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Autore: Nihal07    18/08/2020    1 recensioni
Sakura cercò di non darsi per vinta e presa da uno slancio di speranza o chissà cos’altro decise di eliminare la distanza che li separava. Era come se Kakashi stesse sprofondando nel buio e lei fosse l’unica a poterlo raggiungere. Bella responsabilità. “Kakashi, tu non…”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ritornò a vivere

Kakashi era in piedi, davanti la finestra. Aspettava. Sakura entrò nella sua stanza senza chiedere il permesso e appoggiò la loro cena sul tavolo: “Sto morendo di fame. Come ti senti?”
“Sto bene. Riesco ad appoggiare il piede e a caricare il peso senza troppi problemi.”
La ragazza sorrise: “Mi fa piacere, ma non sforzarlo troppo, o rischi di tornare indietro.”
L’uomo camminò fino al tavolo ed iniziò ad analizzare ciò che Sakura aveva acquistato: “Riso?”
“E verdure.” La rosa gli fece l’occhiolino: “Devi mangiare sano se vuoi stare meglio.”
Kakashi era perplesso: “Vuoi uccidermi?”
L’Haruno alzò gli occhi al cielo: “Non ti facevo così esagerato.”
“Tu cosa mangi?”
“Questo.” Sakura tirò fuori dalla borsa una confezione di ramen ancora caldo.
“Non puoi, è ingiusto. Ti farà ingrassare.”
“Davvero?”
“Enormemente.” Kakashi allungò una mano per afferrare la ciotola ma la ragazza l’allontanò.
“Non azzardarti.”
“Volevo salvarti la vita.” L’uomo si sedette e iniziò a mangiare con le bacchette il suo riso. “Se non ce la fai, posso finirlo io.”
Sakura rise e negò con la testa prima di sedersi ed iniziare a mangiare.
Chiacchierarono sul da farsi al ritorno di Sasuke e Naruto previsto per il giorno dopo, ma Kakashi aveva la testa da un’altra parte. Ripensava continuamente a ciò che aveva visto quando si trovava sott’acqua. Era un ricordo vero, che dopo tutto questo tempo aveva dimenticato. Rin era così bella, dolce, generosa e lui aveva imparato ad amarla troppo tardi. Gli mancava molto, anche dopo tutti quegli anni. Sakura notò che l’uomo era più assente del solito e gli appoggiò la mano sul braccio per riportarlo alla realtà: “Stai veramente bene?”
Il jonin si girò verso di lei e sorrise: “Credo sia meglio sistemare.” Si alzò e spreparò la tavola sotto lo sguardo indagatore della ragazza. Iniziò a lavare ciò che avevano usato e la rosa si alzò posizionandosi al suo fianco: “Ti do una mano, così finiamo prima.”
Kakashi annuì, iniziando a passarle ciò che lui lavava per risciacquarlo. Quando ebbe finito, si lavò le mani e per un attimo ricordò l’odore e l’aspetto del sangue che molti anni prima le aveva sporcate: il sangue di Rin. Le guardò mentre l’acqua corrente scorreva su di loro lavandole dal ricordo del suo passato. Sakura lo guardò per una decina di secondi, poi chiuse l’acqua e posò la sua mano su quelle di Kakashi. Il jonin si voltò verso di lei e rimase a guardarla senza dire nulla.
La ragazza gli sorrise: “Puoi aiutarmi a vedere ciò che vedi tu?”
L’uomo prese il canovaccio appeso al di sopra del lavandino e si asciugò le mani, poi si allontanò dalla ragazza e camminò fino alla finestra vicino al letto.
Sakura si asciugò le mani e lanciò con forza il canovaccio dentro al lavandino, infastidita, poi si avvicinò a Kakashi: “So che ti avevo detto che non l’avrei più fatto ma dannazione Kakashi... Ho visto troppe volte questo comportamento per poterlo ignorare...“
Il jonin sembrava ignorare la ragazza, continuava a guardare fuori dalla finestra.
“Non puoi continuare ad allontanarti da me.”
L’uomo si girò verso di lei: “Lo so.”, poi si sedette sul bordo del letto e la ragazza lo imitò sperando si fosse deciso ad aprirsi con lei.
