La mattina dopo essersi svegliato, si era
costretto a lasciare Remus che dormiva pacificamente ed era tornato in camera
sua per poi sedersi ai piedi del letto dove il piccolo branco mal assortito
dormiva. Fare una rampa di scale gli aveva fatto venire il fiatone, per la
miseria, sperava solo di riprendersi subito, altrimenti l’espressione saccente
di Remus sarebbe stato intollerabile. Non gli avrebbe mai detto “te l’avevo
detto”, ma glielo avrebbe letto nelle sopracciglia, il ché forse era anche
peggio.
Sbuffò, già stanco ed Ethan si svegliò e gli
saltò al collo, preoccupato.
Le ragazze si erano svegliate poco dopo
per via delle sue risate visto che il bambino continuava a fargli il solletico
provando ad abbracciarlo stretto mentre nascondeva il viso nel suo collo.
Con parecchie carezze alla testolina nera
era riuscito a calmare Ethan che si era seduto sulle sue gambe, smettendo di
provare ad arrampicarsi su di lui e osservandolo con grossi occhioni scuri e
preoccupati.
“Mi dispiace averti lasciato solo, cucciolo”
si scusò e il bambino scosse la testa.
“Sono abituato ad essere solo, avevo paura
per te” gli rispose, stringendo il suo cuore in una morsa dolorosa.
Sirius guardò le facce spaventate delle
ragazze e sospirò.
“Prima che diciate qualsiasi cosa, fatemi
parlare. Non vi metterei mai volontariamente in pericolo, quello che è successo
l’altra notte è stato un errore gravissimo da parte mia, ma non vi farei mai niente
di simile sapendolo. Volevo solo aiutarvi e invece ho rischiato di farvi
ammazzare”
Lavanda lo abbracciò, iniziando a
piangere.
“Ho temuto di averti fatto secco” disse in
un mugugno e l’uomo sorrise.
“Oh Lav, ci
vuole ben più di voi due per farmi secco”
“Ci siamo andate vicino però” disse Lelya
che si tormentava la cicatrice sul labbro a disagio.
“Non so se riuscirete a scusarmi, ma non
riesco nemmeno a spiegarvi quanto mi dispiace”
Lelya annuì e dopo un po' si avvicinò,
poggiando la testa sopra la sua spalla e Sirius l’avvolse nell’abbraccio.
“Per il momento mettiamo una pausa agli
esperimenti, okay? Basterà stare ognuna in una stanza diversa”
“Una stanza rinforzata” aggiunse Lavanda.
“Niente più muri divisori. Promesso” disse
lasciando un bacio sulla testa più vicina, probabilmente Lelya.
“Adesso andiamo a fare colazione, avete
già saltato abbastanza lezioni”
Chi sembrava meno intenzionato a tornare a
scuola però, fu Remus che continuava a temporeggiare e perdere tempo con altre
cose fino a quando Sirius non s’innervosì.
“Non ti fidi a lasciare Teddy qui? È
questo il problema?” disse piccato e Remus fece cadere le spalle.
“No, non riesco a lasciare te qui”
Sirius ci restò di sasso. Avevano passato
l’ultimo mese quasi ad evitarsi e adesso che aveva avuto un piccolo incidente,
Remus faceva il pensieroso?
“Neanche ti sto a spiegare cosa i miei
istinti mi suggeriscono di fare” aggiunse il licantropo e l’animagus
non riuscì a non sorridere.
Sirius moriva dalla voglia di saperlo, ma
era piuttosto sicuro di non essere in grado di tollerare molto, al momento.
Restare in piedi era già abbastanza sfiancante.
Decise allora di prenderli la mano e tirarlo
verso la biblioteca, gli mise in mantello da insegnate attorno alle spalle e
gli allungò la valigetta. Il licantropo stava per iniziare a sbuffare, ma lui
gli mise le braccia attorno al collo e strofinò il naso contro il suo. Remus
avvolse le mani attorno alla sua vita e Sirius sentì le dita giocare con il
bordo della sua maglietta, sfiorando la pelle con un indice, fin troppo
delicatamente.
“Allora ti converrà affrettarti a tornare”
sospirò per poi allontanarsi e spingerlo di forza nel camino. Vide il volto di
Remus illuminarsi in un sorriso, prima di sparire nelle fiammo verdi e Sirius
dovette convincersi che no, saltare anche lui nel camino e raggiungerlo ad Hogwarts sarebbe stato semplicemente inutile.
Quando si voltò, sorridente come un
ragazzino, c’era Harry in mezzo alla porta che lo guardava con l’espressione
più James che gli avesse mai visto.
Era poggiato allo stipite con la spalla e
i piedi incrociati, aveva gli occhiali appannati dalla tazza di the che aveva
in mano e lo guardava da sopra le lenti con un sopracciglio inarcato e un sorrisetto
sprezzante.
“Sta zitto, Potter” gli disse piuttosto
divertito e la risposta che ricevette fu la seconda espressione più James che
gli avesse mai visto fare: Harry scrollò le spalle con fare saccente e senza
dire una parola si girò e se ne tornò in cucina.
Ridendo fra sé, lo seguì in cucina.
Merlino quanto adorava quel ragazzo.
-
Gli ci vollero più di un paio di giorni
per riprendersi.
Anche se fisicamente non aveva subito
danni permanenti, sembrava aver stirato gravemente il muscolo che permetteva
alla magia di fluire dentro di lui liberamente.
Per i primi giorni, anche solo emettere
scintille lo lasciava senza fiato e ci fu un momento di panico per un mago che
era stato in grado di creare un Patronus completo a quattordici anni e
diventare animagus a sedici.
I graffi erano rimarginati, ma si sarebbe
portato i segni per parecchio tempo. Anche se non erano licantropi veri, le sue
pozioni avevano peggiorato i loro sintomi per una notte e anche Lavanda che
solitamente non era in grado di avere gli artigli, era stata in grado di fare
danni.
Due giorni dopo la luna piena, quando
Sirius doveva ancora riprendere fiato dopo aver percorso il corridoio,
Andromeda si presentò a Grimmauld Place.
“Scusami se non sono riuscita a venire
prima, ma è stato impossibile liberarmi” si scusò la donna, lo sguardo
preoccupato e Sirius le sorrise.
“Figurati cugina, anzi, è un bene che
finalmente tu ti tenga impegnata”
“Lelya mi ha detto che ha rischiato di
ammazzarti, effettivamente hai un aspetto orribile” disse mentre lo salutava
con due baci sulle guance, ma la mano percorreva i numerosi graffi sulle
braccia, ormai sotto forma di numerose linee rosa che s’incrociavano fra loro.
“Sempre la solita esagerata, hanno solo
attentato alla mia vita, non ci sono andate vicine” sminuì mentre prendeva la
giacca della donna e la lasciava sull’appendiabiti “Tu e Lelya vi sentite
spesso?”, le chiese dopo un attimo.
