Day 7: Bromance
Sam
si svegliò di
soprassalto ma per qualche secondo vide ancora l'orribile immagine di
Jessica che bruciava sul soffitto di casa loro. Solo in seguito si
accorse della mano che lo scuoteva e di una voce che lo chiamava.
A quel punto si voltò
ansimando e finalmente mise a fuoco il volto preoccupato di suo
fratello e la stanza di un motel. Lo vide sospirare di sollievo
quando capì che stava riemergendo dall'incubo che lo
tormentava da
giorni impedendogli di dormire.
«Tutto bene?» chiese Dean,
pur sapendo benissimo che non era così.
«Sì» mormorò Sam per
abitudine, sedendosi stancamente e domandandosi intanto, per un
attimo, perché si ostinasse a negare il suo profondo
malessere. A
cosa sarebbe servito però ammetterlo? La sua Jessica era
stata
uccisa in un modo terribile mentre lui non era lì a
proteggerla e
non aveva nulla in mano che potesse condurlo al suo assassino.
«Lo troveremo, vedrai» lo
incoraggiò il più grande, appoggiandogli una mano
sul ginocchio per
attirare la sua attenzione, e il ragazzo si voltò a
guardarlo.
Iniziava a dubitare che ci sarebbero riusciti, ma la sicurezza del
fratello lo faceva comunque sentire meglio. Rimpiangeva spesso di
averlo seguito quella sera, abbandonando al suo destino Jessica e
gettando al vento tutto ciò per cui aveva lavorato negli
ultimi
anni, ma in momenti come quello si domandava come avesse fatto per
tanto tempo senza di lui. Da quando era scappato di casa aveva negato
persino a se stesso di sentirne la mancanza, eppure adesso era
tornato a essere la figura fondamentale che era sempre stato prima di
quella maledetta sera, quando il padre l'aveva cacciato senza che
questi muovesse un dito per impedirlo. Era strano come fosse riuscito
di colpo a passarci sopra, dimenticandosi quasi della rabbia e del
dolore di allora nell'esatto momento in cui questi era apparso al suo
fianco per portarlo via, praticamente di peso, dalla stanza che
bruciava insieme a Jessica. Una parte di lui non poteva fare a meno
di attribuirgliene indirettamente la colpa, ma pur essendo
consapevole che in fondo Dean era felice di averlo di nuovo con
sé,
non riusciva ad arrabbiarsi né per questo né per
essere stato
costretto, da un istante all'altro, a tornare alla vita che in fondo
aveva sempre odiato. Per anni si era illuso di poter dimenticare la
caccia, i motel, i continui spostamenti e i mille pericoli che vi
erano collegati, ma il passato era tornato a reclamarlo e la presenza
del fratello era stranamente rassicurante.
«Cerca di riposare ancora
un po', Sammy. Hai bisogno di dormire» provò a
richiamarlo il più
grande, dopo un attimo di esitazione, quando vide che si alzava dal
letto portando con sé il computer, rimasto fino a quel
momento al
suo fianco sulle coperte. Il sonno l'aveva colto infatti mentre
faceva ricerche per il caso che stavano seguendo e Dean, per timore
di svegliarlo, non aveva osato sfilarglielo dalle mani.
«Ho dormito abbastanza, e
comunque sono Sam» rispose lui piatto, dirigendosi verso il
tavolo
nella speranza che una posizione più scomoda bastasse a
tenerlo
sveglio.
«Non è vero. Sono giorni
che non ti fai una dormita decente» insistette l'altro,
preoccupato,
ignorando la seconda parte della frase. Una volta gli piaceva essere
chiamato così e benché sapesse che aveva tutte le
ragioni per
essere arrabbiato con lui, lo feriva comunque il tono un po'
scostante che usava sempre per quelle parole. Di solito lasciava
perdere e cambiava argomento ma ora sapeva di non poterselo
permettere. Era andato più volte negli ultimi anni, come del
resto
loro padre, a controllare da lontano che stesse bene e sapeva con
certezza che da quando li aveva abbandonati, era abituato a dormire
molto di più. Da quando la sua ragazza era morta,
però, era già
tanto se riposava un paio d'ore di fila e non poteva continuare in
quel modo. Non avrebbe sopportato di vederlo ammalarsi per colpa sua.
