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Autore: _sesshomary    24/10/2020    1 recensioni
A distanza di un anno dalla fine della storia di Inuyasha succede qualcosa di nuovo e inaspettato. In attesa del nuovo anime che sarà il seguito di Inuyasha, io voglio dare la mia visione di come è andata avanti la storia.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Tratto dal nono capito: “Mi è piaciuto questo bacio, perché ti sei allontanato?” gli chiesi, desideravo ancora baciarlo. Era stata la prima volta per me e mi sentivo soggiogata da quella splendida sensazione di benessere che mi aveva dato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte decisi per la prima volta da quando ero arrivata lì di non dormire insieme a lei, preferii restare da sola e probabilmente stava bene anche a lei. Provai a dormire nella stanza di Kaede, ma senza successo, i miei pensieri me lo impedivano. Non avevo mai litigato con Rin, quindi quello che era successo quella sera mi aveva sconvolto e turbata molto. Dovevo parlarle, cercare di convincerla e tranquillizzarla su Honzo.
La mattina, dopo la notte insonne, andai nella camera in cui dormiva lei. Lei era ancora nel pieno del sonno e mi avvicinai inginocchiandomi davanti a lei. Non aveva il volto rilassato e probabilmente aveva pianto molto. Il mio cuore era a pezzi, per nessun motivo al mondo avrei voluto vederla in quello stato. Mi piegai verso di lei per darle un bacio sulla guancia. Lei si mosse e aprì lentamente gli occhi.
“Hideko …” pronunciò con la voce sottile.
“Mi dispiace, io non volevo trattarti male, però a me Honzo piace e sarei felicissima se piacesse anche a te. Sai, ieri mi ha anche baciato” le dissi il più dolcemente possibile. Intanto lei si alzò stropicciandosi gli occhi e mettendosi in ginocchio davanti a me.
“Se a te piace, allora piace anche a me” aggiunse rilassata. Il suo volto non aveva più quell’espressione arrabbiata del giorno prima “e poi non è così male” concluse, abbracciandomi forte.
“Quindi ti ha baciato? E cosa hai provato?” mi chiese dopo essersi allontanata un po’ da me. Aveva cambiato completamente espressione, il consueto sorriso ingenuo era tornato ad illuminare il suo visetto e ciò non faceva altro che rendermi felice.
“Davvero ti va bene?” chiesi ancora incredula e la vidi annuire sorridente.
“Allora, raccontami del bacio, su” insistette.
“Beh è stato veloce, sai, per paura mi sono tirata subito indietro, però è stato bello” confessai mentre lei mi osservava curiosa.
“Oh, sono felice per te, lui ti piace davvero.” 
“Sì” affermai arrossendo. Nonostante fosse ancora una bambina, sapeva benissimo come leggere il cuore delle persone.
I giorni seguenti passarono tranquilli e le visite di Honzo divennero sempre più frequenti. Ormai passava a trovarmi praticamente ogni giorno ed avevo persino il sospetto che dormisse nel bosco. Arrivava sempre molto presto la mattina e cercava di restare più tempo possibile accanto a me durante la giornata, fino ad andare via abbastanza tardi la sera. Non riuscivamo però a passare del tempo da soli e probabilmente questo lo rendeva molto irascibile e scontroso verso chiunque si trovava con noi.
Rin invece sembrava essere tornata la bambina di prima, sempre allegra, dolce e gentile. Sembrava che tutta la faccenda successa quella sera non fosse mai accaduta.
“Buongiorno Honzo, sono molto contenta di vederti anche oggi” dissi, vedendolo arrivare con un sorriso stampato in volto. Sembrava molto sereno.
“Buongiorno a te, che ne dici se oggi passiamo la giornata da soli?” mi chiese raggiante, in effetti quel giorno non avevo molto da fare e Rin doveva stare insieme a Sango per aiutarla a badare ai suoi bambini.
“Sì, oggi credo sia la giornata giusta per passare del tempo da soli, non ho nulla da fare.”
