Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: dreamlikeview    14/11/2020    4 recensioni
[3/3 di "What if we had been friends?"]
Cosa sarebbe successo se, al sesto anno, Harry Potter avesse aiutato Draco Malfoy, invece di duellare con lui? E cosa sarebbe successo se Draco, invece di attaccare Harry, avesse accettato il suo aiuto, mettendo da parte l'orgoglio?

«Prendi la mia mano e accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti» disse «Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere». Il biondo gli fissò la mano e deglutì, poteva fidarsi di lui?
[Drarry, long]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa. I personaggi tendono ad essere un po’ OOC (ma non troppo, non credo di averli stravolti troppo, per questo non l’ho segnalato) e c’è un “What if?” grande quanto una casa, lettori avvisati mezzi salvati.
 
Nota iniziale: grazie a Eevaa che la settimana scorsa mi ha segnalato il mio fallimento nell’aggiungere i personaggi, spero che ora si vedano e il problema sia risolto :3

____________________________


 

Take my hand

Prima Parte: Light up the dark

Capitolo 5: A little crumb of hope




Tornarono a Hogwarts alle prime luci dell’alba. Dobby smaterializzò tutti nella Stamberga Strillante, per permettere ai quattro studenti di utilizzare il passaggio segreto e raggiungere la scuola senza correre rischi e senza il pericolo di materializzarsi dove i professori avrebbero potuto vederli e scoprire cosa avevano fatto. «Dobby ci sarà sempre per aiutare Harry Potter e i suoi amici, signore!» esclamò l’elfo prima di smaterializzarsi e di lasciarli da soli. I quattro ragazzi si incamminarono per il passaggio che avevano scoperto al terzo anno, spiegando brevemente a Draco cos’era quel luogo e come lo avevano scoperto tre anni prima. Percorsero la stamberga fino all’ingresso sotto al Platano Picchiatore. Uscirono uno alla volta, dopo aver immobilizzato l’albero e iniziarono a percorrere il tragitto che li avrebbe portati al castello, sperando che nessuno si fosse accorto della loro momentanea assenza. Harry era assorto nei suoi pensieri, mentre camminavano.
Era ancora scosso per quanto accaduto al Manor, non tanto per le Cruciatus, ma a causa del terrore che aveva provato, quando aveva creduto che Draco li avesse ingannati. Per un momento, un terribile momento, aveva davvero creduto che il Serpeverde lo avesse attirato a casa sua con la scusa di voler salvare sua madre, ma che in realtà volesse prima torturarlo insieme alla zia e poi consegnarlo a Voldemort… tuttavia, si era pentito dei suoi stessi pensieri quando Draco aveva mentito alla strega e lo aveva aiutato, infischiandosene di sua zia e dei Mangiamorte o della sua sicurezza. A sua discolpa, le Cruciatus gli avevano annebbiato la mente per qualche istante e non era riuscito subito a rendersi conto della situazione, inoltre Draco aveva dato prova di essere un ottimo attore, tutti avevano creduto alla sua recita, prima che la sua maschera cadesse miseramente. Ancora non capiva perché avesse palesato in quel modo il suo “nuovo” schieramento, non capiva perché era andato contro il piano. Cosa lo aveva spinto ad aiutare prima lui, invece di andare a salvare sua madre?
Non lo sapeva, ma forse avrebbe dovuto parlarne con il biondo. Una cosa era certa: dovevano parlare con Silente immediatamente di ciò che era accaduto, anche se sospettavano che il preside fosse a conoscenza di tutto. Avrebbero dovuto dirgli delle loro intenzioni, organizzare con lui un piano di salvataggio, ma erano stati troppo impulsivi, come lo erano stati l’anno precedente, quando erano andati al Ministero, almeno stavolta era finita bene, anche se lui era stato torturato e Draco, nella fuga, si era spaccato. Stavano tutti bene ed era questo ciò che contava. Narcissa era rimasta alla Tana con i coniugi Weasley, era il posto più sicuro al momento per lei, Lucius e i Mangiamorte non avrebbero mai immaginato che lei si fosse nascosta nella casa dei genitori di Ron, data la considerazione che i Malfoy avevano di loro.
Draco era sollevato, per la prima volta dopo tanto tempo, sapere che sua madre era al sicuro, aveva alleggerito le sue pene; certo, adesso per tutti era un traditore e il piano di Silente per sorprendere Voldemort doveva essere cambiato, ma quella notte al maniero aveva stabilito un nuovo equilibrio tra di loro, era servito come punto di partenza per la loro collaborazione: adesso sapevano tutti di poter contare l’uno sull’altro. Le cose stavano cambiando in fretta, un mese prima non avrebbe mai immaginato di collaborare con il “Golden Trio” o di salvarli, ma non avrebbe mai neanche immaginato che Harry aiutasse davvero sua madre; aveva sempre creduto che le sue parole fossero effimere, ma poi lo aveva visto prendersi tutte quelle Cruciatus per dargli il tempo di salvarla, lo aveva visto agire, nonostante le torture subite e aveva combattuto fino a che non aveva portato tutti in salvo. Era riuscito davvero a salvare sua madre, aveva mantenuto la promessa. Poteva andare molto peggio, forse erano stati un po’ incoscienti ad agire di testa propria e a non parlarne con Silente, ma il piano era sembrato a tutti infallibile. Lui se l’era cavata con una spalla ferita, ma quello che aveva subito di più, come al solito, era stato Potter, che mascherava perfettamente il suo stato d’animo in quel momento.
