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Autore: sleepystranger    11/07/2020    0 recensioni
Se metti un cappello da giullare sul mostro nell'armadio, smette di far paura, ma rimane comunque un mostro. Se Jeongguk apre i palmi delle mani, li richiude immediatamente perché non gli piace ciò che vede. La luce a neon trapela dai suoi pori, e lui smette di brillare.
Il dolore cambia le persone. Di sicuro cambia Jeon Jeongguk.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ellipsism

(n) la tristezza di non sapere mai come è andata a finire la storia.

 

Jeon Jeongguk ha dodici anni, mani piccole e occhi grandi, quando incontra Kim Taehyung, un nuovo studente arrivato da una piccola cittadina di campagna appena fuori Daegu. Taehyung arriva all’inizio del secondo semestre della prima media, quando l’inverno è al suo punto più freddo e l’eccitazione per le feste è scomparsa. In tutta la sua goffaggine preadolescenziale, Taehyung è in piedi davanti tutta la classe.

“S-sono Kim Taehyung,” balbetta mentre si presenta – l’accento strano, in un modo che i ragazzini di Seoul come Jeongguk non sentono quasi mai. Lo sguardo del ragazzo si sposta continuamente per la stanza, le dita saldamente intrecciate. La sua voce è debole, come se avesse paura di essere sentito, e Joengguk sta a malapena ascoltando, trova che disegnare sull’angolo del proprio libro di matematica sia più interessante. È quando alza lo sguardo che Taehyung lo guarda per sbaglio negli occhi. E Jeongguk balza, come se si fosse appena bruciato, e immediatamente fissa il pavimento.

Jeongguk non sa perché gli dia fastidio, o per quale motivo trovi adorabile la timidezza di Taehyung. Ma da quel momento, per qualche innocuo motivo, Jeongguk decide che Taehyung non gli piace.

Taehyung è strano – lo sanno tutti in classe. La sua pelle è scura perché viveva in campagna, del tutto in contrasto col pallore a cui aspirano i ragazzini di Seoul. I suoi capelli, marrone scuro, sono sempre in disordine. Legge sempre libri da solo in cortile e indossa ogni giorno sempre lo stesso paio di scarpe piene di buchi. Taehyung è l’epitomo dell’essere diverso, un completo contrasto con Jeongguk, che è forte, coraggioso e popolare.

Non parla nemmeno tanto, e quando lo fa sono sempre frasi incoerenti mormorate sottovoce. A volte si ferma in mezzo alla strada mentre torna a casa per raccogliere uno scarabeo e metterlo nell’erba. Quando piove e il pavimento si riempie d’acqua, raccoglie i vermi dal marciapiede e li mette in un vaso pieno di terra prima che possano morire, solo per poi liberarli una volta che smette di piove, e Jeongguk pensa sia stupido che qualcuno si prenda tutto questo disturbo per salvare un verme. È stupido ma incredibilmente tenero e fa solo si che a Jeongguk piaccia ancora meno. Perché Taehyung, in tutta la sua stranezza, è comunque bello. È innegabilmente bello, e lo sanno tutti.

Nonostante abbia i buchi nelle scarpe, entro il primo mese, decine di ragazze gli hanno confessato i propri sentimenti, e lui le ha gentilmente respinte tutte quante. Taehyung non sembra essere molto interessato al sesso opposto, e dopo aver rifiutato l’undicesima ragazza, sono cominciate a giare delle brutte voci su di lui. Le scuole medie sono crudeli, soprattutto una d’élite come la loro, e fra i sussurri scambiati fra i bigliettini passati sotto i banchi, a Jeongguk arriva un pezzo di carta dalle dita tozze di un compagno di classe.

È un pezzo di carta strappato dall’angolo di un quaderno e distrattamente piegato. Quando Jeongguk lo apre e legge le grosse lettere, viene sopraffatto dalla rabbia e anche da qualcosa che la sua mente da dodicenne non riesce a decifrare.

C’è scritto, KIM TAEHYUNG È GAY? Jeongguk strappa immediatamente il bigliettino e tutti i pezzetti cadono sul pavimento, mentre la rabbia gli si espande nel petto e rischia di uscire fuori. È ovvio sia un tipo di rabbia irrazionale, uno che non riesce a capire, e l’unica cosa che sa è che deve fare qualcosa. Qualunque cosa.