“Oh, finalmente, che ne dici di andare al fiume?” chiese cauto, ma sicuro della mia risposta. Attese infatti un mio cenno e subito mi prese per mano, così ci dirigemmo verso il bosco. Gli alberi fitti non mi mettevano più molta paura ormai, di tempo dal giorno dell’aggressione ne era passato molto e poi la presenza di lui al mio fianco mi faceva sentire protetta. Arrivati al fiume, lasciai la mano di Honzo, che non aveva mai lasciato la mia fino a quel momento e mi sedetti sulla riva lasciando che i piedi toccassero a filo l’acqua del fiume, bagnandosi leggermente. Lo scroscio dell’acqua rendeva tutto molto rilassante tanto che mi sdraiai sull’erba guardando il cielo limpido e azzurro. Honzo invece rimase in piedi, sembrava teso e pensieroso, aveva l’espressione di uno che doveva dire qualcosa di importante, ma che non sapeva da dove iniziare. Aspettai in silenzio qualche minuto, poi mi rimisi seduta e mi girai verso di lui per guardarlo negli stupendi occhi verdi.
“Che ne dici di restare in questo villaggio? Fai avanti e dietro ogni giorno, non ti stanchi?” gli chiesi senza smettere di guardarlo, lui subito spostò il suo sguardo guardando verso un punto indefinito all’orizzonte.
“Beh in effetti hai ragione, ma c’è posto per me? Non vorrei recare disturbo!” chiese con un tono di leggero imbarazzo. Perché tutto ad un tratto era diventato rosso?
Lentamente si era avvicinato a me e mi si era seduto accanto, immergendo anche lui i suoi piedi in acqua. Il suo sguardo però continuava a fissare un punto indefinito davanti a se.
“Ma certo che c’è” risposi io, sperando che si girasse verso di me per poterlo guardare negli occhi.
“Nella capanna dove stiamo io e Rin c’è una stanza vuota, potresti stare lì se non ti crea problemi”
“Sei sicura che non sono d’intralcio?” chiese voltandosi finalmente verso di me, ma abbassando lo sguardo. Sembrava dispiaciuto, però non riusciva a nascondere la felicità che provava, non aveva più le guance rosse e le sue labbra si erano leggermente piegate a formare un sorriso.
“Assolutamente no e poi sei sempre qui, quindi ormai siamo abituati alla tua presenza” dissi sorridente e finalmente il suo sguardo incrociò il mio. Saperlo vicino mi faceva molto piacere e soprattutto mi faceva sentire molto sicura e sicuramente Rin non si sarebbe opposta sapendo che questa scelta mi avrebbe reso più tranquilla.
“Va bene, resterò da voi. Torno ora al villaggio a prendere alcune delle mie cose, ci vediamo tra qualche ora davanti la tua capanna, va bene?” disse fissandomi.
Rimase qualche secondo con il viso a pochi centimetri dal mio e poi mi diede un leggero bacio sulle labbra. Si allontanò immediatamente e si alzo di scatto.
“Ci vediamo presto” disse sorridente e corse via in direzione del suo villaggio.
Rimasi ancora qualche minuto con i piedi in acqua e sdraiata sull’erba a bearmi di quel leggero tocco e di quella stupenda visione del cielo per rilassarmi ulteriormente, per poi decidere di tornare a casa ad aspettare il ritorno di Honzo.
Il tragitto di ritorno fu moto tranquillo, i miei pensieri si susseguivano ad una velocità assurda ed ero molto felice che Honzo aveva deciso di trasferirsi da me.
Entrai in casa e trovai Rin ad aspettarmi.
“Come mai sei già qui? Non dovevi aiutare Sango?” domandai non appena oltrepassai la porta, vedendo Rin seduta davanti al focolare.
“E’ tornato Miroku e ho preferito lasciarli da soli, nella loro intimità familiare. E tu dov’eri?”
“Ero al fiume con Honzo, gli ho chiesto di restare da noi, visto che è sempre qui. Poi mi dispiace molto che debba viaggiare ogni giorno dal suo villaggio solo per venire da me e farmi compagnia.”
Terminata la frase il mio sguardo si soffermò sugli occhi di Rin, la sua espressione cercava di nascondere la delusione attraverso un finto sorriso, ma dal suo sguardo si leggeva benissimo che era delusa ed ero sicurissima che lo fosse nei miei confronti, probabilmente per come mi comportavo con Honzo.
“Piccola, non vuoi che stia con noi?” chiesi abbassandomi al suo livello per guardarla meglio negli occhi e cercare di rassicurarla.
“Scusami Hideko, no va bene può restare qui” rispose lei forzando ancora di più il sorriso, ma i suoi occhi non cambiavano espressione, quindi capii che non era del tutto sincera con me. Evitai però di insistere sulla questione e la abbracciai.
