Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: armen66    22/09/2020    0 recensioni
Tre importanti notti nella vita di due personaggi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~L'approdo è confusione di navi, barche, carri e cavalli. Uomini scaricano ceste, stendono reti delle barche da pesca, c’è un viavai continuo tra i magazzini allineati sulle banchine.
 In alto, imponente, il castello domina il porto.
 Arya Stark attende che venga gettata la passerella per scendere a terra.
 Mesi di viaggio hanno reso la sua carnagione più scura per l'effetto del sole, piccole rughe sulla fronte e attorno agli occhi la fanno sembrare più vicino alle trenta primavere che alla sua vera età.
 La giovane Stark è diversa dalla ragazza che era partita per esplorare il mondo ad ovest di Westeros mesi prima.
 Il sole al tramonto illumina il cielo di riflessi rossi, per un attimo ad Arya sembra di vedere le fiamme del drago, ma non ci sono più esseri pericolosi nei cieli.
 Dal castello la vista deve essere ancora più spettacolare, pensa Arya, mentre osserva i marinai scaricare le merci che ha trovato nel suo viaggio, isole e terre ricche di minerali, di ambra e di spezie che emanano odori misteriosi nella stiva colma.
 Sarà una lunga carovana, prima a e est, poi a nord, Arya ha mandato messaggi a Sansa e Bran non appena toccato terra, attende fiduciosa loro notizie.
 Bran probabilmente sa già del suo ritorno. Arya andrà a casa, vedrà la regina e il resto della famiglia e poi deciderà, una sosta, un altro viaggio.

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 L'aiutante di Arya, Miror, un ragazzo alla sua prima esperienza in mare, nipote del Capitano, ha trovato un alloggio per il tempo necessario a organizzare il viaggio.
 Arya si fida di lui, gli ha insegnato molto, Miror è indeciso se continuare la vita sulle navi o restare al servizio di Arya.
 Durante la cena di commiato con l'equipaggio Arya ascolta le ultime notizie dai sette regni: Re Bran amministra la giustizia, c'è pace da mesi, la regina dei draghi è nel suo esilio con Jon e molte casate stanno riprendendo vigore e prosperità, i commerci fioriscono, le strade sono sicure e nuove vie di comunicazione si sono aperte.
 Arya vede luci ovunque, famiglie che camminano per le vie della città, il sole resta alto fino a tardi la sera, il clima mite e il richiamo del mare sono una sirena per molti.
 Quello che rimane buio, in alto a dominare, è il castello.
 Il capitano nota lo sguardo di aria e chiede al taverniere la ragione del contrasto con il resto della città così vitale.
“Non c'è più nessuno alla rocca.”
 “Sono morti tutti i leoni?”
 “Il nano è al Nord, la regina è morta e il signore non si vede mai.”
Arya ascolta la risposta, saluta il gruppo, libera Miror dal servizio e si dirige verso la propria stanza al secondo piano della taverna, con vista sul porto.
 Un bagno caldo è preparato per lei, per liberarsi dalla stanchezza del viaggio, ma Arya non vi indugia a lungo, ha visto abbastanza acqua.
 È facile lavarsi, non ha bisogno di aiuto per i capelli, in viaggio li ha tagliati, era scomodo portare le trecce all a moda del Nord, i capelli ricresceranno, non sono importanti come per tante altre donne.
 Aria indossa un paio di braghe e una camicia, si allaccia la cintura che porta il suo Ago ed esce.
 La Rocca ospita più fantasmi che esseri viventi.
 I mercanti della città sanno quali prodotti devono consegnare ogni settimana, da lasciare al cancello del lato nord, l'unico aperto anche per i rari messaggeri che si fanno annunciare al signore del posto.
 In poco tempo è cresciuta erba, le piante non sono state potate, molti frutti restano sugli alberi; gli abitanti delle case poco sotto commentano con dispiacere che in pochi anni una parte del magnifico edificio andrà in rovina.
 I signore era arrivato ferito, accompagnato da due guaritori con pesanti catene d’oro, le voci dei servi del palazzo dicevano di febbri e fratture e un dolore immenso nel cuore.

___

La sera la luce non dà fastidio al signore della Rocca, di giorno invece per lui è doloroso guardare il sole, l'occhio destro è debole, hanno detto tutti i guaritori, il trauma subito, uno dei frammenti della volta caduta lo ha colpito alla tempia.
 Il signore ha visto la nuova nave e chiesto quale sia il vessillo che sfoggia; saputo che è il lupo del Nord, si è appoggiato al tavolo per l'emozione.
 Il cugino Lullen, il legame tra il mondo esterno e il castello, si offre di andare al porto per avere più informazioni ma il leone ferito lo vieta; sa benissimo chi è a bordo, ricorda tutto di Arya Stark.
 Jaime Lannister rimane alla finestra a guardare la nave per tutto il giorno, senza mangiare né bere, quasi trattenendo il respiro, in silenzio, per timore che una sola sua parola amplificata dall'aria e dal vento possa arrivare in basso all'orecchio della giovane lupa
 Doveva approdare proprio a Lannisport nel suo ritorno, con tutti i porti della costa ovest, arrivare sotto i suoi occhi malati?
 L’ultimo messaggio ricevuto da Bran lo invita a guardare meglio il futuro. Ma cosa è il futuro se non sapere di essere solo, di avere perso tutto, senza la speranza di vedere Cersei, di nascosto, in segreto, senza la stima di Brienne, senza la vicinanza di Tyrion?

