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Autore: ailyn    27/06/2020    2 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Hinata fissava le foto poste sopra la mensola in salotto, mentre calde lacrime le rigavano il bellissimo viso. Dentro a sé, nel profondo, aveva sempre sospettato, sempre saputo, ma mai avrebbe immaginato una ferita tanto profonda, un’umiliazione così pesante, il suo orgoglio ruggiva, la sua anima di Hyuga scalpitava"
SasuHina - NaruSaku
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Ciao a tutti! Purtroppo a causa degli esami non sono riuscita ad aggiornare prima. Spero che il capitolo vi piaccia, Buona lettura!
 

CAPITOLO 7: Quasi morte

Hinata stava concentrando tutto il suo chakra per chiudere la crepa dimensionale aperta da quei folli, ma si sentiva sempre più debole e non era certa di poter resistere ancora a lungo, poiché erano giorni che stava lì cercando di fermare in quell’area lo scorrere del tempo grazie alla sua abilità oculare, ma sapeva che non ce l’avrebbe fatta a resistere ancora a lungo e sperava che Sasuke avrebbe presto capito che qualcosa non andava.

Tutto era iniziato due settimane prima quando era nel Paese del Ferro e stava scandagliando i pensieri della gente presente lì poiché, data la sua neutralità a qualsiasi conflitto era il posto migliore dove rifugiarsi per i nukenin, lontani dal braccio delle forze alleate, ed effettivamente, dopo una settimana aveva individuato due shinobi sospetti, che erano arrivati al Villaggio a fare rifornimenti ma non si erano trattenuti a lungo.

La Kunoichi decise di seguirli, stando attenta a mantenere una distanza tale da non farsi scoprire e non ci volle molto per arrivare al loro covo nascosto in mezzo alle montagne. Hinata si appostò, studiando attentamente il luogo e notando la presenza di dodici nukenin, non accorgendosi però di un millepiedi lì vicino e presto venne circondata dai ninja desiderosi di farla fuori il più in fretta possibile.

“Guarda, guarda chi abbiamo qui” disse uno di loro: un tipo non molto alto e grassottello, dai capelli viola che ricadevano scomposti sulle spalle e un ghigno sulle labbra. Hinata lo identificò come Kamu Yoshina, nukenin di Suna “quale onore avere Hinata Hyuga nostra ospite”

La donna si mise in posizione di difesa e senza indugiare si scagliò su di loro usando le tecniche del suo clan e la sua nuova capacità di controllo delle emozioni e dei pensieri, ma non fu facile. Subito, infatti uno dei nukenin le lanciò contro un fumo nero e denso che le ostacolava sia la respirazione che la vista e gli altri si fiondarono su di lei in un susseguirsi di tecniche che la misero in enorme difficoltà, mentre Kamu osservava lo scontro beffardo.

Hinata era sfinita: combattere con undici ninja di quel calibro non era un’impresa semplice e lei non si era mai trovata ad affrontare una tale sfida da sola, ma doveva riuscirci per poter tornare a casa dalla sua famiglia, da Sasuke.

E proprio grazie al timore di non vedere più le persone che amava, riuscì a contrattaccare e con un turbine di chakra, spazzò via la nube lanciata dal nukenin. Presto si impossessò dei pensieri dei combattenti e li indusse a puntarsi un kunai sul petto e a conficcarlo dritto nel cuore, mentre Kamu ora la guardava terrorizzato

“Pensi di poterci fermare? Sei solo un’illusa!” esclamò per poi correre in mezzo alla radura e comporre dei sigilli che servivano ad aprire un varco dimensionale

“Che stai facendo?” urlò Hinata, osservandolo spaventata

“Saranno i demoni a porre fine a questo Mondo! Io li comanderò e poi riuscirò a far risorgere Kaguya!”

La donna dopo le parole del nukenin capì che non c’era tempo da perdere poiché il varco stava lentamente aprendo. L’uomo non possedeva abilità innate quali il rinnegan e quindi era molto difficile creare un contatto con altre dimensioni e Hinata aveva il tempo di agire. Immediatamente si scagliò sull’uomo e con un kunai li recise la gola, per poi attivare il Byakugan e posizionarsi davanti al varco cercando di fermarne l’apertura.

Ma ora, dopo giorni di stallo senza cibo né acqua si sentiva esausta e priva di forze, ma proprio quando stava per perdere i sensi avvertì una presenza che le fece alzare lo sguardo speranzosa. Notò subito il falco di Sasuke che scendeva in picchiata verso di lei con l’Uchiha in groppa.

