Il mortale ritardo
I mesi
trascorsero in fretta. Nelle pause da compiti e lezioni i Malandrini cercarono
di aiutare Harry, insieme ovviamente a Ron e a Hermione, a prepararsi per l’ultima prova, il labirinto,
che come annunciato sarebbe stato pieno di creature e incantesimi. Nei giorni
che seguirono trascorsero tutto il loro tempo libero in biblioteca a studiare
stregonerie, o in qualche classe vuota dove sgattaiolavano per esercitarsi.
Harry si era concentrato sullo Schiantesimo, che non
aveva mai usato prima. Il guaio era che fare pratica comportava parecchi
sacrifici da parte di tutti.
Ron, un
lunedì all'ora di pranzo, mentre giaceva lungo disteso nel bel mezzo della classe
di Incantesimi propose: «Non possiamo rapire Mrs Purr?»
Era
appena stato Schiantato e risvegliato da Harry per la quinta volta di seguito.
«Possiamo Schiantare lei qualche volta. Oppure puoi usare Dobby,
Harry. Scommetto che farebbe qualunque cosa per aiutarti. Non è che mi lamenti,
ma mi fa male dappertutto...»
Mentre si
alzava in piedi cautamente, massaggiandosi la schiena, Hermione
esclamò, impaziente: «Be', certo, se continui a mancare i cuscini!»
Sheridan
si limitò a risistemare la pila di cuscini che avevano usato per l'Incantesimo
di Esilio e che Vitious aveva lasciato in un armadio.
«Quando
sei Schiantato non riesci a prendere la mira molto bene, Hermione!
Perché non vieni tu al mio posto?»
Sheridan
cercò di sedare gli animi: «Be', credo che Harry l'abbia imparato, ormai.» Hermione aggiunse in fretta: «E non dobbiamo darci pensiero
per l'Incantesimo di Disarmo, perché sono secoli che lo sa fare... Credo che
stasera dovremmo cominciare con qualche stregoneria.»
Continuarono
così, alternandosi a turno, fino a giugno.
All'inizio
di giugno l'atmosfera nel castello si fece di nuovo tesa e agitata. Tutti
aspettavano con ansia la terza prova, che avrebbe avuto luogo una settimana
prima della fine del trimestre. Harry si esercitava negli incantesimi in ogni
momento libero. Stanca di imbattersi nel gruppetto in tutti gli angoli della
scuola, la professoressa McGranitt aveva dato a Harry
il permesso di usare la classe di Trasfigurazione che era vuota all'ora di
pranzo. Ben presto Harry padroneggiò l'Incantesimo di Ostacolo, che rallentava
e ostacolava gli aggressori, l'Incantesimo Reductor,
che gli consentiva di far saltare in aria oggetti solidi che fossero
d'intralcio, e l'Incanto Quattro Punti, un'utile scoperta di Hermione che avrebbe indirizzato la sua bacchetta
esattamente a nord, permettendogli di orientarsi all'interno del labirinto.
Hermione, scorrendo la lista e cancellando gli
incantesimi che avevano già imparato, ripeteva spesso: «Però vai molto bene,
davvero. Alcuni di questi si riveleranno utili.»
I Malandrini certo non erano stati con le
mani in mano. Fred e George passarono ad Harry alcuni dei loro scherzi, anche
con piccole modifiche originali, per rallentare o ostacolare gli avversari; Kaito gli insegnò un paio di trucchi utili a liberarsi in
caso qualcuno avesse provato a legargli le mani per impedirgli di usare la
bacchetta e Sheridan, rendendosi conto che la sua tecnica migliore, l’appendere
la gente ai gargoyles, fosse poco utile in questa
situazione, andava spesso a spiare gli altri concorrenti per controllare come
si preparassero. La tensione era così alta che Kaito
decise di ignorare completamente il suo compleanno.
Alla vigilia della prova, il 23 giugno, i
quattro si lasciarono andare sulle poltrone della Sala Comune con un sospiro.
Fred commentò: «Più di questo non si poteva
fare.»
Kaito annuì: «Ora sta ad Harry.»
Sheridan, seppure con un po’ di fatica, si
alzò e fece per allontanarsi dalla Sala. George la fermò: «Dove vai?»
«Da Luna. Oggi a lezione mi ha detto di
avere mirabolanti idee per incoraggiare i Campioni e visto il suo ultimo
cappello forse è meglio che controlli cosa le passa per la testa.»
I tre ragazzi risero: «Hai ragione!»
Poi, non appena si fu allontanata, i tre
ragazzi si guardarono seri.
«Siamo sicuri che andrà tutto bene?»
«Perché non dovrebbe?»
George abbassò lo sguardo: «So... che non
bisogna essere superstiziosi, però...»
Kaito lo incoraggiò: «Però?»
Il ragazzo strinse le labbra imbarazzato,
poi disse tutto d’un fiato: «Stamattina ho visto un Gramo!»
Il prestigiatore lo guardò confuso: «Cos’è
un Gramo?»
Fred spiegò: «È una sorta di grosso cane
nero. Fra i maghi è considerato un annuncio di morte imminente.»
Cane
nero...
Kaito dovette trattenersi dal ridere.
Probabilmente era Sirius, infiltratosi per
controllare la prova prima che l’affrontasse Harry! Ma George questo non lo
sapeva, e non voleva assolutamente prenderlo in giro.
«Non preoccuparti, l’hai detto tu, è una
superstizione. Andiamo a dormire, domani sera a quest’ora staremo festeggiando
la fine del Torneo, chiunque sarà il vincitore.»
George annuì e lo seguì su per il
dormitorio.
La mattina della terza prova la colazione
al tavolo di Grifondoro fu molto rumorosa. Comparvero
i gufi postini e non appena Kaito ebbe per le mani la
sua edizione della Gazzetta del Profeta si lasciò sfuggire una piccola imprecazione.
Sheridan
sussurrò: «Che succede?»
«Leggi.»
HARRY POTTER È «DISTURBATO E PERICOLOSO»
Il
ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e
potenzialmente pericoloso, scrive
Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla
luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che
insinuano seri dubbi sull'opportunità che partecipi a una gara impegnativa come
il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola
di Hogwarts.
Potter,
come la Gazzetta del
Profeta è in grado di rivelare in esclusiva, sviene regolarmente durante le
lezioni, e spesso lo si sente lamentare un dolore alla cicatrice che porta
sulla fronte (ricordo della maledizione con la quale Voi-Sapete-Chi cercò di
ucciderlo). Lunedì scorso, nel corso di una lezione di Divinazione, il vostro
inviato della Gazzetta del Profeta può testimoniare che Potter è uscito
di gran fretta dalla classe, sostenendo che la cicatrice gli faceva troppo male
per continuare a studiare.
È
possibile, spiegano i massimi esperti dell'Ospedale di San Mungo per le
Malattie e Ferite Magiche, che il cervello di Potter sia stato danneggiato
dall'aggressione di Voi-Sapete-Chi, e che la sua insistenza nel sostenere che
la cicatrice gli fa ancora male sia una manifestazione del profondo stato
confusionale in cui versa.
«Potrebbe
anche fingere» ha dichiarato uno specialista, «la sua potrebbe essere una
richiesta di attenzioni».
La
Gazzetta del Profeta, intanto,
ha scoperto fatti preoccupanti a proposito di Harry Potter che Albus Silente, Preside di Hogwarts,
ha accuratamente tenuto nascosti al pubblico mago.
«Potter
parla il Serpentese» rivela Draco
Malfoy, uno studente del quarto anno di Hogwarts. «Un paio di anni fa si sono verificate parecchie
aggressioni ai danni di studenti, e tutti pensavano che dietro ci fosse Potter:
aveva perso la testa al Club dei Duellanti e aveva aizzato un serpente contro
un altro ragazzo. Ma è stato tutto messo a tacere. Lui però ha anche fatto
amicizia con lupi mannari e giganti. Siamo convinti che farebbe qualunque cosa
per un briciolo di potere».
