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Autore: Dimea    29/10/2020    2 recensioni
Chicago, Dicembre 1988.
La vita di Tobio, giovane studente di medicina, sembra essere arrivata al capolinea ed è qui che conosce Shoyo, l'unico in grado di fargli capire che lui non ha mai vissuto davvero.
"Con passo incerto, Kageyama, si era diretto verso la caffetteria davanti al laboratorio di analisi e si era lasciato affondare su uno sgabello al bancone, non curandosi di ciò che lo circondava.
-Posso offrirti una cioccolata?- aveva timidamente sussurrato una voce accanto a lui -Hai la faccia di chi ha avuto una pessima giornata...-
Il ragazzo accanto aveva già fatto cenno al barista, abbozzando un triste sorriso.
-È sempre brutto vedere qualcuno di nuovo qui, con la tua espressione- aveva proseguito il ragazzo come se l'avesse letto "
 
Attenzione: la storia contiene tematiche delicate ed alcune scene di violenza (leggendo capirete), per questo è consigliata ad un pubblico +16.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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You walked into the room and now my heart has been stolen
You took me back in time to when I was unbroken
Now you're all I want"
[Can I Be Him - J. ARTHUR]

Il sibilo sordo del bollitore fendette il silenzio della casa ancora assopita nel gelo di gennaio.
Kageyama aveva passato il primo mese in quella casa aggirandosi come uno spettro tra la cucina e la sua stanza, curandosi poco di ciò che gli accadeva attorno. Si era abituato a vedere di rado Shoyo, lo sconosciuto rumoroso troppo impegnato tra gli studi in biblioteca ed il lavoro presso la caffetteria dove lo aveva conosciuto ed aveva iniziato a tollerare la presenza del terzo coinquilino, un tale Kozume. Talmente silenzioso e riservato che quasi non si sapeva di averlo in casa, se non per qualche sporadico risolino e per le visite del suo amico dalla strana capigliatura.
Se ne stava in disparte, Kageyama, cercando di studiare, forse nella speranza di silenziare quei pensieri abissali che lo soffocavano. Studiava nella penombra di quella stanza spoglia, chiudendo il mondo fuori dalla porta... lo stesso mondo che ora sembrava trascinarlo in un vortice, dopo averlo già affogato.
Eppure non stava male nella sua bolla sentimentalmente asettica.
L'unica cosa relativamente fastidiosa erano i gemiti che provenivano dalla camera di Shoyo che spesso lo tenevano sveglio la notte.
Relativamente fastidioso, in realtà senza una motivazione apparente, forse per il sonno privato o forse per quella fame che gli attanagliava lo stomaco.
Gli ricordava quando da ragazzino, suo fratello maggiore gli mostrava quelle foto sconvenienti trovate nelle riviste di alcuni compagni di classe, ritraenti donne lascive in calorosa compagnia... e la sua mente non indugiava mai sulla protagonista. Forse era per quello che, nonostante avesse scelto di rimanere illibato fino alle sue nozze, si era lasciato andare con quel ragazzo?
Forse quella fame affettiva di protagonismo lo aveva portato a sperimentare... Certo, ma a che prezzo?!?
E poi no, Kageyama non poteva essere un finocchio: lui aveva una futura moglie!
Si era ripetuto fino alla nausea che non solo, quel rapido incontro non gli era davvero piaciuto, ma che sicuramente quel ragazzo doveva aver drogato il suo whisky. Probabilmente il quinto... o il sesto bicchiere. Certamente.
-Buongiorno- sbadigliò rumorosamente il rosso, uscendo dalla sua stanza ed infilandosi pigramente una maglietta.
-Sai di essere in mutande?- sorseggiò il suo tea il moro, sforzandosi di non alzare lo sguardo dagli appunti sul tavolo.
Sho grugnì in risposta, stiracchiandosi rumorosamente e lasciando intravedere il fazzoletto di pelle attorno all'ombelico, prima di accomodarsi davanti al ragazzo, con una tazza tra le mani.
-sai, è piacevole svegliarsi la mattina e vederti così di buon umore. Dormito bene?- ghignò.
Tobio alzò lo sguardo per incenerire il ragazzo, scontrandosi però con il suo profilo. Lo seguì dalla fronte al colletto della maglia, incontrando sulla sua strada un vistoso succhiotto, o forse un livido.
-Più o meno- si lasciò sfuggire quasi scocciato. - Potresti avvisare le tue ospiti di fare meno rumore?- sibilò Tobio senza mezzi termini, senza rendersi conto della presenza del ragazzo silenzioso, da poco sbucato dalla sua stanza.
-Non ha tutti i torti, Sho, ultimamente sei parecchio chiassoso!- s'intromise il ragazzo biondo, accomodandosi al tavolo della cucina.
Hinata parve imbarazzatissimo da quella rivelazione, tanto da arrossire vistosamente -Mi dispiace tantissimo, Kageyama, non era certo mia intenzione tenerti sveglio! Kenma è abituato, oramai!- si portò una mano dietro al capo e si grattò nervosamente. -Cercherò di essere più silenzioso, prometto.-
Quelle parole echeggiarono per qualche  istante nella mente del moro lasciandolo interdetto per un secondo, cercando di riesaminare la frase di poc'anzi e portandolo ad una glaciale conclusione: i gemiti non erano di una ragazza. Alzò lo sguardo, puntandolo sul ragazzo ed alzando un sopracciglio, scrutandolo. -Sei forse...?-
-Stai per dire meraviglioso? Potrei effettivamente darti ragione- ridacchiò Hinata strizzandogli l'occhio, quasi a volerlo stuzzicare e facendo scoppiare a ridere il biondo.
-Beh è a abbastanza palese, non trovi? Potrebbe saltare sul tavolo da un momento all'altro, cantando "Sweet Transvestite"-
-Sei uno stronzo- squittì il principale argomento di conversazione, puntando il dito verso l'amico.
- POTREBBE FARLO?!?- Parve scandalizzato il povero Kageyama, scatenando così una grassa risata tra i suoi coinquilini.
-Potrei, ma non ti permetterei mai di gioire di quella vista-