Pensa che forse, se non fosse stato così ignorante all’epoca, le cose sarebbero potute andare diversamente, ma Jeongguk era giovane e possedeva quella crudele ignoranza di un ragazzino che non conosceva niente se non quello che aveva di fronte. Sapeva che i suoi vicini che abitavano due case più in là erano due uomini che si baciavano e si tenevano per mano. Aveva solo sei anni all’epoca, ed era la prima volta che Jeongguk vedeva delle persone gay. Nonostante fosse inizialmente affascinato, suo padre era tutto tranne che contento.

“Non hanno nessun senso del pudore a stare così appiccicati l’uno all’altro così in pubblico?” aveva detto con un tono di scherno. “Un mucchio di froci, ecco cosa sono.”

Jeongguk era confuso dell’apparente ostilità del padre verso i loro vicini, e si era voltato verso di lui, con occhi grandi e meravigliati. “Papà, cos’è un frocio?”

“Un frocio è qualcuno che andrà all’inferno, Jeongguk.”

Jeongguk si era acciglieto. “Si può andare all’inferno per essere innamorati?”

Suo padre gli aveva lanciato un’occhiataccia, come se non riuscisse a credere a quello che aveva sentito. “Gli uomini non possono amare altri uomini, Jeongguk. È sbagliato, e Dio si arrabbierà se lo fai.”

“Non voglio andare all’inferno, papà,” aveva mormorato tristemente Jeongguk, gli occhi pieni di lacrime.

“Non ti preoccupare.” Suo padre gli aveva poi sorriso, la crudeltà completamente scomparsa dal suo volto e gli occhi che brillavano con affetto mentre appoggiava una mano sulla testa di Jeongguk. “Finché trovi una brava ragazza da sposare, Dio ti amerà sempre.”

Mordendosi l’interno della guancia, Jeongguk lancia un’occhiataccia a Taehyung, il quale è completamente ignaro di come tutti quanti intorno a lui lo stiano indicando e parlando di lui. È completamente immerso nel libro che sta leggendo e Jeongguk sa che dovrebbe lasciarlo stare – che non sono affari suoi. Solo che è così tremendo che li fa diventare affari suoi e prima di poter anche pensare a quello che sta facendo, Jeongguk va verso il banco di Taehyung.

“Perché non parli mai con nessuno?” chiede immediatamente, lo sguardo accigliato. È la prima parola che gli abbia mai rivolto.

Taehyung alza lo sguardo dal libro che sta leggendo, lo stupore evidente sul suo viso. “C-ciao,” balbetta timidamente, la voce così soffice che Jeongguk riesce a malapena a sentire la risposta.

Per qualche motivo, la sua espressione ingenua fa solo arrabbiare Jeongguk ancora di più, perché qualunque cosa fa, fa arrabbiare Jeongguk. Suo padre gli ha insegnato che i ragazzi non dovrebbero essere dolci, e Kim Taehyung è la definizione di dolce.

“Sei gay?” chiede con voce piuttosto alta. Intorno a loro, le chiacchiere che avevano riempito la classe fino a quel momento, scompaiono. Da qualche parte, una penna cade. Sa che stanno tutti aspettando con occhi affamati che Taehyung risponda, pronti a spargere la voce non appena succede, perché è così che sono i ragazzini.

“P-prego?” squittisce Taehyung, l’abbronzatura sulle sue guance diventa scarlatta.

“Tutti dicono che ti piacciono i ragazzi.” Jeongguk è diretto con le parole, le usa con noncuranza, senza pensare alle conseguenze, e di fronte a lui, Taehyung sembra molto più piccolo.

“Non è-”

“Lo sai che è strano, vero?” Jeongguk interrompe Taehyung. Indica il resto degli studenti e gonfia le guance per aggiungere più teatralità. “Se non sei gay, allora pensi di essere migliore di tutti gli altri? È per questo che hai rifiutato tutte quelle ragazze?”

Taehyung è completamente mortificato a questo punto. Le spalle incurvate come se si stesse chiudendo su se stesso, e stringe saldamente i pugni. Non risponde, ma si morde forte il labbro inferiore e fissa il libro aperto dimenticato sul banco.

