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Autore: lapacechenonho    11/08/2020    1 recensioni
"Non succede mai niente di buono dopo le due di notte" e questo Lily lo sapeva bene.
Suo fratello James lo ripeteva sempre, come un mantra o una regola di vita e Lily aveva finito per crederci.
Sapeva che quando avevano bussato alla porta di casa sua così forte da farla sobbalzare sulla poltrona su cui si era addormentata non doveva aprire.
Sapeva che avrebbe dovuto ignorare la proposta che le era stata fatta.
Sapeva che erano le 2:30 e lei doveva chiudere la porta in faccia alla persona davanti a lei, andarsi a lavare i denti, mettere il pigiama e andare a dormire.
Sapeva che avrebbe dovuto fare tutte queste cose e invece aveva fatto l'opposto: aveva preso il mantello ed era uscita e adesso, alle 3 di notte, sotto la pioggia battente, era in un parco con la persona accanto a lei che scavava come un matto.
Storia parzialmente ispirata ad How I Met Your Mother.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 7.
 
Quella sera Lily era a casa di James per il suo ventottesimo compleanno, aveva deciso di festeggiare in grande perché aveva sostenuto che sarebbe stato l'ultimo insieme a lei. A Lily tutte queste piccole attenzioni la facevano sentire più in punto di morte che all'inizio di una nuova avventura lavorativa. Alice, dall'altro lato della stanza, la guardava in cagnesco; secondo lei l'idea di usare l'anello come regalo di nozze era pessima. Anche secondo Lily lo era ma non aveva altre idee.
La festa era particolarmente rumorosa, oltre ai suoi innumerevoli cugini, c'erano anche alcuni amici di James, alcuni colleghi di lavoro, c'erano perfino alcuni amici di Allison, vecchi compagni di scuola, gli zii e i suoi genitori. Quella serata si era trasformata in una vera e propria baldoria: alcuni zii, come lo zio Percy e la zia Audrey erano passati a dare gli auguri e poi erano andati via, altri si erano trattenuti di più ma erano andati via relativamente presto.
Zio George, che non riusciva a rinunciare ad un po' di sano divertimento, era ancora lì e parlottava con il figlio Fred probabilmente di qualcosa riguardante il negozio a giudicare dallo sguardo del cugino. Venne salvato da Hugo che lo prelevò letteralmente dalle grinfie dello zio e lo portò nel salotto dove c'era un buffet di antipasti. Sentì una stretta allo stomaco vedendo i suoi genitori parlare con zia Hermione e zio Ron affiancati da Rose e Scorpius, lui aveva un braccio intorno alle spalle di lei e stava ridendo probabilmente per qualche battuta pessima di suo padre, mentre sua madre era rivolta ad una zia Hermione e Rose euforiche, zio Ron sembrava scocciato, ma lo era sempre da quando Scorpius era diventato il fidanzato della figlia.
Zio Bill stava parlando con Paul della gioielleria di qualche manufatto di folletto mentre zia Fleur, con lo sguardo, gli chiedeva di rincasare. Molly e Dominique erano al tavolo delle bevande e parlottavano dei vestiti del matrimonio, Louis era con Hugo e Fred a parlare di Quidditch e Lucy era accanto a lei, silenziosa, che fissava... Frank Paciock?
«Lucy?» la chiamò. Quella non diede segno di aver sentito e allora le sventolò una mano sotto il naso. «Terra chiama Lucy».
La giovane ragazza dai capelli rosso chiaro, quasi arancioni, si riscosse. Rigirava il suo bicchiere in carta color oro tra le mani tra il distratto e il nervoso. «Scusami Lily ero sovrappensiero. Volevi dirmi qualcosa?» Lily sorrise sorniona.
«Ho notato che eri sovrappensiero» rispose ridacchiando.
«Cosa?»
«Sei interessata a Frank?» domandò senza troppi giri di parole.
La cugina divenne molto simile al colore dei capelli di Lily, rosso scuro. Per sua sfortuna, non aveva ereditato il gene Weasley, perciò non le divennero rosse solo le orecchie ma tutto il volto. A Lily venne da sorridere ma si trattenne. La cugina era più grande di lei di un anno, ai tempi era stata smistata in Tassorosso proprio come Frank ma da che ne avesse memoria non si erano mai calcolati più di tanto. «Stai zitta tu che vai dietro a Scorpius Malfoy da quando sei piccola e te lo sei fatta rubare da sotto il naso» sibilò.
