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Autore: Little Firestar84    18/10/2020    0 recensioni
[Storia partecipante all just stop for a minute and smile challenge]
Il Team Leverage si occupa di una falsa wedding planner, dopo che questa lascia una giovane coppia senza soldi... e senza matrimonio. Ma quando Eliot e Becks vanno sotto copertura, come futura sposa ed il suo testimone, il piano va a farsi benedire... con estremo disappunto di Nathan,
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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Salve a tutti! Eccomi con quello che per ora è l'ultima parte di "Hitter and Chemist"... come diverse altre storie della serie, anche questa partecipa all Just stop for a minute and smile challenge di Soul_Shine, per la precisione, grazie ai prompt 41. "Vieni a darmi una mano!" e 32. "È il miglior regalo che potessi ricevere!"
Buona lettura!


“Scusate un attimo… cosa vuole dire che il piano è saltato?” Nathan stava letteralmente fumando di rabbia, seduto al tavolo del bar, mentre, digrignando i denti, stava faccia a faccia con Becks and Eliot, che erano riusciti a mandare all’aria tutto il lavoro svolto fino ad allora e a mandare a farsi benedire le loro storie di copertura. Il loro obbiettivo era quello di incastrare Ellison Carline, che avevano preso in antipatia non appena la loro ultima cliente gliene aveva parlato. La donna, che aveva una lista di alias lunga quanto la fedina penale di Eliot, truffava le giovani coppie in attesa di sposarsi, presentandosi come una wedding planner in gradi di risolvere tutto.

Nathan non credeva nei wedding planner, a malapena credeva nel matrimonio, ma non aveva potuto non aiutare quella povera ragazza: la coppia si sarebbe dovuta sposare due giorni prima che il fidanzato, militare partisse per una pericolosa missione in Medio-Oriente, e quando erano arrivati nella graziosa chiesetta, avevano scoperto che c’era sì un matrimonio prenotato… ma non il loro.

Hardison era riuscito a trovare la strega a Newark, con tanto di nuovo nome per lei e per la sua società, e perciò la squadra aveva preso armi e bagagli per spostarsi e incastrarla una volta per tutte. Avevano però avuto bisogno di qualcuno che fingesse di sposarsi, e dato che Parker non voleva sentirne parlare neanche per finta, che Sophie temeva che se avesse detto sì Nathan avrebbe pensato che voleva sposarsi per davvero, la scelta era caduta su Becks- la più allergica di tutti al matrimonio, nonostante Eliot dicesse in giro che, in teoria, erano fidanzati ufficialmente, e dato che della guardia del corpo c’era bisogno, lei avrebbe vestito i panni di Caroline Davenport, una fanciulla che incastrava un uomo che sarebbe potuto essere (più o meno) suo padre (Nathan), mentre Eliot, vestito con uno stile che ricordava Karl Lagerfeld da giovane, con i capelli legati ed un paio di occhiali da vista dalla sottilissima montatura, sarebbe stato il suo migliore amico/testimone gay che la accompagnava ovunque.

“Si può sapere cosa è successo esattamente?” Sibilò digrignando i denti.

“Ecco, in realtà, è piuttosto divertente…” Eliot ebbe la decenza di vergognarsi (e di sentirsi in colpa) e grattandosi il capo, rosso in volto, mentre raccontava esattamente cosa era andato tragicamente storto nel loro piano…

 

La strega cattiva- che parlava al telefono senza degnarli della sua attenzione- li  aveva accompagnati in una delle migliori boutique di abiti da cerimonia dello Stato, e così si erano trovati a stare seduti nel salottino del negozio, che probabilmente non avrebbe mai ricevuto un centesimo dalla suddetta strega, con una commessa che continuava a mostrare a Becks delle mostruosità che lei non avrebbe mai indossato- neanche sotto tortura. Cose che andavano, a detta di Eliot, da “sembri una spogliarellista” fino a “ti fa bassa” passando per “ma dove siamo, negli anni ’80?”

Eliot- che per tanto, tanto tempo aveva amato ripetere al povero Hardison che lui usciva con un mucchio di modelle, e che quindi se ne intendeva di vestiti- prese un profondo sospiro, prese sotto braccio la commessa (incapace, non che si potesse aspettare diversamente da una che aiutava una truffatrice) e si fece accompagnare a vedere cosa ci fosse disponibile, mentre Becks fingeva di essere più seccata di quello che effettivamente era e si beveva un bicchiere di champagne dopo l’altro.

“Allora, vediamo, vestiti lunghi, leggero strascico. Niente di esagerato o troppo aderente, non le piace, anche se, detto tra noi, il fisico ce l’ha.” Eliot scelse alcuni capi, mentre la commessa lo guardava con aria sognante, maledicendo tutti gli dei dell’universo perché tutti gli uomini decenti o erano gay o erano sposati, e li lasciò nel camerino. Becks alzò gli occhi al cielo e svogliatamente fece ciò che doveva, spogliandosi e mettendo un capo dopo l’altro, bocciando ogni cosa senza nemmeno uscire- le bastava darsi un’occhiata nello specchio per decretarli fallimenti catastrofici.

