venti centimetri
.3.
kotaro
Emma Oikawa era diventata una giovane donna molto bella. Certo, suo fratello Toru era da considerarsi un ragazzo di bell'aspetto ma gli occhi color ghiaccio di Emma le donavano una bellezza fuori dal comune. Per questo motivo era ampiamente apprezzata dai ragazzi della sua età e il fratello, una volta iniziata anche per lei l'età adolescenziale, aveva iniziato a sviluppare un forte senso protettivo nei suoi confronti. La sera dell'incidente in auto, Toru, era agli allenamenti di pallavolo e quando si vide arrivare il padre con il viso pallido corso a prenderlo per portarlo altrove, capì da subito che qualcosa non andasse. Sua madre era andata a prendere Emma a lezione di violino e sulla strada del ritorno un veicolo le aveva prese in pieno con un sorpasso azzardato. La donna morì sul corpo ed Emma fortunatamente ne uscì illesa. Almeno fisicamente.
Da
quel giorno Toru vide sua sorella alterare la sua
personalità più volte nell'arco dei successivi
mesi. Dapprima iniziò a non mangiare, non parlava, non
andava a scuola, abbandonò il violino e trascorreva le sue
giornate chiusa in camera in completo silenzio. Emma divenne tanto
passiva da non mostrare alcuna emozione al riguardo neppure quando il
padre le comunicò che avrebbe iniziato a vedere uno
specialista. Da quel momento Emma, grazie anche all'aiuto dei farmaci,
cominciò a vivere di nuovo ma Toru non si sarebbe mai
aspettato che la vita della sorella sarebbe stata da quell'istante
tanto diversa da quella della diligente ragazza che era sempre stata.
Emma era sempre fuori casa, tornava a notte inoltrata, usciva ogni sera
con un ragazzo diverso. Una volta Toru la scoprì ubriaca
rincasare dalla finestra sul retro come una ladra. Quel giorno lui le
diede della poco di buono dalla rabbia e lei non gli parlò
per diversi giorni. Ma la preoccupazione del fratello era tale da non
badare agli atteggiamenti che lei gli riservava e fu lui il primo a
cercare ancora un dialogo. Ma le cose non cambiarono fin quando il
padre si rese conto di tutto e cominciò a metterla in
punizione. Emma, che non era di certo una stupida, non si
ribellò mai e riusciva quindi a conquistarsi la fiducia del
genitore, il quale dopo pochi giorni le dava nuovamente il permesso di
poter uscire. Il fatto è che le sue abitudini non cambiavano
poi così tanto e la ragazza si ritrovava in punizione una
settimana si e una no.
Un
venerdì sera Toru rincasò con mezza squadra di
pallavolo con l'intento di cenare tutti lì per studiare
alcuni video di partite di squadre avversarie. Tra questi c'era Iwazumi
Hajime, Kuroo Testuro e Bokuto Kotaro. Emma li conosceva quasi tutti ma
i ragazzi non si erano più fatti vedere da quando
l'incidente era avvenuto per ovvi motivi. Quella sera loro padre non
era in casa e lei era in punizione.
Cenarono
tutti insieme in sala da pranzo quando le pizze furono consegnate e la
presenza di Emma non era di disturbo, anzi si ritrovò anche
lei a prendere parte della discussione. Gli amici di Toru frequentavano
spesso casa sua ed erano abituati alla sorella minore del loro amico.
«Scusate
ma chi è ora questo Kageyama?»
Emma
conosceva quasi tutta la squadra di pallavolo dell'istituto superiore
del fratello e spesso aveva assistito ad alcuni match anche presso
altri istutiti ma non aveva mai sentito parlare di quel
Kageyama che ora pareva preoccupare i presenti.
«È
uno nuovo della prefettura di Miyagi, ci giochiamo questo sabato ma
sono loro ad essere preoccupati non certo io!»
Toru
era sempre stato molto sicuro di sé e non per vanto ma per
vera e propria convinzione. Pertanto quelle sue parole non furono
inaspettate.
