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Autore: LysandraBlack    20/10/2020    2 recensioni
Marian è scampata al massacro di Ostagar. Garrett ha assistito alla distruzione di Lothering, mettendo in salvo la loro famiglia appena in tempo. Senza più nulla, gli Hawke partono per Kirkwall alla ricerca di un luogo dove mettere nuove radici. Ma la città delle catene non è un posto ospitale e i fratelli se ne renderanno conto appena arrivati.
Tra complotti, nuovi incontri e bevute all'Impiccato, Garrett e Marian si faranno ben presto un nome che Kirkwall e il Thedas intero non dimenticheranno facilmente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Anders, Hawke, Isabela, Varric Tethras
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO 42
Mirrors


 

Garrett si osservò il braccio con aria critica, sfiorando con le dita l'ennesima cicatrice, dal bordo seghettato e ancora fresca, la pelle rosa e lucida. «Quel bastardo aveva davvero un bel coltellino.»

Anders, seduto accanto a lui sulla terrazza coperta, gli sorrise debolmente. «Ringrazia che ti abbia mancato il collo, invece. Sei il solito avventato.» Gli sfiorò il ginocchio con il proprio, prendendo un altro sorso di birra.

«Eri voltato dall'altra parte, che dovevo fare, lasciare che ti trasformasse in un puntaspilli?»

Lo sguardo del guaritore si fece un attimo più serio. «Lo sai che è più difficile uccidermi, grazie a Giustizia.»

«Più difficile non significa impossibile.»

«Sarà sempre così? Io che cerco di proteggere te, tu che cerchi di proteggere me, e tutti e due a bisticciare continuamente sulla cosa?» Chiese Anders, che tuttavia era tornato a sorridere.

Garrett ricambiò sporgendosi verso di lui e posandogli un bacio sul naso, ridacchiando. «Non sembra tanto male.»

Un grugnito infastidito li fece allontanare imbarazzati mentre Varric li raggiungeva dalle scale, una pila di libroni tra le braccia. «No, per carità, non fate caso a me, sto solo cercando di fare il mio lavoro senza morire di indigestione da zuccheri...»

«Sai, alle volte dovresti smettere di accarezzare la tua balestra e passare a qualcuno di più caldo.» Lo prese in giro Garrett, allungando una mano e afferrando qualche libro.

«Bianca, non lo ascoltare, sai che ti sarò sempre fedele!» Urlò il nano alle proprie spalle, lanciandogli un'occhiataccia e poi scoppiando a ridere, prendendo posto. «Ho delle succose novità, a proposito di persone fedeli... Sembra che la Resistenza si stia rimettendo in sesto.» Estrasse dalla tasca una pergamena dall'aspetto vissuto, porgendogliela.

Garrett la aprì con cautela, scorrendo velocemente le poche righe, sgranando gli occhi. «È da parte di Vanya.» Porse la lettera ad Anders, ancora incredulo di aver ricevuto notizie dalla stessa persona che gli aveva scatenato contro una piccola orda di cadaveri ai Satinalia di qualche anno prima, come se nulla fosse accaduto. «Dice che hanno rafforzato i contatti della Resistenza ad Ansburg e Hasmal, sono riusciti a portare parecchi Incantatori dalla nostra parte, ma la notizia migliore direi che-»

«La Grande Incantatrice?» Sussurrò Anders leggendo, quasi senza voce. «Fiona si è davvero messa in contatto con la Resistenza?»

Garrett annuì, mentre Varric sogghignava soddisfatto. «A quanto pare. E ha alcuni contatti alla Bianca Spira, se siamo davvero riusciti a raggiungere i Liberisti di mezzo Thedas-»

«Siamo sull'orlo di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione contro l'oppressione dei maghi, Garrett.» Gli occhi di Anders brillavano, e poteva avvertire il Velo tremare per l'emozione del compagno. «Dobbiamo soltanto agire.»

«Potrebbe anche rivelarsi una disastrosa catastrofe, se facciamo qualche passo falso.» Cercò di riportarli con i piedi per terra Garrett, ma anche lui sentiva una febbrile eccitazione nel petto. «Dobbiamo aumentare i nostri sforzi a Kirkwall, per il momento Meredith è una delle minacce principali, ma-»

«Se le giunge voce che alcuni degli Incantatori Anziani degli altri Circoli e persino della Grande Incantatrice stanno non tanto segretamente spingendo per ottenere più libertà e appoggiando la Resistenza... per le palle del Creatore, potrebbe addirittura Annullare l'intera Forca.»

«Non mi sorprenderebbe, conoscendola.» Commentò tetro Garrett, tamburellando con le dita sul tavolo. «Come l'hai avuta?» Chiese a Varric, indicando con un cenno del capo la lettera.

«Adaar. La piccoletta sa il fatto suo, non solo quando si tratta di spaccare qualche osso.» Rispose il nano, giocherellando con l'anello d'oro della catena che portava al collo. «Da quando quei due sono spariti, Stök dice che un sacco di decisioni le ha prese lei. Ha contatti con Vanya e quel Corvo, ovviamente, ma spesso è tutta farina del suo sacco.»

«Poco tempo fa hanno recuperato quei tre maghi di Starkhaven che erano stati mandati ad Ostwick, no? Il Circolo è stato ormai mezzo ricostruito, ma abbiamo intercettato quasi tutti i trasferimenti.»

«Mai visto qualcuno divertirsi così tanto a trasformare Templari in cocci rotti.» Concordò Anders, scoppiando in una risatina soddisfatta che però gli morì presto sulle labbra. «Non è lei a preoccuparmi, infatti, ma l'assenza di quei due.»

Scese il silenzio.

«Pensi davvero che si siano rifugiati nel Tevinter per aiutare quei magister?» Gli chiese Garrett.

Anders si strinse nelle spalle. «Perchè Shani avrebbe dovuto mentirci? Ci sono troppi indizi che portano a loro: il fatto che gli abbiano servito Marian su un vassoio d'argento, che Danarius si sia lasciato sfuggire della somiglianza tra tua sorella e qualcun altro... quanti Fereldiani incazzati col mondo e in cerca di vendetta potrebbero mai essere scappati in Tevinter?»

«Un bel po', immagino, dato che è il primo pensiero della maggior parte dei maghi che abbiamo salvato, andare in un impero governato dai loro simili.» Ribattè amareggiato, appoggiandosi contro lo schienale e portando lo sguardo sulla baia, le navi che ondeggiavano violentemente sul mare agitato. «Cazzo, non voglio credere che Geralt sia caduto così in basso da-»

«Ricorrere a magia del sangue, organizzare un attentato anche a costo di ammazzare i pochi familiari che ha e attaccarci quando abbiamo cercato di fermarlo?» Anders scosse il capo, massaggiandosi la tempia con la punta delle dita. «Non è più la persona che conoscevo, questo è certo, ma... a volte mi chiedo se non siano sacrifici necessari.»