“Sei venuto qui perché hanno scoperto tutti che pervertito sei?” continua Jeongguk. Sa che dovrebbe fermarsi. Sa che si è spinto troppo in là nel momento in cui ha aperto la bocca e ha chiesto a Taehyung della sua sessualità di dronte a tutti quanti. Ma il cuore gli batte forte nel petto e l’adrenalina gli scorre nelle vene. Alimentato ancora di più dal silenzio di Taehyung, Jeongguk lo distrugge come fosse il veleno del mamba nero. “Non li vogliano nemmeno qui i froci.”

Taehyung rimane sempre in silenzio, rifiutandosi di guardare Jeongguk. Continua a fissare il suo stupido libro con lo sguardo assente e Jeongguk è quasi tentato di prenderlo e lanciarlo dall’altra parte della stanza, ma invece prova a resistere alla rabbia. Mordendosi la lingua, si forza ad allontanarsi da Taehyung e tornare dai suoi amici, che non nascondono nemmeno il fatto che stanno ridendo di Taehyung.

“Sei stato figo.” Mingyu ride e gli da una pacca sulla schiena. “Hai delle palle di ferro, amico.”

Jeongguk guarda Taehyung, che non si è ancora mosso di un millimetro, gli occhi perso, come se non fosse davvero lì. È leggermente sorpreso quando Soyeon e Jisoo (due ragazze che si erano confessate a Taehyung) gli si avvicinano. Si inginocchiano accanto al suo banco e gli sussurrano parole di conforto, e sembrano molto più arrabbiate con Jeongguk di quanto lo sia Taehyung.

Rimuovendo lo sguardo dalla scena, Jeongguk alza semplicemente le spalle. “Qualcuno doveva pur dirlo, no?”

I suoi amici stanno ancora ridendo e urlando rumorosamente, rivolgendo orribili insulti a Taehyung, e Jeongguk prova a sorridere, ma per qualche motivo si sente brutto dentro – come se il mondo si fosse spostato dal suo asse e ci fosse qualcosa che non va. Si sente male dentro. Ma lo ignora comunque.

Invece, mettendosi le mani intasca, finge non stiano tremando.

 

Col passare del tempo si fa sempre più freddo, e velocemente diventa inverno, e ora c’è la neve sul pavimento. Gli alberi sono spogli e contorti. Il mondo perde il suo verde e l’eco delle urla dei bambini nel parco giochi si fa muto. L’inverno è rigido, ma Jeongguk ama il freddo. È sereno, tranquillo – irreale, in un certo senso.

Ma con la rigidità della stagione viene la crudeltà dei ragazzini. Dopo che Jeongguk ha umiliato Taehyung di fronte a tutta la classe, tutti tranne Soyeon e Jisoo hanno iniziato a evitarlo. I mormorii si sono fatti più cattivi; piccole mani dodicenni disperate di gossip, di qualcosa di cui parlare.

La domanda: Kim ‘Taehyung è gay?’ diventa ‘Kim Taehyung va a letto con gli insegnanti maschi?’

Sono tutti pettegolezzi senza nemmeno il barlume di una prova, ma tutti ci credono. Tutti tranne Jeongguk, che non ride più. Comincia a pensare che forse i suoi compagni di classe si stanno spingendo troppo in là, il che è provato quando un giorno Taehyung entra in classe con nulla se non i suoi calzini sbiaditi bianchi. Non ha le scarpe.

Sulle risatine sommesse avanza Jisoo, rossa in viso quando urla, “chi cazzo ha buttato le scarpe ti Taehyung nel fiume?!”

Seduti accanto a lui, gli amici di Jeongguk sembrano tutti compiaciuti, ma nessuno parla. Mingyu si appoggia indietro sulla sedia, si toglie il lecca-lecca alla ciliegia dalla bocca e si lecca le labbra, la sua lingua macchiata di rosso. “Stai accusando i tuoi compagni di classe di qualcosa di così orrendo?” provoca. “E poi quelle scarpe appartengono al cassonetto della spazzatura per come erano conciate. Non eri stanco di indossare quelle scarpe logore, Taehyung?” ma Taehyung è silenzioso, non guarda nemmeno Mingyu. “Se fossi in te, ringrazierei chiunque te le abbia portate via.” c’è un certo senso di minaccia nel suo tono.

