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Autore: oyaoya    09/11/2020    1 recensioni
«Se questa storia dovesse raccontarla il barman del Nodo allora inizierebbe col dire che quella sera c’era uno spilungone solitamente chiassoso senza battute tra le labbra e una ragazza silenziosa che iniziò a parlare fin troppo. Ma questo non è il caso. Il barman c’era e i ragazzi anche ma le cose non sono mai come appaiono.»
Kotaro Bokuto va all'università così come Midori Okada ma l'università per i due non è la stessa. Eppure le loro vite hanno parecchio in comune, come la pallavolo e un concerto. Ma si dice ci sia un tempo e un luogo per tutto e, a volte, di giusto, ci sono solo due persone e nient'altro che pare che anche quei venti centimetri di differenza d'altezza siano lì apposta per tenerle divise.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Tsukishima, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio, Tetsurou Kuroo
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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.3. Kotaro

venti centimetri

 

.3.

kotaro

 




Emma Oikawa era diventata una giovane donna molto bella. Certo, suo fratello Toru era da considerarsi un ragazzo di bell'aspetto ma gli occhi color ghiaccio di Emma le donavano una bellezza fuori dal comune. Per questo motivo era ampiamente apprezzata dai ragazzi della sua età e il fratello, una volta iniziata anche per lei l'età adolescenziale, aveva iniziato a sviluppare un forte senso protettivo nei suoi confronti. La sera dell'incidente in auto, Toru, era agli allenamenti di pallavolo e quando si vide arrivare il padre con il viso pallido corso a prenderlo per portarlo altrove, capì da subito che qualcosa non andasse. Sua madre era andata a prendere Emma a lezione di violino e sulla strada del ritorno un veicolo le aveva prese in pieno con un sorpasso azzardato. La donna morì sul corpo ed Emma fortunatamente ne uscì illesa. Almeno fisicamente.
Da quel giorno Toru vide sua sorella alterare la sua personalità più volte nell'arco dei successivi mesi. Dapprima iniziò a non mangiare, non parlava, non andava a scuola, abbandonò il violino e trascorreva le sue giornate chiusa in camera in completo silenzio. Emma divenne tanto passiva da non mostrare alcuna emozione al riguardo neppure quando il padre le comunicò che avrebbe iniziato a vedere uno specialista. Da quel momento Emma, grazie anche all'aiuto dei farmaci, cominciò a vivere di nuovo ma Toru non si sarebbe mai aspettato che la vita della sorella sarebbe stata da quell'istante tanto diversa da quella della diligente ragazza che era sempre stata. Emma era sempre fuori casa, tornava a notte inoltrata, usciva ogni sera con un ragazzo diverso. Una volta Toru la scoprì ubriaca rincasare dalla finestra sul retro come una ladra. Quel giorno lui le diede della poco di buono dalla rabbia e lei non gli parlò per diversi giorni. Ma la preoccupazione del fratello era tale da non badare agli atteggiamenti che lei gli riservava e fu lui il primo a cercare ancora un dialogo. Ma le cose non cambiarono fin quando il padre si rese conto di tutto e cominciò a metterla in punizione. Emma, che non era di certo una stupida, non si ribellò mai e riusciva quindi a conquistarsi la fiducia del genitore, il quale dopo pochi giorni le dava nuovamente il permesso di poter uscire. Il fatto è che le sue abitudini non cambiavano poi così tanto e la ragazza si ritrovava in punizione una settimana si e una no.
Un venerdì sera Toru rincasò con mezza squadra di pallavolo con l'intento di cenare tutti lì per studiare alcuni video di partite di squadre avversarie. Tra questi c'era Iwazumi Hajime, Kuroo Testuro e Bokuto Kotaro. Emma li conosceva quasi tutti ma i ragazzi non si erano più fatti vedere da quando l'incidente era avvenuto per ovvi motivi. Quella sera loro padre non era in casa e lei era in punizione.
Cenarono tutti insieme in sala da pranzo quando le pizze furono consegnate e la presenza di Emma non era di disturbo, anzi si ritrovò anche lei a prendere parte della discussione. Gli amici di Toru frequentavano spesso casa sua ed erano abituati alla sorella minore del loro amico.
«Scusate ma chi è ora questo Kageyama?»