Garrett alzò lo sguardo sul compagno, incredulo. «Stai scherzando, spero. Li avrebbe aiutati a fare chissà cosa a Marian, Anders! Cazzo, posso capire che voglia vendetta, ma arrivare al punto di-»

Incontrò gli occhi color miele dell'altro, cerchiati come al solito da ombre scure. «Lo so che ti terrorizza l'idea di perderla, ma è una Templare. Non la vede come altro che un nemico da distruggere, una di loro.»

«E tu?» Lo incalzò Garrett, furente.

Lo vide chinare il capo, sospirando. «Non posso negare che se non ti avessi mai conosciuto, non mi soffermerei ad andare oltre all'armatura che indossa. Ammetto che è molto meno peggio degli altri, ma non posso concederle di più. Lo sai. Se si trattasse di lei o della nostra causa, la giustizia-»

«Giustizia non c'entra, lo sto chiedendo a te.» Insistè Garrett, serrando il pugno.

«Non credo di saperci più distinguere, ormai.» Rispose Anders in un sussurro. «E non riusciamo a condannare completamente le azioni di Geralt, nonostante la magia del sangue sia sbagliata... Quanti anni ci abbiamo messo a costruire una rete di contatti, a far partire qualche ingranaggio che ci porti appena più in là nel nostro piano di liberarci dal giogo della Chiesa?» Sospirò pesantemente, appoggiando la fronte sul dorso della mano. «Più strattoniamo le catene, più la presa si stringe attorno ai nostri colli, Garrett. E non siamo abbastanza forti, lo vedi. Kirkwall non ama più come un tempo i suoi Templari, è vero, ma chiedi ai nostri cari concittadini se credono ancora nella Chiesa, nelle stramaledette parole del loro Cantico dove siamo rappresentati come mostri pericolosi da tenere costantemente sotto controllo. Meredith può farsi odiare quanto più le piace, non cambierà niente finché ci sarà la Chiesa a fare da paciere, a convincere i maghi a sottomettersi e a spiegare alle persone senza il Dono come sia giusto tenerci in gabbia.»

Garrett si sporse a stringergli la mano, cercando il suo sguardo. «Ma una soluzione come il Tevinter non è la strada giusta, lo sai bene quanto me. E sembrare alleati coi magister può solo peggiorare la nostra immagine al resto del Thedas.»

Anders ricambiò debolmente la stretta. «Eppure, nonostante anni di sforzi, non riesco a vedere un risultato in cui tutte le fazioni ne escano pacificamente. Ci sto provando, davvero, ma non-» Scosse di nuovo il capo. «Geralt non ha tutti i torti. Siamo deboli: abbiamo bisogno del Carta, abbiamo bisogno dei pochi eretici che riusciamo a contattare, per dare rifugio a persone che non sono mai uscite dalla loro gabbia per la maggior parte della loro vita, abbiamo bisogno della pietà dei pochi che ce la concedono per nasconderci, o peggio ancora siamo costretti a pagare per il silenzio e un trasporto sicuro. E dove ci ha portati?» Accennò alla Forca, che si stagliava alla loro destra in lontananza, una presenza imponente sull'intera città. «Meredith e quelli come lei continuano a sentirsi giustificati nei loro abusi, protetti da una Chiesa che fa il gioco dei potenti. Stiamo spingendo per il compromesso, ma non penso che possa più funzionare. Forse Geralt ha solo aperto gli occhi prima di noi. Forse abbiamo bisogno di alleati più forti. Di misure più drastiche.» L'ultima frase fu poco più che un sussurro, ma Garrett riuscì ugualmente a sentirla.

«Ma stiamo facendo passi avanti.» Insisté lui, ponendo anche l'altra mano sulla sua. «Avere la Grande Incantatrice dalla nostra non è poco, e presto non sarà l'unica. Se si solleveranno abbastanza voci dall'interno-»

«Potrebbe funzionare, ma per quanto?» Anders si voltò verso di lui, intrecciando lo sguardo nel suo. «Avranno sempre dalla loro la protezione della Chiesa, e la minaccia di un Annullamento. Ci costringeranno alla resa. D'altronde, noi cos'abbiamo? Il sostegno di un'organizzazione criminale, un branco di eretici e qualche voce fuori dal coro. Non gli do torto per aver cercato una soluzione altrove.»

Garrett abbassò il capo, amareggiato. «Se l'alternativa è una vittoria facile per diventare schiavi di magister come quel Danarius, preferisco continuare a lottare, magari rischiare di più, certo, ma quando arriveremo ad un accordo non saremo visti come dei mostri.»

«Non tutti, almeno.» Sussurrò Anders dopo qualche lungo istante. Si liberò dalla sua presa, alzandosi poi in piedi e infilandosi la lettera di Vanya nella tasca delle vesti. «Devo andare a controllare una cosa in Clinica, ci vediamo stasera a casa, d'accordo?» Accennò un sorriso stanco, che non gli arrivò agli occhi. «Sono passi avanti, hai ragione. Piccoli, ma pur sempre passi avanti.»

Garrett cercò di ricambiare, ma quando l'altro gli diede le spalle il suo umore sprofondò inesorabilmente verso il basso.

«Non angustiarti troppo, Scheggia, non è mai stato un raggio di sole.»

L'amico riuscì a strappargli una risatina. «Lo so, ma ultimamente...» scosse il capo, voltandosi verso Varric e mettendo su un sorriso. «Scusa, ti faremo venire il mal di denti prima o poi.»

Il nano gli fece cenno con la mano di lasciar perdere. «Mi sono abituato a mangiare salato proprio per compensare tutto il vostro affetto, sono a posto.» Picchiò la mano su uno dei tomi che aveva davanti a sé, esibendosi in un ghigno. «Piuttosto, questi ti faranno distrarre, ho i libri contabili aggiornati agli ultimi quattro mesi...»

Garrett grugnì sonoramente, reclinando il capo dietro allo schienale. «Non voglio parlare di soldi...»

