Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    16/07/2020    5 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Kids everywhere!" indetto da Mari Lace sul forum di EFP.
Il piccolo Sherlock avrà solo cinque anni, ma dimostra già il suo caratterino volitivo e capriccioso, salvo avere una vera adorazione per il fratello maggiore.
Mycroft, dal canto suo, sta diventano grande e forse inizia ad essere meno legato al più giovane.
Ma non tanto da potersi rifiutare quando il fratellino gli chiederà aiuto per una cosa per lui molto importante. Una storia semplice, che spero vi avvolgerà nel fluff…
Un bacio,
Setsuna
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

"Questa storia partecipa al contest "Kids everywhere!" indetto da Mari Lace sul forum di EFP"
Il contest richiede una storia entro le 1000 parole (qui esatte): Sherlock ha cinque anni, Mycroft dodici
           Grazie, Koa__, per il prompt che riconoscerai, malgrado sia riassunto e cambiato per varie esigenze

Personaggi: Sherlock, Mycroft (Eurus non esiste) 

He ain't heavy, he's my brother

Le stelle potevano piovere dal cielo, i pesci volare e gli uccelli nuotare, forse: ma niente avrebbe fatto cambiare idea a Sherlock, una volta che la sua bizzarra quanto brillante mente avesse deciso qualcosa.
Erano esattamente sei giorni e cinque ore che stava tartassando i genitori con la stessa richiesta, reiterata a cadenza regolare; il che significava a ogni pasto della giornata.
“Voglio togliere le rotelline dalla bicicletta”.
“Chiedi a tua madre, lei sa sempre tutto”.
Sigerson non era tipo da prendere posizione contro sua moglie su argomenti seri, figuriamoci per una tale sciocchezza! Quello che aveva ottenuto in cambio era stato un alzarsi delle sopracciglia muliebri che parlava come un discorso di tre pagine, ― diretto a lui personalmente ― e uno sguardo di ghiaccio che si era scontrato con la sua perfetta replica in miniatura. Sherlock la stava sfidando, per quanto temesse i suoi rimproveri.
“Non è un mio problema se gli altri bambini non sono capaci di andarci prima di fare cinque anni, io posso! E manca poco, li compio a gennaio…” il piccolo incrociò le braccia con fare testardo “sono più avanti della mia età col mio sviluppo cognitivo”.
Un leggero ghigno di soddisfazione illuminò il faccino contornato di riccioli bruni, un’espressione traducibile con: ‘Impressionata, eh? Ho trovato la frase in un libro’.
“Almeno ti esprimi bene, ma il tuo sviluppo fisico è nella norma. Quando tuo fratello avrà tempo ti insegnerà, la bicicletta è stata un suo regalo, ma non venire a lagnarti con me se ti farai male”.
La frase stava ancora risuonando verso quello che ormai era un posto vuoto, che il bambino stava bussando insistentemente alla porta del maggiore.
Non che il cartello ‘Sto studiando’ fosse poco visibile, era appeso proprio in bella vista, ma la miglior dote del più piccolo non era certo la pazienza; o il rispetto degli spazi privati, se era per questo.
“Myc…”
“Quante volte ti devo spiegare che si aspetta una risposta, dopo aver chiesto di entrare?”
Mycroft non si era girato, facendo un cenno di fastidio con la mano sinistra. Sherlock valutò rapidamente la pila di testi voluminosi ― tentare di saltare tre anni di scuola non era uno scherzo, ma suo fratello poteva farcela ― la giacca dell’uniforme che finalmente si allacciava, lo spuntino a base di frutta e yogurt. Aveva perso altro mezzo chilo, doveva essere di buon umore.
“Mi insegni…”
“Prima conta fino a venti”. *
“Non sono stupido! Certo che so contare!”
“In latino”. La voce del maggiore era bonaria, ma con un retrogusto vischioso.
“Unus, duo, tres… Myc, non c’è tempo, voglio imparare ad andare in bici in modo corretto!”
“Mi lasci in pace se ti dico che ho da fare?”