“Abbastanza, è una ragazza molto in gamba
e poi è una Serpeverde reietta, ti adora, ma ogni
tanto ha bisogno di qualcuno di più simile a lei” disse con un sorriso.
“Tranquilla, non mi dà fastidio,” si
giustificò Sirius, capendo lo scopo di quella frase “sono contento che ti veda
come punto di riferimento”
“Smettila con le lusinghe, sono qui per
sgridarti” iniziò la donna, ma fu interrotta molto presto.
“Ciao nonna di Teddy!” disse Ethan
sorridente, sbucando dal salotto.
“Oh, ma ciao tesoro. Com’è andata l’altra
notte?” le chiese carezzandogli la testa. Andromeda era una delle poche
persone, oltre a Sirius, a cui Ethan permetteva di toccargli i capelli.
“Sirius è quasi morto di nuovo!” esclamò
piuttosto preoccupato. La rapidità con cui l’espressione amorevole che la
strega si rivolgeva al bambino s’inasprì per guardare il cugino avrebbe potuto
infrangere la barriera del suono.
“Hai raccontato a un bambino di…?” iniziò,
ma Sirius la fermò mostrando le mani aperte in segno di resa.
“Certo che no, ho fatto una battuta e lui
ha capito fin troppo” la donna lo guardò male ancora una volta, ma
fortunatamente preferì tornare a parlare col bambino.
“Ma come sei perspicace Ethan, che ne dici
di accompagnarmi da Teddy?”
“È in salotto. Andiamo!” disse per poi
lanciarsi nel corridoio, ma la donna gli offrì una mano da stringere che il
bambino accettò dopo un attimo di esitazione.
“Senza correre, tesoro, potresti farti
male”
“Che significa perspicace?”
“Che hai un tipo di intelligenza molto
utile, tesoro. Non preoccuparti, lo è la maggior parte della famiglia” disse
per poi lanciare l’ennesima occhiataccia a Sirius che alzò gli occhi al cielo
mentre si dirigeva in cucina per mettere su il bollitore. Davvero non aveva
intenzione di farsi vedere a ‘Dromeda (o a se stesso, ad essere sinceri) quanto gli ci sarebbe voluto
per far bollire l’acqua con la magia.
Quando tornò in salotto col vassoio del
the, i due stavano osservando l’albero genealogico, Regulus
che li seguiva e ogni tanto s’intrometteva nella conversazione, Teddy era
tranquillamente in braccio alla nonna, ma guardava Ethan con la solita
ammirazione che riservava solo a lui.
“E questa sono io, mentre quello sei tu,
vicino a Sirius” disse Andromeda indicando le due teste che li guardavano.
Essendo ormai ottobre le foglie erano completamente ingiallite e si staccavano
dai rami volteggiando lungo la parete per poi sparire nel nulla.
“Perché ho il cappello? Non è mio” chiese
Ethan e la donna scrollò le spalle.
“Oh tesoro, nessuno sa il perché dei
cappelli, sono anche piuttosto brutti, vero?” disse facendo sorridere il
bambino.
Sirius non credeva che avrebbe mai visto
il suo ramo estendersi, lui non faceva più parte di quella famiglia, eppure
eccolo lì, irrobustito e allungato per fare posto alla testolina di Ethan che
sarebbe cresciuta insieme al bambino.
Sirius aveva versato un paio di lacrime
quando, il giorno dopo aver portato Ethan a casa, la sua effige era apparsa sul
muro. I tre dipinti di casa gli avevano sorriso con gli occhi lucidi, stretti
nella cornice del salotto, tutti e tre che sembravano pronti a saltare fuori
dal mondo bidimensionale, pur di abbracciarlo.
“E questa è tua figlia? La mamma di
Teddy?” chiese Ethan, distogliendolo dai suoi pensieri. Sirius s’irrigidì,
preoccupato da quale avrebbe potuto essere la reazione di Andromeda. Sapeva che
la donna non avrebbe mai trattato male il bambino, ma sapeva anche quanto
parlare di Dora la intristisse.
“Sì, caro” gli rispose gentilmente.
“E aveva davvero i capelli rosa?”
insistette il bambino e la strega annuì con un sorriso.
“Rosa, viola, azzurri, il colore che
preferiva. Proprio come Teddy”
“Ho chiesto a Sirius se anche io potevo
diventare così, ma ha detto che non è possibile”
“No, mi spiace tesoro, metamorfomagus
si nasce” gli disse ‘Dromeda e
Ethan annuì afflitto.
“Non fa niente, forse sono già abbastanza
strano”
“Non sei strano, cucciolo, sei solo un
licantropo” lo corresse Sirius tranquillamente mentre serviva il the a tutti e
tre.
Andromeda rimise Teddy sulla sua coperta
ed Ethan si sedette per terra vicino a lui. Era davvero sorprendente la
pazienza che il piccolo licantropo mostrava verso il più piccolo, la facilità
con cui si era perfettamente incastrato nella sua vita.
“Cosa stavate facendo?”
“Matematica, Ethan non è un grande fan”
“A che serve la matematica se posso usare
la magia?” ribatté per l’ennesima volta.
“È da stamattina che andiamo avanti così,
ma non fa niente”
“Uff, non ricordarmene. Dov’è Harry?”
chiese guardandosi attorno.
“Alla scuola Auror.
Sei venuta a prendere Teddy?”
“Sì, volevo portarlo al parco, è così una
bella giornata per essere Ottobre ma adesso sto
pensando che magari vorrei un po' di compagnia. Cosa ne pensi?”
“Beh, per m-” iniziò Sirius, ma la strega
lo interruppe.
“Siri, ti adoro, ma stavo parlando con Ethan.
Che ne dici tesoro? Ti va un giro al parco?”
Sirius avrebbe potuto prenderla in
braccio, se avesse saputo che non avrebbe rischiato di svenire.
Ethan saltò subito in piedì.
“Posso Sirius, posso?”
“Certo, però devi comportarti bene e non
devi tirare Andromeda come fai con me”
“Vado a mettere le scarpe!” disse correndo fuori dalla stanza e curvando tanto
violentemente da bilanciarsi contro il muro con un piede e saltare via, un
piede già sul primo gradino.
“È molto atletico” notò Andromeda.
“Infinitamente, so che un giorno lo
troverò appeso a un lampadario. Spero solo di essere nei paraggi per prenderlo
al volo se dovesse cadere” commentò mentre beveva il suo the e la cugina lo
guardava con un sorriso.
“Siri, sei un padre” commentò la donna e
Sirius non poté trattenere il sorriso.
“Sorta di padre, lo ha detto Ethan, non io”
“Non hai pensato di farti chiamare… papà?”
chiese prendendo un sorso dalla sua di tazza.
“Se vuole lo farà, non mi serve, è mio
figlio in tutti i modi che contano” disse con un sorriso ebete che la donna
osservava addolcita.
