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Autore: Nightingale_92    31/10/2020    0 recensioni
"Li chiamiamo in tanti modi diversi: Dei, Grandi Antichi, Fate, Alieni. Loro preferiscono definirsi the Fair Folk, il Popolo Gentile, anche se c’è ben poco di gentile o di onesto nella loro natura. Sono le divinità degli antichi pantheon, i mostri affrontati dagli eroi mitologici, i cavalieri senza macchia e le streghe cattive delle fiabe della nostra infanzia. Vivono in un’altra dimensione, Oneiros, dove hanno il potere di creare e distruggere qualsiasi cosa, di piegare lo spazio e il tempo al loro capriccio.
Ognuno è diverso dall’altro ma hanno tutti una cosa in comune: ogni tanto decidono di avventurarsi nel nostro mondo e di rapire degli esseri umani. "
la storia dei tre ragazzi, due "fratelli" e una "sorella" che cercano di scappare da una dimensione magica e oscura e da Colui che li ha rapiti, il loro Padrone Fatato. Una fuga rocambolesca, una pericolosa avventura attraverso i mondi, la forza di "una famiglia" nata non dal sangue ma dalla scelta, dall'amore. (l'ambientazione è parzialmente ispirata a quella del GDR Changeling: the lost)
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Correre.

Correre nel fitto della boscaglia, incurante dei rovi e dei rami sporgenti che gli bucano i vestiti e la pelle. 

Correre come se solo osasse voltarsi indietro, anche solo una volta, loro lo prenderebbero.

Perché era esattamente così. 

Perchè questo era il fato di un changeling destinato ad essere una preda per la Caccia Selvaggia. Questo era il destino del Cambiato senza nome con le corna e le zampe di capra, del satiro dai ricci capelli neri e gli occhi verde mare.

Ma non ancora, non adesso.

Adesso il giovane changeling dormiva sul fondo della sua gabbia e sognava. Sognava il momento in cui i corni della caccia avrebbero  suonato e la porta della gabbia sarebbe stata aperta e lui avrebbe iniziato a correre. Verso il bosco circondante la villa di lord Zest, verso la propria libertà.

Ma non ancora, non adesso.

Il sole del pomeriggio scaldava le cime degli alberi e il changeling recuperava dormendo le energie perse la notte prima. Energie perse venendo inseguito dalla Caccia fino all’alba. 

Come tutti gli altri giorni. 

Ma stanotte sarebbe stato diverso. 

Perchè stanotte sarà la notte in cui finalmente scapperà da lord Zest. Perchè stavolta ha un alleato che fuggirà con lui e insieme raggiungeranno il Labirinto, il mondo tra i mondi, l’unico portale verso la Terra. 

Ma non ancora, non adesso.

il satiro dai capelli neri si dimenò inquieto sul suo giaciglio di paglia. Era eccitante il pensiero della fuga. Il pensiero di tornare finalmente a casa, dalla sua famiglia. In questo i changeling destinati a essere cacciati erano diversi dagli altri servi umani di Lord Zest. A loro il Gentile padrone lasciava la consapevolezza di essere stati dei meri mortali, in un’altra dimensione chiamata Terra e di essere stati portati ad Oneiros contro la loro volontà. Zest diceva di farlo affinché i predati fossero spronati a scappare davanti alla Caccia. Il signore fatato non aveva capito che così facendo li rendesse più proni alla ribellione. “E questo un giorno sarà la causa della sua fine” promise il satiro nel dormiveglia.

Non ancora, ma presto...

 

   

 

Il ragazzo dalle corna di capretto si svegliò dentro la sua gabbia sul limitare del parco. Non era sorpreso di trovarsi lì, ogni volta che la battuta di Caccia si concludeva lord Zest lo riportava al punto di partenza.
Quello che lo sorprese era il fatto che non era ancora calata la notte.

Il sole infatti stava ancora tramontando, una sfera aranciata con sprazzi rosa e rossi nel lontano orizzonte. Il ragazzo era ancora al sicuro, almeno finché le prime stelle fossero sorte e i corni della caccia non avrebbero suonato di nuovo. Il fauno si chiese perché continuasse a provare a scappare, in fondo era quello che volevano da lui.