Dopo lo shock iniziale dovuto al fatto che sua cugina si fosse accorta dei suoi sentimenti per il fidanzato di Rose, si chiese perché Lucy non fosse stata smistata in Serpeverde perché aveva tutte le carte in regola per esserlo. La frase appena pronunciata poteva essere detta da tutti tranne che da una Tassorosso, di fatto lei il conflitto lo stava creando, non evitando. «Scusami, non dovevo dirti quella cosa» aggiunse mettendo fine alla diatriba nel cervello di Lily.
«Ma hai ragione» convenne la più giovane.
«Non capisco come Rose non abbia fatto ad accorgersene» osservò.
«Credo di essere stata abbastanza discreta in questi anni».
A quel punto Lucy scoppiò in una fragorosa risata facendo girare Albus che passava di là con una bottiglia di Acquaviola. «Tu? Discreta?» le chiese asciugandosi le lacrime. Lily si sentì punta nel profondo. «Oh Lily, credimi, è evidente che gli muori dietro e che lo stai evitando».
Lily lanciò un'occhiata ad Alice alla ricerca del suo aiuto ma era di spalle e stava parlando con zia Angelina e Al. Sospirò e tornò a guardare la cugina. «Quando l'hai capito?» Lucy fissò il contenuto del bicchiere per un po' prima di risponderle.
«Credo durante l'estate dopo il tuo settimo anno, quando Rose e Scorpius si sono fidanzati» Lily annuì ricordando quei momenti.
Non era stato un periodo particolarmente bello, passava la maggior parte del tempo in camera e non voleva vedere nessuno tranne Alice di tanto in tanto. Ragionandoci da persona adulta forse quello era stato il primo timido tentativo in cui aveva cercato di allontanare Scorpius senza successo. «Poi ho ricollegato tutti i pezzi, di come all'improvviso ti interessava farti bella o perché ti fossi avvicinata così tanto ad Al».
«Perché non me l'hai mai detto?»
Vennero distratte da Victoire e Teddy che fecero il loro ingresso e andarono a salutare il festeggiato poi Lily si voltò di nuovo verso Lucy in attesa di risposte. La vide alzare le spalle: «Pensavo l'avresti detto tu o che ti sarebbe passata, all'inizio pensavo fosse una cotta, una cosa passeggera, non quel tipo di sentimento».
«Per quel che vale, avrei voluto anche io fosse solo una cotta» ammise amaramente.
«Quindi ti arrendi e te ne vai in America? Finisce così?» domandò.
«Sembrerebbe di sì».
«Peccato, avrei voluto uno di quelle storie d'amore alla Romeo e Giulietta» le disse citando l'opera si Shakespeare, un drammaturgo Babbano.
«Cioè ci vorresti morti?» chiese scherzosa.
«Ecco, magari senza quell'ultima parte».
Una Molly particolarmente ubriaca si avvicinò a loro biascicò qualcosa di incomprensibile e Lucy capì che era arrivato il momento di portarla a casa. «Serve una mano?» chiese Frank Paciock passando davanti a loro.
Gli occhi di Lily si illuminarono di una luce malandrina che crescendo aveva perso ogni giorno un po' di più. «No, non c'è bisogno, grazie Frank».
«Si Frank, ci faresti un favore immenso!» dissero all'unisono Lucy e Lily. Molly intanto borbottava qualcosa sui cavalli con un vestito giallo ma decisero di ignorarla.
«Ho capito» disse Frank prendendo il braccio destro di Molly e mettendoselo al collo. Lucy, dopo aver lanciato uno sguardo omicida alla cugina fece lo stesso gesto di Frank e si diressero fuori dalla casa. Non le sarebbe dispiaciuto se si fossero messi insieme, in fondo avrebbero potuto riscontrare delle affinità che non sapevano di avere.
Scuotendo la testa decise di andare a prendersi qualcosa da mangiare sfortunatamente al bancone c'erano suo zio Ron e sua madre. «Tesoro sei dimagrita tantissimo!» le fece notare Ginny. «Stai mangiando?» Lily alzò gli occhi al cielo senza farsi notare.
Stava giusto riempendo i polmoni d'aria prima di rispondere quando una voce gelida la bloccò: «Oh sì, signora Potter. Si nutre ogni sera di patatine, noccioline e cibo d'asporto».
In quel momento dimenticò di essere innamorata di lui da undici anni, di tenere a lui più della sua stessa vita, in quel momento voleva solo affatturarlo e farlo tacere. Si girò fronteggiandolo. «Non mi pare che qualcuno ti abbia interpellato» rispose tagliente.