Un attimo dopo sentimmo qualcuno alla porta, non poteva essere Honzo, era troppo presto. Così andai ad aprire curiosa e mi trovai davanti Jaken. Anche questa volta respirava affannosamente. Quel piccolo demone correva troppo, doveva calmarsi un po’.
“Ciao Jaken” dissi io sorridendogli, la sua presenza implicava di conseguenza la presenza di Sesshomaru, cosa che mi rendeva inspiegabilmente allegra.
Rin corse verso di me, mentre Jaken non pronunciò nessuna parola, tanto era affannato.
“Jaken, che bello rivederti. C’è anche il signor Sesshomaru?”
Lui annuì senza rispondere.
“Lo possiamo incontrare al solito posto?” aggiunse la piccola e il demone annuì nuovamente.
Ci avviammo senza fiatare verso il solito posto insieme a Jaken che cercava di riprendere pian piano fiato e trovammo Sesshomaru nella solita posizione, con il suo solito sguardo impassibile e indecifrabile. Sguardo che non lasciava trapelare nessuna emozione, ma che riusciva sempre a catturare la mia attenzione, facendo in modo che ogni mio pensiero e ogni mia sensazione fosse rivolta a lui e ai suoi occhi magnetici.
“Signor Sesshomaru, grazie per i kimono, sono bellissimi” Rin ruppe il silenzio.
“Grazie Sesshomaru, sono bellissimi” le feci eco io per non sembrare completamente sotto la sua influenza, ma furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca.
Honzo non mi faceva lo stesso effetto, ma almeno da lui mi sentivo ricambiata.
Sesshomaru non rispose, Rin gli si avvicinò e lui come al solito le toccò la testa senza staccare i suoi occhi dai miei.
“Signor Sesshomaru, come mai è qui?” Rin ruppe nuovamente il silenzio e lui smise di fissarmi per guardare verso di lei. La mancanza di quel contatto visivo mi lasciò spaesata, era piacevole avere i suoi occhi tutti per me. Mi resi conto però di aver pensato una cosa stupida, i suoi occhi non sarebbero mai stati miei. Così timidamente e leggermente imbarazzata abbassai lo sguardo.
“Sono passato a salutarti” disse lui riferendosi a Rin. Quindi io non ero desiderata?
“Rin, presto il signor Sesshomaru non potrà più venire a trovarti?” si intromise Jaken e alzai gli occhi verso Rin, vedendo comparire sul suo volto un’espressione arrabbiata.
“Cosa?” urlò lei avvicinandosi verso il piccolo demone.
“Jaken, sta zitto” disse Sesshomaru, spegnendo immediatamente la rabbia che si era accesa negli occhi della piccola.
“Rin, gli impegni a palazzo aumenteranno. Sono il legittimo erede, quindi è arrivato il momento che il regno passi sotto il mio controllo. Mia madre resterà al mio fianco, ma non sarà più lei ad avere tutto sotto il suo controllo dunque per me sarà difficile venire a trovarti così spesso” aggiunse lui con il suo solito tono, aveva detto anche fin troppe parole per il suo carattere chiuso e gelido.
“Ma cercherai di venire comunque?” chiese la piccola con gli occhi lucidi. Sembrava volesse piangere, ma cercava di mantenere le lacrime a tutti i costi.
“Ci proverò” rispose lui. Io mantenni lo sguardo fisso su Rin, ma sentivo che Sesshomaru mi stava fissando.
“Capisco” aggiunse lei mentre una lacrima era sfuggita al suo controllo. Sesshomaru se ne accorse, ovviamente; i sensi di un demone sono molto più sviluppati dei nostri.
“Lo farò” pronunciò infine, con un tono solenne, ma diverso dal solito, sembrava più affettuoso, più morbido.
Nel mio cuore però sentivo che c’era qualcosa che mi sfuggiva da questa confessione, probabilmente Sesshomaru nascondeva qualcosa. Forse mi sbagliavo, ma quel demone era così difficile da capire, il suo sguardo era sempre lo stesso, sembrava non trasparire mai nessuna emozione. 
Rin si era ripresa dal suo stato di tristezza, aveva tirato su con il naso e scacciato via le altre lacrime che stavano per uscire. Credeva alle parole del demone e finalmente era un po’ più serena, Sesshomaru la rendeva sempre felice, ero io a non esserne in grado.