«Rientriamo, forza» disse Harry, il quale si voltò verso di lui e lo guardò preoccupato «Tu dovresti farti vedere quella spalla da Madama Chips» asserì, mordendosi il labbro «Ti sei spaccato per colpa mia».
«Non dire assurdità, Potter» replicò il Serpeverde «Mi sono spaccato nella fuga, tu non c’entri niente e comunque sto bene» disse «Anzi, se non fosse stato per te, probabilmente Greyback mi avrebbe catturato» il grazie fu sottinteso, ma Harry lo comprese ugualmente «Dolce da parte tua preoccuparti per me, ma non è necessario» scherzò poi, per alleggerire la tensione. Il Grifondoro avvampò davanti alle sue parole e distolse lo sguardo, guardando Hermione, che camminava al suo fianco e sogghignava, come se avesse capito qualcosa.
«Dovremmo avvisare Silente di quello che è successo» suggerì all’amica, cambiando discorso.
«Sì, deve essere messo al corrente di ciò che è successo» disse lei «E anche tu dovresti andare in infermeria, Harry» consigliò «Hai subito delle torture non indifferenti».
«Sto bene» tagliò corto lui «Andiamo da Silente». Ron, Draco e Hermione si scambiarono un’occhiata perplessa l’un l’altro, prima di annuire. I quattro ragazzi si avviarono così verso il castello, cercando di essere il più veloci possibile per arrivare prima che i professori potessero rendersi conto della loro assenza.
Harry non smetteva di pensare a ciò che il Serpeverde aveva fatto per aiutarli. Avrebbe potuto infischiarsene di lui, seguire il piano alla lettera e lasciare che Bellatrix lo torturasse all’infinito, invece non l’aveva fatto, aveva agito prendendo la strada giusta, aveva rinunciato alla sua copertura di doppiogiochista, scegliendo di agire in un altro modo. In altri tempi, non l’avrebbe fatto. Prima di tornare a Hogwarts, avevano anche parlato con Olivander, alla Tana, del motivo per il quale Voldemort lo aveva rapito: a quanto pareva cercava una bacchetta leggendaria con cui affrontarlo, perché entrambe le loro bacchette avevano un nucleo gemello e per questo motivo entravano in collisione ogni volta che si affrontavano. Già, Harry ricordava bene cos’era successo l’ultima volta che le due bacchette gemelle si erano scontrate. Quella volta, dal contatto di esse era avvenuto quel fenomeno singolare grazie al quale Harry aveva visto gli spiriti di tutte le persone che Voldemort aveva ucciso, compresi i suoi genitori, il Prior Incantatio, e di certo il mago oscuro non voleva che accadesse di nuovo una cosa del genere durante la “resa dei conti”, quindi si era messo alla ricerca della leggendaria “Bacchetta di Sambuco”, la bacchetta più potente esistente nel mondo magico, la leggenda diceva che era in grado di riparare anche una bacchetta danneggiata, e che si trasmetteva di mago in mago dopo la sconfitta del precedente padrone. Se Voldemort voleva quella bacchetta, avrebbe dovuto uccidere prima il suo possessore, ma Olivander non aveva saputo dirgli nulla di costui, non aveva mai visto con i suoi occhi tale bacchetta, aveva solo sentito delle voci riguardanti essa. Questo però significava una sola cosa: se doveva affrontarlo, anche lui avrebbe avuto bisogno di un’altra bacchetta, era certo che se il mago oscuro non avesse trovato quella leggendaria, ne avrebbe presa una dai suoi fidati Mangiamorte, per evitare problemi nello scontro. Doveva scambiare la bacchetta con qualcuno. Harry sospirò, cercando di scacciare dalla mente ogni pensiero negativo, e guardò Malfoy, che se ne stava di nuovo sulle sue, probabilmente stava pensando a quanto accaduto, alla sua situazione e a cosa ne sarebbe stato di lui. Il moro avrebbe voluto tranquillizzarlo, così fece per parlargli, ma qualcuno lo anticipò, lasciando di stucco tutto il gruppo.
«Malfoy? Stai bene?» la voce di Ron fece sussultare il Serpeverde, che guardò il suo interlocutore con uno sguardo stranito.
«Sì…» rispose perplesso «Perché?»
«Ti ho visto particolarmente assorto e preoccupato» disse «Vedrai, non ti succederà niente, giusto?» chiese retoricamente agli altri, sorprendendo il biondo, che non si aspettava quell’atteggiamento da parte sua «Silente se ne occuperà».
«Perché sei gentile con me? Fino a ieri sera mi detestavi» disse. Ron scrollò le spalle con sufficienza e scosse la testa, sorridendo appena.
«Mi sono accorto che non sei poi così stronzo come credevo» rispose «Vedi di non farmene pentire».
«Farò del mio meglio».
«Ehi, smettetela di flirtare!» si intromise Harry, che improvvisamente avvertì una sorta di fastidio nel vedere il suo migliore amico così… gentile verso Draco. Gli andava bene fino a che doveva essere lui a mediare tra di loro, quella sorta di tregua che si instaurata tra i due… lo infastidiva e non ne capiva il motivo, avrebbe dovuto essere sollevato dal fatto che Ron avesse accettato il biondo nel “trio”, che per ovvie ragioni era diventato un “quartetto”.
All’insinuazione di Harry, il biondo storse il naso disgustato e scosse la testa «Io non flirto con lui, che orrore! Non flirterei con lui nemmeno sotto Imperius!» esclamò.
