Challenge:
“Una pagina a caso” del sito Javapedia
Prompt:
Capanno
di Yoda
Dispensatrice:
JeanGenie
One
Shot (più di 500 parole)
Parole: 2603
Rating:
giallo
Coppia
het
Genere:
azione, avventura, sentimentale
Personaggi:
Luke, Ben Solo, Rey
* * *
L'ultima lezione
Pianeta Dagobah, Sistema Dagobah, Sisitema Sluis, Territori dell'Orlo Esterno
«Cos'è
venuta a fare fin quaggiù?» Ben lo chiese
perplesso e preoccupato.
«A
cercare qualcosa che spera le sarà utile». Il
fantasma di Luke
scrollò le spalle, mentre osservava Rey atterrare malamente
col
Falcon in un piccolo spiazzo, nel bel mezzo della palude. Se suo
padre avesse potuto assistere a quella manovra maldestra, l'avrebbe
ammazzata.
Sospirò,
pervaso da un acuto senso di scoraggiamento. «Credo che non
si
rassegnerà mai» ragionò corrucciato e
il suo infido parente
sorrise sottilmente al suo fianco.
«Perché
sono qui anch'io? E perché ci sei anche tu?»
protestò seccato. Avrebbe dovuto accoglierlo Yoda, visto che
quella
era casa sua. Con la morte, aveva creduto che si sarebbe liberato dai
fastidiosi fantasmi del passato. Invece il caro
zio Luke
continuava a
perseguitarlo imperterrito. Lo detestava sempre di più.
Lo
spettro azzurrino gli rivolse i suoi vispi occhi chiari e
indisponenti. «Desolato. È con me che hai ancora
una faccenda in
sospeso» soddisfò la sua curiosità,
dimostrando di aver letto i
suoi pensieri e contribuendo ad aumentare la sua insofferenza.
Quando
lo aveva liquidato, su Crait, con quel ci
vediamo ragazzino,
aveva sperato che lo stesse solo prendendo in giro. Invece, per suo
sommo dispiacere, aveva mantenuto la promessa.
«Yoda
non c'entra nulla con te. Era il mio maestro, non il tuo».
Luke
rincarò la dose con il suo solito tono sarcastico.
Perché aveva la
brutta sensazione che si stesse apprestando a fargli l'ennesima
pomposa ramanzina? Si guardò intorno nella speranza di
riuscire a
individuare una scappatoia, qualunque appiglio che gli permettesse di
fuggire, ma non fu così fortunato da trovarne.
Si
era ritrovato lì, nell'immensa e puzzolente palude di
Dagobah, a
fare da spettatore silenzioso e invisibile all'ennesima missione di
Rey, e non ne conosceva il motivo.
Perché
pativa il caldo, sentiva gli innumerevoli effluvi nauseabondi di quel
luogo umido e selvatico, se il suo corpo era svanito ed era fatto
solo di spirito? Perché continuava a sentirsi in quel modo:
combattuto, frustrato, affamato di qualcosa che non sapeva definire?
Non avrebbe dovuto raggiungere la pace dei sensi?
Aveva
creduto che, riunendosi alla Forza, tutti i suoi tormenti si
sarebbero placati e che avrebbe passato l'eternità accanto a
Rey,
prima come Fantasma, e poi come metà di un'anima sola. Ma
era stata
una speranza vana. C'era qualcosa che non era andata per il verso
giusto su Exegol, se lo sentiva sotto la pelle, come una strana
vibrazione persistente.
Forse
la risposta la conosceva il viscido serpente che gongolava al suo
fianco.
«È
per questo che puoi vedermi solo tu?»
Il
Fantasma annuì.
«Dimmi
che ci faccio qui, sempre se mi è concesso
saperlo» si dimostrò
sarcastico almeno quanto lui, oltre che impaziente.
Luke
gli rivolse uno sguardo enigmatico. Se avesse provato a mollargli un
destro, chissà se lo avrebbe preso in pieno, togliendosi una
delle
più grosse soddisfazioni che la sua esistenza mortale gli
aveva
negato.
«La
tua condizione è anomala» si limitò a
rivelargli criptico,
evitando di scendere nei dettagli.
Fin
lì c'era arrivato anche lui. Su Exegol, aveva promesso a Rey
che le
sarebbe stato sempre accanto, ma non era mai riuscito a mostrarsi al
suo cospetto, come un Fantasma di Forza. Aveva provato più
volte a
comunicare con la sua mente, ma la jedi era furiosa, disperata e
arrabbiata. Troppo sconvolta per starlo a sentire. Cominciava a farsi
sempre più concreta, nella sua mente, l'idea che ci fosse
davvero un
grosso problema tra loro.