Stava per rimettersi i suoi capi di vestiario, e la commessa era andata a prendere una pastiglia contro il mal di testa, quando vide, sepolto sotto una marea di organza e tulle, un vestitino che catturò la sua attenzione, e non seppe esattamente il perché, ma fu travolta dalla curiosità di vedere come le stesse.

“Qualcuno potrebbe venire a darmi una mano?” Chiamò da dentro il camerino, mentre cercava di slegare ogni muscolo e osso per contorcersi in una posizione che le rendesse possibile abbottonare il prezioso capo di vestiario. Eliot arrivò, e rimase a fissarla a bocca aperta, incapace di muovere un singolo altro passo. “Non stare lì imbambolato e aiutami!”

Senza aggiungere altro, Eliot chiuse la distanza che li separava, e si mise al lavoro a chiudere ogni singolo bottone di seta che chiudeva, sulla schiena, il vestito da sposa. Era bianco, morbido e lungo, ricoperto da un tulle a pois bianchi da capo a piedi, e una scollatura che lasciava intravedere le grazie di Becks senza essere né volgare né altro. Quando ebbe finito, si mise dietro di lei davanti allo specchio, con le mani sulle spalle della sua donna, e gli mancò il fiato.

“Becks?” la chiamò, e lei fece un suono affermativo, mentre guardava i loro riflessi nello specchio, persa nell’immagine riflessa degli occhi azzurri di Eliot. “Senti, non ti arrabbiare, però… lo so che teoricamente siamo fidanzati, e ti avevo detto che ti avrei dato tutto il tempo che volevi per prendere una decisione, ma….” Fece una pausa, cercando il coraggio di finire la frase. “Ecco, io voglio vederti in abito da sposa, questo abito, e, e ho anche l’anello. Ma non uno qualsiasi. Ecco...”

Così dicendo, si mise in ginocchio, e tirò fuori dalla vecchia giacca di velluto (che gli aveva prestato Nate) una scatolina azzurra… una scatolina di Tiffany. La aprì, col cuore in gola, rivelando l’anello dei sogni di Becks- quello su cui avevano scherzato tempo addietro, quando le aveva detto che ormai era troppo vecchio per continuare a dire in giro che aveva una ragazza.

Eliot aveva aspettato che Becks andasse a fare compere con Sophie per sgattaiolare fuori dalla cucina, alla ricerca di Hardison e Parker. La ladra bionda aveva ancora le stampelle, ed era ancora costretta sul divano, dove il fidanzato le faceva compagnia, nonostante lei ormai non sopportasse più nulla.

“Ragazzi, mi serve una mano…” Eliot si guardò intorno con fare cospiratorio, quasi volesse accertarsi di non essere beccato sul fatto, e trascinò una sedia dietro al divano, tra la coppietta.

Parker si girò verso di lui, facendogli il muso, fulminandolo con lo sguardo, e dandogli un assaggio della sua stessa medicina.. “Io non ti aiuto a rompere con Becks. Lei mi piace. Più di te.”

“Cosa? No! Non voglio rompere con Becks!” Tirò fuori dalla tasca un foglietto  accartocciato e lo porse ad Hardison. “Cercami questo anello. È’ di Tiffany. Versione in platino con diamanti rosa. Quello con il diamante centrale con taglio a cuscino, non l’altro. La settimana scorsa stavamo scherzando e le è scappato che è l’anello dei suoi sogni.”

Sghignazzando, Hardison eseguì, digitando su Google il nome dell’anello- Soleste- e trovandolo.

“Ma… è un anello di fidanzamento!” Parker gli gettò le braccia al collo, facendolo stringendolo così forte che gli fece mancare il respiro ed Eliot divenne paonazzo. “Che bello, vi sposate! Così Becks rimarrà per sempre con noi!”

“Bimba, se vuoi che Eliot si sposi, lascialo andare, lo stai soffocando.” Hardison le disse, guadando lo schermo, e scuotendo il capo. “Non posso comprarlo online, devo per forza fissarti un appuntamento nel loro negozio di Portland- che nome do?”

“Steven Turner, il consulente politico. Ho documenti e carte di credito a suo nome.” Rispose secco, prima di voltarsi verso Parker. “Parker, l’esperta di gioielli sei tu, qualche idea su quale misura dovrei prenderle?”

“Diciassette. Abbastanza largo che non la stringa se il dito si gonfia, ma abbastanza stretto da non scappare e rendere difficile rubarlo.” Sia Hardison che Eliot alzarono un sopracciglio a questa sua ultima affermazione, che la gente normale- non che Parker fosse normale- di solito non faceva, quando si trattava di scegliere gioielli. “Che c’è? È il mio lavoro, è normale che pensi a queste cose!”