Iniziai a sentirmi d’intralcio, ormai la conversazione era solo tra Rin e Sesshomaru così decisi di andare via.
“Ritorno al villaggio, probabilmente Honzo sarà presto di ritorno ed è meglio se mi trova a casa” dissi cercando lo sguardo di Rin, che però era rivolto solo ed esclusivamente a Sesshomaru.
­“Arrivederci Sesshomaru, ciao Jaken” aggiunsi cercando di far sentire la mia presenza e facendo l’errore di cercare lo sguardo di Sesshomaru, che non trovai, perché nascosto dietro la frangetta argentea.
Mi voltai immediatamente e mi incamminai per il villaggio.
“Rin, non fare tardi” urlai quando ancora la distanza tra me e loro era tale da riuscire a sentirmi. Non ho idea del motivo per cui dissi quella frase, Rin non era una bambina sprovveduta e Sesshomaru sicuramente l’avrebbe protetta a costo della vita, ma sentirmi esclusa, quasi estranea alla loro conversazione mi aveva ferita. Ferita a tal punto che volevo intromettermi tra di loro.
Arrivai di corsa al villaggio, quasi come per fuggire da quella situazione e dai pensieri che mi tormentavano e notai subito che non c’era nessuno in giro per le strade. La situazione era alquanto strana e mi avvicinai verso casa di Kagome e Inuyasha per chiedere a loro cosa fosse successo, ma delle voci maschili mi fecero bloccare di colpo. La paura si appropriò della mia mente e stavo quasi per fuggire via, ma il pensiero di Kagome incinta e in pericolo mi fece prendere coraggio ed entrai nella capanna. La scena che vidi era alquanto spiacevole, Kagome era tenuta ferma da due uomini, uno le teneva le mani da dietro e l’altro davanti a lei le bloccava le spalle. Il pancione, ormai di nove mesi, intralciava i suoi movimenti e non riusciva a liberarsi. Inuyasha dov’era? Che fine aveva fatto?
“Sgualdrina, sei proprio una sgualdrina” urlò uno dei due uomini a Kagome.
“Io sono sposata e questo bimbo è di mio marito” rispose lei, cercando di liberarsi invano.
“Chi va con i demoni, non può che essere una sgualdrina” aggiunse l’altro uomo.
Non resistendo oltre decisi di intervenire, entrai nella stanza spingendo via l’uomo che teneva Kagome per le spalle. Lei forse per paura e per la troppa debolezza svenne tra le mie braccia. Quando però l’uomo a terra si rialzò avvicinandosi, un lampo rosso ci passò davanti spingendo via i due uomini e posizionandosi davanti a noi per proteggerci.
Inuyasha era arrivato giusto in tempo, non avrei avuto idea di cosa fare se fossi rimasta da sola con lei, la mia mente non faceva altro che proiettarmi immagini della sera dell’aggressione e il panico si stava facendo strada dentro di me rapidamente.
“Luridi porci, ora vi uccido! Come avete osato toccare mia moglie!” disse Inuyasha, distogliendomi dai miei pensieri, Osservò Kagome, che era ancora svenuta tra le mie braccia, e i suoi occhi risultarono allo stesso istante preoccupati e arrabbiati.
“Come sta?” mi chiese, guardandomi per un attimo e poi tornando a posare gli occhi su di lei, il movimento regolare del suo petto lo aveva tranquillizzato, ma non abbastanza.
“Bene, è solo svenuta, tra poco si sveglierà” risposi io e lui di scatto si girò nuovamente verso i due uomini. Nonostante mi desse le spalle riuscivo a percepire nell’aria la rabbia che provava verso gli aggressori della moglie.
“Inuyasha, non credo sia il caso di ucciderli, Kagome sta bene” mi intromisi per cercare di calmarlo.
“Potevano farle del male però, non posso perdonarglielo e poi hanno una puzza che ho già sentito” aggiunge lui, la rabbia gli stava crescendo dentro velocemente.
“Che vuoi dire?” chiesi con un brutto presentimento .
“Hanno la puzza degli uomini che ti hanno aggredito quella sera” rimasi sconvolta dalle sue parole. Quegli uomini cercando me avevano aggredito Kagome?
“Voi cercavate me?” urlai verso di loro. La presenza di Inuyasha aveva eliminato la paura, mentre la rabbia aveva preso il sopravvento e l’unica cosa che volevo vedere nei loro occhi era il terrore. Il terrore che io provai quel giorno.
