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Autore: fri rapace    21/08/2009    1 recensioni
Sirius decide di fare uno scherzo ai danni di Severus Piton durante il loro quinto anno a Hogwarts: gli suggerisce un metodo infallibile per bloccare il Platano Picchiatore, in modo da permettergli di seguire Remus Lupin e dargli così una bella lezione. E lo scherzo va a segno. James non riesce a fermare il Serpeverde in tempo e questi viene attaccato da Remus in forma di mannaro. Vent'anni dopo...
Genere: Commedia, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine del tunnel-cap 8 “Dannazione!” pensò Sirius, mentre Silente faceva la sua inaspettata comparsa nella casa di James, sede dell’Ordine della Fenice.
Ormai si era messo l’animo in pace, convinto che almeno per quella sera non si sarebbe presentato, preso da altri impegni.
E… no! Si stava avvicinando proprio a Remus!
Con un balzo canino, Sirius si lanciò verso di lui, lambiccandosi alla ricerca di un diversivo qualsiasi per evitare che le chiacchiere tra il preside e Remus finissero con il vertere su argomenti spinosi. Come l’abbandono di quest’ultimo della missione affidatagli tra i lupi mannari, iniziativa che era stata interamente concepita da Sirius, e non da Lunastorta, come aveva fatto credere a Silente.
Naturalmente Sirius non aveva neppure fatto cenno al preside del suo famoso “piano”, dato che esigeva la presenza di Remus, nei progetti di Silente già assegnato all’altra missione.
Si decise ad agire, sfoderando la bacchetta e puntandola tra gli occhi dell’amico, proprio mentre Silente stava per parlare.
Perché finiva sempre con il cacciarsi in quelle situazioni? Ammetteva che la sua vita senza un po’ d’azione non sarebbe stata neppure degna di essere vissuta, ma un po’ d’azione (e molto piacevole) poteva essere considerata anche il saltare sotto le lenzuola assieme a Sidney, che quella sera gli aveva chiesto per l’ennesima volta di uscire, e di nuovo Sirius si era trovato costretto a risponderle di no.
Aveva sempre messo in primo piano l’amicizia rispetto all’amore, anche se la scelta di trovarsi ancora solo a trentacinque anni non era stata propriamente una scelta. Il pensiero di Remus, rinchiuso ad Azkaban a dibattersi tra sbarre e artigli putridi di Dissennatore a causa sua, lo investiva ogni volta che una donna per cui provava qualcosa lo teneva tra le braccia. Per quel motivo aveva allontanato le poche che erano riuscite a farlo sentire amato davvero e per quello che era, non per il suo aspetto fisico o i suoi soldi. La sua era una sorta di punizione auto imposta. Una delle donne che aveva respinto gli era rimasta nel cuore: conservava ancora una sua foto che teneva sempre con sé. Riconquistando l’amicizia di Lunastorta, Sirius sperava, in qualche modo, di riuscire ad ottenere un po’ di sollievo dal rimorso e si cullava nell’illusione che forse lei lo stesse ancora aspettando. Che avrebbe potuto abbandonarsi al suo abbraccio senza dover temere gli incubi che lo avrebbero nuovamente raggiunto.
“Sirius?” Remus fissava la bacchetta, gli occhi leggermente incrociati, rigirandosi in una mano un dolce al cioccolato. “Ehm, non c’è alcun bisogno di affatturarmi, se desideravi l’ultima fetta di torta rimasta bastava dirlo.” Alzò la mano e se la cacciò in bocca senza ritenere necessario il farla a bocconi più piccoli.
Gli occhi azzurri di Silente si posarono su Sirius, la fronte leggermente aggrottata in un’espressione seria, dietro cui non si poteva non notare una sorta di divertita curiosità.
Remus, nel frattempo, cercava di inghiottire l’ingombrante boccone senza soffocarsi, con l’aria asfittica ma molto soddisfatta.
Forse si illudeva davvero di avergli fatto un dispetto.
Un ghigno fece stendere le labbra di Sirius: era sempre stato così tra di loro, un continuo beccarsi a vicenda.
Si maledisse per l’ennesima volta per aver combinato il pasticcio del Platano Picchiatore. E maledisse Mocciosus, se solo avesse tenuto il suo lungo naso untuoso lontano da loro non si sarebbe preso la briga di prenderlo di mira, e tutto quello non sarebbe mai accaduto.
