Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: hinata 92    08/10/2020    3 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il mortale ritardo

 

I mesi trascorsero in fretta. Nelle pause da compiti e lezioni i Malandrini cercarono di aiutare Harry, insieme ovviamente a Ron e a Hermione, a prepararsi per l’ultima prova, il labirinto, che come annunciato sarebbe stato pieno di creature e incantesimi. Nei giorni che seguirono trascorsero tutto il loro tempo libero in biblioteca a studiare stregonerie, o in qualche classe vuota dove sgattaiolavano per esercitarsi. Harry si era concentrato sullo Schiantesimo, che non aveva mai usato prima. Il guaio era che fare pratica comportava parecchi sacrifici da parte di tutti.

Ron, un lunedì all'ora di pranzo, mentre giaceva lungo disteso nel bel mezzo della classe di Incantesimi propose: «Non possiamo rapire Mrs Purr 

Era appena stato Schiantato e risvegliato da Harry per la quinta volta di seguito. «Possiamo Schiantare lei qualche volta. Oppure puoi usare Dobby, Harry. Scommetto che farebbe qualunque cosa per aiutarti. Non è che mi lamenti, ma mi fa male dappertutto...»

Mentre si alzava in piedi cautamente, massaggiandosi la schiena, Hermione esclamò, impaziente: «Be', certo, se continui a mancare i cuscini!» 

Sheridan si limitò a risistemare la pila di cuscini che avevano usato per l'Incantesimo di Esilio e che Vitious aveva lasciato in un armadio.

«Quando sei Schiantato non riesci a prendere la mira molto bene, Hermione! Perché non vieni tu al mio posto?»

Sheridan cercò di sedare gli animi: «Be', credo che Harry l'abbia imparato, ormai.» Hermione aggiunse in fretta: «E non dobbiamo darci pensiero per l'Incantesimo di Disarmo, perché sono secoli che lo sa fare... Credo che stasera dovremmo cominciare con qualche stregoneria.»

Continuarono così, alternandosi a turno, fino a giugno.

All'inizio di giugno l'atmosfera nel castello si fece di nuovo tesa e agitata. Tutti aspettavano con ansia la terza prova, che avrebbe avuto luogo una settimana prima della fine del trimestre. Harry si esercitava negli incantesimi in ogni momento libero. Stanca di imbattersi nel gruppetto in tutti gli angoli della scuola, la professoressa McGranitt aveva dato a Harry il permesso di usare la classe di Trasfigurazione che era vuota all'ora di pranzo. Ben presto Harry padroneggiò l'Incantesimo di Ostacolo, che rallentava e ostacolava gli aggressori, l'Incantesimo Reductor, che gli consentiva di far saltare in aria oggetti solidi che fossero d'intralcio, e l'Incanto Quattro Punti, un'utile scoperta di Hermione che avrebbe indirizzato la sua bacchetta esattamente a nord, permettendogli di orientarsi all'interno del labirinto.

Hermione, scorrendo la lista e cancellando gli incantesimi che avevano già imparato, ripeteva spesso: «Però vai molto bene, davvero. Alcuni di questi si riveleranno utili.»

I Malandrini certo non erano stati con le mani in mano. Fred e George passarono ad Harry alcuni dei loro scherzi, anche con piccole modifiche originali, per rallentare o ostacolare gli avversari; Kaito gli insegnò un paio di trucchi utili a liberarsi in caso qualcuno avesse provato a legargli le mani per impedirgli di usare la bacchetta e Sheridan, rendendosi conto che la sua tecnica migliore, l’appendere la gente ai gargoyles, fosse poco utile in questa situazione, andava spesso a spiare gli altri concorrenti per controllare come si preparassero. La tensione era così alta che Kaito decise di ignorare completamente il suo compleanno.

Alla vigilia della prova, il 23 giugno, i quattro si lasciarono andare sulle poltrone della Sala Comune con un sospiro.

Fred commentò: «Più di questo non si poteva fare.»

Kaito annuì: «Ora sta ad Harry.»

Sheridan, seppure con un po’ di fatica, si alzò e fece per allontanarsi dalla Sala. George la fermò: «Dove vai?»

«Da Luna. Oggi a lezione mi ha detto di avere mirabolanti idee per incoraggiare i Campioni e visto il suo ultimo cappello forse è meglio che controlli cosa le passa per la testa.»

I tre ragazzi risero: «Hai ragione!»

Poi, non appena si fu allontanata, i tre ragazzi si guardarono seri.

«Siamo sicuri che andrà tutto bene?»

«Perché non dovrebbe?»

George abbassò lo sguardo: «So... che non bisogna essere superstiziosi, però...»

Kaito lo incoraggiò: «Però?»

Il ragazzo strinse le labbra imbarazzato, poi disse tutto d’un fiato: «Stamattina ho visto un Gramo!»

Il prestigiatore lo guardò confuso: «Cos’è un Gramo?»

Fred spiegò: «È una sorta di grosso cane nero. Fra i maghi è considerato un annuncio di morte imminente.»

Cane nero...

Kaito dovette trattenersi dal ridere. Probabilmente era Sirius, infiltratosi per controllare la prova prima che l’affrontasse Harry! Ma George questo non lo sapeva, e non voleva assolutamente prenderlo in giro.

«Non preoccuparti, l’hai detto tu, è una superstizione. Andiamo a dormire, domani sera a quest’ora staremo festeggiando la fine del Torneo, chiunque sarà il vincitore.»

George annuì e lo seguì su per il dormitorio.

 

La mattina della terza prova la colazione al tavolo di Grifondoro fu molto rumorosa. Comparvero i gufi postini e non appena Kaito ebbe per le mani la sua edizione della Gazzetta del Profeta si lasciò sfuggire una piccola imprecazione.

Sheridan sussurrò: «Che succede?»

«Leggi.»

 

HARRY POTTER È «DISTURBATO E PERICOLOSO»

Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull'opportunità che partecipi a una gara impegnativa come il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola di Hogwarts.

Potter, come la Gazzetta del Profeta è in grado di rivelare in esclusiva, sviene regolarmente durante le lezioni, e spesso lo si sente lamentare un dolore alla cicatrice che porta sulla fronte (ricordo della maledizione con la quale Voi-Sapete-Chi cercò di ucciderlo). Lunedì scorso, nel corso di una lezione di Divinazione, il vostro inviato della Gazzetta del Profeta può testimoniare che Potter è uscito di gran fretta dalla classe, sostenendo che la cicatrice gli faceva troppo male per continuare a studiare.

È possibile, spiegano i massimi esperti dell'Ospedale di San Mungo per le Malattie e Ferite Magiche, che il cervello di Potter sia stato danneggiato dall'aggressione di Voi-Sapete-Chi, e che la sua insistenza nel sostenere che la cicatrice gli fa ancora male sia una manifestazione del profondo stato confusionale in cui versa.

«Potrebbe anche fingere» ha dichiarato uno specialista, «la sua potrebbe essere una richiesta di attenzioni».

La Gazzetta del Profeta, intanto, ha scoperto fatti preoccupanti a proposito di Harry Potter che Albus Silente, Preside di Hogwarts, ha accuratamente tenuto nascosti al pubblico mago.

«Potter parla il Serpentese» rivela Draco Malfoy, uno studente del quarto anno di Hogwarts. «Un paio di anni fa si sono verificate parecchie aggressioni ai danni di studenti, e tutti pensavano che dietro ci fosse Potter: aveva perso la testa al Club dei Duellanti e aveva aizzato un serpente contro un altro ragazzo. Ma è stato tutto messo a tacere. Lui però ha anche fatto amicizia con lupi mannari e giganti. Siamo convinti che farebbe qualunque cosa per un briciolo di potere».