Emma conosceva quasi tutta la squadra di pallavolo dell'istituto superiore del fratello e spesso aveva assistito ad alcuni match anche presso altri istutiti ma non aveva mai sentito parlare di quel Kageyama che ora pareva preoccupare i presenti.
«È uno nuovo della prefettura di Miyagi, ci giochiamo questo sabato ma sono loro ad essere preoccupati non certo io!»
Toru era sempre stato molto sicuro di sé e non per vanto ma per vera e propria convinzione. Pertanto quelle sue parole non furono inaspettate. 
«Quello ti fa il culo se non stai attento!»
Testuro pensava di essere l'unico in grado di veder chiara la situazione e non perdeva tempo a farlo notare. 
«Stronzate!»
«Ora dici 'stronzate' ma non eri tu che ieri stalkeravi quelli della Miyagi per veder giocare il loro nuovo pupillo?»
«Sta zitto Testuro! Io analizzo.»
«Lui analizza...»
La voce di Hajime era non più di un sussurro a confronto del vociare altrui eppure la sua nota sarcastica si udì tutta.
«Vabbe quindi li battete o no?»
Emma afferrò il secondo trancio di pizza mentre poneva quella domanda cercando qualcosa di più concreto in quei discorsi. 
«Certo, loro hanno me in squadra Emma! Meglio di così...»
Kotaro non fece neppure caso a quella propria risposta, buttata lì in modo tanto naturale quanto tanto naturalmente si aspettava le prese in giro che ne seguirono da parte dei compagni di squadra ma Emma, da quella risposta, avvertì altro. Non capi se fu l'occhiolino che lui le riservò con quelle parole o come gli occhi del ragazzo brillassero in maniera diversa quella sera oppure il fatto che quell'idiota di Hanzo della sezione 3 non si fosse più fatto vivo, fatto sta che da quella sera le si insinuò un pensiero ancora non del tutto difinito nella mente e Kotaro Bokuto, uno dei migliori amici di suo fratello, di qualche anno più grande, le cominciò a sembrare estremamente attraente. 
Così, quasi per gioco, lei iniziò a contattarlo sui social con delle scuse banali e lui, che era sempre stato una persona disponibile e piuttosto ingenua, le rispondeva senza leggere dell'altro in quei suoi messaggi. Nel tempo quei messaggi fece sì che i due si scambiassero sempre più battute quando lui si ritrovava a casa di Toru o quando Emma, inaspettatamente per il fratello, cominciò ad essere sempre più presente alle loro partite di pallavolo (la ragazza cominciò persino a portare degli snack per la squadra con il solo intento di vedere il viso di Kotaro illuminarsi per lei anche solo per una banalità come quella). C'è da dire che nel contempo in quei mesi Emma non smise con il suo solito comportamento e la sua dipendenza dai tranquillanti aumentò forse dovuto a quel nuovo tormento che aveva il volto di Kotaro; aggiungerei inoltre che la piccola di casa, da quando era stata testimone di quel forte trauma che era stato l'incidente stradale, veniva accontentata in tutto e per tutto dal padre il quale cercava solo di fare del suo meglio per il benessere dei figli.
Una sera Emma se ne andò in giro per le zone che sapeva venivano frequentate da Toru e gli amici e, approfittando del fatto che suo fratello era a casa con la febbre, fece di tutto per incontrare Kotaro. Lui e gli altri erano al parco dietro il negozio di liquori dove se ne stavano a bighellonare con le bottiglie mezze vuote di alcol. Lei fece finta di essere lì per caso e si unì a loro per due chiacchiere (da sbronzi quelli parlavano anche più del solito).
Per Kotaro fu quella sera che vide con altri occhi per la prima volta la sorella di uno dei suoi migliori amici. Ad un tratto quella che aveva davanti era una donna bella e fatta, con i suoi lunghi capelli color miele, gli occhi di ghiaccio incorniciati da un trucco leggero e la rotondità dei suoi seni da sotto la leggera camicia azzurra. Con disinvoltura quella agguantò la bottiglia di sake strappandola dalle mani di Testuro che le aveva ripetuto più volte che non l'avrebbe fatta bere e se ne bevve un bel sorso facendo poi un espressione contrariata che Kotaro giudicò piuttosto carina.
«Io non ne voglio sapere niente di questa storia! Tuo fratello mi ammazza se sa che stai bevendo qui con noi!»
«Basta non dirlo, no?!»