Il
Serpentese, la capacità di parlare ai serpenti, da
molto tempo è considerato un'Arte Oscura. In verità, il più celebre conoscitore
del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che
Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti
Oscure, che preferisce conservare l'anonimato, ha dichiarato che riterrebbe
ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile
di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse
conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia
Oscura della peggior specie, e sono storicamente legati ai malfattori».
Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari
e giganti parrebbe nutrire inclinazioni violente».
Albus Silente dovrebbe senza dubbio chiedersi se
a un ragazzo del genere debba essere permesso gareggiare nel Torneo Tremaghi. C'è chi teme che Potter possa ricorrere alle Arti
Oscure nel suo folle desiderio di vincere il Torneo, la terza prova del quale
avrà luogo questa sera.
«Figlia di...»
«Sheridan... abbiamo orecchie sensibili al
tavolo...»
«Ma è un colpo basso il giorno stesso
dell’ultima Prova!»
«La Skeeter ha
mai giocato pulito finora?»
I due Malandrini, da dietro il giornale,
sbirciarono la reazione di Harry. Nonostante le prese in giro di Malfoy sembrava non curarsene troppo.
Sheridan sospirò: «Per fortuna Harry ormai
ci passa sopra.»
Kaito le diede una gomitata: «Guarda Hermione!»
Il volto della ragazza aveva una strana
espressione, quasi rapita. Alzò lentamente una mano e si fece scorrere le dita
tra i capelli.
Ron la guardò accigliato: «Ti senti bene?»
Hermione fece scorrere di nuovo le dita tra i
capelli, e poi avvicinò la mano alla bocca, come se parlasse in un
walkie-talkie invisibile.
Kaito si lasciò sfuggire un’espressione soddisfatta: «Conosco
quella faccia, l’ho vista sui volti di fin troppi detective...»
«Mi
è venuta un'idea. Credo di sapere... perché così nessuno avrebbe visto...
nemmeno Moody... e lei avrebbe potuto salire sul
davanzale... ma non è autorizzata... non è assolutamente autorizzata...
credo di averla incastrata! Datemi solo due secondi in biblioteca... solo per
esserne certa!»
E
con queste parole, Hermione afferrò la borsa e
sfrecciò fuori dalla Sala Grande.
Sheridan
fece l’occhiolino a Kaito: «Io la seguo. Ha l’aria di
essere qualcosa di grandioso e, soprattutto, contro la Skeeter.»
«Vai,
vai.»
La
ragazza si alzò dal tavolo con un aria soddisfatta che Kaito
non le vedeva da tempo: «Qualunque cosa pur di fargliela pagare a quella str...»
«Sheridan...»
«...
ega. Stavo per dire strega.»
«Seee, come no. Fila, dai. Ci vediamo dopo!»
Non appena Sheridan si defilò dalla Sala
Grande, scattante come una ninja, la professoressa McGranitt si avvicinò a Harry.
«Potter,
i campioni si riuniscono nella saletta qui accanto dopo colazione.»
Harry
si rovesciò addosso le uova strapazzate: «Ma la prova comincia stasera!»
«Lo
so, Potter. I familiari dei campioni sono invitati ad assistere alla prova
finale, lo sai. Questa è solo un'occasione per salutarli.»
La professoressa si allontanò e
dall’espressione di Harry Kaito comprese che il
Campione non era a conoscenza di alcun parente che potesse venirlo a trovare, ciononostante
il ragazzo si alzò e andò verso la saletta. Il prestigiatore finì la sua
colazione e si avviò verso la serra di Erbologia,
dove lo attendeva il primo esame di fine anno. Un attimo prima che la
professoressa Sprite entrasse, Sheridan s’intrufolò in classe.
«Allora?»
«L’ho già detto che Hermione
è un genio?»
«Più o meno lo diciamo tutti un migliaio di
volte al giorno, ormai è assodato. Spara, cos’ha scoperto?»
Momoka fece per parlare, ma l’ingresso della
professoressa li obbligò a rimandare l’intera discussione.
Una sfilza di esami uno dietro l’altro
portarono alla sera l’intero terzo anno di Grifondoro
ad essere completamente distrutto. Ginny aveva a
malapena fatto caso alla presenza di sua madre e di suo fratello nel castello
in compagnia di Harry. In ogni caso cercarono tutti di tirarsi su per quanto
possibile per il banchetto serale.
Mentre
si accomodavano alle solite tavolate, decisamente più imbandite nel normale, Kaito buttò un occhio al tavolo dei professori. Ludo Bagman sembrava piuttosto allegro, ma Cornelius
Caramell, che era seduto accanto a Madame Maxime, era torvo e non parlava. Madame Maxime
era concentrata sul suo piatto, e a Harry parve che avesse gli occhi rossi. Hagrid continuava a guardarla in tralice. Mentre il
soffitto incantato sopra le loro teste cominciava a sbiadire dall'azzurro a un
violetto fosco, Silente si alzò al tavolo dei professori e subito cadde il
silenzio.
«Signore
e signori, tra cinque minuti vi chiederò di scendere al campo di Quidditch per la terza e ultima prova del Torneo Tremaghi. I campioni vogliano per favore seguire il signor Bagman giù allo stadio, adesso.»
Harry si alzò. Tutti i Grifondoro
lo applaudirono; i Weasley, Hermione
e i restanti Malandrini gli augurarono tutti quanti buona fortuna, e lui uscì
dalla Sala Grande con Cedric, Fleur e Krum. Appena fu possibile, tutti li seguirono.
Entrarono nel campo di Quidditch,
che ormai era del tutto irriconoscibile. Una siepe alta sei metri correva per
tutto il suo perimetro. C'era un'apertura proprio davanti a loro: l'ingresso
dell'enorme labirinto. Il corridoio al di là era buio e sinistro. L'aria si
riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre
centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso,
limpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle. Fu mentre Kaito si perdeva per un attimo in quello spettacolo
naturale che Luna gli diede una pacca sulle spalle. Il prestigiatore si voltò e
quasi trasalì sulla sedia delle tribune. La sua amica Corvonero
si era cucita da sola una sorta di tuta metà rossa e oro e metà gialla e nera,
con il cappello della volta scorsa in testa. Quasi tutti i suoi compagni di
Casa, salvo le pazientissime e rassegnate Katie e Julie, la schivavano
inorriditi. Kaito la salutò modestamente con la mano,
poi diede una gomitata a Sheridan: «Non dovevi... “contenerla”?»
«È quello che ho fatto! Sai che fatica
convincerla a non cucire le stelline
fluorescenti su tutta la tuta?»
I gemelli risero guardando Kaito sbattersi una mano sulla fronte.
Hagrid, il professor Moody,
la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avvicinarono a Bagman
e ai campioni. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne
Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del
cappotto di talpa.
Momoka ridacchiò: «Ecco dove sono finite quelle di Luna...»
«Secondo
voi che ruolo hanno?»
Kaito sospirò: «Sono professori, non giocatori di Quidditch...»
«Bè,
siamo sul campo, non si sa mai...»
I quattro si allontanarono in direzioni
diverse, per disporsi attorno al labirinto. Bagman si
puntò la bacchetta alla gola e la sua voce amplificata per magia echeggiò sugli
spalti: «Signore e signori, sta per cominciare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la
situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantacinque punti
ciascuno... il signor Cedric Diggory e il signor
Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts!»
Le
grida e gli applausi fecero alzare in volo nel cielo sempre più scuro gli
uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita.
«Al
secondo posto, con ottanta punti... il signor Viktor Krum,
dell'Istituto Durmstrang!»
Altri
applausi.
«E
al terzo posto... Mademoiselle Fleur Delacour, dell'Accademia di Beauxbatons!»
Mentre gli ultimi applausi si spegnevano, Harry
a un certo punto sembrò notarli e i Malandrini fecero grandi cenni di
incoraggiamento, con pollici alzati e segni alla “stendili tutti”. Li salutò
con la mano e Luna, alle loro spalle, si alzò in piedi per farsi notare.
Purtroppo o per fortuna Harry si girò proprio in quel momento.
