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Autore: Seele    29/09/2020    2 recensioni
Per salvare Sasuke dalla certezza della sua distruzione, Naruto chiede a Kakashi di riportarlo indietro nel tempo.
Sapendo che, comunque vadano le cose, non potrà più ritornare sui suoi passi.
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Kakashi si chiese con quale forza avrebbe finto di seppellirlo, il mattino dopo.
“E ora, mi rispedisca nel passato”, lo incoraggiò Naruto, ad occhi chiusi e ciglia bagnate di lacrime non versate. “Le prometto che salverò Sasuke!”
Si voltò verso Sakura, rivolgendole un pollice in su. “Dattebayo!”
Kakashi gli lanciò un ultimo, lungo sguardo, imponendosi di imprimere il volto allegro e un po' buffo del suo allievo nella sua memoria. E sorrise, anche con gli occhi umidi.
Stavolta, quando sollevò le braccia, non le riabassò finché la sua tecnica non fu completa.

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(piccola nota: sono nuova del fandom, e temo che qualcuno possa avere già avuto questa idea. Se siete a conoscenza dell'esistenza di una storia simile a questa, vi prego di farmelo sapere al più presto!)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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懐かしいに振り向けばいつでもあなたのがするよ

Quando mi volto verso il vento nostalgico,

sento sempre il suono della tua voce








Il ricordo di quell'ultima mattina trascorsa insieme a lui gli rimase a metà tra la gola e il petto.

Sasuke, addormentato accanto a lui, morbido tra le sue braccia. I suoi capelli neri sparsi sul cuscino, profumati e lucidi, attraversati da delicati riflessi blu nella luce chiara dell'alba.

Naruto si era svegliato al sorgere del sole, e aveva visto lui. Aveva sentito il suo petto che si alzava e si abbassava con il suo respiro, e il suo cuore che batteva sotto il palmo della sua mano fasciata. Non ci aveva creduto finché non aveva stretto appena la presa del suo braccio intorno alla vita di Sasuke, e quello di Sasuke si era posato senza peso sul suo.

Il cuore gli era scoppiato nel petto.

Aveva sperato in una lunga, intrepida felicità. Aveva pregato che, al suo risveglio, avrebbe ritrovato Sasuke ancora lì, al suo fianco. In fondo, aveva dormito accanto a lui per già così tante notti.

Le loro mani si erano sfiorate, proprio in quel modo, in quell'esatto modo, già così tante volte.

E Naruto era tornato a dormire, avvolto dal profumo familiare della pelle di Sasuke e da quella sensazione di pura, irripetibile gioia, che lo aveva attraversato da capo a piedi.

Per poi svegliarsi qualche ora più tardi ed accorgersi che, rapido com'era fuggito la prima volta, Sasuke se n'era andato di nuovo.

Non in un altro villaggio; non da un'altra persona; ma da casa sua, una volta per tutte, per chiudersi in una bolla irraggiungibile a cui Naruto non sarebbe mai stato consentito l'accesso.

Che, però, lui non avrebbe mai smesso di tentare di ottenere.

Sasuke sembrava essersi dissolto, svanito nell'aria e nello stesso silenzio che aveva accompagnato ogni suo passo a Konoha dopo il suo ritorno al villaggio. E, per quanto Naruto tentasse di riportarlo alla vita, di riportarlo da lui, come era riuscito a fare per quei primi mesi – Sasuke non rispondeva a nessuna delle sue parole, a nessuna delle sue lacrime, nonostante Naruto tentasse con tutte le sue forze di celarle alla sua vista.

E Naruto si impose, anche allora, di non piangere. Come quel mattino. Come tutti i giorni a seguire.

Sasuke era diventato un guscio vuoto dell'uomo che era.

Lo fissava da quel punto da cui non si spostava mai, mentre Naruto camminava a passo lento verso di lui e il vento soffiava leggero intorno a loro. Si guardavano, sempre, reggendo l'uno lo sguardo dell'altro; ma, dove Naruto si muoveva instancabile nonostante tutto, Sasuke restava immobile tra l'erba e il cielo. Sordo a tutte le sue parole, e insensibile a ogni cosa che non fosse il proprio rimpianto.

Senza possibilità di salvezza.