“Sì, cercavamo te, non siamo riusciti a divertirci quella sera, volevamo riportarti con noi” rispose uno dei due con un sorrisetto inquietante stampato in faccia. Il sangue ormai mi ribolliva nelle vene. Forse si meritavano davvero la morte.
“Inuyasha, fai quello che devi, voglio vederli morti” sbottai accecata dalla rabbia. La loro morte non sarebbe stata la soluzione, ma in quel momento non volevo dare loro via di fuga, dovevano sentirsi in trappola, dovevano sentire la paura scorrere nelle loro vene, dovevano sentire la mente annebbiata dal terrore e dal panico.
Le mie parole fecero scattare qualcosa in Inuyasha e fortunatamente mi stava dando le spalle, perché si vedeva attraverso il tremore del suo corpo che si stava trasformando in qualcosa di realmente pauroso e potente. L’unica cosa che notai dalla mia posizione erano gli artigli che si erano allungati istantaneamente, diventando delle affilate armi letali. Gli uomini avevano iniziato a tremare e avevano chiuso gli occhi in attesa del loro destino.
“Inuyasha, amore, ti prego non far loro del male. Diventeresti un mostro peggiore di loro. Lasciali andare, uccidendoli non concluderesti nulla” la flebile voce della donna, che qualche minuto prima era svenuta tra le mie braccia, fece bloccare di colpo Inuyasha che istantaneamente riprese il suo aspetto normale.
“Andate via e non fatevi più vedere qui se non volete morire. Non vi risparmierò una terza volta” urlò lui in direzione di quei due uomini, che non se lo fecero ripetere due volte e scapparono via. Intanto Inuyasha si era avvicinato a Kagome e le stava accarezzando il pancione.
“Ci hanno attirato nel bosco con del fumo, pensavamo fosse un incendio e invece era un diversivo per avvicinarsi a te Hideko, ma non ti hanno trovata. Che luridi!” disse poi rivolgendosi a me. La loro assenza mi aveva fatto risvegliare, distruggendo in un attimo la rabbia che provavo, ma il pensiero che fossero tornati a cercarmi, che non si erano arresi la prima volta, mi stava portando nel panico. Avevo messo in pericolo le persone che mi avevano salvato? Sì, era solo colpa mia.
“Mi dispiace molto, è colpa mia. Se fossi tornata al mio villaggio tutto questo non sarebbe mai successo” pronunciai quelle parole scoppiando in lacrime, sia per i sensi di colpa che per il nervosismo. Non sono al sicuro qui e non lo sono mai stata.
“Sto bene, e tu non hai nessuna colpa, sono loro ad essere i colpevoli” mi sussurrò Kagome cercando di consolarmi, ma invano. Tutta quella storia era un mio problema e per colpa mia e della mia ingenuità stavo mettendo in pericolo molte persone che non c’entravano nulla.
Poi mi assalì un dubbio: gli uomini che mi avevano aggredita erano tre, mentre quelli erano solo due. Che fine aveva fatto l’altro?
“E il terzo uomo che mi aveva aggredito?” chiesi ad Inuyasha d’istinto, ma sapevo bene che lui non poteva darmi informazioni su di lui.
“Non credo sia venuto” mi rispose dispiaciuto.
“Non preoccuparti ero solo curiosa” dissi cercando di consolarlo, ma sapevo bene che quella domanda irrisolta sarebbe rimasta a tormentarmi per molto tempo.
Qualche istante dopo vedemmo Rin correre nella nostra direzione preoccupata.
“Che cosa è successo? Kagome stai bene?” domandò in fretta avvicinandosi a noi.
“Sto benone. Non è successo nulla di che, sono solo svenuta” rispose lei tranquillissima mentre sorrideva a Rin, che ricambiò istintivamente il sorriso.
“Ahi” urlò poi portandosi le mani sul pancione.
“Che succede? È accaduto qualcosa al bambino?” si preoccupò di chiedere Inuyasha.
“Credo mi si siano rotte le acque” aggiunse Kagome ancora più tranquilla di prima, mentre guardava suo marito con gli occhi dolci. Ed effettivamente aveva ragione, le si erano rotte le acque, quindi era arrivato il momento per il bambino di nascere.
“Non capisco” aggiunse Inuyasha spaesato e terrorizzato, tenendo per mano la sua adorata Kagome.