Emma sapeva come attrarre i ragazzi, lo sguardo da fare, come muovere le mani, inclinare la testa ed era anche consapevole della sua bellezza e di come ormai i suoi atteggiamenti da bambina avevano del tutto lasciato spazio a quelli di una neo adolescente. Kotaro si ritrovò più volte senza parole quando quella gli posava addosso il suo sguardo ammaliante e ne fu turbato quando realizzò che quella ragazza lo attraeva in un modo in cui non avrebbe dovuto, visto che era la sorella di Toru. Doveva essere sincero, quella situazione da un lato lo preoccupava e dall'altro lo eccitava. Era pur sempre un adolescente nel pieno di una tempesta ormonale ed era una persona tanto genuina da non riuscire a mentire neppure a sè stesso. Almeno allora che era piuttosto immaturo.
Alla fine i due si ritrovarono a fare la stessa strada da soli visto che le loro case non distavano parecchio l'una dall'altra e per Kotaro fu naturale preoccuparsi che lei tornasse a casa sana e salva a quell'ora tarda.
«Alla tua età neppure ad uno grande e grosso come me facevano stare in giro fino a quest'ora.»
I due camminavano nel silenzio, a pochi centimetri di distanza, tra la fila di abitazioni ai lati della strada.
 Lui piuttosto brillo, lei con occhi vispi e i fianchi ondeggianti.
«Ma guarda che non abbiamo poi così tanta differenza di età. Non so se hai notato ma sono cresciuta Kotaro!»
Quella fu la prima volta che lei lo chiamò per nome, o almeno così gli sembrò. In realtà forse non c'era mai stata occasione necessaria affinché lei lo chiamasse ma frequentare casa sua da ragazzino e vederla crescere forse aveva reso quel gesto più naturale del solito.
Lui si limitò ad un sogghigno in risposta.
«E poi non dovresti bere, sai?!»
Emma gli sfilava accanto con il capo chino e i capelli svolazzanti della brezza leggera della sera.
«Io l'avevo visto...»
Kotaro, che non capí a cosa lei si riferisse, si voltò a guardarla e la ritrovò con lo sguardo perso nella strada davanti a sé.
«Intedo il furgone che veniva dal lato della strada, quello che poi ci ha preso in pieno quella sera.»
Il ragazzo avvertì una stretta allo stomaco intuendo di cosa lei stesse parlando e serrò le labbra a disagio. Toru non aveva mai parlato apertamente di quella storia, di quella notte e d'altro canto loro, in quanto amici, non avevano mai insistito affinché lui lo facesse. Si erano limitati ad esserci per lui, alle pacche sulle spalle, a distrarlo. Insomma tutto ciò che ci si possa aspettare dagli amici in situazioni come quelle.
«Ad un certo punto il tempo si fermò, sai?! Vidi il furgone e notai di come le ruote di quello avessero del fango appiccicato alle gomme. Pensai, chissà forse viene dalla montagna. Poi vidi mia madre stringere il volante. Ricordo perfettamente di aver pensato di voltarmi ulteriormente per guardare il suo viso ma l'ultima cosa che ricordo sono le sue mani. Ricordo la sua pelle candida e di come le sue nocche si fecero ancora più bianche per la stretta che aveva sul volante dell'auto.»
Kotaro tornò a guardare Emma e lo sguardo di lei parve vedere cose che lui non poteva vedere. I suoi occhi erano lucidi mentre la voce si fece rotta e cospicue lacrime iniziarono a solcarle il volto. La stretta allo stomaco si fece sempre più pesante. La sofferenza che quella ragazza provava doveva essere immensa e lui non era neppure capace di immaginarla. Ad un tratto si sentí così piccolo accanto a lei eppure quella, nonostante la sua altezza raggiungeva quasi quella del ragazzo, era così minuta, così fragile. A quel punto, forse perché aveva bevuto troppo o forse perché così doveva andare, le afferrò il braccio e la tirò a sé. Il viso di Emma si ritrovò schiacciato contro il petto ampio di lui e la ragazza, dopo qualche istante, si ritrovò a piangere tra le sue braccia con le spalle tremanti. Il contatto dei due corpi portò, a distanza di qualche minuto, ad un bacio appassionato complice anche lo sguardo di lei pieno di lacrime che trasmetteva a lui un immenso bisogno di affetto. Fu lei a gettarsi sulle labbra di lui e Kotaro non si tirò indietro. Da quella sera i due si sentirono sempre più spesso ma Kotaro faceva fatica a capire cosa stesse accadendo. Si sentiva in colpa, si sentiva imbarazzato quando era con Toru ignaro di tutto e si sentiva in qualche modo marcio per via di tutto questo. Una sabato sera era al solito parco con Keiji (parliamo di Akaashi Keiji) e Testuro quando Toru lì raggiunse. I tre chiacchieravano con leggerezza quando notarono con che passo svelto e pesante Toru si faceva sempre più vicino. Andò dritto da Kotaro e gli sferrò un pugno in pieno viso.