«E invece parleremo proprio di quelli, amico mio, valanghe di oro che entra ed esce dalle nostre tasche per essere speso ed investito e tramutarsi in altri soldi. Questo è il mio genere di magia.» Lo aprì minacciosamente, sfogliando le pagine e facendo scorrere l'indice su una serie di scarabocchi incolonnati. «La Harvent-Hawke sta andando alla grande, hai fatto bene a mantenere il nome di quel cretino anche dopo averlo liquidato, ci siamo tenuti tutti i suoi clienti fedeli che ci hanno fatto una buona pubblicità in mezzo continente... Ora, so che il Tevinter è attualmente un pessimo argomento, ma potrei avere dei contatti nella Felicissima Armada che ci assicurerebbero un passaggio sicuro fino a Ventus e Carastes, Vyrantium e Minrathous sono ancora fuori portata ma ci stiamo lavorando, se capisci quello che intendo. Il tempo di percorrenza da Jader all'Imperium tramite la Via Imperiale è uno schifo, e lo sanno anche ai piani di sotto, la soluzione più comoda per portare la merce fino ai nuovi clienti dei nostri amici è il mare, salvo il piccolo problema dei cornuti che bazzicano lo stretto a nord. Ma tecnicamente i Liberi Confini ed Antiva non sono in guerra con nessuno, quindi basterà tenere celato il registro di carico come al solito e tenersi stretto il trattato di Lomerryn come se fosse un barile della tua birra preferita. Formalmente, trasporteremo preziosi vetri di Serault e altre porcellane orlesiane, metalli e gemme da Orzammar, stoffe pregiate da Antiva e via discorrendo, nessuno sospetterà di qualche piccola cassa sparsa qua e là.»

«Immagino che il Carta abbia avuto un piccolo aiutino dall'interno per espandere così in grande i suoi traffici fino all'Imperium?»

Varric fece spallucce. «Stök è una tomba quando si tratta di contatti e soldi del capo, ma sì, sono propenso a darti ragione. Il biondino non ha tutti i torti quando dice che tuo cugino potrebbe effettivamente tornare utile a qualcosa, anche se non parliamo degli stessi risultati.»

Garrett sospirò, grattandosi la barba e scrocchiando il collo. «D'accordo, quindi immagino dovremo acquistare altre navi, cercare dei capitani competenti...?»

«Esattamente, ho già selezionato un paio di compagnie in difficoltà economica che potrebbero cedere ad essere acquistate, almeno in parte. Una di esse è Orlesiana, se riusciamo a metterci su le mani sarà uno smacco per quei palloni gonfiati.» Voltò pagina, sottolineando con una matita alcuni nomi e aggiungendo alcuni calcoli a lato pagina. «Non ti tedierò ulteriormente con percentuali e probabilità, passiamo invece a parlare di argomenti più leggeri.»

«Ah, sono permessi anche argomenti leggeri? Dovevi dirmelo prima, vi avrei raccontato di quella volta in cui convinsi Carver che Rufus poteva parlare.»

«Poi ti chiedi perché Junior abbia quel pessimo carattere che si ritrova...» Varric scosse il capo divertito, mentre voltava pagina. «Comunque, si tratta della Estrella, i carpentieri l'hanno esaminata e si sta parlando di circa millecinque sovrane di danni, ora, se vuoi ancora regalarla ad Isabela fai pure, ma non credo varrà l'investimento.»

«Non è molto carino da parte tua.» Osservò Garrett, inarcando un sopracciglio.

Il nano ricambiò con uno sbuffo. «Qualcuno qui deve tenere i piedi per terra. Allora, che hai intenzione di fare?»

Il mago si strinse nelle spalle. «Ho fiducia che sarà a buon rendere, mettiamola così. Passerò dal porto a dire di procedere pure con le riparazioni.»

«Sicuro?»

Sorrise. «Cercavamo dei capitani di cui fidarci, no? Ne abbiamo una sotto il naso da anni.»

«È sul fidarsi che non sono mai troppo certo, quando si tratta della Rivaini...» borbottò Varric, ma annuì. «Beh, direi che per ora è tutto, ti farò sapere se riesco a stringere qualche accordo proficuo con quei contatti nell'Armada, per quanto riguarda gli orlesiani con le pezze al culo, ora che ho il benestare del mio sessanta percento, procedo a inviargli la nostra proposta.»

Garrett si alzò in piedi, stiracchiando la schiena. «Toglimi una curiosità, perché ti rifiuti di mettere il tuo nome su qualsiasi attività che non siano i tuoi romanzi?»

Il nano sogghignò di nuovo grattandosi il petto, i primi due bottoni della giacca aperti nonostante il vento freddo che soffiava dalla baia. «Perché sono un autore di successo, non voglio che il mio pubblico mi associ a faccende venali...» gli strizzò l'occhio, ammiccando «devo mantenere il mio misterioso fascino.»

Il mago stava per andarsene, quando si voltò verso l'amico, incerto se chiedere o meno. «Com'è andata con Bartrand? Non mi hai detto niente...»

L'altro evitò il suo sguardo, intento a raccogliere le carte sul tavolo. «Non c'è molto da dire, qualsiasi cosa quel lyrium gli abbia fatto alla testa, non sembra migliorare. Ho chiesto in giro a qualcuno che potesse aiutare, ma per ora brancoliamo tutti nel buio.» Riaprì lentamente il pugno che aveva serrato inconsciamente, sforzandosi di sorridere. «Letteralmente, dato che ho passato due settimane sottoterra come un nug.» Sospirò, rialzando finalmente il capo. «Penso di aver trovato finalmente qualcuno che compri la sua tenuta in Città Alta, a proposito, un tale di Rivain mi ha mandato una caparra a scatola chiusa senza manco esaminarla prima... dovrò mandare qualcuno a ridipingere le pareti e togliere gli schizzi di sangue, probabilmente.»

«Non vorrei essere nei panni di quei poveretti.» Scherzò Garrett. Si avvicinò un poco all'altro, appoggiando la mano sullo schienale della sedia. «Lo sai che per qualsiasi cosa, ci sono, vero? Resistenza, il Carta, magister assassini o piani per comprarci mezzo Thedas, per una bevuta in compagnia sono sempre disponibile.»

Il sorriso di Varric si fece genuino. «Lo so, Scheggia. E potrei già sapere come sfruttare questa tua proposta, il nuovo volume di Duri nella Città Superiore è in revisione e ha bisogno di una copertina adeguata.»

Garrett si batté un paio di volte il pugno sul petto, all'altezza del cuore. «Sarà un onore.» Salutò l'amico con un cenno della mano, per poi rientrare all'Impiccato e uscire dalla taverna, infilandosi tra le strade affollate del porto, il vento freddo che gli sferzava il volto.

 

Dopo essere passato dalla sede ufficiale della Harvent-Hawke per dare qualche direttiva, si diresse a passo spedito verso l'enclave. Merrill aveva mostrato a Shani l'Eluvian in frantumi che teneva nella sua camera, e la nuova arrivata era sembrata estremamente interessata all'artefatto.