Bagman disse: «Allora... al mio segnale, Harry e Cedric! Tre...
due... uno...»
Fischiò
brevemente e Harry e Cedric scattarono in avanti ed entrarono nel labirinto.
«Ok,
spiegatemi una cosa, a questo punto...»
«Sheridan...»
La ragazza sbottò, stufa di essere sempre
censurata: «No, Kaito, scusa, ma a che serve il
pubblico? La prima prova era ok, ma sono due prove che non vediamo un bel
niente! Solo ansia per l’attesa! Che razza di spettacolo è? Capisco un errore
di organizzazione, ma qui siamo a due su tre, e questa è la finale!»
Il prestigiatore sospirò: «Questa volta
effettivamente hai ragione. Sarebbe bastato anche solo un drone per le riprese
dall’alto...»
Ginny fece una smorfia: «Un che?»
Sheridan scosse la testa: «Diavolerie
babbane, tranquilla.»
Colin pulì annoiato il suo obiettivo: «In
queste prove, a parte la prima, non sono riuscito nemmeno a...»
Un urlo femminile, acuto e penetrante, fece
gelare a tutti il sangue nelle vene.
«Cosa è stato?»
«Una Banshee?»
Ma una bambina dal pubblico si alzò
preoccupata e corse verso l’ingresso del labirinto.
«Quella non è la sorella di Fleur Delacour?»
«È stata lei ad urlare in quel modo?»
«Che caspita c’è in quel labirinto?»
Gli sguardi fra i Grifondoro
del Terzo anno si fecero ancora più preoccupati e nervosi. Cosa si nascondeva
fra le mura del labirinto?
Fred, dalla fila sopra di loro, commentò:
«Quanti punti rischio se lancio un Incendio
su un muro del labirinto per controllare?»
Ginny rispose: «Troppi perché tu possa tornare a
casa sano e salvo, ti ricordo che oggi ci sono sia Percy
che la mamma...»
Un vociare dal pubblico attirò nuovamente
la loro attenzione. Fleur Delacour
veniva trascinata priva di sensi fuori dal labirinto da una preoccupata
professoressa McGranitt.
«Per la miseria!»
«Ma che diamine c’è là dentro?»
Neanche il tempo di chiederselo, che delle
scintille rosse campeggiarono da un’altra parte del labirinto.
«Un altro ferito?»
«Chi sarà?»
Ginny congiunse le mani in preghiera, Ron ed Hermione si guardarono
preoccupatissimi, Sheridan iniziò a mordersi un labbro. Tutti i Grifondoro pregarono che non si trattasse di Harry, per
quanto fosse l’opzione più probabile. E invece, con grande sorpresa di tutti, a
venire trasportato in braccio da Hagrid fuori dal
labirinto fu Victor Krum.
«Krum?»
«Sul serio?»
Un Tassorosso
iniziò a gridare: «Ha vinto Hogwarts! Chiunque prenda
la Coppa ha vinto Hogwarts!»
Grida di giubilo si diffusero fra gli
alunni, indipendentemente dalla Casa, e allentarono un po’ la tensione, ma non
del tutto.
Kaito non riusciva a rilassarsi. Avrebbe vinto Hogwarts, e andava bene, ma i loro Campioni in che
condizioni sarebbero usciti?
Attesero, ancora e ancora. Nessun grido,
nessuna scintilla, niente di niente. Come se il labirinto stesso li avesse
inghiottiti.
«Da quanto tempo sono dentro?»
«Ormai sono quasi due ore.»
«Sono tante, le altre prove duravano
un’ora...»
«E se si fossero feriti in modo così grave
da non poter chiedere soccorso?»
Queste e molte altre voci si udivano dal
pubblico, ma Kaito quasi non ci prestava ascolto. Si
era messo a osservare i professori dotati di stella. Hagrid
era in ansia dal primo minuto, non era affidabile, ma quando notò che anche un tipino
sempre positivo e allegro come Vitius era
visibilmente ansioso si rese conto che qualcosa non stava funzionando. Si
stropicciò le mani per un attimo, come se fosse nervoso anche lui, poi si alzò.
«Vado un attimo in bagno e torno.»
E mentre il prestigiatore si allontanava,
George si ritrovò con un biglietto scarabocchiato in fretta e furia sulle
gambe, che aprì con circospezione e fece leggere solo al fratello.
Questa storia non mi piace, controllo
se va tutto bene e torno.
Assicuratosi di essere fuori dalla vista,
cosa non poi così difficile con il labirinto che attirava l’attenzione di
tutti, Kaito chiuse gli occhi e si smaterializzò
pensando intensamente a Harry. Quando li riaprì, non gli ci volle nulla a
capire che la situazione era decisamente sfuggita di mano.
Quel luogo non faceva assolutamente parte
del territorio di Hogwarts; era chiaro che aveva
viaggiato per chilometri, forse centinaia di chilometri, perché anche le
montagne che circondavano il castello erano sparite. Si trovava in un cimitero
buio e abbandonato; il profilo nero di una chiesetta era riconoscibile oltre un
grande tasso alla sua destra. Alla sua sinistra s'innalzava una collina, sul
cui versante si distingueva la sagoma di una bella dimora antica. Kaito alzò un sopracciglio perplesso. Dov’era finito? E,
soprattutto, dov’era Harry?
«MI
RIFIUTO!»
Come se gli avesse letto nel pensiero, la
sua voce rimbombò forte e chiara nel silenzio del cimitero. Il prestigiatore
sospirò. Non aveva nuovamente sbagliato, si trovava nel posto giusto. Fece per
dirigersi verso la zona da dove aveva sentito la voce di Harry, quando un
familiare schiocco alle sue spalle gli annunciò che qualcun altro si era
Smaterializzato. Si voltò, sperando di incrociare lo sguardo di uno dei suoi
professori, ma si ritrovò a fissare uno strano individuo: era tutto incappucciato
e mascherato e, a giudicare dai suoi gesti, era sorpreso quanto lui di trovarlo
in quel luogo. Quando lo vide tirare fuori la bacchetta, Kaito
agì d’istinto.
«Stupeficium!»
Il misterioso individuo cadde a terra. Il
prestigiatore rimase fermo per un attimo. Non aveva neanche mai provato
quell’incantesimo, ma lo aveva subito e visto fare ad Harry così tante volte
nell’ultimo mese che gli era venuto spontaneo. Fece per allontanarsi, poi
l’istinto da Kaito Kid lo fece ritornare sui suoi
passi e gli fece prendere i curiosi vestiti della sua vittima. Rimase sorpreso
per un attimo quando gli tolse la maschera: era un uomo asiatico, sui
quarant’anni, dagli abiti orientali eleganti e dall’aspetto molto curato; i
baffi gli ricadevano lunghi e sottili sul petto e indossava dei guanti bianchi
di fattura occidentale. Avrebbe voluto indagare di più sul curioso individuo,
ma alcune urla di sorpresa gli ricordarono il motivo per cui era lì.
«Harry...»
Indossò la bardatura dell’uomo misterioso e
si avviò.
Superata quella che sembrava essere una
piccola collinetta, Kaito quasi inciampò. Controllò
l’oggetto che gli aveva fatto perdere l’equilibrio e trasalì. Tra le sue mani
stava stringendo l’agognata Coppa Tremaghi, per metà
completamente accartocciata e ammaccata. Avvertì una stretta d’ansia allo
stomaco. Cosa diamine stava accadendo?
La tenne con sé e fece ancora qualche
passo. Oltre una fila di tombe intravvide altre figure nere e corse in quella
direzione. Nel buio, indossando la maschera, rischiò di inciampare ancora.
Abbassò lo sguardo e si sentì come se gli avessero lanciato un Pietrificus Totalus.
Ai suoi piedi era disteso Cedric Diggory, con gli occhi spalancati e un colore in volto che
non lasciava adito a dubbi. Era morto.
Non era il primo cadavere che Kaito avesse visto nella sua vita, ma la totale sorpresa e
l’ansia che aveva avuto fino a quel momento lo portarono a reagire peggio di
come avrebbe fatto di solito. Lasciò andare la Coppa, che rotolò in avanti, giù
dall’altura, e solo a fatica trattenne un urlo.