“Ciò non toglie che tu sia ancora un idiota
impulsivo”
“’Dromeda…”
“Oh no, Sirius, niente ‘Dromeda. Sei un cadavere ambulante”
“Diglielo cugina!” la incitò Reg dal
dipinto e Sirius lo guardò male.
“Va a riposarti, oggi ai bambini penso io”
Un gridolino di Ethan lo avvisò che stava scendendo le scale scivolando sul
corrimano. Era colpa sua, era stato lui a fargli vedere come fare.
“Sai che sei la mia cugina preferita?”
chiese e la donna alzò gli occhi al cielo mentre poggiava la tazza vuota sul
vassoio.
“Non è questa gran vittoria, viste le mie
sorelle”
-
Sirius stava finalmente recuperando le sue
abilità magiche, riusciva a compiere tutti i semplici incantesimi giornalieri
senza doversi sforzare come un bambino di dieci anni e adesso saliva scale
senza problemi, niente più fiatone. Notevole, visto che continuava a fumare, ma
mai nella stessa stanza con i bambini.
Quel pomeriggio Harry era libero e Remus
stava guardando i bambini, quindi entrarono in garage e si misero all’opera
sulla moto. Da quando era iniziata la scuola non avevano più avuto il tempo di
modificarla, ma avevano avuto diverse lezioni di guida che stavano iniziando a
dare i loro frutti.
“La mia ha un sacco di gadget, ma deriva
maggiormente da due fattori: la guerra e avevamo appena visto un nuovo film di
James Bond e ci era sembrata un’idea geniale. Quindi, prenditi un po' di tempo
per pensare a cosa vuoi che faccia di assurdo perché, quasi sicuramente,
troveremo un modo per aggiungerlo” spiegò Sirius mentre apriva il garage sul
retro della casa. Avevano recuperato tutti i vecchi attrezzi e appunti che lui
e James avevano lasciato alla Tenuta Potter. Avevano indossato abiti di cui gli
interessava poco, avevano messo la radio di sottofondo che passava brutte
canzoni e Sirius si era legato i capelli con un elastico, la bacchetta gli
sarebbe servita.
“Intanto direi che il volo e la modalità
fiamma di drago sono il minimo” iniziò Harry.
“Bravo Bambi, allora iniziamo da quello”
Avevano trovato il vecchio quaderno in cui
aveva segnato tutti gli incantesimi che aveva fatto su quella povera
motocicletta per caso, mentre esploravano le varie stanze della Tenuta Potter e
quella di Sirius era rimasta invariata, quando si era trasferito Fleamont ed Euphemia non avevano
neanche tolto le sue cose, c’era ancora un pigiama piegato sotto il cuscino. La
Tenuta dei Potter era stata casa sua decenni prima che Sirius riuscisse a fare
lo stesso con Grimmauld Place e davvero poco
dipendeva dalla struttura e tutto dalle persone.
Fu comunque comodo trovare tutto
ordinatamente segnato nel suo quaderno e rileggerlo lo fece impallidire un paio
di volte. Aveva una buona memoria dopo essere morto, ma non ricordava tutto
quello che avevano combinato. Era un bene la sua motocicletta non potesse
parlare, davvero. Sarebbe finito ad Azkaban per i prossimi duecento anni.
Usando il quaderno come guida, replicò, con
alcune modifiche, gli incantesimi e li applicò alla motocicletta. Alcuni erano
più pericolosi di altri, li compivano insieme e poi si allontanavano dall’altro
lato della stanza, aspettando che si stabilizzassero. Far collaborare magie e
motori era un’arte molto delicata.
“Quante volte è esplosa durante i vostri
esperimenti?”
“Non è mai esplosa completamente, un paio
di volte squagliammo la marmitta fino a quando non utilizzammo degli
incantesimi che la rendessero più resistente e una volta credo di aver fuso il
motore, ma se ti devo dire come ho fatto a rimetterlo a posto, non saprei da
dove iniziare” disse ridendo e Harry non poté non accompagnarlo.
“Facevate molti esperimenti? Insomma, la
mappa, la moto, gli orologi, gli specchi, anche quella bussola che avete fatto
tu e Remus…”
“In continuazione, quando non trovavamo
quello che volevamo, lo inventavamo noi. Abbiamo sbagliato così tante volte da
poter scrivere intere enciclopedie su come non fare le cose, ma eravamo così
cocciuti da non accettare un no come risposta neanche dalle nostre abilità. E
poi eravamo tutti vagamente iperattivi, tranne Remus che ogni tanto cadeva
addormentato mentre continuava a spiegare il suo ragionamento secondo cui quello
o questo poteva funzionare, ma era per via della licantropia, non per altro”
“Ho l’impressione che la mia esperienza a Hogwarts sia stata molto diversa dalla tua” commentò Harry
stranito.
“Oh, è una certezza. Noi ci ficcavamo in
un sacco di casini, ma tu Harry, dovrebbero darti una medaglia solo perché non
li hai mandati tutti al diavolo dopo il quarto anno”
“Beh, la situazione era quello che era”
disse scrollando le spalle. Si passò una mano nei capelli, a disagio e poi se
ne pentì amaramente quando si ricordò che era sporca di grasso. Iniziò allora a
torcersi le dita. Sirius lo osservò con la coda dell’occhio facendo finta di
niente, mentre continuava a smanettare.
“Ti- ti volevo parlare di una cosa” iniziò
Harry e Sirius annuì.
“Spara”
“Credo di avere una cotta per un ragazzo”
disse di un solo fiato e Sirius ebbe momento di un attimo per dare senso al
verso che aveva appena emesso.
“Oh. Okay” disse dopo un po', per poi
tornare alla motocicletta. Quando Harry continuò a non parlare, si voltò di
nuovo verso di lui, più cauto. “Vuoi sentirti dire che per me non è un
problema? Perché credevo fosse piuttosto ovvio quando io e Charlie…”
“No Padfoot,
tranquillo, lo so che sei gay e che fai gli occhi dolci a Remus. È che… è una
situazione un po' complicata. A scuola non andavamo molto d’accordo, ma adesso,
fuori da tutto quel casino di rischiare la vita ogni anno e provare a non farsi
ammazzare, credo che abbiamo diverse cose in comune” spiegò e Sirius non riuscì
a trattenere il moto di tenerezza alle sue guance rosse. James arrossiva nello
stesso modo, con la testa incassata nelle spalle, a disagio e un accenno di
sorriso in un angolo.
“E tu hai idea di cosa provi lui?” gli
chiese cautamente e il ragazzo prese fiato.
“Ancora no, ma ci sto lavorando. Ha detto
che gli piacerebbe saperne di più del mondo babbano e gli piacerebbe andare al
cinema e vorrebbe che io lo accompagnassi” spiegò e Sirius annuì. Aveva bisogno
di un consiglio, chiaro.