Naruto scacciò quei pensieri dalla mente, masticò un'imprecazione tra i denti, e si disse che doveva reagire. Che doveva far reagire anche Sasuke, in qualche modo. Che doveva salvarlo, ancora e ancora, a dispetto di tutte le sue paure, perché l'aveva fatto in passato e l'avrebbe fatto di nuovo. Anche quando Sasuke non avrebbe voluto.

“Sei soddisfatto, Sas'ke?” chiese, arrestandosi dinanzi a lui, a mascella quasi serrata. I suoi muscoli tremavano per lo sforzo, mentre già si intimava di non lasciarsi scuotere da un solo singulto. “Continuo a ripetertelo, l'hai combinata grossa. Ti senti in pace con te stesso? Pensi di aver preso la decisione giusta?”

Era già andato a trovarlo all'alba, e allora aveva sorriso e tentato di scherzare. La mancanza totale di reazioni da parte di Sasuke, esattamente come allora, l'aveva portato ad andarsene prima di poter piangere.

Naruto sentì un ringhio, un ringhio vero, gutturale e feroce, risalirgli lungo la gola per liberarsi nell'aria fredda della notte. “Parla, Sas'ke, maledizione!”

Sasuke non rispose.

Naruto si tirò indietro, in un gesto secco e rapido che gli fece quasi girare la testa, scostandosi fisicamente dallo sguardo spento di Sasuke. O, perlomeno, di quello che restava di Sasuke. Un paio di occhi neri che apparivano già scoloriti, privi di alcuna emozione. Che lo guardavano, soltanto, in perfetto silenzio.

Naruto non poteva sopportarlo. Non poteva sopportare più niente, da quando otto mesi prima la guerra era finita.

“Sei felice, eh, Sas'ke?!” continuò, determinato ad urlare finché Sasuke non lo avrebbe zittito. “Sei felice, adesso che trascorri notte e giorno in questo stupido posto?! E te ne freghi di me, di Sakura-chan, di Kakashi-sensei e di tutto il resto?! Ti piace tanto, startene qui tutto il tempo come un idiota?!”

Ancora, Sasuke non disse una parola. Rimase lì, con lo sguardo puntato su di lui, steso accanto alla lapide simbolica che aveva eretto per suo fratello. Come se davvero potesse bastargli quella insulsa lastra commemorativa, per aiutare Itachi a ritrovare la pace. Per restituirla anche a sé stesso.

Prima, era solito tenerla luminosa e pulita, dedicare almeno alla sua cura le sue giornate. Prima, almeno sembrava ancora considerare qualcosa una valida ragione di vita.

Non che fosse servito a niente.

Naruto lanciò alla pietra sepolcrale, ai kanji scritti su essa, uno sguardo di indomabile odio. Spalancò la bocca per insultare Sasuke; tentava di non farlo, di avere un minimo di dolcezza da spartire ancora con lui, ma in quel moemento proprio non riuscì a trattenersi. “Ormai non te ne frega più neanche di tuo fratello!”

Gli parve che, nel buio, gli occhi di Sasuke si facessero ancora più scuri. Nemmeno quella frase era bastata per ottenere una sua reazione.

Naruto raccolse di nuovo il fiato, strinse i pugni e, finalmente, esplose in un pianto disperato. “Forse avresti dovuto uccidere me, invece che lui!”

Sasuke non rispose neanche a quell'urlo, e Naruto si sentì veramente come se gli avesse tolto la vita. Sasuke, in grado di ucciderlo anche senza alzare un dito, anche in quello stato pietoso.

Naruto emise un verso basso e senza respiro, e si portò le mani a nascondere il viso bagnato e contorto in un'espressione di lancinante dolore.

Forse, pensava di tanto in tanto Naruto, a Sasuke piacevano le stelle. Magari era per quello, che se ne stava lì disteso tutto il tempo, senza dare alcun segno di volersi mai sollevare dall'erba fresca intorno a quella tomba. A volte Naruto era riuscito a strattonarlo via da quella lapide, a fargli mangiare qualcosa e persino a dormire per qualche ora in un posto che non fosse l'aperta pianura intorno all'unico luogo in cui poteva ancora illudersi di far visita a Itachi. Soltanto a volte.

All'inizio, Naruto era persino riuscito a convincerlo a trascorrere qualche mese a casa sua, a vivere con lui, almeno per riassestarsi dopo il suo ritorno a Konoha. E, contrariamente a tutte le sue aspettative, Sasuke gli era sembrato felice. Naruto aveva dormito al suo fianco, e lo aveva stretto tra le sue braccia, e...