Il Serpentese, la capacità di parlare ai serpenti, da molto tempo è considerato un'Arte Oscura. In verità, il più celebre conoscitore del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti Oscure, che preferisce conservare l'anonimato, ha dichiarato che riterrebbe ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia Oscura della peggior specie, e sono storicamente legati ai malfattori». Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari e giganti parrebbe nutrire inclinazioni violente».

Albus Silente dovrebbe senza dubbio chiedersi se a un ragazzo del genere debba essere permesso gareggiare nel Torneo Tremaghi. C'è chi teme che Potter possa ricorrere alle Arti Oscure nel suo folle desiderio di vincere il Torneo, la terza prova del quale avrà luogo questa sera.

 

«Figlia di...»

«Sheridan... abbiamo orecchie sensibili al tavolo...»

«Ma è un colpo basso il giorno stesso dell’ultima Prova!»

«La Skeeter ha mai giocato pulito finora?»

I due Malandrini, da dietro il giornale, sbirciarono la reazione di Harry. Nonostante le prese in giro di Malfoy sembrava non curarsene troppo.

Sheridan sospirò: «Per fortuna Harry ormai ci passa sopra.»

Kaito le diede una gomitata: «Guarda Hermione

Il volto della ragazza aveva una strana espressione, quasi rapita. Alzò lentamente una mano e si fece scorrere le dita tra i capelli.

Ron la guardò accigliato: «Ti senti bene?»

Hermione fece scorrere di nuovo le dita tra i capelli, e poi avvicinò la mano alla bocca, come se parlasse in un walkie-talkie invisibile.

Kaito si lasciò sfuggire un’espressione soddisfatta: «Conosco quella faccia, l’ho vista sui volti di fin troppi detective...»

«Mi è venuta un'idea. Credo di sapere... perché così nessuno avrebbe visto... nemmeno Moody... e lei avrebbe potuto salire sul davanzale... ma non è autorizzata... non è assolutamente autorizzata... credo di averla incastrata! Datemi solo due secondi in biblioteca... solo per esserne certa!»

E con queste parole, Hermione afferrò la borsa e sfrecciò fuori dalla Sala Grande.

Sheridan fece l’occhiolino a Kaito: «Io la seguo. Ha l’aria di essere qualcosa di grandioso e, soprattutto, contro la Skeeter

«Vai, vai.»

La ragazza si alzò dal tavolo con un aria soddisfatta che Kaito non le vedeva da tempo: «Qualunque cosa pur di fargliela pagare a quella str...»

«Sheridan...»

«... ega. Stavo per dire strega

«Seee, come no. Fila, dai. Ci vediamo dopo!»

Non appena Sheridan si defilò dalla Sala Grande, scattante come una ninja, la professoressa McGranitt si avvicinò a Harry.

«Potter, i campioni si riuniscono nella saletta qui accanto dopo colazione.»

Harry si rovesciò addosso le uova strapazzate: «Ma la prova comincia stasera!»

«Lo so, Potter. I familiari dei campioni sono invitati ad assistere alla prova finale, lo sai. Questa è solo un'occasione per salutarli.»

La professoressa si allontanò e dall’espressione di Harry Kaito comprese che il Campione non era a conoscenza di alcun parente che potesse venirlo a trovare, ciononostante il ragazzo si alzò e andò verso la saletta. Il prestigiatore finì la sua colazione e si avviò verso la serra di Erbologia, dove lo attendeva il primo esame di fine anno. Un attimo prima che la professoressa Sprite entrasse, Sheridan s’intrufolò in classe.

«Allora?»

«L’ho già detto che Hermione è un genio?»

«Più o meno lo diciamo tutti un migliaio di volte al giorno, ormai è assodato. Spara, cos’ha scoperto?»

Momoka fece per parlare, ma l’ingresso della professoressa li obbligò a rimandare l’intera discussione.

 

Una sfilza di esami uno dietro l’altro portarono alla sera l’intero terzo anno di Grifondoro ad essere completamente distrutto. Ginny aveva a malapena fatto caso alla presenza di sua madre e di suo fratello nel castello in compagnia di Harry. In ogni caso cercarono tutti di tirarsi su per quanto possibile per il banchetto serale.

Mentre si accomodavano alle solite tavolate, decisamente più imbandite nel normale, Kaito buttò un occhio al tavolo dei professori. Ludo Bagman sembrava piuttosto allegro, ma Cornelius Caramell, che era seduto accanto a Madame Maxime, era torvo e non parlava. Madame Maxime era concentrata sul suo piatto, e a Harry parve che avesse gli occhi rossi. Hagrid continuava a guardarla in tralice. Mentre il soffitto incantato sopra le loro teste cominciava a sbiadire dall'azzurro a un violetto fosco, Silente si alzò al tavolo dei professori e subito cadde il silenzio.

«Signore e signori, tra cinque minuti vi chiederò di scendere al campo di Quidditch per la terza e ultima prova del Torneo Tremaghi. I campioni vogliano per favore seguire il signor Bagman giù allo stadio, adesso.»

Harry si alzò. Tutti i Grifondoro lo applaudirono; i Weasley, Hermione e i restanti Malandrini gli augurarono tutti quanti buona fortuna, e lui uscì dalla Sala Grande con Cedric, Fleur e Krum. Appena fu possibile, tutti li seguirono.

Entrarono nel campo di Quidditch, che ormai era del tutto irriconoscibile. Una siepe alta sei metri correva per tutto il suo perimetro. C'era un'apertura proprio davanti a loro: l'ingresso dell'enorme labirinto. Il corridoio al di là era buio e sinistro. L'aria si riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso, limpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle. Fu mentre Kaito si perdeva per un attimo in quello spettacolo naturale che Luna gli diede una pacca sulle spalle. Il prestigiatore si voltò e quasi trasalì sulla sedia delle tribune. La sua amica Corvonero si era cucita da sola una sorta di tuta metà rossa e oro e metà gialla e nera, con il cappello della volta scorsa in testa. Quasi tutti i suoi compagni di Casa, salvo le pazientissime e rassegnate Katie e Julie, la schivavano inorriditi. Kaito la salutò modestamente con la mano, poi diede una gomitata a Sheridan: «Non dovevi... “contenerla”

«È quello che ho fatto! Sai che fatica convincerla a non cucire le stelline fluorescenti su tutta la tuta?»

I gemelli risero guardando Kaito sbattersi una mano sulla fronte.

Hagrid, il professor Moody, la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avvicinarono a Bagman e ai campioni. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del cappotto di talpa.

Momoka ridacchiò: «Ecco dove sono finite quelle di Luna...»

«Secondo voi che ruolo hanno?»

Kaito sospirò: «Sono professori, non giocatori di Quidditch...»

«Bè, siamo sul campo, non si sa mai...»

I quattro si allontanarono in direzioni diverse, per disporsi attorno al labirinto. Bagman si puntò la bacchetta alla gola e la sua voce amplificata per magia echeggiò sugli spalti: «Signore e signori, sta per cominciare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantacinque punti ciascuno... il signor Cedric Diggory e il signor Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts

Le grida e gli applausi fecero alzare in volo nel cielo sempre più scuro gli uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita.

«Al secondo posto, con ottanta punti... il signor Viktor Krum, dell'Istituto Durmstrang

Altri applausi.

«E al terzo posto... Mademoiselle Fleur Delacour, dell'Accademia di Beauxbatons

Mentre gli ultimi applausi si spegnevano, Harry a un certo punto sembrò notarli e i Malandrini fecero grandi cenni di incoraggiamento, con pollici alzati e segni alla “stendili tutti”. Li salutò con la mano e Luna, alle loro spalle, si alzò in piedi per farsi notare. Purtroppo o per fortuna Harry si girò proprio in quel momento.

Bagman disse: «Allora... al mio segnale, Harry e Cedric! Tre... due... uno...»

