Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Gem    11/10/2020    0 recensioni
Questa è una raccolta di storie slegate tra loro e scritte per Promptember. Appariranno molti personaggi, ma la maggior parte delle fanfic sono AU e dedicate a Milo e Camus. Moltissimi generi presenti: storico, commedia, fantascienza etc.

«Vedi Cappuccetto?» il cacciatore, vestito interamente di nero, si sistemò un’arma in spalla spostando i lunghi capelli biondi dietro la schiena. Poi si avvicinò verso la creatura senza vita. «Tutti i bambini vogliono diventare cacciatori, non corrieri…»
«Smettila di chiamarmi Cappuccetto, Milo.» sentenziò severamente il corriere. «Non ho tempo per te. Il locandiere mi aspetta a Newark.»
Il bambino sbirciò il cacciatore.
Quel Milo si chinò accanto al corpo e, prese delle funi dalla cinta, iniziò a legare gli arti al corpo. Non si degnò di rispondere.
Il corriere allora avanzò di un passo. «Ci vediamo.»
«Se ti chiamo Camus resti?»
«Quando lavoro sono Corriere Rosso 11.»
«Dai, Cappuccetto è più simpatico.» il cacciatore iniziò a trascinare il corpo della bestia.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gold Saints, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ho scritto anni fa queste fanfiction ma ho dimenticato di pubblicarle. Eccone qualche altra di questa raccolta prima di segnarla come conclusa. In futuro mi piacerebbe scrivere una nuova long fic quindi volevo usare efp per qualche tempo prima di pubblicarla, non ricordo bene come si usa!
Titolo: Come una famiglia

Rating: verde.

Tipologia: one-shot.

Genere: generale, post-apocalittico.

Pairing: Milo/Camus

Personaggi: Camus, Hyoga, Milo, Isaac.

Avvertimenti: POV di Camus, AU, slash.

Parole: 938
Note dell’autore: il seguito di Sopravvivenza, Debito e Stelle. Beh l’ho fatta meno catastrofica del prompt :P dopotutto sono in uno scenario post-apocalittico, hanno già passato “l’apocalisse”.

Prompt:

Just IMAGINE your otp being reunited after an apocalypse breakout, not knowing where the other was for a period of time, worrying the other was dead, imagine them running into each other’s arms and squeezing each other in a hug that could last for hours and crying of happiness and relief, friCKING IMAGINE I DARE YOU I’m cRyiNg @imaginetheotp

 

«Isaac! Non camminare vicino al muretto!»

Camus fece un balzo in avanti, afferrando il bambino per il braccio. Con un cenno del capo indicò il sottostante fiume.

«Per quanto ne sappiamo, questi argini potrebbero essere marci.» spiegò, riportando il bambino al centro della strada. «Hai capito? Tienilo a mente.»

Isaac subito si strinse al braccio di Camus, lo sguardo ricettivo. «E perché?»

Milo alzò un sopracciglio. «Vuoi cadere nel fiume, marmocchietto?»

Isaac subito replicò con una linguaccia. Camus sospirò.

Viaggiare in quattro implicava ormai battibecchi quotidiani di chiaro stampo familiare. Camus si sistemò meglio il borsone in spalla, mentre spingeva entrambi i bambini tra lui e Milo. Il tempo uggioso non era dei migliori, ma ancora non pioveva e la città che stavano attraversando sembrava grande abbastanza da fornire rifugi adatti in caso di emergenza.

Hyoga starnutì.

«No.» dissero all’unisono sia lui sia Milo.

La cosa, che sarebbe parsa carina in un altro contesto, passò subito inosservata. Camus si fermò e alzò il cappuccio del giubbotto del bambino.

«Mettiti i miei guanti.» Milo subito se li sfilò e li passò a Hyoga. «Hai i calzini bagnati? Li senti bagnati?»

Camus annodò i lacci del cappuccio sotto il collo.

«No…» mormorò Hyoga, un po’ sorpreso. «Qualcosa mi faceva prurito sotto al naso…»

«Meglio così, ma ancor meglio non rischiare.» disse Camus, aiutandolo a mettere i guanti. «Ti fa male la gola? E la testa?»

Isaac subito tirò la manica del cappotto di Camus e s’accigliò.

«Io ho i calzini bagnati.» mormorò. «E anche mal di gola e mal di testa.»

Milo sospettosamente alzò un sopracciglio. «Mh… chiari sintomi di gelosia.»

Camus, benché divertito ed effettivamente dello stesso parere, rifilò una gomitata veloce all’altro e si sfilò la sciarpa.

«Ecco qua.» disse, avvolgendola intorno al capo di Isaac. «Copriamo anche a te.»