«Oi! Oi, oi! Che ti prende Toru?»
Testuro lo afferrò prima che potesse infierire sull'amico che aveva indietreggiato incassando il colpo e che ora si toccava il labbro insanguinato. Kotaro aveva lo sguardo spento perché forse prima o poi se l'aspettava una cosa del genere.
«A me che prende?? Chiedilo al coglione lì che mi prende!! Che cazzo credevi di fare, eh?»
Tetsuro con ancora il braccio intorno al collo di un Toru furioso spostò lo sguardo all'altro.
«Che succede? Cos'è questa storia?»
Keiji incredulo provò a chiedere spiegazioni. 
«Diglielo bastardo! Digli come ti sei approfittato di una ragazzina!»
«Cos'è questa storia Ko?»
Kotaro sentí il cuore andargli a mille per l'adrenalina mentre l'amico lo guardava con occhi che avevano tutta l'aria di volerlo uccidere.
«Oi aspetta, fammi spiegare...»
«Non c'è un cazzo da spiegare! E tu lasciami idiota!»
Testuro dovette fere più forza sulla sua prese quando quello provo a dimenarsi.
«No che non lo faccio! Tu lo uccidi!»
«Per me è gia morto! Sai cosa ha fatto stasera mia sorella, eh?» Toru guardava Kotaro con un'espressione furiosa in viso «Ha preso quasi un'intera bottiglia di tranquillanti e quando è scoppiata a piangere in una crisi dopo che è svenuta più volte ha detto che la sua vita non ha senso, che non la vuole vivere una vita così. Ha detto che è colpa sua se nostra madre e morta ed è colpa sua se tu non vuoi stare con lei!! Immagina come mi sono sentito quando mia sorella minore mi ha detto quello che c'è stato tra voi!»
Mentre Toru sputava via quelle parole come veleno gli altri due guardarono Kotaro che dall'altra parte respirava con affanno con la vena del collo pulasere violenta oltre la pelle.
«Di che parla? Ko che cazzo hai fatto?»
«L'ho baciata...»
Kotaro strinse i pugni lungo il corpo e cacciò via quella confessione come una maledizione a denti stretti. Toru a quel punto si liberò dalla presa di Testuro e provò ad attentare ancora una volta a Kotaro. Keiji lo fermò prontamente a dandogli incontro e mettendosi tra i due.
«E cos'altro avresti voluto far eh? È mia sorella cazzo! È mia sorella minore bastardo!!»
«NIENTE! Un bel niente volevo farci idiota!!»
Kotaro era arrabbiato. Era arrabbiato per il pugno, era arrabbiato per le parole che quel suo amico gli dedicava ed era arrabbiato con sé stesso più di tutto.
«Non avevo intenzione di farci niente con tua sorella, Toru!!»
«Ah no? Quindi volevi solo prenderla in giro, giocarci un po' come una qualsiasi delle tue tipe? Eh? Mia sorella è in terapia, lo sai questo?! Mia sorella prende dei fottutissimi farmaci perché ha visto sua madre morire? Lo capisci questo idiota?!»
«Io non lo sapevo!! Toru ti giuro che non lo sapevo questo! Lei non me ne ha mai parlato.»
«E da quando voi due parlate, eh?» 
«Ora calmati, vieni più in qua Toru.»
Testuro si tirò via l'amico cercando di trascinarlo più lontano possibile dall'altro ma ogni volta che lo prendeva via per un braccio quello faceva per avvicinarsi e doveva riprovarci ancora.
«Guarda che è lei che ha iniziato a girarmi intorno.»
«E con questo?! Stai dando la colpa ad una ragazzina Kotaro?»
«Tua sorella non è più una ragazzina.»
«Coglione questo ti dà il diritto di giocare con lei? Ti dà il diritto di baciarla?»
«Se l'ho baciata è perché volevo farlo.»
Toru strinse i pugni dalla rabbia e con ancora Testuro che lo teneva per un braccio si avvicinò il più possibile al viso di Kotaro, oltre la spalla di Keiji che era sempre in mezzo tra i due.
«Quindi ti piace? Che cazzo, rispondi, ti piace?!»
«S-si, no.. non lo so, ok?!»
Toru gli puntò l'indice contro senza distogliere lo sguardo dagli occhi lucidi di rabbia dell'amico.
«Non farti più vedere!»
Queste furono le ultime parole che sentí per parecchio tempo da quel suo amico di infanzia. Kotaro dopo quella discussione restò con Keiji mente Testuro si allontanò con Toru riaccompagnandolo a casa. Prese a calci le altalene e gridò con il volto tra le mani. Keiji lo fece bere e fumare senza chiedergli nulla per tutta la notte.
Quando la settimana successiva Emma si presento a casa di Kotaro lui si preoccupò nel vederla sull'uscio della sua porta.
«Che ci fai qui?»
«Lasciami entrare. Parliamo, ti prego.»
Gli occhi della ragazza erano gonfi e lucidi e lui, esasperato per quella situazione, aveva solo voglia che tutto tornasse alla normalità per chiarire anche con Toru.
