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Autore: Ziseos    09/10/2020    1 recensioni
Raccolta di One-shot dedicate a Nami e Zoro, nello specifico a come vivrebbero la loro tipica settimana; ogni capitolo sarà dedicato a una giornata in ordine cronologico.
1- Monday (1/10/2020)
2- Tuesday (2/10/2020
3- //(?)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MERCOLEDI'


 
Mercoledì.
18:35
Metà della settimana, due soli giorni all’inizio del fine settimana.
Mancava solo un’ora alla fine del turno, e a quanto pareva, non era l’unica cosa che stava finendo.
“ETCIU’!”
Gli starnuti di Zoro andavano avanti da quella mattina, a intervalli regolari di due o tre minuti circa, stando ai calcoli fatti dai colleghi durante la giornata; il giorno prima al rientro dalla sua pausa pranzo fuori programma, si era presentato zuppo d’acqua in ufficio nonostante Nami avesse insistito perché tornasse a casa a cambiarsi, e ora aveva quasi finito tutti i pacchetti di fazzoletti presenti in ufficio.
“Pioggia del cavolo …” – sibilò sotto voce, inveendo contro sè stesso per essere uscito senza ombrello il giorno prima.
“Hai praticamente terminato la scorta di fazzoletti che avevamo da un anno. Non hai pensato di prenderti una tachipirina o cose simili?”- Tashigi posò l’ultimo pacco di fazzoletti rimasto sulla sua scrivania, sbuffando visibilmente scocciata.
“Che diavolo ne sapevo, non pensavo di essere messo così male!” – Zoro sbottò in risposta.
Era solo un raffreddore, accidenti!
 Eppure sia Nami che i suoi colleghi lo stavano trattando come fosse un bambino piccolo alle prese con l’influenza, e allontanandosi da lui ogni qualvolta starnutisse vicino a loro.
“Almeno metti una mano davanti alla bocca ogni volta che starnutisci! Non ho intenzione di avere metà del corpo di polizia appestato, specialmente con il fine settimana che si avvicina e con il festival che si terrà questo sabato.”- rispose lei indicando il giornale situato davanti a lui.
Sulla prima pagina svettava la scritta “FESTIVAL DEI PIRATI” indicante l’evento che si sarebbe tenuto in meno di tre giorni: da anni era ormai diventato un appuntamento fisso nel periodo autunnale, una scusa per interrompere di tanto in tanto la monotonia che si respirava in città. Migliaia di persone si riversavano per le strade, in particolare nel centro e nella zona portuale, travestite da pirati per partecipare a giochi di vario tipo, lotterie, spettacoli e soprattutto per assistere ad un immenso spettacolo di fuochi d’artificio.
Nami lo aveva pregato di poter andare insieme dal momento che per lei era un ricordo d’infanzia importante e, nonostante la sua desistenza iniziale, aveva infine accettato.
Tuttavia, sarebbero stati lì insieme solo per poco tempo, dal momento che il suo gruppo era stato assegnato ad occuparsi della sicurezza durante tutto il festival.
Da quando il sig. Smoker era andato in pensione (forzata), nell’ufficio erano tutti più rilassati ma al tempo stesso si sentivano senza una guida matura, e per quanto Tashigi si stesse impegnando per organizzare tutto il corpo di polizia, gestire quel manipolo di soli uomini era diventato un impresa.
“Zoro tu coprirai il turno serale dalle 17:00 alle 23:00, Yosaku e Johnny saranno assegnati a te. L’altra squadra sarà composta dal Commissario Hina, Helmeppo e Coby. In questo modo non dovrebbero esserci problemi, sperando tutto fili liscio come gli anni scorsi.” – Tashigi gli passò un foglio con gli orari e le indicazioni per trovare il punto di ritrovo – “Vedi di non perderti, l’anno passato hai rischiato di arrivare un ora dopo per questo motivo.”
“Bah…” – rispose roteando gli occhi al cielo, prendendo il foglio dalle sue mani. Come se davvero potesse perdersi … era stato solo un caso la volta prima!
“Piuttosto Zoro …” – commentò Johnny alzando la testa dalla sua scrivania, guardandolo con aria preoccupata – “ Sei sicuro di riuscire a rimetterti in forma per sabato?”
“Sto benissimo.” – tirò su con il naso, asciugandosi con la manica della camicia. Non aveva intenzione di sprecare un altro fazzoletto, o avrebbe rischiato di non averne altri disponibili entro la fine del turno.
Tashigi sospirò rassegnata, ormai abituata come gli altri alla testardaggine del collega.
“Vedi di non prenderti un accidente, ho bisogno della collaborazione di tutti per il festival.”- disse scoccando poi un occhiata severa agli altri presenti nella stanza, sottolineando il messaggio in maniera chiara- “E intendo TUTTI.”
Si sentì qualcuno deglutire e qualche risatina nervosa, poi tornarono tutti a rivolgersi ai propri computer.
“Accidenti, hai già imparato a metterli in riga dopo solo due giorni come sovrintendente capo?” – Zoro ghignò sistemandosi in maniera scomposta sulla sedia.
“Ti ricordo che sei in un ufficio di polizia, non sul divano di casa tua, “agente” Roronoa.” – rispose secca Tashigi – “Comunque, ho ancora molto lavoro da fare. Il sig. Smoker lavorava qui da tempo, per me sarà un po’ più difficile farmi rispettare da questo gruppo di uomini.”
“Se è per questo non sei nemmeno l’unica donna nel dipartimento, non credo che ti ci vorrà molto.”- commentò lui guardando una foto incorniciata e riposta sugli schedari: ritraeva il corpo di polizia di cui facevano parte, assieme ad altri rappresentanti delle alte cariche tra cui il Commissario Hina e il Primo Dirigente Tsuru.
“Chissà…”- mormorò lei osservando la foto, con uno sguardo pieno di ammirazione per le donne lì ritratte.
“Anche la madre di Nami era nella tua stessa posizione. Me ne ha parlato spesso, è il suo esempio per quanto riguarda il lavoro e la vita di tutti i giorni.”
“Strano, per quello che la conosco sembra che lei mi odii.”
“Nah, non è il tipo da odiare qualcuno. E’ solamente un po’… gelosa, diciamo.”- rispose grattandosi una tempia con fare distratto, sforzando di non concentrarsi sul suo raffreddore.
“Non dovrebbe preoccuparsi, non guarderei nessuno che abbia il tuo stesso colore di capelli.”
“Ehi. Guarda che sono popol-… scusa un attimo.”- tirò fuori dalla tasca il telefono che vibrava, trovando un messaggio da parte di Nami.