«Stamattina
ho visto un Gramo!»
«È
una sorta di grosso cane nero. Fra i maghi è considerato un annuncio di morte
imminente.»
Gli tornarono in mente le parole di Fred e
George, e quasi si sentì in colpa per non aver dato loro peso. Forse sarebbe potuto venire prima,
altrimenti. Forse lo avrebbe potuto
salvare…
Kaito scosse la testa e si costrinse a reagire.
Poteva salvare ancora almeno una persona. Sentendosi un vigliacco, scavalcò il
corpo e avanzò ancora.
Lo spettacolo che si ritrovò davanti lo
raggelò come e più di prima.
Harry era in piedi, visibilmente affaticato
e ferito; ma, soprattutto, attorniato da tutti gli uomini mascherati, c’era un
uomo, se si poteva definirlo tale: le mani erano come grossi, pallidi ragni,
con lunghe dita bianche; gli occhi rossi dalle pupille verticali come quelle di
un gatto; ai suoi piedi strisciava un lungo serpente. Kaito
non ebbe bisogno di presentazioni, seppure fosse molto diverso dalla versione
giovanile che aveva già incontrato: quell’uomo
poteva essere solo e soltanto Voldemort.
Il Signore Oscuro era totalmente
concentrato su Harry, di fronte a lui: «Ti rifiuti? Ti rifiuti di dire di no?
Harry, l'obbedienza è una virtù che devo insegnarti prima che tu muoia... forse
un'altra piccola dose di dolore...»
Voldemort levò la bacchetta, ma Harry si gettò a
terra di lato, rotolò dietro una lapide di marmo, che si spezzò mentre il
maleficio lo mancava.
Il Signore Oscuro si avvicinò alla lapide
rotta, mentre i Mangiamorte sghignazzavano: «Non stiamo giocando a nascondino,
Harry. Non puoi nasconderti da me. Vorrebbe forse dire che sei stanco del
nostro duello? Vorrebbe forse dire che preferisci che vi ponga fine ora, Harry?
Vieni fuori, Harry... vieni fuori a giocare, allora... farò in fretta... forse
sarà perfino indolore... non saprei... non sono mai morto...»
Prima che il viso serpentino di Voldemort spuntasse da dietro la lapide, Harry si rialzò,
strinse forte la bacchetta, la tese davanti a sé, e si scagliò dall'altra parte
della lapide, affrontando Voldemort.
Nulla avrebbe potuto preparare Kaito per ciò che stava per succedere, non riuscì nemmeno a
respirare, altro che intervenire.
«Expelliarmus!»
«Avada Kedavra!»
Un fiotto di luce verde sgorgò dalla
bacchetta di Voldemort mentre un fiotto di luce rossa
esplodeva da quella di Harry: s'incontrarono a mezz'aria, e all'improvviso sia la
bacchetta di Harry che quella di Voldemort presero a
vibrare come percorse da una corrente elettrica; un sottile raggio di luce ora
univa le due bacchette, né rosso né verde, ma di un luminoso oro intenso. Harry
e Voldemort furono improvvisamente entrambi sollevati
per aria, le bacchette ancora unite da quel filo di luce d'oro scintillante.
Volarono via dalla lapide e si posarono su un lembo di terreno spianato, privo
di tombe. I Mangiamorte urlavano, chiedevano ordini a Voldemort;
si stringevano, ricostituivano il cerchio attorno a Harry e Voldemort,
e il serpente strisciava ai loro piedi, alcuni estrassero le bacchette... Kaito ebbe solo la prontezza di unirsi a loro, di
avvicinarsi per quanto più gli fu possibile a Harry e di pregare che il
serpente che gli stava strisciando sui piedi non si accorgesse di lui, mentre
si chiedeva se e come portare via Harry da lì.
Il filo d'oro che univa Harry e Voldemort andò in mille pezzi; le bacchette rimasero unite,
mentre un centinaio di raggi disegnarono archi sopra di loro, incrociandosi
tutto attorno, finché i due non si trovarono rinchiusi in una rete d'oro a
forma di cupola, una gabbia di luce, oltre la quale i Mangiamorte si aggiravano
come sciacalli. Kaito si morse un labbro. Aveva perso
l’occasione.
Voldemort urlò ai Mangiamorte: «Non intervenite! Non
intervenite se non ve lo ordino!»
E poi una musica ultraterrena e bellissima
pervase l'aria... veniva da ogni filo della rete intessuta di luce che vibrava
attorno a Harry e Voldemort. Era una musica che Kaito riconobbe, anche se l'aveva udita solo una volta
prima d'allora. Era il canto della fenice di Silente, di Fanny. Guardò in alto,
aspettandosi che venisse in loro soccorso ancora una volta, ma non venne.
Tornò a guardare Harry e Voldemort. Il raggio era cambiato, era come se grosse perle
di luce scivolassero su e giù per il filo che univa le loro bacchette. Iniziarono
a scorrere lente e decise verso Harry, e la sua bacchetta tremò ancora più
forte. Il ragazzo sembrò concentrarsi al massimo e lentamente, molto lentamente,
le perle si arrestarono tremando, e poi, altrettanto lentamente, presero a muoversi
nella direzione opposta. Ora era la bacchetta di Voldemort
a vibrare foltissimo, era Voldemort ad apparire
stupefatto, e quasi impaurito. Una delle perle lentamente, molto lentamente, si
mosse lungo il filo d'oro, tremò per un attimo e poi entrò in contatto.
All'istante, la bacchetta di Voldemort emise urla di dolore, poi, mentre gli occhi di Voldemort si dilatavano per lo stupore, una densa mano di
fumo uscì volando dalla punta e scomparve. Ci furono altre urla di dolore, e
poi dalla punta della bacchetta prese a sbocciare qualcosa di molto più grosso,
un enorme qualcosa grigiastro, che sembrava fatto del più denso e fitto fumo. Era
una testa, seguita un petto, delle braccia, e infine quello che comparse, con
grande sorpresa di tutti, fu Cedric Diggory.
Kaito rimase impietrito, lieto che la maschera
che stava indossando sostituisse del tutto la sua faccia da poker. Cosa stava
succedendo? Con la coda dell’occhio controllò che il cadavere di Cedric fosse
ancora là, poi deglutì. Stavano forse invocando i fantasmi del cimitero?
Cedric parlò: «Resisti, Harry.»
La sua voce era remota e rimbombante. Kaito guardò Voldemort: i suoi
occhi rossi dilatati erano ancora colmi di sorpresa, non era più preparato di
Harry a ciò che stava accadendo. I Mangiamorte intorno a loro si aggiravano
attorno al perimetro della cupola d'oro urlando terrorizzati e cercando invano
di intervenire.
Altre urla di dolore sgorgarono dalla
bacchetta, poi dalla punta affiorò qualcos'altro: l'ombra densa di una seconda
testa, seguita subito da braccia e busto; un vecchio sconosciuto si spingeva
fuori dall'estremità della bacchetta di Voldemort
come aveva fatto Cedric. Cadde accanto a Cedric, scrutò Harry e Voldemort, la rete d'oro, e le bacchette unite, vagamente
sorpreso, appoggiandosi al bastone da passeggio.
«Allora
era davvero un mago? Mi ha ucciso, eh sì... stendilo, ragazzo...»
Il tono disteso dell’uomo anziano,
totalmente fuori luogo, come se stesse commentando l’ennesimo cantiere del
quartiere e non uno scontro fra il suo assassino e un ragazzino, quasi fece
ridere Kaito. Ma già un'altra testa affiorava.
Apparteneva a una donna, che cadde a terra e si rialzò, guardandosi attorno.
Kaito non ne ricordava il nome, ma fu sicuro di
aver letto qualcosa su di lei sulla Gazzetta del Profeta. Forse era scomparsa,
e ora era ben chiaro che brutta fine avesse fatto.
«Non mollare adesso! Non lasciare che ti
prenda, Harry... non mollare!»
