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Autore: La Matta    18/08/2009    1 recensioni
Abbiamo lasciato i nostri eroi nel cuore di Moria, li ritroviamo sulla strada per la foresta di Lothlorien, con Konstantin e Boromir che ancora non hanno capito come gestire il loro curioso rapporto, con Andael che ancora non ha azzeccato un incantesimo che fosse uno, con Vanamir che spara cazzate a manetta e con l'intera Compagnia sull'orlo di una crisi di nervi. Ecco il secondo capitolo delle "Cronache di Andael", in cui l'imbranato apprendista di Saruman, nonché spia del cattivo e amico dei buoni tenterà, ancora una volta, di distruggere il mondo con tutta quell'incoerenza che abbiamo imparato ad amare!!
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TERZO

MA SONO INVISIBILE???

 

Flash-back (di Vanamir, il flash-back. Lo riprendiamo dal capitolo secondo!)

Casa dolce casa.

 

(Aprile 2986, Minas Tirith)

 

- Amore? Dove hai messo il bambino?-

La classica domanda che tutti i genitori devono porre, un giorno o l’altro.

- Ma non lo so, tesoro. Forse l’ho lasciato a tua sorella!-

- Radan, cerca di ricordare! Non puoi perderti Vanamir ogni volta che vi lascio da soli!-

- Non eravamo da soli, cucciolina. Eravamo io, lui e una bottiglia di birra!-

Alaila, sorella minore di Finduilas, strillò

- Non mi piace che tu beva davanti al bambino!-

- Ma ovvio che non lo faccio, tesoruccio mio. Ho offerto un po’ di birra anche a lui!-

- RADAN!-

- Che c’è?! Quando avevo la sua età, io bevevo già ogni sorta di… lascia stare.-

- Ma ha solo sette anni, misericordia! Dovresti avere almeno la decenza di… oh, fra te e nostro cognato, io davvero non so più dove sbattere la testa! Te lo dico io, un giorno quello impazzisce e ci ammazza tutti. Bum. Fuoco e fiamme.-

Radan diede un colpetto alla testolina della moglie

- Certo, cara, certo.-

Con un sospiro, Alaila guardò il compagno, sorridendo. Aveva già dimenticato la lunga e diligente predica che desiderava fargli. Beh, a dirla tutta, aveva anche dimenticato il problema.

- Tesoro, di cosa stavamo parlando?- chiese, perplessa

- Del fatto che nostro figlio è scomparso ancora.-

Alaila stava per strillare di nuovo, quando abbassò lo sguardo sul cortile sottostante.

- Oh, che sciocchi che siamo! I bambini sono qui sotto, stanno giocando!-

 

Di sotto, la scena che dal terzo piano poteva apparire simpatica ed equilibrata appariva per quello che era: il delirio di tre ragazzini.

Vanamir, di sette anni, aveva riempito di colla l’elmo di suo cugino più grande, che ora lo inseguiva brandendo una spada di legno, con tutte le intenzioni di picchiarlo a sangue.

Solo che è universalmente risaputo che è difficile correre senza vederci un tubo (ed è conoscenza comunque che non si vede niente, con un elmo di qualche taglia più grande incollato in testa), quindi Boromir andava a sbattere contro tutti i pali e la maggior parte delle persone che si trovavano a passare per di là.

Suo fratello minore, invece, correva in cerchio, con l’aria di divertirsi un mondo.

Cos’era successo? Beh, semplice.

Per convincere Faramir (che di anni ne aveva tre, povero piccolo!) a non andare a dire a mamma e papà dello scherzo, Vanamir gli aveva detto che era iniziata una festività molto importante e che Denethor aveva decretato che tutti i bambini sotto i quattro anni dovevano correre in cerchio fino al tramonto.

E adesso non dite che Vanamir non era un piccolo mostriciattolo perfido.

 

Circa un’ora dopo, quell’animella candida della povera Finduilas, scendeva le scale per andare a controllare che i bambini non facessero giochi pericolosi.

Ci mancò poco che le venisse un infarto: Boromir aveva ancora l’elmo incollato in testa, con la differenza che ora stava malmenando di santa ragione uno degli alberi, convinto che si trattasse di suo cugino.

Faramir invece si era arrampicato sull’orlo di un pozzo (sempre per la storia della festività speciale), e chiamava con tutte le sue forze “signorina fata del pozzo! Venga fuori, la festa non può cominciare senza di lei”.

Tutto sorridente, sotto un albero, Vanamir se la rideva di gusto.

- Bambini, cosa succede?- domandò Finduilas, dopo aver tolto Faramir dall’orlo del pozzo per evitare che si facesse un bagno fuori programma e dopo aver costretto Boromir a concludere le ostilità con l’albero.