18:53 Nami: Copriti bene quando esci, le previsioni dicono che ci sarà parecchio vento stasera. Non fare tardi , ok? ♥

Tashigi accennò un sorriso. Avrebbe voluto avere anche lei un rapporto simile, ma a quanto pareva il lavoro aveva scelto qualcosa di diverso per lei.
Zoro si accorse che Tashigi sembrava spenta rispetto a pochi minuti prima, e per quanto non fosse tipo da impicciarsi degli affari altrui, il motivo di quello sguardo era abbastanza evidente.
“Lui lo sa?”
“Chi? Che vuoi dire?”- domandò la ragazza, colta alla sprovvista dalla sua domanda.
Zoro le lanciò un’occhiata eloquente.
“La vecchia ciminiera, il fumoso … sì insomma, hai capito a chi mi riferisco.”
Tashigi diventò paonazza di colpo, sentendosi esposta.
“Ma che diavolo dici, stupido!”- disse abbassando la voce, supplicandolo con lo sguardo a fare altrettanto per evitare che altri colleghi si accorgessero di quel teatrino in corso.
“Puoi fare finta di nulla quanto ti pare, ma persino il Generale Fujitora se ne accorgerebbe.”
“Smettila, non c’è stato nulla tra me e il sig. Smoker, se non un rapporto puramente professionale.”
“Appunto. E’ ovvio però che da parte tua ci fosse qualcosa di più, o sbaglio?”- chiese alzando un sopracciglio con sguardo interrogativo. Conoscevano entrambi la risposta, e il silenzio di Tashigi fece solo che confermare quanto chiesto.
“Non ha importanza, in ogni caso non sarebbe mai andata.” – l’espressione tesa di Tashigi lasciò lentamente posto ad un sorriso mesto, che la ragazza cercò di mascherare rivolgendo lo sguardo altrove, fino a posare gli occhi sulla foto di poco prima. Nella foto, Smoker era ritratto al fianco di Hina, come sempre.
Alle sue parole seguì un silenzio che sembrò infinito.
“Piuttosto, non ho mai saputo come hai incontrato Nami. Considerando i tipi che siete, deve essere una storia interessante.” – disse lei spezzando la cortina di silenzio che era calata improvvisamente.
Zoro rimase in silenzio, prendendo un fazzoletto e asciugandosi il naso per l’ennesima volta.
Come aveva conosciuto Nami? A dire il vero era una storia piuttosto strana.