Ron ghignò divertito e rincarò la dose: «Senza offesa, ma non flirterei con Malfoy neanche se fosse l’ultimo esemplare di essere vivente nel mondo magico e babbano». Entrambi risero delle rispettive affermazioni, coinvolgendo anche Hermione e lo stesso Harry, che, sebbene fosse stranito e leggermente infastidito, sentì un briciolo di speranza comparire nel suo cuore: con Draco dalla loro parte sarebbe stato più facile vincere quella battaglia, infatti grazie a lui già sapevano l’ubicazione di un horcrux e non era una cosa da poco. Certo, ne rimanevano tre da trovare e distruggere, ma era un passo avanti rispetto al non avere nulla.
Continuarono a camminare verso la scuola e tirarono un sospiro di sollievo quando videro l’immenso portone aperto, si avvicinarono di soppiatto e Harry si maledisse per non aver portato con sé il Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino, tutti e quattro sarebbero stati stretti, ma avrebbero potuto entrare di nascosto ed evitare di essere scoperti.
«Secondo voi cosa dirà Silente?» chiese Ron, varcando la soglia del castello «Non sarà felice di sapere che siamo usciti dalla scuola» commentò.
«No, non lo sarà». I quattro ragazzi si immobilizzarono quando la voce del professor Piton raggiunse le loro orecchie. «Malfoy, mi sorprendo di te, infrangere le regole in questo modo con Potter e la sua banda non è da te».
Draco deglutì, alzò lo sguardo sul professore, guardò brevemente gli altri tre e poi tornò a guardare l’uomo. Non aveva ancora capito la sua posizione in realtà, e non si fidava, non si era mai fidato di lui. Aveva stretto un accordo con sua madre per “proteggerlo”, però era nello studio di Silente, quando quest’ultimo gli aveva affidato il compito di insegnare l’Occlumanzia ad Harry e non aveva detto niente, inoltre Draco sapeva per certo che era un Mangiamorte. Due erano le risposte: o era un ottimo doppiogiochista o progettava di uccidere tutti quando meno se l’aspettavano.
«Mi hanno aiutato a risolvere una questione» rispose.
«È inutile mentire o girare intorno all’argomento» riprese il professore, scuotendo la testa «So tutto. Tua madre mi ha mandato una lettera molto dettagliata sull’accaduto, stanotte, mentre tu e i tuoi amichetti bighellonavate in giro per il mondo magico, invece di essere a scuola» asserì freddamente «Senza contare che il Ministero poteva rintracciarvi perché Potter non ha ancora diciassette anni» li rimproverò «Siete fortunati ad essere ancora vivi».
«Abbiamo fatto quello che andava fatto» si intromise Harry, sfidando apertamente Piton, facendo un passo verso Draco «Avevo fatto una promessa a Draco, lui ha fatto la sua parte, ora è toccato a me» disse ancora. Il professore rivolse uno sguardo omicida e scosse la testa, contrariato. L’affermazione di Piton sulla sua traccia magica lo aveva colpito come una doccia gelata, non ci aveva pensato minimamente. Lo avrebbero espulso per aver aiutato un amico a salvare sua madre da Voldemort? O se la sarebbe cavata come quinto anno?
«Non sapete neanche in cosa vi state imbarcando, stupidi ragazzini». Il tono di Piton preoccupò Draco, che si mise sull’attenti, non doveva dimenticare che il professore era un Mangiamorte, lavorava a stretto contatto con il Signore Oscuro e… avrebbe potuto ucciderli tutti. Forse avrebbe dovuto dirlo a Silente, anzi, lo avrebbe fatto al più presto, era stato stupido a non farlo prima, era giusto che sapesse la verità, in fondo stava cercando di salvarlo e sapeva che a causa del Voto Infrangibile, Piton avrebbe dovuto portare a termine il compito al posto suo, non poteva permettere che un doppiogiochista del genere lo ingannasse, gli avrebbe parlato alla prima occasione e lo avrebbe messo in guardia, non c’era da fidarsi di Piton, magari lui era anche al sicuro, grazie al Voto Infrangibile, ma gli altri no. Solo adesso si stava rendendo conto di quanto il suo cambiamento fosse reale, fino a poco tempo prima, pensava solo di dover fare di tutto per salvare se stesso e sua madre. Il suo obiettivo principale non era cambiato, ma adesso… dentro di sé provava qualcosa di diverso, una sorta di lealtà verso quel gruppo di ragazzi che, nonostante tutto, lo avevano aiutato a salvare sua madre, rischiando la propria vita.
Era strano per lui, aveva sempre creduto di essere solo, di non avere nessuno, invece adesso… aveva qualcuno su cui contare. Non era abituato, ma era una sensazione gradevole. E per questo non poteva continuare a restare in silenzio sulla questione “Piton”, avrebbe parlato con il preside appena ne avrebbe avuto l’occasione.
«Suvvia, Severus» la voce pacata di Silente si sovrappose a quella del professore e i ragazzi guardarono verso di lui «Immagino che i ragazzi ci spiegheranno tutto dopo una buona colazione» disse «Andate in Sala Grande, adesso. Poi venite tutti e quattro nel mio ufficio, abbiamo molte cose di cui discutere».
«Sì, signore» risposero quasi in coro, prima di superare il preside e il professore, che se ne stava lì con il cipiglio alzato, quasi come se volesse rimproverare Silente per la sua bontà. Senza replicare ulteriormente, i quattro studenti superarono i due uomini per raggiungere la Sala Grande, che in quel momento iniziava a riempirsi di studenti appena svegli.
