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Autore: Sebassssss    20/08/2020    1 recensioni
Un Harry diverso dal canon, un combattente, che durante la battaglia di Hogwarts sconfigge Voldemort, ma ad un prezzo troppo alto. Una guerra senza vincitori, di cui lui è il solo sopravvissuto. Deciso a mettere fine alle sue sofferenze, si ritroverà catapultato in un mondo in cui sono ancora tutti vivi, compreso Voldemort, che è all'apice del suo potere, mentre Harry Potter è morto la sera di Halloween del 1981. Una nuova speranza di riavere indietro i suoi amici e la sua famiglia, una nuova speranza per il mondo magico di mettere fine alla tirannia del Signore Oscuro.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO VII
 
Dopo che dei perplessi Piton e Lumacorno acconsentirono a provvedere all’antidoto per la pozione della disperazione, stimarono una settimana di tempo per distillarlo; Silente provvide a riferirlo ad Harry.
“Non possiamo fare altro che aspettare ragazzo” disse il preside al ragazzo mentre passeggiavano in uno degli splendidi chiostri del castello.
“Purtroppo…” rispose pensieroso Harry.
“Ho visionato i tuoi ricordi riguardanti la mia morte…”  disse Silente soffermandosi ad osservare alcune delle candide rose che crescevano nel chiostro.
Il giovane grifondoro alzò lo sguardo mortificato sul preside.
“Devo dire che non ne sono rimasto sorpreso” continuò “è molto plausibile che l’altro me possa essere stato tentato dalla pietra per rivedere mia sorella, io avrei commesso la stessa leggerezza” disse con un velo di malinconia, voltandosi verso Harry sorridendo tristemente.
“Sono stanco Harry, stanco di questa guerra e di vedere soffrire così tanti innocenti… come Ariana. Ricevo ogni giorno brutte notizie sulla scomparsa di persone di mia conoscenza, di miei ex studenti che ho visto crescere tra queste mura… e questo da ormai venti anni. La verità è che stiamo perdendo la guerra Harry, e i miei sforzi sembrano vani, e la lista dei rimpianti si allunga sempre di più.
Ma poi sei arrivato tu, e con te una flebile, accennata speranza di vittoria. Non potrei essertene più grato Harry, davvero… Grazie. Grazie di avere dato speranza a questo povero vecchio.”
 
Le parole sembravano essersi rintanate nel più nascosto anfratto della gola di Harry, e non accennavano a uscirne. Così il ragazzo rimase lì, con un’espressione confusa sul volto, senza proferire parola scosso dalle parole del preside.
Non fu necessario aggiungere altro poiché Silente, dopo avergli elargito un dolce e stanco sorriso, si allontanò scomparendo dietro ad un colonnato.
 
 
Il weekend arrivò alquanto velocemente. Harry trascorse i giorni tra lezioni e allenamenti non potendo fare altro che attendere il momento in cui la pozione sarebbe stata pronta. Quel pomeriggio ci sarebbe stata la partita, Grifondoro contro Corvonero. Si stava dirigendo verso la Sala Grande per la colazione, fuori i fiocchi di neve cadevano formando eleganti arabeschi smossi dal vento, quando incontrò Luna che saltellava per i corridoi. Indossava degli strani orecchini che emanavano una luce di un rosa acceso, e sembrava intenta a cercare qualcosa.
“Ciao Jake.” Lo salutò con il suo tipico tono da sognatrice quando la vide.
“Io mi chiamo Luna Lovegood, sono un’amica di Ginny.”
“Ciao Luna è un piacere conoscerti.” rispose educatamente Harry.
“Ginny mi ha parlato molto di te sai?”
Harry non poté che sorridere imbarazzato a quell’affermazione.
“Ah, davvero?” chiese grattandosi la nuca.
“Già già, dice che sei carino. E sei bravo a Quidditch.” Rispose rivolgendo il suo sguardo trasognato fuori dalla finestra.
 