«Quello
ti fa il culo se non stai attento!»
Testuro
pensava di essere l'unico in grado di veder chiara la situazione e non
perdeva tempo a farlo notare.
«Stronzate!»
«Ora
dici 'stronzate' ma non eri tu che ieri stalkeravi quelli della Miyagi
per veder giocare il loro nuovo pupillo?»
«Sta
zitto Testuro! Io analizzo.»
«Lui
analizza...»
La
voce di Hajime era non più di un sussurro a confronto del
vociare altrui eppure la sua nota sarcastica si udì tutta.
«Vabbe
quindi li battete o no?»
Emma
afferrò il secondo trancio di pizza mentre poneva quella
domanda cercando qualcosa di più concreto in quei
discorsi.
«Certo,
loro hanno me in squadra Emma! Meglio di così...»
Kotaro
non fece neppure caso a quella propria risposta, buttata lì
in modo tanto naturale quanto tanto naturalmente si aspettava le prese
in giro che ne seguirono da parte dei compagni di squadra ma
Emma, da quella risposta, avvertì altro. Non capi se fu
l'occhiolino che lui le riservò con quelle parole o come gli
occhi del ragazzo brillassero in maniera diversa quella sera oppure il
fatto che quell'idiota di Hanzo della sezione 3 non si fosse
più fatto vivo, fatto sta che da quella sera le si
insinuò un pensiero ancora non del tutto difinito nella
mente e Kotaro Bokuto, uno dei migliori amici di suo fratello, di
qualche anno più grande, le cominciò a sembrare
estremamente attraente.
Così,
quasi per gioco, lei iniziò a contattarlo sui social con
delle scuse banali e lui, che era sempre stato una persona disponibile
e piuttosto ingenua, le rispondeva senza leggere dell'altro in quei
suoi messaggi. Nel tempo quei messaggi fece sì che i due si
scambiassero sempre più battute quando lui si ritrovava a
casa di Toru o quando Emma, inaspettatamente per il fratello,
cominciò ad essere sempre più presente alle loro
partite di pallavolo (la ragazza cominciò persino a portare
degli snack per la squadra con il solo intento di vedere il viso di
Kotaro illuminarsi per lei anche solo per una banalità come
quella). C'è da dire che nel contempo in quei mesi Emma non
smise con il suo solito comportamento e la sua dipendenza dai
tranquillanti aumentò forse dovuto a quel nuovo tormento che
aveva il volto di Kotaro; aggiungerei inoltre che la piccola di casa,
da quando era stata testimone di quel forte trauma che era stato
l'incidente stradale, veniva accontentata in tutto e per tutto dal
padre il quale cercava solo di fare del suo meglio per il benessere dei
figli.
Una
sera Emma se ne andò in giro per le zone che sapeva venivano
frequentate da Toru e gli amici e, approfittando del fatto che suo
fratello era a casa con la febbre, fece di tutto per incontrare Kotaro.
Lui e gli altri erano al parco dietro il negozio di liquori dove se ne
stavano a bighellonare con le bottiglie mezze vuote di alcol. Lei fece
finta di essere lì per caso e si unì a loro per
due chiacchiere (da sbronzi quelli parlavano anche più del
solito).
Per
Kotaro fu quella sera che vide con altri occhi per la prima volta la
sorella di uno dei suoi migliori amici. Ad un tratto quella che aveva
davanti era una donna bella e fatta, con i suoi lunghi capelli color
miele, gli occhi di ghiaccio incorniciati da un trucco leggero e la
rotondità dei suoi seni da sotto la leggera camicia azzurra.
Con disinvoltura quella agguantò la bottiglia di sake
strappandola dalle mani di Testuro che le aveva ripetuto più
volte che non l'avrebbe fatta bere e se ne bevve un bel sorso facendo
poi un espressione contrariata che Kotaro giudicò piuttosto
carina.
«Io
non ne voglio sapere niente di questa storia! Tuo fratello mi ammazza
se sa che stai bevendo qui con noi!»
