CAPITOLO TERZO
MA SONO
INVISIBILE???
Flash-back (
Casa dolce casa.
(Aprile 2986, Minas Tirith)
- Amore?
Dove hai messo il bambino?-
La
classica domanda che tutti i genitori devono porre, un giorno o l’altro.
- Ma non
lo so, tesoro. Forse l’ho lasciato a tua sorella!-
- Radan,
cerca di ricordare! Non puoi perderti Vanamir ogni volta che vi lascio da
soli!-
- Non
eravamo da soli, cucciolina. Eravamo io, lui e una bottiglia di birra!-
Alaila,
sorella minore di Finduilas, strillò
- Non mi
piace che tu beva davanti al bambino!-
- Ma
ovvio che non lo faccio, tesoruccio mio. Ho offerto un po’ di birra anche a
lui!-
- RADAN!-
- Che
c’è?! Quando avevo la sua età, io bevevo già ogni sorta di… lascia stare.-
- Ma ha
solo sette anni, misericordia! Dovresti avere almeno la decenza di… oh, fra te
e nostro cognato, io davvero non so più dove sbattere la testa! Te lo dico io,
un giorno quello impazzisce e ci ammazza tutti. Bum. Fuoco e fiamme.-
Radan
diede un colpetto alla testolina della moglie
- Certo,
cara, certo.-
Con un
sospiro, Alaila guardò il compagno, sorridendo. Aveva già dimenticato la lunga
e diligente predica che desiderava fargli. Beh, a dirla tutta, aveva anche
dimenticato il problema.
- Tesoro,
di cosa stavamo parlando?- chiese, perplessa
- Del
fatto che nostro figlio è scomparso ancora.-
Alaila
stava per strillare di nuovo, quando abbassò lo sguardo sul cortile
sottostante.
- Oh, che
sciocchi che siamo! I bambini sono qui sotto, stanno giocando!-
Di sotto,
la scena che dal terzo piano poteva apparire simpatica ed equilibrata appariva
per quello che era: il delirio di tre ragazzini.
Vanamir,
di sette anni, aveva riempito di colla l’elmo di suo cugino più grande, che ora
lo inseguiva brandendo una spada di legno, con tutte le intenzioni di
picchiarlo a sangue.
Solo che
è universalmente risaputo che è difficile correre senza vederci un tubo (ed è
conoscenza comunque che non si vede niente, con un elmo di qualche taglia più
grande incollato in testa), quindi Boromir andava a sbattere contro tutti i
pali e la maggior parte delle persone che si trovavano a passare per di là.
Suo
fratello minore, invece, correva in cerchio, con l’aria di divertirsi un mondo.
Cos’era
successo? Beh, semplice.
Per convincere
Faramir (che di anni ne aveva tre, povero piccolo!) a non andare a dire a mamma
e papà dello scherzo, Vanamir gli aveva detto che era iniziata una festività
molto importante e che Denethor aveva decretato che tutti i bambini sotto i
quattro anni dovevano correre in cerchio fino al tramonto.
E adesso
non dite che Vanamir non era un piccolo mostriciattolo perfido.
Circa
un’ora dopo, quell’animella candida della povera Finduilas, scendeva le scale
per andare a controllare che i bambini non facessero giochi pericolosi.
Ci mancò
poco che le venisse un infarto: Boromir aveva ancora l’elmo incollato in testa,
con la differenza che ora stava malmenando di santa ragione uno degli alberi,
convinto che si trattasse di suo cugino.
Faramir
invece si era arrampicato sull’orlo di un pozzo (sempre per la storia della
festività speciale), e chiamava con tutte le sue forze “signorina fata del
pozzo! Venga fuori, la festa non può cominciare senza di lei”.
Tutto
sorridente, sotto un albero, Vanamir se la rideva di gusto.
-
Bambini, cosa succede?- domandò Finduilas, dopo aver tolto Faramir dall’orlo
del pozzo per evitare che si facesse un bagno fuori programma e dopo aver
costretto Boromir a concludere le ostilità con l’albero.
- Non lo
so.- sorrise Vanamir, innocente
Finduilas
si prese la testa fra le mani: a lungo andare, quei bambini l’avrebbero fatta
diventare matta.