La sincerità e la spontaneità di Luna lo aveva sempre, come dire, inquietato. Ma aveva incominciato ad apprezzare questa particolarità della ragazza, unito al fatto che era incredibilmente intelligente certo. Ci mise un po' a registrare quelle parole.
“Ginny mi trova carino?” ripeté Harry incuriosito.
“Mh-mh” rispose Luna senza distogliere lo sguardo dal paesaggio fuori le vetrate.
“Probabilmente si sarà imbattuta in qualche nargillo” rispose ironico Harry.
 
Luna si girò verso di lui scrutandolo con i suoi grandi occhi azzurri, per poi distendere le labbra in un dolce sorriso.
“Tu sai dei nargilli?” chiese sinceramente felice Luna.
“Oh certamente, ne vedo parecchi qua a scuola” disse Harry. Non sapeva perché stesse affrontando questo discorso, ma vedendo l’espressione grata di Luna si convinse che probabilmente era uno dei pochi a scuola a seguire le stranezze della ragazza, e se poteva stare dalla sua parte lo avrebbe fatto volentieri. Ricordandosi del dipinto a casa di Luna, loro erano amici.
“Stai attento mi raccomando, non vorrei che ti entrassero nella testa prima della partita di oggi.”
“Non ti preoccupare, starò attento di sicuro.”
“Bene, ora credo che andrò in Sala Grande, spero che ci sia il budino.”
Esordì improvvisamente la ragazza.
“Oh v-va bene, mi stavo dirigendo anche io la. Ti accompagno se vuoi” disse Harry.
“Gentile da parte tua Jake” rispose lei sorridendo, per poi incamminarsi assieme al ragazzo.
 
Giunti in Sala Grande l’agitazione e l’entusiasmo era palpabile.
I membri delle rispettive squadre erano circondati da una folla di ragazzi incoraggianti, mentre altri erano raggruppati per le non tanto celate scommesse pre partita. Harry si ricordava del fiorente business messo in piedi da Fred e George ai suoi tempi, che in pochi anni si erano assicurati il monopolio delle scommesse all’interno della scuola. Se uno voleva fare una puntata vincente doveva passare da loro due. Molte cose si potevano dire dei gemelli, ma non che non avessero fiuto per gli affari.
 
Ora invece sembrava che per quanto riguardasse i Grifondoro almeno, la figura del contabile l’avesse assunta Seamus, che proprio in quel momento stava incitando un non tanto convinto ragazzino del secondo anno a puntare qualche falce.
 
Ginny e Ron erano intenti in una stretta conversazione che, notando i movimenti che compivano le mani di lei, trattavano presumibilmente di tattiche segrete e moduli.
Dal tavolo dei Corvonero, Cho Chang non sembrava aver toccato cibo, mentre la sua espressione rasentava la determinazione e concentrazione.
Ci sarà da divertirsi” pensò il ragazzo, per poi salutare Luna e andarsi ad accomodare davanti ad un irritata Hermione intenta a leggere un libro dall’aria molto antica.
“Hermione…” la salutò con un cenno del capo.
“Oh ciao Jake.” Le rispose con un sorriso appena accennato. “Quidditch… non lo capirò mai. Sembra che tutti impazziscano nei giorni delle partite” disse guardando torva i due fratelli Weasley che non avevano smesso di conversare.
Harry rise compatendo la povera ragazza. L’interesse di Hermione per lo sport era diametralmente opposto alla sua voglia di leggere un libro di incantesimi.
“Già, il Quidditch fa questo effetto…” disse Harry prendendo un po' di succo di zucca e degli invitanti bignè al cioccolato. Hermione sbuffò rumorosamente riprendendo a leggere.
“Tu non sei teso come gli altri però” continuò lei da dietro il libro.
“Naa, non ce n’è bisogno. So già che vinceremo” rispose in modo disinteressato.
“Quanta sicurezza! Come mai sei così convinto della vittoria?”
“Ho un presentimento positivo diciamo”
“Be’ speriamo che si avveri, chi lo sopporterebbe Ron se perdeste.”
“Ahahaha suppongo tu” la stuzzicò.
“Oh non credo proprio! Pensa che una volta hanno perso contro i Serpeverde e non ha toccato cibo per un giorno intero quello stupido”
“Ron che non tocca cibo? Mi sembra impossibile”
“O credimi è molto possibile. Anche se quella che l’aveva presa peggio era stata Ginny, ancora oggi non si perdona per quella sconfitta. E un gruppo di Serpeverde non perdeva occasione per rinfacciarglielo, povera. Soprattutto Malfoy.”
 