Nel
frattempo Rey era scesa dal Falcon, guardandosi intorno cauta e
prudente, e si era diretta verso un informe cumulo di fango, ai piedi
di un grosso albero cavo, che un tempo era stata la modesta dimora
del maestro Yoda. Poi si era fermata a studiare la situazione
interessata.
«Che
intendi per anomala?»
indagò, senza perdere d'occhio la jedi.
«Credo
che la vostra natura di Diade ti impedisca di riunirti totalmente
alla Forza».
Quindi
era diventato una specie di zombie? Di non-morto?
Era per quel motivo che si sentiva ancora indolenzito, stanco e,
soprattutto, molto incazzato? Era per quello che provava ancora
sensazioni umane, nonostante non avesse più un corpo mortale?
Probabilmente
per Luke non era un problema, dato che se ne stava felicemente
rilassato nel paradiso dei jedi, ma per lui non era di certo una
bella sensazione.
«Strano
che non te ne sia ancora accorto» continuò a
punzecchiarlo,
distogliendo lo sguardo attento dalla jedi e analizzandolo dalla
testa ai piedi. «Conservi ancora l'aspetto del momento esatto
in cui
sei morto, e questo non è affatto un buon segno»
ragionò
preoccupato.
Le
parole di Luke lo colpirono come una stilettata. Abbassò la
testa e
si diede una guardata. In effetti lo stronzo aveva ragione. Indossava
ancora la sua maglia nera sbrindellata e polverosa, i pantaloni e gli
stivali del Primo Ordine. Sollevò i bordi sfilacciati della
casacca
e fece passare un dito nel foro che aveva provocato la sua spada nel
momento in cui Rey lo aveva trafitto. Si toccò il labbro e
si
accorse che era ancora sporco di sangue. Tornò a guardare
suo zio,
pervaso da un senso crescente di panico. «Che diavolo sta
succedendo?»
«È
quello che sto cercando di scoprire».
Fantastico.
Se non ci stava capendo niente neppure il leggendario
mister sapienza,
figuriamoci
lui.
«Perché
tutto ad un tratto sono tornato ad essere così
interessante?»
indagò sconcertato, alzando un sopracciglio.
Nei
suoi ultimi momenti, su Exegol, mentre teneva tra le braccia il corpo
esanime di Rey, nessun jedi si era palesato per aiutarlo, tanto meno
i suoi cari
parenti. Lo avevano lasciato solo come un cane ad affrontare il suo
destino. Sacrificarsi era stata l'unica opzione possibile.
Luke
sospirò, incrociando le braccia al petto pensieroso.
«Non ho una
risposta che possa piacerti.
Ma
la tua anomalia
sta
pericolosamente intaccando e minando l'Equilibrio Generale della
Forza. Rey aveva sconfitto Palpatine e lui si era preso la sua vita.
Il cerchio era chiuso. Il suo percorso completo. Ma sei intervenuto
tu, riportandola in vita e hai creato nuovamente uno
squilibrio».
Ben
sussultò. Stava forse insinuando che era morto per sbaglio?
Che la
sua straziante e onorevole dipartita era stata un errore? Che avrebbe
dovuto farsi i fatti suoi e proseguire la sua esistenza mortale
privato della metà della sua anima? Il caro zio Luke doveva
trovare
un'altra spiegazione meno scioccante ed assurda, se non voleva essere
preso a cazzotti perché, dare la sua vita per Rey, era stata
la cosa
migliore che avesse mai fatto nella sua grama esistenza.
Un
tonfo bagnato attirò di colpo la loro attenzione e li fece
voltare
all'unisono. La jedi aveva sollevato con la Forza una considerevole
quantità di fango, che ostruiva il passaggio a
ciò che era rimasto
del capanno, e lo aveva fatto inabissare nell'acquitrino poco
lontano.
Entrambi
seguirono i suoi movimenti, curiosi di scoprire quello che stava
combinando.
La
ragazza si inginocchiò, scivolando con cautela nei resti
informi che
si andavano sbriciolando a poco a poco. Qualunque cosa stesse
cercando, doveva sbrigarsi a recuperarla, o il casotto le sarebbe
crollato addosso, seppellendola.
Per
tutto il tempo che la jedi rimase all'interno, ebbe l'impressione di
trattenere il respiro. Ridicolo, visto che lui non respirava
più da
molto tempo.
Solo
quando la testa scompigliata e sporca di fango di Rey fece capolino
dall'albero cavo, si sentì sollevato.
Aveva
qualcosa in una mano e, dopo essere strisciata fuori, per mettersi al
sicuro, prese ad analizzarlo. Era un piccolo libro, che pareva molto
antico. Le pagine, logore e consumate, erano tenute insieme da delle
cordicelle fatte con lunghe foglie intrecciate.
