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Autore: Rumaan    05/10/2020    1 recensioni
Hermione è stanca di vedere i suoi amici andare avanti, mentre lei rimane indietro. Ormai ha trent'anni, è sola e vuole un figlio. Nessuno l'aspetta a casa, così decide di prendere la situazione in mano ed avere quel figlio che ha sempre voluto. La gravidanza, però, non sarà come si aspettava.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cap 2

La Terribile Notizia

Hermione si asciugò i pami sudati sui pantaloni. Non credeva di essere mai stata così nervosa in vita sua, il che includeva i M.A.G.O. Il cuore le batteva forte, e lo stomaco non si era ancora sistemato da quando aveva ricevuto la lettera. Sperava di poter dare la colpa alle nausee mattutine, ma la crescente ansia dell'appuntamento che si avvicinava non la aiutava. Gli ultimi due giorni erano stati un incubo. Aveva passato la maggior parte delle ore in cui era sveglia a pensare a scenari terribili. Il che l'aveva fatta girare e rigirare nel letto mentre avrebbe dovuto dormire, ed ora aveva delle occhiaie enormi e nere sotto gli occhi, ed i capelli indomati a testimoniare il tutto.

Spinse la porta della clinica, e venne immediatamente accolta dalla receptionist sorridente. Hermione non poté non guardare verso la lavagna con le foto di bambini sorridenti. E se la notizia fosse stata di un'orribile malattia genetica che l'avrebbe costretta ad abortire? O se ci fosse stata una complicazione, e non avrebbe più potuto avere figli? Hermione sentì la disperazione crescere.

Invece di aspettare nell'atrio, quel giorno venne scortata dritta nell'ufficio del direttore, il che la rese solo più nervosa. Ad ogni modo, supponeva fosse il protocollo per ogni incidente così grave.

"Signorina Granger", disse un uomo alto e tedesco che si avvicinava per stringerle la mano. 

"Signor De Braun", replicò Hermione.

"Prego, mi chiami Sebastian", sorrise lui.

Hermione sorrise di rimando, e gli offrì la stessa cortesia. Si sedette dal lato opposto della piuttosto imponente scrivania, e si massaggiò lo stomaco. Ormai di recente era diventata un'abitudine.

"Hermione. Mi scuso per averla dovuta far tornare in clinica, dopo che il trattamento è stato un successo", iniziò Sebastian. 

"Spero perdonerà la mia poca garbatezza, ma come può immaginare, sono piuttosto in ansia. Le dispiacerebbe arrivare dritto al nocciolo e dirmi cos'è successo?", chiese onestamente Hermione. 

Sebastian sembrò preso un po' alla sprovvista. Probabilmente si era preparato il discorso. "Sì, certo, capisco tutto ciò le faccia saltare i nervi".

Hermione sorrise ed annuì incoraggiante. "Sfortunatamente, c'è stato un disguido in laboratorio con i campioni dei donatori. Sembra che quello che aveva scelto sia stato scambiato con quello di un altro cliente", spiegò Sebastian.

La sua reazione iniziale fu di sollievo puro. Poteva convivere con il fatto che il suo donatore ideale non sarebbe stato il padre di suo figlio. Non è che avessero avuto persone indesiderabili nei registri. Ogni donatore era rigorosamente controllato e vagliato. Magari il padre era uno sportivo, piuttosto che un accademico. Non era così terribile. Almeno suo figlio avrebbe avuto l’opportunità di essere in grado di volare con competenza su una scopa.

“È possibile visionare il fascicolo del nuovo donatore?”, chiese lei, sorpresa di quanto calma suonasse. Aveva ancora i serpentelli nello stomaco, ma si sentiva molto più positiva di quanto fosse stata durante gli ultimi giorni.

Sebastian sembrò in difficoltà. “Beh, mi dispiace dirlo, ma è qui che la cosa si complica, Hermione”.

“Cosa intende?”, chiese Hermione, domandandosi quanto ciò potesse essere problematico.

