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Autore: DawnLady94    07/11/2020    1 recensioni
E se Jon Snow fosse nato Visenya Targaryen e suo zio Eddard Stark l'avesse presa con sé crescendola come propria e accettando al proprio servizio la sua Spada Giurata? E, soprattutto, se qualcuno che si credeva da tempo morto fosse in realtà vivo e pronto a riprendersi il proprio trono con sangue e fuoco ricostruendo la dinastia spezzata con la morte del padre? Con Daenerys Targaryen a Essos che risveglia draghi dalla pietra e comanda armate e una sorella che non sapeva nemmeno esistesse?
***
Varys soppesò le successive parole, domandandosi se si potesse davvero fidare dell'uomo che aveva di fronte. Lord Tyrion attese e alla fine il Ragno sospirò
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Aegon VI Targaryen, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Oberyn Martell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
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Ciao a tutti! Come state? Eccovi il nuovo capitolo. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!
Daenerys III

Astapor era caotica e rumorosa più di ogni altra città che Daenerys avesse mai visitato. Perfino Pentos, che era stata di gran lunga la città più grande e vivace che avesse mai visitato cercandovi rifugio assieme a suo fratello, non era mai stata tanto rumorosa. Forse era perché la villa del Magistro Illyrio Mopatis si trovava in una zona isolata della città dal momento che l'uomo amava la sua quiete. 

Puzzava di pesce, pesce e urina e le strade erano sporche. C'erano solo schiavi intorno a lei, molti che si caricavano in spalla lettighe che proteggevano dal sole cocente nobili e mercanti spesso sovrappeso. Si era sentita sporca nel momento stesso che aveva messo piede oltre le mura della città più ricca di tutta la Baia degli Schiavi.

Il suo khaleesar era accampato fuori dalla cinta muraria. Con lei camminavano Rakharo e Irri, due passi indietro, mentre di fianco a lei erano ser Jorah e il principe Oberyn. Quel giorno aveva indossato un completo lilla chiaro con un mantello di un paio di toni più scuro che si coordivano con il colore d'ametista dei suoi occhi. Al suo collo pendeva un singolo dente scuro, nero come il carbone, uno dei denti di prima dentizione di Drogon.

Mentre continuavano a camminare verso la piazza, dove si sarebbe tenuto l'incontro con i mercanti di schiavi, Daenerys poteva sentire solo lamenti intorno a sé. Stava conversando con Oberyn di varie faccende di scarsa importanza quando i lamenti richiamarono la sua attenzione per la loro intensità facendola voltare e cambiando drasticamente i suoi piani per la città in un solo istante.

Decine di schiavi erano crocifissi, lasciati morire asfissiati in quel sole scottante, i loro corpi frustrati a sangue e malnutriti. Uno in particolare attirò la sua attenzione, un uomo giovane, più giovane di lei, crocifisso poco distante, il suo corpo era per metà ricoperto di tagli e di sangue – il suo sangue – ed era distorto, appeso alla croce ed esausto, mani e piedi inchiodati al legno e tenuti fermi da una corda che gli stava recidendo caviglie e polsi. 

Allungò la sua mano verso ser Jorah «Il tuo otre, ser.» ordinò senza staccare gli occhi dal viso del povero malcapitato. 

«Khaleesi» tentò quello chiaramente in protesta, si voltò a fissarlo i suoi occhi tempestosi come i cieli la notte che era venuta al mondo, altrettanto spaventosi.

«Ora» sibilò schioccando la lingua contro il palato in un ordine diretto e intransigente, gli occhi minacciosi.

«Tieni Khaleesi» interloquì Oberyn offrendole il proprio otre di acqua «se ti piace usa il mio.» offrì.

Lo accettò con grazia «I miei ringraziamenti, Oberyn» vide ser Jorah fare una smorfia di fronte all'uso diretto del nome del principe che tradiva un'intimità che certamente sarebbe scandalosa in altre occasioni. Afferrato l'otre di acqua ascese sulla pedana dove era stato crocifisso il fanciullo e gli si avvicinò.