Salutò con un cenno un paio di elfi della Cerchia che bazzicavano spesso la Clinica, passando accanto alla bancarella dove avevano trovato il banchetto di Lena, ora gestito da un elfo abbastanza anziano e quella che doveva essere la moglie.

La ragazza era rimasta sconvolta alla notizia della fine che aveva fatto il compagno, ma Garrett e Merrill si erano offerti di aiutare come potevano. L'uomo l'aveva indirizzata a chiedere ad Elin e Rasiel, le sorelle che lavoravano al forno, se avevano bisogno di una mano con il piccolo locale adiacente che avevano inaugurato da poco. Con un bambino in arrivo, non poteva contare solo sul poco che guadagnava a vendere qualche cianfrusaglia all'Enclave per conto di qualcun altro.

Bussò alla porta dell'abitazione di Merrill.

Dovette aspettare parecchio prima che l'amica venisse ad aprirgli, i grandi occhi verde scuro della dalish erano leggermente arrossati e infossati nel volto pallido, ma sorrideva. «Garrett, entra, entra, benvenuto!»

Dall'altra stanza si affacciò Shani, i capelli rossi arruffati e la stanchezza anche sul suo viso. «Hawke, buon pomeriggio.»

Garrett si guardò attorno, la piccola casa era nel caos come al solito, sembrava che i pochi possedimenti di Merrill fossero sparsi un po' ovunque, l'amica non era proprio in grado di tenere in ordine. «Avete fatto progressi?»

«Oh, non ci crederai!» Trillò la dalish, affrettandosi verso la stufa, aprendola e buttandoci dentro un altro pezzo di legno, ravvivando poi le fiamme con un gesto della mano. «Vuoi un tè? Shani ha portato queste foglie assolutamente meravigliose...» Afferrò il bollitore, versando un po' di acqua da quello che pareva un piccolo barile di birra con uno spillatore. «Comunque, dicevamo, a quanto pare l'Eluvian può essere sistemato ma non con i mezzi che abbiamo a disposizione, nonostante l'Arulin'Holm che ci ha dato la Guardiana. Quindi, pensavamo-»

«Di andare a parlare con lo stesso demone con cui Merrill ha stretto un patto all'inizio, sembra saperne qualcosa e sicuramente potrebbe indicarci un modo per riattivare lo specchio. Non riusciamo a parlarci da qui, probabilmente la Guardiana gli ha imposto ulteriori sigilli per evitare che Merrill riuscisse a parlarci ulteriormente, quindi dovremo andare lì di persona.» Proseguì Shani, rovistando in una sacchetta di pelle appoggiata sulla misera credenza ed estraendone una manciata di erbe, che appoggiò in una piccola ciotola. «Tuttavia dovremo stare attente a come poniamo la domanda, data la sua natura ormai corrotta tenterà di sfruttare i nostri punti deboli per liberarlo da quelle rovine... mi chiedo cos'altro si celi in quelle sale, è situato proprio sotto un importante luogo di incredibile valenza storica, il Velo in quel punto deve essere particolarmente sottile, chissà cos'hanno da raccontare gli spiriti su una delle ultime battaglie degli Elvhen contro l'Imperium!» Si alzò sulla punta dei piedi, aprendo lo sportello in alto e facendo fluttuare con un movimento della mano una tazza non troppo sbeccata. Le fece fare un paio di giravolte in aria mentre si illuminava fiocamente, prima di appoggiarla sul tavolino. «Vado a prendere le altre.»

«Pensiamo che con le capacità di un Viandante, dovremmo essere al sicuro anche nel caso il demone cercasse di possedere uno di noi per liberarsi dal suo sigillo, ma in ogni caso dovremo usare ogni cautela... eppure siamo probabilmente di fronte ad una scoperta importantissima, a quanto pare gli Eluvian venivano usati come un mezzo di trasporto in tutto l'impero elfico, ma dopo che cadde in rovina nessuno è più riuscito ad utilizzarli, nemmeno l'Imperium per dire, e loro sono parecchio bravi a studiare ogni tipo di magia-»

«Ad appropriarsene, piuttosto!» Rimbeccò Shani, tornando con un piccolo esercito di tazze fluttuanti attorno alla sua figura minuta. Le ripose in una tinozza, scegliendone due e ripulendole con un po' d'acqua e ripetendo lo stesso incantesimo che aveva usato sull'altra. «Ma no, neanche i magister sono ancora riusciti ad utilizzare gli Eluvian, ritengo che ci sia qualcosa che li lega strettamente alla nostra magia o magari al nostro sangue, ma sono soltanto congetture... mi sono imbattuta in rovine che ne avevano contenuto uno in passato, ma il ricordo era talmente sbiadito che non sono mai riuscita a comprenderne l'esatto funzionamento, figuriamoci provare ad utilizzarne uno, e l'unico che ho incontrato prima di arrivare qui era ridotto peggio di questo, distrutto, corrotto e inutilizzabile.»

«Pensiamo che durante o appena dopo la caduta di Arlathan qualcosa abbia rotto il collegamento tra i vari specchi nel vecchio Impero, ma una magia così potente non si è mai vista prima, è qualcosa che potrebbe collegare l'Oblio con il nostro mondo da una parte all'altra del continente e-»

Garrett a quel punto alzò le mani verso le due, un gran mal di testa in arrivo. «Rallentate un attimo!» Le richiamò all'ordine, cercando di attirarne l'attenzione. «Non vi sto dietro, state parlando senza nemmeno prendere fiato e io a stento ho capito la metà delle cose che avete detto.» Fissò accigliato la mezza dozzina di tazze nella tinozza, spostando poi lo sguardo dall'una all'altra. «Avete passato la notte insonne davanti a quell'affare?»

Le due elfe si scambiarono uno sguardo d'intesa. Shani aggrottò la fronte, incrociando le braccia al petto e assottigliando gli occhi. «Anche se fosse?»

Merrill, dopo un attimo, le diede corda. «Stavamo lavorando.»

Garrett si sentì un attimo messo all'angolo. «È che mi sembrate parecchio su di giri, mi stavo solo chiedendo quanto tè aveste bevuto per essere così... entusiaste?»

«Riconosco che non tutti possano comprendere l'importanza di una tale scoperta, Hawke, ma ci scuserai se abbiamo preferito proseguire nella nostra analisi di un artefatto dal valore inestimabile per la storia del Thedas rispetto a qualche ora di sonno.» Ribattè offesa Shani andando verso il bollitore che si era messo a fischiare, togliendolo dal fuoco e versandoci dentro il sacchetto con le erbe. «Dormirò alle rovine, non preoccuparti.»

Merrill gli si avvicinò titubante, accennando un sorriso. «Garrett, potrebbe essere un importante pezzo di storia da restituire al mio popolo... ci aiuterai?»