“Beh, a detta di Lily il cinema era
l’appuntamento per eccellenza. Cinema e cena, o al contrario, è indifferente,
ma conviene prima il cinema, in modo tale che se le cose dovessero farsi
imbarazzanti a cena, avete il film di cui parlare e se dovessero andare bene,
potete continuare a parlare molto più a lungo” l’occhiata che Sirius gli lanciò
sul ‘parlare’ fece arrossire Harry un altro po', le spalle erano ormai arrivate
alle orecchie.
“Okay. Cinema e poi cena. Potrei proporre
un ristorante babbano? In modo da continuare tutta la serata allo stesso modo”
propose e l’uomo annuì.
“Certo. Occhio al ristorante, se non sei
sicuro di quali siano le sue intenzioni, scegli qualcosa di più informale, ma
non troppo. Niente pub e niente posti dove arrivano i tipi col violino. E
niente fast food, quella è un’esperienza per un’altra volta”
“Non ho mai fatto niente di simile. Una
volta sono andato ad un appuntamento a Hogsmade ed è
stato un disastro”
“Non me ne hai parlato, vero?”
“All’epoca eri piuttosto difficile da
contattare”
“Mi pare giusto. Sei nervoso?” chiese
sorridendo eccitato.
“Un po'” ammise Harry, mentendo
spudoratamente: “un po'” il cazzo. Gli sembrava di essere tornato nel suo
dormitorio a Hogwarts, quando parlavano delle loro
conquiste. Ogni tanto Remus parlava di qualche ragazza e lui provava a essere
di supporto anche se gli si torcevano le budella, James che incrociava il suo
sguardo da sopra la spalla del licantropo e Peter che aveva già capito senza
che Sirius si fosse confidato con lui, il letto di James cosparso di cartacce
dei dolciumi e bottiglie di burrobirra rubate.
“Quando è l’appuntamento?” chiese
“Domani”
“Possiamo finire con la modalità volo e lo
vai a prendere in motocicletta, se vuoi”
“Non credo sia il tipo, magari più in là
se, se la cosa va avanti e poi vive nella Londra babbana”
“Anche noi, tecnicamente” disse e Harry lo
guardò scettico; in risposta lui gli strizzò l’occhio.
“Sono contento che tu sia riuscito a
rimetterti in gioco, ti avevo visto un po' in difficoltà quando le cose con Ginny sono finite” aggiunse poi, smettendo di fare il cane
esagitato per un attimo.
“Perché sembrava la scelta più ovvia, ma
non mi è sembrata quella giusta”
“Sei giovane, hai tutti il tempo per
sperimentare” disse tornando finalmente alla motocicletta.
“Tu hai… sperimentato?” gli chiese curioso
e Sirius ci pensò un attimo.
“Pensandoci adesso, non molto
sinceramente. Mi sono divertito, eh, nessuno di noi era un santo, ma non come
si potrebbe pensare. Lo so lo so, con una faccia come la mia avrei potuto aver
avuto chiunque, avevo anche una reputazione non da poco, ma era quasi completamente
inventata e nemmeno da me. La gente metteva in giro un sacco voci, eravamo dei
bastardi popolari, io e quei tre”
“Quindi tu e Remus stavate già insieme?”
Sirius grugnì.
“Ecco, se vuoi sapere di sperimentazioni,
chiedi a Remus. Godric le cose che ha fatto e sa fare
quell’uomo…” iniziò, ma la faccia inorridita di Harry lo fermò “…chiaramente
non ti interessano e rispetto la tua decisione”
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante
in cui Harry stava processando la rivelazione fattagli.
“Gesù, non lo avrei mai detto” disse dopo
un po'. Sirius non ricordava l’ultima volta che lo aveva sentito invocare dii
babbani.
“Sono quei dannati maglioni. È un lupo
vestito da pecora, letteralmente” disse divertito, il ragazzo che ancora
provava a elaborare.
Quando era stato confinato a Grimmauld Place aveva avuto parecchie conversazioni
disgustosamente oneste con Remus che lo avevano lasciato però a bocca asciutta
visto che all’epoca il massimo che era in grado di tollerare era un abbraccio.
Ah, se solo oggi si trovasse nella stessa posizione…
“Okay, se mai dovessero venirmi strane
curiosità chiederò a Remus, capito” disse dopo un po' Harry “A te andrebbe bene
se venisse a prendermi qua?” gli chiese poi.
“Il tuo ragazzo?” lo stuzzicò
“Non è il mio ragazzo” si affrettò a rispondere
“Interessato? Diletto? Adorato?” continuò
e il ragazzo grugnì.
“E dai Pads”
“Fammi divertire Bambi, qualcuno dovrà pur
prenderti in giro, comunque sì, non è un problema. Ormai chiunque sa dove
viviamo”
“Perfetto”
-
I bambini, in cui Sirius contava pure
Harry, maggiorenne o no, stavano già dormendo e i due adulti di casa erano nel
salotto. Sirius era al pianoforte, occhiali sul naso e lo spartito di Imagine davanti. Era molto più semplice di quanto si
sarebbe aspettato. Remus era sul divano che correggeva gli esercizi fatti da
Ethan e canticchiava a bocca chiusa la canzone di John Lennon.
Era un bel momento tranquillo, come ne
stavano avendo sempre più spesso e Sirius non poteva che esserne contento.
“Harry domani ha un appuntamento” disse
dopo un po', rompendo l’atmosfera della stanza, ricca delle note che venivano
dal pianoforte. Era uno strumento spettacolare.
“Ah sì?” chiese Remus senza alzare lo
sguardo dal quaderno.
“Con un ragazzo” aggiunse il bruno e Remus
emise un verso soddisfatto.
“Ah! Che bello avere ragione” disse
contento e Sirius smise di suonare per un attimo.
“Cos-? Lo sapevi?” chiese sorpreso e il
licantropo annuì.
“Quando ero suo insegnante aveva questo
strano rapporto con il figlio di Lucius Malfoy;
passavano la maggior parte del tempo a farsi dispetti e insultarsi”
“Addirittura?” disse stranito e l’altro
continuò ad annuire.
“Tu non hai visto l’intensità con cui si
maledicevano” insistette e Sirius rabbrividì, ricordandosi di Lucius Malfoy quando loro erano a scuola. Se suo figlio era
qualcosa di simile, e così sembrava, visto che era la copia sputata, non voleva
nemmeno pensarci.
“Buon Godric
Rem, non farmi vomitare” disse dopo un po', scacciando via l’immagine di Lucius
al settimo anno, cinque anni più grande di lui, che dava un calcio a un natobabbano Corvonero che sarà
stato al massimo al terzo anno.
“Dovevo pur distrarmi dal fatto che
credevo volessi uccidere Harry” si giustificò Remus.
Sirius gli fece una smorfia infantile a
cui Remus rispose con una altrettanto puerile.