“Il fatto è che il campione scambiato con il suo, non proveniva da un donatore, bensì da un potenziale padre. Un padre che vuole assolutamente far parte della vita di suo figlio”.

Alzò di scatto la testa. Al momento, non riusciva a capacitarsene. “Ma io ho deciso specificamente per una donazione perché non volevo che il padre biologico avesse alcun ruolo nella vita di mio figlio”.

Sebastian allargò le braccia. “Mi dispiace davvero, Hermione. Tutto ciò che posso fare è ridarle i soldi che ha pagato, ed offrirmi di metterla in contatto con un buon consulente legale”.

Lei non ne rimase particolarmente compiaciuta. “Quindi mi sta suggerendo che il padre biologico di mio figlio cercherà di mettersi in contatto?”.

Sebastian annuì tristemente. “Infatti, Signorina. So che sarà esattamente ciò che farà questo cliente. Lo ha detto chiaramente durante il nostro incontro di ieri. Fino ad ora abbiamo tenuto segreta la sua identità, che gli sarà rivelata solo dopo una sentenza del tribunale”.

Lei chiuse gli occhi per la disperazione. Si stava trasformando in un disastro. Ok, non era brutto come una malattia genetica, ma ora si parlava di andare in tribunale. Non aveva preso in considerazione un padre, nella sua vita; sarebbero sempre state lei e la piccola Iris. Ora c’era potenzialmente in ballo un ricorso per tenere lontano il padre biologico. O Merlino, un processo avrebbe significato far trapelare la notizia, e tutti avrebbero saputo che era incinta. Il Settimanale delle Streghe, Rita Skeeter in particolare, cercava sempre di accalappiare pettegolezzi del “Trio d’Oro”. Tutto questo le avrebbe garantito un articolo in prima pagina.

Poi ci sarebbe stata la delusione di Harry, Ron e Ginny. Non avrebbero capitò perché si era rivolta a questo procedimento, mentre loro cercavano sempre di metterla in coppia con qualche loro amico o collega. Ginny si era perfino offerta di organizzarle un appuntamento con una delle sue ex compagne delle Harpies. Hermione aveva fermamente rifiutato l’offerta, assicurando all’amica che non stava assolutamente sopprimendo qualche tendenza omossessuale. Era preoccupata, più di tutto, dei suoi genitori; sarebbero rimasti davvero sconvolti dalla sua decisione.

Venne risvegliata dai suoi pensieri da qualcuno che bussava alla porta. Si voltò in allarme, e vide un arrabbiato Draco Malfoy aspettare sull’uscio. La receptionist, dietro di lui, agitava le mani. “Non sono riuscita a fermarlo, Signor De Braun”.

“Signor Malfoy, non può piombare qui dentro”, protestò Sebastian.

“Sì, posso. Mi rifiuto di essere messo all’angolo da deboli banalità di etica per non darmi il nome della donna. Stiamo parlando di mio figlio”, disse con rabbia.

Hermione grugnì, mentre interiorizzava le implicazioni del discorso di Malfoy. Avrebbe avuto un figlio con Draco Malfoy. Voleva piangere. L’intera decisione le si stava ritorcendo contro.

“Signor Malfoy, le ho spiegato diverse volte che, a causa del contratto della Signorina Granger, non posso divulgare la sua identità a meno che non mi sia chiesto tramite specifico ordine del tribunale”, disse frustrato il direttore.

Ottimo! Pensò lei. L’hai appena fatto. Sebastian sembrò realizzare la stessa cosa, e si voltò a mo’ di scuse verso Hermione con uno sguardo di puro orrore in viso. Lei non riusciva a turbarsi. Malfoy era nella stessa stanza con lei, e non è che non l’avesse riconosciuta. Fece girare la sedia, per affrontare lo sguardo duro della sua nemesi di scuola.