Fischiò brevemente e Harry e Cedric scattarono in avanti ed entrarono nel labirinto.

 

«Ok, spiegatemi una cosa, a questo punto...»

«Sheridan...»

La ragazza sbottò, stufa di essere sempre censurata: «No, Kaito, scusa, ma a che serve il pubblico? La prima prova era ok, ma sono due prove che non vediamo un bel niente! Solo ansia per l’attesa! Che razza di spettacolo è? Capisco un errore di organizzazione, ma qui siamo a due su tre, e questa è la finale!»

Il prestigiatore sospirò: «Questa volta effettivamente hai ragione. Sarebbe bastato anche solo un drone per le riprese dall’alto...»

Ginny fece una smorfia: «Un che?»

Sheridan scosse la testa: «Diavolerie babbane, tranquilla.»

Colin pulì annoiato il suo obiettivo: «In queste prove, a parte la prima, non sono riuscito nemmeno a...»

Un urlo femminile, acuto e penetrante, fece gelare a tutti il sangue nelle vene.

«Cosa è stato?»

«Una Banshee?»

Ma una bambina dal pubblico si alzò preoccupata e corse verso l’ingresso del labirinto.

«Quella non è la sorella di Fleur Delacour

«È stata lei ad urlare in quel modo?»

«Che caspita c’è in quel labirinto?»

Gli sguardi fra i Grifondoro del Terzo anno si fecero ancora più preoccupati e nervosi. Cosa si nascondeva fra le mura del labirinto?

Fred, dalla fila sopra di loro, commentò: «Quanti punti rischio se lancio un Incendio su un muro del labirinto per controllare?»

Ginny rispose: «Troppi perché tu possa tornare a casa sano e salvo, ti ricordo che oggi ci sono sia Percy che la mamma...»

Un vociare dal pubblico attirò nuovamente la loro attenzione. Fleur Delacour veniva trascinata priva di sensi fuori dal labirinto da una preoccupata professoressa McGranitt.

«Per la miseria!»

«Ma che diamine c’è là dentro?»

Neanche il tempo di chiederselo, che delle scintille rosse campeggiarono da un’altra parte del labirinto.

«Un altro ferito?»

«Chi sarà?»

Ginny congiunse le mani in preghiera, Ron ed Hermione si guardarono preoccupatissimi, Sheridan iniziò a mordersi un labbro. Tutti i Grifondoro pregarono che non si trattasse di Harry, per quanto fosse l’opzione più probabile. E invece, con grande sorpresa di tutti, a venire trasportato in braccio da Hagrid fuori dal labirinto fu Victor Krum.

«Krum

«Sul serio?»

Un Tassorosso iniziò a gridare: «Ha vinto Hogwarts! Chiunque prenda la Coppa ha vinto Hogwarts

Grida di giubilo si diffusero fra gli alunni, indipendentemente dalla Casa, e allentarono un po’ la tensione, ma non del tutto.

Kaito non riusciva a rilassarsi. Avrebbe vinto Hogwarts, e andava bene, ma i loro Campioni in che condizioni sarebbero usciti?

 

Attesero, ancora e ancora. Nessun grido, nessuna scintilla, niente di niente. Come se il labirinto stesso li avesse inghiottiti.

«Da quanto tempo sono dentro?»

«Ormai sono quasi due ore.»

«Sono tante, le altre prove duravano un’ora...»

«E se si fossero feriti in modo così grave da non poter chiedere soccorso?»

Queste e molte altre voci si udivano dal pubblico, ma Kaito quasi non ci prestava ascolto. Si era messo a osservare i professori dotati di stella. Hagrid era in ansia dal primo minuto, non era affidabile, ma quando notò che anche un tipino sempre positivo e allegro come Vitius era visibilmente ansioso si rese conto che qualcosa non stava funzionando. Si stropicciò le mani per un attimo, come se fosse nervoso anche lui, poi si alzò.

«Vado un attimo in bagno e torno.»

E mentre il prestigiatore si allontanava, George si ritrovò con un biglietto scarabocchiato in fretta e furia sulle gambe, che aprì con circospezione e fece leggere solo al fratello.

 

Questa storia non mi piace, controllo se va tutto bene e torno.

 

 

Assicuratosi di essere fuori dalla vista, cosa non poi così difficile con il labirinto che attirava l’attenzione di tutti, Kaito chiuse gli occhi e si smaterializzò pensando intensamente a Harry. Quando li riaprì, non gli ci volle nulla a capire che la situazione era decisamente sfuggita di mano.

Quel luogo non faceva assolutamente parte del territorio di Hogwarts; era chiaro che aveva viaggiato per chilometri, forse centinaia di chilometri, perché anche le montagne che circondavano il castello erano sparite. Si trovava in un cimitero buio e abbandonato; il profilo nero di una chiesetta era riconoscibile oltre un grande tasso alla sua destra. Alla sua sinistra s'innalzava una collina, sul cui versante si distingueva la sagoma di una bella dimora antica. Kaito alzò un sopracciglio perplesso. Dov’era finito? E, soprattutto, dov’era Harry?

 

«MI RIFIUTO!»

 

Come se gli avesse letto nel pensiero, la sua voce rimbombò forte e chiara nel silenzio del cimitero. Il prestigiatore sospirò. Non aveva nuovamente sbagliato, si trovava nel posto giusto. Fece per dirigersi verso la zona da dove aveva sentito la voce di Harry, quando un familiare schiocco alle sue spalle gli annunciò che qualcun altro si era Smaterializzato. Si voltò, sperando di incrociare lo sguardo di uno dei suoi professori, ma si ritrovò a fissare uno strano individuo: era tutto incappucciato e mascherato e, a giudicare dai suoi gesti, era sorpreso quanto lui di trovarlo in quel luogo. Quando lo vide tirare fuori la bacchetta, Kaito agì d’istinto.

«Stupeficium!»

Il misterioso individuo cadde a terra. Il prestigiatore rimase fermo per un attimo. Non aveva neanche mai provato quell’incantesimo, ma lo aveva subito e visto fare ad Harry così tante volte nell’ultimo mese che gli era venuto spontaneo. Fece per allontanarsi, poi l’istinto da Kaito Kid lo fece ritornare sui suoi passi e gli fece prendere i curiosi vestiti della sua vittima. Rimase sorpreso per un attimo quando gli tolse la maschera: era un uomo asiatico, sui quarant’anni, dagli abiti orientali eleganti e dall’aspetto molto curato; i baffi gli ricadevano lunghi e sottili sul petto e indossava dei guanti bianchi di fattura occidentale. Avrebbe voluto indagare di più sul curioso individuo, ma alcune urla di sorpresa gli ricordarono il motivo per cui era lì.

«Harry...»

Indossò la bardatura dell’uomo misterioso e si avviò.

Superata quella che sembrava essere una piccola collinetta, Kaito quasi inciampò. Controllò l’oggetto che gli aveva fatto perdere l’equilibrio e trasalì. Tra le sue mani stava stringendo l’agognata Coppa Tremaghi, per metà completamente accartocciata e ammaccata. Avvertì una stretta d’ansia allo stomaco. Cosa diamine stava accadendo?

La tenne con sé e fece ancora qualche passo. Oltre una fila di tombe intravvide altre figure nere e corse in quella direzione. Nel buio, indossando la maschera, rischiò di inciampare ancora. Abbassò lo sguardo e si sentì come se gli avessero lanciato un Pietrificus Totalus.

Ai suoi piedi era disteso Cedric Diggory, con gli occhi spalancati e un colore in volto che non lasciava adito a dubbi. Era morto.