“Se ti vedessero i tuoi studenti,
Professor Lupin”
“Sta zitto, Black”
“Zittiscimi” disse sorridendo, ma l’altro gli
lanciò una maledizione Lingua Annodata senza neanche prendersi la briga di sollevare
la bacchetta.
Sirius sbruffò e spazzò via la
maledizione, ma intanto l’espressione soddisfatta si era dipinta sul visto di
Remus.
L’animagus
preferì tornare a suonare.
Era arrivato alla seconda strofa quando il
professore chiuse il quaderno di Ethan e andò a sedersi vicino a lui al
pianoforte, sulla panca abbastanza grande per entrambi. Si sedette al
contrario, dando le spalle alla tastiera e poggiando la schiena contro il copritastiera, rendendogli anche piuttosto difficile
continuare a suonare, ma Sirius non si sarebbe mai lamentato di avere Remus fra
i piedi.
Canticchiava distrattamente, mettendo una
parola qua e là, gli occhi ambra socchiusi, ma inchiodati su di lui.
La canzone era finita e ricominciata
quando Remus si era rimesso dritto e aveva poggiato la fronte contro la sua
tempia, Sirius aveva dovuto prendere un respiro profondo.
Aveva voltato il viso verso di lui,
lentamente, continuando a suonare, ma solo fino a quando Remus non aveva
sfiorato le labbra con le sue, a quel punto le sue mani si erano fermate.
Il licantropo gli aveva spostato gli
occhiali sulla testa con calma, attento a non rovinarli, per poi affondare
entrambe le mani nei suoi capelli e baciarlo con molta più foga di quanto
l’altro si sarebbe aspettato.
Oh.
Remus lo stava baciando, di sua volontà,
senza lune, senza che nessuno dei due fosse in pericolo di vita, senza dirsi
addio. Stavano parlando tranquillamente e Remus aveva voluto baciarlo.
Sirius aveva la sensazione che il cuore
avrebbe provato a salirgli su per la gola, provando a scappare verso Remus,
verso casa.
Sirius gemette e Remus gli morse un labbro
e si separò da lui, le mani ancora nei suoi capelli, gli rimise anche a posto
gli occhiali e Sirius sarebbe scoppiato a ridere, se non fosse stato
completamente sorpreso, se non avesse sentito il battito accelerato fin dentro
le labbra. Aveva il suo sapore sulla lingua, Godric.
“Perché adesso?” fu tutto quello che
riuscì a chiedergli. Sapeva di avere gli occhi sgranati e sicuramente
un’espressione ebete, ma non riusciva nemmeno a sentire ogni parte del corpo
che Remus non stesse toccando.
“Perché no?” gli rispose, puntando iridi
ambra nelle sue, oh, i suoi occhi brillavano e le guance chiare erano colorate,
per lui.
“Mi eviterai per un altro mese?” sospirò
allontanandosi di un millimetro, sperando di suonare sarcastico e non
terrorizzato.
“Sirius…” iniziò e Sirius si pentì
amaramente di aver parlato.
“Sshh, dammi
ancora un attimo” lo interruppe togliendosi violentemente gli occhiali e
lasciandoli sulla tastiera, l’altra mano sotto la mascella, il pollice che
sfiorava il labbro inferiore dell’altro. Remus lo morse, facendolo fermare per
una frazione di secondo.
“Non diresti così se sapessi cosa ho fatto”
rispose prima di baciarlo di nuovo e Sirius dimenticò qualsiasi domanda quella
frase avesse provocato, qualsiasi cosa che non fossero le sue labbra, i suoi boccoli
soffici fra le sue dita, la mano sulla sua vita.
Imagine era appena
diventata la sua canzone preferita.
-
Sirius avrebbe voluto parlare con Remus.
Era chiaro che gli stesse nascondendo qualcosa che lo stava divorando e che
quel qualcosa stava rovinando tutto per l’ennesima volta.
Il bacio era stato un bel diversivo sul
momento, ma Sirius aveva passato la nottata a rigirarsi nel letto. Avevano
continuato a baciarsi a lungo, fino a quando i pantaloni erano diventati fin
troppo stretti; quando però Sirius aveva provato ad avvicinarsi di più, le
lunghe dita di Remus si erano avvolte attorno ai suoi polsi, gli aveva lasciato
un ultimo bacio a stampo, e gli aveva dato la buonanotte, per poi scappare in
camera sua.
Sirius aveva avuto bisogno ancora di
diversi minuti per ricomporsi e poi si era alzato e come un automa era andato
in camera sua dove, dove non dormì quasi per niente.
Fortunatamente per il licantropo, quel
giorno erano distratti dall’appuntamento di Harry.
Sirius stava giocando con Teddy che da una
settimana aveva iniziato a gattonare ovunque. Il bambino era talmente propenso
alla magia da riuscire a gattonare anche sui muri. A detta di Andromeda, Tonks aveva fatto lo stesso e Remus aveva fatto un sorriso
strano che qualcuno avrebbe potuto prendere per un’avvisaglia di ictus. Lo
aveva appena recuperato al volo prima che non passasse sul dipinto di Regulus che lo aveva chiamato a gran voce. Remus uscì nel
corridoio, ma quando lo vide girò sui tacchi e tornò in biblioteca, chiudendosi
la porta alle spalle. Sirius sbuffò, lasciò un bacio sulla testa di Teddy e
tornò in salotto. Ethan aveva visto la scena dalla porta e l’animagus provò a sorridergli, ma il bambino aveva
un’espressione preoccupata.
“Hai di nuovo litigato con Remus?” gli chiese,
sorprendendolo.
“Cosa? No, non ho litigato con Remus”
“E allora perché non scherzate più? Mi
piace quando scherzate, sei tutto sorridente” gli disse e Sirius entrò in
salotto. Come poteva spiegargli la macchina tremendamente complessa che erano
Remus e Sirius?
“Oh cucciolo… sai che la mamma di Teddy è
morta, giusto?” ecco, buttiamola sul lutto.
“Sì, lo so. Era la moglie di Remus”
“Esattamente. E ogni tanto Remus diventa
molto triste per questa cosa e vuole essere lasciato da solo” gli spiegò mentre
rimetteva Teddy a terra che ricominciò immediatamente la sua esplorazione.
“Okay. Però non è colpa tua, vero Sirius?”
“Certo che no, cucciolo, ma anche gli
adulti hanno bisogno di calmarsi” disse e Ethan grugnì
sarcastico. Sette anni e già aveva un tono sarcastico, era fantastico.
“Oh, lo so, ho visto come si è arrabbiato
Remus quando Lav e Lelya ti hanno fatto male” disse annuendò e Sirius si raggelò. Remus aveva sfuriato davanti
a suo figlio?
“Lo hai visto?” chiese sconvolto.
“Beh, no, l’ho sentito, ero nell’altra
stanza” Ah. Ecco. Remus non avrebbe mai sclerato davanti a Ethan, nemmeno per
lui.
