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Autore: littlegiulyy    18/07/2020    0 recensioni
Bra Brief. Da sempre poco avvezza alla lotta, alle battaglie ed alle avventure della squadra Z, con il passare del tempo si renderà conto di quanto le stia stretta la sua vita sulla Terra. Proprio quando quando capirà di aver bisogno di dare un cambio di direzione alla strada che le è sempre stata disegnata davanti, finirà per un caso fortuito nell'avventura che le cambierà la vita. Conoscerà lo spazio, lo stesso in cui suo padre ha vissuto per trent'anni, comprendendo finalmente l'altro lato della medaglia, un altro lato di sé.
Dal Capitolo 1:
"Quando sei l’erede di una delle multinazionali più importanti del pianeta che altra scelta potresti avere?
Nessuna, se non fare quello che tutti si aspettano che tu faccia.
...
Era la figlia della donna più geniale dell’Universo e di uno dei guerrieri più forte di tutte le galassie, i suoi amici erano tutti straordinari con poteri fuori dal comune… e lei? Quella sensazione che ormai aveva appiccicata addosso, la sensazione di essere ordinaria non accennava a staccarsi da lei da qualche giorno.
Insoddisfazione. Questo era quello che provava."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 3 "Be careful"

Un botto improvviso la fece svegliare di soprassalto destandola dal suo sonno agitato. Scattò subito seduta nel letto, con il cuore palpitante per lo spavento; doveva essere successo qualcosa nel corriodio fuori dalla sua stanza, a giudicare dalla confusione che avvertiva distintamente.
Numerosi voci discutevano animatamente non molto distanti dalla sua porta, ma non riuscì a cogliere niente di ciò che si stavano dicendo e le poche parole che comprese non dovevano appartenere alla sua lingua.
Doveva essere successo qualcosa.  Qualcosa di non programmato.
Immediatamente la sua mente volò a suo padre ed agli altri componenti della squadra Z, ma prima che potesse fare qualcosa la porta della sua cella si aprì si scatto.
Un fascio di luce illuminò la cella buia, costringendola a strizzare gli occhi per il fastidio, ma riuscì lo stesso a riconoscere distintamente la figura di quello che doveva essere Yoshi. Entrò senza tante cerimonie, dirigendosi a passo sicuro verso di lei apparentemente agitato. Lo fissò confusa, senza capire cosa stesse succedendo fuori da quella stanza, quando il ragazzo ruppe il silenzio creatosi nella cella.
“Sbrigati, devi venire con me” disse frettolosamente. La prese per un braccio malamente e la tirò giù dal letto prima che potesse dire qualcosa. Afferrò in fretta la maglietta ancora piegata sulla sedia e gliela porse distrattamente.
“Vestiti veloce, dobbiamo andare via da qui” aggiunse risoluto.
Bra fissò confusa la maglietta, indecisa se fare quello che l’alieno le stava dicendo di fare.
Che fossero arrivati a salvarla? Non poteva giocarsi quell’occasione.
“Dove dobbiamo andare?” indagò incerta guardando il ragazzo, che le sembrò decisamente agitato.
“Tu seguimi e stai zitta, fai come ti dico” le ordinò secco.
“Sono venuti per me vero? Sono venuti a salvarmi” affermò quasi soddisfatta, assaporando l’aria preoccupata dell’alieno davanti a lei. Era certa che nessuno l'avrebbe mai abbandonata alla deriva nello spazio, sicuramente suo padre ed i suoi amici si erano già accorti da un pezzo del suo rapimento e con la tecnologia avanzata di sua madre non ci avrebbero messo molto a rintracciarla.
Yoshi la prese improvvisamente per un polso e la tirò verso di sé senza alcuna delicatezza, velocemente la guardò negli occhi, con uno sguardo che le provocò uno spiacevole brivido lungo la schiena. La ragazza trattenne il respirò quando si trovò a pochi centimetri di distanza da lui, ma attese che rispondesse alla sua domanda.