«E cosa avresti risposto stavolta? Che è colpa del trasloco?» chiese lui serafico. Lily avrebbe voluto abbassare la testa perché aveva ragione, stava per rispondere proprio in quel modo.
«Forse perché È colpa del trasloco, delle mille pratiche da sistemare, dalla posta dell'America che mi arriva in piena notte!» esclamò calcando sul verbo.
«Balle» sibilò lui.
«Davvero mangi solo patatine, noccioline e cibo d'asporto?» chiese la madre per portare la conversazione sul un territorio neutrale. Lily si girò verso la donna abbassando la testa colpevole.
«Forte! Lo sapevo che eri la nipote migliore di tutte!» esclamò lo zio Ron ricevendo una gomitata dalla sorella. Nonostante tutto riuscì a strapparle un sorriso.
«Vado a fare due passi in giardino, forse è meglio» disse rivolta alla coppia di fratelli, poi superò Scorpius e si diresse verso l’esterno.
L'aria di marzo era frizzantina e le leggere folate di vento le facevano venire i brividi, sedendosi sul dondolo della veranda si pentì di non aver preso il giacchetto.
James e la sua fidanzata avevano preso una villetta carina a Godric's Hollow, entrambi avevano un lavoro e facevano sul serio anche se nessuno dei due aveva accennato al matrimonio. Lily pensava che non si sarebbero mai sposati o al massimo lo avrebbero fatto una volta raggiunta una certa età e maturità, soprattutto James. Era contenta che avesse trovato la sua metà e che in qualche modo questa lo stesse aiutando a scoprire la parte più matura di lui.
Nel silenzio della sera sentì il suo stomaco brontolare e istintivamente si portò una mano una pancia. Non mangiava dall'ora di pranzo e la discussione con Scorpius l'aveva distratta dal suo rifocillarsi. «Fame, Potter?» come se avesse letto i suoi pensieri, l'ex-Serpeverde, quasi sposo di sua cugina, comparve alle sue spalle. Lily si voltò leggermente e notò che aveva una camicia nera con dei jeans scuri e un giacchetto di pelle di drago, in mano teneva un piattino. Sembrava a tutti gli effetti una richiesta di pace. «Mi ha chiesto tua madre di portartelo» chiarì.
Come non detto.
«Puoi posarlo qui e andare dentro» gli disse indicando il tavolo di legno.
«No». Appoggiò il piatto sul tavolo e poi si accomodò accanto a lei. Era la prima volta dopo quasi due mesi che stavano così vicini. Sentire il suo calore, il suo profumo, osservare da vicino i suoi lineamenti perfetti, per Lily fu come tornare a casa. Una voce le ricordò che stava per sposare Rose e allora si disse che era come tornare a casa in una casa che però non le apparteneva veramente.
«No?» chiese lei guardandolo. Lui fissava il vuoto in una posizione rigida e tesa.
«No» ribadì.
Ci furono un paio di minuti di silenzio in cui si sentiva solo il frinire dei grilli e di tanto in tanto lo stomaco di Lily che brontolava facendo sogghignare Scorpius. «Mangia» le ordinò.
«Io non prendo ordini da te».
«Se non vuoi farlo per me fallo per il tuo povero stomaco». Scorpius le passò il piatto di carta dove c'erano alcuni pezzi di sfoglia, dei calzoni, un po' di torta salata, pizzette e varie tartine. «Ha messo un po' di tutto perché dice che...»
«...che sono troppo magra. Lo so, lo dice sempre» concluse Lily per lui addentando una tartina per la gioia delle sue papille gustative.
«E ha ragione» osservò il ragazzo.
«E a te cosa interessa?» chiese scettica. «Sono una bugiarda, non merito la tua attenzione, no?» lo provocò. Scorpius fece un profondo e rumoroso respiro e si passò le mani sui jeans.
«Come stai?» domandò.
Lily lo guardò con tanto d'occhi per capire se la stesse prendendo un giro o cosa. Si erano totalmente esclusi vicendevolmente, si salutavano appena, lui si comportava come se fosse fatto di veleno e ora le stava chiedendo come stava? «Bene» rispose mordendo il calzone. Sembrava essere stato cucinato dagli dei, Merlino!
«Ti prego basta mentire» mormorò. «Dimmi la verità e dimmi che stai male, se stai male. Tirarmi anche uno schiaffo se devi. Dimmi se hai paura perché stai per andartene dall'altro lato del mondo, stai per lasciare la tua famiglia, la tua vita, il tuo lavoro e anche se tu dici che lo fai per te, lo so che lo fai per me. Dimmi che mi odi, che odi Rose, che non ci vuoi più vedere. Fa' qualcosa ma non mi ignorare, ti prego, perché è già brutto così» disse tutto d'un fiato.