Lei e le altre due sagome d'ombra presero a
misurare a grandi passi le pareti interne della rete d'oro, mentre i Mangiamorte
aleggiavano all'esterno. Le vittime di Voldemort
sussurravano girando attorno ai duellanti, sussurravano parole
d'incoraggiamento a Harry, e sibilavano ben altro contro Voldemort.
Ed ecco che un'altra testa spuntava dalla
punta della bacchetta di Voldemort. L'ombra di fumo
di una giovane donna dai capelli lunghi cadde, si rialzò e guardò Harry.
«Tuo
padre sta arrivando. Vuole vederti... andrà tutto bene... resisti...»
Kaito rimase ancora più sconvolto, se possibile. Quella donna...
era la madre di Harry?
Come a conferma, un uomo alto con i capelli
spettinati come quelli di Harry, la sagoma di fumo e d'ombra di una copia
invecchiata del giovane Grifondoro sbocciò dalla
punta della bacchetta di Voldemort, cadde a terra e
si rialzò come aveva fatto sua moglie. Si avvicinò a Harry, lo guardò e parlò
con la stessa voce remota e rimbombante degli altri, però sottovoce, così che Voldemort, il volto livido di terrore mentre le sue vittime
si aggiravano attorno a lui, non potesse sentire.
«Quando
il contatto s'interromperà, rimarremo qui solo per pochi istanti... ma ti
daremo il tempo... devi correre alla Passaporta, ti riporterà a Hogwarts... hai capito, Harry?»
Il
ragazzo sussurrò, spaventato: «Non posso! La Coppa si è rotta quando io e
Cedric siamo finiti qui! E poi una Passaporta funziona una volta sola!»
Lo sguardo di James si alzò e fissò dritto
negli occhi quelli di Kaito, giusto alle spalle di
Harry: «Non temere, c’è una Passaporta che è venuta apposta a soccorrerti.»
Kaito fissò senza fiato quell’ombra e,
lentamente, annuì. James gli rispose con lo stesso gesto della testa, in un
muto ma sentito ringraziamento. Harry non capiva, ma Cedric parlò di nuovo.
«Riporterete
indietro il mio corpo, vero? Riportate il mio corpo ai miei genitori...»
Mentre Kaito
annuiva ancora, Harry, seppure non capisse perché Cedric parlasse al plurale,
rispose per entrambi: «Lo farò.»
La
voce di suo padre sussurrò: «Fallo ora. Preparati a correre... ora...»
Harry urlò: «ORA!»
Puntò la bacchetta in alto con un potente
strattone, e il filo d'oro si spezzò; la gabbia di luce svanì, il canto della
fenice si spense, ma le sagome d'ombra delle vittime di Voldemort
non scomparvero: accerchiarono Voldemort, nascondendo
Harry alla sua vista.
E Harry iniziò a correre, urtando due
Mangiamorte. Uno di questi lo afferrò stretto al braccio e il ragazzo impugnò
la bacchetta per divincolarsi, ma una voce familiare lo fermò: «Harry, sono
io!»
Il Grifondoro
sbarrò gli occhi dalla sorpresa: «Kaito!»
«Sono la tua Passaporta, muoviamoci!»
Kaito lasciò il mantello di colpo, lanciandolo
sul Mangiamorte più vicino e sul serpente, e iniziò a correre con Harry, che
però faticava parecchio per colpa di una gamba evidentemente ferita. Qualcuno
cercò di afferrare il prestigiatore, e quando quest’ultimo lo riconobbe trasalì
dalla sorpresa. Era Codaliscia.
«Lasciami, topo di fogna!»
Gli mollò un calcione che lo fece rotolare
indietro e mentalmente ringraziò di essersi tenuto la maschera sul volto. Di
tutti i presenti lui era l’unico che poteva riconoscerlo.
Riprese a zigzagare tra lapidi e
maledizioni insieme ad Harry, entrambi puntando a un solo e unico obiettivo. Codaliscia si rialzò e cercò nuovamente di afferrare Kaito, ma il prestigiatore, giunto ormai nella stessa zona
in cui si era smaterializzato, si chinò, afferrò nuovamente la Coppa Tremaghi che si era lasciato sfuggire prima, e diede un
violento colpo in faccia a Peter Minus. L’uomo si
fermò, tenendosi il volto e Kaito ne approfittò per
fare uno scatto. Appena possibile si voltò, rendendosi conto che i Mangiamorte
erano vicini e che il rischio di essere raggiunti era troppo alto, quindi urlò:
«Fai l’incantesimo, quello con cui hai preso la scopa!»
Harry ci mise un attimo a capire, poi
brandì la bacchetta: «Accio Cedric!»
Non era carino, non era rispettoso, ma era
una questione di vita o di morte, e Cedric avrebbe capito. Il suo cadavere,
decisamente più pesante di una scopa, si avvicinò a loro quanto bastò perché
Harry potesse afferrarlo.
«Ora, Kaito!»
In quella frazione di secondo che gli fu
necessaria per Smaterializzarsi, Kaito notò molte
cose.
Vide Codaliscia,
nuovamente in piedi, avvicinarsi a loro tenendosi la faccia, con gli occhi
sbarrati dalla sorpresa.
Udì Voldemort
gridare: «State indietro! Lo ucciderò io! È mio!»
Infine, notò l’uomo che aveva Schiantato
prima rialzarsi e guardarlo dritto negli occhi.
Non ci fu il tempo di pensare a niente, se
non alla meta esatta in cui riapparire.
Chiuse gli occhi e nel tempo di un respiro
fu di nuovo in un punto indefinito del labirinto, nel parco di Hogwarts, al sicuro. Harry era atterrato faccia a terra e
non si era più mosso.
«Harry?»
«Ci... sono...»
Kaito tirò un sospiro di sollievo, e con quel
sospiro scaricò anche la sua tensione, ritrovandosi quasi senza forze. Si
sedette a terra e disse: «Perdonami, dovevo arrivare prima...»
Harry rispose a fatica: «Di cosa... ti
scusi? Se... non fossi venuto... sarei morto.»
Lo sguardo di Kaito
indugiò per un attimo sul corpo di Cedric e sospirò: «Già... senti, io non
posso farmi trovare qui. Perdonami, poi ti spiegherò. Non dire nulla sulla mia
presenza, ti prego.»
«O...ok...»
«Grazie, ti devo un favore.»
«Mi hai… appena salvato… di che favore…
parli?»
Il prestigiatore, con un sorriso amaro, posò
la Coppa Tremaghi che ancora stringeva tra le mani
vicino a Harry, si rialzò, usò la propria bacchetta per sparare le scintille
rosse e si smaterializzò di nuovo.
In pochi minuti si scatenò il panico.
Quando Harry, in condizioni pietose, venne portato fuori dal labirinto insieme
al cadavere di Cedric, la folla iniziò a urlare, ad agitarsi, a cercare di
precipitarsi sul campo. I professori tentarono di trattenere il pubblico,
mentre Harry veniva allontanato dal professor Moody.
In tutto questo, solo una persona si accorse del ritorno di Kaito.
«Eccoti! Ti stavamo cercando, dove...»
Ma a Ginny
morirono le parole in gola quando lo osservò con più attenzione: i pantaloni
del ragazzo erano sporchi di terra e fango e un lembo della divisa si era
persino stracciato; nonostante evidentemente cercasse di fare l'espressione
impassibile di sempre, il volto era terreo, gli occhi sbarrati, persi in una
qualche immagine che lei non poteva vedere; infine stringeva in una mano
qualcosa di bianco.
«Kaito...
Cosa...»
Il ragazzo sospirò, strinse gli occhi con
tutte le sue forze, come a voler disperatamente cancellare l'immagine che
continuava a tormentarlo, poi rispose a fatica: «Non adesso, Ginny, non è il momento... È morta una persona.»
La ragazza lo guardò sorpresa: «Ma tu eri
in bagno, come...»
Kaito si sedette, e fu come se la stanchezza
dell'intero anno scolastico gli crollasse addosso. Ebbe solo l'accortezza di
infilare la maschera del Mangiamorte sotto gli abiti.