“Ecco… ehm… in realtà ho fatto una scommessa con Tonks”, mentì, tanto per dire qualcosa, visto che il suo prolungato silenzio iniziava a insospettire i suoi interlocutori.
“Mi spiace, hai perso”, disse Remus, ricambiando il sorriso.
Capì subito a cosa si riferiva. “No, non riguardava della stupida roba da mangiare. Andiamo, siamo due adulti, ci credi tanto immaturi da scommettere su una cosa così?”
“Sì”, rispose lui senza alcuna esitazione.
“Va bene, hai ragione. Ma non erano questi i termini della scommessa…”
Silente annuì, invitandolo a continuare con un’espressione di serio interesse.
“Ecco, io sostengo che Tonks non è riuscita affatto ad insegnarti l’Occlumanzia, lei invece sostiene che…” si accigliò, cercando dei termini che fossero convincenti in bocca a sua cugina. “Ehm, che ora sei più ermetico di una delle casseforti della Gringott.”
Remus alzò il capo, cercandola tra la piccola folla che chiacchierava nel salone. La individuò: stava raccogliendo qualcosa da terra assieme a Neville Paciock.
James e Peter avevano avuto la splendida trovata di dare a loro due il compito di offrire le tartine agli ospiti. Trovata esilarante, visto l’imbranataggine che li accomunava, e che aveva lasciato sgomente Lily e Molly, le quali però non avevano protestato, temendo di offendere Neville (Tonks non era tipo da offendersi tanto facilmente).
“E perché mai l’avrebbe detto? Escludo di aver imparato in una sola lezione a…”
Silente fece per rivolgersi a Remus, così Sirius fu costretto a intervenire.
“Controlliamo subito. Legilimens!”
Chiaramente aveva imparato poco o nulla, abbattere le sue difese fu facilissimo.
Vide Ted, il padre di Tonks, in un angolo del giardino dei Paciock intento a parlare fitto fitto con Neville. La scena durò pochi istanti, poi Sirius percepì il terreno scivolargli via da sotto i piedi, sostituito prontamente da un peloso tappeto lilla. Quella che riconobbe essere l’infermiera della signora Paciock sostava ritta davanti al letto di Tonks, dove un Remus dall’aria martoriata giaceva a occhi chiusi.
“Eccola, la causa di tutto. Lei e sua madre. Il motivo per cui quel povero ragazzo verrà venduto a quel mostro abominevoli di Tu-S…” sussurrò la donna, la voce tesa. Stava fissando Ninfadora.
Di botto, quasi con rabbia, si sentì estromettere dalla mente di Remus.
Lui lo fissava con aria colpevole, come se i suoi ricordi fossero in qualche modo compromettenti.
Sirius rifletté: appena entrato nella sua testa aveva subito visto i due episodi, come se Remus stesse rimuginando su di essi, ma perché? C’era un collegamento tra di loro?
Remus accennò un passo nella sua direzione, supplicandolo con gli occhi. “Non dire nulla, ti prego”: il suo silenzioso messaggio.
Silente, notando il suo turbamento, appoggiò la lunga mano scarna sulla spalla di Remus.
“Bene, reputo saggio non chiedervi descrizioni dettagliate dei ricordi che stavate condividendo. Solo un consiglio, spero lo accetterete dal vostro vecchio professore: mai introdursi nella mente di un uomo che si sa uscire con la propria sorella, o altro parente prossimo... non sai mai cosa potresti trovarci.” Strizzò l’occhio a Sirius, guidando Remus verso la porta che dava sul giardino. Remus, che ancora fissava Sirius come se non avesse affatto sentito le allusioni di Silente su lui e Tonks.
Sirius si schiacciò l’indice sulla bocca, confidando nel fatto che anche lui avrebbe mantenuto i loro segreti, una volta che avesse scoperto tutte le questioni che aveva taciuto al preside.


Remus seguì docilmente Silente, continuando a gettare occhiate preoccupate verso Sirius. Sperava intensamente che Felpato non arrivasse alle sue stesse ignobili conclusioni. Che si tenesse tutto quello che aveva visto nella sua mente solo per sé.