Al tempo non era certo un tipo molto raccomandabile, girava perlopiù nelle zone malfamate delle città ed era un abituale frequentatore dei bar locali.
In una delle sue solite serate nei pressi del porto, si era accorto di qualcosa di strano nel retro del locale dove si trovava e ,sia per curiosità che per senso di dovere, aveva deciso di dare un’occhiata a cosa stesse succedendo.
Circondata da tre tizi palesemente ubriachi e stretta in un vicolo dietro al bar, Nami era intenta ad aiutare un ragazzo che era appena stato buttato a terra; nonostante fosse visibilmente in difficoltà, non accennava minimamente ad allontanarsi, parandosi davanti al ragazzo quasi come fosse uno scudo umano.
Era insolito vedere una ragazza minuta mettersi a discutere con gente di quel tipo, eppure sin da subito aveva notato una determinazione non comune nel suo sguardo. A giudicarla da com’era vestita, sembrava una ragazza poco più che maggiorenne, non adatta a posti come quello.
I suoi corti capelli rossi e le lentiggini del suo viso la rendevano ancora più simile ad una ragazzina, ma il suo atteggiamento e il suo modo di imporsi su quei tipi loschi, tradivano una certa esperienza di vita, come se fosse già abituata a trattare con gente del genere.
Forse non si sarebbe dovuto intromettere, ma un minimo di cavalleria interiore gli suggeriva che fosse il caso di intervenire, anche solo per calmare le acque.
Certo, non era finita esattamente a tarallucci e vino come si suol dire, specialmente per uno dei tre uomini che si era ritrovato con un naso rotto … ma almeno la situazione non era degenerata ulteriormente.
Messi in fuga i tre ubriaconi, si era avvicinato a Nami, la quale pareva sorpresa che qualcuno avesse cercato di aiutarla; persino la sua domanda per chiederle se stesse bene, sembrava averla lasciata senza parole.
Vedendola spaesata le aveva offerto da bere ( nonostante si fosse intrufolato anche il ragazzo salvato da Nami poco prima, il quale aveva subito manifestato un appetito sorprendente riuscendo a consumare metà delle portate presenti sul menù del bar), per aiutarla a calmarsi dopo lo spiacevole avvenimento.
Alla fioca luce delle lampade appese al soffitto del locale, aveva potuto osservarla meglio, rimanendo affascinato dalla sua bellezza inusuale. La sua pelle era lievemente abbronzata, segno che veniva da un posto sulla costa, forse un isola; gli occhi sembravano essere di cioccolato fuso, sposati alla perfezione con i suoi capelli color tramonto. Il corpo era sinuoso con le curve al punto giusto, nascosti da vestiti semplici che non le rendevano giustizia.
Avevano bevuto entrambi un po’, parlato del più e del meno, e si erano lasciati salutandosi.
Ma era stato solo al momento di pagare, che Zoro si era accorto di qualcosa che mancava… il portafoglio.
Lo aveva cercato come un dannato per tutto il locale, sotto le sedie e i tavoli, nel bagno, chiedendo ai pochi clienti rimasti e persino nel retro dove aveva incontrato Nami poco prima. Niente da fare, sembrava svanito nel nulla.
Eppure non gli era sembrato che nessuno si fosse avvicinato a lui tanto da essere sospettato di furto, era rimasto anche più sobrio del solito, quindi se ne sarebbe dovuto accorgere.
Per poter ripagare il tutto aveva costretto anche il ragazzo, il quale aveva detto di chiamarsi Luffy, a rimanere con lui a ripulire il locale dopo la chiusura avvenuta a notte inoltrata. Non gli era nemmeno balenata in testa l’idea che la rossa vista prima potesse avere qualcosa a che fare con la sparizione del suo portafoglio… non le aveva nemmeno chiesto quale fosse il suo nome.
Il giorno seguente aveva sporto denuncia, sentendosi poi dire che il suo portafoglio era solo il primo di una lunga serie di sparizioni che andavano avanti ormai da qualche settimana.
Dopo aver passato un’intera giornata per rifare i documenti persi assieme al portafoglio, era rientrato a casa buttandosi sul divano a peso morto, come faceva ogni volta che rientrava a casa stanco. Stava per gustarsi un po’ di riposo, quando il citofono prese a suonare forte, costringendolo ad alzarsi nuovamente in piedi.
Aperta la porta, si era ritrovato davanti la stessa ragazza del giorno prima, la quale era vestita in maniera decisamente diversa: la cannotta verde che portava lasciava scoperte le spalle, lasciando in bella vista un tatuaggio particolarmente vistoso sulla spalla sinistra, la gonna nera lasciava scoperte le sue gambe toniche e snelle.
Tra le dita teneva una figura familiare, che lei gli sventolò subito in faccia.
Il suo portafoglio? Come diavolo …
“Perdi così facilmente le cose? Sei bravo a mettere in fuga la gente poco raccomandabile, tanto quanto a perdere un portafoglio vedo.” – aveva detto lei ridacchiando divertita alla sua espressione sorpresa.
La sua espressione imbarazzata la divertiva, e fu la prima volta in cui vide un suo sorriso. Carina, però.
“Sono Nami comunque. Grazie per ieri.” – disse lei tendendogli la mano.
Lui la strinse, sentendo quanto piccola e fragile fosse rispetto alla propria
“Ci si vede.”- Nami lo salutò improvvisamente con un cenno di saluto, lasciandogli il suo portafoglio in mano ed allontanandosi da casa sua.
Zoro la vide camminare per la strada, finchè non svoltò in una via vicina sparendo alla vista.
Che tipo strano, pensò. Una parte di lui avrebbe voluto seguirla spinto dalla curiosità, ma non era certo uno stalker né tantomeno tipo da fare quel genere di pazzie per una ragazza appena incontrata. Ciononostante, non poteva fare a meno di sentirsi attratto da lei, anche se non sapeva spiegarsi il perché.
Probabilmente, non l’avrebbe nemmeno rivista.
Rientrando in casa, non prima di avere lanciato un’ultima occhiata al vicolo dove era scomparsa Nami, aprì il portafoglio per controllare che non mancasse nulla, ed effettivamente sembrava tutto a posto se non per un paio di berry che sembravano mancare.
Nel richiuderlo, un foglietto scivolò da una delle tasche del portafoglio e Zoro si chinò prontamente a raccoglierlo.
Scribacchiato con una bella calligrafia seppur frettolosa, c’era un numero di telefono e quello che sembrava un palese invito:

