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Autore: Ste_exLagu    18/08/2020    3 recensioni
Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare
Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale
[Linea 77 feat. Tiziano Ferro – Sogni risplendono]
Un incontro casuale, un campetto da basket e una nuova sensibilità che porterà Fukuda a capire che sulla panchina che vede dal campo ci sia qualcuno che si è arreso, proprio ora che lui ha ripreso a sognare, sta tentando di realizzare i propri sogni.
Si mettono le mani addosso in tutti i modi.
Per Cathy_Black
tesoro lo sai che se mi sfidi su un crack paring finisco per scriverne...
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Kiccho Fukuda, Yohei Mito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ste: vediamo se indovini il mio paring... ahahahah

Cathy:Sticazzi, conoscendoti potrebbe essere qualsiasi cosa, persino una Mito/Fukuda


Vorrei sentire la tua voce gridare, tentare, sbagliare
Non sopporto più di vederti morire ogni giorno, innocuo e banale

[Linea 77 feat. Tiziano Ferro – Sogni risplendono]


Da quando ho ricominciato a giocare seriamente mi capita raramente di giocare al parco, ho poco tempo e Taoka pretende da me il doppio dell’impegno che ci mettono gli altri, sono una testa calda, sono uscito da quella palestra in un pomeriggio d’agosto, e mi sono ripresentato in primavera, per giocare ancora, per poter fare canestro, per sentirmi vivo. Sto inseguendo il mio sogno, il basket professionistico, non punto in alto “se voli basso prendi tutto” ha detto un mio amico, un ragazzo contro cui ho giocato molte volte, con il mare come sfondo, e l’odore di salsedine nelle narici. Poco lontano c’è una panchina su cui è seduto un ragazzo dai capelli lucenti, e non so perché ma mi ricorda me lo scorso anno, è di nuovo agosto, e mi sto preparando per il campionato invernale raddoppiando i miei sforzi, sono tornato al parco determinato a battere lo Shohoku, determinato a battere il Kainan e tutti quelli che si metteranno sulla mia strada, non riesco a togliere gli occhi da quella figura in gakuran*. Non so che mi prende e mi avvicino, non lo conosco, non mi sembra del giro del basket, ma non posso fare a meno di sedermi poco lontano da lui, mentre nel campo ora si affollano un gruppo di ragazzi che organizza una partita con scommesse annesse. Il ragazzo sbuffa mentre io ne fisso i lineamenti, ha uno zigomo viola e quando guardo le sue mani vedo le nocche spellate. Non sembra uno che fa parte di una banda, non mi da questa idea. Sento provenire da lui una tristezza infinita, e dietro di lui è parcheggiato un motorino scassato. Sospira e sembra perso nei propri pensieri e questo mi fa cercare il suo profilo così armonioso, e simmetrico. Sento la sua frustrazione, ma non riesco a vedere i suoi occhi che sono chiuse, ma sono convinto che sappia che lo sto osservando, la sua postura è cambiata quando mi sono avvicinato, si è irrigidito, ed io sono impazzito del tutto, azzero le distanze e lo bacio, bacio uno sconosciuto in un luogo pubblico, e nemmeno dei più edificanti, siamo in un quartiere non proprio dei migliori. Mi becco un pugno nello stomaco da primato, questo ragazzino secco sa come menare le mani, ma io non sono da meno, e ci picchiamo senza risparmiare colpi, e adesso la sensazione sconsolata che emanava prima riesco a percepirla come mia, e non so perché, non sono mai stato tanto sensibile agli altri. Passiamo un tempo infinito a picchiarci, nessuno si intromette, qua nessuno vede, qua nessuno sente e nessuno parla per paura della Yakusa, ma soprattutto dei piccoli malviventi, quelli pazzi e pericolosi. Il sole è calato sulla nostra rissa, ma era vicino al tramonto quindi non capisco quanto tempo sia passato, ma dopo un debole destro allo zigomo la sua mano si apre appoggiandosi alla guancia contusa e adesso è lui a baciarmi, e non posso fare a meno di rispondere, è un bacio violento e pretenzioso, lui cerca con forza la mia lingua e comincia una specie di guerra a cui partecipo con piacere, mi trascina in un posto appartato e continuiamo a baciarci, per un po’ quando si stacca per riprendere fiato mi presento “Kitchō” e lui risponde “Yohei” si presenta a sua volta.