Venne condotto nel giardino della villa di James e Lily, sontuoso quasi quanto quello dei Malfoy, ma con tante piccole differenze. Nella piscina galleggiavano giocattoli gonfiabili a forma di manico di scopa o draghi che sputavano lingue di fuoco che si spegnevano a pelo dell’acqua. In un angolo c’era un piccolo campo da Quidditch, dove l’erba era tutta strappata per le torture che le infliggevano James e Harry. Spesso James modificava le regole del gioco, che da “prendi il Boccino d’Oro” diventavano “chi riesce a fare la frenata più lunga prima di finire in piscina, vince” o “acchiappa la bimba e metti fine alla partita”.
Daisy quella mattina aveva finito con il rifugiarsi dietro la schiena di Remus pur di sfuggire alla incursioni del papà e del fratello, malgrado avesse l’impressione di non piacerle granché.
Quando la bambina aveva fatto scivolare la piccola mano nella sua per un brevissimo istante, Remus aveva provato un'emozione tale che non aveva neppure tentato di evitare Ramoso che puntava dritto su di lui. Erano rotolati entrambi per alcuni metri.
E prima ancora che riuscissero a rialzarsi Daisy e Harry si erano fiondati verso il padre, per accertarsi che stesse bene. James se li era presi in braccio, anche Harry che aveva tredici anni e con i piedi gli sfiorava le ginocchia, mimando un valzer assieme a loro mentre li rassicurava sulla sua salute fisica.
“Su quella mentale non mi pronuncio”, aveva aggiunto rivolgendosi a Remus, ridacchiando.
“Remus, sei qui con me?” gli chiese Silente, porgendogli una sedia. “Ecco, siedi qui, hai l’aria stanca”.
Remus ubbidì, mentre il preside rimaneva in piedi davanti a lui, scrutandolo con i suoi penetranti occhi azzurri. Si sentì tornare bambino, rivedendosi seduto nel suo studio, mentre veniva interrogato riguardo alla sua condotta in veste di Prefetto.
Allora Remus aveva taciuto al preside questioni importanti, come l’aver permesso ai propri amici di scoprire il suo segreto, l’averli spinti a diventare Animagus… le loro scorribande nella Foresta Proibita con la luna piena. Aveva taciuto.
La consapevolezza di quella che sarebbe stata la reazione del preside nello scoprire di aver sbagliato a concedergli tanta fiducia, lo aveva gettato nello sconforto, certo che le sue azioni lo avrebbero spinto a disprezzarlo. Non poteva deludere Silente, che era stato così magnanimo con lui da dargli una possibilità di riscatto nonostante la sua natura, unico al mondo a parte i suoi genitori e i tre amici.
L'omertà di Remus era stata la causa della morte di Severus: se solo non fosse stato così sconsiderato e vigliacco... se ne rendeva conto, ma malgrado ciò, anche ora…
“Vedo con piacere che tu e Sirius siete tornati in rapporti amichevoli.”
“Mmm… non proprio. Non ancora.”
“Naturalmente. Non può ottenere il tuo perdono così facilmente, nessuno pretende tanto da te. D’altro canto ora stiamo tutti dalla stessa parte ed è giusto che cerchiamo di sotterrare i nostri dissapori. Il compito che si è accollato Sirius è rischioso e impegnativo, soprattutto per lui, così incline ai colpi di testa.”
Remus non rispose, limitandosi ad annuire lentamente.
Lo sguardo di Silente di fece più intenso, mentre si piegava leggermente su di lui. “Quindi… cosa state architettando voi quattro?” chiese con un tono forzatamente leggero.
“Come?” Lo sconcerto di Remus era genuino, anche se in fondo aveva capito a cosa si riferiva.
“Sembra che Sirius abbia in mente qualcosa. Mi ha chiesto, tempo fa, di procurargli la formula della Pozione Antilupo, e non mi sembrava che il nobile intento di preservare la tua salute fosse il suo unico fine. Era… sai… furtivo.” Silente alzò le sopracciglia grigie e cespugliose, lisciandosi la barba.
“Io…” Remus deglutì. Non poteva deluderlo, ammettendo che aveva capito da tempo che era all’oscuro del piano architettato da Sirius e malgrado i suoi sospetti se ne era stato zitto. Era stata troppo allettante l’idea di stare progettando ancora una volta qualcosa assieme, da Malandrini, come ai vecchi tempi, così aveva finto di non sapere, mentendo anche a se stesso.
