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Autore: Rumaan    05/10/2020    0 recensioni
Hermione è stanca di vedere i suoi amici andare avanti, mentre lei rimane indietro. Ormai ha trent'anni, è sola e vuole un figlio. Nessuno l'aspetta a casa, così decide di prendere la situazione in mano ed avere quel figlio che ha sempre voluto. La gravidanza, però, non sarà come si aspettava.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cap 1 Disclaimer: Harry Potter appartiene in toto a J.K. Rowling. La storia è stata scritta senza scopo di lucro, a fini puramente artistici e di intrattenimento.


N.B. Questa storia è una traduzione. La versione originale la potete trovare al seguente link: fanfiction.net/s/8127864/1/The-Accidental-Malfoy

Malfoy Per Caso 

(The Accidental Malfoy)

La Decisione

Ginny mise sul tavolo tè e biscotti. Harry aveva invitato Hermione per un pranzo infrasettimanale quella mattina al Ministero, e lei si era fiondata sull’opportunità, dato che l’altra alternativa per la serata era la pizza fredda che aveva comprato durante il fine settimana.

“Non che mi lamenti o altro, qual è il motivo di questa improvvisa serata assieme?”, chiese Hermione.

“Abbiamo delle novità, e visto che non potrai partecipare al pranzo dai Weasley questa domenica, pensavamo di dirtelo prima che a tutti gli altri”, disse Harry.

“Sono incinta”, disse eccitata Ginny.

“Oh, Ginny, è fantastico!”, disse Hermione. “Da quanto lo sai?”.

“Sono solo di otto settimana, ma ci conosci, siamo sempre troppo elettrizzati per tenere il segreto fino alla fine del trimestre”.

Hermione strinse Ginny in uno stretto abbraccio, e diede ad Harry un buffetto sulla guancia. Era genuinamente eccitata per loro, ma parte di lei si sentiva disperatamente triste mentre realizzava che Harry e Ginny stavano per avere un altro figlio. Non era colpa loro se lo voleva anche lei, ma non capiva come potesse fare dato che continuava a vedere i suoi amici aggiungere sempre più bambini alle proprie famiglie.


Dopo un po’ di tempo, Hermione si scusò ed andò al bagno. Stava facendo del suo meglio per sembrare allegra della notizia, ma riusciva solo a pensare che sarebbe stato l’ennesimo bambino non suo. Harry e Ginny avevano già James ed Albus, e quello sarebbe stato il terzo.

La cosa tra i due era diventata seria appena finita la guerra. Si erano fidanzati appena prima che Ginny tornasse ad Hogwarts per l’ultimo anno. Harry l’avrebbe sposata appena finita la scuola, ma Ginny aveva resistito fino ai ventuno anni. Erano entrambi giovani, e lei non vedeva la necessità di correre. Hermione aveva pienamente supportato la sua decisione. James era nato dopo poco.

Hermione si lavò la faccia e si tamponò il viso. Cercò dei segni che dimostrassero il suo recente pianto, ma gli occhi erano a posto, niente gonfiore o pelle rossa ad incastrarla. Mentre tornava di sotto, non poté fare a meno di sentire la conversazione tra Ginny ed Harry.

“Quel nuovo Auror in ufficio, è bello”, commentò Ginny.

Hermione si fermò e spiò dalla porta aperta. Non era carino origliare, ma aveva il presentimento si trattasse di lei.

Harry guardò sospettosamente sua moglie. “Non posso dire di non averlo notato, ma che importa?”.

“Non credi sarebbe perfetto per Hermione? Potremmo invitarli entrambi per cena, e vedere come va”, suggerì Ginny.

Harry scosse la testa. “Quando la smetterete tu e Molly di tormentare Hermione con questa storia? Troverà qualcuno con i suoi tempi; lascia che sia sé stessa”.

Ginny sospirò. “Non diventa più giovane, Harry. Potrebbe non ammetterlo, ma è sola. Credevo si sarebbe messa a piangere quando le abbiamo detto che sono di nuovo incinta. Non fa alcuno sforzo per frequentare qualcuno”.