«Non adesso, non adesso, ti prego...»
Ginny lo fissò preoccupata, con un'espressione
tanto simile a quella di sua madre, poi annuì: «D'accordo.»
E corse subito a cercare Fred e George.
I due giorni successivi furono tremendi.
Oltre a tutto il pasticcio avvenuto col professor Moody,
che risultò essere in realtà il Mangiamorte che aveva truccato il Torneo fin
dall'inizio, il vero problema fu quello più inaspettato: nessuno credette ad
Harry, in nessun giornale compariva alcuna notizia sul ritorno di Voldemort e la sensazione generale che sembrò diffondersi
ad Hogwarts fu quella che si fosse trattato di un
incidente, e che Harry si fosse inventato tutto il resto per lo shock o per desiderio
di notorietà. Per Kaito questo fu decisamente troppo.
«Vieni avanti, Kaito!»
Il prestigiatore aprì la porta dell'ufficio
di Silente: «Buongiorno, professore. Come sapeva che ero io?»
Il preside sorrise: «Come sapevo sempre
quando era tuo padre: sei l'unica persona in grado di presentarti a quella
porta senza far scattare il gargoyle di guardia.»
Con un gesto della mano lo invitò a
sedersi, ma Kaito non lo fece; con un rapido gesto
della mano fece comparire la famosa maschera bianca e la lanciò sulla cattedra.
«Se non crede alla storia di Harry posso
fornirle delle prove.»
Silente guardò sorpreso prima la maschera,
poi Kaito, e quasi scoppiò a ridere: «Hai davvero
pensato che potessi non credergli?»
«Se sono qui è perché non so più cosa
pensare.»
«Lo capisco. Per favore, siediti.»
Questa volta Kaito
accettò l'invito.
Il preside sospirò, con un piccolo accenno
di sorriso: «Innanzitutto, Kaito, io ti devo i miei
più sentiti ringraziamenti. Senza di te Harry sarebbe probabilmente morto nella
trappola ben congeniata di Barty Crouch.
Aveva previsto tutto... tranne l’imprevedibile. Tu.»
Kaito si lasciò sfuggire una smorfia e Silente
ridacchiò: «Non temere, Harry non ha detto nulla sul tuo conto.»
«E allora come...»
«Harry ha provato a farmi credere che la
Passaporta abbia funzionato due volte. Tuttavia, anche se questa opzione fosse
stata realistica, questa volta, mio caro Kaito Kid,
hai commesso un paio di leggerezze.»
Kaito lo guardò sorpreso e il preside assunse un
atteggiamento quasi da detective: «Non è degno di te... con la tua bacchetta lanci
le scintille rosse per far trovare Harry, lasciando la sua incastrata nella
divisa in una posizione tale da non poterla prendere...»
Il ragazzo ridacchiò: «Touché.»
Silente continuò: «Per favore, raccontami
la tua parte della storia. Di chi è questa maschera? Cosa hai fatto per aiutare
Harry a uscire da lì?»
Con una pacatezza degna della sua faccia da
poker, Kaito riassunse in breve la situazione. Il
preside non interruppe mai, neanche una volta, limitandosi ad ascoltare con
attenzione.
«Certo... ora è tutto ancora più chiaro.
Sei stato molto coraggioso, indubbiamente, ma devo anche dire leggermente
imprudente rispetto ai tuoi standard.»
«C’erano delle vite in pericolo. E anche
così...»
«Lo so, e non te ne sto facendo alcuna
colpa.»
«Perché allora sta lasciando Harry da
solo?»
Il preside si alzò dalla sedia. Da quella
posizione sembrava ancora più vecchio e stanco.
«Non lo sto facendo, ma non è così semplice
la situazione, purtroppo... la mia parola non conta così tanto come credi.»
Kaito lo guardò accigliato. Davvero?
«In ogni caso, non temere per Harry.»
«Bene.»
Kaito fece per andarsene, ma il preside lo
fermò.
«Stai dimenticando questa.»
Silente gli porse la maschera bianca. Kaito rimase sorpreso.
«Non la vuole tenere lei?»
«Se ne avrò bisogno te la chiederò, ma al
momento credo che sia più al sicuro nelle tue mani.»
Il prestigiatore prese la maschera, ma nel
farlo si accorse che al di sotto di essa l’uomo gli stava porgendo una busta.
«Mi sono permesso di anticipare la tua
prossima visita.»
«La mia prossima visita?»
«Se dovessi ancora avere bisogno di parlare
con me, prima di farlo apri la busta.»
Kaito lo guardò sempre più confuso:
«D’accordo...»
«Arrivederci, Kaito.»
«Arrivederci...»
Uscito dall’ufficio del preside, Kaito si diresse direttamente dai Malandrini.
Soseiji, impaziente, lo incalzò: «Allora?»
«Allora mi ha fatto capire che ha le mani
legate.»
Futago rimase sconvolto: «Silente con le mani
legate? È assurdo!»
«Neanche poi così tanto. Temo che qua ci
siano di mezzo questioni politiche. Ammettere il ritorno di Voldemort
è un bel pasticcio, si rischia il panico di massa.»
Momoka lo guardò sconvolta: «Ma se non lo si fa
si rischiano delle vite!»
«E credo che abbiamo centrato il dilemma
del nostro preside...»
Rimasero lì, a riflettere sulla situazione.
I Malandrini, a questo punto, non potevano fare più niente.
La mattina dopo a Kaito
arrivarono due lettere inaspettate, una portata da Aoko
e una da un uccello sconosciuto. Immaginando la provenienza della seconda, si
affrettò ad aprirla.
Ho continuato le
mie indagini e ho trovato una foto di Nabe. Mi
raccomando, fai molta attenzione a quest’uomo.
Piegato in mezzo al pezzo di pergamena
rovinato c’era un piccolissimo ritaglio di giornale. Era una foto di gruppo su
cui Sirius aveva cerchiato un volto. Kaito trasalì: era un uomo con lunghi e sottili baffi sul
petto e con guanti bianchi. Per un momento si sentì morire. Era l’uomo a cui
aveva sottratto la maschera al cimitero e proprio davanti al quale si era
smaterializzato con Harry.
Dopo essersi bevuto una tazza intera di
latte senza prendere fiato per mantenere la sua faccia da poker, per cercare di
riprendersi dallo shock Kaito decise di concentrarsi
sulla seconda lettera. Era di Jii.
Signorino,
la prego di prestare molta attenzione all’articolo che le ho inviato. È a
conoscenza di questa sfida?
Una
sfida? Per Kaito Kid?
Curioso, il prestigiatore guardò il foglio
di giornale allegato. Era di un famoso quotidiano di Tokyo.
«Ma che cosa...?»
Tutto andò in secondo piano quella sera,
l’ultima sera dell’anno scolastico.
Quando i Malandrini entrarono nella Sala,
videro subito che mancavano le consuete decorazioni. La Sala Grande di solito
era addobbata con i colori della casa vincitrice in occasione della festa di
fine anno. Quella sera, invece, c'erano stendardi neri sulla parete dietro il
tavolo degli insegnanti, in segno di rispetto per Cedric.
Il vero Malocchio Moody
era al tavolo degli insegnanti; la gamba di legno e l'occhio magico erano
tornati al loro posto. Era estremamente nervoso, e sobbalzava tutte le volte
che qualcuno gli rivolgeva la parola. Nessuno poté biasimarlo: la sua paura di
essere aggredito doveva essere ben aumentata in dieci mesi di prigionia nel
proprio baule. La sedia del professor Karkaroff era vuota.
Madame Maxime invece era lì, seduta vicino a Hagrid. Parlavano piano. Kaito si
sedette al tavolo, in silenzio, e come molti altri non rivolse una sola parola
fino a quando non fu Silente a prendere la parola.
«Siamo
alla fine di un altro anno.»
Fece
una pausa, e i suoi occhi si posarono sul tavolo di Tassorosso.
Il loro era il tavolo più taciturno già da prima che Silente si alzasse, e i
loro volti erano anche i più tristi e pallidi della Sala.
«Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti
voi stasera, ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto
bella, che dovrebbe essere seduta qui a godersi il Banchetto con noi. Vorrei
che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste a Cedric Diggory.»
Obbedirono
tutti; le panche grattarono per terra mentre tutti in Sala si alzavano e
levavano i calici e ripetevano, in un solo, cupo rombo: «A Cedric Diggory.»
Dopo che tutti si furono seduti, Silente
riprese: «Cedric era una persona che riuniva in sé molte delle qualità che
distinguono la casa di Tassorosso: era un amico buono
e fedele, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale. La sua morte ha toccato
tutti voi, che lo conosceste o no. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere
esattamente com'è successo.»
Kaito alzò il capo e fissò dritto negli occhi Silente. Voleva davvero...
«Cedric
Diggory è stato assassinato da Voldemort.»
Un sussurro terrorizzato spazzò la Sala
Grande. I Malandrini si guardarono sconvolti per un attimo. Tutti fissarono
Silente increduli e atterriti. Lui rimase perfettamente calmo a guardarli
confabulare, e poi tacere di nuovo.
«Il Ministero della Magia non vorrebbe che
ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno
per ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo,
giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente
preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto
in seguito a un incidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla
sua memoria.»
Tutti quanti in Sala erano rivolti a
Silente, stupefatti e sconvolti.
«C'è qualcun altro che dev'essere ricordato
in merito alla morte di Cedric. Naturalmente sto parlando di Harry Potter.»
Un mormorio percorse la Sala Grande, mentre
poche teste si voltavano dalla parte di Harry prima di tornare rapide a
Silente.
«Harry Potter è riuscito a sfuggire a Voldemort. Ha rischiato la vita per riportare il corpo di
Cedric a Hogwarts. Ha dimostrato, in tutti i sensi,
il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell'affrontare Voldemort,
e per questo io gli rendo onore.»
Silente si voltò con gravità verso Harry, e
levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito.
Mormorarono il suo nome, come avevano mormorato quello di Cedric, e bevvero
alla sua salute. Ma da uno spazio vuoto tra le persone in piedi, Kaito notò che molti Serpeverde
erano rimasti seduti al loro posto in segno di sfida, senza toccare i calici.
Silente, che dopotutto non possedeva occhi magici, non li vide.
Quando tutti si furono rimessi a sedere,
Silente riprese: «Lo scopo del Torneo Tremaghi era di
approfondire e promuovere l'intesa tra maghi. Alla luce di quanto è accaduto -
il ritorno di Voldemort - questi legami sono più
importanti che mai.»
Silente spostò lo sguardo da Madame Maxime e Hagrid a Fleur Delacour e ai suoi compagni
di Beauxbatons, a Viktor Krum
e ai ragazzi di Durmstrang al tavolo di Serpeverde.
Silente indugiò un attimo sugli studenti di
Durmstrang: «Tutti gli ospiti di questa Sala saranno
i benvenuti qui, in qualunque momento, quando vorranno venire. Ripeto ancora
una volta a tutti voi: alla luce del ritorno di Voldemort,
siamo forti solo se uniti, deboli se divisi. L'abilità di Voldemort
nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo
mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia. Le differenze di
abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i
nostri cuori sono aperti. È mia convinzione, e non ho mai desiderato tanto di
sbagliarmi, che stiamo tutti per affrontare tempi oscuri e difficili. Alcuni di
voi in questa Sala hanno già subito terribili sofferenze a opera di Voldemort. Molte delle vostre famiglie sono state
distrutte. Una settimana fa, uno studente ci è stato portato via. Ricordatevi
di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò
che è giusto è ciò che è facile, ricordate cos'è accaduto a un ragazzo che era
buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory.»
Rimasero tutti in silenzio, e con quel
silenzio i Malandrini, insieme, si ritrovarono il giorno dopo sull’Espresso di Hogwarts. Il primo vero
commento sulla serata fu di Sheridan, e fu un’esclamazione piuttosto colorita.
«Scusate, ma... che coraggio ha avuto
Silente? E meno male che aveva le mani legate!»
Fred annuì: «In effetti...»
Kaito sospirò, con una copia della Gazzetta in
mano: «Le ha ancora, anche se ha fatto un’azione di forza. Qui non parla di
niente, solo un articoletto il giorno dopo la terza prova, che annuncia il
vincitore del Torneo. Non hanno nemmeno fatto cenno a Cedric. Non ne parlano
proprio. Secondo me, il Ministero li sta costringendo a starsene tranquilli.»
George guardò curioso: «Neppure la Skeeter? Davvero?»
Momoka sbarrò gli occhi: «Ah, già... voi non lo
sapete, poi non vi ho più detto nulla!»
«Detto cosa?»
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso
furbetto: «Vi ricordate la mattina della Terza Prova, quando ho seguito Hermione?»
Futago si sbatté una mano sulla fronte: «Giusto,
aveva capito qualcosa sulla Skeeter! Cosa aveva
scoperto?»
«Una bomba! Un piano perfetto, aveva
trovato il modo per poter seguire tutti senza poter essere vista!»
«Un mantello dell’invisibilità?»
«Mooolto meglio! Vedete...
è un Animagus!»
Mangetsu la guardò confuso: «Come la McGranitt?»
Soseiji lo interruppe: «E in cosa si trasforma?»
Momoka mimò con le dita un qualcosa di molto
piccolo: «In un minuscolo... scarabeo.»
Fred saltò quasi sul sedile: «Ecco come fa
quella str...»
Kaito lo fulminò con un’occhiataccia.
«... ega a spiarci tutti! E chi lo va a notare un insetto?»
George ci rifletté su: «Aspetta... ma è legale?»
Sheridan sorrise: «Assolutamente no! È qua
che l’ha fregata Hermione! Se si sapesse che ha
questa capacità le toglierebbero la qualifica da giornalista! È stato
divertente andare a caccia di insetti insieme, quella mattina...»
Kaito la guardò entusiasta: «L’avete presa?»
«Ce l’ha Hermione.
La ricatterà un po’ e poi la lascerà andare.»
Kaito la guardò furbetto: «Idea tua?»
«Ovvio...»
Fred e George si alzarono: «Andiamo a
vederla!»
Il prestigiatore sospirò: «Perché no?»
Il quartetto uscì dallo scompartimento e si
diresse verso quello occupato da Harry, Ron ed Hermione, ma al di fuori della porta trovarono qualcuno di
inaspettato.
«Hai scelto il partito sbagliato, Potter!
Ti avevo avvertito! Ti avevo detto che dovevi scegliere più attentamente i tuoi
amici, ricordi? Quando ci siamo incontrati sul treno, il primo giorno di
scuola? Ti avevo detto di non frequentare della plebaglia del genere! Ora è
troppo tardi, Potter! Saranno i primi a sparire, ora che il Signore Oscuro è
tornato! Mezzosangue e Babbanofili saranno i primi!
Be'... i secondi... Diggory è stato il p...»
Fu come se qualcuno avesse fatto esplodere
una cassa di fuochi d'artificio nello scompartimento. Vari incantesimi erano
schizzati da tutte le parti, con una serie di scoppi, e alla fine Malfoy, Tiger e Goyle erano
distesi sulla soglia, privi di sensi.
Erano stati colpiti da almeno sette
incantesimi diversi, tre da dentro lo scompartimento e quattro da fuori.
Fred
disse in tono pratico, urtando Goyle per entrare
nello scompartimento: «Avevamo pensato di venire a vedere che cos'avevate in
mente voi tre.»
Tutti
i Malandrini lo seguirono nello scompartimento, brandendo ancora la bacchetta,
e tutti si premurarono di inciampare in Malfoy entrando.
George
guardò Tiger: «Un risultato interessante. Chi è stato a usare l'Incantesimo Furnunculus?»
Harry
disse: «Io.»
«Curioso, io ho usato la Fattura Gambemolli. A quanto pare non bisognerebbe mescolarli. È
come se gli fossero spuntati dei piccoli tentacoli su tutta la faccia.»