Gli sfuggì un lungo sospiro. “Non credo abbia secondi fini, se non quello di convincermi che la Pozione mi rende innocuo, così che io conceda a lui, Peter e James di tenermi compagnia con la luna piena. Il plenilunio è passato da poco e non ho permesso loro di starmi vicino.”
Silente parve abbastanza soddisfatto dalla sua spiegazione. “Sì, è proprio da lui. Non si cambia poi molto, crescendo, non è vero?”
Remus sentì un rossore colpevole scottargli il viso. No. Non si cambiava poi molto.
Non gli rispose e vedendolo in imbarazzo Silente gli strinse un braccio. La sua presa era straordinariamente forte malgrado l’età avanzata, l’aria dolente e gli occhi umidi.
“Remus, è tutta colpa mia. Non avrei dovuto chiederti tanto. Entrare nel branco di Fenrir… Non ti preoccupare per la tua missione, non fa nulla. Non posso fare altro che ringraziarti per il tuo tentativo di affrontare una situazione così gravosa.”
Il rumore di qualcosa di metallico che cadeva a terra distolse l’attenzione del mago da lui. Remus ringraziò mentalmente l’artefice del frastuono, non sarebbe stato in grado di reggere il disgusto che Silente gli stava facendo provare per se stesso un secondo di più.
“Oh, guarda, la cara Ninfadora e il piccolo Neville. Decisamente appropriato che ad annunciare il loro arrivo sia stato il trambusto che li ha preceduti. O meglio, che è arrivato assieme a loro. Per le tue entrate proporrei…”
“Un ululato?” tentò Remus, abbattuto.
“No, non direi. D’effetto, certo, ma una scelta quantomeno inappropriata per un uomo. Un mago.” Silente batté le mani tra di loro, strizzandogli l’occhio. “Beh, è ora che rientri, inizia a fare troppo fresco qui fuori per una persona anziana come me.”
Si allontanò fischiettando, lasciando Remus a sprofondare nella vergogna.



Tonks sbuffò, lasciandosi cadere di peso sul terreno accanto alla sedia dove Remus se ne stava ancora seduto tutto rigido. Picchiò con il palmo della mano accanto a sé, invitando anche Neville ad imitarla.
Il ragazzo aveva il viso paffuto arrossato e sudato, e sembrava in preda all’agitazione.
“Oh, non ti preoccupare, Neville… noi ci siamo gentilmente offerti di aiutare…”
“A me mi ha obbligato la nonna…” precisò lui, affranto.
“Fa lo stesso,” tagliò corto Tonks. “Sono stati loro a decidere di assegnarci un compito così poco affine alle nostre capacità, quindi la colpa è tutta di James e Peter. Li ho visti confabulare assieme, quei due…” Gli strizzò l’occhio, con l’intento di tiragli su il morale. “Andiamo, Neville! Dovessi prendermela tutte le volte che combino un disastro… vedrai che Minerva non ti trasfigurerà davvero in uno calice per farti provare l’ebbrezza di stare nelle mani di una persona maldestra come te.”
Si nascose la bocca con una mano, sussurrando pianissimo a Remus. “Intendeva usarlo per offrirmi da bere! Ho rischiato di fracassare il Prescelto!”
Neville era perso nelle sue riflessioni. “Mmm… lo so. La professoressa Mc Granitt è tanto buona con me. Cioè, severa, ma… vedessi che disastri combino a lezione… e… “ fece un sospirone, guardando di sottecchi Remus, come se stesse valutando se azzardarsi o meno a parlare davanti a lui. “Ecco… sono un po’ triste perché le ho spifferato che Harry ha di nuovo usato il Mantello dell’Invisibilità del padre per uscire di nascosto… Silente mi ha nominato Prefetto perché è convinto che il compito mi aiuterà ad avere più fiducia in me stesso, ma mi sa che non sta funzionando molto bene la sua tattica. Hermione riprende tutti senza la minima remora, io invece mi sforzo tanto, ma alla fine sono sempre il solito imbranato.” Si strinse nelle spalle con un sorrisetto di scuse.
Remus, malgrado sapeva bene che il ragazzo stava parlando a Tonks e non a lui, si sentì toccato sul vivo dalle sue parole.