“Si tratta di Hermione, è testarda. Più le parli di incontrare qualcuno, più si chiude in sé stessa e rifiuta. Comunque, è diversa. La maggior parte dei ragazzi non lo capisce. Credono solo sia autoritaria e so-tutto-io. Molti sono intimiditi dal ruolo principale che ha avuto durante la guerra. Ha bisogno di qualcuno che sia sicuro di sé, che non abbia paura che lei sia sé stessa”.

Hermione concordò con quando aveva detto Harry, non avrebbe risposto ai costanti tormenti sulla sua vita amorosa. Lui la conosceva bene, ma non poté fare altro che sentirsi ancora più depressa di quando era andata al bagno. Si rattristò anche per non essere riuscita a prenderli in giro. Non glie ne voleva per star avendo un altro figlio. Era felice fossero così contenti, ma lei voleva trovarsi nella stessa situazione.


Hermione rimase in piedi di fronte alla Clinica Media De Braun in Svizzera, cercando di calmare le farfalle nello stomaco. Aveva venti minuti prima dell’appuntamento, ma era nervosa. Parte di lei le diceva di correre lontano e non fare un passo così drastico, ma l’altra che la spingeva le stava urlando di oltrepassare la porta e farlo.

Ecco perché si trovava all’esterno della discreta entrata della migliore clinica magica di fertilità, in esitazione.

Non aveva sentito il suo orologio biologico tintinnare finché non aveva raggiunto i trent’anni. C’era qualcosa di pauroso in quel numero. Ricordava da piccola di aver pensato che a trent’anni si fosse vecchi. Quando ne aveva venti, i trenta sembravano distanti anni luce. Essendo giovane e senza impegni, appena uscita da Hogwarts con dei M.A.G.O. imponenti, aveva fatto una lista di dove si sarebbe trovata a trent’anni. Ovviamente, la sua carriera era piuttosto in alto. Aveva predetto che si sarebbe trovata a capo del Dipartimento di Controllo della Magia entro quel tempo. Ciò non si era esattamente avverato, ma era noto fosse lei la sostituita del Capo attuale. Ripassando mentalmente la lista, si ricordò di averci messo anche “moglie” e “madre”, non in alto quanto la carriera, il che la fece sentire un po’ meglio, ma c’erano comunque.

Aveva trovato la lista in questione qualche settimana dopo aver compiuto gli anni, mentre traslocava in una casa più grande, ed aveva capito di volere un figlio con o senza un compagno stabile, ma non voleva uscire con un ragazzo qualsiasi per restare incinta. Avrebbe preferito farlo ufficialmente in un laboratorio sterile, dove poi il padre non sarebbe potuto andare a reclamare diritti. Hermione voleva essere una mamma, ma non era sicura di voler diventare una moglie.

Quindi quello era stato ciò che l’aveva portata all’esterno della Clinica in Svizzera, stringendosi le mani e pensando se farlo o meno. Se n’era quasi andata per sette volte. Non era certa di farcela. I nervi le stavano facendo venire la nausea, non si sentiva così ansiosa dalla guerra. Era una decisione così importante, ma sentiva fosse necessaria. Passeggiò di fronte all’entrata, mentre continuava a dibattere con sé stessa. Il lato sensibile di lei le stava suggerendo di tornare a casa e farsi una tazza di tè. Non sei tu, le diceva. Il lato più sconsiderato le fece invece notare quanto stanca fosse di essere lasciata indietro. Aveva una carriera di successo ed un bel gruppo di amici, ma fine. Era l’unica senza un compagno. Ed il lato sconsiderato vinse.

Hermione prese un respiro profondo e spinse la porta. L’atrio era preciso come si aspettava. I divani di pelle color cioccolato sembravano costosi e comodi, mentre le pareti color crema portavano appesi quadri originali. C’era una lavagna di fianco al banco informazioni, con foto di bambini e lettere di ringraziamento, che davano un senso di casa alla stanza. In qualche modo, questo la rassicurò. Le immagini dei bambini gorgoglianti le diedero una sensazione di calore, facendole pensare di aver preso la decisione giusta.