“Dopo la morte di Obito, rimanemmo io e Rin. Ti assomigliava molto, da vari punti di vista: Era dolce, sensibile, bellissima. Nonostante i miei tentativi per allontanarla, rimase sempre al mio fianco. Mi amava e io non capivo come potessi meritarlo. Mi aiutò a superare la morte di Obito, riuscimmo a farlo insieme e io, pian piano, imparai ad amarla a mia volta.” Kakashi distolse lo sguardo da Sakura. “Un giorno, proprio quando le cose stavano iniziando a sistemarsi, venne catturata e sigillarono in lei uno spirito a tre code. Rin sapeva che nel momento in cui saremmo tornati a Konoha, quel mostro avrebbe preso il controllo su di lei e distrutto il villaggio.” L’uomo dovette fare una pausa. Non credeva di poter ricordare tutto così vivamente e farlo lo stava lasciando senza fiato. Respirò profondamente. “Io non potevo crederci, doveva esserci una soluzione. La guerra non poteva, non doveva portarmi via anche lei... Fui egoista fino alla fine, mentre lei scelse il mio bene e quello del villaggio, ancora.” Gli occhi di Kakashi si inumidirono. “Intercettò il mio mille falchi, senza che io potessi fare niente. Avevo il suo sangue ovunque, sui miei vestiti, sulle mie mani... E la uccisi...” Le lacrime iniziarono a scendergli sul suo volto, come non era mai successo prima d’ora. “L’uomo che amava più della sua stessa vita la uccise. Fu terribile e io non riuscii a vedere altro che la stessa immagine per giorni e giorni quando tornai a Konoha. La vedevo passeggiare per le vie del villaggio, vedevo il suo sangue sulle mie mani... Non riuscii ad amare mai nessun’altra donna come avevo amato lei. Partecipai al suo funerale e da quel giorno, quasi ogni mattina mi reco da lei a portarle dei fiori. Li adorava e io non sono mai riuscito a regalargliene quando era...” Si fermò un attimo e si asciugò le lacrime con la manica della felpa. “Sono passati vent’anni e non riesco ancora a dirlo, perché se lo facessi diventerebbe tutto più vero, più concreto e... Da solo non riesco a farlo...”
Sakura si avvicinò a lui e gli posò una mano sul viso, cercando il suo sguardo. Dentro di lei combattevano due tipi di sensazione: l’invidia per quella donna, perché lei era riuscita a farsi amare da Kakashi in un modo così profondo ed incomprensibile, mentre dall’altra parte, un’infinita tristezza per quella situazione così assurda ed ingiusta. “Mi dispiace tanto... Io...” Dovette sforzarsi per non piangere con lui. “Non è colpa tua, non potevi fare nulla di diverso da quello che hai fatto. Nessuno può vincere da solo la crudeltà degli uomini.” Le costò molto dirlo ma lo fece senza pensarci due volte: “Lei ti amava e sono certa che, nonostante questo gesto le sia costato la vita, voleva tu fossi al sicuro perché funziona così quando si ama qualcuno. Non avrebbe voluto che tu la ricordassi in questo modo, che ti tormentassi per ciò che vi è successo. Ricordala per ciò che di bello ti ha lasciato, perché non puoi dimenticarla e non è giusto che tu lo faccia perché ti ha reso l’uomo giusto, leale e buono che conosco... Ma devi andare avanti.”
Per la prima volta, da quando quella conversazione era iniziata, Kakashi ebbe il coraggio di guardare Sakura negli occhi e la ragazza intravide la sua anima, lacerata da quegli avvenimenti così crudeli e terribili. Istintivamente lo abbracciò e Kakashi lasciò che lo facesse, nascondendo il viso tra l’incavo del collo e la spalla di lei. “Lei è... Morta...” Qualcosa dentro di lui andò in frantumi ma sentì che il peso che gli opprimeva il petto da giorni, pian piano, iniziò a sparire, permettendogli di respirare di nuovo.
Sakura lo strinse a sé più forte e chiuse gli occhi: “E tu sei vivo...”. Poi stettero in silenzio e la ragazza aspettò che Kakashi metabolizzasse e realizzasse quel momento, i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
“Mi dispiace... So che per te è difficile...”
Sakura gli accarezzò i capelli: “Non preoccuparti per me adesso. Sto bene.”
“Non è vero.”
“No, non è vero.”
