attimo tutto, rivederla dopo più di un mese era meraviglioso.
“Cosa ci fai tu qui? Non mi hai mai scritto, uno straccio di notizia. Sei…sparito.” Disse arrabbiata, ma preoccupata.
“E’ complicato,” disse lui con la voce rotta, le lacrime agli occhi, tutto quel peso tornò tremendo, incontenibile, ma lui doveva proteggerla. Sempre e ad ogni costo.
“Parlami, parla con me ti prego,” lo attirò a sé scoppiando a piangere, “dimmi che cosa ti hanno fatto.” Gli afferrò il braccio e lui lo scostò malamente, tirandosi giù la manica fino al polso, il cuore che batteva a mille nel petto.
“Devo andare.” Disse semplicemente, andando via, non poteva permettere che la vedessero.
“No Draco aspetta, ti prego, io posso aiutarti.” Disse tra le lacrime, tentando di seguirlo.
Lui strinse gli occhi con forza, mordendosi le labbra e si voltò di scatto, puntandole un dito contro, “nessuno può aiutarmi,” sussurrò con un filo di voce rotto dal pianto, “ti prego, non provare più a parlare con me.” Disse piano, e questo gli costò uno sforzo inimmaginabile, il cuore gli si spezzò nel pronunciare quelle parole.
Le lacrime iniziarono a scorrere sul volto di Hermione, lo guardava, aprì la bocca per ribattere, ma non uscì alcun suono. Si allungò verso di lui, ma il biondo si ritrasse e sparì nel buio, prima che qualcuno potesse tornare indietro a cercarlo.
Hermione si appoggiò al muro di pietra, sconvolta. Ricacciò indietro le lacrime e si asciugò con rabbia le guance.
Perché si comportava così? Cosa stava nascondendo?
 
I gemelli uscirono in quel momento dalla porta sul retro, chiudendo a chiave e chiacchierando tra di loro.
Fred notò subito Hermione appoggiata al muro della casa accanto al loro negozio, e le corse incontro insieme a George, preoccupato a morte.
“Hermione cosa ti è successo? Dove sono Harry e Ron?”
La ragazza alzò lo sguardo triste e su di lui, “Fred…” mormorò.
“Si sono io.” Si chinò davanti a lei.
“Portami a casa.” Riuscì solo a dire, prima di dover chiudere gli occhi per non rimettersi a piangere. I due la cinsero con le braccia e si Smaterializzarono insieme a lei, diretti alla Tana.
Non appena entrò la ragazza si sentì subito meglio, prese un profondo respiro e promise a sé stessa che sarebbe andata a fondo in quella faccenda.
C’era qualcosa sotto, ne era certa lei e anche Ron e Harry. Il loro amico era in difficoltà, e avrebbero capito il perché.
 

 
§
 
 
 