___

Arya è arrivata all’entrata principale, prova ad aprirla: il lucchetto è morbido, basta la punta di Ago per sbloccarlo ed entrare nel primo cortile.
 Arya sa a chi appartiene il castello, conosce tutta la storia dei leoni e non è mai stata nella loro gabbia.
 Perché è così che appare, adesso, una prigione buia e umida.
 Se ci fosse più luce Arya potrebbe vedere la bellezza del posto, come era stato voluto dal vecchio leone, tanti abbellimenti realizzati per Joanna, il suo grande amore.
 Per la moglie morta alla nascita del figlio che non doveva essere; Tywin aveva sperato in un altro cavaliere o in una bella dama, non nel corpo deforme che per miracolo era sopravvissuto. Una volta mentre gli serviva un boccale di vino a Harrenhal, lui l’aveva guardata e Arya si era sentita soppesata, valutata, scrutata fino all’ultima parte di se stessa e gli aveva sentito sussurrare qualcosa a proposito di come il suo vero padre sarebbe stato certamente orgoglioso di una figlia come lei.
 Chissà cosa direbbe adesso il vecchio Leone a vedere tutto andare in rovina; di tre figli, solo uno è rimasto a presidiare la sconfitta.
 Le porte sono aperte, i corridoi e i passaggi liberi, Arya entra in silenzio sotto gli archi e attraversa le stanze, c’è un odore che la aiuta a trovare la strada, lo riconosce, è l’odore del dolore e della rassegnazione, che pervade ogni ambiente.
 Arya sale verso gli alloggi provati della famiglia, la rocca diventa sempre più bella, le stanze impolverate sono piene di mobili e tende preziose, libri abbandonati su tavoli, spade affilate e pugnali che Arya vorrebbe guardare meglio, ma deve continuare, capisce che il suo istinto sta seguendo una luce fioca in lontananza, come una falena ne è attratta.

---

Jaime la sente arrivare molto prima di vederla, riconosce i passi, percepisce il movimento dell’aria attorno a lei, annusa l’odore di acciaio che l’accompagna.
 Qualcosa lo spinge a togliere la benda che copre l’occhio offeso, a controllare l’allacciatura della tunica, a passarsi una mano tra i capelli con nuovi fili grigi; la vanità un tempo era parte integrale del suo essere.
 Capelli e barba lunga, non gli importa, nessuno più fa caso al suo aspetto, ora.
 Si guarda intorno, la stanza non è in ordine, non c’è tempo di spostare le coperte gettate a terra, dove dorme quando il letto morbido gli ricorda Cersei, quando cerca di sentirsi ancora un soldato durante una campagna.
 Arya è vicina, Jaime fissa l’entrata, la porta è spalancata per lei, non riesce a impedirsi si abbozzare un sorriso.
 Come una silhouette nella cornice, una camicia bianca e capelli corti racchiudono il suo viso, abbronzato, serio, è cresciuta molto in poco tempo, la sua forza è la sua bellezza.
“Lannister.”
 “Stark. Benvenuta alla Rocca.”
Un cavaliere si alza sempre quando una dama entra nella stanza, anche se è una ospite pericolosa. L’istinto di essere cortese è più forte di tutto in Jaime.
“Posso offrire delle pesche appena raccolte? Mesi in viaggio non garantiscono accesso a frutta fresca.”
Accenna al cesto di frutta e a una sedia accanto alla sua.
 Vedere Arya sbucciare le pesche con il pugnale è come vedere un leone tenere tra le zampe un bambino senza ferirlo.

