Just Like Honey
Walking back to you
Is the hardest thing that
I can do
That I can do for you
I’ll be your plastic toy*
1.
Suo figlio aveva la sua stessa
espressione: un broncio di orgoglio, arroganza e determinazione (di questa si
riconosceva un pezzo anche lei). Ma la tristezza era di questo Trunks e Vegeta
soltanto. Un piccolo segreto che all’inizio, prima di conoscere a fondo chi
sarebbe diventato suo marito, aveva sorpreso anche lei, quando aveva catturato
il suo sguardo per la prima volta. E lei aveva finito con l’innamorarsi
dell’uomo dietro la corazza. Del mercenario che si era divertito a distruggere
mondi, dello schiavo che aveva lottato per la libertà, e del guerriero, che
aveva finto di non provare emozioni.
Persino lei c’era cascata all’inizio,
credendo alla violenza con cui Vegeta aveva trucidato i suoi amici. Vegeta
combatteva per uccidere e giustificava le sue azioni come principe di un popolo
che, secondo i canoni degli dei, meritava l’inferno dopo l’oblio. Questi erano
i saiyan. Eppure, non era davvero quello il senso della sua giustizia: Vegeta
non aveva osannato la malvagità di Freezer, ma l’aveva sempre giudicata
eccessiva, anziché accoglierla come modello.
Bulma, appoggiata alla ringhiera del
terrazzo, rivolta alla città brulicante di luci, al sole che si spegneva in un
cielo amaranto, rispose finalmente alla domanda di suo figlio.
«Quando tuo padre giunse sulla Terra, uccise
il guerriero che era con lui perché aveva perso contro Goku. Su Namecc, quando
si accorse di non essere più forte di Freezer, tuo padre perse la voglia di
combattere e alla fine morì ucciso, supplicando Goku di vendicare il suo
popolo. Ma non era stata la voglia di vendetta a portarlo su Namecc, dove era
andato per ottenere la vita eterna e riuscire a sconfiggere Freezer: non voleva
più essere uno schiavo. È stato su Namecc che Vegeta ha scoperto la verità sul
suo popolo e ha saputo che suo padre era morto nel tentativo di riportarlo a
casa. Prima di allora, aveva creduto che suo padre, il re, lo avesse dato via,
perché troppo vigliacco da opporsi all’ordine di consegnare suo figlio,
principe ed erede al trono, ad un tiranno. Quindi, quando mi chiedi di tuo
padre, Trunks, ricordati che stai parlando di tutto questo.»
Il giorno seguente, un programma
televisivo avrebbe avvolto nel terrore l’intero pianeta Terra, e la colpa sarebbe
stata parzialmente di Vegeta, per aver permesso a Cell di diventare l’essere
perfetto. Bulma lo sapeva ma al suo compagno aveva sorriso lo stesso, come se
gli avvenimenti di quella mattinata fossero stati senza importanza. Vegeta non
l’aveva nemmeno protetta dal colpo di Gelo.
Lei se l’era invece presa con Crilin per
aver distrutto il suo telecomando.
«Anche io ho avuto una vita difficile ma
non sono come lui.» Disse Trunks.
«Perché tu sei cresciuto con me e con
Gohan, tuo padre, invece, è cresciuto con Freezer.»
***
«Non ho alcuna voglia di riprendere il
discorso, Vegeta!» Schioccò rabbiosa. La morte di Goku non sarebbe stata facile
da sopportare per nessuno di loro, ma lei non aveva intenzione di riconoscersi
alcuna colpa, se quel cretino aveva preso le sue parole troppo alla lettera, Porti
sempre guai!
«So...sono io: Trunks.»
Bulma si asciugò le lacrime con la manica
della felpa. Ma i suoi occhi restarono gonfi e arrossati. Trunks, dalla
vetrata, andò a sederglisi accanto. Aveva sentito i suoi genitori discutere e
deciso di raggiungerli in terrazza; aveva trovato soltanto sua madre.
«Cosa c’è, tesoro, non riesci a dormire?»
«Vi ho sentito litigare.» Di
nuovo.
E Bulma, sistemandosi sulla sdraio, non
sarebbe mai stata tanto più simile a quella svampita bionda di sua madre, quando
distolse l’attenzione da suo figlio e rispose: «È davvero una bella serata, non
trovi?»
Non trovava. Non era contento. Sebbene
suo padre si fosse scagliato contro Cell per vendicare la sua morte, non era
ancora riuscito a dimostrargli quanto e se amasse davvero sua madre. Con cui
pareva stare per comodità: un tetto sopra la testa e qualcuno da sbattersi a
letto, prima di chiuderle la porta in faccia. Non c’era amore nei suoi modi e
sua madre poteva raccontarsi tutte le giustificazioni dovute al suo passato e
al difficile carattere. A lui, però, pareva che sua madre si illudesse di
aiutare chi non aveva intenzione di lasciarsi curare. Così Vegeta l’aveva
incolpata per la morte di Goku, perché non riusciva mai a starsi zitta, e
perché doveva imparare a non immischiarsi.