Lily si fermò un attimo a riflettere sulle parole di Scorpius masticando l'ultimo pezzo di quel cibo paradisiaco. «Mi sento come se mia cugina stesse per sposare il mio migliore amico quindi sono super elettrizzata ma allo stesso tempo il mio migliore amico è con ogni probabilità l'unico uomo che amerò nella mia vita e non fa altro che farmi battutine acide davanti alle altre persone e io vorrei andare a dormire e svegliarmi già in America.
«E poi mi sento a metà perché metà della mia roba è nel mio appartamento a New York, l'altra qui a Diagon Alley, a volte mi capita di cercare qualcosa per casa e poi ricordarmi che non ce l'ho più, è a cinque ore di fuso da me. Senza contare che sto deludendo la fiducia del mio datore di lavoro e del suo braccio destro che si dia il caso essere il padre del mio migliore amico. Lui vedeva grandi cose in me ma in realtà non si è accorto che sono solo una stupida ragazzina di venticinque anni.
«In ultimo: il suddetto amico ha origliato una mia conversazione con la mia migliore amica e ha scoperto i miei sentimenti per lui, se ci parliamo litighiamo e l'ho praticamente lasciato andare via per la seconda volta giocando in anticipo sui tempi, senza aspettare di partire per l'America» sciorinò senza pensarci troppo. Glissò volutamente sul ritrovamento dell'anello, sebbene una voce molto simile a quella di Alice le diceva che era il momento adatto per quella confessione.
«Mi sembra sia abbastanza a cui pensare per una sola persona» sospirò Scorpius. «E mio padre non ti odia. Si sta per sposare suo figlio ma pensa solo alla sua migliore Pozionista che se ne va oltreoceano. Dice che ti capisce».
«Mi capisce?» domandò accigliata e Scorpius annuì. «Com'è possibile? Ogni mattina mi ricorda quanto sia bella l'Inghilterra con le sue campagne o quanto sia bello e funzionante il nostro Ministero e poi a casa dice che mi capisce?»
«Non so perché lo dice, gliel'ho chiesto ma si è limitato a fare quel ghigno urtante».
«Lo sai che è lo stesso che fai tu?» gli fece notare Lily con una leggera risatina.
«Non è vero, il mio ghigno è sexy, il suo è solo...fastidioso» concluse trionfante.
«Convinto tu...»
Nel silenzio che si era creato, Lily ebbe tempo per riflettere che le mancavano i tempi in cui poteva scherzare con Scorpius senza che ci fosse quella tacita formalità tra di loro che risultava innaturale ma necessaria. Erano entrambi ancora troppo feriti per fare finta che non fosse accaduto nulla. Quello pseudo ritorno alla normalità era stato come ingerire l'Algabranchia dopo essere stati per troppo tempo sott'acqua: una boccata di ossigeno fresco che le aveva in qualche modo alleggerito il cervello.
«Mi dispiace» disse Scorpius di punto in bianco fissando un punto imprecisato davanti a lui. Lily inarcò le sopracciglia così tanto che quasi si confondevano con l'attaccatura dei capelli, non era nei Serpeverde scusarsi. «Sono stato un insensibile in questi anni. Non ho mai capito niente di quello che provavi. Quando sono uscito da casa tua, la prima volta che abbiamo litigato, ho ricominciato a mettere insieme i pezzi e tutto aveva senso. Ho capito perché dopo il tuo settimo anno stavi chiusa in camera precludendoti il dovuto riposo, ho capito perché per anni ti sei rifiutata di uscire con me e Rose o se eravamo nello stesso posto cercavi di stare il più possibile lontano da noi. Ho capito perché durante il Natale alla Tana ti trovavo spesso a fissare il vuoto o perché non hai mai avuto un ragazzo stabile. E mi dispiace averti fatto così male. Sono uno stupido». Lily sospirò accarezzandogli il braccio per confortarlo.
«Non è solo colpa tua, avrei potuto dirtelo prima» disse posando il piatto di carta sul tavolino. «Sì, insomma, quando io ti piacevo non ne ero troppo sicura ed ero convinta che avrei fatto una brutta figura dicendoti quello che provavo. Sono stata io che ho spinto l'una nelle braccia dell'altro e sono stata io che mi sono voluta infliggere lo stesso dolore per undici anni. Credo sia più colpa mia che tua» concluse.