“Sono venuti per te, ma non sono venuti a salvarti” disse sottovoce con un ghigno.
Bra spalancò gli occhi incredula, mentre le sue speranze si infrangevano per la seconda volta in meno di dieci ore.
Quei botti che aveva sentito… non era una lotta per la sua libertà.
“Se ti prendono ti uccidono, quindi adesso tu verrai con me e farai come ti dico” le intimò soffiando sulle sue labbra e continuando a fissarla negli occhi. Quando l'alieno fu certo che non avrebbe opposto resistenza, strinse la presa sui suoi polsi e la trascinò fuori dalla cella con lui senza darle possibilità di controbattere.
Non appena furono nel corridoio, Bra si guardò intorno confusa, analizzando ogni dettaglio dell’ambiente estraneo mentre si lasciava strattonare verso una direzione ignota dall’alieno.
Dovevano trovarsi in una navicella molto grande, il corridoio metallico proseguiva per svariati metri e loro lo stavano percorrendo tutto. Un’esplosione alle loro spalle la fece sussultare e Yoshi aumentò ancora di più il passo, tirandosela dietro.
“Sbrigati” farfugliò a denti stretti, strattonandola malamente.
“Va bene, ma non farmi male” disse la ragazza cercando di stare dietro al passo veloce dell’alieno.
Gettò un’occhiata alle loro spalle, ma non vide nessuno.
Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, chi poteva essere venuto per lei ma non per salvarla?
Una fitta improvvisa al fianco al costrinse a rallentare, ma strinse i denti e continuò a trascinarsi dietro all’alieno cercando di rimanere al passo.
Non aveva idea se fosse la cosa giusta da fare seguire il suo rapitore, ma in quel momento le sembrò l’unica cosa da fare. Delle continue esplosioni inseguivano la loro avanzata nel corridoio, non lasciandole altra scelta se non proseguire.
“Non ce la faccio” si lamentò la ragazza a denti sempre più stretti per il dolore.
“Manca poco” disse svelto l’alieno, senza curarsi troppo del suo stato.
Un giramento di testa le fece perdere appena l’equilibrio, ma riuscì a restare in piedi ed a proseguire dietro di lui quasi correndo ormai. Qualche minuto dopo, finalmente raggiunsero una stanza che sembrava in tutto e per tutto una rampa di lancio, e che a quanto pare era la loro meta.
Due navicelle erano sistemate sulla rampa di decollo e sembravano essere pronte all’uso.
“Che cosa significa?” chiese preoccupata guardando il ragazzo affianco a lei.
“Significa che dobbiamo andarcene da qui, e anche alla svelta mocciosa”
Una voce alle sue spalle raggiunse le sue orecchie, facendola voltare istintivamente verso il suo interlocutore.
Bardack entrò nella stanza a passo veloce e si avvicinò a quelli che sembravano essere dei comandi, iniziando subito a digitare velocemente ed abilmente qualcosa sul pannello davanti a lui. Si soffermò per qualche istante sul suo portamente,c he sembrava essere decisamente regale per quanto fosse un guerriero. 
“Cosa sta succedendo?”
“Non ti avevo detto di non fare più domande?” l’ammonì il ragazzo senza voltarsi verso di lei, ma alla fine le rispose. “Dobbiamo andarcene” ripeté solamente, senza darle altre informazioni.
“Io non vado da nessuna parte con voi” disse convinta Bra, liberandosi dalla presa di Yoshi con uno strattone.
Le navicelle si attivarono improvvisamente, aprendo i portelloni ed attirando la sua attenzione. Le analizzò frettolosamente, notando immediatamente le diverse dimensioni; una delle due era decisamente più grande dell’altra, potendo ospitare più passeggeri, mentre una era davvero molto piccola, forse per due o tre persone al massimo.