Non era il primo cadavere che Kaito avesse visto nella sua vita, ma la totale sorpresa e l’ansia che aveva avuto fino a quel momento lo portarono a reagire peggio di come avrebbe fatto di solito. Lasciò andare la Coppa, che rotolò in avanti, giù dall’altura, e solo a fatica trattenne un urlo.

 

«Stamattina ho visto un Gramo!»

«È una sorta di grosso cane nero. Fra i maghi è considerato un annuncio di morte imminente.»

 

Gli tornarono in mente le parole di Fred e George, e quasi si sentì in colpa per non aver dato loro peso. Forse sarebbe potuto venire prima, altrimenti. Forse lo avrebbe potuto salvare…

Kaito scosse la testa e si costrinse a reagire. Poteva salvare ancora almeno una persona. Sentendosi un vigliacco, scavalcò il corpo e avanzò ancora.

Lo spettacolo che si ritrovò davanti lo raggelò come e più di prima.

Harry era in piedi, visibilmente affaticato e ferito; ma, soprattutto, attorniato da tutti gli uomini mascherati, c’era un uomo, se si poteva definirlo tale: le mani erano come grossi, pallidi ragni, con lunghe dita bianche; gli occhi rossi dalle pupille verticali come quelle di un gatto; ai suoi piedi strisciava un lungo serpente. Kaito non ebbe bisogno di presentazioni, seppure fosse molto diverso dalla versione giovanile che aveva già incontrato: quell’uomo poteva essere solo e soltanto Voldemort.

Il Signore Oscuro era totalmente concentrato su Harry, di fronte a lui: «Ti rifiuti? Ti rifiuti di dire di no? Harry, l'obbedienza è una virtù che devo insegnarti prima che tu muoia... forse un'altra piccola dose di dolore...»

Voldemort levò la bacchetta, ma Harry si gettò a terra di lato, rotolò dietro una lapide di marmo, che si spezzò mentre il maleficio lo mancava.

Il Signore Oscuro si avvicinò alla lapide rotta, mentre i Mangiamorte sghignazzavano: «Non stiamo giocando a nascondino, Harry. Non puoi nasconderti da me. Vorrebbe forse dire che sei stanco del nostro duello? Vorrebbe forse dire che preferisci che vi ponga fine ora, Harry? Vieni fuori, Harry... vieni fuori a giocare, allora... farò in fretta... forse sarà perfino indolore... non saprei... non sono mai morto...»

Prima che il viso serpentino di Voldemort spuntasse da dietro la lapide, Harry si rialzò, strinse forte la bacchetta, la tese davanti a sé, e si scagliò dall'altra parte della lapide, affrontando Voldemort.

Nulla avrebbe potuto preparare Kaito per ciò che stava per succedere, non riuscì nemmeno a respirare, altro che intervenire.

«Expelliarmus!»

«Avada Kedavra!»

Un fiotto di luce verde sgorgò dalla bacchetta di Voldemort mentre un fiotto di luce rossa esplodeva da quella di Harry: s'incontrarono a mezz'aria, e all'improvviso sia la bacchetta di Harry che quella di Voldemort presero a vibrare come percorse da una corrente elettrica; un sottile raggio di luce ora univa le due bacchette, né rosso né verde, ma di un luminoso oro intenso. Harry e Voldemort furono improvvisamente entrambi sollevati per aria, le bacchette ancora unite da quel filo di luce d'oro scintillante. Volarono via dalla lapide e si posarono su un lembo di terreno spianato, privo di tombe. I Mangiamorte urlavano, chiedevano ordini a Voldemort; si stringevano, ricostituivano il cerchio attorno a Harry e Voldemort, e il serpente strisciava ai loro piedi, alcuni estrassero le bacchette... Kaito ebbe solo la prontezza di unirsi a loro, di avvicinarsi per quanto più gli fu possibile a Harry e di pregare che il serpente che gli stava strisciando sui piedi non si accorgesse di lui, mentre si chiedeva se e come portare via Harry da lì.

Il filo d'oro che univa Harry e Voldemort andò in mille pezzi; le bacchette rimasero unite, mentre un centinaio di raggi disegnarono archi sopra di loro, incrociandosi tutto attorno, finché i due non si trovarono rinchiusi in una rete d'oro a forma di cupola, una gabbia di luce, oltre la quale i Mangiamorte si aggiravano come sciacalli. Kaito si morse un labbro. Aveva perso l’occasione.

Voldemort urlò ai Mangiamorte: «Non intervenite! Non intervenite se non ve lo ordino!»

E poi una musica ultraterrena e bellissima pervase l'aria... veniva da ogni filo della rete intessuta di luce che vibrava attorno a Harry e Voldemort. Era una musica che Kaito riconobbe, anche se l'aveva udita solo una volta prima d'allora. Era il canto della fenice di Silente, di Fanny. Guardò in alto, aspettandosi che venisse in loro soccorso ancora una volta, ma non venne.

Tornò a guardare Harry e Voldemort. Il raggio era cambiato, era come se grosse perle di luce scivolassero su e giù per il filo che univa le loro bacchette. Iniziarono a scorrere lente e decise verso Harry, e la sua bacchetta tremò ancora più forte. Il ragazzo sembrò concentrarsi al massimo e lentamente, molto lentamente, le perle si arrestarono tremando, e poi, altrettanto lentamente, presero a muoversi nella direzione opposta. Ora era la bacchetta di Voldemort a vibrare foltissimo, era Voldemort ad apparire stupefatto, e quasi impaurito. Una delle perle lentamente, molto lentamente, si mosse lungo il filo d'oro, tremò per un attimo e poi entrò in contatto.

All'istante, la bacchetta di Voldemort emise urla di dolore, poi, mentre gli occhi di Voldemort si dilatavano per lo stupore, una densa mano di fumo uscì volando dalla punta e scomparve. Ci furono altre urla di dolore, e poi dalla punta della bacchetta prese a sbocciare qualcosa di molto più grosso, un enorme qualcosa grigiastro, che sembrava fatto del più denso e fitto fumo. Era una testa, seguita un petto, delle braccia, e infine quello che comparse, con grande sorpresa di tutti, fu Cedric Diggory.

Kaito rimase impietrito, lieto che la maschera che stava indossando sostituisse del tutto la sua faccia da poker. Cosa stava succedendo? Con la coda dell’occhio controllò che il cadavere di Cedric fosse ancora là, poi deglutì. Stavano forse invocando i fantasmi del cimitero?

Cedric parlò: «Resisti, Harry.»

La sua voce era remota e rimbombante. Kaito guardò Voldemort: i suoi occhi rossi dilatati erano ancora colmi di sorpresa, non era più preparato di Harry a ciò che stava accadendo. I Mangiamorte intorno a loro si aggiravano attorno al perimetro della cupola d'oro urlando terrorizzati e cercando invano di intervenire.

Altre urla di dolore sgorgarono dalla bacchetta, poi dalla punta affiorò qualcos'altro: l'ombra densa di una seconda testa, seguita subito da braccia e busto; un vecchio sconosciuto si spingeva fuori dall'estremità della bacchetta di Voldemort come aveva fatto Cedric. Cadde accanto a Cedric, scrutò Harry e Voldemort, la rete d'oro, e le bacchette unite, vagamente sorpreso, appoggiandosi al bastone da passeggio.

«Allora era davvero un mago? Mi ha ucciso, eh sì... stendilo, ragazzo...»

Il tono disteso dell’uomo anziano, totalmente fuori luogo, come se stesse commentando l’ennesimo cantiere del quartiere e non uno scontro fra il suo assassino e un ragazzino, quasi fece ridere Kaito. Ma già un'altra testa affiorava. Apparteneva a una donna, che cadde a terra e si rialzò, guardandosi attorno.

Kaito non ne ricordava il nome, ma fu sicuro di aver letto qualcosa su di lei sulla Gazzetta del Profeta. Forse era scomparsa, e ora era ben chiaro che brutta fine avesse fatto.