«Ci… vediamo dopo?» chiese Harry a Draco, il quale annuì, perplesso e lo fissò per un attimo. Potter aveva rischiato la vita per lui, la cosa lo aveva sconvolto profondamente: vedere quello che era stato il suo rivale farsi torturare solo per aiutarlo, lo aveva toccato profondamente e di certo non avrebbe dimenticato il suo gesto. Senza contare che Potter lo aveva anche salvato da Greyback con quell’incantesimo terrificante. Non l’aveva mai letto in nessun libro, non aveva idea che esistessero incantesimi come quello e Potter lo aveva usato senza pensarci due volte per difenderlo. Ormai non aveva più dubbi su di lui, era uno che manteneva davvero la parola data.
«Potter?» lo chiamò, il moro lo guardò a sua volta, con aria interrogativa «Grazie» disse velocemente, e prima che l’altro potesse ribattere, si affrettò a raggiungere il tavolo dei Serpeverde. Non aveva per niente voglia di vivere un momento imbarazzane con lui. Era già stato un grosso passo per lui ringraziarlo ad alta voce.
Harry, perplesso, raggiunse i suoi amici senza riuscire a smettere di chiedersi cosa fosse appena accaduto, Malfoy lo aveva davvero ringraziato? O era stata un’allucinazione? Forse la nottata insonne e le torture di Bellatrix lo avevano debilitato e immaginava le cose.  Si sedette, ma lanciò uno sguardo perplesso al tavolo dei Serpeverde, per capire come diversi comportare adesso, Draco gli restituì uno sguardo ugualmente smarrito, prima di distogliere lo sguardo e abbassarlo sul suo piatto, così anche lui si sforzò di mangiare qualcosa, prima di raggiungere il preside e capire quale fosse la punizione che spettava loro per aver infranto le regole in quel modo.
 


Dopo la colazione, Harry, Ron, Hermione e Draco si alzarono dai rispettivi posti e si incontrarono fuori alla Sala Grande, tutti e quattro erano incerti su cosa sarebbe accaduto a loro. Si guardarono e senza commentare nulla, si avviarono verso l’ufficio del preside, tutti e quattro ansiosi e con il cuore in gola. Silente era famoso per essere accondiscendente e farla “passare liscia” al “trio di Grifondoro”, ma Draco era preoccupato per se stesso, cosa ne sarebbe stato di lui? Lo avrebbe rimandato in quella casa? Da Voldemort? Lo avrebbe espulso? No, gli aveva promesso che non sarebbe mai accaduta una cosa del genere… e Potter gliel’aveva confermato. Doveva fidarsi, per una volta nella sua vita, doveva davvero fidarsi ciecamente e credere di aver preso la scelta giusta. Ancora una volta, in poco meno di un mese, Draco si ritrovò davanti all’imponente gargoyle di pietra posto all’ingresso della scalinata che conduceva allo studio del preside e guardò accanto a sé. Anche quella volta, Potter era con lui. Non si sarebbe mai aspettato quel risvolto, ma era bello poter contare su qualcuno. Tiger e Goyle non erano mai stati davvero suoi amici, ma solo i suoi “aiutanti”, due persone che, letteralmente, obbedivano ai suoi ordini, mentre Theodore Nott e Blaise Zabini erano solo due compagni di casa per i quali provava rispetto, ma con cui non aveva scambiato più di un “buongiorno” di prima mattina. Sì, ogni tanto avevano chiacchierato, insultato qualcuno… ma niente di più. E Pansy Parkinson era solo ossessionata da lui, fin da quando erano andati insieme al Ballo del Ceppo. Non aveva amici, né qualcuno su cui contare. Questa situazione era cambiata, anzi era stata completamente ribaltata da Potter, il quale, fin da quando gli aveva porto la mano e gli aveva offerto il suo aiuto, si era dimostrato degno di fiducia e rispetto, non lo aveva lasciato solo neppure quando Piton gli aveva parlato in quel modo e lo aveva aiutato quando era rimasto ferito, lo aveva portato in casa e… scosse energicamente la testa per scacciare dalla mente quel pensiero. Non era interessato in quel senso, solo perché era omosessuale e Harry era protettivo nei suoi confronti, non significava niente. Erano semplicemente legati da qualcosa che nessuno dei due aveva ancora compreso a pieno, ma che entrambi erano certi esistesse. Non sapevano spiegarlo, ma era lì, un sottile filo che li legava indissolubilmente, fin dal giorno in cui si erano stretti la mano, che si era rafforzato nelle settimane in cui si erano conosciuti e scoperti a vicenda.
Fu Harry a pronunciare la parola d’ordine dell’ufficio e a guidare tutti sulla lunga scalinata a chiocciola che conduceva al piano superiore. Non appena arrivarono in cima alle scale, la porta si aprì da sola e loro entrarono nello studio del preside; in silenzio, avanzarono fino all’immensa scrivania. I quadri borbottarono qualcosa di incomprensibile, tutti notarono con sollievo l’assenza di Piton. Almeno non avrebbero dovuto affrontare il suo sguardo perennemente arrabbiato.
«Benvenuti, ragazzi» li accolse caldamente il preside «Accomodatevi, ci sono sedie per tutti voi».
«Ehm, signore?» Harry avanzò per primo verso di lui «Saremo espulsi?»
«E perché mai dovreste?» chiese il preside, alzando lo sguardo sul prescelto, che lo guardò perplesso «Harry, ragazzo mio, avete dato prova di grande coraggio, intraprendenza e gioco di squadra» rivelò «So che siete andati a salvare la madre di Draco e so che nel momento del bisogno, ognuno di voi ha fatto la sua parte».