Il tormento continua. È solo qualche giorno prima che Taehyung entri in classe con lo zaino completamente zuppo, fradicio e che gocciola su tutto il pavimento. Soyeon e Jisoo sembrano pronte a piangere mentre urlano contro tutti quanti di nuovo. Minacciano di andare a dirlo al preside, anche se poi non lo fanno mai. E non diminuisce. A volte ci sono scritti insulti su tutto il banco di Taehyung. Chan dice a Jeongguk che qualcuno gli ha messo una rana morta nell’armadietto, e Jeongguk sa che quel ‘qualcuno’ sono i suoi amici. Eppure, Taehyung non sembra mai arrabbiato; fissa sempre e solo il pavimento, le labbra contratte. Senza dire niente.

A un certo punto la cosa si fa fisica. Taehyung ha l’occhio sinistro nero, le braccia piene di lividi e Jeongguk si sente male. Arrabbiato. Disgustato. Nulla di tutto ciò è mai stato divertente, e sta cominciando a odiare i suoi amici.

“Forse dovreste lasciate Taehyung in pace,” accenna a pranzo. La caffetteria è rumorosa e le parole di Jeongguk sono basse, quasi completamente soppresse dal rumore intorno a loro.

Chan pare confuso, come se non riuscisse a credere a ciò che sente. Come se a Jeongguk fosse comparsa una seconda testa o qualcosa del genere. “Stiamo solo scherzano. Non è niente di che.”

Jeongguk si acciglia. Lo avete picchiato. Quello non è scherzare.”

“È caduto,” spiega inutilmente Jun. Sembra infastidito. “Non capisco perché stai facendo così, tanto quello è un cazzo di strambo.”

Mingyu sbuffa. “Probabilmente si tocca il cazzo pensando a noi.” E poi, guardando duramente Jeongguk, dice, “non stai difendendo Taehyung perché vuoi che ti faccia un pompino o una cosa del genere, vero? Perché se no saresti un frocio, amico.”

“No.” Jeongguk risponde velocemente, il cuore che gli martella nel petto. Pensa a come Taehyung sia bello anche con i buchi nelle scarpe. “Ovviamente no.”

Mingyu sorride, lentamente e crudelmente. “Fidati di noi. Siamo amici, no?”

Jeongguk annuisce. Il sorriso tirato. “Sì, amici.” Quelle parole gli sembrano strane, ma lo ignora. Mangia il suo pranzo mezzo cotto e chiude la bocca.

Passa un mese prima che Taehyung smetta di venire a scuola. Per giorni il suo banco è vuoto, nemmeno Jisoo e Soyeon sanno nulla, e Jeongguk comincia a preoccuparsi. Sente il suo stomaco attorcigliarsi dolorosamente e al quinto giorno è nauseato. Anche gli altri studenti sono nervosi, gli sguardi fuggenti. I pettegolezzi cominciano a girare ma Jeongguk si tappa le orecchie. Finge che Taehyung non sia mai esistito.

È l’appello. Jeongguk è ancora intontito, la mente mezza addormentata. A questo punto nemmeno guarda più il banco vuoto. Lo fa sentire troppo in colpa. Solo allora entra il professor Ahn, l’espressione cupa – Jeongguk si sente male.

“Taehyung si è trasferito in un'altra scuola.” Sospira pesantemente, si appoggia al podio. Professor Ahn è quel tipo di insegnante a cui importa fin troppo degli studenti. Il tipo che fa sentire Jeongguk meno perso nel mondo.

C’è silenzio. Jeongguk fissa il muro. Fissa le proprie scarpe. Le sue mani. Guarda ovunque tranne che al professor Ahn perché, perché – non è sconvolto. Tutto ciò non dovrebbe importargli perché non è che ha costretto Taehyung ad andarsene. Non stato lui a scrivere frocio sul suo banco col pennarello. Non sono affari di Jeongguk e non gli importa di Taehyung. Taehyung, che è impacciato, silenzioso, ma gentile. Tahyung, che è gay.

“Sono così deluso da tutto vuoi,” dice professor Ahn, il suo tono piatto ma arrabbiato, in un modo che fa sentire Jeongguk come se lo stesse rimproverando. “Un paio di studenti mi hanno detto che Taehyung era bullizzato. Chi è stato?”

Jeongguk pensa alle minacce di Sooyeon e Jisoo di dirlo al preside, e quando vede che Sooyeon ha la testa bassa Jeongguk sa. Sa che non dovrebbe incolparle – non riesce ad arrabbiarsi. Si sente sollevato.