Lei gli pianse ancora tra le braccia e lui l'accarezzò. La tenne stretta a sé per diverso tempo fin quando si calmò e parlarono. Lei gli spiegò delle pillole, del fatto che si fosse innamorata di lui e che suo fratello avrebbe capito. Kotaro provò a dirle che forse non era una buona idea ma lei iniziò a disperarsi e così lui le disse che avrebbero potuto provare a uscire insieme, andandoci piano ma che lei gli avrebbe dovuto dire sempre la verità e metterlo a corrente se qualcosa la turbava.
Con il tempo quella diventò una relazione e Toru, controvoglia, tornò a parlare con Kotaro. Certo lo fece solo per non perdere occasione di criticarlo e ricordargli che se avesse fatto del male ad Emma non gliel'avrebbe perdonato mai ma riuscirono in qualche modo a portare a termine anche il campionato regionale di pallavolo (che ovviamente persero perché ormai nella squadra la tensione tra i due aveva creato parecchie rotture). Tre mesi dopo iniziò l'università e Toru e Kotaro non dovettero più sopportarsi se non nelle rare occasioni in cui centrava Emma. Tokyo era distante e la ragazza era appena una liceale pertanto tutto ciò era sempre più raro. 
Kotaro la sentiva spesso telefonicamente e lei, in quelle occasioni, diventava sempre più ossessiva. Era convinta che lui la tradisse, che avesse relazioni con altre ragazze. Cosa non vera, sia chiaro ma lui non trovava modo di farglielo capire e vista la fragilità mentale di lei tutto era estremamente complicato. Emma si calmava solo quando riusciva a raggiungerlo a Tokyo per qualche giorno e durante quel tempo sembrava un'altra persona, dolce e comprensiva persino. Ma dopo un anno quella situazione divenne sempre più asfissiante per il ragazzo ma proprio non vedeva via d'uscita. La prima volta che tradì Emma si sentí il peggiore degli uomini sulla terra e per un momento le parole di Toru ebbero senso. Così non fu raro ritrovarsi a letto con altre ragazze. Nella sua mente era scattato qualcosa di strano, qualcosa di profondamente contorto. Lui sapeva che non aveva cattive intenzioni con Emma quando tempo prima si ritrovò a baciarla quella sera ma questo pareva capirlo solo lui.  Pertanto, nelle occasioni in cui si era ritrovato a letto con altre ragazze (e sia chiaro che era accaduto solo due volte con persone diverse), si riconosceva finalmente nell'opinione che Toru aveva di lui e questo lo aiutava a non impazzire. Era un'adolescente al quale piaceva una ragazza, o meglio, dalla quale si sentiva attratto. Lei l'aveva riempito di attenzioni e lui si sentiva desiderato. Il fatto che Emma fosse la sorella di uno dei suoi migliori amici proprio non era riuscito a prenderlo in considerazione all'inizio di tutta quella storia, probabilmente anche perchè neppure lui capiva effettivamente gli sviluppi del suo rapporto con la ragazza.
Kotaro provò ad innamorarsi della sorella del suo migliore amico per tutti quei mesi con estremo impegno ma non sapeva se davvero ci fosse riuscito e si ritrovò a vivere le conseguenze di un errore passato commesso con leggerezza. Da questo errore sarebbe voluto uscirne ma la sua natura lo portava a dare più peso alle sofferenze altrui anzichè alle proprie. Per quanto un essere umano può continuare a vivere in una menzogna? Fino a quando si può evitare di dar peso alla propria felicità?

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti!
Come avrete capito negli ultimi due capitoli abbiamo messo in luce un po' di dettagli sui due personaggi principali di questa storia.
Entrambi hanno il loro bel bagaglio personale indosso e, come spesso accade, questo sarà importante nelle vicissitudini della vita di ognuno di loro.

Il personaggio di Kotaro è in continuo divenire, vi avverto. La sua maturità personale la sta costruendo proprio ai tempi della storia raccontata mentre Midori deve solo prendere coscienza di quello che è già in realtà.
Per questo motivo sono molto interessata nel farvi leggere di loro perchè credo abbiano tanto da offrire l'uno all'altra, a voi che li leggete ma anche a me che li delineo con parole.

Grazie mille per aver letto anche questo terzo capitolo, spero di poter ricevere le vostre opinioni a riguardo.

Mako
   
 
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