“Anche io sono stato Prefetto, sai, Neville? Io e la mamma di Harry”, disse lentamente, lasciando vagare lo sguardo per il giardino.
Il ragazzo lo osservò di sottecchi, un po’ intimorito. Presentazioni a parte, era la prima volta che Remus gli rivolgeva la parola.
“Ma io ero davvero un incapace,” proseguì. “Non sono mai stato in grado di riprendere i miei amici. Fingevo di non vedere quello che combinavano, e io stesso continuavo sfacciatamente a infrangere le regole. Tu sei molto coraggioso. E’ necessario vero coraggio per andare contro gli amici.” Allargò il sorriso, mostrandogli tutta la sua sincera ammirazione.
Neville sulle prime sembrò sbalordito, poi un rossore di gioia gli velò il viso, accompagnato da un sorriso fiero che gli illuminò gli occhi grandi e dolci.
Remus sentì le dita della mano, che teneva mollemente abbandonata sulle ginocchia, prese in una stretta calorosa. Tonks lo stava fissando compiaciuta, tenendogli la mano.
Guardava lui, ma quando parlò si rivolse a Neville. “Ehi, tu hai sconfitto Tu Sai Chi quando avevi appena un anno, per Merlino! Sei un grande! Devi imparare a fregartene di quello che la gente pensa di te.”
Il ragazzo stava stropicciando un lembo della veste. “Vorrei tanto sapere come mi è riuscito, in effetti.” Ridacchiò, estraendo timidamente la bacchetta e tentando un Incantesimo di Appello rivolto a una delle scope gonfiabili nella piscina. Il giocattolo si agitò per qualche secondo, prima di dichiarare che non aveva nessuna intenzione di muoversi da lì con una sonora pernacchia.
“Che scopa maleducata! Come si permette di apostrofarti con suoni così poco carini?” scherzò allegramente Tonks.
“N-no,” mormorò lui, troppo imbarazzato per afferrare la battuta. “Invece di Appellarla l’ho fatta sgonfiare.” Alzò le spalle, rosso come un pomodoro e agitatissimo.
“In realtà l’incantesimo ti è riuscito, Neville”, si intromise Remus.
Tonks gli diede di gomito, avvertendolo con lo sguardo di non azzardarsi a prenderlo in giro.
Ma lui continuò, ignorandola. Quello che non riusciva a ignorare era la sua mano, che ancora lo stringeva.
“Solo che ti sei limitato ad Appellare il tappino dell’aria, per questo la scopa si è sgonfiata e sta per colare a picco. Beh, James domani si divertirà a intrattenersi con gli strilli di Daisy e i borbottii di Harry, che si accuseranno a vicenda per la sparizione di quell’affare.”
Neville sembrava confuso, indeciso se prendere sul serio le sue parole o meno. Alla fine sembrò decretarle come inattendibili. Come dargli torto? Perché credere a un lupo mannaro che in quanto a incantesimi non era poi molto più preparato di lui?
Il ragazzo sospirò. “Sono proprio negato.”
“Ma no!” esclamò Tonks, convinta. “Hai solo bisogno di un po’ di fiducia in te stesso, con quella puoi fare qualunque cosa. Guarda me, sono una disastrata molto peggio di te… no… non cercare di dire il contrario, è vero! Mi riesce di cadere ogni due passi nelle mie giornate più nere,” sottolineò le sue parole con una lunga chioma corvina. “Eppure sono riuscita a diventare un Auror!”
“Come mamma e papà”, mormorò il ragazzo, l’aria allo stesso tempo trasognata e orgogliosa.
“Piacerebbe anche a te diventare un Auror?” chiese Remus, mentre cercava di distogliere l’attenzione dalle sue dita ancora intrappolate nel palmo della mano di Tonks.
“Io… se la nonna mi sente…” Neville scandagliò guardingo il giardino. “A essere sincero, proprio no. A me piace Erbologia, da grande vorrei fare l'insegnante.”
Il suo tono era di scuse, come se avesse appena confessato un’ambizione oscena.
Remus parlò, quasi senza rendersene conto. “Oh. Sarebbe piaciuto anche a me…”
Tonks si mostrò subito interessatissima.
“Beh, mi sono sempre piaciuti, i bambini,” cercò di giustificarsi Remus. “Non come spuntino, sia chiaro.”
“E perché non lo fa, signore?”
