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Autore: Celeste98    30/06/2020    1 recensioni
La morte in sé non è una punizione, bensì una liberazione. La punizione è per chi sopravvive. Per un po’ rimani in una sorta di limbo in cui tutto perde di importanza e perciò si tende a dimenticare.
La vera sfida, poi, è ritornare a vivere.
Dopo la perdita di suo marito Turles, questa è la sfida che Rosicheena si trova ad affrontare
Vegeta Prince e Bardack Son sono i migliori amici della coppia, loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri, ma in fondo c’è molto più di questo. È il destino che mischia le carte con cui giochiamo.
- “Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti" -
Un nuovo progetto AU (a cui ormai immagino siate abituati) che sto scrivendo un po' alla volta e che spero di riuscire a portare a termine. Questa volta avrò a che fare con altri personaggi, quelli che definirei i Senior, che essendo poco approfonditi posso permettermi di adeguare senza andare troppo OOC.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- “Rosy dai mi sento già una merda così. Rimanda l’appuntamento a domani e ti assicuro che non mancherò questa volta”
“Vegeta perché dovresti sentirti in colpa, me lo spieghi? C’è stata un’emergenza in ufficio nel tuo giorno libero e in tutta sincerità sarei rimasta anche io lì con te ma sei stato categorico. Mi hai gi avvisato su ciò a cui devo fare attenzione e ci presterò attenzione” sorrise con il telefono  ancora poggiato all’orecchio “E poi è solo una giornata a porte aperte, non un vero e proprio appuntamento, mi guarderò intorno e mi segnerò gli appartamenti che andremo a vedere la prossima volta”
- “Non mi tranquillizzi comunque” seguì un borbottio che Rosy non riuscì a capire “Devo andare adesso. Prega che entro la fine della mattina non abbia rotto un monitor in testa a qualcuno. Tieniti libera per pranzo, andiamo da qualche parte insieme”
“Buon lavoro”
Riposto il telefono in tasca si apprestò a salire sul bus numero 233 che l’avrebbe portata al primo appartamento della lista. Distava un po’ ma era stata abbastanza previdente da portarsi dietro l’mp3. Per tutto il tragitto si guardò attorno, ammirando gli edifici e i monumenti della città. Un sorriso amaro si increspò sulle sue labbra quando passarono davanti a quella che per poco tempo era stata casa sua, chissà quando avrebbe avuto il coraggio di tornare a oltrepassare la sua soglia...
 Il primo appartamento che andò a vedere e situato più o meno dall’altra parte della città, sicuramente solo per questo Vegeta l’avrebbe bocciato seduta stante ma dal momento che lui non è qui approfitterò comunque per dargli un’occhiata. Dal brutto incontro di qualche giorno fa Vegeta è letteralmente diventato la mia ombra, ho impiegato un po’ per convincerlo di non aver bisogno di stare sotto una campana di vetro e, poco ma sicuro, non avevo voglia di prendermi giorni di permesso dopo essere tornata a lavorare da così poco tempo, ok che tutti sapevano quanto fossi legata al grande capo – sulla sua scrivania c’era una foto che ci ritraeva insieme in occasione di una festa a tema in azienda – ma passare per la raccomandata proprio no. Il progetto dell’uomo per quella giornata era di andare in giro alla ricerca dell’appartamento adatto alla sua amica ed era pronto più che mai a demolire ogni suo preconcetto. Il destino volle che ci fosse un’emergenza in ufficio nel loro giorno libero, la segretaria l’aveva chiamato per avvisare che a causa di un’incomprensione il business plan di un progetto era stato archiviato tra vecchi lavori e, per di più, l’unica copia che era stata stampata era talmente sfocata da provocare il mal di mare. Rosicheena si era proposta di tornare in ufficio e rifare il documento da capo, ci aveva lavorato lei insieme a Vegeta e sapeva come muoversi, lui, però, non era d’accordo: riteneva non fosse giusto rinchiuderla in ufficio nel suo giorno libero  ma che, in quanto capo, era una cosa a cui lui non poteva sottrarsi.