L’uomo non perse tempo e appena sceso attivò il rinnegan chiudendo definitivamente la crepa dimensionale, recidendo un braccio nero e squamoso che usciva da essa. Si precipitò poi dalla compagna che aveva perso i sensi notando immediatamente l’eccessivo pallore e il tremolio che percuoteva il corpo e, senza esitare ulteriormente, la posizionò sul falco e partirono alla volta di Konoha

“Resisti amore mio!” pensò Sasuke, stringendo a sé il corpo della donna.

Grazie al falco, arrivarono a Konoha dopo poche ore e Sasuke portò immediatamente Hinata in ospedale, attivando un braccio del susanoo per poterla portare

“Dov’è Tsunade-sama?” esclamò entrando, attirando l’attenzione su di sé. Subito venne affiancato da infermiere, spaventate dal chakra violaceo dell’uomo, che presero la donna posizionandola su un lettino

“Vi ho chiesto dov’è Tsanade-sama” urlò nuovamente, irritando il personale medico che però non osava rivolgersi a lui

“Sono qui moccioso, cos’hai da sbraitare?” disse Tsunade facendo la sua comparsa, attirata dal trambusto e notò che Sasuke la guardava quasi supplicante mentre si avvicinava al lettino dove era adagiata Hinata.

La donna controllò subito il flusso di chakra e notò che era ridotto al minimo e che a malapena riusciva a mantenere il funzionamento degli organi vitali.

“In sala rianimazione, subito!” urlò, spingendo lei stessa la paziente e, una volta giunti, intimò a Sasuke di non entrare.

Passarono due ore nelle quali nessuno era uscito per rassicurarlo e lui stava per impazzire: se fosse successo qualcosa a Hinata era certo che ne sarebbe morto. In quel momento sopraggiunse Naruto, pallido e visibilmente spaventato, e si sedette al suo fianco “Cos’è successo?” sussurrò l’Hokage con lo sguardo fisso sulla porta dove all’interno si trovava la Hyuga.

“Stava cercando di rallentare l’apertura di un varco dimensionale. Mentre la portavo via ho notato dodici cadaveri” rispose l’Uchiha, a voce bassa.

Naruto non fece in tempo a rispondere che la porta si aprì e ne uscì trafelata un’infermiera; immediatamente i due uomini si alzarono e le chiesero se ci fossero novità

“Tsunade sama non ce la fa da sola. Ha bisogno di Sakura-sama” rispose frettolosamente la donna mentre correva in direzione dell’ufficio dell’Haruno.

Sasuke perse le forze di colpo, capendo che la situazione era più grave del previsto, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare mentre calde lacrime cominciavano a rigargli il viso incapace di trattenerle oltre

“Hinata” sussurrò “Non andartene anche tu”

Naruto lo guardava straziato e prese posto al suo fianco, prendendosi la testa fra le mani, incapace di immaginare un mondo privato della presenza della donna. Fu in quello stato che Sakura li trovò, ma non riuscì a confortarli in alcun modo, seguendo l’infermiera all’interno della stanza: ora doveva far prevalere la Kunoichi medico, ignorando la visione di poco prima.

Passarono altre tre ore, prima che la porta si aprisse e Tsunade, accompagnata dall’Haruno, uscì visibilmente stanca, trovando i due uomini seduti a terra sconvolti.

Entrambi si alzarono lentamente, terrorizzati da ciò che avrebbero sentito e guardarono le donne in attesa. “Abbiamo fatto il possibile” disse Tsunade, titubante “Non è ancora fuori pericolo. Il suo corpo ha rigettato qualunque tipo di chakra ed è in coma. Dovremo aspettare quarantotto ore… e se non si dovesse svegliare… dovremo valutare di staccare le macchine”

I due uomini la guardavano cercando di assimilare le informazioni, non riuscendo a capire “Staccare le macchine?” sussurrò Sasuke con occhi sgranati

Sakura annuì “se non si dovesse svegliare non possiamo lasciarla vivere solo in funzione ad una macchina”

“Che cazzo stai dicendo, Sakura?” urlò Naruto

“Vorresti farla vivere come un vegetale?” gli rispose freddamente la donna, sconvolgendo ancora di più i due.

Sasuke si appoggiò al muro e, mentre il respiro si faceva più pesante e cominciava a sudare, si portò la mano sul cuore

“Sasuke!” esclamò Tsunade avvicinandosi e sentendolo sussurrare “Hinata no. Anche tu no, Hinata”

La donna intimò a Sakura di portargli un lettino dove far stendere l’uomo, ma la Haruno sembrava impietrita mentre guardava interdetta lo stato del suo ex marito e ciò non sfuggì all’Hokage che si avvicinò all’amico, facendo spostare Tsunade

“Sasuke! Sasuke, guardami” urlò, scuotendolo, mentre il moro alzava lo sguardo vitreo su di lui “non è detta l’ultima parola! Hinata è forte, ce la farà! Tornerà da te e dai vostri e nostri figli! Vedrai!”