A sentire quel nome Harry strinse i pugni tanto da fare diventare le nocche bianche.
Malfoy… non aveva ucciso Silente quella notte sulla torre, ma lo riteneva responsabile per quello che era accaduto al Malfoy Manor… quando Hermione…
Il ricordo del sangue e delle ferite, lui e Ron che correvano per quei corridoi. La loro amica agonizzante tra le braccia del suo migliore amico. Flashback di quella notte apparvero nella mente di Harry come lampi nel cielo durante un temporale estivo.
Malfoy era il colpevole.
“…Malfoy” si lasciò sfuggire il ragazzo in un sussurro.
“Jake tutto bene?” chiese intimorita Hermione notando il tremolio del ragazzo e dal pallore che comparve sul suo viso.
Harry si voltò di scatto. Lo sguardo a scrutare ogni volto del tavolo dei Serpeverde. Come aveva fatto a non notarlo prima? Come aveva fatto? Riuscì ad intravedere le sorelle Greengrass, Zabini, quelle due scimmie poco sviluppate di Tiger e Goyle… ma Malfoy mancava. In effetti non lo aveva mai visto fino ad ora.
“Jake!” Hermione lo stava chiamando, e dal tono sembrava che non fosse il primo tentativo. Ora anche Ron e Ginny avevano smesso di conversare e avevano puntato i loro sguardi preoccupati su di lui.
 
“Questo Malfoy, è qui a scuola?” chiese piatto Harry.
“No, non è più… ha lasciato la scuola l’anno scorso per unirsi a tu-sai-chi” disse Hermione.
Quella notizia colpì Harry in un prima istante, ma dopo una breve riflessione, probabilmente era la cosa più scontata, tenendo conto di quel senza palle di suo padre.
“È ancora vivo?” continuò Harry pensieroso.
“Sì… credo di sì almeno” rispose titubante lei.
“Oh certo che ancora in vita quella serpe, mio padre riceve ogni tanto fascicoli su attacchi di Mangiamorte a cui hanno partecipato Malfoy padre e figlio” si intromise Ron con tono schifato.
“Oh ma non parliamo del biondo platinato ora! Abbiamo una partita da vincere e dobbiamo pensare solo a quello. D’accordo?” questa volta fu Ginny, il capitano della squadra, a parlare. Harry sapeva bene che più che una richiesta era un ordine, e decise per il momento di lasciar perdere Malfoy, avrebbe avuto occasione di imbattersi sicuramente in lui in futuro.
“D’accordo” le rispose Harry rilasciando finalmente i pugni tesi da sopra il tavolo.
 
L’orologio scorse, e ben presto segnava le tre del pomeriggio. Fra mezz’ora sarebbe iniziata la partita e tutti gli studenti si avviarono al campo di Quidditch. Il tempo sembrava essere clemente. Aveva smesso di nevicare e lo strato di nubi si stava diradando facendo penetrare luminosi raggi solari, mentre il vento invernale divenne poco più di una brezza. Tempo quasi ideale per volare, se non fosse stato per il freddo pungente, al quale però Harry avrebbe posto facilmente rimedio con un incantesimo riscaldante.
 