Dopo un paio d’ore di visite capisce che quella mattina non concluderà niente perché, anche nella sua assenza, Vegeta condiziona le sue scelte: il primo appartamento aveva una buona posizione in centro, ma non c’era lo spazio per ricavare una cabina armadio; nel secondo appartamento andava rifatta la pavimentazione; il terzo era sbagliato per il semplice fatto che fosse in una stanza in un appartamento studentesco. Leggendo ciò che aveva appuntato sul cellulare su ogni appartamento non fece a meno di sbuffare sonoramente per poi fiondarsi sul suo cappuccino freddo. Sì, decisamente Vegeta doveva andarci con lei.
Sul tavolino del bar, accanto al telefono sbloccato, c’era un giornale aperto sulle pagine degli locali in affitto. Quello più allettante era sicuramente l’appartamento nello stesso palazzo in cui viveva Vegeta ma, decisamente, non era nelle sue possibilità, guadagnava bene ma non di certo fior di milioni che avrebbe potuto spendere solo di affitto e bollette in un posto di lusso come quello, non considerando che continuava a pagare quelle dell’appartamento di Turles. Alla sua età, poi, non aveva di certo voglia di cercarsi una coinquilina.
Nonostante le sue continue paranoie, tanto Noah quando Radish erano ben felici di averla in casa, non solo perché altrimenti erano due uomini che vivevano da soli con solo la governante che passava ogni due giorni, ma anche perché tenevano molto alla ragazza che consideravano parte della famiglia. A sua volta Rosy si rendeva utile a villa Prince, le piaceva cimentarsi in qualche ricetta particolare e le due buone forchette che erano i padroni di casa apprezzavano sicuramente. Allo stesso tempo, però, Rosy non se la sentiva di approfittare così della loro gentilezza...
“Ehi Rosy!”
“Ciao Bardack, come mai da queste parti” il moro le si avvicinò con un sorriso sghembo, sedendosi al suo fianco
“Dimentichi che il mio studio è proprio a due passi” solo allora Rosy si guardò attorno, non erano state molte le volte in cui era stata nell’ufficio di Bardack ma doveva avere davvero la testa tra le nuvole per non riconoscere l’ambiente.
“Chissà dove avrò la testa in questo ultimo periodo. Mi fai compagnia? Ti offro un caffè” Bardack sembrò pensarci un attimo grattandosi la nuca, ma, sorprendendola, accettò.
“Come vanno le cose? Come mai da queste parti” per tutto il tempo finché non gli furono portate le ordinazioni ognuno rimase sui propri pensieri, solo dopo che la cameriera li lasciò di nuovo soli Bardack trovò il coraggio di aprire un argomento, ma non di guardarla in faccia. Rosy mandò giù il sorso di cappuccino e poi si voltò nella sua direzione.
“Sono in cerca di un nuovo appartamento”
“Come mai?”
“Non mi va di continuare ad approfittare della bontà di Noah, mi sta già sopportando fin troppo”
“E perché non torni nell’altro appartamento?” Rosicheena si irrigidì vistosamente ma Bardack, che guardava le auto che passavano lì davanti, non lo notò.
“È complicato” di nuovo silenzio, questa volta era impossibile ignorare quanto fosse imbarazzante. Pochi minuti dopo fu Rosicheena a interromperlo con un sonoro sbuffo, dando come sempre prova di quanto poco fosse paziente.
“Non possiamo continuare così Bardack. Non è possibile che non riusciamo più a stare da soli senza sentirci in imbarazzo, che non possiamo scambiarci due parole guardandoci in faccia senza che uno dei due distolga immediatamente lo sguardo. Eravamo amici un tempo e per uno stupido errore anni di affetto sono andati nel cesso”
Perché oltre agli anni di amicizia, Bardack e Rosy erano legati anche da un segreto di cui nessuno dei due andava fiero...