«Basta
non dirlo, no?!»
Emma
sapeva come attrarre i ragazzi, lo sguardo da fare, come muovere le
mani, inclinare la testa ed era anche consapevole della sua bellezza e
di come ormai i suoi atteggiamenti da bambina avevano del tutto
lasciato spazio a quelli di una neo adolescente. Kotaro si
ritrovò più volte senza parole quando quella gli
posava addosso il suo sguardo ammaliante e ne fu turbato quando
realizzò che quella ragazza lo attraeva in un modo in cui
non avrebbe dovuto, visto che era la sorella di Toru. Doveva essere
sincero, quella situazione da un lato lo preoccupava e dall'altro lo
eccitava. Era pur sempre un adolescente nel pieno di una tempesta
ormonale ed era una persona tanto genuina da non riuscire a mentire
neppure a sè stesso. Almeno allora che era piuttosto
immaturo.
Alla
fine i due si ritrovarono a fare la stessa strada da soli visto che le
loro case non distavano parecchio l'una dall'altra e per Kotaro fu
naturale preoccuparsi che lei tornasse a casa sana e salva a quell'ora
tarda.
«Alla
tua età neppure ad uno grande e grosso come me facevano
stare in giro fino a quest'ora.»
I
due camminavano nel silenzio, a pochi centimetri di distanza, tra la
fila di abitazioni ai lati della strada.
Lui piuttosto
brillo, lei con occhi vispi e i fianchi ondeggianti.
«Ma
guarda che non abbiamo poi così tanta differenza di
età. Non so se hai notato ma sono cresciuta Kotaro!»
Quella
fu la prima volta che lei lo chiamò per nome, o almeno
così gli sembrò. In realtà forse non
c'era mai stata occasione necessaria affinché lei lo
chiamasse ma frequentare casa sua da ragazzino e vederla crescere forse
aveva reso quel gesto più naturale del solito.
Lui
si limitò ad un sogghigno in risposta.
«E
poi non dovresti bere, sai?!»
Emma
gli sfilava accanto con il capo chino e i capelli svolazzanti della
brezza leggera della sera.
«Io
l'avevo visto...»
Kotaro,
che non capí a cosa lei si riferisse, si voltò a
guardarla e la ritrovò con lo sguardo perso nella strada
davanti a sé.
«Intedo
il furgone che veniva dal lato della strada, quello che poi ci ha preso
in pieno quella sera.»
Il
ragazzo avvertì una stretta allo stomaco intuendo di cosa
lei stesse parlando e serrò le labbra a disagio. Toru non
aveva mai parlato apertamente di quella storia, di quella notte e
d'altro canto loro, in quanto amici, non avevano mai insistito
affinché lui lo facesse. Si erano limitati ad esserci per
lui, alle pacche sulle spalle, a distrarlo. Insomma tutto
ciò che ci si possa aspettare dagli amici in situazioni come
quelle.
«Ad
un certo punto il tempo si fermò, sai?! Vidi il furgone e
notai di come le ruote di quello avessero del fango appiccicato alle
gomme. Pensai, chissà forse viene dalla montagna. Poi vidi
mia madre stringere il volante. Ricordo perfettamente di aver pensato
di voltarmi ulteriormente per guardare il suo viso ma l'ultima cosa che
ricordo sono le sue mani. Ricordo la sua pelle candida e di come le sue
nocche si fecero ancora più bianche per la stretta che aveva
sul volante dell'auto.»