- Non lo so.- sorrise Vanamir, innocente

Finduilas si prese la testa fra le mani: a lungo andare, quei bambini l’avrebbero fatta diventare matta.

 

Fine flash-back

 

- Ora capisco perché Boromir è impazzito.- disse Konstantin, quando Vanamir ebbe concluso il proprio racconto di fiere imprese giovanili

- Eredità genetica. Ora in famiglia siamo impazziti quasi tutti. Manca solo zio Denethor e il cugino Faramir e poi siamo a posto. Giuro.-

Mentre tutto questo accadeva, Legolas ed Aragorn cercavano (con molto impegno, bisogna dirlo) di liberare la barba di Gimli da una palla di resina, che Andael aveva evocato nel dubbio tentativo di annullare l’incantesimo Bloccalingua.

Ma, nonostante tutti gli incidenti di percorso, bisognava proseguire…

 

Assieme a lunghe discussioni, minestrine liofilizzate, incontri/scontri con elementi grammaticali di dubbia utilità (sono tornati i soggetti sottointesi!!) e sessioni di allenamento extra, la Compagnia procedeva verso Lothlòrien.

A parte Legolas, che saltellava davanti a tutti cogliendo margherite e canterellando qualcosa riguardo Caras Galadhon e tanti altri Elfi simpatici (lavorate di immaginazione, su, coraggio, potete farcela! Se vi rincuora, sappiate che il principe di Bosco Atro era ridotto in quello stato a causa di un incantesimo di… beh, non fate finta di non sapere di chi!), gli altri avevano il morale sottoterra (o erano esausti per gli incantesimi di Andael e gli scherzi di Vanamir, decidete voi quale versione si adatti meglio alla vostra immaginazione!!)

Konstantin stava verso la coda della Compagnia e cercava inutilmente di prendere Boromir in disparte per continuare quel loro discorso piuttosto complicato.

Cosa peraltro impossibile, dato che l’uomo sembrava perennemente impegnato.

Se non stava parlando con Aragorn, stava minacciando il proprio cugino, se non stava spiegando qualcosa agli Hobbit, stava ascoltando Legolas, e se non stava facendo nulla delle quattro cose sopra, era praticamente sordo alle parole di Konstantin, che saltellava avanti e indietro lungo il sentiero, cercando di attirare l’attenzione.

- Boromir!- lo chiamò ad un tratto – puoi fermarti un attimo e parlare con me?-

In tutta risposta, l’uomo si finse grandemente impegnato in una conversazione improvvisata con Gimli, che passava per di là.

Calava la sera, e Konstantin cercò di nuovo di parlare con Boromir, ottenendo risultati analoghi al primo tentativo, solo che stavolta l’uomo ripiegò su una sorta di duello improvvisato con un cespuglio (un’altra volta? Ma sì, in fondo lo sappiamo, che Boromir ha un’immaginazione assai scarsa…), intimando alla ragazza di stare lontana dato che, dietro alle innocue foglie, si celava un terribile nemico.

Era una cosa abbastanza patetica, a dirla tutta.

E qui (finalmente!) Konstantin comprese che Boromir non era affatto impazzito, ma che stava facendo tutto quel casino solo per non parlare con lei.

Ed era faticoso, eh.

Infatti mezz’ora dopo gli toccò fingere (??) di litigare con Frodo riguardo l’Anello e, durante la pausa per il pranzo, si imboscò per venti minuti soltanto per evitare Konstantin.

Ora, nonostante il suo usuale ottimismo ed il suo sorriso che raramente le veniva meno, Konstantin stava cominciando a stufarsi, e sfogava i propri sentimenti parlando con la pentola dove stava cucinando il pranzo.

- Idiota.- borbottava, mescolando con grande rabbia la solita minestrina liofilizzata (poveri compagni… che cos’hanno fatto per meritarsi una cuoca così…) – La prossima volta ti lego ad un albero. Non esiste che adesso fai finta che non esisto…-

- C’è qualche problema?- le chiese Aragorn, sedendosi vicino a lei (anche per controllare che non desse fuoco all’accampamento, presa com’era dal proprio malumore e quindi totalmente disinteressata alla pentola di zuppa e, soprattutto, al fuoco sotto di essa)

- Boromir mi farà impazzire. Noi dobbiamo finire un certo discorso… e adesso non mi parla. Che diavolo – la ragazza scagliò il cucchiaio di legno lontano da sé, colpendo la testa di uno degli Hobbit – ho solo detto “ti amo”, maledizione! Non mi sembra una cosa così grave. E adesso si comporta come se non mi conoscesse!-

- Hai provato a parlargliene?- chiese (stupidamente) Aragorn

- E’ proprio questo il problema!- Konstantin si alzò in piedi, visibilmente incazzata – EHI TU!- gridò, voltandosi verso Boromir – DIMMI UN PO’: MA SONO INVISIBILE??-

 

  
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