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Autore: Neji Hyuga    17/08/2009    1 recensioni
No Yaoi, semplicemente una piccola ff... Così Traditore e Tradito se ne andarono, lasciandosi quel bosco alle spalle. Il buio li protegge dal sole, perché comunque, se non fosse stato per il ghiaccio, sarebbero ancora dispersi a cercare la loro metà dell’ anima.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Neji Hyuuga
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Neji Hyuga
Titolo: C’è sempre una mano…
Genere: Triste, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot, What If..?
Presentazione: Così Traditore e Tradito se ne andarono, lasciandosi quel bosco alle spalle.
Il buio li protegge dal sole, perché comunque, se non fosse stato per il ghiaccio, sarebbero ancora dispersi a cercare la loro metà dell’ anima.

 

 

 

A Konoha splendeva il sole, era appena finito l’ inverno per cui i raggi arrivavano ancora molto deboli.
Gli alberi erano ancora spogli e rendevano il paesaggio tetro, soprattutto di notte, ove i lampioni non facevano luce.
La neve si era ormai quasi completamente sciolta, tranne nei posti all’ ombra o dove era stata accumulata.
I ragazzi giocavano per le strade, felici, mentre le madri andavano a fare commissioni.
Solo un bambino, dai lunghi capelli castani e gli occhi color purezza, non era con gli altri a giocare… Emarginato dal clan in quanto cadetto e lasciato solo al mondo, il padre morto solo qualche anno prima.
Odiava quei bambini che sapevano sorridere, lui non ne era più capace, odiava quei bambini che quando scivolavano si mettevano a piangere, lui non aveva più lacrime, ma soprattutto odiava le madri che li andavano a soccorrere, lui si doveva alzare da solo.
Camminava quel bambino, lentamente, per le strade, i suoi passi facevano scricchiolare le sottilissime lastre di ghiaccio che si formavano.
I suoi occhi erano ancor più glaciali, il sole, non sarebbe riuscito a sciogliere quel ghiaccio, nemmeno nel pieno dell’ estate.
Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni, non si curava della temperatura che pungeva ogni suo millimetro di pelle, il suo leggero giubotto non lo proteggeva.
Uscì dal villaggio, inosservato, non aveva paura, la morte non lo spaventava, perché sapeva, che prima che se la prendesse con lui l’ avrebbe fatto ancora soffrire.
Camminava nel bosco, sotto i rami che si protendevano, cercando di toccare il cielo, osservava i passeri che cercavano cibo, quei piccoli animali che scappavano al suo passaggio, così piccoli, ma liberi, come Lui non sarebbe mai stato.
Seguiva la sua strada, ormai tracciata dalla nascita, senza sapere dove andava, a casa non c’ era nessuno ad aspettarlo, non si sarebbero preoccupati della sua scomparsa.
Occhi sanguinari lo stavano osservando, dalla cima di qualche albero. Avrebbe potuto ucciderlo, se non fosse stato maledettamente uguale a lui.
Il piccolo genio della purezza era incurante del pericolo, camminava verso il suo predatore.
Il corvo si posizionò davanti al piccolo falco, ancora troppo piccolo, non sapeva ancora volare ed era solo nel suo nido.
Il falco lo osservava, per nulla spaventato dal sangue negli occhi dell’ altro, sapeva chi era, ma sapeva anche che infondo, non erano diversi.
Un gioco di sguardi, così diversi, ma anche così uguali, due sguardi di ghiaccio, forse non sentivano il freddo, perché il freddo era già nei loro cuori…
Due corpi la cui anima era svanita da tempo, erano dei burattini, il cui burattinaio era il Destino.
Il traditore non parlò, si girò soltanto, facendo qualche passo, senza sentire quello dell’ altro. Si arrestò, girando di poco la testa, facendo segno di seguirlo.
Una muta richiesta che venne accolta subito, il falco, forse, avrebbe imparato a volare.
Gli alberi osservarono il tutto, restando comunque silenziosi, forse gelati dal loro sguardo…
Così Traditore e Tradito se ne andarono, lasciandosi quel bosco alle spalle.
Il buio li protegge dal sole, perché comunque, se non fosse stato per il ghiaccio, sarebbero ancora dispersi a cercare la loro metà dell’ anima.

  
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