Kotaro
tornò a guardare Emma e lo sguardo di lei parve vedere cose
che lui non poteva vedere. I suoi occhi erano lucidi mentre la voce si
fece rotta e cospicue lacrime iniziarono a solcarle il volto. La
stretta allo stomaco si fece sempre più pesante. La
sofferenza che quella ragazza provava doveva essere immensa e lui non
era neppure capace di immaginarla. Ad un tratto si sentí
così piccolo accanto a lei eppure quella, nonostante la sua
altezza raggiungeva quasi quella del ragazzo, era così
minuta, così fragile. A quel punto, forse perché
aveva bevuto troppo o forse perché così doveva
andare, le afferrò il braccio e la tirò a
sé. Il viso di Emma si ritrovò schiacciato contro
il petto ampio di lui e la ragazza, dopo qualche istante, si
ritrovò a piangere tra le sue braccia con le spalle
tremanti. Il contatto dei due corpi portò, a distanza di
qualche minuto, ad un bacio appassionato complice anche lo sguardo di
lei pieno di lacrime che trasmetteva a lui un immenso bisogno di
affetto. Fu lei a gettarsi sulle labbra di lui e Kotaro non si
tirò indietro. Da quella sera i due si sentirono sempre
più spesso ma Kotaro faceva fatica a capire cosa stesse
accadendo. Si sentiva in colpa, si sentiva imbarazzato quando era con
Toru ignaro di tutto e si sentiva in qualche modo marcio per via di
tutto questo. Una sabato sera era al solito parco con Keiji (parliamo
di Akaashi Keiji) e Testuro quando Toru lì raggiunse. I tre
chiacchieravano con leggerezza quando notarono con che passo svelto e
pesante Toru si faceva sempre più vicino. Andò
dritto da Kotaro e gli sferrò un pugno in pieno viso.
«Oi!
Oi, oi! Che ti prende Toru?»
Testuro
lo afferrò prima che potesse infierire sull'amico che aveva
indietreggiato incassando il colpo e che ora si toccava il labbro
insanguinato. Kotaro aveva lo sguardo spento perché forse
prima o poi se l'aspettava una cosa del genere.
«A
me che prende?? Chiedilo al coglione lì che mi prende!! Che
cazzo credevi di fare, eh?»
Tetsuro
con ancora il braccio intorno al collo di un Toru furioso
spostò lo sguardo all'altro.
«Che
succede? Cos'è questa storia?»
Keiji
incredulo provò a chiedere spiegazioni.
«Diglielo
bastardo! Digli come ti sei approfittato di una ragazzina!»
«Cos'è
questa storia Ko?»
Kotaro
sentí il cuore andargli a mille per l'adrenalina mentre
l'amico lo guardava con occhi che avevano tutta l'aria di volerlo
uccidere.
«Oi
aspetta, fammi spiegare...»
«Non
c'è un cazzo da spiegare! E tu lasciami idiota!»
Testuro
dovette fere più forza sulla sua prese quando quello provo a
dimenarsi.
«No
che non lo faccio! Tu lo uccidi!»
«Per
me è gia morto! Sai cosa ha fatto stasera mia sorella, eh?»
Toru guardava Kotaro con un'espressione furiosa in viso «Ha
preso quasi un'intera bottiglia di tranquillanti e quando è
scoppiata a piangere in una crisi dopo che è svenuta
più volte ha detto che la sua vita non ha senso, che non la
vuole vivere una vita così. Ha detto che è colpa
sua se nostra madre e morta ed è colpa sua se tu non vuoi
stare con lei!! Immagina come mi sono sentito quando mia sorella minore
mi ha detto quello che c'è stato tra voi!»
Mentre
Toru sputava via quelle parole come veleno gli altri due guardarono
Kotaro che dall'altra parte respirava con affanno con la vena del collo
pulasere violenta oltre la pelle.
«Di
che parla? Ko che cazzo hai fatto?»
«L'ho
baciata...»
Kotaro
strinse i pugni lungo il corpo e cacciò via quella
confessione come una maledizione a denti stretti. Toru a quel punto si
liberò dalla presa di Testuro e provò ad
attentare ancora una volta a Kotaro. Keiji lo fermò
prontamente a dandogli incontro e mettendosi tra i due.
«E
cos'altro avresti voluto far eh? È mia sorella cazzo!
È mia sorella minore bastardo!!»
«NIENTE!
Un bel niente volevo farci idiota!!»