L’Uchiha tremando leggermente annuì, riprendendo la posizione eretta “Ora andiamo da lei” disse Naruto, dirigendosi assieme a lui verso la stanza dove stava per essere spostata Hinata, non prima di aver lanciato uno sguardo di fuoco alla moglie e aver sussurrato a Tsunade “Fate il possibile, baa-chan” che annuì.

Per i successivi due giorni, Sasuke non si spostò dal capezzale della compagna così come Naruto che si era preso due giorni di ferie, chiedendo a Kakashi di sostituirlo.

I figli maggiori e la famiglia di HInata furono informati da una copia di Naruto, che chiese loro di recarsi in ospedale e di portare i gemelli, per cercare di creare uno stimolo ad Hinata, ma fu tutto inutile poiché la donna non reagì e nessuno dei presenti poteva immaginare la lotta che si stava svolgendo nella testa della Hyuga.

Infatti, la donna stava guardando sconvolta la madre che si ergeva davanti a lei severa

“Sembri stupita, Hinata”

“Mamma? Com’è possibile?”

“Sono solo una proiezione di chakra, Hinata. Quando eri piccola avevo intuito che tu avevi ereditato un grande potere dalla mia famiglia, perciò ti imposi un sigillo invisibile a custodia della gran parte del tuo chakra, ma in quest’ultima missione hai prosciugato la forza non sigillata”

La Hyuga era sconvolta e incredula non riuscendo a capacitarsi delle parole della madre “Ma perchè?” sussurrò trattenendosi dal piangere, ricordandosi delle umiliazioni subite a causa della sua debolezza.

La madre sospirò e dopo un attimo di silenzio, cominciò a spiegare le sue ragioni “Tu, tuo padre e tutto il resto del clan pensa che il mio nome sia Mei Hyuga, figlia di un componente del clan morto in guerra, ma non è così. Il mio vero nome è Kinboshi Otsutsuki e sono la pronipote di Kaguya.”

“COSA?” urlò Hinata sconvolta

“Solo tu hai ereditato i poteri del mio clan, quando tuo padre volle un altro figlio, riuscii a sigillare il mio potere, usando un sigillo diverso dal tuo che però mi indebolì e mi portò alla morte”

La giovane crollò sulle ginocchia sconvolta, incapace di dire alcunché, mentre la madre le si avvicinava “Ti farò vedere la storia del mio clan, ti farò conoscere le nostre tecniche, ti insegnerò a domare il tuo potere e acquisirai conoscenza. Tramite questa, deciderai se seguirmi lasciando questo mondo o tornare nel mondo dei vivi.”

Hinata, sgranò gli occhi mentre il paesaggio cambiava e davanti a lei si materializzavano i suoi antenati e la storia del clan Otsutsuki prendeva forma.

Erano già passate le quarantotto ore e Sasuke era fermo davanti al letto di Hinata, impedendo a chiunque di avvicinarsi ai macchinari

“Sasuke non puoi fare così!” esclamò Tsunade, ferma davanti a lui insieme a Sakura

“Basta Tsunade-sama!” esclamò Naruto, entrato in quel momento “Non staccherete le macchine a Hinata!”

“Volete farla vivere così fino alla fine dei suoi giorni?” domandò Sakura, guardando prima uno e poi l’altro

“Hinata non morirà!” urlò Sasuke, sempre più arrabbiato e spaventato.

“Ora basta!” disse Tsunade “Cosa pensate? Che io non desideri più di ogni altra cosa che Hinata torni fra noi? Ma sono realista e non vorrei vederla costretta in questo letto per mesi o anni. Comunque, lasceremo le macchine fino a quando non capirete che non c’è speranza! Andiamo Sakura”

La Haruno guardò prima l’uno e poi l’altro, facendo una smorfia, per poi apprestarsi a seguire la sensei

“Sakura” la richiamò Naruto, serio “lei non morirà”

La donna lo fissò di rimando, amareggiata dal suo comportamento “Abbiamo perso tanti compagni durante questi anni. Hinata non merita di vivere attaccata ai macchinari, fatevene una ragione e non siate egoisti”

“Certo” sussurrò il biondo, volgendo lo sguardo verso Sasuke, che sembrava non ascoltarli mentre era seduto a fianco al letto e stringeva la mano della donna “è solo per questo che tu vuoi che muoia, vero?”

“Io non voglio che muoia!” urlò di rimando la donna, furiosa

“Torna al tuo lavoro. Non aspettarmi questa sera” le rispose l’uomo prendendo posto dalla parte opposta dell’Uchiha.

Sakura osservò prima l’uno poi l’altro, ferita e se ne andò.

