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Autore: lapacechenonho    15/06/2020    6 recensioni
Era raro che Harry venisse a colazione alla Tana, per questo, mentre scendeva le scale e sentiva il suono della voce dell’uomo che amava, la assalirono una sorta di ansia e felicità.
«Harry, che ci fai qua?» chiese con la voce ancora impastata di sonno. L’uomo sorrise e Ginny si chiese quando sarebbe arrivato il momento di poter bearsi di quel sorriso ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette.
«Mi aspettavo un’accoglienza diversa dalla mia fidanzata» rispose lui divertito avvicinandosi a lasciarle un dolce e veloce bacio.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quella mattina Ginny si svegliò con una strana sensazione, come se stesse per succedere qualcosa e non capiva se quella sensazione fosse positiva o negativa.
Erano passati ormai cinque anni dalla fine della Battaglia, alcune ferite, come i lutti, erano difficili da rimarginare ma tutti stavano cercando, piano piano, di riprendere in mano la propria vita e ricominciare. Anche Ginny ci aveva messo un po’ di anni: finita la guerra, aveva impiegato due anni di tira e molla con Harry prima di rendere stabile la loro relazione. Il costante senso di colpa di Harry per la morte di Fred e la sofferenza di Ginny per aver perso uno dei fratelli a cui era più legata, avevano reso burrascoso il biennio 1998-2000 per la coppia. Si ritrovarono in maniera quasi spontanea una sera di agosto dopo il compleanno di Ginny, improvvisamente le liti per le loro sofferenze sembravano più sopportabili e comprensibili e alla fine si erano messi insieme. Erano una coppia fissa da ormai tre anni.
Harry, dopo una prima settimana alla Tana, aveva insistito per andare a vivere a Grimmauld Place, nonostante la signora Weasley gli avesse detto che non recava alcun disturbo, ma Harry era deciso e così dopo circa un mese dalla Guerra lasciò casa Weasley. Ginny, invece, viveva ancora con i suoi.
Era raro che Harry venisse a colazione alla Tana, per questo, mentre scendeva le scale e sentiva il suono della voce dell’uomo che amava, la assalirono una sorta di ansia e felicità.
«Harry, che ci fai qua?» chiese con la voce ancora impastata di sonno. L’uomo sorrise e Ginny si chiese quando sarebbe arrivato il momento di poter bearsi di quel sorriso ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette.
«Mi aspettavo un’accoglienza diversa dalla mia fidanzata» rispose lui divertito avvicinandosi a lasciarle un dolce e veloce bacio. A capotavola c’era Arthur Weasley e Ginny sapeva quanto Harry si sentisse a disagio a sfiorarla. Una volta le aveva confessato che si sentiva di tradire la sua fiducia ogni volta che la toccava davanti a suo padre. Ginny aveva riso ma alla fine aveva compreso il suo disagio.
«Vuoi delle uova, Harry caro?» chiese Molly Weasley allontanandosi dal piano cottura.
«No, grazie. Ho già fatto colazione» rispose gentile.
Ginny intanto cercava di scrutare nell’aria qualcosa che non andasse. Era ormai rimasta l’unica a vivere alla Tana, oltre Charlie quando tornava dalla Romania, ma c’era una strana calma quella mattina, come la calma prima della tempesta e la Weasley piccola si sentiva inquieta. Si sedette accanto ad Harry, appoggiando una testa sulla sua spalla ancora assonnata, mentre aspettava che sua madre le portasse delle uova strapazzate, come piacevano a lei.
Guardando la figura della sua fidanzata appoggiata alla sua spalla, Harry rise leggermente facendola sollevare.
«Non mi hai ancora detto perché sei qua» mugugnò passandosi una mano sull’occhio destro.
«Ho bisogno di un pretesto per venire a trovare la mia ragazza?» domandò serafico.
«Sì, perché sono in pigiama e sono appena sveglia e mi puzza l’alito» si lamentò ed Harry rise.
«Ginny, ti vedo appena sveglia e in pigiama da quando hai undici anni!»