Ron si stava già cambiando nello spogliatoio quando Harry fece il suo ingresso.
“Hey Jake, pensavamo che fossi rimasto bloccato nella neve” disse ilare il ragazzo dandogli una pacca sulla spalla.
“Vi stavate preoccupando per me?” chiese Harry con un ghignò.
“Eravamo solo preoccupati di come ti avrebbe conciato Ginny se non ti fossi presentato. Ahahahah”
“Tu Ron lo sai bene vero? Mi ricordo ancora di quella volta che ti affatturò per essere arrivato in ritardo quella volta all’allenamento” intervenne Dean provocando una risata generale tra i ragazzi.
“Bastardi” rispose il rosso sorridendo e infilandosi le protezioni da portiere.
Anche Harry stava sorridendo. “Si, mai far incazzare Ginevra Weasley.”
Si tolse la felpa e la maglietta rivelando le svariate cicatrici che aveva sparse sul corpo. I ragazzi diventarono impressivamente seri a quella vista. Avevano già avuto la possibilità di notarle durante gli allenamenti, ma nessuno aveva avuto il coraggio di domandargli come se le fosse procurate. Ma erano certi che qualunque fosse stato il modo, era stato estremamente doloroso.
 
Quando furono pronti, i componenti femminili e maschili della squadra si ritrovarono per la riunione prepartita. Ginny incoraggiò tutti i presenti con un bel discorso motivazionale, prima di uscire sul campo e venire accolti da un boato provenire dagli spalti dei Grifondoro. Bandiere oro-rosse sventolavano concitate, seguiti da fumogeni dei medesimi colori e striscioni non proprio amichevoli nei confronti dei Corvonero. Quest’ultimi, d’altro canto, non si fecero cogliere impreparati e dalla parte opposta del campo intonavano inni di sostegno per la loro squadra.
 
Madama Bumb si diresse al centro del campo facendo levitare una cassa di legno con sé. Una volta posizionatosi, scrutò tutti i componenti delle due squadre con i suoi occhi da falco, per poi aprire la cassa facendo scattare in volo i due bolidi.
“Che la partita abbia inizio!” disse per poi lanciare la pluffa in aria che venne intercettata per prima da uno grifondoro.
Harry e Cho al contrario degli altri, levitarono in alto, non coinvolti nelle azioni di attacco e difesa, ma nella ricerca del boccino d’oro.
 
Dopo 10 minuti di partita i Grifondoro conducevano per un punteggio di 60 a 40. Purtroppo Harry constato ben presto che il livello di bravura tra le due squadre non era così molto distante. La vittoria non sarebbe stata così semplice.
Micheal Corner segnò una doppietta a Ron che fece diventare pari il punteggio, nell’arco di due minuti.
“Forza Ron! Non ti abbattere. Ha avuto solo culo!” tentò di spronarlo il capitano.
Tutti sapevano come fosse precaria la sicurezza mentale di Ron quando prendeva gol, Harry probabilmente più degli altri.
“Dai Ron” sussurrò Harry.
Ginny segnò poco dopo infilando la pluffa nell’anello alle spalle del portiere Corvonero, portandogli ancora in vantaggio. Gli avversari non avevano alcuna intenzione di demordere però.
Del boccino ancora nessuna traccia, allora Harry decise che avrebbe contribuito mettendo un po' di scompiglio tra gli avversari.
Fece finta di aver avvistato la sferetta dorata e si mise all’inseguimento.
Cho abboccò all’amo e incominciò a pedinarlo. “Molto bene Chang, vediamo se mi riesci a stare dietro”. Nonostante la Comet 180 che impugnava tra le gambe, Harry riusciva a tenere distanziata la talentuosa cercatrice avversaria.
Mentre sorvolavano il campo compiendo rapide imbardate e repentini cambi di direzione, i Grifondoro guadagnarono altri venti punti. I Corvonero erano intimoriti alla vista dell’imminente sconfitta. Harry decise che era giunto il momento della ciliegina sulla torta.
 
