REALTA’ PARALLELA
*
Capitolo
1 – L’incidente
*
Quello
sarebbe stato un pomeriggio spensierato, se solo Chloè
Bourgeois, non
avesse deciso, per invidia, di rovinarlo con uno dei suoi soliti capricci,
mettendo in punizione l’intera classe.
I suoi compagni, per il
pomeriggio, avevano deciso di vedersi tutti insieme, sarebbero andati al parco,
dove i Kitty Section, avevano organizzato un
piccolo concerto di primavera, tra le presentazioni delle canzoni del loro
primo album e il divertimento.
E ora non solo non
avrebbero assistito allo spettacolo, ma all’ultimo minuto avevano dovuto
annullare l’evento, in quanto tutti i membri della band, escluso Luka, dovevano
rimanere a scuola.
Si erano ritrovati
tutti, tranne ovviamente Chloè, che grazie al
tempestivo intervento del padre, ha convinto il Preside ad esonerarla da
qualsiasi attività pomeridiana, nel teatro all’interno della scuola, a lavorare
all’allestimento della rappresentazione di fine anno, anche se mancava ancora un
bel po'.
La signorina Bustier, aveva assegnato ad ognuno un compito preciso,
c’era chi doveva dipingere le sagome di cartone di fiori, alberi ed erba, chi
doveva pensare all’arrangiamento musicale, e chi come Marinette,
doveva attaccare i tendaggi ed imbastirli.
Tutti accettarono il
loro ruolo, borbottando ovviamente e notando che Chloè
non era presente, facendosi odiare ancora di più dall’intera classe, tutti
tranne Sabrina, che accettò di buon grado di fare anche il suo di lavoro.
Marinette non perse tempo, prese gli scampoli
di varie cromie, ed iniziò a cucirli alla meno peggio, nessuno avrebbe notato
una sbavatura o fili che pendevano.
Posizionò la scala, e la
sistemò nel pavimento di legno, in modo che non traballasse, in quanto, il
basamento, non era nelle migliori condizioni, avrebbe avuto bisogno di un
restauro al più presto.
Si fece un appunto per
il prossimo consiglio d’istituto, dove erano stati invitati i rappresentati di
ogni classe, e quello sarebbe stata un’argomentazione, di cui parlare.
“Vuoi una mano?” Le
chiese Adrien avvicinandosi a lei, allargando le braccia sporche di pittura
rossa.
Gli diede le tende ed
iniziò a salire i pioli, dopo aver preso un lembo di stoffa, trascinandolo fino
in alto, stando attenta a non inciampare.
“Va bene così, grazie,
adesso faccio da sola”.
Adrien riprese il suo
lavoro di pittura, senza toglierle gli occhi di dosso, sapeva quanto era goffa,
ed il fatto che fosse così in alto, lo preoccupava di parecchio, doveva tenersi
pronto a proteggerla in caso le cose, si fossero messe male, anche senza i suoi
super poteri.
“Io
lo metterei più a destra” Le fece notare Adrien, mentre continuava a dipingere
di rosso la corolla del fiore di legno.
“L’ho
messo più a destra” Gli urlò perché lo sentisse, mentre si sporgeva un altro
po'.
“Di
più”. Insistette.
La
corvina obbedì.
“Non
lì, è troppo in alto e fa la pancia, appunta uno spillo, così il
risultato è migliore”.
Quel
suo fare da modello e l’avere uno stilista come padre, lo stava influenzando, e
parecchio.
Marinette si stava
spazientendo, già Chloè li aveva praticamente obbligati
a rimanere a scuola, e per cosa poi? Perché era invidiosa del fatto che non
aveva amici e che l’intera classe si sarebbe divertita quel pomeriggio.
La
corvina si ritrovò a pensare che, se solo fosse più gentile con tutti, avrebbe
sicuramente più persone che la amano.
Adesso
anche Adrien ci stava mettendo lo zampino “Visto che sei così bravo, vieni tu a
metterlo”.
Adrien
poggiò i pennelli dentro la scatola di legno, si alzò ed iniziò la scalata.
“Attenti
ragazzi, la scala non può reggere due persone”. Li rimproverò la signorina Bustier, che si stava assicurando che tutto stesse
procedendo nel migliore dei modi, preservando l’incolumità dei suoi studenti.
“Stia
tranquilla professoressa, sarò leggero come un gatto”.
Intanto
a Marinette iniziò a mancare l’aria, lo osservava
attentamente, mentre con leggiadria ed estrema eleganza, la stava raggiungendo
in cima.