La ragazza di appoggiò allo schienale della sedia a braccia conserte leggermente arrossita. Suo padre sogghignava da dietro la Gazzetta del Profeta. Uomini pensò irritata mentre sua madre le posava una generosa porzione di uova e bacon.
«Stamattina ti devo portare in un posto, ma non posso dirti dove. Quindi mangia, lavati i denti, perché sì, hai un alito proprio orribile appena sveglia, e usciamo» disse il Salvatore del Mondo Magico puntando le sue iridi verdi direttamente nelle sue nocciola.
Indispettita, Ginny aveva alitato sulla mano a coppa per sentire se davvero il suo alito fosse così pessimo e convenne col ragazzo che forse non era uno dei migliori ma non era manco l’alito di un Troll. Ancora più indispettita dal fatto di non conoscere la meta della loro gita, si andò a cambiare, con addosso la sensazione che forse avrebbe fatto meglio a rimanere a letto quella mattina.
Quando scese al piano di sotto con il muso lungo fino a terra, i suoi genitori non c’erano. C’era solo Harry e che dava dei biscotti a Leotordo. «Ce l’hai fatta allora! Credevo fossi rimasta chiusa in bagno!» esclamò.
«Stamattina hai bevuto succo di zucca e simpatia?» domandò seccata ed Harry sorrise.
«Sono solo contento e tra poco capirai il perchè» le disse facendo cenno di seguirlo.
«Be’ se ti diverti infastidendomi sappi che dovresti cambiare hobby!»
Harry gettò alla testa all’indietro e rise, poi avvicinandosi la baciò. «Lo sai benissimo qual è il mio hobby» le disse maliziosamente ad un orecchio.
Nonostante fossero soli, Ginny si sentì avvampare e tirandogli una botta sul braccio gli sussurrò uno “scemo” e uscì dalla casa seguita dal suo ragazzo che si affrettò a prenderle la mano.
Nella loro storia avevano trovato il giusto compromesso tra ironia e romanticismo. Non volevano essere una di quelle coppie smielate che passano il San Valentino da Madama Piediburro, a sbaciucchiarsi in mezzo a cuoricini, cupidi e altre scemenze varie, piuttosto loro preferivano fare una partita a Quidditch e poi rotolarsi fra le lenzuola. Lo trovavano entrambi molto romantico.
Quando Ginny si trovò sulla strada principale di un luogo che non conosceva rimase spaesata per una manciata di secondi. «Harry, dove siamo?» chiese confusa.
«Godric’s Hollow» rispose lui guardando la strada di fronte a loro.
Ginny vedeva qualche metro più in là un monumento e accanto una chiesa con dietro un cimitero. Aveva qualche nozione storica sul villaggio: sapeva che era stato il villaggio di Godric Grifondoro, che era stato forgiato lì il primo Boccino d’Oro, che era lì che aveva vissuto Silente ed era lì che erano morti i genitori di Harry. Istintivamente strinse più forte la mano del suo fidanzato che sorrise.
Non l’aveva mai portata lì, forse perché non se la sentiva o forse perché la prima volta che ci era stato aveva rischiato di rimanerci secco. Ginny più volte aveva pensato di andarci a sua insaputa, ma poi si era sempre ricreduta arrivando alla conclusione che sarebbe stato poco corretto nei confronti di Harry.
«Vieni» mormorò piano guidandola per la strada assolata.
Era un sabato di maggio ed il sole caldo splendeva nel cielo. Molte famiglie, Babbane e magiche, si riversavano in strada per godere di quel primo sole primaverile. Le famiglie magiche erano facilmente riconoscibili: erano quelle che al loro passaggio iniziavano a parlottare fitto tra di loro. Ogni tanto si sentiva la gente mormorare frasi come «Ma quello è Harry Potter», «Cosa ci fa qua?», «Quella è la sua ragazza», «Sarà venuto alla tomba dei suoi genitori». Ginny cercava di sorridere comprensiva all’ex-Prescelto ma Harry, temprato negli anni, sembrava non udire le parole ed i mormorii al loro passaggio.