«Non mollare adesso! Non lasciare che ti prenda, Harry... non mollare!»

Lei e le altre due sagome d'ombra presero a misurare a grandi passi le pareti interne della rete d'oro, mentre i Mangiamorte aleggiavano all'esterno. Le vittime di Voldemort sussurravano girando attorno ai duellanti, sussurravano parole d'incoraggiamento a Harry, e sibilavano ben altro contro Voldemort.

Ed ecco che un'altra testa spuntava dalla punta della bacchetta di Voldemort. L'ombra di fumo di una giovane donna dai capelli lunghi cadde, si rialzò e guardò Harry.

«Tuo padre sta arrivando. Vuole vederti... andrà tutto bene... resisti...»

Kaito rimase ancora più sconvolto, se possibile. Quella donna... era la madre di Harry?

Come a conferma, un uomo alto con i capelli spettinati come quelli di Harry, la sagoma di fumo e d'ombra di una copia invecchiata del giovane Grifondoro sbocciò dalla punta della bacchetta di Voldemort, cadde a terra e si rialzò come aveva fatto sua moglie. Si avvicinò a Harry, lo guardò e parlò con la stessa voce remota e rimbombante degli altri, però sottovoce, così che Voldemort, il volto livido di terrore mentre le sue vittime si aggiravano attorno a lui, non potesse sentire.

«Quando il contatto s'interromperà, rimarremo qui solo per pochi istanti... ma ti daremo il tempo... devi correre alla Passaporta, ti riporterà a Hogwarts... hai capito, Harry?»

Il ragazzo sussurrò, spaventato: «Non posso! La Coppa si è rotta quando io e Cedric siamo finiti qui! E poi una Passaporta funziona una volta sola!»

Lo sguardo di James si alzò e fissò dritto negli occhi quelli di Kaito, giusto alle spalle di Harry: «Non temere, c’è una Passaporta che è venuta apposta a soccorrerti.»

Kaito fissò senza fiato quell’ombra e, lentamente, annuì. James gli rispose con lo stesso gesto della testa, in un muto ma sentito ringraziamento. Harry non capiva, ma Cedric parlò di nuovo.

«Riporterete indietro il mio corpo, vero? Riportate il mio corpo ai miei genitori...»

Mentre Kaito annuiva ancora, Harry, seppure non capisse perché Cedric parlasse al plurale, rispose per entrambi: «Lo farò.»

La voce di suo padre sussurrò: «Fallo ora. Preparati a correre... ora...»

Harry urlò: «ORA!»

Puntò la bacchetta in alto con un potente strattone, e il filo d'oro si spezzò; la gabbia di luce svanì, il canto della fenice si spense, ma le sagome d'ombra delle vittime di Voldemort non scomparvero: accerchiarono Voldemort, nascondendo Harry alla sua vista.

E Harry iniziò a correre, urtando due Mangiamorte. Uno di questi lo afferrò stretto al braccio e il ragazzo impugnò la bacchetta per divincolarsi, ma una voce familiare lo fermò: «Harry, sono io!»

Il Grifondoro sbarrò gli occhi dalla sorpresa: «Kaito

«Sono la tua Passaporta, muoviamoci!»

Kaito lasciò il mantello di colpo, lanciandolo sul Mangiamorte più vicino e sul serpente, e iniziò a correre con Harry, che però faticava parecchio per colpa di una gamba evidentemente ferita. Qualcuno cercò di afferrare il prestigiatore, e quando quest’ultimo lo riconobbe trasalì dalla sorpresa. Era Codaliscia.

«Lasciami, topo di fogna!»

Gli mollò un calcione che lo fece rotolare indietro e mentalmente ringraziò di essersi tenuto la maschera sul volto. Di tutti i presenti lui era l’unico che poteva riconoscerlo.

Riprese a zigzagare tra lapidi e maledizioni insieme ad Harry, entrambi puntando a un solo e unico obiettivo. Codaliscia si rialzò e cercò nuovamente di afferrare Kaito, ma il prestigiatore, giunto ormai nella stessa zona in cui si era smaterializzato, si chinò, afferrò nuovamente la Coppa Tremaghi che si era lasciato sfuggire prima, e diede un violento colpo in faccia a Peter Minus. L’uomo si fermò, tenendosi il volto e Kaito ne approfittò per fare uno scatto. Appena possibile si voltò, rendendosi conto che i Mangiamorte erano vicini e che il rischio di essere raggiunti era troppo alto, quindi urlò: «Fai l’incantesimo, quello con cui hai preso la scopa!»

Harry ci mise un attimo a capire, poi brandì la bacchetta: «Accio Cedric!»

Non era carino, non era rispettoso, ma era una questione di vita o di morte, e Cedric avrebbe capito. Il suo cadavere, decisamente più pesante di una scopa, si avvicinò a loro quanto bastò perché Harry potesse afferrarlo.

«Ora, Kaito

In quella frazione di secondo che gli fu necessaria per Smaterializzarsi, Kaito notò molte cose.

Vide Codaliscia, nuovamente in piedi, avvicinarsi a loro tenendosi la faccia, con gli occhi sbarrati dalla sorpresa.

Udì Voldemort gridare: «State indietro! Lo ucciderò io! È mio!»

Infine, notò l’uomo che aveva Schiantato prima rialzarsi e guardarlo dritto negli occhi.

Non ci fu il tempo di pensare a niente, se non alla meta esatta in cui riapparire.

Chiuse gli occhi e nel tempo di un respiro fu di nuovo in un punto indefinito del labirinto, nel parco di Hogwarts, al sicuro. Harry era atterrato faccia a terra e non si era più mosso.

«Harry?»

«Ci... sono...»

Kaito tirò un sospiro di sollievo, e con quel sospiro scaricò anche la sua tensione, ritrovandosi quasi senza forze. Si sedette a terra e disse: «Perdonami, dovevo arrivare prima...»

Harry rispose a fatica: «Di cosa... ti scusi? Se... non fossi venuto... sarei morto.»

Lo sguardo di Kaito indugiò per un attimo sul corpo di Cedric e sospirò: «Già... senti, io non posso farmi trovare qui. Perdonami, poi ti spiegherò. Non dire nulla sulla mia presenza, ti prego.»

«O...ok...»

«Grazie, ti devo un favore.»

«Mi hai… appena salvato… di che favore… parli?»

Il prestigiatore, con un sorriso amaro, posò la Coppa Tremaghi che ancora stringeva tra le mani vicino a Harry, si rialzò, usò la propria bacchetta per sparare le scintille rosse e si smaterializzò di nuovo.

 

In pochi minuti si scatenò il panico. Quando Harry, in condizioni pietose, venne portato fuori dal labirinto insieme al cadavere di Cedric, la folla iniziò a urlare, ad agitarsi, a cercare di precipitarsi sul campo. I professori tentarono di trattenere il pubblico, mentre Harry veniva allontanato dal professor Moody. In tutto questo, solo una persona si accorse del ritorno di Kaito.

«Eccoti! Ti stavamo cercando, dove...»

Ma a Ginny morirono le parole in gola quando lo osservò con più attenzione: i pantaloni del ragazzo erano sporchi di terra e fango e un lembo della divisa si era persino stracciato; nonostante evidentemente cercasse di fare l'espressione impassibile di sempre, il volto era terreo, gli occhi sbarrati, persi in una qualche immagine che lei non poteva vedere; infine stringeva in una mano qualcosa di bianco.

«Kaito... Cosa...»

Il ragazzo sospirò, strinse gli occhi con tutte le sue forze, come a voler disperatamente cancellare l'immagine che continuava a tormentarlo, poi rispose a fatica: «Non adesso, Ginny, non è il momento... È morta una persona.»

