Questa storia partecipa alla
Fast Challenge: Abbracci
indetta dal gruppo facebopk
Il Giardino di Efp
Parigi, 14 luglio 1789, ore 18.30.
“Te l' avevo detto di seguire le nostre indicazioni, testone.”
In mezzo ad una macabra danza di corpi sfatti, brandelli di uniformi, urla e gemiti di chi stava lasciando la vita terrena, Alain cercava di trascinare a sé il corpo vivo –seppur pesantemente martoriato- del sue fedele amico e compagno. Cercando di essere quanto più delicato possibile, riuscì nel suo intento e una volta trovato posto sotto un ponticello poco distante, si portò avanti e finalmente sedette, incrociando le gambe e appoggiando la schiena al muro.
Un ulteriore sforzo, ancora, e riuscì a collocare il corpo di Andrè tra le sue gambe, facendo appoggiare la schiena al proprio petto per poi cingerlo, lasciando l' altro braccio libero per difendersi, nel caso. Sollievo.
“Non illuderti, Grandier...” sussurrò all' orecchio di Andrè, stanco ma cosciente.
“Puzzi troppo, Alain. Potresti non essere il mio tipo anche solo per questo” risposelui, con un filo di voce, senza nemmeno girare il capo.
“Sei senza speranze. Ti ho portato via da quel macello, ti sto cingendo il corpo come farei con una di quelle ragazzotte del bordello di Etienne....Sei proprio insensibile...”. Mentre rispose, Alain osservava i dintorni.
“Mi dispiace... ma il mio cuore già appartiente... ad una donna..” disse Andrè, parlando piano mentre il fiato veniva meno, all' improvviso.
Alain, la cui mano era poggiata sul petto di Andrè passando sotto la sua ascella, sentì il corpo di Andrè fremere, per poi riprendersi. Il cuore di Alain perse un battito ed inconsciamente lo strinse ancora più forte.
“Alain, mi fai male...” disse Andrè mentre il suo capo si piegava in avanti, stanchissimo.
“Alza il tuo viso, respirerai meglio” disse Alain sollevandogli il muso sporco. “Dai Andrè, un ultimo sforzo, il medico sarà qui tra poco. Non parlare, e respira lentamente.”
Andrè era stanco. Era ferito. Cieco. Aveva disobbedito agli ordini e si era recato in battaglia nonsotante i suoi occhi non funzionassero a dovere. Non aveva voluto stare accanto ad Alain ed agli altri, che lo avrebbero aiutato nella sua follia ed ora…ora si trovava in quello strano ma gradito abbraccio, un abbraccio stanco, sporco di polvere da sparo, che puzzava davvero di sudore e sangue...e stava fermo, lasciandosi cullare dal respiro di Alain che lo teneva accanto a sé come un bambino, intanto che Oscar cercava un medico tra la folla dei vivi.
“Ce la faremo, cosa dici?” chiese, Andrè, cogliendolo di sorpresa.
“Chi lo sa. Ora riposati, Oscar sarà qui tra poco” disse Alain. Come un fratello, mentre cingeva il petto di Andrè con una mano, con l' altra gli accarezzò i capelli, liberandogli il viso, e sentendo le lacrime scendere da quegli occhi verdi spenti e vuoti.
Poi, con un gesto rapidò, asciugò le sue.