Avanzò verso di lui e inclinò l'otre stappato verso le sue labbra, gentilmente spostando indietro i capelli sporchi e appiccicati alla sua fronte che trasudava per la fatica e il calore. Quello voltò con quanta forza aveva il viso di lato rifiutando la sua offerta di acqua e preferendo dunque una morte veloce che un'agonia illimitata resa ancora più lunga dalla sua offerta di acqua. Provò ancora a sopracciglia corucciate, ma quando la risposta ottenuta fu la medesima discese dalla pedana rioffrendo l'otre ad Oberyn. 

«Hai un cuore buono, Khaleesi» commentò ser Jorah «ma non riconquisterai i Sette regni senza spargere del sangue» aggiunse.

Offrì l'otre ad Oberyn e nel farlo sfiorò le sue dita con le proprie per un istante, prima di voltarsi nuovamente verso ser Jorah «Ci saranno spargimenti di sangue» concesse in tono che non ammetteva repliche, determinato e sicuro «il sangue dei nostri nemici, non quello di innocenti.» promise; i suoi occhi fiammeggiarono, una scintilla che bloccò qualsiasi altra protesta facendola morire sulle labbra del cavaliere.

Continuarono quindi verso la piazza dove avrebbe avuto luogo l'incontro e la dimostrazione dell'armata che Daenerys aveva intenzione di comprare.

Mentre raggiungevano la loro destinazione Daenerys notò che non vi era un singolo uomo libero in vista e chiese ad Oberyn come ciò fosse possibile.

«Fa troppo caldo per chiunque a quest'ora Khaleesi – rispose – saranno al fresco e al sicuro nelle loro dimore.» aggiunse.

«E pur fanno lavorare gli schiavi sotto questo stesso caldo?»

«Non gli importa, Khaleesi» le disse, e nei suoi occhi scuri brillò una luce che sembrava apprezzare quell'innocenza di cui Daenerys a volte si sentiva colpevole «siamo nella città più ricca della Baia degli Schiavi» le ricordò «cosa sono qualche millione di schiavi morti per loro?, li rimpiazzeranno in una questione di minuti.»

Si guardò intorno osservando la più ricca città della Baia degli Schiavi e considerò che la sua considerevole fama e fortuna ricadeva sulle spalle strette e fragili di milioni di schiavi, molti bambini, che non conoscevano altra realtà. Si sentì più sporca che mai. Sporca nella sua stessa anima.
Io sono un drago, si ricordò quando avvertì le lacrime pizzicarle gli occhi d'ametista, e avrò fuoco e fiamme negli occhi quando li affronterò, non lacrime, si ripromise.

L'urlo di un ragazzino attirò la loro attenzione e sollevarono lo sguardo per osservare come tramortiti la scena orribile che si profilò davanti a loro occhi. Un ragazzino, appena poco più che un bambino, dondolava da una finestra, i piedi sospesi nel vuoto mentre un uomo lo scuoteva con violenza inaudita. Non ebbe il tempo nemmeno di realizzare cosa stava accadendo che l'uomo lasciò la presa e il bambino precipitò al suolo con un inquietante rumore di ossa spezzate, schiacciato dal proprio flebile peso.

Turbata osservò la finestra intravedendo il viso dell'assassino. Un uomo grasso con unti capelli dorati e una barba piena di oli scintillanti con pelle carioca i suoi occhi smeraldini accesi di violenta cattiveria.
Sentì Oberyn al suo fianco estrarre uno dei suoi pugnali e si voltò incontrando la sua faccia contorta dalla rabbia; posò una mano sul suo braccio fermando i suoi movimenti e i suoi occhi scuri si fecero dolci quando caddero su di lei, sui suoi ricolmi di lacrime di rabbia e impotenza. Scosse la testa nivea. 

«Avrà la giustizia che merita» gli promise «ma non adesso. Vivi oggi e combatti domani.»

Lui annuì e rimise il pugnale nella sua guaina poi fermò una ragazzina che stava correndo loro a fianco piangendo. Lei tentò di scalciare e urlare per liberarsi, ma Oberyn non la lasciò andare, Daenerys lo osservò accucciarsi in modo che fosse all'altezza della bambina e le chiese in bastardo valyriano se conosceva il nome dell'uomo che aveva ucciso quel ragazzo. 