Kakashi si staccò da lei e le appoggiò una mano sulla gamba: “Hai sempre avuto ragione. Stavo scappando da te perché non volevo arrivare a questo punto, ma forse era inevitabile.”
Sakura gli sorrise: “Andrà meglio, te lo prometto.”
Il jonin contemplò per un attimo il sorriso della ragazza: “Le promesse non sono fatte per non essere mantenute?”
“Questa no.”
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta e i due riconobbero la voce di Naruto: “Siamo o no i ninja più veloci di tutta Konoha?!”
Kakashi si alzò, sospirando: “Non avrei saputo fare di meglio...”. Camminò fino alla porta del bagno e si voltò verso la ragazza: “Non ti offenderai se lascio gestire un attimo a te la situazione, vero? Credo di dovermi rendere un attimo più presentabile.”
Sakura annuì poco prima di vederlo chiudersi la porta alle spalle. Respirò profondamente e poi si alzò per andare ad aprire ed accogliere Naruto e Sasuke.
 
 
Quella sera, Naruto e Sasuke raccontarono ai due come era andata la restante parte del viaggio. Erano arrivati a destinazione in poco tempo, senza alcun intoppo, e rimasero stupiti quando Sakura li informò dell’attacco che avevano subito. Probabilmente il nemico non aveva visto Naruto e Sasuke rimettersi in cammino.
Il giorno dopo ripartirono e arrivarono a Konoha con un giorno di ritardo dato che Kakashi non era ancora nella sua piena forma. La cosa non turbò particolarmente l’Hokage, che li congedò e ordinò loro di riposarsi per qualche giorno.
Da quella volta in cui Naruto e Sasuke avevano interrotto la loro conversazione, Sakura non aveva più parlato con Kakashi e non sapeva se quello fosse un bene o un male. Era un bel pomeriggio e decise di prepararsi un buon thè e godersi la lettura di un buon libro. Forse non era pronta per qualcuno come Kakashi, forse le cose erano andate delineandosi troppo velocemente. Aveva spinto sull’acceleratore e non aveva avuto modo di analizzare i risultati di quei giorni passati insieme. Kakashi era complesso, un’anima troppo intricata per riuscire a trovare il giusto spazio. Forse, dentro di lui, non ci sarebbe mai stato lo spazio per un’altra persona, per lei... O forse si, ma era stanca di insistere perciò si sarebbe posta il problema quando l’avrebbe visto di nuovo.
Era ormai tardo pomeriggio e la ragazza aprì la finestra della sua camera. Respirò profondamente e chiuse gli occhi, assaporando il fresco venticello che preannuncia sempre le belle serate estive.
Guardò al piano di sotto ed intravide una figura davanti la sua porta: era Kakashi. Per un attimo si chiese se quell’immagine era vera, ma decise di fugare qualsiasi dubbio scendendo le scale ed andando ad aprire.
“Che cosa ci fai qui?”
Kakashi si irrigidì e si stupì di essere stato battuto sul tempo: “Non avevo bussato...”
“Ti ho visto qui fuori dalla finestra del piano di sopra. Da quanto sei qui?”
“Credo un paio di minuti.”
Sakura si portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio: “Vuoi entrare?”
L’uomo si passò una mano dietro la testa imbarazzato: “Vuoi che io entri?”
La ragazza sorrise: “Solo se non si tratta di lavoro.”
Kakashi negò con la testa ed entrò, lasciando che la rosa chiudesse la porta dietro di lui.
“Vuoi qualcosa da bere? Stavo preparando del thè.”
“No, grazie. Non voglio portarti via troppo tempo.”
Sakura indicò il divano: “Dovresti almeno sederti. Io mi prendo una tazza di thè e arrivo.”
L’uomo annuì e si sedette mentre la rosa spariva per qualche breve istante per poi tornare con la sua tazza fumante in mano. Si mise di fianco a lui mantenendo una certa distanza in modo che si sentisse a suo agio. “Dimmi.”
Kakashi abbassò lo sguardo e si portò una mano dietro al collo. Era in difficoltà e non sapeva proprio da dove iniziare. Aveva riflettuto su ciò che era successo e si sentiva estremamente in imbarazzo per quello che stava per dire. “Io amavo Rin e da quando è morta, non ho mai amato nessun’altra come ho fatto con lei. Lei era capace di restare, anche quando tutto sembrava farsi difficile e non funzionare. Quando se ne è andata, con lei è morta una parte di me e per ricostruirla è dovuto passare molto tempo. Non è mai tornata bella come prima, lei si era portata via il meglio di me e per qualche anno persi me stesso.”