«Cos’hai fatto alla mano?»
Bulma smise di massaggiarsela, «Non
preoccuparti, non è nulla di grave.»
Vegeta tornò in quel momento, con una
busta di ghiaccio e la vergogna di essere stato colto in flagrante, Tuo
padre non mostra il suo lato gentile a nessuno. Titubante, camminò
fino a lei e le passò il ghiaccio. Si scambiarono un’occhiata.
«La prossima volta, Vegeta, ricordati di
lasciarti prendere a schiaffi, invece di parare il colpo.»
***
«Spiegami perché lo ha fatto!»
«Non ho idea del perché lo abbia fatto!»
«Io penso che tu ce l’abbia, eccome.»
«E allora tu spiegami perché hai creduto
che tornassi dalla sua parte.»
«Non l’ho creduto!»
«Ah no?»
«Beh...sei stato abbastanza convincente.»
«Si chiama sarcasmo, Bulma. E tu
dovresti saperlo bene che non tornerei mai dalla sua parte.»
«Nemmeno per diventare il comandante di
tutte le sue truppe?»
Tch «Che discussione
assurda!»
«Ehi!» Lo riafferrò per la maglietta
prima che potesse uscire dalla camera. «Non abbiamo ancora finito, Vegeta. Agli
altri può anche essere sfuggita, la grandiosità di una simile offerta, ma a me
non è sfuggita. E voglio saperlo. Voglio sapere perché Freezer ha offerto a te
il colpo di grazia!» Dopo aver rincorso Goku per lo spazio, dopo essere stato
ricucito, morto, sepolto e risorto; dopo l’umiliazione di dover superare i
propri limiti per battere “soltanto” un saiyan, dopo la fatica fatta per vedere
Goku nel fango, cosparso del suo sangue, e finalmente ucciderlo. Freezer aveva
offerto a Vegeta il colpo di grazia.
C’erano avvenimenti non detti del
passato di suo marito che l’avrebbero sempre spaventata: al silenzio di Vegeta,
Bulma sopperiva con la propria fantasia, Perché Freezer ti spaventa
ancora così tanto?
Non voleva più cedere ad essa. Voleva
che Vegeta le dimostrasse che la realtà era stata meglio di quanto lei non
riuscisse ad immaginare.
«Perché ha offerto a te il colpo di
grazia?» Forse la vera ossessione di Freezer non era Goku, ma Vegeta.
«Non lo so.»
«E non trovi strano che lo abbia fatto?»
«No.»...«E adesso perché diamine piangi?»
***
Trunks si arrampicò sul bracciolo del
divano e, in uno scoppiettio di risa, gli disse: «Ho saputo che hai dato una
testata a papà!» Lo guardò con orgoglio e ammirazione. «L’ultima volta a me ha
rotto il naso.»
«Ti ha rotto il naso?»
Il bambino scrollò le spalle, «Non ho
parato il colpo, però poi mi ha promesso che mi avrebbe portato al parco
giochi!» Seguì un sorrisone; si sporse di più in avanti, una mano alla bocca, «Comunque
la mamma non sa tutta la storia, risolvemmo con un senzu!» Smise di bisbigliare
e a aggiunse: «A te invece che ha promesso?»
«Chi?»
«Papà!»
«Nu...nulla.» Era stata una lezione la
sua, un modo non tanto elegante per dirgli che, la prossima volta, avrebbe
fatto meglio a non tornare, e che doveva smetterla di contare sull’aiuto degli
altri: doveva imparare a vincere con le proprie forze.
«Che fregatura!»
***
Si erano abbracciati davanti a tutti.
Per la prima volta aveva perso il controllo anche lei ed era scoppiata a
piangere correndo tra le sue braccia, quasi incredula di vederlo vivo, Credevi
morissi?
Non era stata la scarsa fiducia nelle
sue capacità, ma la paura di perderlo, ancora, in quel mondo derelitto, aveva
sovrastato ogni suo raziocinio. Troppa, da credere a pronostici positivi, o al
sorriso di Goku. E aveva sorriso anche lei, a suo figlio, ma senza crederci
troppo. Perché lei lo sapeva bene che, se fosse servito a salvarli tutti,
Vegeta non avrebbe esitato a morire. Di questo aveva avuto paura.
Seduti sull’erba, Vegeta le posò una
mano sulla testa e lei fu l’unica a non sorprendersene. Strinse la stoffa del
camice bianco tra le dita, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Sarebbe
stato inutile chiedergli di agire altrimenti: sarebbe stato inutile anche per
lei.
Anche lei, sarebbe morta per loro, fosse
servito a salvarli.
***
Continuava a pensare alle sue parole: non
riusciva a togliersele dalla testa.