Eppure, una volta abbandonato il suo appartamento quel maledetto mattino, Sasuke era tornato sui suoi passi. Era andato dritto verso il fratello, accanto al quale trascorreva ormai tutte le sue ore, dimentico di tutto ciò che era accaduto in quegli ultimi mesi.

Naruto non poteva tollerarlo.

“È una fortuna che tu sia in questo stato, Sas'ke”, sussurrò tra i denti, dandogli le spalle. Le lacrime continuavano a inseguirsi lungo il suo volto. “Perché, credimi, non sopporteresti di vederti così. Neanche per un istante.”

Si allontanò una volta per tutte, senza più voltarsi indietro.

Per un momento, un momento soltanto, gli parve di sentire Sasuke chiamare il suo nome.





La tua voce nel vento

あ なた





C'era del fango sul tatami di Kakashi, e dell'acqua sul volto di Naruto. Forse era pioggia, o forse erano lacrime, come quelle sul viso di Sakura.

Non puoi dire sul serio”, sussurrò lei.

C'era ancora del terriccio sotto le sue unghie. Naruto non riusciva a pensare ad altro che non fosse quel dettaglio e gli occhi spenti di Sasuke, che lo avevano fissato vacui fino a solo qualche minuto prima; a Sakura che trascorreva pomeriggio dopo pomeriggio insieme a Sasuke, raccontandogli di questo e quell'altro con un sorriso sereno sempre a curvarle le labbra, mentre manteneva in perfetto stato la lapide di Itachi al posto suo e tentava disperatamente di colmare il vuoto che lo pervadeva. Inutilmente. Che tornava a casa, poi, distrutta da tanto dolore, al punto da dimenticarsi di togliersi quella terra da sotto le unghie, e infine entrava senza essere stata invitata nella casa triste e in disordine di Kakashi.

Come se fosse stata in grado di accorgersi, da qualche parte dentro di lei, che Naruto aveva bisogno del suo sostegno tanto quanto lei aveva bisogno del suo.

E aveva fatto bene, perché Naruto sapeva che era giunta la fine. Di Sasuke, di Sakura, di Kakashi stesso. E la sua. Perché, in quel modo, proprio non si poteva continuare. Perché avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di invertire il corso degli eventi.

Qualunque cosa.

E invece posso”, rispose all'amica, in tono basso, senza che la sua voce tremasse. Non più. “Devo.”

Kakashi era sparito in cucina per qualche lungo istante, ma superò la soglia del salotto in quell'esatto momento. “Ti ho già detto che non devi fare proprio un bel niente”, ribattè secco, posando una tazza di tè caldo di fronte a Naruto e porgendone un'altra a Sakura. Lei gli rivolse uno sguardo che avrebbe dovuto essere tinto di gratitudine, ma che invece ricordò a Naruto quello spento e vuoto e terrificante di Sasuke. Per un attimo temette di perdere anche lei. “Dammi retta, Naruto. Torna a casa. Riposati.”

Riposarmi non cambierà nulla”, rispose, atono, Naruto. Si sentiva fremere dalla rabbia, dal dolore, dall'impotenza. Dalla paura. “Domani mi sveglierò, e lui sarà ancora lì. Immobile.”

Puntò gli occhi sulla tazza ancora piena dinanzi a lui, sentendosi pervadere da un vuoto totale che non voleva saperne di abbandonarlo. Si chiese, come da lontano, se anche Sasuke si sentisse ogni giorno così; se fosse per quello, che non dava segni di potersi mai risvegliare da quello stato.

Aveva sperato, davvero fino all'ultimo istante, ogni singolo giorno, che Sasuke potesse tornare a sé stesso. Non aveva cessato un momento di credere, dal profondo del suo cuore, che Sasuke potesse riuscire a farlo. Perché era Sasuke, e lui era Naruto, e insieme avevano già ingannato la morte infinite volte.

Non c'è più possibilità di salvezza, per lui”, mormorò, senza provare alcuna emozione. “Non qui. Devo tornare indietro. Salvarlo prima che possa accadergli quello che gli è successo.”