Kaito sventolò le bacchette dei tre Serpeverde: «E di queste che me ne faccio?»
Sheridan fece una smorfia schifata: «Io
gliele butterei fuori dal finestrino.»
George sospirò: «È un po’ troppo, non
abbiamo i soldi per ricompragliele... limitati a nasconderle in giro per il
treno.»
«Bene.»
Ron indicò i tre corpi a terra: «E di loro che
ne facciamo, piuttosto?»
Fred alzò le spalle: «Be', non lasciamoli
qui, non fanno molto per migliorare l'arredamento.»
Ron, Harry e George calciarono, rotolarono e spinsero i corpi
svenuti di Malfoy, Tiger e Goyle
- tutti e tre assai malridotti, visto il miscuglio di incantesimi che li
avevano bersagliati - nel corridoio, poi tornarono nello scompartimento e
chiusero la porta.
Non
appena tornò Kaito, Fred propose, estraendo un mazzo
di carte: «Qualcuno vuole giocare a Spara Schiocco?»
Nessuno ebbe nulla in contrario. Dopo aver
ammirato per un momento di pura soddisfazione Rita Skeeter
nel suo barattolo, nel bel mezzo della quinta partita Harry decise di fare una
domanda.
«Allora,
ce lo dite? Chi stavate ricattando?»
«Eh?»
«Vi
abbiamo sentito, un paio di volte, in Sala Comune...»
«Oh. Quello.»
Fred scosse il capo spazientito: «Non ha
importanza. Non era niente di importante. Ora non lo è, comunque.»
George, lanciando un’occhiata a Kaito e Sheridan, aggiunse: «Abbiamo mantenuto la nostra
promessa e abbiamo lasciato perdere.»
Kaito e Sheridan annuirono sorridendo, ma Harry,
Ron e Hermione continuarono
a interrogarli, e finalmente Fred sbuffò: «Va bene, va bene, se proprio lo volete
sapere... era Ludo Bagman.»
Harry
esclamò in tono brusco: «Bagman? State dicendo che
era coinvolto nel...»
«Nooo, niente del genere. Quello sciocco idiota. Non avrebbe
avuto abbastanza cervello.»
«Be',
e allora?»
Fred esitò, poi disse: «Vi ricordate che
avevamo scommesso con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch?
Che avrebbe vinto l'Irlanda, ma Krum avrebbe preso il
Boccino?»
Harry e Ron dissero
lentamente: «Sì.»
«Be', quell'idiota ci ha pagato con l'oro
dei Lepricani che aveva preso alle mascotte dell'Irlanda.»
«E
allora?»
Fred
ripeté spazientito: «E allora è sparito, no? La mattina dopo non c'era più!»
Hermione disse: «Ma... dev'essere stato un
incidente, no?»
George scoppiò in una risata molto amara:
«Sì, è quello che abbiamo pensato anche noi, all'inizio. Abbiamo pensato che
scrivendogli, dicendogli che aveva fatto un errore, avrebbe sganciato i nostri
soldi. Ma niente da fare. Ha ignorato la nostra lettera. Abbiamo cercato di
parlargli un sacco di volte a Hogwarts, ma trovava
sempre qualche scusa per sfuggirci.»
«Alla fine, è diventato odioso. Ci ha detto
che eravamo troppo giovani per il gioco d'azzardo, e che non ci avrebbe dato un
bel niente.»
«Allora
abbiamo chiesto che ci restituisse il nostro denaro.»
Hermione esclamò senza fiato: «Non avrà rifiutato!»
«Proprio
così.»
«Ma
erano tutti i vostri risparmi!»
«Non dirmelo. Naturalmente alla fine
abbiamo scoperto che cosa stava succedendo. Anche il padre di Lee Jordan ha
fatto fatica a ottenere da Bagman il denaro che gli
spettava. È venuto fuori che era nei pasticci con i goblin.
Ha preso in prestito da loro un sacco di denaro. Una loro banda lo ha assalito
nel bosco dopo la Coppa del Mondo e gli ha portato via tutto l'oro che aveva, e
non è nemmeno bastato a coprire tutti i suoi debiti. L'hanno seguito fino a Hogwarts per tenerlo d'occhio. Ha perso tutto al gioco. Non
ha più un galeone. E lo sapete quell'imbecille come ha cercato di risarcire i goblin?»
Harry
chiese: «Come?»
«Ha
puntato su di te, amico. Ha fatto una grossa giocata, scommettendo che avresti
vinto il Torneo. Contro i goblin.»
Kaito si lascò sfuggire: «Questa me l’ero persa...»
«Allora
è per quello che cercava di aiutarmi a vincere! Be'... ho vinto, no? Quindi può
restituirvi il vostro denaro!»
George scosse il capo: «No. I goblin giocano sporco quanto lui. Dicono che tu hai
pareggiato con Diggory, e Bagman
aveva scommesso che saresti stato il primo assoluto. Cosi è dovuto fuggire. È
scappato subito dopo la terza prova.»
George
sospirò ricominciando a distribuire le carte.
Il resto del viaggio fu abbastanza
piacevole. Kaito fu felice di vedere Harry nuovamente
rilassato, dopo quanto era successo, e fu quasi dispiaciuto quando l'Espresso
di Hogwarts rallentò e si fermò sul binario nove e
tre quarti. Il rumore e la confusione consueti riempirono i corridoi mentre gli
studenti cominciavano a scendere. Kaito, Sheridan, Ron e Hermione scavalcarono con
difficoltà Malfoy, Tiger e Goyle,
trascinando i bauli.
«E loro?»
Sheridan alzò le spalle: «Qualcuno li
troverà, prima o poi, non preoccupiamoci troppo.»
Hermione annuì e Kaito
rise: «Non ti fa bene frequentarla troppo, stai diventando una cattiva
ragazza!»
Hermione rise a sua volta, e poco dopo furono
raggiunti anche da Harry e dai gemelli.
Sul binario Fred e George erano increduli,
ancora con il sacchetto di galeoni in mano.
«Harry è pazzo.»
«Generosissimo, ma pazzo.»
Kaito li guardò seri: «Non sprecateli. Non fate
idiozie. Scherzi d’accordo... ma idiozie no. Ok?»
«Ok, certo.»
«Lo dobbiamo a Harry. Lo dobbiamo a...
Cedric...»
I Malandrini annuirono, e in un tacito
accordo cambiarono argomento.
«Allora, programmi per l’estate?»
Sheridan alzò le spalle: «Una vacanza con i
miei e poi si vedrà.»
George soppesò il sacchetto di Harry:
«Penso che ci dedicheremo ai progetti. E all’esame di Smaterializzazione, che
dobbiamo imparare a fare concorrenza a Kaito.»
Kaito ridacchiò: «E io cercherò di tenere il
mondo magico nel baule per un po’. Devo recuperare un po’ di vita babbana
giapponese, mi manca sempre parecchio.»
Fred diede una gomitata al prestigiatore:
«E Kid?»
Il ragazzo sospirò, tirando fuori il pezzo
di giornale di Jii: «Kid avrà subito una bella gatta
da pelare appena tornerà in azione...»
Vi avevo promesso un’attesa più corta, e sono riuscita a
mantenere la parola (ringraziate che mi sono dovuta mettere in mutua per un
paio di giorni). Questo capitolo è una delle ragioni per cui iniziai a scrivere
questa storia: l’enorme, gigantesco, inspiegato errore della Passaporta che
funziona due volte. Con la presenza di Kaito non
elimino questo elemento (che rimane presente come la balla che si inventa
Harry) ma lo giustifico. Inoltre ci sono elementi che serviranno per la trama
personale di Kaito, ma che saranno accantonati nel
prossimo capitolo, che vedrà finalmente la presenza di un personaggio finora
mai apparso su queste pagine… pronti ad avere a che fare con il più piccolo grande detective del Giappone?
Intanto ringrazio fenris e Serena Leroy
per i loro commenti e vi aspetto tutti al prossimo capitolo.
Alla prossima!
Hinata 92