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Autore: Luz_    19/08/2009    4 recensioni
Lui sappiamo tutti chi è.
Lei, ragazza tremendamente introversa.
Lui, sebbene fosse spesso a contatto con lei, non l'aveva mai degnata di uno sguardo.
Lei innamorata di lui da quando lo vide la prima volta.
Loro...per sempre.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata, scusate questa lunga pausa, ma sono partita per Madrid (città meravigliosa!).

Nella seconda parte del capitolo ci saranno parole nel dialetto abruzzese..bè, se non capite non esitate a chiedere..xD Buona lettura!

 

18° capitolo


Arrivò il momento della partenza.
All'aeroporto mi aspettavano Enrica e Fede, mentre Rob non mi aveva lasciato un attimo.
Notai che i miei genitori non amavano la sua presenza accanto a me, probabilmente perchè lo avevano visto entrare la sera prima in camera mia ed uscirne il mattino dopo. Chissà..
Arrivata in aeroporto mi aspettavo di trovare tutte e tre le mie amiche, ma purtroppo di Giulia neppure l'ombra...provai a chiamarla di nuovo, ma il telefono squillò a vuoto.
Fortunatamente arrivammo in anticipo così ebbi più tempo da passare con loro; io e Rob non parlavamo, ci guardavamo solamente e quello scambio di sguardi era più intenso delle parole o delle lacrime che avremmo potuto spendere.
<< Si pregano i signori passeggeri del volo 116 Londra-Pescara, di recarsi all'imbarco.>> annunciarono al microfono e il mio stomaco si chiuse in una morsa.
Mi alzai e diedi uno sguardo tra la folla per vedere se arrivava Giulia, ma niente...così mi avvicinai a Rob.
Lui mi strinse forte a sè e io inspirai a fondo quel suo profumo inebriante, cercando di non pensare a
quando l'avrei potuto risentire.
Mi staccai e gli passai una mano fra quei capelli indomabili che aveva.
"Miraccomando..fai il bravo e smettila di fumare..."dissi, con tono serio e impegnandomi a non piangere.
"Ci proverò..." e mi prese il capo, baciandomi come solo lui era in grado di fare, poi sobbalzò e disse staccandosi:"Ah, aspetta, quasi dimenticavo.."e cacciò dalla tasca dei jeans il suo amato Ipod.
"Tieni.."Mormorò.
"Ma è tuo!Come farai senza?"chiesi sorpresa e commossa: quell'oggetto era uno tra i più cari che aveva, lo portava dappertutto, erano inseparabili.
"Sopravviverò...e poi voglio che lo tenga tu; ho inserito delle canzoni che ti piaceranno.."
"Anche le tue??"
"Anche.." affermò e sorrise, riavvicinando le sue labbra alle mie. Me le gustai finchè non chiamarono di nuovo il mio volo e mi staccai dalle morbide labbra del mio amore e andai da Enrica e Fi, che non si sforzarono, come me, di trattenere le lacrime.
Le abbracciai forte e mormorai: "Vi voglio bene...ci vediamo presto..tanto tornerò a farvi visita e verrete anche voi no?" Loro annuirono e provarono a sorridere. "E...salutatemi Giulia.."
Ma ecco che udii gridare il mio nome e mi voltai: scorsi Giulia, che cercava di correre, zoppicando, con l'aiuto della stampella. Subito corsi da lei e l'abbracciai forte.
"Scusami, non so cosa mi abbia preso; scusa!" singhiozzò durante l'abbraccio.
"Fa niente..ti voglio bene Giulls. Miraccomando eh!" Lei annuì e riiniziò a singhiozzare.
Mi incamminai verso l'imbarco, con Robert a fianco.
Prima di oltrepassare la soglia lo baciai ancora e ancora, poi quando chiamarono per la terza e ultima volta il volo mi staccai e gli sussurrai a fior di labbra: "Ti amo lo sai?Ci vediamo presto ok?"
"Anche io e non sai quanto. Appena finisco le riprese a Vancouver vengo da te.."
"Ok..tieni d'occhi tua sorella.."
"Si, certo...." Mi girai per l'ultima volta e salutai con la mano le mie amiche, lì in piedi che si passavano i fazzoletti per asciugarsi gli occhi e le lacrime; poi fui costretta a oltrepassare la soglia dell'imbarco, presa di forza da mio padre e loro scomparirono dalla mia vista.
Decollato l'aereo non ebbi più la forza di trattenere le lacrime, che sgorgavano, sgorgavano e, guardando fuori dal finestrino, diedi un'ultima occhiata all'uggiosa Londra, che scompariva dietro le cupi nubi, dense di pioggia.