Sono passati dei giorni da quando ho conosciuto Yohei e lo trovo bellissimo e pieno di interessi, ma non ha la forza di seguire i suoi sogni, e io voglio diventare colui che lo aiuterà perché ho ripreso in mano la mia vita quando ho ricominciato a giocare, mi trovo seduto su una sedia elegante in un ristorante normale, non ne parlano a giro in nessuno modo. Arriva il cameriere, che non pensava avessi il coraggio di presentarmi sul suo posto di lavoro. Lo vedo sfoggiare la sua maschera sorridente e gentile ma so che lui non è così, il suo cuore non arde per il lavoro al ristorante. “Vorrei il menù dove tu mi inviti a casa tua quando stacchi” gli dico piano “voglio che tu sia il mio dolce” lo vedo trasalire e arrossire e gli sorrido mentre me lo sto mangiando con gli occhi “Non cambiarti” aggiungo e lui cerca di fare il suo lavoro in maniera più professionale possibile e io cerco di metterlo in imbarazzo ogni volta, mi piace, perde la sua maschera indifferente, sveste il suo ruolo di eterna spalla per il rosso di merda, l’ho scoperto che è il suo migliore amico.

Quando finisce il turno mi trascina a casa sua prendendomi forte per un polso e appena chiusa la porta mi ci sbatte contro “Tutta la sera a fare allusioni, ne pagherai il prezzo Kitchō” la sua voce è arrochita, sono eccitato e spero lo sia anche lui che mi dice con un fare perentorio “Spogliati” e come se fossi guidato dalle sue mani mi tolgo i vestiti con lentezza rimanendo completamente nudo ai suoi occhi che sembrano brillare, si spoglia a sua volta e dopo avermi preparato mi prende con foga, e non posso fare a meno di assecondare il suo volere, sono rimasto incatenato alla sua figura quel giorno al campetto. Ricadiamo spossati, e stropicciati sul suo futon, e solo adesso mi posso permettere di abbracciarlo, non me lo concede solitamente, mi respinge, ma mai dopo aver fatto quello che per me non è solo del sesso occasionale. “Yohei” invoco il suo nome mentre ricomincia a massaggiare le natiche “Dovresti seguire la tua passione, dovresti darti alla pasticceria, sei così bravo, sei così appassionato. Io sarei nel tuo negozio ad ingrassare, perché i tuoi dolci sono divini. “Ma devo lavorare, devo…” lo interrompo con un bacio che sa di rabbia, che sa di disperazione. “Voglio vederti vivo e vitale, provare, sbagliare, farti il culo per quello che ami fare” gli urlo in faccia dopo essermi staccato. Siamo ancora nudi e lui mi colpisce al volto, e parte una nuova rissa e quando ci quietiamo gli sorrido “così va meglio, ce la faremo, riusciremo a conquistare il mondo e a far avverare i nostri sogni devi usare questa rabbia. Lui mi si lancia addosso e piange contro la mia spalla, piange di rabbia, piange di dolore, piange la sua disperazione, e il senso di inadeguatezza che ci accompagna. “Io sarò accanto a te. Sarò qua, o sarò dall’altra parte del Giappone a giocare, ma tu sarai sicuramente qua” mi indico il cuore e lui sembra calmarsi “Saremo insieme in questa guerra, accompagnami nella mia, combatterò la tua, con te e per te”. Prendo un foglio da una tasca dei miei jeans che giacciono in mezzo al cumulo di vestiti che abbiamo lanciato con urgenza quando siamo arrivati a casa sua glielo porgo. Lui scuote la testa “leggi tu” annuisco “Gentile signor Mito, vorremmo invitarla al nostro Workshop per l’assegnazione di borse di studio per l’anno prossimo per la nostra scuola di pasticceria, abbiamo ricevuto la sua richiesta e il suo dolce, e la riteniamo tra i migliori candidati, dovrà superare un ulteriore prova.” seguono l’indirizzo e la da data e lui mi guarda stupito “non ho mandato niente” scuoto la testa “Ho mandato tutto io, con la mia torta di compleanno che ti ho fatto rifare” riparte la rissa, con meno foga di prima, e ci ritroviamo abbracciati, i corpi allacciati in un’unica figura, mi bacia e adesso c’è passione, e lo sento fremere, non mi sembra più innocuo e banale, il mio Yohei è pronto a brillare.


Parole Sparse


*Gakuran: Divisa scolastica maschile con la giacca abbottonata e il collo stondato (quella dello Shohoku per intendersi)

  
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