Sakura lo guardò attentamente e aspettò che finisse tutto ciò che aveva da dire. Percepì una certa vicinanza che andava via via aumentando, proprio come il giorno in cui lo aveva visto piangere.
In quel momento Kakashi alzò lo sguardo e lo pose su di lei: “Quando mi hai detto che provavi qualcosa per me non avevo alcun motivo per non darti la possibilità di provare a frequentarci. Qualunque uomo sarebbe stato fortunato nel ricevere una tale notizia da parte di una ragazza come te...  Il punto è che sapevo quanto tu e Rin foste simili. Il tempo che abbiamo passato insieme ha soltanto rafforzato questa idea. Tu sei una donna capace di rimanere e io...” Guardò da un’altra parte. “Non voglio perdermi di nuovo.” Le sorrise: “Il che capisco che suoni ironico... Infondo ho sempre sperato di trovare qualcuno capace di restare ma sembra che per paura, l’unica cosa che io riesca a fare sia allontanarti... E mi dispiace, perché so quanto ti ho fatto soffrire.”
Sakura si sedette un po' più vicino a lui e gli appoggiò una mano sul ginocchio: “Ciò che hai aggiustato non potrà mai essere migliore o peggiore di ciò che c’era prima: solo diverso. E l’uomo che vedo ora non è poi così male.” Gli sorrise: “Qualunque sia la posta in gioco, è la partita che vale molto di più la pena di essere giocata. Infondo, se perdiamo, troviamo sempre il modo di rialzarci.”
Con leggera esitazione, Kakashi appoggiò la sua mano sopra quella di Sakura: “Non ho il diritto di chiedertelo.”
A quel tocco la ragazza arrossì ma non ritrasse la mano. Sentì che in qualche modo le difese del jonin si erano abbassate e ora, le permettevano di entrare a piccoli passi. “Se vuoi, puoi rimanere per cena.”
Chissà se in frigo era rimasta abbastanza roba per entrambi, ma se la rischiò comunque.
Kakashi le sorrise: “Ti avviso che rimarrai delusa. Non so preparare grandi cose.”
“Sicuramente riusciremo ad arrangiarci. Non moriremo di fame.”
Fortunatamente il frigo non era così deserto come Sakura ricordava e riuscì a cavarsela dignitosamente, lasciando che Kakashi si occupasse delle cose più semplici. Per qualche strano motivo, la ragazza sentì tornare la serenità che aveva provato nei giorni passati insieme a lui durante quella bizzarra missione. Ora però, qualcosa era cambiato: forse quel giorno avrebbe dato inizio a qualcosa di diverso e, in questo caso, a qualcosa di più bello? Si rimproverò per la sua tendenza a fantasticare più del dovuto, ma quei giorni erano stati intensi, forti e forse così doveva andare.
“Sakura, stai bruciando le verdure.”
La ragazza tornò alla realtà e con il mestolo che aveva in mano mescolò le verdure sulla padella. “Dannazione..! Scusami, stavo pensando!”
“A cosa?”
“A quante farne. Non sono abituata ad avere ospiti.”
L’uomo annuì non del tutto convinto: “Certo...”
La cena andò meglio del previsto e Sakura rise più di quello che avrebbe creduto. Kakashi aveva la capacità di mettere le persone a proprio agio quando lo si conosceva un po' di più. La serata passò molto velocemente, cosa che iniziò a rendere Sakura sempre più preoccupata perché non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Salutarlo e dargli appuntamento a data da definirsi? Aspettare che lui si proponesse in qualche modo? Non toccare minimamente l’argomento?
La fine di quella mezza giornata passata insieme li portò davanti la porta di casa di Sakura. All’esterno, il leggero venticello che accompagnava quella bella serata, trasmetteva una forte serenità e voglia di fermare il tempo per poter stare lì in eterno.
Sakura era imbarazzata: sapeva che a breve si sarebbero dovuti salutare ma era in dubbio se proporre a Kakashi di vedersi di nuovo. Avrebbe voluto molto rinnovare quell’incontro nei giorni seguenti ma aveva paura di risultare invadente, sfacciata o di fraintendere le sue intenzioni. Era come se stesse camminando sul ghiaccio, non ne capiva lo spessore, poteva rompersi da un momento all’altro.