“Certo che no, sbrigati”.
Volgendo gli occhi al cielo, il primogenito degli Holmes si alzò, valutando lo stato di Sherlock, che era ben coperto e recava già in mano il caschetto. In quanto alle ginocchiere le stava indossando anche per dormire, in quei giorni. E dire che aveva sacrificato il guadagno delle ripetizioni che dava a compagni più grandi di lui, beandosi del loro rancore, per fargli quel regalo. Ecco cosa ci aveva guadagnato! Dopo due minuti erano in giardino, egli col suo classico montgomery blu navy, e l’entusiasta ciclista con un piumino dello stesso colore.
Le ultime foglie morte rotolavano pigre sul viale della tenuta, spinte dal vento freddo di fine novembre, e non sembravano scivolose. Ostentando noia Mycroft prese una chiave inglese, iniziando a smontare il gancio delle rotelline con metodo. Sherlock lo osservava con attenzione, senza emettere un fiato, con quell’ammirazione che il maggiore trovava così gratificante… ma non l’avrebbe ammesso, stava crescendo, e sentiva di doversi concentrare sulle relazioni adulte.
“Ecco, ora sali e poggia bene i piedi, capito?”
Il giovane centauro non se lo fece ripetere due volte. La bicicletta rossa era sfavillante, ma mai quanto il suo proprietario. Sherlock prese il manubrio, che era leggermente grande per le sue mani, e si sedette comodo, dando un’occhiata compiaciuta alla bandierina con il Jolly Roger che sventolava accanto al campanello.
“E adesso?”
“Sguardo fisso avanti, pedala non troppo veloce ma non fermarti, perderesti l’equilibrio. Io ti reggerò con una mano sotto il sellino e una sotto il portapacchi. Non metterti in agitazione, il segreto è tutto lì”.
“Io non mi spavento di niente!”
Il bambino aveva risposto troppo presto, mostrando insicurezza. Strinse le labbra in una smorfia di concentrazione e partì.
“Va bene, Sherly”.
Questo era più di quanto Mycroft avrebbe concesso a un altro essere umano in dieci anni. Con un pizzico di fierezza taciuta accompagnò il minore per un lungo tratto, trovandosi ad accelerare, perché naturalmente Sherlock aveva deciso di aumentare un pochino l’andatura.
“Se cado posso rompermi un braccio? Non ho paura, è per curiosità”.
“Più probabilmente ti frattureresti il carpo per reggerti per istinto. È il polso, ricordati. Porteresti il gesso per sei settimane, quindi cerca di non farlo succedere”.
“Myc, mi stai tenendo? C’è qualcosa di diverso…”
“No, ti ho lasciato da un po’”.
Un solo istante, il tempo necessario perché Sherlock voltasse il viso in cerca di conferma, e la ruota anteriore si girò male, facendo cadere bruscamente il bambino su un fianco.
“Sherlock!” Mycroft l’aveva raggiunto in due secondi, aiutandolo a risollevarsi, valutando i danni. Il polpaccio e la mano sinistra erano sbucciati e una caviglia appariva dolente. Il ragazzino prese un fazzoletto e cominciò a pulire il sangue.
“Puoi piangere, non lo racconterò a nessuno”.
L’unica risposta fu lo scuotersi della testa di Sherlock, che si mordeva le labbra per resistere, pieno di orgoglio fino alla cima dei capelli. Quando ebbe finito, Mycroft si chinò a terra, facendo cenno al piccolo di salire a cavalcioni per essere riportato a casa.
“Myc… non farlo più. Se prometti di non lasciarmi solo deve essere vero, capito?”
Un lampo freddo attraversò il maggiore, bloccandolo sul posto. Se non fossero state frottole per ignoranti l’avrebbe chiamato presentimento.
“Te lo giuro, Sherly. Vederti ancora farti male per colpa mia, mi spezzerebbe il cuore”.

Fine
* Qui per Mycroft ho preso il prestito Henry Jones, il padre di Indiana, che prima di farlo entrare nello studio lo faceva contare in greco.
The Hollies - He Ain't Heavy, He's My Brother [ Lyrics]

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna