Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: rocchi68    19/07/2020    2 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano circa le 17 prima che Scott trovasse il coraggio di aprire la porta di casa.
Aveva fatto una capatina nella pasticceria preferita di Dawn per comprare le sue ciambelle e poi aveva dato un’occhiata al Pahkitew che recava ancora il foglio di chiusura.
Quei pochi clienti che avevano incontrato le serrande abbassate, avevano creduto che Chef Hatchet fosse uscito di senno per perdere un guadagno così facile. Appurato che fosse inutile restare davanti alla porta chiusa, si divisero, permettendo a Scott di leggere il foglio che Chef aveva appiccicato frettolosamente.
Non aveva mentito quando aveva affermato che potevano concedersi una settimana di riposo oltre al giorno successivo alla vittoria del contest.
Una settimana di relax gli avrebbe permesso di stare con Dawn senza doversi preoccupare dei turni massacranti, recuperando il loro rapporto.
Accesosi una sigaretta e rimirato il cielo che si stava scurendo sempre più, si avviò con passo svelto verso il suo appartamento, continuando a stringere il minuscolo pacchettino che aveva comprato in pieno centro.
Durante la passeggiata, Dawn tornò a essere il suo pensiero fisso.
Da quando avevano fatto l’amore, dubitava che lei fosse realmente innamorata del suo aspetto e del suo carattere. Capitava anche alle persone più insospettabili che una leggera infatuazione potesse sconvolgere tutto l’insieme. Ma quando lei aveva tentato di baciarlo e aveva cercato di trattenerlo, lui si era come rasserenato.
Non stava mentendo. Lei era veramente innamorata e l’appartamento passava in secondo piano nella scala delle sue esigenze. Una volta c’erano le sue amiche al primo posto, poi era sopraggiunto Beverly e infine aveva scalato le gerarchie.
Solo nello schiacciare i sassolini che anticipavano il percorso interno al parcheggio condominiale, si era reso conto che Dawn era cambiata molto da quando stava nella sua baracca.
“Sono solo un’idiota.” Borbottò, salendo di corsa le scale e ritrovandosi davanti alla porta del suo appartamento.
Inserita la chiave, la serratura era scattata senza difficoltà, mostrando un ingresso avvolto nella più totale oscurità.
Il rosso si ritrovò a pensare che fosse strano. Era ancora troppo presto e, sempre che non fosse andata via la luce per un blackout, non c’era motivo di quel buio opprimente. Sfiorato l’interruttore che aveva alla sua destra e richiusa la porta alle sue spalle, appoggiò le chiavi sulla minuscola mensola.
Credeva che Dawn corresse subito per riprendere la discussione, ma nel girarsi verso il salotto si accorse di un elemento che lo lasciò sorpreso: le tapparelle erano abbassate a notte e non lasciavano passare nemmeno un filo di luce.
Incuriosito da quella situazione, le rialzò velocemente, per poi fare un rapido giro della casa in cerca dell’amica.
Il bagno era completamente deserto. Svuotato di ogni suo interesse e privo di tutte le sue creme, i suoi balsami e i suoi profumi ecologici.
Ritornato nel minuscolo corridoio, buttò lo sguardo sull’appendiabiti e notò la mancanza del suo cappotto invernale. Era improbabile che l’avesse già messo via, ma lui continuò a ferirsi, credendo che Dawn fosse nella sua stanza, che stesse cucendo uno dei bottoni e che le creme le servissero per un’ultima ricerca farmaceutica.
Senza nemmeno impegnarsi, snobbò la porta della sua camera, intuendo che lei non aveva motivo per nascondersi proprio lì. Quello era il luogo in cui, se possibile, non avrebbe più messo piede fino a quando non si fossero riappacificati.
Prima di pentirsene, toccò la maniglia della stanza di Dawn, premette sull’interruttore e la luce mostrò l’interno desolante della stanza.
Lei non era nemmeno lì.
E con lei erano scomparsi anche i suoi libri zeppi di termini incomprensibili e l’immancabile portatile che le serviva come resoconto per tutti gli esami che aveva conseguito brillantemente.
Era sparito tutto.
Scott, non convinto ancora di quella situazione, aprì con foga l’armadio, quasi scardinando l’anta dalla sua sede.
Non c’era più nulla.
Il suo cappotto era volato via con lei. La sua biancheria intima gettata in una valigia beige che non si trovava. Le sue magliette, i pantaloni e la divisa scolastica erano stati portati via nel cuore della notte.
Colpito da quella situazione, quasi barcollando si ritrovò fuori dall’ex stanza di Dawn e percorse il piccolo corridoio, sperando che quello fosse uno scherzo.
Fu nel stendersi sul divano a fissare il soffitto che si chiese se avesse portato via davvero tutto.
Non poteva pensare che Dawn volesse cancellare la sua esistenza dal suo appartamento.
Preoccupato si alzò e raggiunse il frigo, il quale si mostrava svuotato di tutti i succhi alla pesca che lui recuperava dal Pahkitew.
Prima di chiuderlo, attaccato con un pezzo di scotch al portabottiglie, vi era un foglio che lo fece rabbrividire.
Lo staccò, lesse le poche righe che erano riportate e intuì che quello era un addio.
Lei non sarebbe mai più tornata indietro per riprendere la discussione. Aveva appena perso la guerra più importante di tutte: quella con il suo cuore e la sua coscienza.
“Scott,
quando leggerai queste poche righe sarò già lontana.
Tu hai sempre avuto ragione sul mio conto.
Dopotutto che te ne fai di una che vuole vivere nel tuo appartamento solo perché ti ama? Sono sicura che capirai.
Hai avuto modo di usarmi per i tuoi comodi come Beverly e, ora che hai ottenuto ciò che volevi, usi Courtney come scusa.
Una volta dicevo di amarti. Come si fa ad amare una persona che prende il tuo cuore, lo calpesta e poi ti sorride, illudendoti d’essere in grado di ricomporlo?
Come si fa a vivere così? Quando credi di meritarti la felicità per poi vedere solo un’altra faccia che ti prende in giro.
Io sono stanca di sentirmi dire che ho sempre sbagliato e solo perché ripongo la mia fiducia nelle altre persone.
È insostenibile continuare così ed io non voglio più saperne d’amare.
L’amore è una fregatura…ti corrompe, ti fa battere il cuore, ma non riempie ciò di cui hai bisogno.
Ma tanto è inutile. Tu sai già tutte queste cose Scott.
Sei stato proprio tu a insegnarmele, segno che sai cosa si prova.
E allora perché mi hai usato in questo modo?
Solo perché sono sempre stata sola?
Non più.
Non sarai più nei miei pensieri e per questo ho deciso di andarmene.”
 
Scott, nel leggere quelle poche parole, barcollò paurosamente.
Dawn era andata via.
E questo solo per colpa della sua maledetta lingua lunga.
Nel rileggere quelle frasi, afferrò con rabbia le chiavi della macchina e uscì di casa, rischiando di urtare la vecchia Beth che era appena rientrata dal suo giro pomeridiano.
Prima di discutere con Dawn, lei non aveva menzionato nessuna novità sul piano abitativo e pertanto gli era rimasta una sola possibilità.
Non sarebbe mai tornata dai suoi parenti e le uniche che potevano accoglierla erano Zoey e Gwen.
Salito in auto e imprecato contro il traffico, si apprestò a seguire il classico tragitto che lo conduceva dalle sue vecchie amiche.
Normalmente avrebbe chiesto a Duncan sostegno morale, ma non era nelle sue intenzioni incasinarsi ulteriormente.
Il sostegno del punk poteva essere prezioso, ma non se questo significava rovinare la sua relazione con Gwen.
Probabilmente le due conoscevano già i fatti e l’avrebbero affrontato a muso duro per quanto era successo.
Sbuffando innervosito e rischiando di beccarsi una multa per eccesso di velocità, parcheggiò sotto il loro appartamento e scese dalla vettura.
Citofonò al secondo campanello sulla destra e sentì chiaramente la voce gracchiante di Gwen all’altro capo.
“Gwen…sono io…”
“Scott?”
“Puoi dirmi se Dawn è qui?” Chiese preoccupato.
“Lei non vuole vederti più.”
“Sono stato un coglione lo so, ma voglio farmi perdonare.”
“Qui non si tratta di perdonare.” Ringhiò la dark, facendo sussultare anche Zoey che era uscita dalla sua stanza nell’udire la suoneria del citofono.
“Ti prego…”
“Adesso io e Zoey scendiamo e ci spiegherai cosa le hai fatto.”
“D’accordo.” Mormorò il rosso.
 
La pazienza non era mai stata una delle sue migliori virtù, specie se si trovava sotto pressione e non c’era troppo tempo da perdere.
Scott, nell’attesa, era stato anche sul punto di accendersi una sigaretta, salvo desistere e aspettare l’arrivo delle due amiche.
Prima che potesse formulare delle scuse decenti, il vecchio portone scricchiolò minacciosamente e Zoey e Gwen gli si presentarono davanti.
“Dawn sta bene?”
“Sì, ma non vuole vederti più.”
“La capisco.”  Soffiò, abbassando il capo dinanzi alle parole della dark.
“Ci puoi spiegare il perché tu sia stato così cattivo con lei?”
“Credevo di poter risolvere le cose con Courtney, ma nella mia stupidità ho ferito l’unica ragazza che mi abbia mai amato veramente.”
“Tutto qui?” Insistette Zoey.
“Tra me e Courtney è tutto finito.”
“Credi che questo sia sufficiente per Dawn?” Continuò la rossa, mentre Gwen manteneva il silenzio ben sapendo che aprendo bocca avrebbe causato solo problemi.
Era conscia di non sapersi controllare e in quella situazione la delicatezza e la diplomazia non erano dei dettagli di poco conto. Se volevano risolvere qualcosa o quantomeno placare la guerra in atto, dovevano evitare discussioni superflue.
“Solo ora capisco quanto fosse importante e quanto non possa stare senza di lei.” Mormorò, iniziando a singhiozzare appena.
“Che cosa vorresti da noi?”
“Vorrei parlarle.”
“Lei non vuole vederti mai più.”
“Vi prego.” Piagnucolò, prima che una figura a lui nota si avvicinasse a Gwen e Zoey.
“Scott non forzare la mano…per oggi hai sbagliato anche troppo.”
“Anche tu Mike?”
“Mi hanno raccontato cosa hai fatto e ti conviene lasciar passare qualche giorno per farla sbollire.”
“Se faccio come dici, lei finirà con l’odiarmi ancora di più.” Ammise il rosso, abbassando il capo.
“Noi non abbiamo intenzione di farti entrare.” Replicò il giovane.
“Che cosa posso fare ora?”
“Noi vedremo di aiutarti Scott, ma dovrai essere tu a fare la maggior parte del lavoro.” Gracchiò Gwen, parlando anche in nome dei compagni.
“Io…”
“Questa storia resterà solo tra noi.” Promise Mike, facendo sospirare il rosso.
“Va bene.”
“Per oggi, però, ti conviene uscire e svagarti un po’.” Gli consigliò l’amico, mentre Zoey e Gwen iniziavano già a confabulare tra loro per risolvere la faccenda. Scott, nel vederle così intente a discutere, avrebbe chiesto volentieri se avessero qualche idea, ma desistette. Sapeva bene che la mente femminile in certi casi era infallibile e lui di certo non voleva sbagliare approccio nuovamente.
“Non so dove.”
“Recupera Duncan e fate un giro.” Borbottò Zoey.
“Io…”
“Anche se sembra un po’ tonto, può farti capire i tuoi sbagli.” Ringhiò Gwen con quello che sembrava più un ordine che un consiglio accorato.
“Ma lui mi darebbe dell’idiota.”
“Per come hai trattato Dawn, lo sei ai massimi livelli.” Lo rimproverò Mike, facendolo sussultare.
“Non posso fare nulla per questa sera?”
“No.” Rispose secco il moro.
“Potreste almeno recapitarle un messaggio?” Tentò, pregando i suoi interlocutori di accogliere quella richiesta disperata.
“Quale?”
“Prima di uscire dall’auto e di citofonare ho ritrovato la lucidità, ho riletto la sua lettera e ho risposto alle sue domande.”
“Di che lettera parli?” Domandò spiazzata Zoey, non ricordando d’aver sentito qualcosa di simile dalla sua migliore amica.
“La sua lettera d’addio.”
“E tu?” Chiese Mike, fissando il foglio che Scott gli stava porgendo e che mostrava una calligrafia abbastanza decisa.
“Non leggerla…è un qualcosa che serve al suo cuore.”
“Potremmo ascoltarti, se ci prometti che questa lettera non la farà soffrire di nuovo.” Sbuffò Zoey, mentre recuperava la lettera da Mike e la metteva in una delle tasche della sua felpa.
“Avete ancora un po’ di fiducia in me?”
“Non troppa.” Ammise Gwen.
“Le parole che ho scritto, la faranno stare un po’ meglio.”
“E tu?”
“Cosa m’importa di soffrire se lei non ritorna com’era prima?” Mormorò, ringraziandoli con un fugace sorriso.
Ritornato a fissare il freddo marciapiede, Scott si voltò, dando loro le spalle e ritornò alla sua macchina con la speranza che Duncan non fosse troppo impegnato per un’uscita utile soltanto a placare i rimorsi che gli stavano attanagliando il cuore.
 
Rimasti con quel dubbio, Zoey decise, senza consultarsi con gli altri, che quella lettera doveva essere consegnata a Dawn.
Non era giusto che la spulciassero e che decidessero per lei. Conoscevano bene Scott e di certo non avrebbe scritto una qualche cattiveria con cui mortificarla e scatenare le ire del gruppo.
Rientrati in casa e salutato Mike che era sopraggiunto solo come sostegno morale, Zoey si avviò verso l’ultima porta che conteneva tutta la disperazione di Dawn. Prima di bussare, però, si ritrovò bloccata da Gwen che prese a fissarla con uno sguardo capace di far rabbrividire chiunque.
“Ti fidi ancora di lui?”
“Lui non è cattivo e tu lo sai.”
“Non lo è? Dopo quello che ha fatto a Dawn?” Protestò senza spostarsi di una virgola.
“Possibile che sia sempre l’unica a leggere negli occhi delle persone?”
“Io ho visto solo un guscio vuoto che merita di soffrire.” Ringhiò la dark, cercando di afferrare la lettera che Zoey teneva in mano.
Nemmeno lei aveva chiari i propri intenti. Anche se l’avesse recuperata, non sapeva che farsene delle sciocchezze che Scott aveva scritto. Per curiosità l’avrebbe letta e poi l’avrebbe bruciata così come faceva abitualmente con le scartoffie che riempivano la sua scrivania.
“E noi cosa eravamo?”
“Hmm?”
“Perché pensi che Scott ci abbia chiuse nel suo appartamento con Dawn quella volta?”
“Per quel che vale, questo potrebbe essere frutto di un suo piano.” Mormorò Gwen, rinunciando, per via della difficoltà, al suo proposito di distruggere la lettera.
“Se è così che la pensi, non rivolgerai più la parola a Dawn.”
“Ma perché?”
“Hai appena affermato che Dawn merita di soffrire e questa è una delle tue crudeltà peggiori.” Ammise Zoey, facendo sussultare la coinquilina.
“Non ho mai detto nulla di simile…è solo che mi secca vederla piangere.”
“Se ben ricordi tutte le volte che piangeva, Scott riusciva a risollevarle il morale e io sono certa che anche questa volta riuscirà a farle tornare il sorriso.” Soffiò la rossa, facendo negare appena Gwen che non sembrava troppo convinta.
“T’invidio Zoey: vorrei tanto essere ingenua come te.”
“Ehi!”
“Non è una cosa negativa.”
“Ne sei sicura?” Domandò con un pizzico di curiosità.
“Sarebbe bello se riuscissi a fidarmi di tutti e a tenere sempre una porta aperta anche per le persone che mi hanno fatto soffrire in passato.”
“È questione di pratica.” Ammise Zoey, mentre Gwen si spostava e iniziava a bussare con veemenza alla porta di Dawn.
“Mi hai convinto.”
“Tutti sappiamo che fai tanto la dura, ma che hai un cuore tenero.”
“Non aggiungere altro se non vuoi ritrovarti con un occhio nero.” La minacciò la dark, udendo alcuni passi che si avvicinavano all’uscio.
 
Dawn, nei suoi stati, avrebbe chiesto di non essere disturbata.
Era a pezzi. Gli occhi arrossati, l’emicrania, la rabbia che faceva tremare il suo esile corpo e tante altre piccolezze l’avevano spinta a tuffarsi sul candido letto che le avevano messo a disposizione.
Quel tocco pesante alla porta e quel chiacchiericcio fastidioso la costrinsero ad alzarsi, facendo entrare solo un debole fascio di luce. Non voleva pensare che le sue amiche avessero accolto quel gran bastardo di Scott, né che lui si stesse premunendo di farla stare bene, quando qualche ora prima l’aveva presa e poi gettata come un vecchio paio di scarpe.
“Non voglio…vedere nessuno.”
“Lo sappiamo Dawn, ma è arrivata una lettera a tuo nome.”
“Una lettera?” Mormorò, allungando la mano verso Zoey, prima che Gwen con le sue rozze maniere scardinasse del tutto la porta.
Quell’apertura, a suo avviso, non era sufficiente e se volevano farla uscire dalla sua tana, c’era bisogno di una mossa improvvisa che la lasciasse sorpresa e incapace di reagire. Dawn, infatti, si ritrovò spiazzata e restò ferma sull’uscio, mostrando alle sue amiche lo stato pietoso in cui si era ridotta a causa di Scott.
“Ce l’ha passata un amico.”
“Un amico?”
“Uno che è innamorato perso di te e che non l’ha mai ammesso chiaramente.” Ammise Zoey, guardando di sottecchi Gwen che si ritrovò ad annuire.
“Io non voglio più…amare.”
“Se la leggessi, lo renderesti felice.”
“E alla mia felicità…chi ci pensa?” Singhiozzò, asciugandosi gli occhi.
“Io ancora non riesco a credere che Scott possa aver fatto tanti danni.” Brontolò la dark, osservando l’amica che nel sentire quel nome ricevette una debole scossa.
“Lo odio.”
“Questo nostro amico ci ha detto che questa lettera ti farà stare meglio.” La rincuorò Zoey, porgendole il foglio.
Dawn avrebbe desiderato che loro fossero sincere e che non stessero architettando nessun trucco per fregarla.  Trovava impossibile che qualcuno conoscesse il suo nuovo indirizzo, che si preoccupasse di lei proprio quando era in quegli stati e pertanto credeva che il loro amico fosse in realtà quello da cui era fuggita qualche ora prima.
“Non è sua, vero?”
“Di chi parli?” Domandò Gwen.
“Di Scott.”
