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Autore: TsukikageShawn    07/10/2020    1 recensioni
Storia partecipante alla challenge di Carachiel - Finis Coronat Opus.
Il nostro protagonista preferito racconta da come ha scoperto di essere padre alla nascita della figlia. Un'avventura piena di emozioni e di sorprese, tutte incorniciate da otto finali che nessuno penserebbe che potessero essere di un'unica storia.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kotori /Tori, Nuovo personaggio, Rio, Yuma/Yuma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Cos'era quella luce? Gli alieni esistono veramente, sono cattivi?»

«La luce mi portò nella nave aliena. Sai non tutti gli alieni sono cattivi, ma questi lo erano...»

Non so dirti come sia successo, Rio mi ha salvato. Lei e Romhan sono agenti dei servizi segreti, e non mi hanno raccontato niente. Di quello che è successo quella sera ho solo vaghi ricordi.

 

 

Lo vidi sollevarsi dalla spiaggia sotto una luce accecante, la nave aliena volava silenziosamente sulle nostre teste. Presi dalla tasca dei pantaloni il rampino portatile e mi lanciai verso la luce. Entrai dal portellone dove usciva il raggio e mi nascosi. Gli alieni portarono via Yuma parlando tra di loro in una lingua strana, e senza farmi notare iniziai ad esplorare il posto.

Per batterli e liberare Yuma non sarebbe servito un attacco frontale, la loro tecnologia era più avanzata della nostra e non conoscevo la forza delle loro armi. Vagando per la nave si sentivano le urla del mio amico, erano terrificanti ma dovevo sopportarle. Andargli incontro avrebbe vanificato la mia unica possibilità di salvarlo. Sulla nave c'era una sola scialuppa di salvataggio, avremmo usato quella per scappare.

Mi affacciai ad una vetrata e vidi la Terra, era così piccola dallo spazio. Mi fermai ad ammirare quel vuoto buio che tanto mi affacinava. Sentii qualcuno avvicinarsi alle spalle, mi girai di scatto con la pistola in mano e vidi una bambina umana che si portò le mani sulla bocca per non urlare. Era minuta, capelli bruni a boccoli e gli occhi blu. Vestiti strappati e dei lividi sul corpo.

«Chi sei?» le chiesi senza abbassare l'arma.

«Mi chiamo Lara, mi hanno rapito un mese fa. Hanno ucciso i miei genitori, ti prego aiutami» rispose con gli occhi pieni di lacrime.

Posai la pistola e la consolai, sapevo cosa stava provando e così riuscii a calmarla. Mi disse che questi alieni facevano esperimenti sugli umani e che lei era riuscita a scappare dalla sua cella.

All'improvviso Yuma smise di urlare, Lara mi portò verso le celle e lì trovammo il suo corpo. Era immobile come un cadavere che aspetta l'autopsia. Sfondai la porta della prigione come se fosse fatta di carta. Per fortuna era ancora vivo, aveva solo qualche livido e delle cicatrici sul petto. Lo presi in braccio e insieme alla bambina mi diressi alla scialuppa dove lasciai Yuma.

«Rimani qui con lui, prendi questa e non esitare a difenderti» dissi a Lara progendole la pistola, «io vado al centro di controllo, se non torno entro venti minuti sali sulla scialuppa e andate via senza di me».

Corsi via come il vento e mi feci notare dagli alieni, ogni scusa era buona per pestarli. Seguendomi li avrei allontanati da Yuma e combatterli sarebbe stato un ottimo allenamento.

Arrivata al centro di controllo, trovai il capitano della nave seduto su una poltrona e un centinaio di alieni armati. Iniziò il tipico discorso da cattivo dei film nella mia lingua, doveva essere l'unico a conoscerla perché poi diede l'ordine di attaccarmi nella sua.

Mi circondarono e iniziarono a colpirmi, le loro armi sparavano raggi laser che lasciavano bruciature su qualsiasi cosa che toccavano. Lottare a mani nude non bastava, più li colpivo e più si rialzavano. Le loro armi non funzionavano con me, non potevo attuare il mio piano. In cinque si buttarono addosso e mi bloccarono. Avevo le loro armi contro, ma non volevano uccidemi. Il capo si avvicinò a me e mi disse che sarei stata la cavia da esperimenti perfetta e io gli sputai sulla faccia. All'improvviso sentii un colpo di pistola e l'alieno cadde per terra, mostrandomi chi aveva sparato. Era Lara che era venuta in mio soccorso, mi liberai dalla presa approfittando del momento e riuscii a dirottare la nave per farla precipitare in mezzo all'oceano, dove nessuno l'avrebbe trovata. Presi la bambina in braccio e corsi verso la scialuppa dove Yuma dormiva beatamente, incurante del pericolo che aveva scampato.

Atterrammo sulla spiaggia dove Romhan mi aspettava insieme al mio capo e numerosi agenti tutti preoccupati.

«Agente Kamishiro, chi sono questi due ragazzi?» mi chiese il superiore mentre uscivo dalla nave.

Gli agenti medici si occuparono di Yuma e riuscirono a svegliarlo, fece il vago per tutto il tempo per non incasinare maggiormente la situazione, una cosa giusta la faceva ogni tanto.

«Li ho trovati sulla nave signore, erano stati rapiti. Sono gli unici sopravvisuti, ho raccolto molte informazioni…»

All'improvviso un enorme onda anomala si lanciò sulla spiaggia bagnando tutti i presenti. Sulla superfice marina galleggiavano frammenti della nave e alieni morti.

«È stata lei?»

«Si, ho eliminato la minaccia come da protocollo. Non mi è stato possibile rendere la cosa meno plateale, signore.»

«Ottimo lavoro agente Kamishiro!»

Il mio capo andò via e piano piano la spiaggia si sfollò. Rimasero solo chi si occupava di recuperare il relitto e i cadaveri, e chi doveva tenere lontano giornalisti e curiosi.

Yuma corse in mare per recuperare il pacchetto e notai la tristezza sul volto di Lara. La schizzai con l'acqua per farla sorridere ma lei si allontanò dicendomi che ne aveva paura. Allora io e Romhan la trascinammo nel mare e le insegnai a nuotare. Yuma si unii a noi e passammo un po' di tempo a divertirci, dopo quello che era successo ce lo meritavamo.

Il pilota mi disse che era pronto a partire, presi Yuma e la bambina con me e salimmo sul jet seguiti da Romhan. Per tutto il tragitto, il mio amico non faceva altro che riempirmi di domande su cosa era successo, mentre Lara dormiva appoggiata sulle mie gambe.

«È inutile che insisti, non posso dirti niente, è meglio se non lo sai così non crei guai. Sei fortunato che in Giappone è ancora notte e non noteranno la tua assenza.»

«Ma…»

«Niente ma, tu non ci dovevi essere. Stasera non è successo niente, punto.»

Yuma si arrese e si mise a dormire, iniziai a scrivere il mio rapporto cercando di omettere il più possibile le sue azioni folli e farlo passare come una vittima.

Lara si svegliò agitata, aveva avuto un incubo. Iniziò a piangere tra le mie braccia e cercai di consolarla.

Avrebbe preferito cadere per sempre in quel vuoto infinito, che salvarsi e dover fronteggiare il senso di colpa che caratterizza chi sopravvive.

 

 

 

Angolo autrice

Eccoci in un nuovo capitolo, questa volta spiegato da Rio per voi lettori. Yuma non ha idea di quello che sia successo, e forse non lo saprà mai.

Appuntamento al prossimo capitolo, che tornerà a raccontare lui.

Prossimo capitolo - Il tesoro nascosto

   
 
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