«Lei sa…?»
Silente annuì: «La tua Traccia, Harry» rivelò «Io e Severus eravamo pronti ad intervenire in qualunque momento, non vi avremmo lasciati lì, ma è stato sorprendente notare che siate tornati tutti sani e salvi» disse «Siete maghi e streghe di incredibile talento».
«Ma… quindi il Ministero non sa…?» chiese Harry, scioccato. Non voleva tornare sotto processo, non in quella sala dei processi inquietante. Non voleva tornare lì, un brivido di terrore percorse tutta la sua schiena per un attimo.
«Sì… e no» rispose il preside, il Grifondoro lo guardò perplesso e l'uomo anziano si affrettò a spiegarsi: «Diciamo che siamo tutti d’accordo che tu sia il Prescelto e che sarà grazie a te che sconfiggeremo Lord Voldemort» spiegò «Quindi alcuni amici hanno classificato il tuo caso di uso di magia fuori dalla scuola come uno scoppio di magia involontario, ho parlato personalmente con alcuni Auror, non corri alcun pericolo» Harry ancora non comprese a pieno, ma si fidò di Silente, come aveva sempre fatto «Ora rilassati e parliamo un attimo di come avete intenzione di proseguire la vostra missione».
«M-Missione?» chiese Draco, guardando il preside «Che missione? Harry è migliorato molto con l’Occlumanzia, ci esercitiamo ogni giorno, ma ha imparato… credevo gliel’avesse detto».
«Certo, me l’ha detto» rispose Silente «E, tra l’altro, hai fatto davvero un ottimo lavoro, Draco, complimenti».
«L-La ringrazio, ma che vuol dire?» chiese «C’è un’altra missione?»
«Gli horcrux, Draco» disse l’uomo «Mi è giunta voce che tu sai dove potrebbe esserne ubicato uno» il biondo annuì «E io credo di averne localizzato un altro» continuò «Quindi dobbiamo recuperarli e distruggerli».
Il Serpeverde spalancò gli occhi. Davvero? Silente gli stava chiedendo di recuperare un horcrux? Si stava fidando di lui fino a quel punto? Non ci credeva, era incredibile. E perché sentiva una crescente fiducia nel vecchio mago, adesso che era dalla sua parte? Era forse l’influenza di Potter a condizionarlo? Era forse lui che aveva cambiato qualcosa dentro di lui? Non lo sapeva, non sapeva dare un nome a tutte quelle cose, ma era piacevole. Silente emanava fiducia e serenità, non terrore come Voldemort.
«Io e Draco andremo alla Gringott» intervenne Harry «È lì che lui crede sia nascosta la coppa».
«No, Harry, tu verrai con me» rettificò Silente «Noi andremo a recuperare il medaglione, Draco si occuperà della Gringott».
«Non può andare da solo, lo uccideranno!» intervenne Hermione, che era rimasta in silenzio per tutto quel tempo, ad ascoltare e ad elaborare un piano, non lo aveva ancora trovato, ma ci stava lavorando, ma non sapeva che il biondo aveva già ideato il suo piano, ben prima che lo presentasse il preside, fin da quando aveva visto nella mente di Potter tutta la storia degli horcrux e aveva ipotizzato di sapere dove potesse essere la coppa, aveva elaborato un piano per entrare e recuperare l’oggetto oscuro. Non credeva che una missione del genere potesse essere affidata a lui, ne era molto fiero. Anche se aveva paura, da quando collaborava con Harry, era diventato più determinato, forse anche più coraggioso; voleva sconfiggere quel mostro, voleva liberare la sua famiglia da lui, voleva che sua madre fosse libera.
«Non andrà da solo, signorina Granger» replicò Silente, mellifluamente «Severus lo accompagnerà».
«Non possiamo fidarci di Piton!» esclamò Harry «Io so che nasconde qualcosa». Il biondo si voltò verso di lui, non gli aveva mai parlato di lui, come poteva…? Ah già, quasi dimenticava che Potter lo aveva pedinato per tutto l'anno, probabilmente aveva origliato qualche conversazione con il professore. «Signore, e se dovesse uccidere Draco?»
«Non lo farà» intervenne il biondo «Io so che… Piton ha stretto un Voto Infrangibile con mia madre, lei dice che lui… deve proteggermi fino alla fine della missione e…» deglutì, mordendosi le labbra «Portarla a termine, in caso io dovessi fallire» Harry spalancò gli occhi voltandosi verso di lui quasi come se si sentisse tradito, allora aveva sempre avuto ragione anche su quello. Allora era vero, quello che aveva sentito nel corridoio, Piton era davvero coinvolto con Malfoy. E in che modo? Oltre al Voto Infrangibile cos’altro aveva fatto? Perché il Serpeverde non si era fidato di lui? Perché non gliel’aveva detto?
«Cosa?» chiese Harry, scioccato «Quando avevi intenzione di dirmelo?!»
«Non è il momento di fare queste scenate, Potter» ribatté il biondo «Abbiamo altro a cui pensare».
«Tipo al fatto che non mi hai detto che Piton avrebbe dovuto uccidere Silente al posto tuo?!» domandò ancora una volta, adirato, scacciando la mano che Hermione aveva allungato verso la sua spalla per farlo calmare. Si sentiva tradito, aveva fatto di tutto per il biondo, aveva fatto in modo che sua madre fosse al sicuro e lui ricambiava in quel modo? Nascondendogli informazioni importanti della sua missione originaria?