 
- Tre anni prima -
Turles si era appena addormentato, le emozioni e la crisi gli avevano prosciugato tutte le energie. Rosicheena rimase al suo fianco tutto il tempo, massaggiandogli i capelli neri che, sebbene avesse tagliato il mese prima, a causa delle terapie si stavano facendo sempre più radi. Una mattina aveva deciso di chiudere a sua moglie di tagliargli i suoi iconici capelli a palma in favore di un taglio più rasato in stile militare. Si era giustificato dicendo che era tutta la vita che teneva lo stesso taglio di capelli ed era arrivato il momento di cambiare, ma Rosy immaginava la verità: con i capelli corti non si sarebbe reso conto delle ciocche che gli restavano in mano ogni volta che si grattava la testa, e sapeva che questo lo faceva per lei a causa della sua espressione sconvolta quando aveva visto quella scena la prima volta.
Cercando di fare il meno rumore possibile, riuscì a sgusciare fuori dal suo abbraccio e poi uscire dalla camera. Aveva bisogno di camminare, unico modo che aveva al momento per schiarirsi le idee, ma non aveva idea di dove stesse andando a causa degli occhi pieni di lacrime che le offuscano la vista, finché, trovato un corridoio deserto, decise di fermarsi e lasciarsi scivolare con le spalle lungo una parete, versando lacrime silenziose.
Il secondo ciclo di chemio si era concluso la settimana precedente ma non c'erano stati miglioramenti. Turles cercava di farsi vedere forte e Rosy lo odiava per questo, si sentiva presa in giro dal comportamento di suo marito e qualsiasi reazione sarebbe stata meglio di quelli differenza. I singhiozzi ormai dovevano essersi fatti più rumorosi o almeno era ciò con cui giustificò l’essere stata alzata di peso. La vista sfocata a causa della forza con cui aveva stretto gli occhi e per questo non vide bene di chi si trattava, riuscì a distinguere solo la figura di un uomo dai lunghi capelli neri in una strana forma quasi a palma. Non pensò neanche a cosa stesse per fare, agì d'istinto aggrappandosi con forza con le braccia al collo taurino dell'uomo. Di rimando lui le strinse la vita e si sporse in avanti per affondare il viso nell'incavo della sua spalla. Un attimo dopo, senza saper né il come né il perché, erano chiusi dentro uno sgabuzzino lì vicino a concedersi a vicenda in un rapporto veloce e irruento quanto silenzioso, consumato con gli occhi chiusi e gemiti trattenuti nelle labbra serrate. Non si erano neanche spogliati, avevano solo calato i pantaloni e l'intimo, l'uomo la teneva sollevata per il fondoschiena con la schiena poggiata contro la parete e per tutto il tempo era rimasto con il viso sul suo collo. Rosy raggiunse per prima l'orgasmo, seguita a ruota dall'uomo che si lasciò andare dentro di lei con un roco gemito sul suo collo. Quel suono quasi impercettibile fu il campanello d'allarme che risvegliò Rosicheena; si irrigidì tra le braccia dell'uomo, Bardack se ne accorse e la rimise con i piedi per terra dopodiché, in silenzio e senza guardarsi, iniziarono a ricomporsi.
“Aspetta un po' prima di uscire” e, chiudendosi la porta alle spalle, Rosicheena sparì dalla sua vista.
 
- Tempo presente -
 Bardack non aveva mai visto Rosicheena in modo diverso da un’amica. Era indubbiamente bellissima, andavano abbastanza d’accordo, ma nulla di più. Non aveva mai pensato di provarci con lei e non di certo perché Turles sembrava così preso da pendere letteralmente dalle sue labbra. Per Bardack non c’era che Sadala, per quanto fosse a volte una vera e propria rompipalle testa di cazzo.
A sua volta, Rosicheena diceva che Bardack era la copia sbiadita e sfregiata del suo Turles, il fratello antipatico con cui bene o male andava d’accordo sempre e comunque.