“Il bambino vuole nascere. Su vai a prendere dell’acqua che bisogna riscaldarla” ordinai e lui senza perdere tempo corse via. In quel momento, qualsiasi altro problema abbandonò la mia mente. Era arrivato il momento di aiutare Kagome e nulla doveva distrarmi.
“Te la senti di aiutarmi Rin?” le chiesi, arrotolando un pezzo di stoffa per metterlo sotto la testa di Kagome, poi mi posizionai davanti a lei per aiutarla nel parto.
“Certo, cosa devo fare?” risponse Rin alzandosi in piedi e guardandomi con decisione.
“Prendi delle stoffe pulite” e un secondo dopo si diresse verso camera di Kagome, tornando qualche istante dopo con molta roba in mano.
Posizionai per bene le stoffe che Rin mi aveva dato per evitare di sporcare tutto intorno e tenendone altre vicino che potrebbero tornare utili.
“Bene, senti qualcosa?” le chiesi e lei fece segno di no con la testa.
Le contrazioni arrivarono poco dopo, quando Inuyasha fu di ritorno.
“Rin fai riscaldare l’acqua.” Rin annuì obbediente e si mise al lavoro. Intanto le contrazioni iniziavano a diventare più frequenti e allora capiì che era arrivato il momento di farla spingere.
“Spingi” le dissi e lei iniziò a spingere. Inuyasha non sembrava tanto rilassato, quindi gli chiesi di uscire fuori ad aspettare la fine del parto.
“Dai, spingi ancora” Kagome continuò a spingere fin quando io riuscii a vedere la testa del piccolo.
“La testa c’è, ora manca il resto. Continua a spingere come hai fatto finora” dissi, prendendo delicatamente la testa del piccolo con le mani avvolte in delle stoffe pulite.
Lei continuò a spingere e dopo un po’ di tempo presi la piccola tra le mie mani. Due dolci occhi ambrati mi guardavano incuriositi e io gli sorrisi con dolcezza. Era una bambina bellissima con due orecchie da cane come quelle del padre ma di colore nero come i capelli della madre.
“È bellissima e sta benissimo” dissi sorridendo, Kagome e Rin mi sorrisero di risposta. Nel vederla il mio primo pensiero andò alle parole che aveva detto Rin qualche tempo fa, era sicura che sarebbe stato una femminuccia e aveva ragione.
Tagliai il cordone ombelicale e mi rivolsi a Rin.
“Lo laveresti? Io mi occupo di Kagome.” 
Passai il piccolo a Rin che subito lo immerse nell’acqua e iniziò a lavarlo delicatamente.
Io mi avvicinai ad un altro recipiente d’acqua per bagnarci le stoffe che avrei dovuto utilizzare per lavare Kagome.
Finiti i lavaggi avvolgemmo la piccola in una copertina e la porgemmo alla mamma, che se la portò al petto, guardandolo con profondo amore.
“Benvenuta Moroha” gli sussurrò dolcemente. Rin intanto andò a chiamare Inuyasha che appena entrato nella capanna rimase immobile per l’emozione.
“Vieni amore, Moroha vuole conoscerti” borbottò Kagome e lui senza esitare si avvicinò a sua moglie e a sua figlia e baciò entrambi sulla fronte. La piccola appena vide il padre allungò le braccia verso di lui per attirare la sua attenzione nonostante non ce ne fosse bisogno, perché l’attenzione di Inuyasha in quel momento era completamente rivolta a lei.
“Guarda vuole venire in braccio a te, prendila” Kagome allungò le braccia verso Inuyasha e lui inizialmente titubante, ma poi più sicuro prese quella piccola creatura in braccio che subito gli sorrise.
“Kagome, resta per qualche ora sdraiata, poi potrai sederti. Comunque credo che tu debba allattarla, ho come l’impressione che stia per piangere dalla fame.” 
“Oh, certo” mi rispose riprendendola dalle braccia di Inuyasha che non voleva più lasciarla andare.
“Io e Rin abbiamo finito qui, vi lasciamo soli” dissi allontanandomi insieme a Rin.
Li guardai un’ultima volta prima di uscire. Kagome allattava Moroha cullandola lentamente tra le braccia, ma quello che più mi colpì era lo sguardo di Inuyasha rivolto a sua moglie e a sua figlia, era lo sguardo più innamorato che potesse esistere.



Ecco qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia!
   
 
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