Fece sapere alla receptionist che era lì, poi si sedette s sorseggiò la tazza di tè che le venne portata. Diede uno sguardo ai vari giornali e riviste disponibili, e cercò di non ridere per quando stranamente ordinario fosse il processo. Era come trovarsi dal dentista per un normale controllo ai denti, piuttosto che una discussione per l’inseminazione artificiale con un dottore.


Venne chiamata per vedere il suo medico, il dr. Nicola Hedges. L’inseminazione artificiale era stata sviluppata nel mondo Babbano, e la magia aveva apportato solo qualche cambiamento al processo. I Guaritori che volevano specializzarsi nel campo dovevano ottenere una laurea in medicina babbana. Hermione si asciugò i pami sudati sulla gonna, prima di offrire la mano al Dr. Hedges.

“Signorina Granger, è un piacere incontrarla”, disse il Dr. Hedges, prima di scortarla alla sedia dall’altra parte della scrivania. Hermione fece i soliti convenevoli, e si sedette.

“Ora, gran parte di cui parleremo oggi è piuttosto tecnico, ma voglio informarla delle diverse opzioni mediche disponibili per lei”, iniziò il Dr. Hedges. “Ci sono molti modi per una fecondazione artificiale. La prima procedura, più usata, è l’inseminazione intracervicale, che riproduce il modo naturale, ed è l’opzione che le raccomanderei”, spiegò il Dr. Hedges.

Hermione voleva ridere per l’ansia del processo. Le stava venendo spiegato in una tale maniera che tutto ciò a cui riusciva a pensare era a come Ron sarebbe rimasto a bocca aperta a fissare il dottore come se non fosse stato lì. Si schiarì la gola, e guardò il suo taccuino. Aveva una domanda importante, che la preoccupava da quando si era informata sul processo. “Mi spiace interromperla, Dr. Hedges, ma ho sentito che il tempo è vitale in questo tipo di procedura. In uno dei libri che ho letto, dicevano che avrei a disposizione solo dodici ore per restare incinta”.

“Beh, è un po’ più complicato di così, ma se riuscissimo a trovare il momento perfetto di fertilità, allora certo, le possibilità di gravidanza aumentano”.

“É una cosa che potete fare? Ho visto dei kit per l’ovulazione da casa”.

“Sì, faremo dei test per mappare il suo ciclo mestruale”.

Hermione annuì di nuovo, e colpì una pagina nel taccuino. Il Dr. Hedges le spiegò gli altri tre metodi, ma visto che tutti avevano più specifiche restrizioni, Hermione decise di accettare il suo consiglio.

Una volta che i tecnicismi furono risolti, il Dr. Hedges condusse Hermione in una piccola sala d’attesa. Era ciò che la spaventava di più. Parlare del processo andava bene, era clinico e piuttosto distaccato da ciò che sarebbe realmente successo. Invece scegliere un donatore sarebbe stato difficile.

“Questa è la stanza dove teniamo tutte le informazioni sui donatori. Come può vedere, cerchiamo di rendere l’esperienza comoda il più possibile. Ha pensato al criterio di scelta che userà?”.

“Sì, so cosa sto cercando”, replicò. Aveva la sua lista, e sarebbe stata attenta. Non cercava cose superficiali come altezza, colore degli occhi o dei capelli, era più interessata ai test di intelligenza ed alle carriere. Voleva il meglio per il suo potenziale figlio, il che significava trovare un suo simile in fatto di intelletto.

“Offriamo anche una selezione di donatori Babbani. Ovviamente, sono tutti di successo, in un modo o nell’altro”.

“Oh, voglio un padre mago, altrimenti lo avrei fatto nel mondo Babbano”, informò Hermione il Dr. Hedges. Avrebbe preferito il padre biologico fosse un altro mago. Era stupido, visto che non avrebbe fatto alcuna differenza nelle abilità magiche del bambino se uno dei genitori lo era, ma comunque, non sapeva perché, si sentiva più a suo agio a mantenere l’intero processo all’interno del Mondo Magico.