Impennò sulla sua scopa salendo di quota, rallentando per assicurarsi che Cho diminuisse la distanza. Quando incominciò a sentire letteralmente il fiato della ragazza sul collo, si buttò all’indietro in picchiata. Stava spremendo tutto il possibile da quella Comet, che aveva incominciato a vibrare eccessivamente per la grande velocità.
Trenta metri, venti metri, dieci e quando fu a poco più di cinque tirò a sé la scopa. Fu necessario uno sforzo fisico notevole, ma riuscì a non schiantarsi a terra. Cho poco dietro di lui, non fu abbastanza fortunata. Riuscì a raddrizzarsi, ma non abbastanza da evitarle di capottare sull’erba poco dopo.
Harry si accertò delle sue condizioni, sembrava solo un po' intontita e altrettanto incazzata ma stava bene. Non si poteva dire la stessa cosa della sua scopa, spezzata in tre punti che giaceva a pochi metri da lei.  
Tutti i ragazzi si fermarono ad osservarlo, attendendo che mostrasse il boccino tra le mani. Ma ciò non avvenne. Harry sorrise innocentemente allargando le braccia.
“Ops” disse con tono fintamente ingenuo.
“Sullivan ha effettuato quel che sembra essere una perfetta esecuzione della finta Wronski, signori miei.” Intervenne il commentatore della partita, un ragazzo dei Tassorosso che Harry non aveva mai visto.
 
Harry ignorò i cori di entusiasmo che si ergevano dalle tribune dei Grifondoro, e dei complimenti da parte dei suoi compagni.
“La partita non è ancora finita ragazzi!” esclamò rivolto agli altri. “Tornate a giocare!”
La sua squadra rimase interdetta qualche secondo, poi fu Ginny ad intervenire: “Sullivan ha ragione! Forza tornate ai vostri posti!”. A quel punto ci fu un segno di assenso da parte di tutti e ripresero le loro posizioni. Harry fissò per un secondo Ginny che gli fece un occhiolino in segno di intesa.
I Corvonero erano disorientati, avevano perso momentaneamente il loro cercatore, e Harry aveva a disposizione del tempo per cercare il boccino in tutta tranquillità, mentre Madama Chips si accertava delle condizioni di una furibonda Cho Chang.
 
Fu in quel momento che lo avvistò. Era distante una decina di metri di distanza, pressappoco alla sua stessa altezza. Lo tenne d’occhio con disinvoltura per non fare comprendere gli altri che lo aveva avvistato.
Quando Madama Chips diede il via libera a Chang di continuare a giocare, le fu data una nuova scopa e si riprese a giocare, con Grifondoro che conduceva il gioco novanta a sessanta. Non perdendo tempo, Harry schizzò in direzione del boccino, Cho era troppo distante e non fece in tempo a raggiungerlo.
 
 
Jake Sullivan era sulla bocca di tutti nelle ore successive alla fantastica vittoria dei Grifondoro. Come era da tradizione l’intera torre dei Grifoni era in festa. Harry era felice per aver portato la sua squadra, non solo alla vittoria, ma anche al primo posto a parimerito con i Serpeverde in classifica. Per la prima volta da tanto tempo, non stava pensando alla guerra, per la prima volta da tanto tempo si poteva ritenere un ragazzo come tutti gli altri.
 
Stava bevendo il suo terzo bicchiere di Whiskey Incendiario di contrabbando, e stava parlando disinvolto con Ron della partita. In qualunque mondo, tempo o dimensione si trovassero, una cosa non sarebbe mai cambiata: la sua amicizia con Ronald Bilius Weasley.
Hermione si aggiunse in loro compagnia, felice – nonostante non lo avrebbe mai ammesso – della vittoria della sua casa.
“A quanto pare il tuo presentimento era corretto Jake” disse ridendo Hermione, che baciò dolcemente Ron sulle labbra.
“Te lo avevo detto” rispose convinto Harry.
“Direi di fare un brindisi allora, alla vittoria!” intervenne Ronald riempiendo tre bicchieri con una dose generosa di Whiskey.
“Ron sai che io non bevo quella bevanda infernale” rispose Hermione piccata.
“E dai amore, bisogna festeggiare! Siamo primi in classifica per la miseria” disse Ron con un’espressione supplichevole.
Hermione tentò di rimanere incorruttibile ma alla fine cedette.
“Va bene.” Rispose rassegnata. “Ma solo per questa volta Ronald! Non ti fare strane idee” disse prendendo in mano il bicchiere e osservando disgustata la bevanda ambrata al suo interno.
“Non oserei mai!” disse Ron ridendo assieme a Harry. “Allora alla vittoria!” esclamò alzando il bicchiere in aria.
“Alla vittoria!” si aggiunsero in coro gli altri due. Hermione prese a tossire energicamente dopo aver preso un solo piccolo sorso, provocando le risate di Harry e Ron.
“Sia dannato l’inventore del Whiskey Incendiario” disse a denti stretti la ragazza una volta smesso di tossire.
Harry sorridendo teneramente alla ragazza, estrasse la bacchetta e fece levitare a sé un bicchiere di burrobirra da un tavolo lì vicino.
“Tieni forse questo lo gradirai di più” disse porgendole il bicchiere.
“Decisamente, grazie mille Jake.”
“Be’, vuol dire più whiskey per noi!” disse Ron rivolto ilare a Harry.
“Puoi ben dirlo!” lo sostenne, facendo un secondo brindisi.
“Uomini” disse sbuffando Hermione con gli occhi rivolti al cielo e un sorriso accennato.
 