«Che hai avuto quella volta? Quando sei corsa via dalla gioielleria?» per la prima volta Scorpius la guardò. Era lo stesso sguardo sicuro e penetrante di quando pretendeva la verità e nient'altro, era quello sguardo che avrebbe capito al volo una sua bugia. Lily prese un respiro profondo.
«Presumo fosse un attacco di panico».
«Un attacco di panico e perché?» domandò con una certa urgenza nella voce.
«Capita ogni tanto, credo sia lo stress del periodo, non solo fisico ma anche emotivo. E poi mi avevi fatto davvero arrabbiare in gioielleria. A proposito perché non hai voluto che ci provassi con Paul? Sembra carino» chiese piegando la testa verso sinistra. Scorpius tornò a fissare il vuoto passandosi le mani sui jeans, un gesto che faceva per trasmettersi coraggio in una situazione particolarmente tesa o nervosa. Lo faceva alle interrogazioni, durante i compiti in classe, agli esami, quando suo padre lo rimproverava perché era tornato di nuovo sporco di fango da casa Potter o sua madre gli chiedeva per l'ennesima volta qualche cosa che lo metteva in imbarazzo, come le ragazze. Lily adorava quel gesto perché le ricordavano il ragazzino che c'era in Scorpius, il ragazzino di cui si era innamorata e che adesso era diventato uomo e stava per spostare un'altra.
In realtà c'erano molti gesti che Lily adorava di Scorpius, avrebbe potuto scriverci un libro: le piaceva particolarmente quando incrociava le braccia dietro al petto e si sdraiava al sole con gli occhi socchiusi, o quando si sedeva sul divano con i piedi appoggiati al tavolino per ricomporsi appena sentiva i passi dei suoi genitori che si avvicinavano. Le piaceva il suo modo di volare perché era di una eleganza principesca, e quando era impaziente tendeva a fischiettare a volte risultando irritante, altre volte era rilassante. Quando la vedeva particolarmente triste iniziava a comportarsi in modo goffo, abbandonando il suo portamento quasi austero, con l'unico scopo di farle spuntare il sorriso. Lily sospirò e pensò che a Rose era andata decisamente molto bene.
«Mi dava fastidio» rispose incolore.
«Ti dava fastidio?» ripeté Lily. Scorpius annuì.
«Non so come spiegarti, non sono geloso di te, puoi stare con chiunque però ecco non farlo davanti a me perché mi dà fastidio» spiegò con difficoltà.
«Ho capito» rispose Lily sorridendo amaramente. «Mi stai facendo lo stesso discorso che mi ha fatto James quando avevo quindici anni».
«Paragonarmi a tuo fratello mi pare esagerato» ribatté offeso. La ragazza rise falsamente.
«Scorpius mi hai appena detto che non sono manco più nella friend-zone ma nella sibling-zone, che sinceramente non credo manco esista, e tu dovresti sentirti offeso?» osservò.
Scorpius alzò le mani in segno di resa: «Hai vinto» mormorò.
«Io vinco sempre, anche quando sembra che ho perso» scherzò.
«Ah sì?» chiese lui alzando un sopracciglio.
«Certo. Io fra un mese andrò a New York, conoscerò uno di quegli americani super fighi e poi tornerò in Inghilterra e lo presenterò al mio fratellone super geloso Scorpius» illustrò sorridendo.
In cuor suo sapeva che non sarebbe successo niente di tutto ciò, che se anche avesse conosciuto una persona capace di oscurare il pensiero di Scorpius, lui sarebbe stato una costante nella mente e nella vita di Lily. Sarebbe stato quel rimpianto che di tanto in tanto ti tiene sveglia di notte. Quel "se" che avrebbe cambiato la sua vita se avesse aperto gli occhi al momento giusto. Scorpius era l'occasione mancata, l'ingrediente segreto che rende perfetta la pozione, era freschezza pura.
«Mi mancherai quando sarai in America» disse piano guardandola negli occhi.
«Mi mancherai anche tu, Scorpius».
Si alzò e le porse la mano e, come se fossero ancora ad Hogwarts sulle rive del Lago in una giornata primaverile, lei la accettò decidendo che avrebbe avuto modo e tempo per imparare a vivere senza di lui, non era ancora il momento di starne senza.
Senza bisogno di guardare alcun orologio, Lily seppe esattamente che non erano ancora le due di notte: era appena successo qualcosa di bello. 
   
 
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