“Quello che è successo non ha valore per me, Bardack. Me ne pento ogni giorno, mi pento di aver fatto un tale torto a Turles e Sadala perché per quanto poco possiamo andare d’accordo non le augurerei ma nessun tipo di male. Non so se glielo hai detto o se lo farai, fa ciò che ti senti di fare, per me andrà bene” spinto da chissà quale forza, Bardack riuscì a sollevare lo sguardo sulla donna, incontrando i suoi occhi chiari.
“Sadala non sa nulla e in questi anni ho fatto del mio meglio per dimenticare ciò che è successo. Come hai detto non è stato niente ma ci sono state le volte in cui il dubbio mi ha mangiato vivo... Decisamente non possiamo continuare così e sai quanto mi scoccia darti ragione” ridacchiarono entrambi, sì in effetti Bardack se la contendeva con Rosy in fatto di testardaggine e le discussioni erano all’ordine del giorno.
“Amici come prima?”
“Decisamente sì... E poi nessuno dei due ha visto nulla quindi tutto più semplice, no?” sì, almeno questo poteva tornare come un tempo...
Parlarono, parlarono parecchio nell’ora seguente. Bardack l’aveva riempita di domande su come fosse andata la sua vita fino a quel giorno e, successivamente, l’aveva aggiornata sulle ultime novità: le aveva raccontato dello studio legale, del lavoro di Sadala e di come avessero deciso di voler mettere su famiglia.
“Accidenti sfregiato, un figlio è un impegno serio ma sono certa che tu e Sadala ve la caverete egregiamente” disse poi Rosy battendogli un pugno sulla spalla.
“E tu Rosy? Tornare in città e a fare il lavoro che ami è una gran cosa, ma quando hai intenzione di rimetterti in carreggiata?”
“Dammi tempo Dark Son” perché a detta dei ragazzi la cicatrice faceva molto lato oscuro “al contrario tuo sono ancora nel fiore degli anni”
Nel pomeriggio avrebbe dovuto visitare altri appartamenti, circa quattro, ma aveva accantonato ben presto il pensiero. Le era servito parlare con Bardack, avevano chiarito quei troppi dubbi e parole non dette che si portavano dietro da anni ma la chiacchierata le aveva anche portato a galla diversi ricordi che l’avevano emotivamente distrutta.
Ricordava come se fosse stato ieri il giorno in cui aveva accettato la proposta di Turles di fidanzarsi, ma soprattutto lo ricordava con il sorriso e gli occhi lucidi. Le aveva fatto una corte sfegatata per due mesi interi: si vedevano tutti i giorni e ogni giorno Turles aveva un nuovo fiore da regalarle, nel weekend invece portava veri e propri bouquet sia che uscissero in gruppo sia che stesse andando in ospedale per il turno di notte e passava prima a salutarla.
Le viene da ridacchiare ripensando a quanto fu disastroso il loro primo appuntamento, si conoscevano da un pezzo eppure Turles nella scelta di cosa fare insieme optò per tutte le cose che Rosy più detestava. Per prima cosa andarono a pattinare anche se Rosy non ne era capace e, alla fine, in quella pista erano così tante persone strette come sardine che quasi non si mossero per tutto il tempo. Per la cena avevano prenotato in un pub di fiducia in cui si mangiava davvero bene ma che quella sera era stato costretto ad annullare tutte le prenotazioni a causa di una tubatura scoppiata a causa del ghiaccio, i due per non postarsi troppo dalla zona erano stati quindi costretti a ripiegare su un ristorante indiano in cui si mangiavano piatti in troppo speziati solo con le mani. Infine il cinema: Turles aveva scelto di proposito un film con tratti horror nella speranza che Rosy gli si accoccolasse addosso nei momenti di paura, senza fare i conti con la natura orgogliosa e vendicativa della ragazza che era rimasta tutto il tempo rannicchiata sulla sua poltrona. In generale, fu un autentico disastro e, ancora adesso, Rosicheena non capiva perché avesse deciso di dargli una seconda possibilità, il suo istinto le diceva che ci fosse lo zampino di Vegeta perché, se la memoria non la ingannava, il secondo appuntamento glielo aveva organizzato lui da perfetto cupido.  