La serata procedette senza intoppi, fino a quando Ginny, probabilmente con un po' troppo alcol in corpo, non incominciò a ballare con Dean e Seamus una sorta di danza della pioggia.
“Beene, credo che porterò tua sorella a dormire ora.” Intervenne Hermione rivolta al suo ragazzo.
“Si, si lo credo anche io” rispose il rosso guardando torvo i tre.
“Buonanotte amore” disse Hermione baciando Ron, “Buonanotte Jake, assicurati che il mio ragazzo vada a letto ad un orario decente che domani dobbiamo ripassare trasfigurazione insieme e lo voglio attento.” Aggiunse rivolta ad Harry, che rise notando il rossore comparso sul volo dell’amico.
“Ti do la mia parola, signorina Granger” disse Harry mettendo una mano sul cuore e l’altra alzata con il palmo aperto in segno di giuramento.
Hermione si allontanò, prelevando Ginny che dopo un minuto di convincimento salì con lei le scale del dormitorio femminile.
I due ragazzi andarono a letto pochi minuti più tardi.
 
 
Harry si svegliò la mattina dopo con un forte mal di testa.
“Maledetto whiskey”. Si guardò intorno. Tutti i ragazzi dormivano ancora beati nei propri letti anche se il sole era già sorto fuori dalle finestre.
La sveglia di Seamus segnava le otto di mattina. Si mise gli occhiali, e fu allora che notò una lettera lasciata sul proprio comodino.
La prese in mano per esaminarla. Gli eleganti caratteri obliqui recitavano “Per Jake Sullivan”. Harry sorrise, avrebbe riconosciuto quella calligrafia tra mille. Aprì la busta e ne lesse il contenuto:
 
Buongiorno sig. Sullivan,
 
La volevo informare che il prodotto da lei richiesto è pronto. La attendo nel mio ufficio in giornata.
 
Cordiali saluti,
 
il preside.
 
P.S. complimenti per la vittoria di ieri.
 
Harry fu colto da un misto di felicità e preoccupazione. Da una parte il piano stava andando avanti, dall’altra si rese conto che nonostante i festeggiamenti di ieri, fuori imperversava una guerra e lui aveva un compito da svolgere.
 
“Molto bene” di disse alzandosi dal letto per poi farsi una bella doccia per levare i postumi della sera precedente. Dopo i soliti esercizi fisici si vestì e si diresse a fare colazione.
 
La sala grande era quasi deserta alle otto di domenica mattina, e Harry fu grato di questo. Poté mangiare in tranquillità. Terminato di mangiare e bevuto una tazza fumante di caffè, Harry si era appena alzato dal tavolo quando fu raggiunto da Hermione. La più mattiniera tra i suoi amici. “Buongiorno” disse gentilmente Hermione.
“Buongiorno!”.
“Già finito di fare colazione?” chiese la ragazza.
“Si, il preside mi vuole vedere nel suo ufficio non so per cosa.”
“Di domenica mattina?”
“A quanto pare…” rispose ingenuamente Harry.
Hermione titubante sembrò credergli.
“Va bene, allora a dopo” disse lei.
“Certamente Herm, a dopo e buona colazione!” concluse lui incamminandosi.
 