La mente di Bra elaborò una serie di calcoli immediati, cercando una via di fuga.
Forse il cambio di mezzo le avrebbe dato una chance in più di fuggire, nonostante conoscesse ben poco di coordinate spaziali e di tecnologie aliene. Con una di quelle navicelle sarebbe potuta tornare sulla Terra, le sarebbe bastato soltanto capire il loro funzionamento e come sfuggire dalla scorta degli alieni.
Gettò un'occhiata veloce ai comandi sulla quale stava cincionando il ragazzo di spalle, soffermandosi per un istante sulla sua schiena muscolosa. Scivolò con lo sguardo sulla tastiera che stava utilizzando per digitare dei codici criptati su un display apparso davanti alla sua testa, ma il suo sguardo continuava a restare incollato sulle dita del guerriero che si muovevano veloci, cercando di capire cosa stesse facendo... e soprattutto come. 
“Non pensare di scappare” l’ammonì Bardack finalmente voltandosi verso di lei “e non farmi perdere la pazienza mocciosa, non sono qui per farti da balia… se provi a scappare ti ammazzo”
Bra finalmente poté vederlo alla luce e per un attimo rimase spiazzata, senza neanche sentire le minacce che le aveva rivolto il ragazzo.
Il buio della cella aveva decisamente nascosto la bellezza aliena del soldato Sayan, ma adesso che la luce lo aveva illuminato non era certa di riuscire a nascondere lo stupore persa nel suo sguardo scuro come la notte. 
Era probabilmente il ragazzo più bello che avesse mai visto, e di ragazzi belli ne aveva visti a palate.
“Prigioniera con voi o prigioniera con loro… che differenza fa?” lo punzecchiò la ragazza, ipotizzando per un attimo di correre verso l’uscita e scappare verso l’ignoto. Dopotutto, come poteva fidarsi dei suoi rapitori? Come poteva essere sicura che sarebbe finita in mani peggiori di quelle dei suoi aguzzini?
Magari avrebbe trovato davvero salvezza e libertà…
Ma le parole del ragazzo smorzarono immediatamente la sua idea.
“Loro ti uccideranno, a noi servi viva… a te la scelta” disse con un sorriso beffardo.
Bra lo fissò negli occhi, per niente intenzionata ad abbassare lo sguardo e decisamente innervosita dal ghigno dipinto sul volto del guerriero. Era alle strette, e non poteva fare niente per uscire da quella situazione in quel momento. 
Era fregata. 
Non era certa che le sue parole fossero vere. Nessuno le dava la certezza che, dopo aver portato a termine il loro piano, non l’avrebbero uccisa; tuttavia in quel momento non le restava altra scelta se non quella di andare con loro.
Stava solo posticipando la sua morte?
Potrebbe essere.
L’ennesima esplosione attirò la loro attenzione, questa volta era decisamente più vicina. 
Yoshi e Bradack si scambiarono un’occhiata e l’alieno dai capelli bianchi parlò “tu vai con lei… io vado ad aiutare Gunter e Lyard, ci vediamo su Kapthos tra tre giorni... sai quello che devi fare” disse risoluto.
“Vi serve aiuto, non posso lasciarvi qui” ribatté il Sayan stringendo i pugni.
“E’ più importante che la ragazza arrivi a destinazione, ci serve, lo sai”
Bra ascoltò attentamente il discorso dei due ragazzi, ma non riuscì a tirare le fila ancora una volta.
Si passò confusa una mano tra i capelli incrostati di sangue, ormai corti sopra le spalle… era tutto così assurdo.
Era piombata in qualcosa più grande di lei.
L’ennesima fitta al fianco la costrinse a piegarsi leggermente, mentre avvertì le voci ovattate dei due ragazzi ancora parlottare tra di loro. Distratta dagli eventi, fino a quel momento il dolore era passato in secondo piano, ma le sembrò farsi sempre più intenso. Cercò di restare lucida, ma il dolore che provava era davvero troppo forte.