“Un piano più sopra” aggiunse Sirius, ma
il bambino scrollò le spalle.
“Se si è arrabbiato così è perché era
preoccupato per te, no? Se quando si è arrabbiati ci si può calmare, cosa
bisogna fare quando si è tristi?” gli domandò, mettendolo completamente con le
spalle al muro.
“Bella domanda, cucciolo”
Harry aveva passato la giornata
all’accademia Auror ed era tornato giusto in tempo per
prepararsi prima dell’appuntamento, ma pur avendo passato solo una manciata di
minuti in loro compagnia, si era reso conto che era cambiato qualcosa fra quei
due.
“Di nuovo?” chiese passando per il
corridoio, James che annuiva afflitto dalla sua cornice e Sirius che ringhiava
frustrato. Forse avrebbe potuto ubriacarsi. Se lo meritava. Avrebbe aspettato
che fosse ora della nanna per Ethan e Teddy e poi ci avrebbe dato dentro, i
problemi sarebbero stati del Sirius del futuro, che il giorno dopo avrebbe
dovuto alzarsi, ma sul momento sarebbe stato soddisfacente.
Stava già pregustando la sua idiozia,
quando suonarono alla porta.
Ah, giusto, l’appuntamento di Harry.
Prese un respiro profondo, gioviale e
genitoriale, provò a dirsi, ma quando aprì la porta ebbe la stessa sensazione
di una secchiata gelata. O di una maledizione alle spalle.
Sul suo ingresso c’era Draco Malfoy con una giacca nera e un dolcevita dello stesso
colore, i capelli platino molto meno impomatati di quanto fosse concesso a un Malfoy e un’espressione di mal celato terrore che era
sbocciata quando lo aveva riconosciuto.
C’era un solo motivo per cui Draco Malfoy poteva venire a suonare alla sua porta.
“Sei qui per Harry” indovinò e il ragazzo
annuì marziale.
“Sì”
Cazzo.
“Entra”
“Ma quello è Lucius Malfoy?”
sentì dire alla voce di James, ma fece finta di niente mentre lo portava in
salotto.
Cazzo gli toccava anche fare il padrone di
casa.
“Bevi?” offrì, la bocca come impastata
dalla sabbia.
“No, grazie”
“Meglio” bofonchiò, sempre più greve. Mandò
un incantesimo di allarme a Harry e si sedette al pianoforte per osservarlo a
disagio in piedi. Non gli aveva detto di sedersi, sapendo che non si sarebbe
mai accomodato senza un invito.
Il ragazzo si mise a osservare la stanza,
nello specifico l’albero genealogico su cui c’era anche lui, ovviamente.
Qualcuno gli aveva disegnato un paio di baffi con un pennarello.
Avevano anche scritto “Dadfoot”
sotto alla testa di Sirius, ma al momento non era rilevante.
“Ce n’è uno simile alla Tenuta Black, ma
c’è molta meno gente” disse il biondo distrattamente mentre osservava il ramo
dei Weasley. Ovvio che Narcissa
avesse portato la sua unta famiglia alla Tenuta Black in Francia.
“Ci saranno anche più buchi, oserei dire”
commentò lui altrettanto distrattamente.
“Mh. Immagino
che non ti avesse detto che sarebbe uscito con me” disse guardandolo da sopra
la spalla e Sirius suono un accordo minore sull’ottava più bassa e vi aggiunse
la settima mentre lo inchiodava con lo sguardo. Il ragazzo ingoiò a vuoto.
“Immagini bene”
“Glielo avresti proibito?” gli chiese
voltandosi del tutto. Teneva una mano in tasca con quell’elegante noncuranza di
uno col suo pedigree e Sirius gli avrebbe volentieri rotto il naso.
Suonò un altro accordo.
“Al massimo sconsigliato”
“Sirius, credo che James stia svalvolando di nuovo. Ha detto di aver visto Lucius Malfoy” disse Remus entrando con Teddy in braccio e Ethan appeso all’altro braccio.
“No, solo la fotocopia” commentò e Remus
guardò il nuovo arrivato.
“Draco, che visita… insolita”
“Se dobbiamo continuare così aspetto fuori”
rispose il biondo.
“Si, grazie” “No, non c’è bisogno” dissero
contemporaneamente i due per poi guardarsi male.
“Lascialo perdere, siediti”
“Ciao, io sono Ethan Black!” disse il
bambino che ancora giocava all’altalena dal braccio di Remus, l’adulto che sembrava
farci a malapena caso. Remus era davvero bravo a far dimenticare quanto fosse
forte.
Draco lo guardò stranito, poi guardò
Sirius e poi tornò a guardare l’albero genealogico, individuandolo subito.
“Ciao” rispondendogli
sorpreso.
“Anche tu sei un metamorfomagus?”
“No, Ethan, è solo molto biondo. Vieni
qui” gli spiegò delicatamente Sirius. Malfoy
continuava a guardare il bambino sconvolto, passando lo sguardo da Sirius a
Remus, forse provando a fare dei calcoli mentali che non quadravano, tenendo
conto di prigioni, cicatrici e tutto un mare di cose in cui Sirius voleva che
non ficcasse il naso.
Ethan saltò giù dal braccio di Remus e
raggiunse l’animagus scivolando sotto il pianoforte e
sbucando dall’altro lato, i capelli sempre più lunghi completamente spettinati.
Nemmeno la presenza di un Malfoy in casa sua riuscì a
non farlo sorridere a quello spettacolo. Gli fece segno di sedersi vicino a lui
e il bambino iniziò a premere un tasto alla volta con estrema attenzione.
“Come sta tua madre?” disse il professore
facendo segno al divano e Draco si accomodò. Remus era un traditore.
“È viva” disse caustico e Sirius emise una
breve risata sarcastica.
“E brava Cissy!” bofonchiò arpeggiando una scala. Forse avrebbe
dovuto comprare una chitarra elettrica, sarebbe sicuramente stata più
aggressiva, ma faceva troppo crisi di mezz’età.
Finalmente arrivò Harry a mettere fine al
supplizio e Draco scattò in piedi. Sirius osservò attentamente l’espressione di
entrambi.
Gli occhi chiari di Draco si illuminarono
e Harry gli sorrise.
“Bene, non ti hanno ancora appeso per i
piedi” disse scherzando e Sirius grugnì.
“Nah, quello era
il padrino di qualcun altro” disse e contemporaneamente sentì una maledizione
pungente sul fianco che lo fece saltare, ma continuò a suonare.
“Qual è il programma?” chiese Remus, il
ragazzo immagine del genitore perfetto. Traditore.
“Andiamo a vedere un film e poi a cena”
disse Harry tranquillo e Sirius si sarebbe stretto attorno al collo una delle
corde del pianoforte.
“Che film?”
“Dovrebbe essercene uno che si chiama ‘Ti
presento Joe Black’ di cui ho sentito parlare bene”
spiegò tranquillamente il suo figlioccio.