Aria non si aspettava della frutta come benvenuto, ma accetta l'offerta, una per lui, una per lei, la polpa sugosa le sporca labbra e dita.
 Jaime le passa un fazzoletto di stoffa per pulirsi, all'angolo Il ricamo di un leone, il tessuto è morbido, pregiato, un oggetto femminile; Arya lo osserva, stupita, Jaime abbassa la testa, apparteneva a Cersei, come tutto quello che lo circonda.
 È troppo bello, Arya non vuole sporcarlo, si lecca le dita umide e passa la lingua sulle labbra, Jaime deglutisce e la fissa intensamente, vorrebbe assaggiare quelle dita e quelle labbra e si vergogna. Ringrazia gli dei che lei abbia domande.
“Come sei finito qui?”
 “Tyrion ha chiesto la grazia per me a Sansa e Bran, offrendo se stesso come ostaggio.”
Un matrimonio politico è seguito, Arya già lo sa, Tyrion è uno Stark ora, ha preso il cognome di Sansa e giurato devozione alla sua sposa. E’ felice per suo fratello, l’ultimo leone rimasto.
“Lui al nord e tu hai avuto la Rocca.”
 “Ho uno scheletro pieno di ricordi.”
 “Cersei e il bambino?”
 “Morti nel crollo. Io mi sono salvato. Due costole rotte, un occhio vede poco e dolori al fianco ferito.”
Arya vede i suoi occhi perdere luce al ricordo della sorella, forse era un amore vero, almeno per lui, Arya non sa ancora cosa vuole dire perdersi in un altro essere umano, ha avuto solo il tempo di elaborare lutti, non di avere accanto a se qualcuno di nuovo.
 Si domanda cosa può essere per lei l’uomo che è seduto vicino e perché è salita fino alla Rocca per cercarlo.
 Sembra assurdo essere seduti ad un tavolo mangiando pesche e parlando del passato; Jaime riempie due coppe con del vino, Arya beve a piccoli sorsi.
 L'oscurità scende, fuori e notte, Arya in pochi giorni partirà con il seguito e le merci, Jaime le augura buon viaggio; sono altre le parole che vorrebbe dire, ma il peso di molte colpe paralizza la sua voce.
 Gli occhi di Jaime chiedono però perdono, non ha un'altra occasione per farlo, Jamie vuole chiudere con il passato, una volta per tutte, dalla notte prima della battaglia sta aspettando questo momento.
 Ha scritto lettere per Tyrion, Sansa, Bran e Brienne, le offre ad Arya legate con un nastro rosso.
“Non le porterò io.”
 “Per favore, Stark.” Non vuole arrivare a supplicare.
“Non ti lascio da solo a distruggerti. Verrai con me.”
 “Io devo restare.”
 “Hai appena detto che la Rocca è senza vita. Cosa ti trattiene qui? Il suo fantasma? Cersei ha espiato in pubblico e tu vuoi farlo in privato fino alla morte?”
Arya sa che Jaime vuole soffrire per la sua famiglia, lo incalza, gli chiede cosa gli manchi di più ora. Si aspetta Cersei come prima risposta, invece una sorpresa.
“Myrcella e Tyrion.”
 “Tyrion lo vedrai con me e i figli non sono mai stati tuoi.”
Arya fa male, colpisce duro e scava in profondità, tocca la carne viva anche senza un pugnale, quante volte Jaime si è chiesto cosa sarebbe successo se Myrcella e Tommen avessero saputo la verità e provato a lasciarlo fare il padre. Persa l’ultima chance di una famiglia con Cersei, Jaime è sprofondato nei rimpianti.
“Tu non volevi lasciare Winterfell, sei partito solo per aiutare Cersei, ora non hai più promesse da mantenere verso tua sorella e i suoi figli. “ Resta valido solo il giuramento a Catelyn Stark di proteggere le figlie.
 Arya si alza, affianca Jaime e lo costringe a guardarlo con una mano sulla spalla; c’è una determinazione sul viso di lei che infonde in Jaime qualcosa di troppo simile alla speranza.
“Vuoi davvero viaggiare con uno storpio e mezzo cieco?”
 “Hai perso abilità con la spada?”
 “Mi alleno quasi ogni giorno. Non molto altro da fare qui.”
 “Bene. Il viaggio è lungo. Imprevisti possono accadere e dovremo fare varie tappe. La prima sarà capo tempesta.” Arya usa un tono leggero che rasenta la presa in giro.
 Jaime è sorpreso, spalanca gli occhi, poi li abbassa; Arya ha visto giusto, gli occhi grigi risplendono.
“Porteremo un regalo per il matrimonio di Gendry con una cugina Tully.”
Un uomo non arrossisce mai, un soldato men che meno, eppure non è causato dal vino il colore sulle guance di Jaime. Sguardo fisso a terra, si sente come un bambino colto sul fatto per avere rubato i biscotti dalla cucina. Gendry merita una moglie dolce e devota, non un animale selvaggio e fiero; come dubitare che Arya abbia cambiato idea sul figlio di Robert?
“E’ deciso, partiremo dopodomani, appena farà luce. L’armatura, la spada e il tuo cavallo.”
 “L’alba è molto presto qui.”
Arya si siede in mezzo alle coperte sparse sul pavimento, si toglie gli stivali, sistema i cuscini attorno a se e crea uno spazio per Jaime, invitandolo a sedersi.
 Lui la fissa, incredulo, si lascia comandare dall’intensità dello sguardo di Arya.
 La giovane lupa è decisa, non come lo era la leonessa, ma Jaime è abituato a cedere per amore.
 Sono rivolti verso la grandi finestre, le candele si sono spente e rimane soltanto la luce della luna.
“Non mi importa quanto sarà lunga la notte, aspetteremo insieme l’alba.”

   
 
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