La ragazza lo guardò sorpresa: «Ma tu eri in bagno, come...»

Kaito si sedette, e fu come se la stanchezza dell'intero anno scolastico gli crollasse addosso. Ebbe solo l'accortezza di infilare la maschera del Mangiamorte sotto gli abiti.

«Non adesso, non adesso, ti prego...»

Ginny lo fissò preoccupata, con un'espressione tanto simile a quella di sua madre, poi annuì: «D'accordo.»

E corse subito a cercare Fred e George.

 

I due giorni successivi furono tremendi. Oltre a tutto il pasticcio avvenuto col professor Moody, che risultò essere in realtà il Mangiamorte che aveva truccato il Torneo fin dall'inizio, il vero problema fu quello più inaspettato: nessuno credette ad Harry, in nessun giornale compariva alcuna notizia sul ritorno di Voldemort e la sensazione generale che sembrò diffondersi ad Hogwarts fu quella che si fosse trattato di un incidente, e che Harry si fosse inventato tutto il resto per lo shock o per desiderio di notorietà. Per Kaito questo fu decisamente troppo.

 

«Vieni avanti, Kaito

Il prestigiatore aprì la porta dell'ufficio di Silente: «Buongiorno, professore. Come sapeva che ero io?»

Il preside sorrise: «Come sapevo sempre quando era tuo padre: sei l'unica persona in grado di presentarti a quella porta senza far scattare il gargoyle di guardia.»

Con un gesto della mano lo invitò a sedersi, ma Kaito non lo fece; con un rapido gesto della mano fece comparire la famosa maschera bianca e la lanciò sulla cattedra.

«Se non crede alla storia di Harry posso fornirle delle prove.»

Silente guardò sorpreso prima la maschera, poi Kaito, e quasi scoppiò a ridere: «Hai davvero pensato che potessi non credergli?»

«Se sono qui è perché non so più cosa pensare.»

«Lo capisco. Per favore, siediti.»

Questa volta Kaito accettò l'invito.

Il preside sospirò, con un piccolo accenno di sorriso: «Innanzitutto, Kaito, io ti devo i miei più sentiti ringraziamenti. Senza di te Harry sarebbe probabilmente morto nella trappola ben congeniata di Barty Crouch. Aveva previsto tutto... tranne l’imprevedibile. Tu.»

Kaito si lasciò sfuggire una smorfia e Silente ridacchiò: «Non temere, Harry non ha detto nulla sul tuo conto.»

«E allora come...»

«Harry ha provato a farmi credere che la Passaporta abbia funzionato due volte. Tuttavia, anche se questa opzione fosse stata realistica, questa volta, mio caro Kaito Kid, hai commesso un paio di leggerezze.»

Kaito lo guardò sorpreso e il preside assunse un atteggiamento quasi da detective: «Non è degno di te... con la tua bacchetta lanci le scintille rosse per far trovare Harry, lasciando la sua incastrata nella divisa in una posizione tale da non poterla prendere...»

Il ragazzo ridacchiò: «Touché.»

Silente continuò: «Per favore, raccontami la tua parte della storia. Di chi è questa maschera? Cosa hai fatto per aiutare Harry a uscire da lì?»

Con una pacatezza degna della sua faccia da poker, Kaito riassunse in breve la situazione. Il preside non interruppe mai, neanche una volta, limitandosi ad ascoltare con attenzione.

«Certo... ora è tutto ancora più chiaro. Sei stato molto coraggioso, indubbiamente, ma devo anche dire leggermente imprudente rispetto ai tuoi standard.»

«C’erano delle vite in pericolo. E anche così...»

«Lo so, e non te ne sto facendo alcuna colpa.»

«Perché allora sta lasciando Harry da solo?»

Il preside si alzò dalla sedia. Da quella posizione sembrava ancora più vecchio e stanco.

«Non lo sto facendo, ma non è così semplice la situazione, purtroppo... la mia parola non conta così tanto come credi.»

Kaito lo guardò accigliato. Davvero?

«In ogni caso, non temere per Harry.»

«Bene.»

Kaito fece per andarsene, ma il preside lo fermò.

«Stai dimenticando questa.»

Silente gli porse la maschera bianca. Kaito rimase sorpreso.

«Non la vuole tenere lei?»

«Se ne avrò bisogno te la chiederò, ma al momento credo che sia più al sicuro nelle tue mani.»

Il prestigiatore prese la maschera, ma nel farlo si accorse che al di sotto di essa l’uomo gli stava porgendo una busta.

«Mi sono permesso di anticipare la tua prossima visita.»

«La mia prossima visita?»

«Se dovessi ancora avere bisogno di parlare con me, prima di farlo apri la busta.»

Kaito lo guardò sempre più confuso: «D’accordo...»

«Arrivederci, Kaito

«Arrivederci...»

Uscito dall’ufficio del preside, Kaito si diresse direttamente dai Malandrini.

Soseiji, impaziente, lo incalzò: «Allora?»

«Allora mi ha fatto capire che ha le mani legate.»

Futago rimase sconvolto: «Silente con le mani legate? È assurdo!»

«Neanche poi così tanto. Temo che qua ci siano di mezzo questioni politiche. Ammettere il ritorno di Voldemort è un bel pasticcio, si rischia il panico di massa.»

Momoka lo guardò sconvolta: «Ma se non lo si fa si rischiano delle vite!»

«E credo che abbiamo centrato il dilemma del nostro preside...»

Rimasero lì, a riflettere sulla situazione. I Malandrini, a questo punto, non potevano fare più niente.

La mattina dopo a Kaito arrivarono due lettere inaspettate, una portata da Aoko e una da un uccello sconosciuto. Immaginando la provenienza della seconda, si affrettò ad aprirla.

 

Ho continuato le mie indagini e ho trovato una foto di Nabe. Mi raccomando, fai molta attenzione a quest’uomo.

 

Piegato in mezzo al pezzo di pergamena rovinato c’era un piccolissimo ritaglio di giornale. Era una foto di gruppo su cui Sirius aveva cerchiato un volto. Kaito trasalì: era un uomo con lunghi e sottili baffi sul petto e con guanti bianchi. Per un momento si sentì morire. Era l’uomo a cui aveva sottratto la maschera al cimitero e proprio davanti al quale si era smaterializzato con Harry.

Dopo essersi bevuto una tazza intera di latte senza prendere fiato per mantenere la sua faccia da poker, per cercare di riprendersi dallo shock Kaito decise di concentrarsi sulla seconda lettera. Era di Jii.

 

Signorino, la prego di prestare molta attenzione all’articolo che le ho inviato. È a conoscenza di questa sfida?

 

Una sfida? Per Kaito Kid?

Curioso, il prestigiatore guardò il foglio di giornale allegato. Era di un famoso quotidiano di Tokyo.

«Ma che cosa...?»

 

Tutto andò in secondo piano quella sera, l’ultima sera dell’anno scolastico.

Quando i Malandrini entrarono nella Sala, videro subito che mancavano le consuete decorazioni. La Sala Grande di solito era addobbata con i colori della casa vincitrice in occasione della festa di fine anno. Quella sera, invece, c'erano stendardi neri sulla parete dietro il tavolo degli insegnanti, in segno di rispetto per Cedric.

Il vero Malocchio Moody era al tavolo degli insegnanti; la gamba di legno e l'occhio magico erano tornati al loro posto. Era estremamente nervoso, e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola. Nessuno poté biasimarlo: la sua paura di essere aggredito doveva essere ben aumentata in dieci mesi di prigionia nel proprio baule. La sedia del professor Karkaroff era vuota. Madame Maxime invece era lì, seduta vicino a Hagrid. Parlavano piano. Kaito si sedette al tavolo, in silenzio, e come molti altri non rivolse una sola parola fino a quando non fu Silente a prendere la parola.