Persa in quei ricordi, non si rende immediatamente conto della donna che le è passata accanto in tutta fretta.
“Buonasera signora Son” quelle tre parole uscirono dalle sue labbra prima che potesse in qualche modo fermarle, allo stesso modo si girò nella sua direzione. La signora se ne stava ancora di spalle, tesa come una corda di violino e, prima che si girasse, Rosy vide le sue spalle alzarsi ed abbassarsi in un sospiro.
“Signorina Hale, come mai da queste parti?”
“Delle commissioni da sbrigare” entrambe avevano un tono freddo e distaccato, come se stessero parlando con un’estranea e, effettivamente, era così.
“Beh in tal caso la lascio alle sue commissioni, buon proseguimento”
“Un momento” la signora si voltò di nuovo nella direzione della giovane, confusa per il suo comportamento “Io... Io ho bisogno di parlare con lei, signora Son. Posso offrile qualcosa?” ancora una volta Rosy si trovò a parlare senza riflettere, semplicemente spinta dall’istinto. Non erano mai state da sole, o comunque le poche volte che era successo non era stato mai per abbastanza tempo perché potessero avviare una conversazione. Era l’occasione perfetta, nessuno sapeva che si trovassero insieme, si erano trovate per caso a passeggiare per la stessa via, e Rosicheena era stanca di fuggire da questo confronto. Seppur non a cuor leggero, Gine la seguì nel bar lì vicino e si accomodarono ad un tavolo appartato.
Rosicheena non credeva avrebbe avuto così tanto coraggio, o anche solo la forza per affrontare un altro chiarimento così presto. E se con Bardack era stato relativamente facile, nonostante la spossatezza che le aveva lasciato adesso, lo stesso non si poteva dire di Gine Son.
“Beh sto aspettando, non vorrai farmi credere di avermi fatto interrompere mie faccende solo per perdere tempo” Rosy, con le spalle rigide e la solita sensazione di inadeguatezza addosso, sollevò finalmente lo sguardo sull’ex suocera.
“Perché mi odia tanto? Capirei se le avessi mancato di rispetto, se le avessi fatto qualche torto, ma così proprio non capisco. Il giorno in cui ci siamo conosciute a villa Prince è stato diverso” fu il turno della signora Son di irrigidirsi vistosamente. Era a conoscenza del carattere dell’ex nuora, sebbene avesse sempre avuto un altro atteggiamento nei suoi confronti i suoi figli le avevano raccontato spesso del loro interagire. Fu quindi lei ora, per la prima volta, ad abbassare lo sguardo davanti agli occhi indagatori di Rosicheena.
“Non credo che tu possa capirlo, ma una madre vuole sempre il meglio per i suoi figli, io non sono stata da meno. Io vengo da una famiglia modesta e ho faticato molto nella vita per ottenere ciò che volevo: un lavoro stabile, un marito amorevole, dei figli, una famiglia perfetta; per questa ragione sono diventata madre tardi rispetto ad altre donne. Ho gestito la mia famiglia al meglio, ho fatto in modo che i miei figli crescessero ben educati, che frequentassero le scuole giuste e le persone giuste... Quando Vegeta mi ha orgogliosamente presentato colui che definì la sua migliore amica lì per lì non mi importò molto, mi aspettavo l’ennesima piccola arrivista come tante che vuole fare la bella vita nel modo più semplice del mondo” si lasciò scappare un mezzo sbuffo prima di sollevare di nuovo il capo con gli occhi pieni di lacrime “Poi il mio Turles ti ha abbracciata e ti ha presentata come la sua ragazza”
“Perché?” anche il viso di Rosicheena era rigato di lacrime, ma al contrario della donna non riusciva a capacitarsene della ragione.