 

“Rebecca Marie Cummings, mi vuoi sposare?” Becks si coprì il viso con le mani, soffocando un gridolino- o le lacrime, non ne era certa- e non mosse un muscolo, né disse una parola. Eliot, ancora in ginocchio, si schiarì la gola. “Tesoro, non sono più un ragazzino e questa posizione inizia ad essere scomoda… potresti… non so… rispondermi? Per favore?”

La ragazza sgranò gli occhi, rendendosi conto che di non aver detto una parola, e singhiozzando, prese la mano di Eliot tra le sue, chinandosi verso di lui. Perché… perché nel momento in cui si era vista in abito da sposa, accanto a lui, si era resa conto che non solo stava accarezzando più di quanto volesse ammettere l’idea del matrimonio… ma che voleva essere sua moglie, camminare verso di lui, lungo la navata di una chiesetta e dirgli di Sì davanti ai loro amici e alle loro famiglie.

“Sì, sì, sì!” Squittì mentre lui le metteva l’anello al dito, ancora inginocchiato a terra, senza minimamente pensare e dove fossero e cosa stesero facendo in quel momento. La prese tra le braccia, e iniziò a baciarla, a passarle le mani tra i soffici capelli rossi, accarezzandole di tanto in tanto il collo nudo.

Stavano perfino piangendo, ma anche ridevano, e non riuscivano a staccarsi l’uno dall’altra, quando “Elaine” (che adesso usava l’alias di Alice Neviere) entrò, in compagnia della commessa, per ricordare alla sposina che avevano anche altro da fare e che il negozio non era certo aperto solo per lei. Eliot e Becks, rossi ed imbarazzati, si staccarono, e si misero in piedi, sistemando i proprio vestiti stropicciati alla meno peggio, mentre le due donne li guardavano con gli occhi sgranati, lievemente scandalizzate.

 

“…e quindi ci sposiamo!” Becks alzò la mano sinistra, mostrando i due carati di Tiffany – il più bel regalo che avesse mai ricevuto in vita sua - tutta emozionata.

Gli amici li abbracciarono, baciarono Becks sulle gote e fecero loro i complimenti: Sophie batteva la mani tutta felice, mentre Parker praticamente saltellava sul posto, come un coniglietto con le pile troppo cariche, e Hardison (nonostante sapesse già tutto perché aveva sentito in diretta la proposta grazie all’auricolare) gongolava, felice di aver sempre saputo che prima o poi le cose sarebbero andate a finire proprio così, e di aver rivestito un piccolo ruolo nel conseguimento di quel sogno d’amore.

Solo Nathan non sembrava troppo soddisfatto e non aveva ancora lasciato il suo sgabello, e continuava a guardarli neanche avesse voluto ucciderli seduta stante. “Vi sposate, ma che carini. E non potevi aspettare due ore per chiederle la mano?” Sibilò, mentre buttava già dell’acqua frizzante con un po’ di limone- decisamente molto meno drammatico che scolarsi una vodka o un whisky.

“Andiamo, Nate, è stata una decisione d’impeto, una cosa romantica. L’ho vista in abito da sposa e mi sono detto, ora o mai più. Anche perché avresti dovuto vederla con quel vestito addosso. A proposito, dobbiamo tornare in quel negozio e prendertelo.”

Parker alzò la mano, come una scolaretta che sapeva la risposta alla difficilissima domanda, continuando a saltellare. “Ci penso io, ci penso io! Tu dimmi qual era e io te lo rubo! Sarà il mio regalo di nozze, qualcosa di rubato!”

“Non è così,” Sophie sbuffò, incrociando le braccia, tutta imbronciata, un po’ offesa di non aver rivestito alcun ruolo nella proposta di matrimonio, quando era merito suo se Becks ed Eliot stavano insieme. “Qualcosa di nuovo, qualcosa di imprestato, qualcosa di blu e qualcosa di vecchio. E comunque deve trovarsi un altro vestito, perché è tassativamente vietato far vedere allo sposo il vestito prima della cerimonia!”

Nathan, mentre Sophie e Parker continuavano a battibeccare- ed Eliot e Becks stavano prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di scappare a Las Vegas a sposarsi nella cappella di un casinò,  aveva preso a tamburellare con le dita sul bancone per poi schioccarle quando ebbe un’idea a dir poco brillante.

“Okay, non tutto  è perduto. Possiamo usare questa narrativa a nostro vantaggio. Eliot, il tuo personaggio è stato innamorato di Becks per anni, ma non le ha mai detto nulla per paura di perderla. Ma la mia presenza ti ha spinto ad agire, e così la notte della festa di fidanzamento l’hai sedotta. Becks aveva pensato che fosse stata solo un’avventura, magari eravate pure ubriachi, ma quando vi siete visti nello specchio, ha capito che eri tu l’uomo della sua vita, e adesso avete deciso di sposarvi, e di farlo subito perché lei è rimasta incinta!”

Becks scoppiò a ridere, mentre Eliot ed il resto della squadra alzarono gli occhi al cielo - solo Nathan poteva studiare il modo di trasformare un vero fidanzamento in un occasione per truffare qualcuno…

   
 
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