I giorni diventarono mesi e Naruto cominciò a perdere le speranze e a farsene una ragione, tornando dalla sua famiglia e riappacificandosi con la moglie, mentre Sasuke non si assentava mai dal capezzale dell’amata e i figli lo andavano a trovare, portando anche i gemelli che soffrivano particolarmente l’assenza dei genitori.

Anche i ragazzi stavano male e non riuscivano a rimanere nella struttura ospedaliera per più di qualche minuto durante il quale l’Uchiha sembrava apatico e non rispondeva a nessuno di loro, a volte dava un buffetto alla fronte ai gemelli, per poi tornare a fissare la compagna. Era una visione straziante per chiunque e anche le infermiere entravano di malavoglia nella stanza dove aleggiava un clima tetro e desolante. Portavano da mangiare all’uomo, che poche volte consumava il pasto, e una di loro lo rassicurava che avrebbe tenuto d’occhio la donna, mentre lui usufruiva del bagno per darsi una rinfrescata.

Tuttavia, dopo otto mesi la situazione era diventata insopportabile per chiunque e anche Naruto era ormai convinto che bisognava lasciar andare Hinata poiché non era giusto costringerla in quel modo e dopo ciò anche Sasuke sarebbe potuto tornare a vivere. Perciò il biondo prese una drastica e dolorosa decisione, recandosi nella stanza di prima mattina.

“Sasuke” lo chiamò “vai a rinfrescarti, ci sono io qui”

L’Uchiha lo fissò e annuì, alzandosi e Naruto non era più certo se il suo amico avesse ancora la capacità di parlare, piegato com’era dalla sofferenza. Il biondo sospirò e, quando la porta del bagno si chiuse, corse a sigillarla per impedirle di aprirsi e Sakura entrò nella stanza, avvicinandosi al letto di Hinata.

Accarezzò il viso della donna e piangendo, spense i macchinari, proprio mentre la porta sigillata da Naruto veniva avvolta da fiamme nere che la consumarono assieme al sigillo, rivelando un Sasuke furioso con lo Sharingan ipnotico e il rinnegan attivi

“Cosa avete fatto?” urlò l’Uchiha avvicinandosi al letto e notando i monitor spenti

“Sasuke…” cominciò Naruto, osservandolo “era la cosa giusta”

Il moro non sembrava sentirlo, mentre osservava la compagna con le abilità oculari disattivate e gli occhi spenti, avvicinandosi poi e sedendosi nuovamente a fianco al letto, prendendole la mano

“Sasuke!” esclamò Sakura, sconvolta “piantala!”

“lei non è morta” sussurrò di rimando l’uomo “il suo cuore batte e sta respirando”

La donna volse lo sguardo verso la paziente, sconcertata e poté constatare che l’uomo aveva ragione “Com’è possibile”

Anche Naruto si avvicinò, mentre l’Uchiha si alzò e si sporse sul viso della donna

“Torna da me, amore mio” sussurrò per poi baciarle le labbra

“Devo avvertire Tsunade-sensei” disse Sakura, precipitandosi fuori

“Sasuke…”cominciò Naruto, in evidente imbarazzo

“Non parlarmi” rispose l’Uchiha, guardandolo con talmente tanto odio che Naruto indietreggiò ferito

“pensavo fosse la cosa giusta da fare per te e i bambini. Non torni a casa da mesi, sentono la tua mancanza”

“Vattene, Naruto”

L’Hokage lo fissò ferito e si diresse verso la porta “la amo anch’io, Sasuke. In maniera diversa dalla tua, ma è importante anche per me”

Passarono così altri due mesi e neanche Tsunade riuscì a capire cosa avesse la Hyuga, ma ormai era evidente che riusciva a sopravvivere senza l’assistenza artificiale, quindi non c’era altra alternativa se non aspettare.

Quella notte Sasuke stava dormendo appoggiato al letto della compagna, quando si accorse che la stretta sulla mano della donna veniva ricambiata e, alzando la testa di scatto, il suo sguardo si puntò su quello dolce della Hyuga che sorrideva con amore

“Ciao Sasuke” sussurrò la donna

“Hinata” rispose l’uomo baciandola di slancio, mentre calde lacrime gli solcavano il viso.

La donna ricambiò, affamata anche lei di quel calore che le era mancato per così tanto tempo "vado a chiamare un'infermiera" disse l'uomo staccandosi a malincuore
"No, ho bisogno di te" lo contraddisse lei, stringendolo a sè 
"Ma Hinata..."
"No Sasuke, sto bene"
L'uomo a quelle parole, spense il cervello e si lasciò guidare dall'istinto, togliendole tutti quei fili collegati al corpo e si amarono, incuranti di dove fossero, tornando a vivere dopo mesi di quasi morte.

 

  
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