La sera prima di partire per Hogwarts, Hermione stava finendo di preparare la valigia, ormai viveva nella stanza di Fred, cercando di passare più tempo possibile con lui prima della partenza. Aveva solo la maglietta larga di Fred addosso, e i capelli raccolti in una crocchia disordinata.
Si sedette sul letto, e aprì l’album fotografico che le avevano regalato i gemelli e rise commossa, le foto si erano aggiornate.
Adesso c’erano così tanti momenti belli da ricordare, sempre di più.
Il primo era lo scherzo che aveva fatto a Fred a Grimmauld Place, e rise al ricordo.
Poi vide lei che chiacchierava con Fred in infermeria, quando lui era stato tutta la notte, tutto il giorno seguente, e la notte ancora dopo al suo fianco, senza lasciarla un attimo.
C’era anche il momento in cui aveva vinto la Coppa di Quidditch, giocando da battitore al posto di Fred.
C’erano così tanti momenti in cui lui era presente.
C’era la sua dichiarazione d’amore davanti a tutti in Sala Comune, sfiorò la foto con due dita. Sorrise felice.
Poi c’erano tutti loro, che ballavano il twist in soggiorno alla Tana, felici e spensierati. Compreso Draco. Chiuse gli occhi e si mise una mano sulla bocca.
L’assalì la tremenda sensazione che quelli erano stati gli ultimi giorni in cui avrebbero passato del tempo assieme, a divertirsi, e stare bene, bene sul serio.
E infine c’era la notte più magica della sua vita, loro due che ballavano sotto quel mare di lucciole, abbracciati, e poi si buttavano in acqua ridendo.
Fece scorrere le pagine velocemente, ma dei passi nella stanza le fecero alzare la testa.
Fred era in piedi davanti al letto, coperto solo con un asciugamano in vita, che la fissava dall’alto.
“Tutto bene?”
“Si,” tirò su con il naso lei, mettendo in valigia il libro, “mi ero persa nei bei momenti passati.”
Fred mise una gamba sul letto e si chinò su di lei, “ne avremo ancora tanti di bei momenti Granger, te lo prometto.”
Lei sorrise e si stese sul letto, “devi farti una doccia? Perché io devo finire di preparare le valige…”
“Hai tutta la sera per farlo,” Fred le prese le mani con le sue e la fece alzare, coprendole poi gli occhi con i palmi, “ora devi solo pensare a rilassarti.” Le sussurrò ad un orecchio dolce, guidandola fino al bagno nella sua stanza.
Tolse le mani una volta dentro.
“Ta-daann.”
La luce del bagno era spenta, ma era tutto rischiarato dalla luce di piccole candele rosse, posizionate in vari punti: sul bordo della vasca, sul lavandino, sugli scaffali.
La vasca era piena di schiuma, invitante. Hermione si voltò verso Fred, che si era già spavaldamente tolto l’asciugamano e la fissava dall’alto muovendo le sopracciglia.
“Dillo che non te l’aspettavi tutto questo quando ti sei messa con me,” mormorò mentre le sfilava la maglietta lentamente, “ammetto che mi sorprendi ogni giorno di più, diciamo che non ti ho mai considerato negli anni un romantico…” rispose lei chiudendo gli occhi sotto ai suoi tocchi leggeri.
Le sfilò ogni indumento e la fece accomodare nella vasca insieme a lui, uno di fronte all’altro, immersi nell’acqua calda e nella schiuma. Si appoggiarono ai bordi opposti, le gambe incrociate in quelle dell’altro.
“Non credevi in me eh? Invece guarda,” Rispose lui piccato, le mani appoggiate ai bordi della vasca, la guardava beffardo.
“E’ solo che, dai racconti non sei mai stato un galantuomo.” Ammise lei divertita.
“Ah si? Le voci che giravano su di me erano così cattive?”
“Solo quelle di qualche ragazza insoddisfatta…”
“Capisco… peccato io abbia passato così poco tempo a scuola per potermi vantare di stare con te…”
“Non hai nulla di cui vantarti,” rispose lei imbarazzata, guardando da un’altra parte.
“Perché non sai quanto sei meravigliosa.” Rispose sicuro lui, prendendole il viso con le mai insaponate. Poi riappoggiò la schiena contro il bordo e si creò una barba e baffi finti con la schiuma.
“Come starei con la barba?”
“Meravigliosamente.”
“Dovrei convincere George a farcela crescere, saremmo ancora più sexy…”
“Non puoi fartela crescere solo tu vero?”
“Oh no,” disse lui con fare ovvio ridacchiando, “non siamo stati diversi per un attimo della nostra vita da quando siamo nati. Non mi sento me stesso, senza essere uguale a lui, lo so che è strano da pensare messa così… ma è la verità.”
“Ti capisco.” Rispose Hermione mettendogli una mano sul braccio, Fred sorrise e si rilassò, allungandosi contro il suo corpo.
“Bene, bene,” fece languido, “quanto ti mancherò quest’anno?”
“Non quanto ti mancherò io.”
“Ohh molto bene.”
Risero, “Granger ti scriverò ogni volta che posso, e poi,” le strizzò l’occhio, “qualche visitina ad Hogsmade la potrò fare nei weekend.”
Hermione sorrise e guardò fuori dalla finestra, la campagna era immersa nell’oscurità, “sarà strano senza voi due.”
Fred non disse nulla, seguì il suo sguardo, “starai alla grande. Ricordati però che appena finisce la scuola ci sposiamo io e te. Goditi questi due anni.”
Ridacchiò quando Hermione lo punzecchiò con il piede scuotendo la testa, le punte dei suoi capelli erano bagnati, il naso arricciato in quel suo sorriso meraviglioso.
Poi cercò di affogarla di sorpresa in acqua, ma lei reagì pronta, gettandogli della schiuma addosso, rimasero lì a lungo a ridere, scherzare, volendo che non finisse mai.
Perché dal giorno seguente, per la prima volta da quando si erano innamorati, non si videro più molto, e dovettero abituarsi a quella nuova situazione.
Ma intanto quello era il loro momento, e godettero di ogni prezioso secondo di quell’amore sconfinato e senza pensieri.
Perché non avevano idea di che cosa sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.











NOTA DELL'AUTRICE: Ciao carissimi, scusate i tre giorni di attesa, ma ho avuto molto da fare, ho scritto anche tantissimo intanto, e ho usato questo tempo per capire come strutturare questi ultimi, ma lunghi, capitoli. Spero davvero che vi piaccia anche questo, nonostante sia tutto un po' più oscuro ovviamente, ma molto intenso e denso di avvenimenti. Vi voglio molto bene e recensite se vi va perchè mi fa piacere e sono troppo curiosa di sapere cosa ne pensate!
Tornerò molto presto con il prossimo capitolo.
Sera!!

 
   
 
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