«Siamo alla fine di un altro anno.»

Fece una pausa, e i suoi occhi si posarono sul tavolo di Tassorosso. Il loro era il tavolo più taciturno già da prima che Silente si alzasse, e i loro volti erano anche i più tristi e pallidi della Sala.

«Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi stasera, ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste a Cedric Diggory

Obbedirono tutti; le panche grattarono per terra mentre tutti in Sala si alzavano e levavano i calici e ripetevano, in un solo, cupo rombo: «A Cedric Diggory

Dopo che tutti si furono seduti, Silente riprese: «Cedric era una persona che riuniva in sé molte delle qualità che distinguono la casa di Tassorosso: era un amico buono e fedele, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale. La sua morte ha toccato tutti voi, che lo conosceste o no. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere esattamente com'è successo.»

Kaito alzò il capo e fissò dritto negli occhi Silente. Voleva davvero...

«Cedric Diggory è stato assassinato da Voldemort

Un sussurro terrorizzato spazzò la Sala Grande. I Malandrini si guardarono sconvolti per un attimo. Tutti fissarono Silente increduli e atterriti. Lui rimase perfettamente calmo a guardarli confabulare, e poi tacere di nuovo.

«Il Ministero della Magia non vorrebbe che ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno per ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo, giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto in seguito a un incidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla sua memoria.»

Tutti quanti in Sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti.

«C'è qualcun altro che dev'essere ricordato in merito alla morte di Cedric. Naturalmente sto parlando di Harry Potter.»

Un mormorio percorse la Sala Grande, mentre poche teste si voltavano dalla parte di Harry prima di tornare rapide a Silente.

«Harry Potter è riuscito a sfuggire a Voldemort. Ha rischiato la vita per riportare il corpo di Cedric a Hogwarts. Ha dimostrato, in tutti i sensi, il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell'affrontare Voldemort, e per questo io gli rendo onore.»

Silente si voltò con gravità verso Harry, e levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito. Mormorarono il suo nome, come avevano mormorato quello di Cedric, e bevvero alla sua salute. Ma da uno spazio vuoto tra le persone in piedi, Kaito notò che molti Serpeverde erano rimasti seduti al loro posto in segno di sfida, senza toccare i calici. Silente, che dopotutto non possedeva occhi magici, non li vide.

Quando tutti si furono rimessi a sedere, Silente riprese: «Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l'intesa tra maghi. Alla luce di quanto è accaduto - il ritorno di Voldemort - questi legami sono più importanti che mai.»

Silente spostò lo sguardo da Madame Maxime e Hagrid a Fleur Delacour e ai suoi compagni di Beauxbatons, a Viktor Krum e ai ragazzi di Durmstrang al tavolo di Serpeverde.

Silente indugiò un attimo sugli studenti di Durmstrang: «Tutti gli ospiti di questa Sala saranno i benvenuti qui, in qualunque momento, quando vorranno venire. Ripeto ancora una volta a tutti voi: alla luce del ritorno di Voldemort, siamo forti solo se uniti, deboli se divisi. L'abilità di Voldemort nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia. Le differenze di abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i nostri cuori sono aperti. È mia convinzione, e non ho mai desiderato tanto di sbagliarmi, che stiamo tutti per affrontare tempi oscuri e difficili. Alcuni di voi in questa Sala hanno già subito terribili sofferenze a opera di Voldemort. Molte delle vostre famiglie sono state distrutte. Una settimana fa, uno studente ci è stato portato via. Ricordatevi di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto è ciò che è facile, ricordate cos'è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory

Rimasero tutti in silenzio, e con quel silenzio i Malandrini, insieme, si ritrovarono il giorno dopo sull’Espresso di Hogwarts.  Il primo vero commento sulla serata fu di Sheridan, e fu un’esclamazione piuttosto colorita.

«Scusate, ma... che coraggio ha avuto Silente? E meno male che aveva le mani legate!»

Fred annuì: «In effetti...»

Kaito sospirò, con una copia della Gazzetta in mano: «Le ha ancora, anche se ha fatto un’azione di forza. Qui non parla di niente, solo un articoletto il giorno dopo la terza prova, che annuncia il vincitore del Torneo. Non hanno nemmeno fatto cenno a Cedric. Non ne parlano proprio. Secondo me, il Ministero li sta costringendo a starsene tranquilli.»

George guardò curioso: «Neppure la Skeeter? Davvero?»

Momoka sbarrò gli occhi: «Ah, già... voi non lo sapete, poi non vi ho più detto nulla!»

«Detto cosa?»

La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso furbetto: «Vi ricordate la mattina della Terza Prova, quando ho seguito Hermione

Futago si sbatté una mano sulla fronte: «Giusto, aveva capito qualcosa sulla Skeeter! Cosa aveva scoperto?»

«Una bomba! Un piano perfetto, aveva trovato il modo per poter seguire tutti senza poter essere vista!»

«Un mantello dell’invisibilità?»

«Mooolto meglio! Vedete... è un Animagus

Mangetsu la guardò confuso: «Come la McGranitt

Soseiji lo interruppe: «E in cosa si trasforma?»

Momoka mimò con le dita un qualcosa di molto piccolo: «In un minuscolo... scarabeo.»

Fred saltò quasi sul sedile: «Ecco come fa quella str...»

Kaito lo fulminò con un’occhiataccia.

«... ega a spiarci tutti! E chi lo va a notare un insetto?»

George ci rifletté su: «Aspetta... ma è legale?»

Sheridan sorrise: «Assolutamente no! È qua che l’ha fregata Hermione! Se si sapesse che ha questa capacità le toglierebbero la qualifica da giornalista! È stato divertente andare a caccia di insetti insieme, quella mattina...»

Kaito la guardò entusiasta: «L’avete presa?»

«Ce l’ha Hermione. La ricatterà un po’ e poi la lascerà andare.»

Kaito la guardò furbetto: «Idea tua?»

«Ovvio...»

Fred e George si alzarono: «Andiamo a vederla!»

Il prestigiatore sospirò: «Perché no?»

Il quartetto uscì dallo scompartimento e si diresse verso quello occupato da Harry, Ron ed Hermione, ma al di fuori della porta trovarono qualcuno di inaspettato.

«Hai scelto il partito sbagliato, Potter! Ti avevo avvertito! Ti avevo detto che dovevi scegliere più attentamente i tuoi amici, ricordi? Quando ci siamo incontrati sul treno, il primo giorno di scuola? Ti avevo detto di non frequentare della plebaglia del genere! Ora è troppo tardi, Potter! Saranno i primi a sparire, ora che il Signore Oscuro è tornato! Mezzosangue e Babbanofili saranno i primi! Be'... i secondi... Diggory è stato il p...»

Fu come se qualcuno avesse fatto esplodere una cassa di fuochi d'artificio nello scompartimento. Vari incantesimi erano schizzati da tutte le parti, con una serie di scoppi, e alla fine Malfoy, Tiger e Goyle erano distesi sulla soglia, privi di sensi.

Erano stati colpiti da almeno sette incantesimi diversi, tre da dentro lo scompartimento e quattro da fuori.

Fred disse in tono pratico, urtando Goyle per entrare nello scompartimento: «Avevamo pensato di venire a vedere che cos'avevate in mente voi tre.»

Tutti i Malandrini lo seguirono nello scompartimento, brandendo ancora la bacchetta, e tutti si premurarono di inciampare in Malfoy entrando.

George guardò Tiger: «Un risultato interessante. Chi è stato a usare l'Incantesimo Furnunculus

Harry disse: «Io.»

«Curioso, io ho usato la Fattura Gambemolli. A quanto pare non bisognerebbe mescolarli. È come se gli fossero spuntati dei piccoli tentacoli su tutta la faccia.»