Una volta passati accanto al monumento, quello cambiò forma e prese quella di un uomo e di una donna dai capelli lunghi con un bambino in braccio. Ginny ci mise poco a capire che si trattava della statua di Lily, James ed Harry. Riuscì a mormorare solo un «Wow» soffocato che al momento le sembrava l’esclamazione più stupida del mondo. Nell'attimo in cui superarono la statua per andare verso la chiesa, questa tornò un semplice monumento ai caduti.
Harry sembrava caduto in una sorta di silenzio reverenziale, non sapeva se per il fatto di essere lì o perché non aveva effettivamente niente da dire. «Non mi devi far vedere queste cose per forza, se non vuoi» gli disse dolcemente fermandosi a metà strada e facendo bloccare pure lui.
«Infatti non devo. Io voglio farti vedere queste cose» disse. Sospirò. «Ginny, sei la mia famiglia. Sei la donna che amo e con cui vorrei costruire un futuro. Questa è la mia storia, stiamo insieme da tre anni e tu non la conosci» disse arrabbiato con sé stesso.
«Conosco le tua di adesso» rispose lei dolcemente accarezzandogli una guancia. «Andiamo» disse poi decisa a non continuare quel discorso che lo aveva innervosito.
Entrati al cimitero, superarono la tomba dei Silente e arrivarono alla lapide di James e Lily Potter, l’incisione “L’ultimo nemico ad essere sconfitto è la morte” luccicava fiera alla luce del sole. C’erano delle rose in un vasetto bianco, con dell’acqua. «Deve averle messe qualcuno del villaggio» mormorò Harry osservandole.
Ginny si piegò osservando le foto in bianco e nero, c’era Lily, di cui si potevano intuire i capelli rossi, che sorrideva gentile e accanto James, identico al figlio, con un sorriso malandrino. «Hai lo stesso sorriso di tua madre» osservò la ragazza guardando Harry. Il ragazzo rimase fermo per qualche secondo valutando cosa dire.
«Non me l’aveva mai detto nessuno».
Ginny sorrise e si alzò dandogli un bacio leggero. «Si può fare davanti ad una lapide?» chiese staccandosi dal fidanzato e facendolo ridere.
«I miei genitori capiranno» rispose con un’alzata di spalle.
Ginny si soffermò a guardare la lapide per altri minuti, poi estrasse la bacchetta e fece apparire due gigli. Harry sorrise grato e poi lasciarono il cimitero mano nella mano. Se Ginny aveva calcolato bene, mancava un solo posto da visitare: la casa di Harry.
Quando aveva solo dieci anni ed era ossessionata dal Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, aveva letto molti libri che accennavano alla sua storia o a quella di Lily e James, sapeva com’era la casa, sapeva che non si poteva ricostruire e sapeva anche che non poteva essere vista dai Babbani. Arrivarono quasi alla fine del villaggio quando trovarono l’abitazione distrutta. Aveva visto centinaia di foto, ma vederla dal vivo era tutta un’altra cosa, nonostante il primo piano intatto e l’ala destra del piano superiore distrutta fossero uguali alle immagini dei libri. Sentì un impercettibile dolore al petto che la portò a stingere ancora più forse la mano di Harry, per darsi coraggio e per darglielo un po’ a lui.
Si avvicinarono ed Harry toccò il cancello dove comparve l’etichetta che ricordava James, Lily ed Harry. Tutt’intorno c’erano messaggi di incoraggiamento e di ringraziamento per Harry. Ginny piangeva di rado, ma vedere tutto quell’amore per l’uomo della sua vita le fece venire gli occhi lucidi. Si girò dal lato opposto per asciugarsi una lacrima senza farsi vedere da Harry che però le mise un braccio intorno alle spalle e, avvicinandosela, le baciò una tempia.