Fine flash-back
- Ora
capisco perché Boromir è impazzito.- disse Konstantin, quando Vanamir ebbe
concluso il proprio racconto di fiere imprese giovanili
- Eredità
genetica. Ora in famiglia siamo impazziti quasi tutti. Manca solo zio Denethor
e il cugino Faramir e poi siamo a posto. Giuro.-
Mentre
tutto questo accadeva, Legolas ed Aragorn cercavano (con molto impegno, bisogna
dirlo) di liberare la barba di Gimli da una palla di resina, che Andael aveva
evocato nel dubbio tentativo di annullare l’incantesimo Bloccalingua.
Ma,
nonostante tutti gli incidenti di percorso, bisognava proseguire…
Assieme a
lunghe discussioni, minestrine liofilizzate, incontri/scontri con elementi
grammaticali di dubbia utilità (sono tornati i soggetti sottointesi!!) e
sessioni di allenamento extra,
A parte
Legolas, che saltellava davanti a tutti cogliendo margherite e canterellando
qualcosa riguardo Caras Galadhon e tanti altri Elfi simpatici (lavorate di
immaginazione, su, coraggio, potete farcela! Se vi rincuora, sappiate che il
principe di Bosco Atro era ridotto in quello stato a causa di un incantesimo
di… beh, non fate finta di non sapere di chi!), gli altri avevano il morale
sottoterra (o erano esausti per gli incantesimi di Andael e gli scherzi di
Vanamir, decidete voi quale versione si adatti meglio alla vostra
immaginazione!!)
Konstantin
stava verso la coda della Compagnia e cercava inutilmente di prendere Boromir
in disparte per continuare quel loro discorso piuttosto complicato.
Cosa
peraltro impossibile, dato che l’uomo sembrava perennemente impegnato.
Se non
stava parlando con Aragorn, stava minacciando il proprio cugino, se non stava
spiegando qualcosa agli Hobbit, stava ascoltando Legolas, e se non stava
facendo nulla delle quattro cose sopra, era praticamente sordo alle parole di
Konstantin, che saltellava avanti e indietro lungo il sentiero, cercando di
attirare l’attenzione.
-
Boromir!- lo chiamò ad un tratto – puoi fermarti un attimo e parlare con me?-
In tutta
risposta, l’uomo si finse grandemente impegnato in una conversazione
improvvisata con Gimli, che passava per di là.
Calava la
sera, e Konstantin cercò di nuovo di parlare con Boromir, ottenendo risultati
analoghi al primo tentativo, solo che stavolta l’uomo ripiegò su una sorta di
duello improvvisato con un cespuglio (un’altra volta? Ma sì, in fondo lo
sappiamo, che Boromir ha un’immaginazione assai scarsa…), intimando alla
ragazza di stare lontana dato che, dietro alle innocue foglie, si celava un
terribile nemico.
Era una
cosa abbastanza patetica, a dirla tutta.
E qui
(finalmente!) Konstantin comprese che Boromir non era affatto impazzito, ma che
stava facendo tutto quel casino solo per non parlare con lei.
Ed era
faticoso, eh.
Infatti
mezz’ora dopo gli toccò fingere (??) di litigare con Frodo riguardo l’Anello e,
durante la pausa per il pranzo, si imboscò per venti minuti soltanto per
evitare Konstantin.
Ora, nonostante
il suo usuale ottimismo ed il suo sorriso che raramente le veniva meno,
Konstantin stava cominciando a stufarsi, e sfogava i propri sentimenti parlando
con la pentola dove stava cucinando il pranzo.
-
Idiota.- borbottava, mescolando con grande rabbia la solita minestrina
liofilizzata (poveri compagni… che cos’hanno fatto per meritarsi una cuoca
così…) – La prossima volta ti lego ad un albero. Non esiste che adesso fai
finta che non esisto…-
- C’è
qualche problema?- le chiese Aragorn, sedendosi vicino a lei (anche per
controllare che non desse fuoco all’accampamento, presa com’era dal proprio
malumore e quindi totalmente disinteressata alla pentola di zuppa e,
soprattutto, al fuoco sotto di essa)
- Boromir
mi farà impazzire. Noi dobbiamo finire un certo discorso… e adesso non mi
parla. Che diavolo – la ragazza scagliò il cucchiaio di legno lontano da sé,
colpendo la testa di uno degli Hobbit – ho solo detto “ti amo”, maledizione!
Non mi sembra una cosa così grave. E adesso si comporta come se non mi
conoscesse!-
- Hai
provato a parlargliene?- chiese (stupidamente) Aragorn
- E’
proprio questo il problema!- Konstantin si alzò in piedi, visibilmente
incazzata – EHI TU!- gridò, voltandosi verso Boromir – DIMMI UN PO’: MA SONO
INVISIBILE??-