“Perché ho immediatamente intuito che accanto a te mio figlio avrebbe sofferto... Non perché tu abbia fatto o detto qualcosa, ma per il modo in cui Vegeta ti guardava, lo stesso con cui Noah guardava Marie e Gohan guarda me” spostarono lo sguardo quasi in contemporanea, Gine intenta ad asciugare le lacrime stando attenta a non rovinare il trucco, Rosy invece osservava il suo caffè.
“Mi dispiace”  
 
- Tre anni prima -
“Sei bella anche quando sei assorta” Rosicheena sobbalzò nel sentire la voce roca del marito, che sapeva ancora addormentato
“Idiota mi hai spaventata” esclamò lei però poi lasciargli un bacio a stampo sulle labbra "Come ti senti?"
“Bene, per quanto possa sentirsi bene un malato terminale” e ignorando il lieve schiaffo sul braccio da parte di sua moglie continuò a parlare “quanto ho dormito?”
“Poco considerando la crisi respiratoria che hai avuto ieri notte, ma forse è un bene. Non era il caso che saltassi anche la cena oltre il pranzo” rispose mentre prendeva il cellulare per portarselo all'orecchio
“Che stai facendo?”
“Chiamo tua madre, è stata qui prima ma dormivi e voleva essere avvisata quando ti saresti svegliato” i successivi pochi secondi di conversazione telefonica Turles se li prese per contemplare la bellezza di sua moglie
“Mi sono sempre chiesto cosa tu abbia visto in me di così speciale” esordì quando lei ripose l'apparecchio nella borsa
“È una domanda che dovrei porre io a te, non credi? Del resto tu hai deciso di volermi conquistare” ridacchiò la giovane mentre si stendeva accanto a suo marito che le aveva fatto spazio sul letto
“All'inizio era una sfida” a queste parole, che preannunciavano l'inizio di un discorso non molto breve, furono seguite da un leggero bacio sulla tempia “Eri bellissima, scontrosa e non cadevi ai miei piedi, non avrei mai potuto tollerare un simile affronto. Poi, però, mi sono innamorato della tua semplicità, di quei rari sorrisi che mi rivolgevi e, alla fine, della persona che diventavo quando stavo con te”
“Narciso” il moro ridacchiò
“E tu?”
“Mh... Eri il ragazzo più bello che avessi mai visto” iniziò prima di essere prontamente interrotta dall'altro
“Bugiarda, hai detto tu stessa che Vegeta è affascinante e Bardack invece è la mia copia”
“Ok ok, allora sei uno dei tre ragazzi più belli che avessi mai visto, contento?” aspettò di vederlo annuire, anche se non molto convinto prima di continuare “All'inizio credevo fossi una fregatura, tu eri il principe azzurro un po' stronzo e io in confronto sembravo una brutta copia di Cenerentola. Come potevi tu, che avevi tutto, interessarti davvero a me, che non ero niente?” Turles le sollevò il viso incontrando i suoi occhi
“Perché nel tuo essere niente, sei il mio tutto” e suggellò quelle parole con un bacio mozzafiato che lasciò entrambi con l'affanno.


SPAZIO AUTRICE
Eccomi, finalmente alla fine ce l'ho fatta. Non sono molto convinta di questo capitolo ma sono certa che se lo avessi letto anche solo un'altra volta sarei finita col cancellare tutto, ci sono gli argomenti che mi ero prefissata di trattare e non ho avuto altri colpi di testa aggiungendo personaggi spintati da chissà dove.
So che molti di voi non approveranno questo trascorso tra Rosy e Bardack e mi sento quindi in dovere di giustificare la ragione: mi sembrava un motivo perfetto per spiegare il perché i due amici non si guardassero più neanche in faccia. Comunque, come hanno detto anche loro, per entrambi è stata una cosa senza valore, dettata solo dal desiderio di staccare la spina dallo stress che stavano sopportando.
Ok, non credo di dover aggiungere altro. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate
😉
Come sempre non ho idea di quando pubblicherò il prossimo capitolo, già questo non so neppure io come sono riuscita a scriverlo, il capitolo 8 diciamo che anche per me è ancora un grosso punto interrogativo 😅
A presto 😘🤗
  
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