Kakashi si mise seduto accanto a lui, silenzioso come Sasuke era sempre. Riprese parola solo dopo qualche lunghissimo istante. “Non sai quello che dici. Il cambiamento di Sasuke non è una motivazione valida per intraprendere un viaggio nel tempo, Naruto”, lo rimproverò piano.

Il maestro ha ragione”, fece subito Sakura ad alta voce, prima che Naruto potesse rispondere. “Stai dando di matto! Non capisci quanto sia stupida la tua idea, Naruto?!”

Naruto saltò in piedi. “Cosa vorresti che facessi, se no?!” esclamò di rimando. “Che me ne rimanessi qui con le mani in mano?! Che rimanessi in silenzio a fissare Sasuke che non mi dice una parola, che non si muove, che non è più lui?! È questo ciò che dovrei – ”

Se sei sicuro”, disse Kakashi, zittendo entrambi all'istante. “Se sei sicuro di volerlo fare...”

Fu come se avesse squarciato l'intera parete.

Sakura fu la prima a reagire, dopo un brevissimo e tuttavia infinito, pesante, silenzio. “Maestro, la prego, ragioni”, replicò concitata. “Almeno lei! Ne abbiamo già discusso tantissime volte! Non possiamo spedire Naruto a – a – ”

Scosse la testa con forza, interrompendosi e ricominciando. “Non possiamo permetterlo! Ne abbiamo parlato! Lei è sempre stato d'accordo con me!”

Il tè nella sua tazza si era rovesciato sul tatami, tanta era stata la foga dei suoi movimenti e delle sue parole. Si mischiò al fango che era rimasto attaccato alle suole delle scarpe di Naruto, che non si era curato di strofinarle contro lo zerbino all'ingresso dell'appartamento di Kakashi così come Sakura aveva dimenticato di togliersi il terriccio da sotto le unghie. “Maestro! Si rammenti delle sue stesse parole, la prego! Non gli dica si sì!”

Kakashi-sensei ha detto che va bene, quindi va bene!” ribattè Naruto, con una luce nuova negli occhi che non sfuggì al suo maestro. Per la prima volta in interminabili mesi, un piccolo sorriso tremante iniziava ad allargarsi sulle sue labbra. “Giusto?” domandò, voltandosi verso di lui con i pugni serrati dinanzi al petto per placare l'entusiasmo. “Eh, maestro?”

Kakashi rimase seduto sul tatami imbrattato di tè e di fango, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. Soffocando dentro di sé il dolore che precedette le sue parole.

Naruto”, lo chiamò, serio. “Sai che, se vai, non potrai più tornare.”

Sakura sbattè la tazza di tè sul tavolino dinanzi a lei, facendo sobbalzare Naruto con il suono improvviso e rumoroso che seguì il suo gesto. “Naruto, rifletti – ”

Sakura-chan”, la interruppe piano Naruto. Fu il leggero tremare della sua voce, la delicatezza del suo tono e l'affetto che pervase ogni sillaba, che la portò a fermare le proprie parole e a guardarlo soltanto, in attesa delle sue.

Non vorrei andarmene”, proseguì lentamente Naruto, guardando il tatami macchiato, “ma non posso lasciare che Sasuke si faccia questo. Non posso lasciare che si rovini la vita, se ho modo di evitare che accada. Ti prego.”

Alzò gli occhi chiari nei suoi, trovandoli verdi e già umidi, sempre luminosi a dispetto di tutto. “Ti prego, Sakura-chan, cerca di capire le mie ragioni”, mormorò. “E, se non le capisci, almeno accettale.”

Fu lui a chiudere gli occhi, mentre Kakashi riapriva i propri. “Fallo per Sasuke.”

Sakura fissò lo sguardo su di lui per qualche lungo, eterno attimo. Infine si sporse verso di lui sul tatami e afferrò la sua mano, stringendola forte nella propria.

Vuoi farlo davvero?” sussurrò.

Naruto annuì. “Più di qualsiasi altra cosa.”

Kakashi guardò i suoi allievi; cresciuti, terribilmente diversi l'uno dall'altra, eppure uniti dall'affetto reciproco e da quell'amore sempre complicato che provavano per il loro compagno di squadra. Mise di nuovo a tacere quella voce che lo supplicava di non accettare la richiesta di Naruto, e si schiarì la gola per riportare lo sguardo azzurro di Naruto e quello verde di Sakura su di lui.

Mi sembra abbiate preso la vostra decisione”, disse soltanto. “Sei pronto, Naruto?”