Fece un bel respiro cercando di calmarsi, e si appoggiò con una mano alla spalliera di una poltrona vicino a lei per sorreggersi.
L’ennesima esplosione attirò la loro attenzione e Yoshi si voltò verso il corridoio.
“Tra tre giorni, su Kapthos” ripeté al Sayan, prima di incamminarsi proprio verso la direzione da cui provenivano le esplosioni lasciandoli da soli nella stanza dei comandi.
Bra strinse i denti e guardò il ragazzo rimasto con lei, intento ad osservare il punto in cui era sparito il compagno.
Le sembrava così sbagliato andare con lui, eppure non aveva altra scelta.
Non era certa che le avrebbero risparmiato la vita, non era certa che qualcuno sarebbe andato a salvarla questa volta. Questa volta era da sola, ed ancora una volta non era libera di scegliere.
Sospirò chiudendo per un istante gli occhi, per poi riaprirli subito ed incatenare il suo sguardo azzurro negli occhi neri del Sayan davanti a lei che la fissavano ormai da qualche istante di troppo.
Il ragazzo si avvicinò a lei e l’afferrò per un polso in una morsa dolorosa “andiamo, non abbiamo più tempo” disse spingendola verso la navicella più piccola senza alcuna delicatezza.
Rimase in silenzio, lasciandosi trasportare annebbiata dalla sua presa ma, dopo solo due passi, la stanza intorno a lei girò vorticosamente e l’ennesima fitta al fianco la costrinse a bloccarsi. Un gemito di dolore uscì dalle sue labbra e perse l’equilibrio sentendo al forza mancare alle sue gambe. Non riuscendo più a far fronte al dolore, si abbandonò al vuoto, rilassando finalmente tutti i suoi muscoli indolenziti e la testa pesante. Chiuse gli occhi pronta a sentire l’impatto duro con il suolo ma, prima che potesse toccare per terra, due braccia forti la sostennero senza alcun preavviso.
Aprì gli occhi sorpresa, mentre una smorfia di dolore attraversava il suo viso, cercando di mettere a fuoco lo sguardo attento del ragazzo davanti a lei.
“Cos’hai?” indagò sospettoso senza lasciarla andare.
“Io… non lo so” disse debolmente “ho malissimo al fianco” aggiunse stringendo i denti per il dolore.
Vide lo sguardo del ragazzo scendere veloce sul suo addome e, tenendola per la vita con un braccio, l’altra mano scivolò cauta a scoprirle la pancia per analizzare il punto in cui sentiva dolore. Distolse lo sguardo imbarazzata, sentendo improvvisamente una sensazione di calore sulle sue guance ma cercò di non farci caso.
Dopo qualche istante, il Sayan riabbassò la maglietta e, improvvisamente, la sollevò di peso incamminandosi velocemente verso la navicella.
“Mettimi giù!” urlò Bra cercando di reagire, ma le sue forze ormai erano quasi a zero.
“Sei ferita, hai bisogno di qualcuno che ti curi” disse solamente entrando nella navicella. La sistemò su un sedile alla bene meglio e, dopo averla fissata con delle cinture di sicurezza, si avvicinò al pannello di controllo iniziando a digitare velocemente dei tasti. Il portellone in un attimo si richiuse davanti a loro e si sentì immediatamente comprimere da una forza incredibile contro il sedile, senza rendersi conto di quello che le stava succedendo intorno.
Il rombo del motore e dei propulsori raggiunse le sue orecchie piuttosto ovattato, ma cercò di restare cosciente mentre osservava la loro navicella venire espulsa dalla nave madre. Si stavano allontanando, la sua speranza di fuga si stava allontanando e stava diventando sempre più remota.
In pochi minuti, la loro capsula iniziò a viaggiare veloce nello spazio, diretta verso il pianeta Kapthos, lontano dalla confusone che si era creata nella astronave, facendo piombare finalmente intorno a loro il silenzio del cosmo.