Le
sembrava un principe, che si apprestava a salvare la sua principessa dalle
grinfie di chissà quale drago cattivo.
La
scala iniziò a traballare, quando Adrien salì il penultimo scalino, e Marinette si attaccò come meglio poteva.
“Uh!
Ci è mancato poco” Si passò una mano sulla fronte.
“Cos’è…hai
paura dell’altezza?” Lo schernì, anche se in realtà, era lei che, senza
maschera, ne aveva il terrore, non aveva nessun yo-yo magico in vita che
l’avrebbe salvata in caso di caduta, oppure, lì non c’era Chat Noir con il suo
magico bastone ad aiutarla in caso di bisogno.
“No,
ma non voglio che ti fai male per colpa mia, io so cadere in piedi” Ammiccò,
facendola arrossire vistosamente.
Adrien
Agreste, aveva questo potere, di farti innamorare con un solo sguardo o con un
solo gesto..
“Senti,
ce la faccio benissimo anche da sola”.
“Non
mi pare, stai attaccando tutto al contrario”.
“Non
dirmi come fare il mio lavoro”.
“Ti
sto solo dando dei consigli, lascia che ti aiuti”.
“Non
ne ho bisogno.”
“Non
conoscevo questo lato orgoglioso di te” Sorrise sghembo, facendole
mancare un battito e ammutolirla.
Il
battibecco andò avanti per qualche minuto, ed Alya, accorgendosi della
situazione, diede una gomitata a Nino che stava cercando tra i vinili, le
musiche più adatte.
“Guarda
là i due piccioncini”. Gli fece segno con il mento la direzione da guardare.
“Che
cosa aspettino quei due a mettersi insieme, questo rimarrà un mistero”
Sentenziò Nino rassegnato.
La
castana, che non era capace di farsi gli affari propri, si avvicinò alla scala
“Ehi innamorati, se non la smettete di litigare, rischierete di cadere”.
Marinette e Adrien si
guardarono negli occhi imbarazzati.
“Noi
due non siamo innamorati” Le confidò la corvina che intrecciò le braccia al
petto.
“Però
ha ragione” Disse Adrien “…sembriamo una di quelle coppie” Rise sotto i baffi,
non gli dispiaceva affatto essere paragonato a uno di loro.
“G-già”
Balbettò portandosi in piedi, cercando di sistemare il telo.
“Spostati
a sinistra”. Ordinò a Marinette “…ancora un po'”.
“Così
va bene?” Si era allungata e senza che se ne accorgesse, la sua maglietta uscì
dai pantaloni, mettendo in evidenza l’addome piatto e sensuale, e dalla
prospettiva di Adrien, poteva anche scorgerle il seno, coperto dalla lingerie.
Arrossì
all’improvviso abbassando lo sguardo.
“Ehm...si si va benissimo”.
“Meno
male, sarò cresciuta di dieci centimetri a suon di allungarmi così”.
“Ok
allora posso scendere” Biascicò Adrien, iniziando la discesa dalla scala.
Marinette fece lo stesso,
ma quando incrociò per sbaglio lo sguardo con quello del biondo, il piede
destro mancò lo scalino, facendole perdere l’equilibrio e cadere, trascinandosi
la scala a cui si era aggrappata e di conseguenza anche il ragazzo.
*
“Oh
mio dio” Urlò la professoressa, che si precipitò subito a constatare le
condizioni di salute dei due ragazzi.
Adrien
lamentava dolore alla gamba destra, schiacciata dalla scala, bloccata dal corpo
di Marinette, che giaceva svenuta.
“Marinette? Marinette?” La chiamò
la professoressa, attorniata dagli studenti in apprensione “…chiamate
un’ambulanza, presto” Ordinò al personale Ata accorso, dopo aver udito il
trambusto.
Poi
si concentrò su Adrien “Tu come stai?”.
“Non
pensate a me, ma a lei” Strizzò gli occhi, quando si toccò la gamba, cercando
di contenere il dolore.
*
Marinette rimase al pronto
soccorso un paio d’ore, prima di essere trasferita su in reparto.
La
tac e le radiografie, non aveva evidenziato nulla di grave, nessun ematoma
visibile nella zona dell’encefalo.
Ma
il fatto era, che non aveva ancora ripreso conoscenza, anche se tutti i valori
erano favorevoli.
“Bisogna
aspettare” Disse il medico che l’aveva in cura ai genitori, che si erano
precipitati in ospedale, appena furono avvertiti dalla scuola.