“Sarà qualche cugino” commentò Sirius e
Draco grugnì per trattenere una risata. Si sentì quasi offeso.
Sirius abbandonò il pianoforte e si
avvicinò ai tre che stavano parlando davanti alla porta.
I ragazzi iniziarono a camminare verso
l’uscita e i due li accompagnarono.
“Andiamo Potter? O vogliamo passare la
serata a parlare di quello che non faremo?”
“Cristo con un bicchiere di latte potresti
farmi uno yogurt. Noi andiamo, buona serata”
“Divertitevi” disse Remus.
“Ritorna. Lo hai già fatto una volta, puoi
riuscirci ancora” commentò Sirius e Harry fece un’espressione teatralmente
afflitta che gli dimostrò di non aver offeso nessuno.
Peccato, ci aveva sperato.
“Ciao Drago!” lo salutò Ethan e il
Mangiamorte lo salutò, nuovamente sconvolto.
Restarono sulla porta fino a quando non
uscirono dal vialetto dell’ingresso. Ethan perse interesse molto presto,
tornando da Teddy in salotto.
“Sono cotti come biscotti” commentò Remus.
“Siamo fottuti”
“Nah, solo Harry
e solo se sa giocare bene le sue carte” disse tranquillo e Sirius simulò un
conato di vomito.
“Sei disgustoso. Harry è appena uscito con
un Mangiamorte! Per cui ha una cotta!” disse esasperato.
“Credevo avessimo detto che fosse giunto
il momento per Harry di fare le sue sperimentazioni” gli rispose il licantropo,
continuando a bere tranquillamente dalla sua tazza.
“Sì ma non con Malfoy
per la miseria!” sbottò
“Nemmeno io mi fido di Draco, ma non possiamo
impedire a Harry di fare errori”
“Sì ma non con Malfoy!”
“Sarà una lunghissima serata”
“Ma Malfoy!”
“Dormi nella cuccia del cane” lo minacciò
e la momentanea sorpresa lo distrasse da Malfoy.
“Non abbiamo una cuccia del cane”
“Appunto”
“Teddy è nel camino!” urlò Ethan dal
salotto e i due adulti si precipitarono prima che i bambini facessero qualche
viaggio tramite Metropolvere non accompagnato.
Sirius passò tutta la serata a immaginare
gli scenari peggiori. Da una ripicca della famiglia Malfoy
a i due ragazzi che facevano sesso nel bagno del cinema.
“Mi viene da vomitare” annunciò. Era steso
sul tappeto del salotto, solo la testa nascosta sotto l’ombra del pianoforte,
Remus era sul divano che correggeva la sua infinita catasta di compiti.
“Girati sul fianco, altrimenti farai la
morte di John Bonham” gli rispose distrattamente.
Sirius boccheggiò per alcuni attimi.
“Sei uno stronzo! Sai quanto ho pianto per
la morte di Bonzo!”
“Allora vedi di non fare la stessa fine
del batterista del Led Zeppelin e rimettiti in piedi”
“Ma Rem, Harry è con Malfoy”
si lamentò.
“Sì e se continui a ripeterlo domani sarà
sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta”
“Ma tu non sei preoccupato?” chiese
sconvolto e Remus sbuffò rumorosamente, alzando finalmente la testa per guardarlo.
“Certo che sì, ma credo che se Malfoy avesse brutte intenzioni, Harry sarebbe
perfettamente in grado di gestirlo” disse e Sirius fu costretto a dargli un po'
di ragione.
“E se li seguissimo? Basterà modificare la
bussola, ci metto un attimo”
“Vuoi che ti tramortisca fino a domani
mattina? Posso farlo”
“No, dobbiamo ancora far mangiare i
bambini” era troppo tempo che non sentiva Ethan, sicuramente stava combinando
qualcosa.
“Ecco, andiamo a fare qualcosa di utile”
I bambini avevano mangiato, fatto il bagno
ed erano stati messi a letto. Sirius stava trafficando con una vecchissima
radio sul pavimento del salotto mentre fumava come una ciminiera e Remus faceva
finta di leggere, Sirius gli aveva visto più volte sbattere le palpebre in
maniera stanca o fissare il foglio senza muovere le pupille, ma stava testardamente
combattendo il sonno.
“Se sei tanto tranquillo perché non te ne
vai a dormire?” gli disse acidamente e Remus sospirò.
“Sai perfettamente
che neanche io sono tranquillo, ma antagonizzarlo gratuitamente”
“Il. Figlio. Di. Lucius. Malfoy.” Gisse colpento con una
chiava le radio a ogni parola, come una delle scimmie di “2001: Odissea nello
spazio” (uno dei film più pallosi della storia, costretto a guardarlo da Remus
che a metà film si addormentò).
“Il. Figlio. Di. Walburga. Black”
s’intromise Regulus e Sirius perse anche le ultime
briciole di pazienza.
“Sta zitto, Reg. Io non sono mai stato un
mangiamorte”
“Infatti non era di te che stavo parlando”
gli rispose il ritratto e nella stanza calò il gelo. Lily mise un braccio
attorno alle spalle del fratello e James gli fece pat
pat sulla testa.
Ovviamente adesso si sentiva in colpa.
Fantastico.
“Pads…” iniziò
James, ma Sirius non volle neanche ascoltare.
“Vaffanculo” disse alzandosi, diretto ad
andare a chiudersi in biblioteca.
“Voglio dirti una sola cosa:”, iniziò
Remus prima che il bruno potesse lasciare la stanza, “se quel ragazzo dovesse
entrare da quella porta con un sorriso in grado di illuminare la Stamberga Strillante,
ti proibisco di fare un solo commento”
“E se non dovesse entrare dalla porta? Se
fra un’ora ricevessimo un messaggio dal San Mungo che ci chiede di andare a
identificare il cadavere?”
“Oh per l’amor di Dio”
Scappò la piano
di sopra, per andare a chiudersi nell’attico, ma James lo raggiunse.
“Sirius, devi darti una calmata, è solo un
appuntamento”
“Harry è stato prigioniero dei Malfoy, per la miseria! Mi sono fatto fare a pezzi per
tirarlo fuori da lì e adesso ha la brillante idea di uscire con lui?! Porca
puttana!”
Phineas Nigellus
si scontrò con la parete, piegandosi e spezzando il telaio del dipinto in due
pezzi, tenuti insieme solo dai chiudi della tela.
Poi toccò a sua madre che rotolò per la
stanza con tutta la cassa, la aprì e le diede fuoco, perché tanto lo avrebbe
fatto comunque, quindi tanto valeva farlo adesso. Sirius osservò il dipinto gonfiarsi
in tante bolle simili a vesciche e poi annerirsi. Non contento si trasformò in Padfoot e si avventò su un manichino, strappandolo e
riempiendo la stanza di imbottitura.
James prese posto sul tavolo
dell’alchimista e si sedette, aspettando che finisse la sua scenata.
