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Autore: TsukikageShawn    14/10/2020    1 recensioni
Storia partecipante alla challenge di Carachiel - Finis Coronat Opus.
Il nostro protagonista preferito racconta da come ha scoperto di essere padre alla nascita della figlia. Un'avventura piena di emozioni e di sorprese, tutte incorniciate da otto finali che nessuno penserebbe che potessero essere di un'unica storia.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kotori /Tori, Nuovo personaggio, Rio, Yuma/Yuma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Papà cosa sono i servizi segreti?»

«È un organizzazione segreta che si occupa di proteggere le persone.»

«Wow, deve essere bello sconfiggere i cattivi! Da grande voglio essere anche io una paladina! Continua a raccontare.»

«Va bene, quando mi sono svegliato…»

Ero circondato di persone in divisa, la mia testa non riusciva a capire. Alcuni di loro mi stavano visitando, sul petto avevo delle cicatrici di cui non sapevo la provenienza. Questi medici non facevano altro che riempirmi di domande, tipo come ero finito lì o cosa era successo. Feci il vago tutto il tempo, non potevo dire che mi ero intrufolato per uno stupido bracciale. In seguito se ne andarono dicendo che ero solo svenuto, non c'era nessun problema.

Vidi Rio parlare con un signore anziano, Romhan dietro di lei con una bambina.

Mi girai verso il mare, era calmo e cristallino. La mente mi riportò a quella sera, al mio gesto folle. Ed ora ero lì, pronto al secondo passo di una strana tradizione astrale. Dovevo solo attendere che tutti se ne andassero. Fu allora che la vidi, un enorme astronave che si scontrò con l'oceano, e generò un enorme onda anomala che bagnò tutti i presenti.

Sulla superficie del mare galleggiavano relitti e alieni, sicuramente privi di vita perché non si muovevano. Mi avvicinai a loro per osservarli meglio, erano verdi e brutti con una strana pinna sulla testa. I signori in divisa mi allontanarono e mi sedetti sulla spiaggia, aspettando il momento giusto. Non sarei andato via senza il cofanetto, dopo tutto quello che è successo mi meritavo il premio.

Dopo un po' la spiaggia si sfollò, rimasero solo alcuni tipi che stavano rimuovendo i relitti e gli alieni. Approfittai del momento e corsi in mare, ricordavo ancora il punto preciso dove lo avevamo nascoso. Lontano dalla costa, tra due scogli ben fissati, sotto la sabbia. Il cofanetto doveva essere per forza lì. A nessuno sarebbe venuto in mente di scavare in quel punto, era proprio un bel nascondiglio. I signori mi guardavano incuriositi, io non ero uno di loro e di sicuro si stavano domandando il motivo della mia presenza. Più mi allontanavo dalla costa, più relitti e cadaveri galleggiavano sull'acqua. Arrivato nel punto prestabilito iniziai a scavare, ma il cofanetto non c'era più. Iniziai a imprecare dalla rabbia, ero dispetato e non capivo. Doveva essere lì, per forza lì, dopo tutto quello che avevo fatto per recuperarlo, non c'era più.

L'impatto della nave l'aveva spostato di sicuro, forse qualcuno lo aveva preso.

Chiesi a tutti la stessa domanda: «avete visto un cofanetto di legno? È scuro con delle incisioni, di forma quadrata. All'interno ci dovrebbe essere una conchiglia con un braccialetto di perle», ma la risposta era sempre negativa.

Tornai a riva angosciato e vidi la mia amica giocare con il biondo e la bambina. Mi aggiunsi a loro per distrarmi, passammo un bellissimo pomeriggio, era come se fossimo tornati ragazzini. Ben presto mi dimenticai del braccialetto perduto, ne avrei comprato uno nuovo per la mia principessa.

Il pilota era pronto alla partenza e ci incamminammo verso il jet. Mi accomodai di fronte a Romhan, è un tipo simpatico. Passammo del tempo a chiacchierare poi si mise a scrivere una specie di rapporto. Lara si era addormentata sulle gambe di Rio e lei la coccolava come faceva con il suo cane.

«Rio, ma quindi, che lavoro fai?» le chiesi, a quel tempo non lo avevo ancora capito.

«Lavoro per i servizi segreti, vedi di non raccontarlo in giro.»

«Wow, deve essere fichissimo.»

«E pericoloso, Yuma questa è una cosa seria. Le tue azioni sono state stupide e insensate. Potevo benissimo prendertelo io quel cofanetto.»

«Hai ragione, non ci avevo pensato.»

Iniziai a rompere le scatole, volevo sapere cosa era successo. Chi erano quegli alieni e perché mi avevano rapito, ma non ricevetti una spiegazione, insistevano sul fatto che era meglio che non lo sapevo. Perché così non lo avrei raccontato in giro, dicevano. È già rischioso per loro sapere che io lo so e che potrei dirlo a qualcuno, dicevano.

Ma la cosa che più mi dava fastidio erano queste ferite sul petto, come le avrei spiegate a mia moglie. Lei che mi aveva visto il giorno prima a petto nudo e non le avevo. Non potevo di certo dirle la verità, si sarebbe arrabbiata e mi avrebbe fatto dormire sul divano un'altra volta. Perché così mi puniva quando facevo qualcosa di stupido senza di lei. E di certo non potevo dirle che ero da solo con una donna - va bene che si trattava di Rio ma è pur sempre una donna. Non facevo altro che parlare e Rio non lo sopportava, doveva scrivere anche lei il rapporto, ma non glielo permettevo con il mio farfugliare. Mi puntò la pistola contro e mi disse: «se dalla tua bocca esce un'altra parola, giuro che ti sparo. Non ti voglio sentire, non starnutire, deglutire e respirare facendo rumore».

Allora rimasi in silenzio, pensando a una scusa accettabile da dire a mia moglie, e in quel momento mi venne in mente il cane di Rio. Lo vedevo tutti i giorni e aveva delle unghie affilate sulle zampe, potevo dire che mi aveva graffiato per sbaglio. Poi i miei pensieri si fissarono sul quel maledetto bracciale, era un peccato non averlo trovato.

Sospirai silenziosamente, abbassando la testa. Romhan mi passò un bigliettino dicendo di controllare nella sua borsa. Così feci e trovai il mio tesoro, era ancora intatto. Il legno era umido e per la prima volta notai la scritta in inglese incisa alla base del cofanetto.

"Qualunque cosa accada, tornerà sempre da te."

Aprì la bocca del cofanetto e la perla era sempre lì, bianca e lucente. Anche dopo tutti quei mesi.

 

 

Angolo autrice

Sarò sincera, questo è l'unico capitolo della storia che che ho impiegato più tempo a scrivere. Praticamente è parte capitolo precedente dal punto di vista di Yuma. Il prossimo sarà raccontato sia da Yuma che da Rio.

Spero vi piaccia.

Prossimo capitolo - Heartland, siamo tornati

   
 
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