“Stasera sono stata molto bene e... Sono contenta tu abbia deciso di fermarti a cena.” La rosa arrossì guardandolo negli occhi e si coprì con una mano il volto. “Non è vero, sono euforica all’idea che tu sia passato ma davvero, non so come continuare... Non voglio metterti fretta o essere invadente... Ecco, io...”
Kakashi le sorrise e le prese la mano in una delle sue. “Se ti va, possiamo vederci di nuovo. Magari dopodomani.” Fortunatamente il jonin prese in mano la situazione, non aveva qualche anno in più per niente.
La ragazza ci pensò un attimo, tra lo stupito e l’imbarazzato. “Sono in ospedale, finisco il turno verso l’inizio del pomeriggio.”
“Ok, passo a prenderti. Pranziamo insieme.”
“Davvero?”
L’uomo alzò le spalle: “Se la cosa ti imbarazza, possiamo vederci più tardi.”
“No no, per me va benissimo.” Fin troppo bene.
Kakashi annuì: “Molto bene, allora credo che per ora sia tempo di andare.”
L’uomo fece per voltarsi ma Sakura gli posò una mano sul braccio e il jonin si voltò a guardarla. L’aveva fatto senza pensarci ma un tremendo dubbio la stava accompagnando da quando avevano iniziato a cenare. Forse era prematuro parlarne con Kakashi, ma aveva bisogno di farlo.
“Io non voglio correre o allontanarti però, vedi... Io...”
L’uomo notò irrequietezza della ragazza: “Non preoccuparti, è legittimo tu voglia chiedermi qualcosa.”
Sakura sospirò: “Io non voglio far parte del passato. So che non è giusto dirtelo ora, però... Non cercare in me qualcosa che non posso darti, non cercare lei... Per favore...”
Kakashi rimase in silenzio per un attimo. Era un pensiero legittimo da parte sua e certamente era meglio chiarire subito un punto così delicato prima di cominciare qualcosa di nuovo.
L’uomo appoggiò una mano sul collo di Sakura e sfiorò la fronte della ragazza con le labbra: “Non voglio farti male. Te lo prometto, siamo solo noi due.”
La rosa percepì la verità nelle sue parole e decise di fidarsi di lui. Appoggiò la testa contro il suo petto, accorciando le distanze. Kakashi non la allontanò ma rimase lì qualche secondo, con una mano le sfiorava i capelli, l’altra era appoggiata sul fianco della ragazza. Le sussurrò dolcemente: “Grazie”.
Qualcosa nel cuore di Sakura si mosse. Sentiva che quel momento aveva qualcosa di perfetto, si sentiva nel posto giusto, felice, circondata da una beatitudine che difficilmente sarebbe riuscita a spiegare il giorno dopo.
Si staccò leggermente da lui, lo guardò negli occhi e istintivamente gli portò una mano al volto, abbassandogli con delicatezza la maschera e avvicinandosi. Kakashi non si spostò: non sapeva se era la cosa giusta ma per la prima volta dopo tanto tempo sentiva di poter far entrare qualcuno in quello spazio personale che si era creato per difendersi da ciò che più lo spaventava. Le loro labbra si incontrarono in un bacio ripetuto, delicato, quasi attendesse il momento giusto per diventare qualcosa di più. Sakura si staccò leggermente e abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore: “Scusami... Troppo presto...?”
Kakashi le sorrise: “Forse.” Poi le mise una mano dietro la schiena e con il bracciò la tirò di nuovo a sé riproponendole, stavolta, un bacio più deciso e passionale che la ragazza accolse, rispondendo allo stesso modo.
 Ok, forse per quella sera poteva bastare. Si erano già presi troppe libertà. L’uomo si staccò passandosi una mano dietro al collo: “Credo che sia tempo di andare... Ci vediamo presto.” Sorrise e Sakura ricambiò. Lo salutò e lo guardò allontanarsi per qualche secondo, prima di aprire la porta ed entrare in casa.
Quella notte, Kakashi ritrovò un po' di quella serenità che gli mancava da tempo. Quella notte, Kakashi ritornò a vivere.
  
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