La bambina fornì il nome e lui la lasciò andare offrendole un dragone d'oro per il suo aiuto. Lei corse via e mentre lo faceva Daenerys notò le cicatrici violacee che aveva sulla schiena dove doveva aver ricevuto frustrate ingiuste e dolorosissime.
Io sono un drago, si ripromise ancora, e il cielo cadrà e si colorerà di fuoco e di sangue per i Padroni.

«Dì alla puttana che non ha abbastanza denarono per comprarsi un'armata; nemmeno se apre le gambe e giace con ciascuno di noi» disse il Padrone parlando in valyriano.

Daenerys si costrinse a rimanere impassibile, le mani conserte davanti al proprio ventre, un piccolo sorriso di incoraggiamento mentre si voltava verso la giovane interprete.

«Il Nobile Padrone» riferì quella censurando le offese «pensa che tu  non abbia abbastanza denaro per comprare i suoi Immacolati»

«Sono certa che possiamo trovare un qualche accordo» rispose fissando la giovane ragazzina dai capelli ricci «se questa armata è invero tanto grandiosa e letale quanto il Padrone proclama – disse, senza riuscire a trattenersi dalla frecciatina rivolta alla credibilità dei Padroni – d'altronde sono una principessa Targaryen e la Madre dei Draghi.»

L'interprete tradusse la sua frase in maniera perfetta e chiara e il Padrone che stava conducendo gli affari soffiò una risata più simile a un maiale «Dì alla puttana Targaryen che le mostrerò le qualità impressionanti della nostra armata» 

La ragazzina obbedì mentre il Padrone scendeva dal patio e si avvicinava ai suoi Immacolati; l'interprete le si avvicinò traducendo quanto il Padrone stava dicendo, non che ce ne fosse davvero bisogno.

«Sono stati strappati alle braccia delle loro madri ancora in fasce» tradusse «per una moneta e sono stati addestrati ad obbedire al proprio padrone fino alla morte»

Daenerys annuì «Sarebbe invero sconvolgente se ciò fosse vero» chiamò mentre l'uomo pelato continuava a parlare vantando le incredibili capacità della sua armata di schiavi.

Per dimostrare che diceva il vero si avvicinò ad uno degli Immacolati liberando il suo petto dalla sua armatura di cuoio rigido e recidendo di netto uno dei suoi capezzoli senza che quello emettesse né un suono né un lamento. Era innegabile ora, i Padroni dicevano il vero.
Daenerys si trattenne dal mostrare il proprio disgusto «Sconvolgente» si congratulò «Sarei intenzionata a comprarli tutti.»

Il Padrone ammiccò come se non riuscisse a credere alle parole dell'interprete quando quella riportò in valyriano la sua decisione.

«Dì alla puttana che non avrà nemmeno un Immacolato se non ci dà uno dei suoi draghi il più grosso» contrattò.

L'interprete obbedì censurando quelle parti che riteneva offensive del suo padrone. Daenerys notò che la ragazzina era molto brava a leggere le dinamiche delle persone che aveva intorno e considerò che sarebbe stata un assetto di incredibile valore se solo le fosse stato permesso di essere libera e di crescere e di nutrire le sue facoltà naturali.

«Molto bene» acconsentì, ignorando sia ser Jorah che Oberyn, entrambi pronti a protestare piuttosto veementemente la sua decisione, quando neanche essere ignorati sembrò lanciare loro il giusto messaggio, li trucidò con uno sguardo affettato, tanto affilato quanto la lama di una spada «Mi darai anche l'interprete – soggiunse – come regalo.» completò con un sorriso gentile sulle labbra mentre inclinava la testa di lato.

Il Padrone protestò flebilmente ma alla fine cedette «Prendila, è tua.» 

Daenerys congiunse la mani davanti a sé e annuì «Un piacere fare affari con voi.» disse congedandosi e senza proferire altra parola si voltò e abbandonò la piazza con incedere sicuro, certa che sia l'Interprete che i suoi accompagnatori l'avrebbero seguita. Appena furono nuovamente per strada si voltò verso Oberyn e ser Jorah i suoi occhi indaco accesi.