Cosa sarebbe successo se, per una volta, fosse rimasto fermo davanti alla Caccia che caricava? Ma erano domande oziose, perché il suo istinto gli comandava di cercare sempre una via d’uscita. Perché ricordava casa e voleva tornarci. Perchè per quanto fosse stato Cambiato in un animale da preda, trasformato letteralmente in un capro espiatorio, il suo carattere ribelle gli impediva di arrendersi.
Anche se era proprio questo suo spirito a far sì che lord Zest lo scegliesse per la caccia ogni volta.
“Non colpevolizzarti per scegliere ogni  volta la sopravvivenza. In fondo solo tu puoi cambiare il tuo destino”.
A pronunciare queste parole era stato uno dei servitori che solitamente attendevano alla Villa durante la notte del ballo, un pupazzo dalla livrea nera e il volto senza lineamenti. Il suo volto liscio e pallido come una luna metteva stranamente in risalto i capelli rossi, spenti e umani se confrontati con il resto del suo aspetto.
Il ragazzo annuì alle parole del pupazzo. 

Il suo vecchio amico sapeva sempre cosa lo angustiava e come farlo stare meglio. 

“C-che cosa ci f-fai qui, M-manny?” disse il satiro, la voce arrochita dalla mancanza di uso. 

Parlare infatti era una cosa da umani e non da prede. 

“M-manca ancora d-del tempo al suono del corno. Q-qualcosa non va? I-il nostro piano...”. 

Il pupazzo soprannominato Manny il manichino lo zittì con un gesto.
“Sshh… non si può mai sapere chi è all’ascolto” disse, guardandosi nervosamente intorno. 

O almeno il satiro suppose fosse nervosismo. Difficile a dirsi quando l’interlocutore non aveva espressioni facciali.
“Per-quello-che-tu-sai tutto va come previsto” chiosò Manny.  

il pupazzo senza volto si accertò che nessuno li stesse guardando e si avvicinò alla gabbia. Sempre con circospezione tirò fuori dalla giacca una mela. Era di colore rosso scuro e così lucida che sembrava quasi fatta di ceralacca. Una mela così non poteva esistere sulla Terra, pareva uscita dritta da una fiaba. Sembrava il pomo che la strega cattiva avrebbe usato per tentare Biancaneve. Un frutto coltivato ad Oneiros

 “Tieni, mangia”. 

Il fauno fissò Manny sorpreso. Non solo perché non ricordava l’ultima volta qualcuno gli avesse offerto qualcosa in regalo o che fosse stato gentile con lui. I frutti del regno dei Gentili non erano come quelli comuni. Essi contenevano un frammento della stessa magia primordiale, il Wyrd, che formava il tessuto stesso di Oneiros, o almeno così diceva. Così come si diceva che i Gentili li mangiassero solo per aumentare la loro potenza. Era plausibile, poiché i Padroni non avevano bisogno di cibo o altro sostentamento per continuare ad esistere. I servitori, in particolare i Cambiati non avevano il diritto né di possederli Né di mangiare tali frutti.

“C-cosa? N-non posso accettare” disse il satiro, anche se gli stava venendo l'acquolina in bocca. Quella mela espandeva intorno a sé un profumo, una nuvola zuccherina come non aveva mai sentito prima d’ora.

“C-cosa succederebbe se lord zest ci scoprisse?”. Loro due rischiavano già di essere puniti solo perchè il padrone imponeva ai servi della casa di ignorare i changeling nelle gabbie... Il satiro non osava immaginare cosa gli sarebbe successo se fossero stati scoperti con una mela fatata. Manny il manichino insistè.”Non preoccuparti, prendila” disse “E poi stanotte faremo qualcosa di peggio che rubare al nostro padrone. Mangiare uno di questi ci può solo aiutare. Fidati, io l’ho già fatto”

 Il pupazzo arrivò persino a infilare la mano con la mela dentro la gabbia. 

A quel punto il ragazzo con le corna di capretto si vede costretto ad accettare. 

Afferrò la mela e iniziò a divorarla ferocemente prima che la paura potesse bloccarlo. Gli sembrò la cosa più buona che avesse mai mangiato e con il sapore venne a galla un’immagine. 

Era alla fiera di paese, sua madre lo teneva per mano, era bambino allora, la sua sorellina era poco più avanti, in fila allo stand delle mele caramellate e lo chiamava: William, William...

Il fauno lasciò cadere il torsolo di mela. Sbatté le palpebre. era un suo ricordo quello? aveva una madre allora e anche una sorella più piccola… Il suo nome! aveva appena ricordato il suo nome. William. Si girò verso Manny il manichino per ringraziarlo ma quello era già scomparso. Se ne era andato. William, il solo pronunciarlo fece sentire il satiro più forte, lo fece stare un po’ più dritto con la schiena. William.

 
  
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