Bra osservò il profilo del ragazzo, intento ad osservare la vasta distesa nera davanti ai loro occhi al di là del vetro decisamente pensieroso. L’espressione contratta che aveva in viso rendeva palpabile la sua agitazione interiore, nonostante cercasse di mantenere la sua maschera glaciale.
Bra si ritrovò a pensare che il suo portamento ed il suo modo di fare dovevano essere in tutto e per tutto quelli Sayan; la somiglianza con i modi burberi di suo padre ed il cipiglio indurito che non accennava mai ad ammorbidire dovevano essere un tratto caratteristico della sua razza, e ai suoi occhi rendevano il giovane davanti a lei ancora più affascinante.
Scosse la testa come per cancellare i pensieri che avevano riempito la sua testa, come poteva pensare delle assurdità del genere? Non aveva avuto un briciolo di riguardo nei suoi confronti da quando lo aveva conosciuto e l’aveva più volte minacciata di morte… era forse questa la riverenza che avrebbe portato alla sua Principessa se il pianeta Vegeta-sei fosse stato ancora al suo antico splendore? O forse era solo considerata un ibrido senza alcuna importanza?
Bardack si voltò improvvisamente verso di lei, appoggiando il suo sguardo nero sulla sua figura. Bra distolse in fretta lo sguardo imbarazzata, cercando di mascherare il suo interesse, ma il ragazzo se ne accorse.
“Cos’hai da guardare mocciosa? Stai sempre a fissare” ringhiò guardandola sprezzante.
Si avvicinò a lei lentamente, con passo cadenzato, mentre il cuore della ragazza iniziò a battere un po’ più forte per essere stata colta il flagrante. Cercò inutilmente di nascondere il suo imbarazzo, rispondendo con l’unica arma che aveva contro il guerriero… la lingua.
“Non di certo perché sei un bello spettacolo” ripose acida cercando di mascherare il suo disagio.
Il Sayan la fissò per un attimo sorpreso, scoppiando poi in una fragorosa risata capace di farla sentire ancora più patetica di quanto già non si sentisse.
“Perché tu pensi di esserlo? Non ti guardi allo specchio da un po’” rispose con un ghigno.
Bra desiderò sprofondare, sentendosi improvvisamente a disagio come mai prima di allora. Girò il volto dall’altra parte, cercando di nascondere il suo colorito che era sicura fosse diventato più rosato, mentre un calore conosciuto invadeva ancora una volta le sue guance. Era la prima volta che un ragazzo le diceva una cosa del genere e il non potersi specchiare da nessuna parte non giovava di sicuro alla situazione. 
Bardack osservò attentamente il profilo in realtà perfetto della ragazza davanti a lui, constatando ancora una volta quanto fosse magretta per essere una Sayan, la figlia del Principe Vegeta oltretutto.
Non riusciva proprio a capire come il loro Principe avesse potuto giurare fedeltà ad una terrestre; per i Sayan c’era una sola donna nella propria vita, e quando veniva scelta sarebbe stata l’unica per sempre.
Quando un Sayan decideva di legarsi, il legame era per sempre.
Cosa poteva aver trovato di così particolare e fuori dal comune il Principe Vegeta in una donna terrestre? I terrestri gli sembravano così pateticamente deboli e senza alcuna forza fisica, privi di senso di sopportazione e anche piuttosto fastidiosi… eppure il loro Principe aveva deciso di stabilirsi proprio su quel pianeta, legandosi addirittura ad uno degli abitanti di quel sasso pieno di verde ed acqua.
Continuò ad osservare la ragazza davanti a lui, non trovandoci niente di così eclatante in quell’esserino magro ed imbarazzato sul sedile. Non riusciva proprio a capire come quella ragazzina sciocca e priva di forza fisica potesse essere la sua Principessa… di certo non l’avrebbe mai riconosciuta come tale.