“Ok. Beh, si prenda il tuo tempo per guardare le varie biografie. Non facciamo fretta a nessuno. Può chiamare la receptionist se vuole del tè o del caffè, e quando avrà fatto la sua scelta”.

Di nuovo, Hermione sentì l’urgenza di ridere. Sembrava stesse scegliendo un divano od una cucina, piuttosto che il padre di suo figlio.

Alla fine, scelse un Guaritore. Pensò che, unite alle sue, le doti fossero ottime. Era anche di media altezza, con i capelli castani e gli occhi marroni, le piaceva. Significava il bambino avrebbe avuto probabilmente i suoi stessi capelli ed occhi e, per qualche motivo, le importava. Probabilmente perché pensava a lui come completamente suo, anche se non era biologicamente possibile.

Completato il tutto, Hermione stava tornando a Londra. Prenotò i successivi due appuntamenti per il mese prossimo, ed avrebbe trascorso una settimana in Svizzera con il pretesto di sciare. Ciò le avrebbe dato il tempo di inventare una storia su una relazione del tempo di una vacanza, che intendeva utilizzare per spiegare la gravidanza. Non voleva che nessuno sapesse della drastica decisione dell’inseminazione artificiale. La sua famiglia ed i suoi amici non avrebbero approvato, e poi ci sarebbero stati i tentativi di affibbiarle qualche altro amico single. Non voleva affrontare tutto l’estenuante processo per poi scoprire che non ci sarebbe stato alcun bambino in arrivo.


Sei settimane dopo, Hermione era di nuovo in Svizzera. Era il momento, ed era comprensibilmente nervosa.

“È sicura di volerlo fare, Hermione?”, chiese il Dr. Hedges. “Non è troppo tardi per cambiare idea”.

“Sono sicura”, disse fermamente, e lo era davvero. In realtà, era un po’ eccitata. Aveva un formicolio ora, quando pensava al futuro. Aveva preso una decisione che avrebbe cambiato tutto per sempre, e non vedeva l’ora.

“Bene. Capisce anche che l’inseminazione artificiale non le garantisce la gravidanza”, chiese il Dr. Hedges. Hermione annuì. “Usiamo un metodo simile a quello dei Babbani, ma invece di utilizzare medicinali Babbani per aumentare le possibilità di rimanere incinta, usiamo una pozione della fertilità, che abbiamo scoperto essere più efficace. Questa pozione non avrà alcun effetto sul feto, se dovesse concepire. Tutto è stato preparato per la procedura, e l’inseminazione avverrà in pochi minuti. In ogni caso, le chiediamo di rimanere sdraiata e ferma per almeno i trenta minuti successivi, per diminuire il rischio di perdite ed aumentare le possibilità di concepimento”, la informò il Dr. Hedges.

Hermione storse il naso. Era preparata, ma averlo sottolineato in quel modo era strano. Ovviamente sapeva di aver bisogno del seme per rimanere incinta, ma era la parte più strana. Sarebbe stato quello di uno sconosciuto, e sarebbe stato inserito con un ago. Era completamente l’opposto di come aveva immaginato l’inizio della sua gravidanza, prima di prendere quella decisione.


Hermione era distesa sul letto dell’ospedale, mentre cercava di non pensare a ciò che stava accadendo nel suo utero in quel momento. Non voleva davvero gonfiare le speranze di rimanere incinta la prima volta. Sapeva che la biologia non era una cosa semplice e si potevano volere anche diversi tentativi, ma non riusciva a sopprimerne il barlume. Non sarebbe più stata Hermione Granger, la donna che viveva per il lavoro. Sarebbe stata Hermione Granger, madre della piccola Iris Granger.

Sperava davvero avrebbe avuto una bambina, ed aveva scelto il nome Iris perché significava “speranza” nel linguaggio dei fiori. Iris era anche il nome di una dea greca, il messaggero che collegava gli dèi agli uomini. Le piaceva. Lei aveva rinunciato a così tanto per il bene dell’umanità, ed anche il suo nome derivava dalla mitologia.