Kaito sventolò le bacchette dei tre Serpeverde: «E di queste che me ne faccio?»

Sheridan fece una smorfia schifata: «Io gliele butterei fuori dal finestrino.»

George sospirò: «È un po’ troppo, non abbiamo i soldi per ricompragliele... limitati a nasconderle in giro per il treno.»

«Bene.»

Ron indicò i tre corpi a terra: «E di loro che ne facciamo, piuttosto?»

Fred alzò le spalle: «Be', non lasciamoli qui, non fanno molto per migliorare l'arredamento.»

Ron, Harry e George calciarono, rotolarono e spinsero i corpi svenuti di Malfoy, Tiger e Goyle - tutti e tre assai malridotti, visto il miscuglio di incantesimi che li avevano bersagliati - nel corridoio, poi tornarono nello scompartimento e chiusero la porta.

Non appena tornò Kaito, Fred propose, estraendo un mazzo di carte: «Qualcuno vuole giocare a Spara Schiocco?»

Nessuno ebbe nulla in contrario. Dopo aver ammirato per un momento di pura soddisfazione Rita Skeeter nel suo barattolo, nel bel mezzo della quinta partita Harry decise di fare una domanda.

«Allora, ce lo dite? Chi stavate ricattando?»

«Eh?»

«Vi abbiamo sentito, un paio di volte, in Sala Comune...»

«Oh. Quello.»

Fred scosse il capo spazientito: «Non ha importanza. Non era niente di importante. Ora non lo è, comunque.»

George, lanciando un’occhiata a Kaito e Sheridan, aggiunse: «Abbiamo mantenuto la nostra promessa e abbiamo lasciato perdere.»

Kaito e Sheridan annuirono sorridendo, ma Harry, Ron e Hermione continuarono a interrogarli, e finalmente Fred sbuffò: «Va bene, va bene, se proprio lo volete sapere... era Ludo Bagman

Harry esclamò in tono brusco: «Bagman? State dicendo che era coinvolto nel...»

«Nooo, niente del genere. Quello sciocco idiota. Non avrebbe avuto abbastanza cervello.»

«Be', e allora?»

Fred esitò, poi disse: «Vi ricordate che avevamo scommesso con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch? Che avrebbe vinto l'Irlanda, ma Krum avrebbe preso il Boccino?»

Harry e Ron dissero lentamente: «Sì.»

«Be', quell'idiota ci ha pagato con l'oro dei Lepricani che aveva preso alle mascotte dell'Irlanda.»

«E allora?»

Fred ripeté spazientito: «E allora è sparito, no? La mattina dopo non c'era più!»

Hermione disse: «Ma... dev'essere stato un incidente, no?»

George scoppiò in una risata molto amara: «Sì, è quello che abbiamo pensato anche noi, all'inizio. Abbiamo pensato che scrivendogli, dicendogli che aveva fatto un errore, avrebbe sganciato i nostri soldi. Ma niente da fare. Ha ignorato la nostra lettera. Abbiamo cercato di parlargli un sacco di volte a Hogwarts, ma trovava sempre qualche scusa per sfuggirci.»

«Alla fine, è diventato odioso. Ci ha detto che eravamo troppo giovani per il gioco d'azzardo, e che non ci avrebbe dato un bel niente.»

«Allora abbiamo chiesto che ci restituisse il nostro denaro.»

Hermione esclamò senza fiato: «Non avrà rifiutato!»

«Proprio così.»

«Ma erano tutti i vostri risparmi!»

«Non dirmelo. Naturalmente alla fine abbiamo scoperto che cosa stava succedendo. Anche il padre di Lee Jordan ha fatto fatica a ottenere da Bagman il denaro che gli spettava. È venuto fuori che era nei pasticci con i goblin. Ha preso in prestito da loro un sacco di denaro. Una loro banda lo ha assalito nel bosco dopo la Coppa del Mondo e gli ha portato via tutto l'oro che aveva, e non è nemmeno bastato a coprire tutti i suoi debiti. L'hanno seguito fino a Hogwarts per tenerlo d'occhio. Ha perso tutto al gioco. Non ha più un galeone. E lo sapete quell'imbecille come ha cercato di risarcire i goblin

Harry chiese: «Come?»

«Ha puntato su di te, amico. Ha fatto una grossa giocata, scommettendo che avresti vinto il Torneo. Contro i goblin

Kaito si lascò sfuggire: «Questa me l’ero persa...»

«Allora è per quello che cercava di aiutarmi a vincere! Be'... ho vinto, no? Quindi può restituirvi il vostro denaro!»

George scosse il capo: «No. I goblin giocano sporco quanto lui. Dicono che tu hai pareggiato con Diggory, e Bagman aveva scommesso che saresti stato il primo assoluto. Cosi è dovuto fuggire. È scappato subito dopo la terza prova.»

George sospirò ricominciando a distribuire le carte.

Il resto del viaggio fu abbastanza piacevole. Kaito fu felice di vedere Harry nuovamente rilassato, dopo quanto era successo, e fu quasi dispiaciuto quando l'Espresso di Hogwarts rallentò e si fermò sul binario nove e tre quarti. Il rumore e la confusione consueti riempirono i corridoi mentre gli studenti cominciavano a scendere. Kaito, Sheridan, Ron e Hermione scavalcarono con difficoltà Malfoy, Tiger e Goyle, trascinando i bauli.

«E loro?»

Sheridan alzò le spalle: «Qualcuno li troverà, prima o poi, non preoccupiamoci troppo.»

Hermione annuì e Kaito rise: «Non ti fa bene frequentarla troppo, stai diventando una cattiva ragazza!»

Hermione rise a sua volta, e poco dopo furono raggiunti anche da Harry e dai gemelli.

Sul binario Fred e George erano increduli, ancora con il sacchetto di galeoni in mano.

«Harry è pazzo.»

«Generosissimo, ma pazzo.»

Kaito li guardò seri: «Non sprecateli. Non fate idiozie. Scherzi d’accordo... ma idiozie no. Ok?»

«Ok, certo.»

«Lo dobbiamo a Harry. Lo dobbiamo a... Cedric...»

I Malandrini annuirono, e in un tacito accordo cambiarono argomento.

«Allora, programmi per l’estate?»

Sheridan alzò le spalle: «Una vacanza con i miei e poi si vedrà.»

George soppesò il sacchetto di Harry: «Penso che ci dedicheremo ai progetti. E all’esame di Smaterializzazione, che dobbiamo imparare a fare concorrenza a Kaito

Kaito ridacchiò: «E io cercherò di tenere il mondo magico nel baule per un po’. Devo recuperare un po’ di vita babbana giapponese, mi manca sempre parecchio.»

Fred diede una gomitata al prestigiatore: «E Kid?»

Il ragazzo sospirò, tirando fuori il pezzo di giornale di Jii: «Kid avrà subito una bella gatta da pelare appena tornerà in azione...»

 

Vi avevo promesso un’attesa più corta, e sono riuscita a mantenere la parola (ringraziate che mi sono dovuta mettere in mutua per un paio di giorni). Questo capitolo è una delle ragioni per cui iniziai a scrivere questa storia: l’enorme, gigantesco, inspiegato errore della Passaporta che funziona due volte. Con la presenza di Kaito non elimino questo elemento (che rimane presente come la balla che si inventa Harry) ma lo giustifico. Inoltre ci sono elementi che serviranno per la trama personale di Kaito, ma che saranno accantonati nel prossimo capitolo, che vedrà finalmente la presenza di un personaggio finora mai apparso su queste pagine… pronti ad avere a che fare con il più piccolo grande detective del Giappone?

Intanto ringrazio fenris e Serena Leroy per i loro commenti e vi aspetto tutti al prossimo capitolo.

Alla prossima!

Hinata 92

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: hinata 92