“Adesso sei tu che mi fissi o sbaglio?”
La voce strafottente della ragazza arrivò alle sue orecchie come un petardo, facendolo scattare in un istante. In un millesimo di secondo le fu addosso, avvolgendo il suo collo delicato e magro tra le mani senza alcuno sforzo; la ragazza avrebbe dovuto capire chi comandava e avrebbe dovuto capire di non potersi prendere tutte le libertà che voleva.
Strinse un po’ di più la presa, osservando gli occhi cristallini della ragazza restare troppo fieri per i suoi gusti.
"Sto solo constatando quanto tu sia insulsa" ringhiò sotto voce.
A Bra scappò un risolino, ma tornò subito seria "e allora lasciami andare" tentò guardandolo con fierezza. 
Sostenne il suo sguardo per svariati secondi, finché una fitta di dolore non al costrinse a strizzare gli occhi. 
“Sto cercando di capire cosa tu abbia, ci servi” le disse gelido il Saiyan, non sapendo spiegare neanche lui perché le stesse rispondendo in realtà.
Bra tossì un paio di volte, cercando di recuperare un po’ di ossigeno “non ci vuole un genio, probabilmente ho qualche lesione interna” farfugliò con difficoltà, ma senza abbassare lo sguardo.
Portò le sue mani sottili sulle mani del Saiyan, in un tentativo disperato di fargli mollare la sua presa, ma la morsa non accennò ad attenuarsi minimamente.
Bra non poteva saperlo, ma dentro al ragazzo per un istante, proprio nel momento in cui aveva avvertito la pelle delicata e morbida delle mani della ragazza sulla sua, era scattato qualcosa. Qualcosa che lo aveva innervosito ancora di più.
“Ti prego… non respiro” lo implorò la ragazza, ma non diede segno di averla sentita.
“Sei anche un medico oltre che sciocca e saccente?” le chiese ironico, stringendo un po’ di più la presa.
“No… non è il mio campo” disse tossendo “ma non vedo lesioni esterne, mi gira la testa perché probabilmente la mia pressione è sotto i piedi e avverto delle palpitazioni…” aggiunse con difficoltà, dimostrando la sua abilità logica “devo avere un sanguinamento interno attivo non visibile, probabilmente qualche organo è stato danneggiato quando i tuoi amici mi hanno pestata e la mia pressione si sta abbassando sempre di più per la perdita ematica” aggiunse concludendo il cerchio del suo ragionamento.
Il ragazzo la osservò per un istante di troppo e per un attimo le sembrò quasi sorpreso.
“Proprio come ho detto prima…” sussurrò avvicinandosi un po’ di più a lei, e la ragazza trattenne il fiato in attesa di non sapeva neanche lei che cosa.
“… sei dannatamente saccente” commentò con un ghigno il ragazzo a pochi centimetri dalle sue labbra. Improvvisamente, mollò la presa sulla sua gola senza alcun preavviso, dandole una lieve spinta all’indietro e facendo sbattere la sua testa contro lo schienale morbido del sedile.
“E tu sei uno scimmione rozzo e violento” ribatté innervosita massaggiandosi la testa dolorante.
“Stai zitta se ci tieni alla pelle” disse a denti stretti il Sayan riportando lo sguardo sullo spazio davanti a loro e prendendo posto sul sedile affianco al suo “devo riposare le orecchie, non ne posso più della tua voce acuta e fastidiosa” aggiunse socchiudendo gli occhi.
La ragazza lo guardò basita, non riuscendo a capacitarsi di come facesse ad essere così sprezzante ed acido nei suoi confronti, senza neanche conoscerla. Ormai era palese che non potesse farle del male, lei gli serviva inq ualche modo, anche se nons apeva ancora ne come ne perchè. 