«Harry, ragazzo mio, dovresti calmarti» intervenne il preside «Non preoccuparti per me, Severus non mi farebbe mai del male, a meno che non sia io a chiederglielo» spiegò per sommi capi «Mi fido di lui, gli affiderei la mia stessa vita» chiarì «Fidati di me, Harry». Il prescelto annuì, cercando di recuperare il fiato. Il cuore gli batteva forsennatamente nel petto, ma era solo per l’eccessiva rabbia che aveva provato in quel momento, si era sentito ingannato, tradito dalla persona che aveva giurato di essere cambiato. «Bene, torniamo all’horcrux, dicevamo, Draco e Severus andranno alla Gringott a prendere la coppa, io e Harry andremo a recuperare il medaglione».
«Posso entrare facilmente» disse Draco «Dovrò solo portare la chiave della mia camera blindata. Poi confonderò il folletto con un Confundus e mi farò portare in quella di mia zia» spiegò brevemente «Sarà facile».
Silente sorrise, compiaciuto.
«E noi dove andremo, signore?»
«Oh, Harry, mio caro ragazzo, noi andremo in un luogo molto oscuro». Harry trasalì e annuì, era pronto, avrebbe fatto qualunque cosa pur di sconfiggere Voldemort e i suoi alleati, pur di vincere quella battaglia che sembrava infinita, per lui durava da soli sei anni, ma per altri, come Silente, Remus, Sirius e gli altri membri dell’Ordine, durava da ancora più tempo. Se era vero che lui era il prescelto, avrebbe fatto di tutto per far realizzare la profezia e sconfiggere Voldemort.
«Quando andiamo?» chiese «Sono pronto».
«Penso che vi serva una giornata di riposo, dopo quello che avete fatto ieri» disse Silente, sorridendo loro, agitando una mano che catturò l’attenzione di Draco: era nera, livida, malata. Qualcosa non andava. «Vi chiamerò io quando tutto sarà pronto» disse «Le vostre ultime sfide vi attendono». Gli studenti lo guardarono perplessi, non capendo esattamente a cosa si riferisse. Un avvertimento per quello che avrebbero dovuto affrontare? C’entrava qualcosa Voldemort? Non lo sapeva, ma avrebbe fatto di tutto per aiutare Draco, anche se non sarebbero stati insieme, qualcuno doveva assicurarsi che sopravvivesse, non si fidava ancora di Piton.
«Tu non vieni?» chiese voltandosi verso il biondo, che era rimasto indietro.
«Devo chiedere delle cose al preside» rispose brevemente, guardandolo «Vai avanti, ti raggiungo tra poco».
«Sicuro? Vuoi che resti con te?» chiese preoccupato.
«No, no, devo solo chiedere delle cose al preside».
«Va bene, allora ci vediamo in biblioteca appena hai finito?» il sottinteso era: per parlare attentamente di ciò che ci attende davvero nel nostro immediato futuro.
Draco gli sorrise e annuì, comprendendo al volo ciò che l’altro intendeva. Era strano, ultimamente lui e Potter si capivano in modo incredibile, senza troppe parole, quasi come se potessero leggersi nella mente a vicenda. Forse era solo suggestione, la sua, probabilmente le lezioni di Occlumanzia avevano avuto qualche piccolo effetto collaterale.
Harry rivolse un saluto al preside e uno a Draco e scappò via, seguendo Hermione, dicendole di aspettarlo.
«Signore, prima di andare, devo dirle una cosa importante» disse il Serpeverde, voltandosi verso il mago anziano, appena non sentì più la voce di Harry nella tromba delle scale. Si morse le labbra a causa dell’agitazione, avrebbe dovuto parlarne prima con lui, ma… era spaventato e non sapeva l’uomo come avrebbe potuto reagire. Non riusciva a fidarsi completamente di lui, ma doveva farlo, soprattutto visto il rischio che correva, soprattutto dopo essere stato alla villa e aver portato via sua madre da lì. Si era esposto troppo, aveva ragione Piton quando diceva che erano stati tutti degli stupidi incoscienti, ma non avrebbe mai potuto lasciare sua madre lì con quei mostri ed era grato che Potter gli avesse permesso di salvarla. Era stato un rischio, ne era consapevole, ma ne era valsa la pena. Tuttavia, adesso era preoccupato non solo per le sue sorti, ma per quelle di tutti e, soprattutto per questo, doveva parlare con Silente di Piton.
Il preside annuì, invitandolo ad andare avanti «Quello che ha detto Potter, prima, è vero… noi non possiamo fidarci del professor Piton» disse «Non so se lei sa… insomma, il professor Piton lavora per… Lui» continuò agitato, mentre il preside lo guardava «Io… penso che in futuro potrebbe essere un problema per… tutti noi, anche per lei, signore» continuò, mentre il preside lo guardava con una strana luce negli occhi «Penso che, ecco, sia più prudente per lei non fidarsi troppo di lui».
Si sentiva strano, la sua lealtà era migrata tutta verso Potter, il suo gruppo e Silente, fino a qualche settimana prima non avrebbe mai immaginato di potersi affidare al suo aiuto, aveva sempre criticato e denigrato l’operato del preside, a causa di tutto ciò che sentiva da suo padre, ma adesso… adesso stava iniziando a pensare con la sua testa e capiva che molte delle cose che aveva pensato o detto non erano realmente sue, non pensava davvero quelle cose ed era bello e terrificante rendersene conto in quel momento.