E sebbene il loro rapporto fosse in
qualche modo migliorato, lui, per Trunks, doveva essere rimasto ancora il padre
che non lo aveva voluto, che lo aveva umiliato con la sua indifferenza e che lo
aveva deluso con la sua scarsa nobiltà d’animo. Non mi importa niente
di loro.
Sarebbe rimasto chi lo aveva sfidato a
colpirlo, per ridere della sua correttezza.
Da figlio lui stesso, Vegeta avrebbe
dovuto saperlo: le ripercussioni di certi atteggiamenti restavano indelebili,
come parassiti attaccati all’inconscio. Lo aveva capito allenandosi con lui: qualsiasi
sua azione futura non sarebbe stata che l’avversativa a quanto compiuto in
passato.
Era forse troppo tardi?
Trunks avrebbe combattuto al suo posto
per non rendere triste sua madre, nel caso lui fosse morto.
«Come se a me avesse potuto far piacere
vederlo morire. Per chi diamine mi ha preso, per quell’idiota di Kakaroth?»
Bulma gli accarezzò una guancia; era
fresca la sua mano.
«E allora, Vegeta, perché non glielo
dici?» Posò anche l’altra mano sul suo volto. «Anch’io vorrei che restasse al
sicuro, qui con noi.»
***
Non era sempre facile rispondere alle
domande di suo figlio. E nonostante la propria arroganza, Vegeta si stupiva che
Trunks lo ammirasse a tal punto. In fondo, Vegeta sapeva che non ci fosse nulla
di cui stupirsi: suo figlio non lo conosceva come lo conoscevano gli altri.
In un mondo ideale, Trunks avrebbe
continuato ad ammirarlo anche se avesse scoperto la verità sul suo passato. Ma
non sarebbe stato così, per l’ombra di sfiducia colta tante volte nello sguardo
dell’altro Trunks, quello del futuro.
Spiegarsi come, dall’indifferenza più
totale, fosse giunto a temerlo più di tutti, il suo giudizio.
Perché quel figlio si stupiva per ogni
sua buona azione, mentre a questo sarebbe parso strano il contrario.
Ma non c’era bisogno di immaginare che
anche il bambino avrebbe provato biasimo nei suoi confronti, se avesse saputo
delle sue uccisioni di massa.
La reazione di Trunks era un rischio che
prima o poi Vegeta avrebbe dovuto affrontare, tuttavia sarebbe stata una
vittoria: i suoi figli all’inferno non ci sarebbe andati. E a lui bastava, la
certezza di essere riuscito a dare qualcosa di buono al mondo.
«A te il pannolino non l’ho mai
cambiato.»
«Perché no?»
Non era stato facile accettare la morte
di Kakaroth e non avere avuto nessuno da incolpare per cercare vendetta.
Avrebbe voluto ucciderlo lui stesso. Avrebbe dovuto.
«Non sapevo farlo.» Non gli era
interessato imparare. E se non fosse stato per la naturalezza di Bulma, Trunks
avrebbe odiato l’indifferenza di suo padre. Il quale aveva accettato la sua
presenza come la necessaria conseguenza ad un errore. Non lo aveva abbracciato
che l’attimo prima di morire, dopo sette anni. Durante i quali avrebbe
volentieri scambiato anni della propria vita, e della sua, per poche ore di
scontro con Goku.
Lo aveva fatto.
Aveva pensato soltanto a se stesso.
«Ho dovuto imparare altre cose.»
Eating up the scum
Is
the hardest thing
For
me to do
Just
like honey…
L’idea di questa raccolta nasce da varie
note sul cellulare e vari momenti di ispirazione che ogni tanto mi prendono all’improvviso.
Si tratta di piccole scene, dialoghi o immagini che da, soli, non sarebbero abbastanza
da scriverci una storia, un po’ perché alcune di queste piccole storie le sento
finite così, senza una fine e senza un inizio, e un po’ anche perché non sempre
riesco a trovare il tempo di svilupparle completamente.
Ho deciso quindi di iniziare a raggrupparle,
e pubblicarle per non lasciarle nell’oblio delle mie scartoffie tecnologiche.
Inoltre, dato che ho poco tempo e tante storie da aggiornare, e visto che certe
volte sparisco per mesi (nonostante vorrei sempre stare qui a leggere e a
scrivere), questa raccolta mi pare un’ottima idea per farmi comunque sentire,
magari avvertire dei prossimi aggiornamenti o non perdere del tutto i contatti.
In questo primo capitolo ho raggruppato
sei storie; i prossimi capitoli ne avranno una o due o anche più a secondo di
come mi andrà. Queste prime sei ruotano intorno a Vegeta e alla sua famiglia e
sono disposte in ordine cronologico. Le altre che verranno potrebbero non
seguire alcun ordine o potrebbero, ancora una volta, essere legate da uno
stesso tema. Questo, come sempre, dipenderà dall’ispirazione del momento.
Alla prossima!
*“Just Like Honey” è una canzone dall’album
Psycho Candy di The Jesus and Mary
Chain. L’anima di questa raccolta sarà ispirata a questa canzone.
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