Draco Malfoy imprecò, mentre guardava la donna seduta dietro il direttore. Non poteva capitare a lui. Era già abbastanza grave che i suoi piani di paternità fossero svaniti, ma ora scopriva anche che la strega incinta non era altri che Hermione Granger, la piaga della sua esistenza ad Hogwarts. Osservò la donna che ormai portava in grembo l’erede dei Malfoy. Non sembrava fosse cambiata molto dai tempi della scuola. I capelli erano ancora una massa indomabile e, a differenza di molte altre ragazze, non si preoccupava di truccarsi per migliorare l’aspetto. Lei lo guardò dall’alto in basso con un’espressione da secchiona con la puzza sotto al naso che riservava ai Serpeverde, lui in particolare.

“Se non le dispiace, signor Malfoy, vorrei continuare a spiegare la situazione alla signorina Granger. Se volesse accomodarsi nell’atrio, potremmo discutere delle sue opinioni più tardi”.

Draco inarcò il sopracciglio destro; non rispondeva bene agli ordini “Malfoy, esci”, sbottò la Granger.

“Non devo parlare con lei, De Braun”, disse, ignorando completamente il comando della Granger. “Si assicuri solo che ci sia una stanza libera dove io e la Granger potremmo poi parlare”.

“Temo di aver bisogno del permesso della Signorina Granger, per quello”.

Lei sembrava voler caldamente rifiutare. Draco pensò di decidere per lei. “Granger, tu ed io parleremo. Possiamo farlo qui, lontano da occhi ed orecchie indiscreti, o ti rintraccerò da qualche parte, un posto molto più pubblico”.

Lei lo osservò, ma ovviamente lo conosceva troppo bene per sapere che avrebbe mantenuto la minaccia. “Ok, accetto di parlare con Malfoy appena concluderemo questo incontro”, disse formalmente a De Braun.

Draco annuì ad entrambi gli occupanti della stanza, prima di seguire fuori la receptionist, chiaramente sollevata. Si sistemò di nuovo dietro la scrivania e continuò il proprio lavoro, gettandogli di tanto in tanto occhiate di disapprovazione.

Lui sospirò. Suo padre avrebbe avuto dei gattini, ed Astoria ne avrebbe fatto un disastro. Si accigliò, pensando a sua moglie. Si trovava in quel casino per colpa sua.

Draco sogghignò verso la collezione di giornali sul tavolo di fronte a lui. Non voleva rimanere ad annoiarsi mentre aspettava la Granger, aveva cose da fare. Doveva assicurarsi di essere pronto per qualsiasi evenienza possibile gli fosse capitata; non doveva assolutamente andare peggio di così.

Il telefono della receptionist suonò, e lei gli si avvicinò. “La signorina Granger ha terminato il colloquio”, lo informò.

Lui si alzò e la seguì verso una piccola sala per i consulti. Strinse le labbra, mentre vide che la Granger aveva preso posto dietro la scrivania. La sua espressione di scherno gli ricordava quella della McGranitt, e si sentì uno studente briccone che stava per essere ripreso. Beh, non avrebbe fatto il suo gioco. Chiuse la porta in faccia alla receptionist, e ci si mise contro.


Hermione si accigliò, mentre assimilava la presenza di Malfoy nella stanza con le braccia incrociate ed un profondo solco in fronte. L’ansia per la situazione ritornò.

“Volevi parlare, Malfoy”, iniziò lei, mentre il Serpeverde sembrava contento di rimanere a fissarla.

Lui si avvicinò, e lei non poté evitare di arricciarsi in modo protettivo verso lo stomaco. “Non pensare nemmeno di fare del male a me od al bambino”, disse nel panico.

Malfoy la derise e prese la sedia dal lato opposto. “È bello sapere che pensi io sia un depravato”, sottolineò.

Hermione gli lanciò uno sguardo sprezzante. “Se la penso così su di te, magari è perché la mia vicinanza a te mi ha dimostrato quanto tu sia poco gentile. E no, non abortirò”, disse, determinata di levargli quell’idea dalla testa.

Lui la ignorò completamente. “Di quante settimane sei?”.

“Sette”, replicò lei.

“Il tuo compagno sa che non è suo figlio?”.

“Non ho un compagno”, mormorò.