«Molto nobile da parte tua venirmelo a dire, Draco» si complimentò con lui l’anziano mago «Ma ti assicuro che la mia fiducia in Severus è ben riposta» gli disse brevemente, il ragazzo spalancò gli occhi, scioccato «Vedi, Draco, è una storia molto lunga e temo che non avremo il piacere di approfondirla, ma fidati di me, non hai niente da temere, il professor Piton è uno dei membri dell’Ordine più fedeli, non ci tradirebbe mai» affermò con sicurezza «E ha molto a cuore anche la tua sicurezza, altrimenti non gli avrei mai permesso di accompagnarti alla Gringott, dopo la promessa che ti ho fatto quando sei venuto a parlare con me». Draco annuì, comprendendo che non avrebbe mai convinto l’anziano mago dei sui dubbi circa il professore, ma era riuscito a dirglielo. Solo questo, gli era costato tanto, ma ne era valsa a pena. «Hai altre domande per me?» chiese.
«Sì» rispose «Avrei un’ultima domanda, signore…posso?» chiese il Serpeverde,
«Ma certo, dimmi pure, Draco».
«Cosa ha fatto alla mano?» domandò, avanzando verso di lui «Sembra infetta».
«Hai un ottimo spirito d’osservazione, ragazzo, hai un futuro come guaritore, lo sai?» disse il preside. Lui arrossì «Ebbene, te lo spiegherò, se ti incuriosisce». La giovane serpe annuì e guardò il preside. Silente si prese del tempo, prima di iniziare a spiegare con calma che quando aveva distrutto l’anello di Orvoloson Gaunt, ne aveva pagato il prezzo. L’oggetto era protetto da una potente oscura maledizione, che come un veleno era penetrata nel suo corpo e aveva iniziato ad infettarlo, a partire dalla mano a cui aveva messo l’anello.
«Sono stato sciocco, anche un mago della mia età può esserlo» disse «Credevo che sull’anello ci fosse la pietra della resurrezione, uno dei Doni della Morte e scioccamente ho creduto di poterla usare per rivedere mia sorella». C’era qualcosa in quel racconto che a Draco non convinceva, Silente non era mai stato di troppe parole, non aveva mai spiegato bene le cose, era sempre stato criptico e misterioso. Aveva visto con i suoi occhi, nella mente di Potter, tutta la frustrazione che il Grifondoro aveva provato durante il quinto anno, quando il preside lo lasciava ogni volta senza una risposta alle sue domande, ai suoi dubbi. Perché adesso, con lui, stava parlando così tanto? «Severus è riuscito a fermare la diffusione della maledizione, limitandola alla sola mano, per questo adesso la vedi così» spiegò l’anziano mago al giovane «Non essere sciocco come me, non farti ingannare da nessuna maledizione».
«Come possiamo aiutarla?» chiese il ragazzo «Ci deve essere un modo».
«No» rispose Piton, sopraggiunto da pochi minuti nell’ufficio del preside, Draco sussultò sentendo la sua voce «Io stesso non ho potuto fare niente e tu non conosci neanche questa maledizione. È antica ed è terribile, Albus, non avresti dovuto parlarne con lui» disse il professore, porgendo una fiala al preside.
«È giusto che sappia, Severus» disse l’altro, accettando la fiala e bevendone il contenuto «E poi il giovane Malfoy non sarebbe andato via senza una risposta». Il ragazzo annuì confermando le sue parole. «Soddisfatto?»
«La ringrazio per aver risposto alla mia domanda» disse educatamente «Se… se dovessi trovare una soluzione?»
«Accetterei il tuo aiuto molto volentieri, Draco».
 


Quel pomeriggio stesso, Draco iniziò a studiare ossessivamente: incantesimi, pozioni, maledizioni, contro maledizioni, contro incantesimi, antidoti, tutto. Ma non riusciva a trovare una soluzione al problema del preside. Passò ore e ore a consultare tutti quei libri, senza ottenere nulla di concreto. Voleva trovare una soluzione per aiutare Silente, voleva disperatamente salvare il preside. Non l’aveva detto specificatamente, ma era stato sottinteso: sarebbe morto, presto o tardi sarebbe successo. E allora come avrebbe reagito Harry? Non conosceva ancora benissimo il Grifondoro, anche se adesso era molto più legato a lui di quanto non lo fosse stato negli anni precedenti e se c’era una cosa che aveva capito di lui, era che Silente era più di un mentore, era la sua figura di riferimento, la persona che più stimava tra tutte le persone che conosceva. Perderlo, per lui, sarebbe stato devastante, tanto quanto l’aver perso il suo padrino e se c’era una minima possibilità di salvarlo, Draco l’avrebbe colta. Silente sa cosa fare – gli diceva Harry – Silente ci aiuterà – affermava quando qualcuno metteva in dubbio la sua disponibilità. Si fidava ciecamente di quell’uomo e forse Draco iniziava a sentirsi più coinvolto di quanto non fosse in realtà. Era buffo che proprio lui pensasse una cosa del genere, quando fino a quattro settimane prima aveva programmato di uccidere il preside per ordine di Voldemort, aveva comprato una collana maledetta, aveva messo del veleno in una bottiglia di Idromele e, prima che Harry gli offrisse il suo aiuto, stava già programmando la sua prossima mossa, tuttavia in quell’ultimo mese molte cose erano cambiate.