“Sei in debito con me di una birra.”

Ah, era decisamente una furba.
Inutile dire come fosse finita, il risultato era abbastanza evidente.
 

Ritornando alla realtà, Zoro si ritrovò a sorridere mentre pensava a quell’incontro piuttosto inusuale, e Tashigi non potè fare a meno di notare la sua espressione.
“E’ una cosa troppo segreta?”- domandò curiosa.
“Diciamo che è stata colpa di una birra di troppo … e di un portafoglio.”
“Portafoglio? Non dirmi che sei riuscito a perdere pure quello …”- la donna sospirò esasperata. Era proprio un caso perso.
“Ma piantala!”
“Piuttosto, forse è ora che tu vada.” – Tashigi indicò l’orologio appeso alla parete, dove le lancette indicavano il volgere al termine del turno pomeridiano - “Vedi di non peggiorare per domani.”
“Sì Zoro, è tempo della tisanina a casa!” – qualcuno urlò dalla propria postazione, sfottendolo divertito.
“QUALCUN ALTRO E’ IN VENA DI BATTUTINE?!” –inveì lui in risposta, sentendosi nuovamente trattato come un moccioso.
“Lascia stare e muoviti, adesso arriveranno gli altri per il turno serale…” – Tashigi si sistemò i capelli in una  pratica coda, sistemandosi la divisa.
“Rimarrai qui anche stasera? Non so quanto ti possa fare bene tutto questo straordinario a lavoro.”
“Non ha importanza, voglio essere sicura che sia tutto a posto.”
“Tashigi…”
“Cosa c’è?”
“Non devi dimostrare niente a nessuno, mettitelo in testa.”
“Ma io- ”
“Ti apprezzano tutti qui, non ammazzarti per ottenere consensi da chiunque. Lavora per essere soddisfatta di quello che fai.” – il suo tono era serio.
“…Grazie.”- mormorò in risposta.
“Beh … a domani! Mi raccomando, non addormentatevi sui computer per il troppo lavoro eh!” – urlò diretto ai colleghi mentre si avviava verso l’uscita.
“Non addormentarti subito bevendo la tua camomilla!”
“TACI!”
“Ah Zoro un’ultima cosa…” – Tashigi lo chiamò prima che uscisse dall’ufficio.
“Mh, cosa c’è?”
“Compra una scorta di fazzoletti, non ne è rimasto nemmeno uno in ufficio. E guai a te se li finisci entro domani.”
Nah, non li avrebbe finiti tutti domani. Al massimo entro la fine della settimana, in fondo non mancava molto.

Era solo un mercoledì come tanti, e qualcuno lo stava aspettando a casa.
  
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