Malfoy si avvicinò ancora di più. “Cosa, Granger? Non riesco a capire i tuoi sussurrii”.

“Non ho un compagno”, sbottò lei e lo guardo.

Il sopracciglio di lui si alzò. “Non hai un compagno? Allora perché sei in una clinica per la fertilità?”.

“Solo perché non c’è nessuno nella mia vita, non significa io non voglia un figlio”, ringhiò.

“Sei incinta per donazione”, ne dedusse lui, ed iniziò a ridere.

Hermione spinse indietro la sedia e si alzò. “Non ne parlerò con te, Malfoy. La mia gravidanza non ti riguarda”.

“Calmati, Granger, e risiediti. A meno che tu non te ne sia accorta, porti in grembo mio figlio, il che è un mio affare”.

“No, non lo è”, disse fermamente. “Puoi anche essere il padre biologico, ma non avrai niente a che fare con questo bambino”.

Lui si alzò, mise le mani sulla scrivania, e si sporse minacciosamente verso di lei. “Se credi che sparirò dalla tua vita e ti lascerò allevare da sola l’erede dei Malfoy, devi ripensarci”.

“Allora vai, fai un altro prelievo e metti incinta chiunque sia la sfortunata donna che avevi scelto per essere la madre del tuo prezioso erede”, disse aspra, incrociando le braccia sulla difensiva.

Hermione lo guardò, mentre una miriade di emozioni attraversavano il viso di Malfoy. Di solito era così chiuso e riservato che non si riusciva mai a capire a cosa stesse pensando, ma lei notava rabbia, delusione e tristezza. “È un po’ più complicato di così, e non vedo perché dovrei spiegarlo a te”.

Lei si strinse le braccia al petto. “Per lo stesso motivo che mi hai appena detto. Sei il padre del mio bambino, quindi credo di sapere cosa possa esserci di così complicato. Comunque, non sei sposato? Non puoi usare un altro campione con tua moglie?”.

Hermione venne presa alla sprovvista dalla rabbia che gli oscurò il volto. C’era qualcos’altro in quel matrimonio, oltre ai problemi di fertilità? Lui sembrò combattevi qualche secondo, prima di tornare ad indossare la faccia da poker. “Non so che uomo tu credi io sia, ma non c’è assolutamente possibilità che io convenientemente sparisca, sapendo che mio figlio è lì fuori e non conosce il suo stesso padre”.

“Devo davvero rispondere? Eri un viziato monumentale ad Hogwarts, ed a malapena riesco a pensare che potresti accettare un piccolo Mezzosangue a braccia aperte come figlio”, sputò. “In ogni caso, non causerebbe qualche problema alla tua cerchia, sapendo che sarà Mezzosangue? Il lignaggio più puro dei puri terminerà”.

“Non fa differenza, un Malfoy Mezzosangue ora esiste, che mi piaccia o no”, disse Malfoy.

“Nessuno deve saperlo. Deve essere un segreto”, pregò lei, sperando che Malfoy proteggesse il suo patrimonio di sangue puro da qualsiasi potenziale figlio. Se a lei fosse toccata la sfortuna peggiore ed avesse avuto un figlio identico a Malfoy, avrebbe trovato il modo di spiegarlo.

“No! Non ti lascerò andare via. Voglio vedere mio figlio”, insistette lui.

Hermione era stanca, e le stava venendo mal di testa. Non era riuscita a mangiare molto prima di partecipare all’incontro; la nausea mattutina e l’ansia le avevano fatto rigettare tutto tranne che una mela. “Beh, non puoi. Ho appositamente cercato un donatore così da non avere le complicazioni di un padre”, disse lei.

“Non mi interessa. È un tuo problema, non mio. Io farò parte della vita di questo bambino”.

“No, invece”, battagliò lei. “Il mio contratto con la clinica diche che il donatore non ha alcun diritto di provare a contattare me od il bambino”.

“Penso sia un errore della clinica, ed il mio contratto rende nullo quel termine, Granger”, disse compiaciuto Malfoy.