Si massaggiò il ventre ed incrociò le dita per tutti i trenta minuti. Davvero non voleva rifare la procedura d’accapo. Non voleva nemmeno continuare ad inventarsi relazioni passeggere per dare una spiegazione delle sue fughe. Non aveva senso tornare dalla Svizzera come se non avesse incontrato nessuno e poi dopo un mese raccontare che non solo aveva avuto un flirt, ma era anche incinta.


"Che ti succede, Hermione?”, chiese Ginny, mentre Hermione vagava per la cucina preparando li pranzo.

Povera Ginny, era assolutamente sfinita. Avere già due bambini attivi durante i primi mesi della gravidanza, quando in realtà avresti voluto solo dormire, non era facile. Non aiutava nemmeno il fatto che Harry fosse stato promosso a Capo del Dipartimento Auror, ed avesse iniziato a lavorare per lunghe ore anche nei finesettimana. A Ginny non importava. Era fiera di Harry, ed aveva anche una grande famiglia che la aiutava quando poteva. Al momento, James ed Albus erano con Molly, che ospitava sempre almeno uno dei suoi nipoti dato che non sopportava la Tana vuota.

“Che intendi?”, chiese.

“Beh, è da quando sei tornata dalla Svizzera che cerchi di sopprimere l’entusiasmo”.

Hermione sorrise. Ovviamente non poteva dirle cosa stesse realmente succedendo, ma era il momento di iniziare a raccontare la storia di copertura. “Ho incontrato un ragazzo lì”, disse.

Ginny si sedette più dritta. “Parla”, comandò. “Ora!”.

“Beh, si chiama Thibault, è francese ovviamente”, disse.

“Promettente”, commentò Ginny. “E che aspetto ha?”.

“Era alto, abbronzato e bello”, disse Hermione in una finta voce sognante. “Ed abbiamo flirtato per tutta la vacanza”.

“Flirtato?”, chiese Ginny con voce delusa.

“Oh, sì. Non è stato nulla di serio. Ma ho capito che è passato così tanto da quando, beh, lo sai. E lui flirtava con me con quel delizioso accento francese, così una cosa ha tirato l’altra…”.

“Allora intendi rivederlo?”, chiese la rossa.

“Oh, no. Era una cosa senza scopo. Davvero, non ho bisogno delle complicazioni di una relazione a distanza, in questo momento”, si inventò allegramente.

“Oh”, disse distratta Ginny. Hermione sapeva cosa le avrebbe detto. Lei e Molly la tormentavano da anni, ed anche quella volta l’amica non la deluse. “Hermione, quando ti sistemerai? Perfino Neville è sposato”.

Hermione sospirò. La cosa più irritante del Mondo Magico era il conservatorismo innato. Il matrimonio era di rigore. Era insolito per una strega non avere una relazione seria a trent’anni. “Ginny, sai che vorrei diventare la prossima Silente. Vivrò a lungo, e sarò la migliore Preside che Hogwarts abbia mai avuto”, la prese in giro Hermione.

Ginny roteò gli occhi. Una risposta come quella da parte sua significava che non era preparata ad infilarsi in una conversazione simile. Ginny non poté non preoccuparsi, al pensiero. Hermione stava iniziando a rinchiudersi per sempre nel suo ufficio.


Hermione percepì il proprio entusiasmo aumentare, mentre tornava in Svizzera. Aveva programmato un test di gravidanza in caso di scomparsa del ciclo, ed ormai era in ritardo di una settimana, il che non le era mai successo. Beh, eccetto quella volta in cui stava dando la caccia agli horcrux con Harry e Ron. All’epoca ne aveva saltati parecchi, a causa dello stress ed il terrore.

Il Dr. Hedges la invitò ad entrare in ufficio. “Hermione, buone notizie. È incinta”.