***

Mia madre mi svegliò scuotendomi e mi resi conto di essere ancora in aereo; guardai fuori dal finestrino e vidi che la nuvolosa Londra aveva lasciato il posto alla solare e calda Pescara.
Quando uscimmo dall'aeroporto, venni colpita dal caldo afoso di fine giugno, tipico della costa adriatica, ed ebbi una crisi di malinconia: seppur adorassi il caldo e il sole, in quel momento non volevo altro che le nuvole e la pioggia tipici di Londra.
Prendemmo un taxi che ci avrebbe portato a Chieti, la mia città natale, che distava circa 15-20 minuti di macchina da Pescara.
Quando avvistai in lontananza la collinare Chieti, non ne fui totalmente scontenta, in fondo era la città in cui ero nata, cresciuta fino a 12-13 anni e dove avevo ancora le mie vecchie amicizie.
Il taxi si fermò davanti la nostra villetta, che era la metà di quella londinese.
"Quando arriverà tutta la mia roba e la mia macchina?" chiesi, rivolgendomi ai miei per la prima volta da quando eravamo partiti.
"Entro questa sera arriveranno tutti gli scatoloni e i mobili; la tua macchina entro oggi o al massimo domani." rispose mio padre.
"Bene." e mi diressi subito verso la mia vecchia camera, senza neppure dare uno sguardo al resto della casa.
Mi sedetti sul letto, che non avevo ricordato fosse, per mia sfortuna, ad una piazza, e mi guardai attorno.
Era rimasta come l'avevo lasciata: era leggermente più piccola rispetto a quella che avevo a Londra, il pavimento era tutto di parquet, i muri di un leggero lilla e alle finestre vi erano tende bianco perla, tendenti al panna.
Ero di nuovo in Italia, otto mesi prima non mi sarebbe dispiaciuto completamente venirci, ma ora no, assolutamente no.
Decisi subito di chiamare Rob per avvisarlo che ero sana e salva; rispose al primo squillo: "Amore!" esclamò.
"Ehi, sono arrivata da poco...è tutto ok..." Si certo come no, ma a chi la davo a bere?
"Mmm, non ci credo. Comunque dove sei ora?"
"In camera mia, tra poco andrò a salutare un pò di gente di qui.."
"Ah ok; senti....tra due giorni ho l'aereo per Vancouver.."mi comunicò un pò titubante.
Grandioso! Vancouver era 9 ore indietro rispetto all'Italia!Quando lui si svegliava, io mi addormentavo..Perfetto!
"Ah, wow!"risposi, cercando di avere un tono vivace.
"So che sarà ancora più difficile sentirci, ma cosa ti ho detto?"chiese con ovvietà.
"Cosa mi hai detto?" ripetei.
"<>"
"Perchè ci amiamo..." terminai di dire con un sorriso.
"Esatto amore."
"Ti amo e non puoi capire quanto Rob."gli dissi e in quelle parole misi tutto il sentimento, che provavo per lui, ma non riuscii a mascherare la tristezza, che incombeva sempre su di me.
"No, io di più!" ribattè lui.
"No, io!"
"Ti ho detto io!" ripetè.
"Va bene, va bene, ti faccio vincere!" e ridemmo insieme.
"Giulia? Le altre?"chiesi dopo un pò.
"Allora, le altre tue amiche sono ripartite subito dopo per Oxford, Giulia sta dormendo."
"Ah, ok..allora la chiamo dopo, quando si sveglia. Oddio, non sai quanto già mi manchi.."
"Anche tu Lucy..anche tu. Scusa mi sta chiamando sull'altro cellulare il mio manager, ci sentiamo questa sera?"
"Certo!Ovvio!" dissi con voce stridula e con un tono troppo alto da farlo ridere.
"Dai a questa sera.."disse sghignazzando.
"Ciao.."e chiusi la chiamata.
Dato che non erano ancora arrivati gli scatoloni con la mia roba e quindi non potevo iniziare a mettere a posto tutti i miei oggetti, decisi di andare a fare visita a mia nonna e se avessi fatto in tempo ai miei vecchi amici.
M lavai e indossai degli shorts bianchi, una canotta giallo limone, espadrillas, raccolsi i capelli in un tuppo, così da non soffrire il caldo e uscii.
Quando mi aprì e mi vide iniziò con numerose esclamazioni dialetta chietine.
"Oh scia benedett!Nipotina mia! Quant si crisciut!Fatti vedere, fatti vedere..sei un pò sciupatella! Mò ti faccio il brodino come lo so fare io eh?"esclamò lei, baciandomi e abbracciandomi.
"Grazie nonna, ma ci sono 40 gradi all'ombra fuori..un brondino non mi sembra molto adatto.."
"Vuoi un the?Lo vuoi un bel te?"insistette lei.
"Va bene, dammi il the!" risposi sospirando; non sopportavo questa mania che mia nonna aveva di dover costringere a bere o a mangiare chiunque fosse entrato in casa sua.
"Senti, senti, ora il tuo italiano ha un accento tutto strano..!"commentò, mentre mi porgeva non un bicchiere, ma una TAZZA di the.
"Eh lo so...dopo 7 anni vissuti a Londra è normale.."
Mentre mi costringeva a ingozzarmi di dolci e dolcetti, le raccontai della mia vita a Londra, del college, delle mie amiche, ma tralasciai il capitolo Rob, tanto avrebbe preteso lei di saperlo ben presto.
"Ma dimmi un pò, c'è qualche giovinetto?Dillo, dillo alla nonna." Ecco, come avevo previsto.
"Bè...si...c'è..."
" E com'è? Di buona famiglia?" Eeh..mia nonna e i suoi pregiudizi.
"Si, si, tranquilla! Ma non è che ci dobbiamo sposare! Stiamo solo insieme.."
"Eeeh; il linguaggio di sti giuvenetti d'oggi...<>...bah! Ai miei tempi..."iniziò lei, impostando la voce profetica.
"Nonna, ti prego! Non iniziare con le tue storie!" dissi esasperata.
"Va bene, va bene! Ma senti un pochino...come farete mò? Tu qui, lui lì?Eh?" Bene!Ora ci mancava lei che me lo ripeteva, non bastava già il mio tormento per questa storia.
"Non lo so. Una volta andrò io, una volta verrà lui; si troverà un modo..."
"Stai attenta amore! Li giuvinetti di sti tempi son periculos!" esclamò lei, alzando le braccia al cielo.
"Si nonna lo so! Ora devo andare, ci vediamo presto ok?"
Le diedi un bacio sulla fronte e scappai via da quella casa; mia nonna era buona e cara, ma era un'esperta nel procurarti il malumore.

   
 
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