“Non mi sono mai diplomato, Neville. E, non so se te l’hanno detto, ma io sono un…”
“Oh, sì. Io ho il terrore dei lupi mannari”, esclamò candidamente il ragazzo, con un piccolo brivido.
Remus serrò la mascella e istintivamente fece per allontanarsi un poco da lui, ma Tonks lo trattenne saldamente.
“Ma il papà di Harry ha spiegato alla nonna che lei è un suo amico, e tutta una storia su un grandissimo sbaglio, sul Platano Picchiatore… non ho capito bene. La nonna dice che ora lei è un membro dell’Ordine come tutti gli altri e come tale la devo trattare,” aggrottò la fronte. “Oh! Mi spiace, quella cosa sul fatto che ho paura dei lupi mannari forse non la dovevo dire. Ora lei penserà che sono un vigliacco!”
A Remus fu necessario un notevole sforzo per rimanere serio, non perché intendesse deriderlo, anzi, le sue conclusioni gli aveva arrecato un notevole sollievo. Gli importava davvero della sua opinione? Di un essere che aveva ammesso di temere? Era surreale. “Io… no, Neville. Non sei un vigliacco, tutti hanno paura dei lupi mannari, anche i maghi adulti, e fanno bene ad averne”, lo rassicurò, o almeno, questa era la sua intenzione, anche se si rese conto che le sue parole erano tutt’altro che rassicuranti.
“Ma la nonna no. Ha detto che se l’Auror imbran... ehm…” si allargò il colletto della camicia, gettando occhiate di panico tutt’attorno. “Che se Tonks non l’avesse Smaterializzata non si sarebbe fatta alcun problema a Schiantarla.”
“Oh. Ok.” Remus non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito.
“Tua nonna ha ragione," disse Tonks. "Non vedo come si possa aver paura di Remus. I lupi mannari sono un po’scorbutici con la luna piena, tutto qui. Dovreste provare a interagire con me quando ho la mia, di ricorrenza mensile…”
Neville sgranò gli occhi, tra l’imbarazzato e l’incredulo. “Oh. Ehm, ora io rientro, prima che la nonna inizi a strepitare perché sto qui a battere la fiacca.”
Si defilò zampettando a gran velocità, la testa china e lo sguardo fisso sui propri piedi.
“Ha notato che ti tengo per mano, per questo se ne è andato così di corsa,” gli spiegò Tonks.
“Dici? Credevo fosse scappato perché l’hai messo in imbarazzo con i tuoi discorsi. Le mestruazioni non sono tra gli argomenti che un ragazzino di quindici anni desidera trattare con una ragazza, te lo assicuro.”
“Oh, sciocchezze!” lo liquidò lei, alzandosi da terra e accomodandosi sulle sue gambe.
“L’erba è diventata umida, ho freddo,” disse in risposta alla sua muta richiesta di una spiegazione al suo gesto.
“Guarda, là ci sono altre trenta sedie,” Remus le indicò. “Dobbiamo per forza dividere la mia?”
“Non essere scortese”, lo riprese Tonks, appoggiando il palmo della mano sulla seduta dell’unica che riusciva a raggiungere senza staccarsi troppo da lui. “E poi sono gelide, tu sei bollente.”
“Mmm.”
“Ho detto che ho freddo, e tu invece sei accaldato.”
“Chissà come mai.”
“Cosa?”
“Niente.”
“Uffa, Remus! Un po’ di spirito di iniziativa, abbracciami!”
La prese tra le braccia, ma senza stringerla, cullato dalla sorprendente emozione che lo coglieva ogni volta che poteva tenersela così vicina.
Tonks sorrise, incoraggiante. “Puoi stringermi anche più forte, non sono particolarmente delicata.”
“Sì, l’ho notato,” disse serio, stupendosi nel sentire la propria voce tentennare tanto. “Credo che tu sia la donna meno delicata che abbia mai conosciuto. E le altre donne che ho conosciuto… ehm… molto bene… erano lupi mannari, il che è tutto dire.”
Tonks, per nulla offesa, appoggiò il viso al suo petto, avendo cura di farlo con leggerezza estrema.
“Ti fanno ancora tanto male, le ferite?” s'informò, sfiorandolo appena con viva preoccupazione.
“No-o.”