«Ovviamente, sei mia amica e devo comunque un grosso favore a Shani... ma prima dovrete rispiegarmi tutti dall'inizio, e con calma. Davanti ad un'altra tazza di tè, che ora ne ho bisogno io per starvi dietro.»

 

Scalare il Monte Spezzato era già abbastanza difficile seguendo il solito sentiero che partiva dall'accampamento del clan di Merrill e saliva fino all'altare di Mythal ma, pensò Garrett mentre arrancavano faticosamente lungo il pendio, dovevano proprio essere masochisti per affrontare la scarpinata in autunno inoltrato, con un vento gelido che rischiava di spazzarli via ad ogni folata e le membra intorpidite.

Il pettirosso tornò verso di loro, svanendo in uno sbuffo e tornando alle sue sembianze elfiche.

«Sembra che non ci siano sentinelle.» Confermò loro Shani, sollevandosi sul capo un cappuccio di morbida pelliccia color crema, gli occhi verdi puntati verso una serie di rocce poco più in alto.

«Saranno scappate anche loro per il freddo...» Borbottò Garrett, stringendosi nel mantello. «Neppure l'ingresso alle rovine è sorvegliato?»

L'elfa scosse il capo. «Così pare.»

Merrill scrutò corrucciata la cima. «Strano che la Guardiana non abbia lasciato qualcuno a controllare, dopotutto il demone imprigionato là dentro è l'unico motivo a cui riesco a pensare sul perché si siano trattenuti qui per tutti questi anni, nonostante il pericolo di vivere così vicino alla città.»

«Forse vuole comunque tenerti d'occhio?» Commentò l'uomo. «Nonostante le vostre divergenze-»

«Non sono divergenze, Garrett, è che non mi ascolta mai.» Tagliò corto l'amica, allungando il passo. «Ma le dimostreremo che si sbaglia di grosso.»

Finalmente riuscirono a raggiungere l'altare, riparandosi dal vento contro il costone.

Merrill si avvicinò alla piccola struttura, inchinandosi profondamente e accedendo una delle piccole lanterne di pietra, le fiamme verdognole che guizzavano vivaci nonostante le folate impetuose. Si voltò verso Shani, come aspettandosi che l'altra elfa si unisse a lei, ma la nuova arrivata la fissava col capo piegato da un lato, come soppesando il da farsi.

«Non è mai saggio ignorare Mythal.» Parlò la prima, allungandole una mano.

Dopo un altro secondo, Shani la raggiunse, affiancandosi a lei e sfiorando con le dita l'altare, accendendo l'altra lanterna e sussurrando qualcosa in elfico che Garrett non riuscì a capire. «Non è mai saggio ignorare tante cose...» Replicò enigmatica, voltando le spalle alla struttura e scrutando l'ingresso delle rovine, delimitato da un'architrave di pietra semplice e mangiato dal tempo. «Il Velo è molto sottile, qui, come mi avevi avvertito.» Sorrise leggermente, prima di oltrepassarlo e inoltrarsi nel buio.

Garrett aspettò che Merrill lo precedesse.

Le due elfe evocarono un paio di sfere luminose che fluttuavano a pochi metri da loro, illuminando l'ambiente circostante mentre Garrett stringeva l'arco tra le mani, le sfere incastonate su di esso che brillavano permettendogli di non inciampare sul terreno dissestato.

Sentiva come dei sussurri tutt'attorno, l'aria era frizzante e l'energia magica tutt'attorno gli faceva prudere le punte delle dita.

«Rilassati, Hawke, o non farai altro che attirare più attenzioni del dovuto.» Commentò tranquilla Shani, qualche metro più avanti. Si era accostata al muro, gli occhi verdi che riflettevano la luce come quelli di un gatto, le mani che seguivano senza però toccarla una pittura che copriva gran parte della parete: una serie di figure umanoidi in colori rosso e oro con quelli che potevano essere bastoni magici era rappresentata intorno ad una montagna che toccava le nuvole, l'ingresso della quale era custodito da due halla argentati dalle enormi corna ritorte, mentre al suo interno vi erano figure più piccole, dipinte di verde e azzurro. «Probabilmente fu uno degli ultimi scontri del Popolo.» Sussurrò l'elfa chiudendo gli occhi per qualche secondo, la punta delle orecchie che fremeva leggermente. Garrett avvertì un sussulto nel Velo, ma durò una manciata di istanti prima che l'altra riaprisse le palpebre. «Quanto sangue.»

«Il demone è imprigionato nella sala al piano di sotto.» Spiegò Merrill, guardandosi attorno brevemente. «La Guardiana avrà sicuramente messo qualche incantesimo, altrimenti sarei riuscita a comunicarci senza dover venire fin qui, grazie al patto che ho stretto con lui.»

Shani si allontanò dalla parete, tornando ad affiancarla. «Che genere di patto hai fatto con Audacia?» Non sembrava dal tono di voce che la stesse giudicando, quanto piuttosto pareva mossa da una genuina curiosità.

«Gli ho dato il mio sangue.» Rispose l'altra, rigirandosi il bastone magico tra le mani. «Un collegamento con l'esterno, anche se non può allontanarsi da qui, ogni volta che uso la mia magia può acquisire informazioni sul mondo che mi circonda. Un piccolo prezzo da pagare, per quello che mi ha e può ancora insegnarmi.»

«Non posso darti torto, se sa davvero come riparare l'Eluvian...»

«Aspettate un secondo!» Alzò la voce Garrett. «Se vi proponesse qualcos'altro, parliamone per un attimo tutti insieme prima di saltare a conclusioni affrettate, d'accordo? Non vorrei facessimo qualche stronzata.»

Le due si voltarono all'unisono.

«Sei qui per darci una mano o per ostacolarci, Hawke?» Lo redarguì fredda Shani, gli occhi ridotti a fessure. «Perché mi seccherebbe ricordarti che mi devi un favore.»

«Garrett è qui per aiutare, è solo preoccupato per noi.» Cercò di calmare le acque Merrill, sollevando una mano. «Ma non ce ne sarà bisogno, vedrai, siamo perfettamente in grado di confrontarci con lui. Se ti può far stare più tranquillo, però, ne discuteremo assieme...»

L'altra si limitò a sbuffare, riportando lo sguardo davanti a loro, dove una rampa di scalini dissestati si inoltrava nel buio.

Scesero con cautela, trovandosi in un'ampia sala.

Merrill si chinò a sfiorare con la mano un braciere di pietra, che si illuminò della stessa tonalità verdastra e innaturale del gemello dall'altra parte della sala, dove Shani aveva fatto la medesima cosa. Dopo un istante, l'intera sala si accese di luce, gli otto bracieri che scoppiettavano brillanti.