«Di
che tratta quel libro?» non poté fare a meno di
chiedere a Luke.
Quella faccenda stava diventando sempre più intricata e lui
sembrava
saperne molto di più di quello che dimostrava.
«Dell'esistenza
del Mondo
tra i Mondi.
Rey spera di trovare, tra le righe scritte da Yoda, le risposte che
sta cercando. Ma non esistono spiegazioni adeguate per placare il
vuoto che sente».
Il
Mondo
tra i Mondi?
Che razza di diavoleria era mai quella? Era forse per quel motivo che
che continuava a sentirsi incompleto, fastidiosamente in bilico tra
la vita e la morte?
«Non
hai ancora risposto alla mia domanda. Perché sono qui,
adesso, con
te e con lei?» Il fatto che Luke potesse vederlo ed
interagire con
lui, mentre Rey non si era nemmeno accorta della sua presenza, lo
stava facendo impazzire.
«L'anomalia
va sanata al più presto, prima che sia troppo tardi. Il
legame che
hai con lei, ti impedisce di passare oltre. La tua essenza è
strettamente legata alla sua. Per questo motivo lei non riesce a
rassegnarsi e tu non puoi riunirti alla Forza».
La
speranza
di Rey lo teneva ancora tenacemente legato alla vita? La sua
espressione sconvolta ebbe il potere di intenerire persino l'animo
inflessibile e strafottente del suo ex maestro.
«Mi
auguro che tu conosca anche un modo per porvi rimedio. Lo spero per
te». La sua velata minaccia, arrivò alle orecchie
dello spettro
saccente, forte e chiara.
Un
altro rumore, simile ad un tuffo, lo distolse dall'intento di
malmenarlo. Rey si era addentrata nell'acquitrino, di fronte
all'ingresso di un antro oscuro. Forse credeva che fosse uno dei
tanti ingressi del Mondo
tra i
Mondi.
Era dunque venuta a
cercarlo? Si addentrò indomita fino al centro della palude
ma, dopo
pochi passi, iniziò a sprofondare.
La
vide dimenarsi disperata, nel tentativo di afferrare qualunque cosa
potesse aiutarla a liberarsi da quella trappola micidiale.
Rey
usò la Forza per attirare a sé delle liane, ma
queste erano troppo
deboli e si spezzavano. Qualsiasi tentativo di sgusciare fuori dal
fango che la stava inghiottendo, rimase infruttuoso. Più
cercava di
emergere e più sprofondava in quella dannata pozza melmosa.
«Aiutala»
ordinò, agitato e sconvolto, allo Skywalker immobile che
aveva al
suo fianco.
Luke
abbassò il capo desolato. «Non posso farlo. Non mi
è concesso
interferire» lo liquidò drastico.
«Cosa?
E hai il coraggio di lasciarla soffocare?»
Non gli importava di apparirgli minaccioso e sfrontato, c'era in
ballo la vita di Rey.
«Se
è questo che la Forza richiede affinché venga
ristabilito
l'Equilibrio... Sì».
Se
mai avesse avuto ancora un cuore, avrebbe accelerato
all'inverosimile. Non riusciva a credere a quello che stava sentendo.
Era stato catapultato in quel luogo oscuro, putrido e lugubre, contro
la sua volontà, solo per vederla morire di nuovo? Era una
specie di
purgatorio?
«Aiutala»
insistette, «so che puoi farlo. Ti prego». Non
avrebbe mai creduto
che si sarebbe trovato addirittura a supplicare suo zio.
«Non
posso intromettermi. E non farti venire idee strane... non puoi
nemmeno tu. Ma non temere, quando tutto sarà finito, e lei
si sarà
riunita alla Forza, ristabilendo l'Equilibrio, starete insieme per
sempre. Non è ciò che hai sempre
voluto?»
Di
sicuro quello era il peggiore incubo che avesse mai vissuto. Certo
che l'avrebbe desiderato: passare l'eternità insieme a Rey
lo
avrebbe ripagato di tutti i torti subiti, ma non voleva che accadesse
in quel modo. Non avrebbe mai permesso che la preziosa esistenza di
Rey venisse sprecata. Al diavolo pure il tanto sofferto e conquistato
Equilibrio, avrebbe mandato all'aria anche quello se sarebbe servito
a salvarle la vita. «Se non
l'aiuti tu, lo farò io» reagì caparbio
e deciso. Anche se non
aveva idea di come tirarla fuori da quel guaio, almeno ci avrebbe
provato.
Luke
gli sorrise beffardo e, con un gesto eloquente, gli fece cenno di
accomodarsi.