Naruto lo guardò, e per un attimo gli parve spaesato. Erano ancora così giovani. Non avevano nemmeno diciotto anni, eppure erano già stati così tanto messi alla prova dalla vita. Come, d'altronde, era successo anche a lui.

In quel momento, la cicatrice che gli percorreva la parte sinistra del volto gli bruciò più che mai sulla pelle.

Le tenebre si dispersero sul volto di Naruto e il ragazzo annuì, una volta sola. Kakashi si alzò in piedi, e guardò i suoi alunni cresciuti sollevarsi dal tatami subito dopo di lui.

Fingeremo di seppellirti, domani”, disse Kakashi a Naruto, in tono calmo. “Diremo a tutti che sei morto in circostanze misteriose.”

Sakura si portò all'improvviso una mano sulla bocca, a fermare i singulti che già premevano per inseguirsi fuori dalla sua gola. “Posso riportarti solo in un punto del passato che ho vissuto anche io”, proseguì Kakashi, sistemandosi il coprifronte in un gesto segretamente nervoso, “quindi ti rispedirò indietro alla notte precedente all'inizio della nostra prima missione, quando proteggemmo Tazuna durante il suo viaggio di ritorno al Paese delle Onde. Ricordi?”

Come se fosse successo ieri”, sorrise Naruto, sentendosi il cuore più leggero di quanto fosse stato negli ultimi mesi, e al tempo stesso più pesante e dolente che mai. Sakura si premette più forte la mano contro le labbra, strizzando forte le palpebre per frenarsi dal piangere ancora. Si asciugò le lacrime, poi, e si fece forza per incoraggiare anche lui.

Emise un leggero colpo di tosse, per pulirsi la voce dalle tracce del pianto, e sollevò gli angoli delle labbra tremanti. “Eri un tale idiota”, disse, rivolgendogli un piccolo sorriso di scherno, un po' storto.

Naruto si indicò con un pollice, chiudendo gli occhi pieni di lacrime e aprendo la bocca per sorriderle di rimando. “Sono ancora un idiota!” affermò sornione.

Sakura lo travolse con una risata rotta e un abbraccio fortissimo.

Kakashi cercò di deglutire anche attraverso il nodo che gli si era formato nella gola. Guardò Sakura emettere una risata umida mentre portava una mano al volto di Naruto, catturando una lacrima che già gli scendeva lungo una guancia. Naruto rise insieme a lei, e il sorriso bagnato sulle sue labbra fu la goccia che fece traboccare il vaso in cui Kakashi aveva rinchiuso le sue emozioni.

Naruto”, sospirò. “Vieni qui.”

Il suo allievo lo guardò stupito, asciugandosi il volto, e si mosse solo quando Sakura gli diede uno spintone brusco affinché si alzasse dal tatami. Naruto gli si avvicinò fino a ritrovarsi in piedi dinanzi a lui, fissandolo ancora con sguardo sorpreso. Aprì bocca per parlare, ma Kakashi lo precedette.

Prenditi cura di te stesso”, gli disse il suo maestro, posando una mano sulla spalla e stringendo la stoffa della sua maglia per celare il tremare delle sue dita. “E non soltanto di Sasuke, chiaro? Vedi di non fare idiozie, mi raccomando.”

Un nuovo sorriso si aprì sulle labbra di Naruto, subito seguito da una risata spezzata. “Questo proprio non posso prometterlo!” esclamò, strizzandogli un occhio.

Kakashi sorrise triste e nascosto, sentendosi investire da un'ondata di affetto nei suoi confronti così forte da stordirlo per un attimo. Poi lasciò la presa sulla sua spalla, e si preparò ad effettuare la lunga sequenza di movimenti che gli avrebbe permesso di riportare Naruto indietro nel tempo.

Chiuse gli occhi e aprì la bocca. “Tecnica segreta della – ”

Naruto afferrò il suo gomito, fermandolo. Kakashi risollevò le palpebre, guardandolo confuso.

Sensei”, ridacchiò Naruto, indicando la fascia nera che gli celava metà del viso con un dito. “Non si deve togliere quella, perché la sua mossa funzioni?”

Kakashi sgranò gli occhi, colto sul fatto. Anche Sakura rise piano, e Naruto si voltò a guardarla e a ridere con lei. Il loro maestro si tirò giù la maschera con una mano tremante, non visto, e quando i due tornarono a guardarlo sollevò gli occhi al cielo.