Al centro della stanza vi era una statua umanoide, la figura rappresentata piegata scompostamente su sé stessa e mostruosa, il viso deformato da una smorfia intellegibile.

Merrill si avvicinò alla statua, chiudendo gli occhi e aggrottando la fronte, una mano sollevata verso di essa. «C'è qualcosa che non va... non riesco a sentire la sua presenza.»

Garrett si lasciò sfuggire un'imprecazione a denti stretti. «Non avevi detto che era legato qui? Dove può essere andato?»

«Da nessuna parte!» Rimbeccò la dalish, alzando la voce. «Non di sua iniziativa, almeno, era imprigionato qui da sigilli millenari, non avrebbe certo potuto-»

«Non senza un aiuto.»

Merrill guardò in direzione di Shani, senza capire. «Oltre a me, l'unica maga che è stata qui attorno è la Guardiana. Dubito che qualcun altro avrebbe potuto venire a sapere di questo posto e liberare il demone, erano sigilli potenti.»

«Che altra spiegazione potrebbe esserci, magari uno dei maghi della Resistenza o qualcuno dei-» Shani si interruppe bruscamente, le orecchie basse mentre si voltava di scatto alle proprie spalle, verso la scalinata.

Con qualche secondo di ritardo, anche Garrett avvertì un'impennata nell'energia magica all'interno della sala, mentre una figura emergeva dall'oscurità sopra di loro.

Quando le fiamme verdi illuminarono i tratti spigolosi della Guardiana, i capelli bianchi che incorniciavano il suo volto severo, guardò Merrill in cerca di spiegazioni.

«Non hai pensato alla soluzione più semplice, da'len.» Parlò Marethari, la voce più fredda di come la ricordava. «Sapevo che prima o poi saresti tornata dal demone per ricostruire quello specchio, mettendoti in pericolo per niente. Dovevo impedirti di fare un'altra scelta di cui ti saresti pentita, e questo era l'unico modo.»

«L'avete... liberato?» Chiese Garrett con un filo di voce. Non sembrava lei, c'era qualcosa di diverso nell'anziana elfa di fronte a loro, e aveva visto abbastanza persone possedute da poter tirare ad indovinare e prenderci giusto quando ne incontrava un'altra, ma sperava di sbagliarsi.

La Guardiana non lo degnò nemmeno di uno sguardo, gli occhi puntati su Merrill. «Da'len, non potevo rimandarlo nell'Oblio conoscendo il legame che ha a te, e non sarei mai stata abbastanza forte da eliminarlo. Il suo piano è sempre stato quello di aiutarti a riportare in funzione lo specchio per usarlo come tramite per questo mondo, per portare distruzione nel mondo. Saresti stata la sua prima vittima. Ho fatto l'unica cosa nelle mie possibilità, impedendogli di farti del male e rendendomi io stessa una prigione.»

«Vi siete fatta possedere intenzionalmente?» Sputò Shani, incredula. «I Guardiani dovrebbero essere i più intelligenti fra il Popolo, ma continuate a dimostrarmi l'esatto contrario.»

Marethari voltò appena il capo per fronteggiarla. «E tu pensi di sapere tutto, eolas'esayelan1, ma attenta a non farti accecare dal tuo orgoglio. Non sei che un uccellino ai primi voli che pensa di poter conquistare il cielo.» La redarguì gelida. «Siete due incoscienti, ma ora non avete altra scelta che uccidermi ed eliminare così il demone.»

Le orecchie dell'elfa si abbassarono un poco, mentre un bastone magico le compariva tra le mani, il Velo che fremeva tutto attorno. «Felasil!2 Potevamo davvero riportare alla luce uno dei segreti dell'antico Popolo, ma no, voi avete sempre paura di tutto quello che non capite!»

Merrill era indietreggiata di qualche passo, fissando ad occhi sgranati la Guardiana. «No... non volevo...»

L'ombra di un sorriso comparve sul volto di Marethari. «Hai sempre saputo che la tua magia del sangue avrebbe avuto un prezzo da pagare, da'len. Ho scelto di pagarlo io al tuo posto. Dareth'shiral

«No!»

L'urlo di Merrill venne coperto da un ruggito, mentre il demone che aveva preso il controllo della Guardiana si liberava delle fattezze dell'elfa.

Garrett incoccò al volo una freccia, scagliandola dritta tra le squame del petto della creatura, conficcandola in profondità. Sferzò l'aria con l'arco e una serie di fulmini cadde tutto attorno al demone, imprigionandolo in una gabbia di elettricità e facendolo urlare di dolore mentre si gettava contro di essa, sfondandola in un'esplosione che avrebbe rischiato di travolgerli non fosse stato per la barriera di roccia eretta appena in tempo da Merrill. Il demone si accasciò a terra per un attimo, miasma scuro che colava dagli squarci fumanti lasciati dall'incantesimo di Garrett.

Una nube malsana si sollevò da terra, andandolo ad avvolgere la creatura e diventando sempre più densa, infilandosi nelle sue ferite e insinuandosi sotto le squame, come viticci di una spettrale pianta rampicante che si avvinghiarono tutto attorno ad essa, inchiodandola a terra e mozzandole un nuovo ruggito in gola.

Shani, la mano sollevata davanti a se col palmo puntato contro il demone, aveva gli occhi completamente illuminati di un verde brillante. Iniziò a chiudere il pugno, il bastone magico stretto nell'altra mano, e la creatura si contorse cercando di liberarsi, inutilmente. «Dalas3

Garrett incoccò una seconda freccia e una terza, colpendo il demone alla spalla e alla gola, liberando altre scariche di energia utilizzandole come focus. «Merrill!»

La Dalish esitava, il volto rigato di lacrime. «Ir abelas...» Una colonna di pura energia si alzò dal terreno, trafiggendo il demone e dandogli il colpo di grazia.

Quello si accasciò sul pavimento con un ringhio strozzato, e le fattezze tornarono quelle della Guardiana, il petto squarciato, le vesti coperte di sangue, il volto a malapena riconoscibile.

Merrill crollò accanto a lei, picchiando forte le ginocchia sul lastrone di pietra, lasciando che un urlo straziante le uscisse dalle labbra, scoppiando in singhiozzi.

Garrett le si fece accanto, accucciandosi accanto a lei. La dalish si scostò un poco, afferrando un lembo delle vesti impregnate di sangue della Guardiana. «Non volevo... Creatori, vi prego, che sia tutto un sogno, mi sveglierò e lei sarà di nuovo lì a rimproverarmi, vi prego, non-»

«Merrill...» cercò di chiamarla Garrett, ma l'amica non rispose, chinandosi ulteriormente sul cadavere. Le posò la mano sulla spalla, stringendola debolmente.