Sono tutti in silenzio. Mingyu e Chan si guardano negli occhi, si spostano scomodamente nelle loro sedie. Jun scuote la testa a entrambi, sussurra qualcosa a bassa voce. Finisce per cogliere lo sguardo di Jeongguk e sorride nervosamente.

“Se qualcuno non parla tutta la classe verrà punita.” la voce del professor Ahn è dura e Jeongguk non ha mai sentito nessun insegnante parlare così.

Il cuore gli batte forte nelle orecchie, Jeongguk sente il sangue scorrergli velocemente verso il viso mentre la vergogna gli fiorisce nello stomaco. Pensa a Taehyung e a quanto più piccolo sembrasse mentre veniva sempre più bullizzato – a come a volte sembrasse pronto a crollare su se stesso come una casa abbandonata, come se il mondo fosse pronto a inghiottirlo. Pensa a come Taehyung non ci sia più ed è tutta colpa sua.

La colpa lo consuma, come se ci fosse un cobra annidato nella sua gola, e alla giovane età di dodici anni, Jeongguk impara che il suo unico talento è ferire le persone col veleno sulla sua lingua. Pensa che dovrebbe almeno dire qualcosa. Stare in silenzio non gli sembra giusto.

Lentamente, come se dei pensi lo tenessero inchiodato verso il basso, comincia ad alzare la mano, una confessione sulla punta della lingua. Comincia ad alzare la mano, ma-

“È stato Jeongguk!” dice Chan. Si alza e indica Jeongguk. Accanto a lui, Jun e Mingyu si scambiano uno sguardo di panico, e per un momento il tempo sembra fermarsi. Jeongguk prova a esaminare le parole nella sua testa, e prima che possa difendersi, gli atri suoi amici cominciano a parlare.

“S-sì. È stato Jeongguk. Ha sparso le voci su Taehyung,” dice Mingyu. “Ha detto a tutti che a Taaehyung piacevano i ragazzi e ha buttato le sue scarpe nel fiume.”

Tutti iniziano a dargli ragione e velocemente tutta la classe comincia a intervenire.

“È stato Jeongguk.”

“Sì, è sempre stato cattivo con Taehyung.”

È incredibile come la vita di qualcuno possa cambiare in meno di un secondo. Tutti mormorano il proprio dissenso e Jeongguk si sente caldo ovunque. Professor Ahn serra la mascella, fissa dritto Jeongguk e tutto quello che voleva dire gli muore in gola, perché da come professor Ahn guarda Jeongguk è ovvio che non crederebbe a nulla che possa dire.

A una tale giovane età, Jeongguk non aveva mai pensato che avrebbe provato cose come dolore e tradimento. Ma ora è come affrontare la bocca di una tempesta ed è lui quello che tutti chiamano gay e che viene schernito dai suoi compagni. Si sente così male da tremare tutti e non riesce ad alzare lo sguardo. Quando Jun spiega al professor Ahn che Jeongguk ha insultato Taehyung, si chiede se fosse così che si sentiva Taehyung; come se dei ragni gli camminassero sotto la pelle quando le persone lo indicavano. E adesso capisce perché Taehyung andava sempre in giro con le spalle incurvate, come se così diventasse invisibile.

Nei giorni seguenti cominciano a girare delle voci. Voci su Taehyung in ospedale dopo aver provato a suicidarsi, il tutto causato dal ragazzo più amato della scuola e capitano della squadra di calcio, Jeongguk. I bigliettini passati fra le mani dei ragazzini non parlano più della sessualità di Taehyung. Questa volta le grandi lettere dicono, KIM TAEHYUNG HA PROVATO A UCCIDERSI PER COLPA DI JEONGGUK?

A dodici anni, Jeongguk impara quanto possano essere cattivi i bambini. Prendono una qualunque cosa e te la sputano di nuovo in faccia quando non è più buona abbastanza. Ti sotterrano sotto il cemento come capro espiatorio. Oh, gli amici possono usarti – è questo ciò che Jeongguk impara. Tirano fuori fiori dallo spazio fra le tue costole, e quando non c’è più niente ti buttano via senza dirti niente. Gli amici ti usano. Ti rompono.

A dodici anni, Jeongguk vorrebbe non aver mai ferito Taehyung.


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Potete trovare l'originale, in inglese qui --> https://archiveofourown.org/works/14916719

   
 
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