“Grazie
dottore” Si limitò a dire Sabine, accarezzandole i capelli.
Ormai
era sera, e sia Sabine che Tom, si trovavano ancora al suo capezzale, in un
silenzio che faceva male, contornato dal bip continuo del monitoraggio, a cui
era stata attaccata.
“Come
sta?” Adrien fece il suo ingresso nella stanza dell’amica, con le stampelle e
una fasciatura da tempia a tempia.
“Gli
esami sono tutti apposto, non ha nulla”.
“E
non capiscono perché non riesce a svegliarsi” Aggiunse Tom, passandosi una mano
sul volto.
“Che
cosa è successo? La signorina Bustier, è stata molto
vaga”.
“Eravamo
sulla scala, e stavamo scendendo, e poi mi sono ritrovato per terra” Disse
rammaricato “…mi spiace non essere più chiaro”.
“Non
ti preoccupare caro, è stato un’incidente.”
“E
speriamo che Marinette non ne paghi le conseguenze”
Si morse il labbro inferiore, dando la colpa di tutto a Chloè,
se solo quella mattina se ne fosse stata zitta, ora, Marinette
non si sarebbe ritrovata in quella situazione.
“E’ forte la mia Marinette, si rimetterà presto” Dichiarò Tom orgoglioso.
“Questo
è vero” Annuì Adrien, seguito dal brusio dello stomaco che reclamava cibo “…scusate”.
“Non
hai mangiato niente, caro?” Chiese apprensiva la donna.
“Non
riesco a mettere in buttar giù niente”.
“Sei
pelle e ossa figliolo, dovresti sforzarti” Tom, non potè
fare altro che notare la fisicità del ragazzo, troppo magra per i suoi gusti.
“Siete
preoccupati più voi, che mio padre”. Disse con tono rassegnato, abbassando lo
sguardo.
“Non
è ancora arrivato?”
“E’
a New York per lavoro, ha mandato Nathalie prima, ma dopo essersi assicurata
che stavo bene, è andata via”.
“Stai
tranquillo, se hai bisogno, chiamami pure”. Le faceva tenerezza quel ragazzo,
doveva essere sempre solo.
“Andate
a riposare, starò io qui”
“Devi
riposare anche tu, hai fatto una brutta caduta” Gli disse amorevolmente Sabine.
“Sto
bene, e poi non riuscirei a chiudere occhio, sapendo Marinette
in queste condizioni.” Si avvicinò e si sedette sulla poltrona vicino al suo
letto, appoggiando le stampelle sul bracciolo. “Vi avviso se si sveglia”
Aggiunse poi.
Sabine
annuì con il capo guardando suo marito, non avrebbero fatto molto lì, e
sicuramente l’infermiere di turno, gli avrebbe intimato di andarsene.
“Grazie,
Adrien”.
“Domani
ti porto dei croissant caldi”.
“La
ringrazio signor Dupain, ma non è necessario”.
“Insisto.”
“Allora
li preferisco con la cioccolata” Gli sorrise.
“Oh,
oh, la mia cioccolata è la migliore di Parigi”. Si vantò Tom battendosi il
petto.
“Lo
so” Adrien sorrise.
*
Sabine,
prima di lasciare la stanza, provò a chiamarla di nuovo, accarezzandole la
testa.
“Marinette, svegliati”.
La
ragazza aprì gli occhi d’improvviso.
“Finalmente,
sono dieci minuti che provo a svegliarti. Forza, è tardi, dobbiamo andare a
Villa Agreste”. La mamma si portò il canovaccio sulla spalla e sparì dentro la
botola.
Marinette si trovava in
camera sua e pensò che quello che era appena successo, fosse stato solo un
brutto sogno.
Si
passò una mano sul viso e diede un’occhiata veloce in giro, sentendosi strana.
La
bacheca che di solito teneva sulla parete, era appuntata di foto e bigliettini
di Luka, e non di Adrien come ricordava.
“Tikki, Tikki” Chiamò la kwami, ma non trovò risposta.
Si vestì
e scese in cucina.
“Era
ora, siamo in ritardo” Sbuffò sua madre.
“Prima
hai detto che dovevamo andare a Villa Agreste, per fare cosa?”.
“Ma
come? Te lo sei già scordato?”
Marinette fece spallucce,
di cosa stesse parlando Sabine, non rimase per molto tempo un mistero.
“Dobbiamo
servire al catering del fidanzamento ufficiale di Adrien Agreste e Kagami Tsurugi”. Spiegò con
calma, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.
“Che
cosaaaaa???”
*
continua