Giunto davanti al gargoyle di pietra e detto la parola d’ordine, salì per la scala a chiocciola. Il preside lo attendeva affianco alla sua scrivania intento ad accarezzare Fanny. 
“Buongiorno Harry, dormito bene?”
“Meglio del solito, signore”
Il professore gli rivolse un caloroso sorriso e aprì uno dei cassetti della scrivania, tirando fuori un’ampolla contenente un liquido giallastro.
“Ci sono riusciti quindi?” domando retorico Harry.
“Ebbene sì, infondo sono due dei migliori pozionisti della Gran Bretagna, assieme a Lily Evans naturalmente”
Al sentire il nome di sua madre, il cuore di Harry mancò un battito. Gli era difficile credere che i suoi genitori fossero realmente ancora in vita, la fuori.
“Immagino” fu l’unica cosa che riuscì a dire Harry.
“Sarebbe fiera di te lo sai? Entrambi i tuoi genitori lo sarebbero. E lo saranno” disse Silente vedendo il volto pensieroso del ragazzo, il quale si limitò a sorridere imbarazzato.
“Sei ancora convinto di tenergli nascosto che il loro unico figlio sia vivo?”
Harry divenne serio all’improvviso.
“Si, lo sono”
“Mio caro ragazzo…”
“Ho detto che lo sono” ripeté con convinzione lasciando intendere che il discorso era chiuso lì.
“Va bene.” Disse rassegnato Silente. “Tornando a noi. Questo antidoto non annullerà completamente gli effetti della pozione, ma li limiterà, permettendoti di rimanere vigile e lucido. Non voglio ingannarti Harry, soffrirai ugualmente”
Harry osservò l’ampolla e poi il preside, con sguardo risoluto.
“Non si preoccupi, sono abituato al dolore” disse porgendo la mano al preside, il quale gli passò l’antidoto.
“Quando hai intenzione di partire?” gli chiese il preside preoccupato.
“Immediatamente”
“Immediatamente? Non ti sembra avventata come cosa?”
“Ho un piano, e il tempo non è dalla mia parte. Più tempo passa, più aumentano le probabilità che possa accadere qualcosa alle persone che amo.”
“Sii prudente Harry, per favore”
Harry sorrise al preside. “Come sempre, signore”.
“Molto bene. Per quanto riguarda il viaggio, credo che tu sappia che non ci si possa smaterializzare all’interno di Hogwarts. Nonostante ciò credo tu non abbia problemi a riguardo non è vero?”
Harry sorrise malignamente a Silente.
“Può darsi”
“Sta attento a non farti vedere mentre sbuchi da quei passaggi, se i nemici ne venissero a conoscenza…”
“Professore così mi insulta. Pensa che non sia abbastanza intelligente da depistare i fantocci di Tom?” rispose fintamente offeso Harry.
“Assolutamente no, ma la prudenza non è mai troppa. Buona fortuna Harry.”
“Grazie professore.”
 
Harry lasciò l’ufficio del preside. Prima di incamminarsi nel passaggio segreto attraverso Platano Picchiatore, doveva fare una piccola deviazione per il campo di Quidditch, dove avrebbe trovato una componente importante per il suo piano. Una scopa. La sua Comet 180 lo attendeva nello stanzino delle scope vicino agli spogliatoi. Doveva ammettere che nonostante le sue innumerevoli limitazioni rispetto alla Firebolt, ci si era affezionato. La rimpicciolì con un incantesimo, e se la infilo nel Mokessino che teneva sempre sotto i vestiti e si diresse verso l’imboccatura del passaggio segreto, guardandosi intorno per essere sicuro di non essere seguito.
 
Una decina di minuti più tardi, Harry fece la sua comparsa su di un alto scoglio flagellato dalle impetuose onde atlantiche. Una profonda insenatura incombeva davanti a lui.
Procediamo.”
   
 
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