Hermione sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Sorrise tremolante al Dr. Hedges. “Grazie mille”, disse, per una volta insicura su cosa dire. Non riusciva a crederci. Aveva funzionato, al primo tentativo oltretutto. Aveva passato l’ultimo mese a sopprimere l’eccitazione, convincendosi di non essere incinta e che ci sarebbero probabilmente parecchi tentativi prima di riuscirci.

“Ora”, disse il Dr. Hedges. “Deve contattare il suo ginecologo quando tornerà a casa. Sarà in grado di darle dei consigli e sostegno per i prossimi passi della gravidanza”.

Era un po’ spaesata. Aveva passato tutto il tempo a pensare sul come sarebbe rimasta incinta, piuttosto che a cosa sarebbe successo dopo. “C’è molta differenza tra cure mediche Babbane e magiche?”, chiese, volendo qualche informazione di base.

Il Dr. Hedges scosse la testa. “In realtà, no. La differenza maggiore sta nell’antidolorifico che le verrà dato durante il parto. Ovviamente, al San Mungo usano pozioni per il dolore, invece che l’epidurale. Ma il resto sarà molto simile. Incontrerà alcune ostetriche che le dipaneranno ogni preoccupazione potrebbe avere, controlleranno il cuore del bambino e prenderanno le misure della sua pancia. Ovviamente si recherà in ospedale per ogni controllo”.

Hermione annuì. Per il momento, sembrava normale. Si era persa tutto il percorso con Ginny, dato che lei di solito portava sua madre per queste cose. Non che Hermione la incolpasse. Anche lei avrebbe voluto Molly per aiutarla a prepararsi, probabilmente. C’era qualcosa di rassicurante in quella donna che era riuscita a partorire sette volte, una delle quali due gemelli.

Ringraziò il Dr. Hedges ed uscì, massaggiandosi lo stomaco. “Ciao, piccola Iris”, mormorò. “Non vedo l’ora di incontrarti”.

Decise di aspettare prima di dire a qualcuno che fosse incinta. Era la cosa più dura che avesse mai fatto. Voleva urlare la notizia dai tetti per l’eccitazione, e l’aveva scoperto solo da una settimana, ma sapeva anche che nella grande maggioranza dei casi gli aborti spontanei accadevano durante le prime dodici settimane di gravidanza, e voleva passassero prima di dire qualcosa. Per il momento aveva tenuto sotto controllo il desiderio comprando una marea di libri su bambini e gravidanze.


Un paio di settimane più tardi, Hermione si svegliò a causa dell’insistente picchiettare di un gufo ad una delle sue finestre. Si mise sul fianco ed alzò, mentre lo stomaco decideva di rivoltarsi. Wow, si sentiva così male. Balzò in bagno, dove più che vomitare ebbe dei conati. Non riusciva a decidere cosa fosse peggio, se vomitare realmente o la secchezza in gola che non le faceva sparire la nausea. “Che mi combini, Iris?”, mormorò, mentre si asciugava la fronte con un asciugamano.

Si diresse in cucina per fare entrare il gufo, che stava ancora becchettando la finestra. “Ok, calmati. Non ti hanno mai detto che la pazienza è una virtù?”, disse al gufo, mentre quello entrò ed arruffò le penne irritato. Prese la busta, e gli diede del pane.

Cara signorina Granger,

dopo aver controllato i nostri rendiconti di laboratorio, abbiamo notato qualche discrepanza con il suo fascicolo e vorremmo fissare un appuntamento con lei il prima possibile. Se potesse inviarmi una lista di date ed orari che sarebbero confacenti, potremmo accordarci.

Grazie in anticipo per il suo tempo e la sua cooperazione.

Sinceramente vostro,

Sebastian De Braun

Direttore

Hermione lesse la breve lettera varie volte, prima di digerirne il contenuto. Il cuore le batteva forte, mentre la sua mente passava velocemente in rassegna gli scenari peggiori. Riusciva solo a pensare che il suo bambino sarebbe nato con qualche difetto genetico orribile appena scoperto sul donatore. Diventò verde per qualche minuto, prima di tornare velocemente in bagno, vomitando immediatamente.


 

  
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