Quando finalmente si calmò, la stanza era
nel caos più totale e al tavolo lo aspettava Lily. Era inginocchiato in mezzo
al caos, i residui di imbottitura fra i denti e la maschera del cane lupo, il
suo simbolo per tutti quei mesi di guerra, spaccata in due dopo che l’aveva
lanciata contro il muro. Provava e riprovava a unire i pezzi con la magia, ma
la maschera non ne voleva sapere, continuava a restare spaccata. Aveva fatto un
disastro, come sua solito.
“Okay?” gli chiese lei cautamente e lui
sbuffò scuotendo la testa.
“No, è ancora là”
“Sirius, non puoi proteggerlo da sé
stesso” gli spiegò lei col tono che di solito riservava a Ethan.
“È quello il mio compito! Ho giurato di
proteggerlo e ho fallito già così tante volte Lils,
così tante…”
“Pads, tu hai
fatto tutto quello che hai potuto, ma questa è una sua decisione e dobbiamo
rispettarla”
“Non ci riesco” ammise e Lily sbuffò,
lanciando dietro la spalla la sua spettacolare chioma rossa.
“Allora preparati. Non lo conoscerò bene,
ma se mi somiglia la metà di quanto credo, rischi di fare più danni che bene”
-
In qualche modo, Sirius cadde addormentato
sul pavimento della biblioteca sotto forma di Padfoot.
Si svegliò di soprassalto verso le cinque di mattina e andò di corsa a
controllare che Harry fosse tornato. Il ragazzo dormiva pacificamente nel suo
letto, perfettamente integro.
Era vivo! Tutti gli arti sembravano essere
al posto giusto, tutti i capelli, gli occhiali erano sul comodino, vicino alla
bacchetta.
Avrebbe potuto provare a dormire, ma
davvero non aveva voglia di provare a calmare la sua mente e allora optò per la
cucina, avrebbe sicuramente trovato qualcosa da fare.
Quando alle otto la popolazione di Grimmauld Place iniziò a svegliarsi, Sirius fumava con una
gamba poggiata sul tavolo, giocando con i fili del taglio che i suoi jeans
avevano ad altezza delle ginocchia mentre aspettava che il caffè fosse pronto.
Aveva scritto una lettera a Lelya, più per
non farla sentire esclusa quando arrivava la posta a colazione che per un vero
motivo. Aveva fatto i brownie, una ricetta di
Andromeda che sia lui che Lelya erano stati in grado di completare con buoni
risultati e gliene aveva mandati abbastanza per lei e da offrire.
Il primo a scendere fu Harry, nello stesso
momento in cui il caffè fu pronto. Si versò una tazza e per sé e ne porto anche
una per Sirius.
“Cosa hai fatto alla mano?” chiese il
ragazzo preoccupato osservando la mano con cui Sirius stava fumando.
Sirius se n’era quasi dimenticato. Si era
rotto due nocche dando un pugno al muro la sera prima e ormai la mano era
viola, ma ancora non si era preso la briga di guarirsi, il dolore lo teneva
tranquillo.
“Ieri sera mi sono liberato di alcuni
quadri, dopo la rimetto a posto” Sirius ingoiò a vuoto, completamente
terrorizzato, ma doveva chiedere.
“Allora? Com’è andata?” chiese incerto e
Harry sorrise. Godric non lo vedeva sorridere così da
quando lo aveva portato alla Tenuta Potter la prima volta, da quando aveva
visto i suoi genitori.
Porca puttana.
“Molto bene, non… non me lo aspettavo, ad
essere onesto. Continuava a parlare nel cinema, ci hanno quasi cacciato, ma il
film non era male. Siamo andati a cenare in un bistrot poco lontano, avevano
questi panini gourmet, ma era una cosa abbastanza informale, ma c’era una bella
atmosfera”
Porca puttana, stava sudando freddo.
“Pads?”
“Sono contento che sia andata bene” disse
tirando un sorriso forzato, “È solo che… tu sei sicuro? Di lui, intendo” chiese
provando ad essere quando più delicato possibile.
In quel momento Remus entrò in cucina,
bofonchiando un ‘Buongiorno’ e andando a versarsi una tazza di caffè.
“Lo so, capisco che sei preoccupato, ma
potresti fidarti di me?” chiese Harry e Sirius strinse la mascella provando a
controllarsi.
“Ma io mi fido di te e di lui che non mi
fido. La sua famiglia…” iniziò, ma lo sguardo di Harry si fece tagliente, una
lama di giada pronto a farlo a fette.
“Intendi la tua famiglia” lo interruppe e
Sirius annuì.
“Esattamente, so esattamente come funziona
la sua famiglia” spiegò ancora tranquillamente, ma Harry ormai stava perdendo
la pazienta.
“Allora perché tu dovresti essere diverso?
O Lelya? O Regulus?”
“Infatti io sono scappato, Lelya è stata
cacciata e Reg è morto”
“Harry,” s’intromise Remus col suo solito
fare docile “è che Sirius è preoccupato per te, lo siamo tutti”
“Ha fatto le sue scelte” disse Sirius e
Remus grugnì dietro di lui.
“Non gli è stata data una scelta” gli
rispose il suo figlioccio e Sirius perse la pazienta.
“So perfettamente la scelta che gli è
stata data, perché credi che sia scappato di casa a sedici anni, eh?” disse e
Harry sbatté una mano sul tavolo, alzandosi di colpo.
“TU avevi mio padre! Lui era da solo!” gli
gridò, prima che Sirius potesse parlare però, il giovane continuò a parlare “Non
ti riguarda minimante, ma non parla più con la sua famiglia. Adesso vive a
Londra in un appartamento babbano, un appartamento normale, non una casa a sei
piani con i boschi sui muri e con incantesimi estendibili irriconoscibili! E
sta facendo uno sforzo, okay? È così assurdo pensare che potrebbe essere
interessato a me per me e non perché sono Harry Potter?!” gridò per poi
sbattere la porta.
Sirius resto a guardare il posto appena
liberato, la mano che gli faceva male e la bacchetta che aveva iniziato ad
emettere scintille azzurre, avvisandolo che Ethan era sveglio, ma ancora non
era riuscito a trovare la forza di alzarsi.
“Oh Sirius, ha il tuo carattere” disse
piccato il licantropo andando a sedersi a tavola e Sirius si alzò di colpo.
“Vaffanculo Remus”
Ho finito di scrivere questo
capitolo appena prima di pubblicarlo? Yupp.
Non l’ho riletto, quindi è
alla buona la prima
Scusate il ritardo.
Alla
fine ho deciso di dividere il capitolo originale in due, ma ho
voluto un po' allungare il brodo
E sono arrivata all’ultimo a
farlo ♥
Sono una eccezionale
procrastinatrice, lo ammetto
Come sempre, grazie a chi
legge e recensisce questa storia, mi rendere felice
The Cactus Incident