Sia Irri che Rakharo seguirono a debita distanza rimanendo di fianco all'interprete.

«Apprezzo il vostro consiglio» cominciò «ma la prossima volta che mi sfiderete davanti ad estranei – aggiunse in un tono che non ammetteva repliche – consiglierete qualcun altro.» li avvisò entrambi prima di voltarsi di scatto, il suo mantello indaco scuro che svolazzava insieme ai suoi capelli argentati simili a luce liquida.

«Vieni» disse, rivolgendosi all'interprete «Qual è il tuo nome?» domandò mentre riprendevano a camminare.
La ragazzina raccolse le mani davanti a sé e abbassò il capo «Questa si chiama Missandei» disse «questa ti appartiene, adesso.» aggiunse.

Daenerys si fermò sui suoi passi e si voltò a osservare la giovane ragazza; giovane, con guance ancora arrotondate da una infanzia non troppo distante e una testa di ricci scuri gonfi e soffici, il capo abbassato.

Le si avvicinò ad ampie falcate e quella si irrigidì come se si aspettasse di essere colpita. 

Le accarezzò il viso amorevolmente prima di cominciare ad armeggiare con il suo collare. 

«Khaleesi» ser Jorah si propose «permettimi.» annuì e prese un passo indietro mentre il cavaliere recideva il collare della povera ragazzina. Anche lui si allontanò e Daenerys osservò Missandei mentre si portava una mano al collo improvvisamente spoglio, tastandolo sperimentalmente.

Daenerys sorrise, raccolse il collare da dove era caduto nella polvere e si avvicinò porgendoglielo

«Missandei – disse con abbastanza convinzione che gli occhi grandi, dorati della ragazza si piantarono nei suoi – adesso è libera. Come è sempre stata dal giorno che è nata.» proferì.
Missandei afferrò con mani tremanti il collare, osservandolo come se fosse una strana creatura inerme.

Alzò dunque nuovamente i suoi grandi occhi castano dorati su di lei tentennante. Daenerys sorrise «Da dove vieni, Missandei?»

«Missandei è nata a Naath – disse – l'Isola delle Farfalle» le rispose «è stata catturata per essere schiava da lì quando era molto piccola.»

Daenerys annuì «Se lo desideri – offrì – posso fare i preparativi e fornirti una nave che ti riporti a Naath» promise mentre abbandonavano alle loro spalle le cinte murarie della città.

«Missandei – di fronte al suo sguardo eloquente la ragazzina rabbrividì per poi correggersi – Io desidero restare con Daenerys Targaryen. Lei mi ha liberato e io voglio starle accanto.»

Daenerys sorrise «E così sia fatto» annuì «vieni, amica mia. Questi sono Irri e Rakharo, cari amici. Questo è ser Jorah di Isola dell'Orso e questi è il principe Oberyn Martell di Lancia del Sole entrambi cari amici e fidati consiglieri.» presentò.

Mentre abbandonavano la città alle loro spalle avvicinandosi ai suoi cancelli più esterni Missandei rabbrividì «Lei ha promesso il più grande dei draghi in pagamento.» considerò.

«L'ho fatto.» assentì.

«Pensavo che i draghi sono i tuoi figli – commentò – nessuna madre venderebbe i suoi figli.»
Annuì «Ciò è vero» assentì nuovamente.

«Valar morghulis» profetizzò Missandei abbassando il capo.

Daenerys non si permise nemmeno di sorridere «Sì – disse – tutti gli uomini devono morire, ma noi non siamo uomini.» 

Sentì la risata tuonante di Oberyn pochi passi più indietro e non mancò di notare lo sguardo sorpreso e ammirato di Missandei, prima che la ragazza abbassasse lo sguardo sorridendo un piccolo sorriso privato.
Drogon stava gridando, poteva sentire il grido di risposta di Viserion e Rhaegal in distanza. Aveva lasciato ordini che i draghi dovevano essere lasciati liberi mentre lei andava a parlare con i Padroni. 