* * *
«Rey,
allunga la mano. Sono qui, a pochi passi da te».
Il
fango che le si era appiccicato ovunque, persino sugli occhi, le
impediva di vedere, ma non di sentire.
Non
poteva essere la
voce, non quella di Ben. Lui era svanito, l'aveva lasciata sola.
Aveva pianto tutte le sue lacrime sui suoi abiti vuoti.
Aveva
promesso che le sarebbe stato sempre accanto e invece era rimasto
solo il silenzio. E il nulla. Un vuoto incolmabile.
Si
era addentrata in quel luogo infido e selvatico, solo per ritrovarlo,
per riscoprire un'antica breccia per il Mondo
tra i Mondi
e riportarlo
indietro da lei. Perciò quello che stava sentendo non poteva
essere
lui, era solo il delirio dovuto alla mancanza d'ossigeno.
Il
fango la stava risucchiando verso il basso, le premeva forte contro
il petto impedendole di espandere la gabbia toracica e riempire i
polmoni. Per quanto si dimenasse e agitasse, otteneva solo l'effetto
di sprofondare di più.
«Afferra
la mia mano, Rey. Per favore».
Se
iniziava ad avere anche le allucinazioni, voleva dire che la fine era
vicina. Ma forse sarebbe stato meglio così. Continuare a
lottare era
inutile. Per quanto si sforzasse, la situazione non mutava di una
virgola.
Smise
di sbracciare in modo forsennato e si lasciò fagocitare da
quel
viscido abbraccio. Il fango era caldo, avvolgente. Pochi istanti
ancora e sarebbe tutto finito.
E
lo avrebbe rivisto. Comunque.
Forse,
solo quella sarebbe stata l'unica strada.
Ormai
stava sprofondando sempre di più. Il livello della melma era
arrivato a sfiorarle le labbra.
Si
sforzò un'ultima volta di aprire le palpebre, anche se
parevano
saldamente incollate e, finalmente, lo vide. Era solo una macchia
nera informe che si stagliava nel livore della palude, ma sapeva che
era Ben.
La
stava già aspettando sul sottile confine tra la vita e la
morte?
Si
sforzò di liberare un braccio dal risucchio del fango e tese
disperata la mano verso di lui.
In
quell'istante si sentì afferrare con prepotenza. Ma non
erano
braccia umane, quelle che la stavano strappando ad una fine atroce.
La Forza vibrava potente attorno a lei, la percepiva chiaramente
nell'aria e sotto la pelle.
Il
suo corpo sgusciò fuori dalla palude e si ritrovò
a fluttuare nel
vuoto fino alla terra ferma, dove venne posato al sicuro.
Una
stretta più umana e potente le sollevò il busto,
un tocco caldo e
gentile le pulì le palpebre, le narici e la bocca, dal
fango,
permettendole di respirare di nuovo. Non poteva essere un sogno,
sarebbe stato troppo crudele.
Aprì
gli occhi e il viso, preoccupato e dolce, di Ben riempì
totalmente
il suo campo visivo.
Sollevò
una mano verso di lui. I muscoli le dolevano, le articolazioni
tremavano per lo sforzo a cui era stata sottoposta, ma non le
importava.
Passò
la mano sulla sua guancia tumefatta, sporcandola di fango.
Infilò le
dita tra i suoi capelli umidi di sudore. Seguì i tratti del
suo
viso, il suo profilo. Posò i polpastrelli sulla sua pelle, e
la
sensazione di lui divenne sostanza, carne e vita.
Il
suo respiro veloce le solleticava il naso, ed era caldo, reale.
Quando
Ben assaggiò delicato le sue labbra, in un bacio che sapeva
di
buono, di lacrime e terra bagnata, le sfuggì un singhiozzo
di gioia.
Un
bagliore azzurrino attirò la sua attenzione e
voltò di poco la
testa da un lato. Dall'altra parte della palude, Luke li stava
osservando e annuiva soddisfatto, con quel suo tipico sorrisetto
impertinente. Ma il suo primo maestro non era da solo. Dietro di lui
apparvero repentini altri Fantasmi.
Su
Exegol aveva udito solo le loro voci confuse che si sovrapponevano e
la incitavano a reagire. Ora, finalmente, poteva anche vederli. Il
maestro Yoda, Leia,
Anakin, il più grande dei jedi Obi Wan Kenobi, il famoso
Mace Windu...
C'erano
tutti ed erano sereni ed entusiasti.
E
Ben era lì. Respirava con lei, e non era una crudele
illusione.
Tremava
ancora, stretta tra le sue braccia forti, e possenti. E per la prima
volta, dopo tanto tempo, si sentì di nuovo protetta, viva e
felice.