«Perchè non mi ha ascoltata...» Si voltò verso di lui, come in cerca di una spiegazione.

«Mi dispiace.» Disse semplicemente lui.

«È stata una sciocca.» Li interruppe Shani, sul volto un'espressione di freddo distacco. «Dalle buone intenzioni, certamente, ma una sciocca.»

«Se c'era davvero un prezzo da pagare, non avrebbe dovuto pagarlo lei.» Sussurrò Merrill, scostando lo sguardo dal cadavere a terra. «Era una mia scelta, non sua.»

«Aveva paura per te e si è chiusa nelle sue convinzioni piuttosto che darti una possibilità. Invece che fidarsi delle tue capacità.» Shani si chinò accanto a lei, sedendosi sui talloni. «Non lasciare che la sua morte riempa di paura anche la tua anima, che i suoi errori diventino i tuoi.»

La dalish chinò il capo, annuendo debolmente. «Dobbiamo avvisare il Clan. Qualcuno dovrà prendersi cura di lei.»

L'altra scrutò corrucciata il resto della sala, soffermandosi per un attimo sulla statua al centro di essa. «Direi che per il momento è meglio allontanarci da qui, sì.»

Si rialzarono in piedi, lasciandosi il corpo di Marethari alle spalle.

Mentre uscivano dalle rovine, andando incontro al vento gelido, Merrill si strinse più vicina a Garrett, appoggiandogli la testa sulla spalla. Il mago le afferrò la mano, cercando di confortarla, ma una serie di avvertimenti in elfico li fecero sobbalzare.

«Sappiamo che la Guardiana è salita fino a qui, dov'è?» Chiese una voce maschile, e un elfo armato di spada si fece strada verso di loro. Al suo fianco, una donna stringeva due coltelli affilati, guardando Merrill con disgusto. Dietro di loro, una mezza dozzina di cacciatori armati di archi li teneva sotto tiro.

«Te l'avevo detto che doveva c'entrare lei in tutto questo, la Guardiana era strana, quando è venuta in queste stupide rovine avremmo dovuto saperlo che-»

«Ineria.» La zittì il primo. «Merrill. Dov'è la Guardiana?»

«È coperta di sangue, l'hanno uccisa!»

L'elfo si irrigidì ulteriormente. «È così?»

Merrill abbassò il capo. «È stato un incidente. Ci ha costretti, non era-»

«Dovevamo sapere che avresti ucciso anche lei, mostro!»

Garrett si spostò istintivamente davanti all'amica, incanalando minacciosamente il mana nell'arco magico. «Marethari era posseduta da un demone, non avevamo altra scelta.»

«Non ci sarebbe stato nessun demone, non fosse stato per quella maledetta stronza!» Ringhiò l'elfa di nome Ineria avvicinandosi a loro, le armi in pugno.

L'elfo che aveva parlato per primo fece un cenno col capo. «Abbiamo sofferto abbastanza per colpa di questa traditrice. Ora basta.»

Le frecce si schiantarono con uno scoppio sulla barriera eretta da Garrett, frantumandosi in una scarica di energia che riuscì a sbalzare all'indietro gli elfi più vicini.

Merrill urlò qualcosa in elfico, cercando di farli ragionare, ma il clan sembrava deciso ad ucciderli.

Prima che Garrett potesse richiamare un'altra scarica di energia, Shani si fece avanti a passo deciso, sollevando il proprio bastone magico e la mano libera davanti a sé, fronteggiando gli elfi a muso duro nonostante la stazza minuta.

«Diana! Din'nuvenir panathe, esha'linne.» Parlò, la voce ferma e perentoria. Gli occhi erano verdi e innaturalmente brillanti, l'energia magica attorno a lei vorticava frenetica. La rilasciò con uno scoppio di luce. «Anel telithal y ryaan'era mala4

Gli arcieri e l'elfa che aveva attaccato con i coltelli caddero a terra come sacchi di patate. Anche quello che sembrava il loro capo crollò in ginocchio, l'arma che gli sfuggiva di mano, ma riuscì a restare lucido. Si afferrò il capo, grugnendo di dolore.

«Fenarel!» Merrill corse a raggiungerlo, fermandosi poi a distanza di sicurezza quando l'altro rialzò lo sguardo su di lei, carico d'odio. «Credimi, non ho mai voluto che-»

«Non importa, sono tutti morti.» Ringhiò quello, cercando inutilmente di rialzarsi, l'incantesimo di Shani che lo privava di ogni forza. «Hai ucciso anche la Guardiana con la tua stupidità.»

«L'ho fatto per tutti noi!» Alzò la voce lei, serrando il pugno. «Per il Clan, per la Guardiana, per Tam-»

«Non dire quei nomi, traditrice.» Sibilò Fenarel, artigliando il terreno con le unghie fino a spezzarle. «Sono morti, Merrill, morti! Lo capisci?! Nessuna delle tue orrende magie può riportarli in vita, nemmeno con quel maledetto specchio. Sono morti tutti quanti, ma tu sei ancora viva.»

«Se potessi prendere il loro posto, lo farei senza esitazione Fenarel, credimi.» Ribattè Merrill sull'orlo delle lacrime. «Posso solo cercare di-»

«Sul'emas telir' din5.» Rantolò l'elfo a terra, prima di crollare sotto la forza dell'incantesimo e unirsi ai suoi compagni in un sonno pesante.

Merrill rimase a guardarlo, le labbra dischiuse come a cercare di dire qualcos'altro, ma dopo qualche lungo istante scosse il capo, voltandosi verso Garrett e Shani. «Andiamocene. Per favore.»

La mutaforma tremava leggermente, e incespicò un paio di volte prima di accettare il braccio di Garrett, mormorando un ringraziamento a denti stretti, pallida in volto.

 

Ridiscesero per dove erano saliti, raggiungendo Kirkwall grati di non aver incontrato altri del Clan. Una volta tornati all'Enclave era notte fonda, e Garrett le riaccompagnò fino all'angusta abitazione di Merrill, un nodo alla gola.

«Se posso rendermi utile...» parlò con un filo di voce, rompendo il silenzio pesante che aveva gravato per le ore precedenti.

Merrill abbassò lo sguardo sulle assi malconce del pavimento, seduta sul letto, le mani in grembo strette attorno a qualcosa. «Non c'è nulla che tu possa fare, purtroppo. Mi odiano. Da anni, ormai, avrei dovuto capirlo già da tempo che non...» si morse un labbro, gli occhi che si riempivano nuovamente di lacrime. «L'ho fatto per loro. Per il Clan, per la Guardiana, per restituirgli un pezzo della nostra storia. Per...» posò lo sguardo sull'oggetto che teneva tra le mani, il piccolo halla di legno che solitamente teneva di fianco al letto «per Aenor e Tamlen. Perché non fossero morti invano, eppure non sono riuscita a dargli nemmeno quello.»