«Vado a vedere se da lì si passa.» fece allora Milo, indicando quel che pareva un ponte. «Che dici, ci fermiamo?»

Camus, impegnato ad avvolgere Isaac nella sciarpa, non si volse per guardare dove stesse andando. Semplicemente annuì e continuò nel suo lavoro.

«Volevo camminare un po’ di più oggi, ma i bambini non sembrano in forma.» commentò. «Magari dovrem-»

BRRRRSSS BOOM.

«AAAAAAHH!»

Camus sobbalzò, voltandosi di scatto. Hyoga continuò a gridare.

Ebbe un tuffo al cuore quando non riuscì a scorgere Milo. La strada era deserta e l’unico rumore, oltre agli strilli del bambino, era quello dell’acqua che scorreva nel fiume.

Il primo pensiero fu anche il peggiore. Non era assolutamente pronto ad affrontare una perdita di tale portata. Aveva resistito a quel giorno, quello sì, con tutto il sangue freddo di cui era stato capace. Ma da allora la sua vita era cambiata e la sopravvivenza non era più solo un concetto astratto che non lo sfiorava da vicino.

«Milo!» esclamò, correndo verso l’argine.

Si affacciò: nulla.

«No, lì!» strillò allora Hyoga indicando la parte opposta della strada, mentre Isaac scattava. Camus però lo bloccò.

«State qui.» ordinò.

«Porca puttana Camus…»

Una voce dolorante lo fece riprendere da quell’intontimento atterrito in cui era piombato.

«Che botta del cazzo…»

Corse verso il punto da cui proveniva la voce. La strada, in parte crollata, conduceva tra sassi e scale semi distrutte verso un livello stradale più basso. Milo, tutto bardato di cappotto e zaino gigante, si stava lamentando mentre giaceva semi disteso su una pietra.

Camus si sfilò dalle spalle la sacca e la gettò per terra, saltando sulle pietre per giungere da lui. I bambini parvero seguirlo.

«State fermi lì!» gridò in tono imperativo.

«Sono scivolose, quelle rocce del cazzo…» continuò a lagnarsi Milo, tentando di rimettersi dritto. «Sta’ attento…»

Camus sapeva di dover prestare attenzione, ma non vedeva l’ora di arrivare a fianco di Milo e sincerarsi delle sue condizioni. Vederlo muoversi e – enfaticamente – imprecare già dicevano molto, ma il nervosismo lo attanagliava senza tregua.

Finalmente arrivò.

«Milo!» esclamò, gettandosi su di lui, in un impeto così violento che lo rigettò sulla roccia. «Che cosa…»

Le parole gli morirono in bocca.

Milo sembrava sorpreso. «Ehi, sono scivolato, sto bene…»

Per la gioia di vederlo sano e salvo davanti a lui, Camus lo abbracciò e lo strinse senza pensarci troppo. In quel mondo così buio persino un raffreddore, una caduta avrebbero potuto segnare la fine di una vita.

Milo ricambiò il suo abbraccio, poi ridacchiò: «Chissà, magari ho una contusione ossea da qualc-…»

Camus gli tappò le labbra. Con le proprie.

Beh, il momento non era certo dei migliori, ma aveva quasi rischiato di perderlo per sempre.

«Uhh che schifo!» la voce di Isaac suonò genuinamente disgustata. «Perché fate come gli adulti!»

Camus sentì Hyoga ridacchiare.

Si allontanò lentamente da Milo, realizzando solo in quel momento le conseguenze possibili del suo gesto. Sperò che fosse dimenticato o quantomeno ignorato in fretta.

Eppure, Milo era sorridente, sebbene ancora stupito. Invece che arrabbiato, pareva solo in cerca di spiegazioni.

«State attenti voi due!» disse allora Camus, indicando i bambini. Si rialzò velocemente e porse una mano a Milo per aiutarlo. «Non avvicinatevi alle pietre.»

Qualche risolino accompagnò il suo ordine.

«Sto bene…» ripeté ancora Milo, quando si rimise in piedi. Aveva stampata in viso un’espressione beatamente rilassata. «Sto bene.»

«Bene.» replicò solo Camus, annuendo. Si voltò: sperava vivamente di non essere arrossito. «Torniamo su.»

Si avviò per primo sulle scale, poi si volse per porgere ancora la mano a Milo.

Quello non aveva cambiato minimamente espressione.

«Che vuol dire porca puttana?» la voce di Isaac coronò il momento in maniera indelebile nei ricordi di Camus.

«Cos’è il cazzo?» aggiunse Hyoga, ingenuamente.

Camus sospirò. Mentre afferrava la mano di Milo, però, pensò che non avrebbe voluto cambiare nulla di quell’istante.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Gem