La sentiva così piccola e gracile tra le sue braccia, i suoi seni che lo accarezzavano a ogni respiro, gli ispidi capelli rosa che gli solleticavano il collo. Si concesse di perdersi per un istante nel tepore del suo abbraccio, prima di sollevare il capo e osservarla, assicurandosi di non essere visto.
Era così bella, e giovane, e perfetta.
Merlino, quanto la desiderava. Non aveva mai desiderato tanto una donna in vita sua, e era certo che lei se ne fosse accorta.
“Remus?”
“Mmm?”
“Andiamo a casa mia?”
La staccò un po’ da sè, scrutandola in volto nel tentativo di indovinare i suoi pensieri. Voleva essere certo che le loro intenzioni collimassero, non desiderava forzarle la mano e lei era così giovane che…
Tonks prese a giocherellare con i suoi pantaloni, senza staccare lo sguardo malizioso dal suo neppure quando uno dei bottoni, che aveva riaffrancato maldestramente almeno un migliaio di volte, si scucì, restandole in mano.
Era una donna, non una bambina. Una donna che sapeva quello che voleva.
E lui non intendeva rifiutarla. Non poteva rifiutarla, perché era un uomo… no, peggio, era un lupo mannaro… e la sua capacità di soffocare i propri istinti aveva un limite.
“Andiamo a casa mia?” gli ripetè lei, premendogli il bottone sulla punta del naso con un sorriso sfacciato.
“Va bene.”
“Remus?”
“Andiamo?”
“Sì, solo un attimo.”
Tonks si sollevò dalla sua posizione accoccolata e lo fissò dritto negli occhi.
Quelli di lei erano grandi e scuri come il cielo in una notte senza luna, in quel momento.
Era così bella, e giovane, e perfetta.
“Remus, l’hai capito quello che provo per te, non è vero?”










Grazie mille a chi mi ha lasciato una recensione ^^:

Moony3
Ti ringrazio per questa bella recensione.
Sono contenta che l’interpretazione che do del rapporto tra Remus e Tonks ti piaccia.
I pleniluni di Remus sono un’arma a doppio taglio, a volte mi sono molto utili, altre volte invece sono un po’ d’impaccio, zero pleniluni in una long significa che il tutto si svolge in meno di un mese… Davvero mi vengono credibili? Io ci spero sempre ^^
Sirius è un personaggio “nuovo” per me, nel senso che è la prima volta che lo tratto seriamente, e, beh, è un Black, qualcosa lui e Tonks lo dovevano avere i comune, mi sono divertita a farli “bisticciare”.
Tonks a breve terrà un corso per il primo soccorso…  ha molto da insegnare XD.
Ehm… seriamente, penso che una persona che agisce come lei, sdrammatizzando un po’ consapevolmente, un po’ per “sbaglio”, sia ottima per tirare su il morale a un uomo come Remus, anche in certe situazioni. Certo, ci sono degli effetti collaterali, ma cosa c’è di meglio di una risata per scacciare la paura? (lo insegna lo stesso Remus nel terzo libro ;-)
Ancora grazie per la recensione!

Lupinuccia
Grazie mille ^^ sono felice che ti sia piaciuto così tanto questo capitolo. Eh, sì… Tonks è gelosa, attenzione ;-)

Fennec
Grazie, sei gentilissima ^^ ho cercato, per quanto possibile, di non affrettare troppo i tempi tra di loro… soprattutto perché da parte di Remus non sarebbe stato credibile.
Sì, credo che per quanto riguardi i rapporti con l’altro sesso Tonks sia molto più matura di Remus, malgrado abbia tredici anni meno di lui. Ma, e ne sono convinta, superati i vent’anni è l’esperienza a decretare la maturità delle persone, più che l’età, e Remus, sempre vissuto ai margini della società, non poteva avere tutta questa dimestichezza con le donne.
Hai notato le parole dell’infermiera… bene ^^.  Ho buttato qui e là qualche indizio che può far intuire il finale, vicino tra l’altro, mancano solo due capitoli e l’epilogo. Chissà, magari una delle tue ipotesi è corretta (ma io ho la bocca cucita ;-)
Grazie ancora per la bella recensione ^^

Grazie ai lettori silenziosi (siete aumentati di parecchio!) e ai nuovi Preferiti/Seguite.
Alla prossima
Fri.
   
 
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