La penombra era stranamente confortante agli occhi di Tobio, che spesso passava ore sdraiato a fissare il soffitto ripetendo quanto aveva studiato poc'anzi per poi lasciarsi cullare dai pensieri.
Spesso sentiva una strana presa allo stomaco, quando la sua mente indugiava troppo su certi argomenti e si ritrovava ad accarezzare l'idea delle sue dita tra degli arruffati capelli rossi...  forse nella speranza di attutire la voragine che gli stava scavando la sua anima. Forse per ricordarsi che, per quanto la lama della morte prendesse sulla sua testa, era ancora vivo.
Annaspava, Tobio, ad occhi chiusi alla ricerca di aria con la vana speranza di cogliere le note di caffè tostato per poi inebriarsi della scia di cannella che lasciava alle sue spalle...
Il ragazzo allungò la mano verso il vuoto, quasi a voler afferrare qualcosa.
Qualcuno...
-È permesso? - esordì Hinata sbucando dall'uscio, cercando di avvicinarsi al coinquilino disteso.
-Che diavolo vuoi?-  provò a liquidarlo sprezzantemente il moro, ringraziando la parziale oscurità che celava il suo rossore.
-Beh, vista la situazione, pensavo avessi bisogno di un amico...-
- Non ho bisogno della tua amicizia, se intendi quello che fai ogni sera in quella dannata stanza!-
Il rosso, stizzito, si lasciò andare accanto a Tobio, rispondendogli sprezzante - Certo stronzo, noi finocchi scopiamo per dimostrare che teniamo ad una persona! DAVVERO GENIALE!- sbuffò voltando lo sguardo prima di cambiare radicalmente tono -Ero solo preoccupato: te ne stai sempre chiuso in stanza e non vuoi parlare con nessuno. Non sembri una persona molto socievole, ma nessuno dovrebbe restare solo nella tua situazione.-
-Non sono cose che ti riguardano!-
- Certo- Sho gli afferò il volto con le mani -Ne sono più che consapevole, ma sei solo a chilometri dalla tua famiglia. Non hai amici con cui parlare di ciò che ti sta accadendo e sembra che tu stia cercando di punirti per qualcosa che ancora mi sfugge. Non è solo triste ma anche controproducente: la tua è un'eutanasia!-
Per un istante Kageyama si perdette negli occhi lucidi del ragazzo davanti a lui... prima che Shoyo lo abbracciasse di slancio.
-Nessuno merita di restare solo.-
Kageyama giurò di aver sentito il suo cuore fermarsi per potergli permettere di sentire il ritmo calmo e rassicurante  del ragazzo. Cadenziato e melodioso. Una ninnananna antica, quasi materna.
-Quando hai scoperto- sussurrò il rosso - che preferivi gli uomini?-
Uno sparo a ciel sereno, ecco cosa rappresentava quella domanda.
No, Kageyama non era un finocchio. Lui non era come Shoyo!
Il ragazzo si scostò di forza, puntando gli occhi in quelli del giovane interlocutore.
-Cosa cazzo ti salta in mente?!?- sbraitò senza ragioni -Non faccio quelle porcate! Non vado con gli uomini, IO! COME CAZZO TI SALTA IN MENTE?!?-
Hinata rimase interdetto per un istante.
Un singolo, gelido, eterno istante prima di riuscire a proferire parola. Sapeva che aprendo bocca avrebbe potuto ferirlo nell'orgoglio. Distruggerlo in un solo istante, ma si ricordava cosa volesse dire aver paura di uscire allo scoperto.
Aver paura di capirsi.
Quindi optò per la reazione meno ortodossa possibile: sorrise, spiazzando il moro.
-Ho visto come mi guardi il culo, eh- cercò di scherzare, sperando di stemperare l'animo del ragazzo.
Shoyo tremava visibilmente senza però lasciar crollare quel sorriso immacolato e violentemente puro, tanto da far sprofondare Tobio nella più gelida incertezza e nel timore di averlo anche solo ferito. Si sentì un idiota per quella reazione e qualcosa lo spinse ad avvolgere le braccia attorno a quella strana figura che tanto si stava prodigando per lui, senza voler nulla in cambio...

-No! Non ti azzardare nanerottolo, quel cretino non verrà con noi stasera!- gracchiò il ragazzo seduto scompostamente al tavolo, tamburellando nervosamente le dita sul tavolo -piantala di voler salvare cause perse: non ti basta quell'impiastro di Asamu?- Arricciò il naso in segno di disgusto.
-Toru, sai che sono seduto accanto a te, quindi posso sentirti, vero?- sibilò acidamente il giovane collega di Shoyo, nella vana speranza di zittire il ragazzo.
-Da quando i muri parlano?- sollevò il dito medio, il castano - Giuro, ancora non capisco come tu possa portartelo a letto, ti facevo di gusti più raffinati!-
-Continuo ad essere accanto a te...-
- Poco importa! In ogni caso quell'ameba del tuo coinquilino non verrà con noi!-
-Toru, è solo e non ha nessuno!-
- Dannazione Chibi-chan, quello non è un corvetto ferito! Sono tre mesi che provi in tutti i modi a trascinarlo fuori dalla sua tana, cosa speri di ottenere questa volta?-
- In realtà l'ho già convinto...-
-Tu! Piccolo, sporco doppiogiochista!!-

   
 
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