«Sono miei adesso?» domandò osservando lo scettro d'arpia che il Padrone le aveva dato quando lei gli aveva offerto la catena di Drogon. Non che riuscisse a tenere a bada Drogon che scalpitava e non rispondeva ai suoi ordini.

Missandei tradusse e il Padrone, troppo occupato dal cercare di comandare Drogon rispose affrettatamente «Dì alla puttana che sono suoi, lei ha in mano lo scettro.» 

Missandei si voltò verso di lei «Dice che sono tuoi poiché tu tieni lo scettro.» 

Daenerys osservò con morbosa fascinazione lo strano scettro a forma di apria dorata, prima di voltarsi verso gli Immacolati.

«Immacolati! - chiamò in alto valyriano – fate un passo avanti» quelli obbedirono istantaneamente e lei li osservò con un sorriso feroce dipinto sulle labbra. Quel giorno aveva indossato i colori della sua famiglia, il nero e il cremisi «Un passo indietro!» obbedirono di nuovo.

Il Padrone, ancora troppo impegnato con Drogon per fare caso a quanto fosse appena trasparito nella piazza si voltò verso Missandei «Chiedi alla puttana perché il drago non obbedisce» era chiaramente disperato e Daenerys si voltò con un sorriso aguzzo e feroce sulle labbra mentre Missandei lo guardava disgustata.

«Un drago non è uno schiavo» profettizzò in alto valyriano. Lui sgranò gli occhi improvvisamente messo all'angolo.

«Parli valyriano?» domandò come istupidito.

Daenerys inclinò la testa di lato come spesso facevano i suoi draghi sorridendo «Sono Daenerys  Nata dalla Tempesta Targaryen – disse – del sangue della Vecchia Valyria, il valyriano è la mia madrelingua» ser Jorah sembrava scioccato e comprese in quel momento che, a differenza di Oberyn, non l'aveva sentita tradurre il valyriano con Missandei il giorno prima «Dracarys» ordinò.

Drogon non se lo fece ripetere due volte, obbedendo all'istante e respirando fuoco sul Padrone che teneva la catena sciogliendo la stessa come se fosse cera di una candela. Poco dopo Viserion e Rhaegal fecero il loro spettacolare ingresso nell'aere e Drogon si librò in volo per raggiungerli mentre battezzavano la città col fuoco e col sangue.

«Immacolati!» chiamò «siete stati strappati alle braccia delle vostre madri ancora in fasce, e adesso qui siete abusati e maltrattati. - disse, la sua voce chiara anche sopra le urla dei Padroni – Io sono un drago e un drago non è uno schiavo, riverserò fuoco e sangue sui Padroni per punirli della loro empietà!» 
Sollevò lo scettro «Starete al mio fianco come uomini liberi?» domandò con voce tuonante e potente.

Gli Immacolati cominciarono a sbattere le loro lance a terra e contro i loro scudi facendo più baccano delle urla dei Padroni. Daenerys sorrise «Allora uccidete ogni padrone e rompete ogni catena, ma risparmiate donne e bambini! Siate i figli del drago!»

E, a massacro iniziato, Daenerys sorrise e montò in sella ad Argento, la sua giumenta bianca che Oberyn aveva preparato per lei. Le sorrise e Daenerys si rivolse a un Immacolato «Prendete Nassos Korasdis e portatemelo vivo – ordinò – pagherà per i suoi crimini!»

Oberyn la guardò con i suoi occhi scuri pieni di meraviglia mentre Daenerys mentre cominciava a cavalcare, i suoi abiti rossi e neri che la avviluppavano come un vento in tempesta «Sarà frustrato e crocifisso – decretò – per ripagare il sangue versato.»

Oberyn annuì inclinando il petto in avanti quanto consentito dal suo cavallo «I miei ringraziamenti, darya.» 

Daenerys sorrise sentendosi orgogliosa del fatto che l'avesse chiamata regina  mentre la città veniva saccheggiata e i padroni trucidati. Osservò lo scettro che aveva tra le mani con disgusto per un lungo istante, poi, come se non fosse altro che uno scarafaggio sotto la suola del suo stivale lo lasciò cadere con un sorriso ricolmo di sdegno nella polvere, dimenticato.
   
 
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