Kotaro
era arrabbiato. Era arrabbiato per il pugno, era arrabbiato per le
parole che quel suo amico gli dedicava ed era arrabbiato con
sé stesso più di tutto.
«Non
avevo intenzione di farci niente con tua sorella, Toru!!»
«Ah
no? Quindi volevi solo prenderla in giro, giocarci un po' come una
qualsiasi delle tue tipe? Eh? Mia sorella è in terapia, lo
sai questo?! Mia sorella prende dei fottutissimi farmaci
perché ha visto sua madre morire? Lo capisci questo idiota?!»
«Io
non lo sapevo!! Toru ti giuro che non lo sapevo questo! Lei non me ne
ha mai parlato.»
«E
da quando voi due parlate, eh?»
«Ora
calmati, vieni più in qua Toru.»
Testuro
si tirò via l'amico cercando di trascinarlo più
lontano possibile dall'altro ma ogni volta che lo prendeva via per un
braccio quello faceva per avvicinarsi e doveva riprovarci ancora.
«Guarda
che è lei che ha iniziato a girarmi intorno.»
«E
con questo?! Stai dando la colpa ad una ragazzina Kotaro?»
«Tua
sorella non è più una ragazzina.»
«Coglione
questo ti dà il diritto di giocare con lei? Ti dà
il diritto di baciarla?»
«Se
l'ho baciata è perché volevo farlo.»
Toru
strinse i pugni dalla rabbia e con ancora Testuro che lo teneva per un
braccio si avvicinò il più possibile al viso di
Kotaro, oltre la spalla di Keiji che era sempre in mezzo tra i due.
«Quindi
ti piace? Che cazzo, rispondi, ti piace?!»
«S-si,
no.. non lo so, ok?!»
Toru
gli puntò l'indice contro senza distogliere lo sguardo dagli
occhi lucidi di rabbia dell'amico.
«Non
farti più vedere!»
Queste
furono le ultime parole che sentí per parecchio tempo da
quel suo amico di infanzia. Kotaro dopo quella discussione
restò con Keiji mente Testuro si allontanò con
Toru riaccompagnandolo a casa. Prese a calci le altalene e
gridò con il volto tra le mani. Keiji lo fece bere e fumare
senza chiedergli nulla per tutta la notte.
Quando
la settimana successiva Emma si presento a casa di Kotaro lui si
preoccupò nel vederla sull'uscio della sua porta.
«Che
ci fai qui?»
«Lasciami
entrare. Parliamo, ti prego.»
Gli
occhi della ragazza erano gonfi e lucidi e lui, esasperato per
quella situazione, aveva solo voglia che tutto tornasse alla
normalità per chiarire anche con Toru.
Lei
gli pianse ancora tra le braccia e lui l'accarezzò. La tenne
stretta a sé per diverso tempo fin quando si
calmò e parlarono. Lei gli spiegò delle pillole,
del fatto che si fosse innamorata di lui e che suo fratello avrebbe
capito. Kotaro provò a dirle che forse non era una buona
idea ma lei iniziò a disperarsi e così lui le
disse che avrebbero potuto provare a uscire insieme, andandoci piano ma
che lei gli avrebbe dovuto dire sempre la verità e metterlo
a corrente se qualcosa la turbava.
Con il tempo quella
diventò una relazione e Toru, controvoglia, tornò
a parlare con Kotaro. Certo lo fece solo per non perdere occasione di
criticarlo e ricordargli che se avesse fatto del male ad Emma non
gliel'avrebbe perdonato mai ma riuscirono in qualche modo a portare a
termine anche il campionato regionale di pallavolo (che ovviamente
persero perché ormai nella squadra la tensione tra i due
aveva creato parecchie rotture). Tre mesi dopo iniziò
l'università e Toru e Kotaro non dovettero più
sopportarsi se non nelle rare occasioni in cui centrava Emma. Tokyo era
distante e la ragazza era appena una liceale pertanto tutto
ciò era sempre più raro.
