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Autore: birdylove    07/07/2020    2 recensioni
Attenzione: contiene spoiler del 4° libro, perciò se non lo avete letto o non volete rovinarvi il finale non leggetelo. Ho scritto questo piccolo estratto poco dopo aver finito di leggere il 4° in francese perché ero troppo ansiosa di sapere come sarebbe andata a finire. All'inizio ero molto delusa (qualcuno di voi mi capirà forse), poi però ho deciso di modificare un "piccolo" particolare per sollevarmi l'umore, spero che sarà lo stesso per qualcuno di voi
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Thorn uscì dallo specchio. Ofelia ancora non ci poteva credere; nonostante le sue mani prive di dita era riuscita a trascinarlo fuori. L'aveva salvato proprio come lui aveva appena fatto con lei evitando che si avverasse la visione che entrambi avevano avuto di lei zuppa di sangue e morente. Non si girò a guardare chi l'avesse aiutata, quello poteva aspettare. Si buttò invece su Thorn, facendolo cadere, dato che non aveva più l'armatura alla gamba e rischiando così far rientrare entrambi nello specchio. Nemmeno lui riusciva a credere ai propri occhi, ma strinse subito Ofelia come se fosse la cosa più naturale del mondo, l'unica che importasse. E lo era davvero. Rimasero abbracciati per un tempo che parve loro interminabile. Ofelia, tra le lacrime, non pensava più alle dita perdute, bastava la presenza di Thorn a farla sentire completa, anche se non lo sarebbe mai più stata davvero. Thorn non sentiva male alla gamba rotta anche se questa era in una posizione assurda sul pavimento; aveva ritrovato l'unica cura di cui avesse mai avuto bisogno, sua moglie. Dopo un po' si riscossero sentendo delle voci intorno a loro, erano Elisabeth, Renard, Gaela, Berenilde, la zia Roseline e tutti i parenti di Ofelia che l'avevano aiutata a tirare fuori Thorn dallo specchio. L'avevano aiutata a salvare quel marito che gran parte di loro non aveva mai apprezzato per i suoi modi bruschi, autoritari e anche un po' maleducati. Lo avevano fatto perché le volevano bene e lei non li aveva mai apprezzati così tanto. Fece per alzarsi quando Thorn le trattenne una mano, o almeno quello che ne restava; invece di scoppiare a piangere lo guardó dritto negli occhi metallici, profondi come laghi d'argento. Gli sorrise. Era stato il sacrificio necessario per ripristinare l'equilibrio tra i due mondi, per permettere a milioni di persone di essere vive, lì e ora. Non le dispiaceva, in fondo, quelle dita e il potere che esse avevano avuto le avevano permesso di arrivare dove si trovava, di conoscere Thorn, di innamorarsene e finalmente di vivere insieme il resto della loro vita. - Con te al mio fianco non sarò mai incompleta, gli sussurrò. Lui sgranó gli occhi, capendo a quello che aveva rinunciato quella piccola donna così corragiosa, la amava così tanto. Un po' di più anche. Cercò di alzarsi anche lui ma ovviamente non ci riuscì, gli vennero perciò in soccorso Renard, il padre di Ofelia e Archibald, con suo disappunto, anche se, dovette ammetterlo, sembrava messo peggio di lui. Quando fu in piedi grazie all'aiuto dei tre uomini, si accorse dello sguardo di Berenilde su di sé, non l'aveva mai vista così prima. La zia mise subito giù Vittoria che guardava Thorn con un'intensità davvero particolare per una bambina della sua età, gli andò vicino e gli accarezzò il viso con affetto materno. Per la prima volta, così pensò Thorn, lesse sul suo volto la paura e il sollievo che ha una madre di fronte ad un figlio sopravvissuto ad una disgrazia. In fondo Thorn chi altri era se non suo figlio? Il momento fu interrotto dal prozio di Ofelia che, non credendo ai propri occhi nel vedere come l'adorata nipote guardava quel marito tanto indesiderato, si schiarì la voce e disse: - Forse dovremmo affrettarci in clinica per far curare quella gamba. In effetti, quando il dolore si ricordò di lui, Thorn fu sul punto di svenire. Solo la presenza di Ofelia lì accanto a lui glielo impediva. Dal canto suo, lei avrebbe voluto stringergli la mano, ma dato che non poteva ci pensò la sciarpa ad insinuarsi tra le lunghe dita ossute di lui che la strinse come se fosse stata la carne stessa di Ofelia.

  
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