«Non preoccuparti, va bene
così» provò a rassicurarlo Sam, senza
riuscirci neanche un po'.
«Vieni qui» disse invece
Dean, trascinandolo con sé sul piccolo divano della stanza e
obbligandolo a sedersi al suo fianco.
«Che stai facendo?»
protestò il ragazzo, cercando invano di liberarsi. Non
poteva negare
che da un lato gli facesse piacere la vicinanza, soprattutto in quel
momento, ma era passato troppo tempo dall'ultima volta che gli aveva
permesso di coccolarlo e si sentiva in imbarazzo. Cosa gli era venuto
in mente, così di colpo?
«Tranquillo, non lo saprà
nessuno. Cerca di riposare per qualche ora» insistette
dolcemente il
più grande, stringendolo a sé come avrebbe fatto
anni prima. Per un
attimo era stato tentato, in realtà, di sdraiarsi con lui su
uno dei
letti, dove sarebbero stati sicuramente più comodi, ma per
fortuna
era riuscito a fermarsi in tempo. Sam stava già cercando di
sfuggirgli così, chiaramente imbarazzato, e in fondo Dean lo
capiva.
Erano cresciuti molto da quando si addormentavano in un solo letto
per farsi coraggio a vicenda in assenza del padre e doveva
riconoscere di non essersi comportato bene nei suoi confronti. Non
aveva detto nulla la sera in cui John Winchester l'aveva cacciato e
quando era ricomparso anni dopo senza alcun preavviso, la sua
fidanzata aveva fatto la stessa fine della loro mamma. A onor del
vero era stupito che il fratello avesse accettato così bene
la sua
presenza quando l'aveva allontanato da Jessica e iniziava a temere
che fosse perché in quel momento non avrebbe saputo a chi
altro
rivolgersi, ma ora che si erano ritrovati, avrebbe fatto di tutto
perché la fiducia nei suoi confronti non venisse
più meno.
Nel frattempo Sam, dopo aver
cercato di nuovo di divincolarsi un paio di volte, si era finalmente
arreso, sistemandosi meglio e provando a chiudere gli occhi nella
speranza di non doversene pentire. Non aveva voglia di rivedere
quella scena che lo straziava tutte le volte, ma purtroppo Dean aveva
ragione: aveva urgente bisogno di farsi una bella dormita. Erano
giorni infatti che provava in tutti i modi a resistere
finché
crollava per la stanchezza, venendo puntualmente svegliato dal solito
incubo dopo un'ora o due. E pensare che da anni ormai riposava
benissimo senza il minimo problema...
Gli sfuggì un sospiro a
quel pensiero e il fratello, non visto, strinse appena la presa e lo
guardò intenerito, accarezzandogli la schiena. Doveva essere
proprio
stanco, rifletté, se aveva rinunciato così in
fretta a farsi valere
e il maggiore dei Winchester si augurò ancora di
più che la sua
idea funzionasse.
Nel frattempo Sam , cullato
da quel movimento ritmico e dal respiro calmo di Dean, che tante
volte l'avevano fatto addormentare da bambino, scivolò di
nuovo nel
sonno, permettendo così al più grande di fare
altrettanto con il
sorriso sulle labbra, lieto di essere ancora in grado di farlo
sentire meglio nonostante tutto.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi
sia piaciuta e di aver reso bene le emozioni di Sam e Dean all'inizio
della prima stagione. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e
grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo
leggendo. <3
Purtroppo,
in questi ultimi giorni, le storie di entrambe le raccolte mi sono
venute decisamente più lunghe del previsto, facendomi
saltare
qualche aggiornamento, ma ho cercato di rimediare pubblicando oggi il
tutto. Spero sia valsa la pena aspettare e che non capiti
più per
questo Writober.
Passando
ad altro, vi informo che nel fandom di Edens Zero, sempre su AO3 ed
Efp, sto continuando anche la raccolta “Frammenti di
noi” per
l'altra tabella del Writober. Passate a trovarmi anche lì,
se vi va,
e grazie a chi le darà un'occhiata. :3
Se a
qualcuno interessa, vi ricordo inoltre il gruppo facebook che ho
fondato tempo fa, principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma
anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan
di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto. A tra
poco con la prossima storia, spero, e buona serata!
Un
bacio,
Ellygattina