Garrett sospirò, sedendosi accanto a lei e cingendole le spalle. «Hai fatto tutto quello che potevi, ma non è colpa tua se la Guardiana e il resto del Clan non si sono mai fidati di te. Non ti conoscono, Merrill. Ho visto come utilizzi la magia del sangue, non c'è niente di malvagio in te. Sei sempre pronta ad aiutare gli altri, e vuoi soltanto recuperare la conoscenza perduta del tuo popolo in onore dei tuoi amici scomparsi. Non hai niente di cui incolparti.»

Gli si strinse contro, nascondendo il volto rigato di lacrime contro il suo petto e singhiozzando sommessamente. «Allora perché sento di aver sbagliato tutto?»

Garrett le accarezzò i capelli. «Ti mancano, è normale. Ma hai trovato una nuova famiglia qui, Merrill. Io credo in te, e ti supporterò sempre. E anche Isabela, Varric, persino Aveline, anche se non fa altro che brontolare.»

L'amica rialzò lo sguardo, gli occhi gonfi. Tornò ad abbracciarlo, ancora scossa dai singhiozzi. «Ma serannas, lethal'in

Sorrise in rimando, stringendola a sé.

Shani si affacciò dalla porta, una tazza fumante in mano che emanava un profumo leggermente agrumato. «Abbiamo fatto il possibile.»

Merrill si allontanò un poco da Garrett, asciugandosi il viso con la manica e accettando riconoscente la tazza. «Grazie. Per averli fatti addormentare senza che dovessimo far loro del male, e per il tuo aiuto con...» le morirono le parole in gola, e si rifugiò nella tisana.

L'altra annuì. «So quanto sia difficile. Hai il mio rispetto.»

«Cosa farai ora?» Le chiese Merrill, tirando su col naso.

Shani rimase in silenzio per qualche istante, prima di rispondere. «Restare soli è difficile. C'è qualcuno che mi sono ripromessa di aiutare, devo almeno provarci.»

Garrett alzò lo sguardo su di lei, preoccupato. «Parli di Feynriel?»

Lei annuì. «È circondato da persone malvagie che lo vedono solo come uno schiavo speciale da sfruttare per i loro scopi. Potrei esserci io al suo posto, se qualcuno non mi avesse aiutato tanti anni fa. Devo restituire il favore, ho fatto una promessa.»

«Fai attenzione.» Disse semplicemente Garrett.

Shani sorrise appena. «A volte, vale la pena correre il rischio e saltare nell'oscurità, anche se non sai dove potrai atterrare.»

Quelle parole gli ricordarono quelle sentite anni prima da Flemeth. Rabbrividì istintivamente.

«Dar'et shiral, Shani. Ma serannas.» Le disse solennemente la dalish.

«Sule tael tasalal, arani6

Shani li salutò con un ultimo cenno del capo, prima di voltare loro le spalle e uscire dalla stanza.

Rimasti soli, Merrill prese un altro sorso della tisana, stringendo tra le mani il piccolo halla di legno. «Era una Lavellan, prima di lasciare il suo Clan, me l'ha rivelato quando le ho raccontato di come trovammo l'Eluvian.» Parlò dopo un poco, accarezzando l'oggetto con affetto. «Ha detto che è rimasto un ricordo di Aenor, in questa statuetta. L'ha intagliata lei tanti anni fa, per il mio Vallaslin, l'ho conservata per tutto questo tempo.»

«È un pensiero dolce.»

«Non so cosa devo fare, Garrett.»

La osservò confuso. «Che intendi?»

Merrill sospirò. «Ho sempre pensato che sarei stata in grado di salvare degli artefatti perduti del mio popolo, per aiutare il Clan. Mi sbagliavo, evidentemente, non è per loro che devo proseguire nelle mie ricerche, ma... per chi, sennò?» Scosse il capo, appoggiando l'halla sul comodino traballante. «Forse dovrei concentrarmi su altro. Lo specchio è un vicolo cieco, per ora, e non so...» Si mordicchiò il labbro inferiore, prendendo poi un altro sorso. «L'Enclave ha bisogno di me, la Resistenza sta diventando più forte grazie a noi e ci sono così tanti altri misteri sugli antichi Elvhen ancora da scoprire.»

Le afferrò la mano, stringendola delicatamente. «Tu cosa vuoi fare?»

L'elfa puntò gli occhi verde scuro nei suoi. «Non voglio perdere nessun altro. Te, i nostri amici, Carver... voglio combattere per loro.»

Garrett sorrise, una fitta allo stomaco al pensiero del destino del fratello e di Anders, inevitabile a detta di tutti i Custodi. «Pensi ci sia un modo di...» anche solo pronunciarlo ad alta voce sembrava chiedere troppo al Creatore «di salvarli dalla Corruzione?»

Merrill si strinse nelle spalle. «Non lo so. Ma con l'aiuto di quel demone e la mia magia del sangue, sono riuscita a purificare l'Eluvian. Certo, non funziona, ma non credo che le due cose siano collegate così strettamente come pensavo all'inizio. E se ha funzionato con lo specchio, magari con le dovute modifiche potrei provare a fare lo stesso con un Custode Grigio. Perchè nessuno debba più morire come Tamlen.»

Garrett sospirò. «Non ho idea se sia possibile, né ho le capacità per aiutarti, ma se potrò esserti utile in qualche modo, ci sono. Se potessimo davvero trovare come salvare Carver e Anders...»

«Non ne sono sicura, sono tutte congetture. Ma almeno ho un nuovo obbiettivo. E ovviamente, non abbandonerò la Resistenza, non ora che stiamo facendo progressi.»

La guardò asciugarsi gli occhi un'altra volta, un'espressione determinata sul volto.



 

1Letteralmente: “Colei che ricerca la conoscenza”

2Stupido, dalla mente lenta

3“Uccidila”

4Letteralmente “Fermi! Non vi è necessità di combattere, figli del Popolo. Siete ciechi ma ora dovete dormire.”

5Letteralmente “Porti solo morte.”

6“Arrivederci, amica mia”




















Note dell'Autrice: salutiamo Shani per un po'. Merrill ha un nuovo obiettivo, Garrett ha le mani in pasta più o meno ovunque, e varie sottotrame si diramano da Kirkwall al resto del Thedas. 
Il prossimo capitolo sarà decisamente più leggero ed allegro. 
A presto! 

  
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