Essendo quasi fuori dal villaggio, la situazione era più calma. Non c’era più il brusio di voci. C’era solo un uomo che si stava avvicinando a loro, ma appena fu abbastanza vicino cambiò strada, come se si fosse improvvisamente ricordato di dover fare qualcosa. Probabilmente era un Babbano che si chiedeva perché due giovani ragazzi stessero fissando il vuoto.
«Andiamo?» chiese Harry. Ginny era ancora appoggiata alla sua spalla a contemplare silenziosamente le rovine della casa e ringraziando mentalmente Lily e James per aver donato Harry al mondo a costo della loro vita.
«Sì» rispose Ginny prendendolo per mano.
Continuarono a camminare in silenzio quando improvvisamente Harry si fermò davanti ad una villetta color canarino molto simile a tutte le altre. «Harry, che c’è?» domandò confusa.
Harry si staccò da lei e si avvicinò al cancelletto, oltrepassandolo. «Harry, cosa stai facendo? Non è casa tua vieni qui!» esclamò. Ma Harry sorrideva con un sorriso molto più simile a quello di suo padre.
«Vieni qua» le disse semplicemente.
Ginny confusa si avvicinò. Harry estrasse dai jeans una chiave e Ginny sgranò gli occhi. «Ti presento casa nostra» le disse.
«Casa nostra?» ripeté. Nel frattempo una folla di curiosi si era riunita con nonchalance facendo finta di passeggiare. Harry annuì.
Ginny guardò la casa. Era bellissima ed era enorme. Aveva una verandina che dava sulla strada con un dondolo coperto da un telo di plastica, le serrande erano abbassate ma si potevano intuire facilmente delle grandi vetrate luminose. «Harry tu sei pazzo» disse con un filo di voce senza staccare gli occhi dall’edificio.
Quando tornò a guardare il fidanzato per poco non le venne un colpo. Era inginocchiato davanti a lei con una scatolina di velluto in mano. La scatolina aperta rivelava un anello in oro bianco con un diamantino al centro. «Harry ma cos…?» mormorò confusa.
«Ginevra Molly Weasley» disse con tono solenne (e Ginny era certa lo avesse fatto per farla innervosire). «vuoi diventare mia moglie?»
Ginny si portò le mani alla bocca non sapendo se piangere di gioia o ridere per tutta la gente che li guardava. «Alzati, cretino» gli disse a denti stretti tentando di sollevarlo per un braccio.
L’espressione spaventata di Harry era incredibilmente buffa e Ginny pensò che non l’avrebbe dimenticata per il resto della sua vita. Decise di godersela ancora un po’ così incrociò le braccia e fece qualche passo indietro. Ginny giurò di non aver mai visto Harry così terrorizzato, era decisa a fargliela pagare per averla irritata quella mattina, ma vederlo così confuso e disorientato la intenerì. Sospirò e ridendo disse: «E va bene, ti sposo!»
Non ebbe manco il tempo di vederlo correre verso di lei che sentì le labbra di Harry sulle sue mentre cercava di infilarle l’anello nella mano sinistra. Ginny sorrideva compiaciuta ed emozionata e poteva sentire sorridere anche Harry.
«Potter, il primo bacio in Sala Comune davanti a tutti e la proposta di matrimonio davanti agli sconosciuti. Dillo che vuoi fare le cose in grande» lo punzecchiò quando si separarono.
Lui sorrise e tornò a baciarla. «Ti amo, Ginny» mormorò sulle sue labbra.
«Ti amo anche io, Harry».
 
Angolo autrice:
È la prima volta che scrivo su Harry e Ginny dopo tantissimo tempo e sono emozionatissima, all’inizio non doveva essere così lunga, poi mi sono fatta prendere la mano ahahah.
Questa storia è nata quasi per caso mentre rileggevo i Don della Morte ed ero al capitolo in cui Harry ed Hermione vanno a Godric’s Hollow. A me è piaciuta tanto scriverla, spero piaccia anche a voi.
Il titolo, come sempre, non mi convince, probabilmente fra un paio di giorni la troverete sotto un altro titolo ahahah.
A presto,
Chiara.
      
   
 
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