Lo osservò meglio, seduto affianco a lei; il suo volto rilassato non tradiva alcun nervosismo, era come se si fosse isolato dall’ambiente interno alla navicella, come se si fosse isolato da lei.
Nessuno poteva far finta che Bra Brief non esistesse.
“Sei proprio uno stronzo” commentò secca incrociando le braccia al petto imbronciata.
Nonostante i recenti avvenimenti l’avessero resa meno sopita grazie all’adrenalina del momento, i suoi sensi si stavano ovattando sempre di più e se ne rese conto quando per un attimo il suo campo visivo divenne totalmente nero. Si ancorò d’istinto al poggiolo del sedile, affondando le unghie laccate di nero nella pelle morbida che rivestiva la seduta. Un forte senso di nausea la invase, rendendo la sua testa sempre più pesante ed il dolore al fianco sempre più acuto.
“Che ti prende?” la voce del ragazzo arrivò lontana, troppo lontana, e lentamente sentì le sue forze venire meno.
Si chiese come avesse fatto a capire che c’era qualcosa che non andava, probabilmente doveva avere un aspetto davvero terribile, ma se ne fregò altamente.
“Credo di dover vomitare” disse chiudendo gli occhi quasi disperata.
Il Sayan sbuffò alzandosi in piedi di scatto “non vicino a me mocciosa, lì c’è il bagno” disse svogliatamente indicandole una porta poco distante da lei. Ma era certa che non sarebbe riuscita a fare due passi in fila neanche se le avessero detto che sarebbe stata libera se lo avesse fatto, quindi non si mosse di un millimetro.
Sospirò esausta, incapace di rispondere al ragazzo, ma la sua voce ovattata e fastidiosamente piacevole raggiunse ancora una volta le sue orecchie.
“Hai un’aura che fa schifo…” commentò meditabondo osservandola attentamente.
Bra lo guardò per un istante, cogliendo tutto il suo disprezzo nel suo sguardo.
Per la prima volta in vita sua si sentì totalmente insignificante davanti a qualcuno, per la prima volta nella sua vita si rese conto di come avesse nelle sue vene probabilmente più sangue terrestre che Sayan, nonostante tutti le avessero sempre detto che era la copia di suo padre caratterialmente. Era debole, era debole come una terrestre e nello spazio non avrebbe avuto vita lunga così, ne era consapevole. Non aveva idea di cosa l’aspettava, non aveva idea di cosa avrebbe trovato a destinazione, ma doveva cercare di resistere o sarebbe morta ancora prima di arrivare alla meta.
Odiava farsi vedere in quello stato, e odiava ancora di più essere vista in quello stato da quel Sayan che non faceva altro che giudicarla con lo sguardo. Il disprezzo che provava per lei era tangibile in ogni parole che le aveva rivolto, lasciandole uno spiacevole amaro in bocca che le dava ancora più fastidio.
“Vai a farti fottere” disse a denti stretti sganciando le cinture di sicurezza che la tenevano ancorata al sedile. Si alzò in piedi di scatto, cercando appoggiò contro il sedile, sotto lo sguardo incuriosito del ragazzo che seguì decisamente divertito ogni sua mossa. Guardando un’ultima volta il ghigno dipinto sul volto del Sayan, cercò di fare qualche passo verso il bagno, ma dopo poco meno di due metri, le sue gambe tremarono prive di forza e tutto intorno a lei si fece buio.
Stanca di lottare, stanca di sentirsi non abbastanza, stanca di tutto, si lasciò andare, abbandonandosi nel vuoto e sperando di perdere i sensi prima dell’impatto con il gelido metallo sotto i suoi piedi.
Uno spostamento d’aria affianco a lei ed un calore sconosciuto intorno alle spalle, fu l’ultima cosa che avvertì poco prima di diventare incosciente.  

Ciao a tutti! Spero che il terzo capitolo vi piaccia... che ne pensate? 



 
  
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