Va bene, va bene, vi siete presi gioco di me, ora torniamo a noi”, disse, con un finto sospiro di rassegnazione. Risollevò di nuovo le braccia. “Tecnica segreta della manipolazione del – ”

Sensei”, lo chiamò di nuovo Naruto, portandosi una mano tra i capelli per grattarsi la nuca. “Mi – mi scusi se la interrompo di nuovo, ma...”

Kakashi lo guardò; aveva ancora le dita piegate a controllare il suo chakra e quello di Naruto, ma gli occhi fissi su di lui. Entrambi. Naruto abbassò i propri, con aria insolitamente timida.

Ecco, Sensei... mi metterebbe un'ultima volta la mano sulla testa, per favore?”

La sua richiesta strappò una risata incredula anche a Kakashi. Sakura si asciugò di nuovo gli occhi, scuotendo la testa fra sé e sé con praticata pazienza e con un sorriso tremante sulle labbra.

Ma sì”, mormorò Kakashi, rilassando le spalle tese e deglutendo silenziosamente, sforzandosi di curvare verso l'alto gli angoli delle sue labbra. “Mi sembra una richiesta lecita.”

Avrebbe voluto farlo anche con Sasuke, se solo Sasuke si fosse potuto risvegliare da quel suo sonno immobile.

Kakashi affondò una mano tra i capelli biondi del suo allievo, scompigliandoli con quel gesto affettuoso che, più che a qualcun altro, Naruto aveva imparato ad associare a lui. Gli lasciò quell'ultima carezza sulla testa, affezionato e paterno, e Naruto risollevò il viso per sorridergli sornione.

Kakashi si chiese con quale forza avrebbe finto di seppellirlo, il mattino dopo.

E ora, mi rispedisca nel passato”, lo incoraggiò Naruto, ad occhi chiusi e ciglia bagnate di lacrime non versate. “Le prometto che salverò Sasuke!”

Si voltò verso Sakura, rivolgendole un pollice in su. “Dattebayo!”

Kakashi gli lanciò un ultimo, lungo sguardo, imponendosi di imprimere il volto allegro e un po' buffo del suo allievo nella sua memoria. E sorrise, anche con gli occhi umidi.

Stavolta, quando sollevò le braccia, non le riabassò finché la sua tecnica non fu completa.







Angolino di Seele

Chi l'avrebbe mai detto che avrei scritto un'altra storia su Naruto? Io no di certo. (Ma di sicuro avrei detto che prima o poi avrei pubblicato un'altra storia a tema viaggi nel tempo, constatato il fatto che non sembro essere capace di stare lontana da questo argomento. * guarda con vergogna tutte le proprie storie su Mirai Trunks * )

Ebbene, spero che vi sia piaciuta. Se è così, lasciatemi un commento. Se non è così, lasciatemi un commento lo stesso per insultarmi.

Come già detto all'inizio, vi prego di farmi sapere se qualcuno ha già scritto una storia simile. Io avrò letto una decina di storie nel fandom di Naruto in tutta la mia vita senza incontrarne nessuna con una trama somigliante alla mia, ma con numeri così piccoli non si può mai sapere. Vi sarei molto grata se mi salvaste dall'accusa di plagio incombente.

Procedo per ultimo al disclaimer obbligatorio: non possiedo Naruto, sfortunatamente, e Kishimoto o chi per lui non mi deve un euro.


Detto questo, ci vediamo alla prossima. Ma prima, una piccola anticipazione di cosa vedremo nel prossimo capitolo:




Da sotto la maschera, Naruto celò una risata rotta. L'affetto, l'emozione, la nostalgia lo travolsero.

Ma furono di nuovo gli occhi di Sasuke, a sopraffarlo.

Il mio sogno”, mormorò, in un sussurro, sostenendo a fatica il peso del proprio cuore dentro al petto e degli occhi di Sasuke dentro ai suoi, “è...”

Sasuke abbassò improvvisamente lo sguardo. Naruto vide un improvviso, inatteso, delicato rossore dipingergli le guance.

Diventare Hokage gli rimase sulla punta della lingua, non detto.

Tornare a casa”, concluse.





Le cose iniziano a farsi interessanti.


A presto,




Seele

  
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