“Ascolta Dawn, questa…”
“Lo sapevo…lasciatemi stare.” Sbuffò, cercando di richiudere la porta, ma ritrovandosi bloccata da Gwen che con un gesto rapidissimo l’aveva spiazzata. Con la mano libera aveva preso la lettera di Scott, l’aveva messa nelle mani tremanti di Dawn, l’aveva spinta all’interno e l’aveva chiusa dentro.
La dark sperava vivamente di non doversi pentire di quella scelta affrettata e che lei leggesse le parole che il rosso aveva usato. Se anche quelle l’avessero fatta disperare, avrebbe recuperato Scott, l’avrebbe legato da qualche parte, magari a una colonna della metropolitana e l’avrebbe scuoiato vivo, corrompendo qualche barbone che poteva denunciarla come colpevole dell’omicidio, dileguandosi poi nel cuore della notte.
“Era l’unico modo.” Soffiò Gwen con calma glaciale.
“Ma…”
“Se avessimo fatto come il tuo solito, non avrebbe mai accettato.”
“L’hai costretta.” La rimproverò Zoey.
“Dawn è come una bambina e a volte bisogna forzare la mano nei suoi confronti.” Borbottò Gwen, mimando il gesto di una sculacciata e avviandosi verso il divano, in attesa che Dawn pretendesse d’uscire dalla sua stanza.
 
La ragazza, nel tenere quella lettera tra le mani, si chiese cosa dovesse farne.
Non credeva di vivere quel dubbio tremendo.
Avrebbe tanto voluto stracciarla e ignorarla del tutto, ma le sue mani sembravano non possedere l’energia sufficiente per farlo. Alla fine, aprendo il foglio, si accorse che era lo stesso che aveva attaccato al frigo, salvo poi girarlo e notare la calligrafia di Scott.
“Dawn,
 quando leggerai queste poche righe probabilmente sarai già troppo lontana.
Io ho sempre sbagliato con te e di questo ne sono profondamente pentito.
Credevo di non amarti, ma cavolo non è così.
Dopotutto che te ne fai di uno che vuole amarti incondizionatamente, ma che è troppo spaventato per farsi avanti?
Forse non capirai mai il perché sia stato così stupido e ottuso.
Io non ti ho mai voluto usare e mai avrei voluto usare una scusa per sottrarmi dall’amore che provo verso di te.
Una volta dicevo di non amarti. Come si fa a non amare una ragazza meravigliosa come te? In verità avevo troppa paura di stare con te, per poi perderti e non meritarmi di vedere il tuo sorriso.
È vero.
Come si fa a vivere così? Quando credi di meritarti una felicità che non puoi provare perché non vuoi ferire nessuno.
Io sono stanco di sentirmi ripetere che dovrei aver fiducia nei miei mezzi, quando in verità finisco sempre con l’essere odioso.
È insostenibile essere così, ma io voglio continuare ad amarti.
L’amore non è una fregatura…ti riempie, ti scalda, ti accoglie nelle fredde notti di solitudine e ti fa trovare un motivo per cui devi vivere.
Ma credo che tu sappia già queste cose perché me le hai insegnate tanto tempo fa.
E allora perché ti scrivo questa lettera?
Per farti capire che senza di te sarò sempre solo e che non avrò mai il piacere di continuare a vivere.
Non ho intenzione, però, di arrendermi.
Proverò a riconquistarti e a riempire il tuo cuore…quello che credi svuotato e privo di ogni gioia.
Sarai sempre nei miei pensieri e ancora più spesso ti rivedrò, fino a quando non potrò stringerti come una volta.
Un bacio, tuo Scott.”




Angolo autore:

Ryuk: Qualcuno dica a rocchi che le lettere non vanno più di moda.

Sempre la solita seccatura.

Ryuk: E gli spieghi di non scrivere più in corsivo, grazie.

Accontentatelo così mi lascia in pace.
Detto questo vi saluto e vi auguro un buon inizio di settimana.
Alla prossima!
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68