Kotaro
la sentiva spesso telefonicamente e lei, in quelle occasioni, diventava
sempre più ossessiva. Era convinta che lui la tradisse, che
avesse relazioni con altre ragazze. Cosa non vera, sia chiaro ma lui
non trovava modo di farglielo capire e vista la fragilità
mentale di lei tutto era estremamente complicato. Emma si calmava solo
quando riusciva a raggiungerlo a Tokyo per qualche giorno e durante
quel tempo sembrava un'altra persona, dolce e comprensiva persino. Ma
dopo un anno quella situazione divenne sempre più
asfissiante per il ragazzo ma proprio non vedeva via d'uscita. La prima
volta che tradì Emma si sentí il peggiore degli
uomini sulla terra e per un momento le parole di Toru ebbero senso.
Così non fu raro ritrovarsi a letto con altre ragazze. Nella
sua mente era scattato qualcosa di strano, qualcosa di profondamente
contorto. Lui sapeva che non aveva cattive intenzioni con Emma quando
tempo prima si ritrovò a baciarla quella sera ma questo
pareva capirlo solo lui. Pertanto, nelle occasioni in cui si
era ritrovato a letto con altre ragazze (e sia chiaro che era accaduto
solo due volte con persone diverse), si riconosceva finalmente
nell'opinione che Toru aveva di lui e questo lo aiutava a non
impazzire. Era un'adolescente al quale piaceva una ragazza, o meglio,
dalla quale si sentiva attratto. Lei l'aveva riempito di attenzioni e
lui si sentiva desiderato. Il fatto che Emma fosse la sorella di uno
dei suoi migliori amici proprio non era riuscito a prenderlo in
considerazione all'inizio di tutta quella storia, probabilmente anche
perchè neppure lui capiva effettivamente gli sviluppi del
suo rapporto con la ragazza.
Kotaro
provò ad innamorarsi della sorella del suo migliore amico
per tutti quei mesi con estremo impegno ma non sapeva se davvero ci
fosse riuscito e si ritrovò a vivere le conseguenze di un
errore passato commesso con leggerezza. Da questo errore sarebbe voluto
uscirne ma la sua natura lo portava a dare più peso alle
sofferenze altrui anzichè alle proprie. Per quanto un essere
umano può continuare a vivere in una menzogna? Fino a quando
si può evitare di dar peso alla propria felicità?
Come avrete capito negli ultimi due capitoli abbiamo messo in luce un po' di dettagli sui due personaggi principali di questa storia.
Entrambi hanno il loro bel bagaglio personale indosso e, come spesso accade, questo sarà importante nelle vicissitudini della vita di ognuno di loro.
Il personaggio di Kotaro è in continuo divenire, vi avverto. La sua maturità personale la sta costruendo proprio ai tempi della storia raccontata mentre Midori deve solo prendere coscienza di quello che è già in realtà.
Per questo motivo sono molto interessata nel farvi leggere di loro perchè credo abbiano tanto da offrire l'uno all'altra, a voi che li leggete ma anche a me che li delineo con parole.
Grazie mille per aver letto anche questo terzo capitolo, spero di poter ricevere le vostre opinioni a riguardo.
Mako
SPAZIO
AUTRICE
Come avrete capito negli ultimi due capitoli abbiamo messo in luce un po' di dettagli sui due personaggi principali di questa storia.
Entrambi hanno il loro bel bagaglio personale indosso e, come spesso accade, questo sarà importante nelle vicissitudini della vita di ognuno di loro.
Il personaggio di Kotaro è in continuo divenire, vi avverto. La sua maturità personale la sta costruendo proprio ai tempi della storia raccontata mentre Midori deve solo prendere coscienza di quello che è già in realtà.
Per questo motivo sono molto interessata nel farvi leggere di loro perchè credo abbiano tanto da offrire l'uno all'altra, a voi che li leggete ma anche a me che li delineo con parole.
Grazie mille per aver letto anche questo terzo capitolo, spero di poter ricevere le vostre opinioni a riguardo.
Mako