“Lo vedremo”, sbottò lei, alzandosi in piedi e fuggendo dalla stanza.

“Spero tu abbia un buon rappresentante legale, Granger”, le urlò dietro.

La famiglia Malfoy era uscita dalla guerra praticamente senza scotto. Nonostante tutti sapessero che Lucius Malfoy aveva mentito riguardo all’essere stato sotto maledizione Imperius durante il primo regno di terrore di Voldemort e che era stato presente al suo fianco sin dalla sua resurrezione, lui e Draco erano riusciti ad evitare di essere spediti ad Azkaban. Il Wizengamot aveva loro risparmiato questa ignominia, con disgusto di Hermione. Almeno la loro reputazione era stata distrutta, ed avevano passato qualche anno ai margini, mentre coloro che consideravano inferiori, come Hermione erano arrivati in cima.

Ad ogni modo, con qualche donazione ben piazzata ed un comportamento esemplare, Lucius si vedeva ancora girare per i corridori del Ministero. Draco era riuscito a farsi strada nel Consiglio Direttivo di Hogwarts, e svolgeva parecchi affari in Diagon Alley ed Hogsmeade. I Malfoy erano tornati in pista, ed Hermione lo odiava. La faceva infuriare, ed ora avrebbe dovuto affrontarli da sola. Non era sicura di esserne in grado, così depressa e con la nausea. Si smaterializzò di nuovo nel suo appartamento, e si mise a piangere sul divano.


Nel frattempo, Draco era frustrato. Perché doveva capitare con la strega più testarda del mondo? Una cosa giocava a suo favore: almeno non aveva una relazione con qualcuno. Una madre single era più facile da battere in aula rispetto ad una sposata o con un compagno da lungo tempo.

Grazie all’innata abilità dei Malfoy di tenere le vite private estremamente tali, nessuno tranne la famiglia di Astoria sapeva dei problemi nel loro matrimonio. Voleva tenersela stretta fino all’ottenimento della custodia del bambino, e poi l’avrebbe scaricata. I Greengrass non si sarebbero lamentati, dato che Draco possedeva i loro affari di famiglia, e se volevano mantenere l’agiatezza e la loro posizione in società avrebbero dovuto tenere la bocca chiusa.

Ad ogni modo, dopo aver notato quanto stanca fosse la Granger, pensò che magari un po’ di pressione gli avrebbe permesso di ottenere ciò che voleva. Poteva persino ottenere la custodia esclusiva, e pagarla per ulteriori trattamenti, così che potesse avere in seguito un altro bambino. Non è che lei si fosse affezionata a questo perché era il risultato di una relazione amorosa, si era rivolta ad un donatore dopotutto.

Quel pensiero portò Draco a riflettere sul perché. Non poteva dire di aver visto molto la Granger od i suoi stupidi amici dopo la guerra. Sapeva ciò che gli serviva dagli incessanti articoli che la Gazzetta del Profeta aveva pubblicato subito dopo. Sapeva che Potter aveva preso il comando del Dipartimento Auror non tanto tempo prima, mentre Weasley, idiota qual era, lavorava come dipendente di suo fratello. Comunque, le notizie sulla Granger erano state scarse, dato che si manteneva lontana dai riflettori. Sapeva solo che lavorava da qualche parte, piuttosto in alto, nel Dipartimento di Regolazione per la Legge sulla Magia, e che aveva scritto e fatto approvare diverse leggi per il benessere degli elfi domestici, il che l’aveva fatta maledire da suo padre. Erano finiti a dover liberare i loro tre elfi domestici, ed offrirgli una paga; c’ertamente, nessun Malfoy si sarebbe sognato di fare una cosa simile di propria spontanea volontà.

Non che gli importasse, ma era strano vederla ridotta ad una donazione per avere il bambino che sembrava desiderare così ardentemente. Beh, si sbagliava di grosso se pensava che sarebbe stata in grado di negargli accesso a suo figlio. Non sarebbe successo. Si smaterializzò di nuovo al Manor. Doveva parlare con suo padre e pianificare cosa fare.
  
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