Adesso, cercava disperatamente, una soluzione al problema del preside, mentre definiva con gli altri alcuni dettagli del piano per entrare nella camera blindata della Gringott di sua zia. Non sapeva se dire o meno il problema del preside a Weasley e alla Granger, temeva che potessero dirlo a Harry? Non voleva che si preoccupasse prima del tempo, non se lui poteva trovare una soluzione. Ma perché diamine si preoccupava così tanto per lui? Si sentiva stranamente empatico verso il moro e dentro di sé non voleva che soffrisse di nuovo nello stesso modo in cui aveva già sofferto. Dopotutto, Harry aveva salvato sua madre, non aveva permesso a nessuno di farle del male, le aveva trovato anche un posto sicuro in cui stare… e lui gli era riconoscente. Magari era stato anche uno stronzo negli anni precedenti, forse aveva tormentato gli altri e aveva ostacolato Harry in ogni occasione, ma non era un ingrato, non completamente almeno. E dentro di sé, qualcosa si era spezzato quando aveva visto Harry disperato per la morte del suo padrino. Non voleva che rivivesse un dolore del genere, non con una delle poche persone che gli era rimasta. Maledizione, quel ragazzo aveva perso tutto. Non sapeva se era stata l’amicizia con Harry a renderlo così… Tassorosso, ma sentiva che tra lui e Harry c’era qualcosa di indefinito, che li legava come se tra di loro ci fosse un sottile filo che li collegava l’uno all’altro.
«Che stai leggendo?» Hermione gli comparve alle spalle in biblioteca, facendolo sobbalzare.
«Niente, un libro di incantesimi» disse chiudendo il tomo che aveva preso dal reparto proibito, quella mattina all'alba; si era alzato prestissimo, dopo aver passato la notte a leggere altri libri, e si era rifugiato in biblioteca, dove aveva ricominciato a fare le sue ricerche. La Grifondoro spalancò gli occhi e lo guardò in maniera sospettosa, come se credesse che stesse tramando qualcosa di losco.
«Quello è del reparto proibito» sibilò la ragazza «Credimi, ci sono stata più volte di quanto immagini» aggiunse, con sdegno. Non capiva cosa stesse facendo Malfoy e non si fidava di lui. Cercava di non farlo notare a Harry, che sembrava aver preso molto a cuore la situazione, ma lei, nel suo piccolo, cercava di carpire meglio l’atteggiamento del Serpeverde. Certo, a Malfoy Manor aveva dato prova di coraggio e di lealtà, eppure… c’era qualcosa che ancora non la convinceva e temeva di aver ragione, dopo averlo visto con quel libro del reparto proibito.
«Tu? Miss Perfettina è stata nel reparto proibito?» chiese il biondo, cercando di sviare il discorso.
«Non cambiare argomento» lo rimbeccò «Che hai intenzione di fare?»
«Niente!» rispose il Serpeverde sulla difensiva «Solo… una ricerca. A scopo accademico».
«Questa è la stessa cosa che Voldemort ha detto a Lumacorno per sapere degli horcrux» disse Hermione, assottigliando lo sguardo. Tirò indietro la sedia accanto a quella del biondo e si sedette vicino a lui, Draco temette per un attimo che tirasse fuori la bacchetta o che gli tirasse un pugno come al terzo anno «Quindi tu ora mi dici tutto, perché non posso fidarmi di te, se hai segreti».
«Non ho segreti né sto cercando di tradirvi!» esclamò piccato il biondo «Non è affatto questo, non potrei mai, non dopo tutto quello che è successo!» esclamò «Non dopo quello che Potter ha fatto per me!»
«Allora dimmelo» disse lei «Dimmelo e io terrò il segreto per te».
«Lo dirai a Harry?»
«Solo se è qualcosa che può nuocergli» rispose lei. A Draco come risposta andò bene, anzi forse la Granger poteva essergli d’aiuto a trovare una pozione, un incantesimo, qualsiasi cosa che cambiasse il destino del preside. Così a bassa voce, iniziò a spiegarle tutto, partendo dal loro colloquio con Silente del giorno prima. Le disse di aver notato qualcosa di strano sulla sua mano, di essere rimasto per chiedere delucidazioni e poi riportò la stessa storia che il preside aveva raccontato a lui. Infine le disse della sua decisione di trovare una cura per quella maledizione e di farlo soprattutto per Harry, affinché non perdesse un’altra persona cara. Le spiegò anche perché non ne avesse parlato con loro, perché non voleva turbare Harry, non in quel momento delicato e lei annuì, comprendendo le sue motivazioni. E se ne stupì.
«… solo non dirgli di Silente, okay? Non sappiamo come potrebbe reagire» concluse.
«Capisco…» disse lei, annuendo «Ti darò una mano, in due si ragiona meglio» aggiunse «Sei più leale di quanto immagini, lo sai?» domandò inclinando la testa.
Lui arrossì e scosse la testa «Pft. Non è affatto vero, la mia è solo gratitudine». Hermione sorrise, ma fu un sorriso strano, come quello di qualcuno che ne sapeva molto di più del diretto interessato, ma che non voleva parlarne.
«Gratitudine per cosa?» chiese Harry, giungendo insieme a Ron in biblioteca «Sono curioso. Di cosa parlavi con Hermione, Malfoy?» chiese. Draco lo guardò in difficoltà, colto di sorpresa non seppe cosa rispondere subito.
«Libri» rispose Hermione, soccorrendolo «Malfoy vuole informarsi sul mondo babbano e mi sono offerta di elencargli le migliori opere della letteratura babbana» spiegò, mentre il ragazzo annuiva, confermando le sue parole «Vi interessa?»
«No, no, lasciamo a voi secchioni le questioni di libri, vero Harry?» fece il rosso.
«Già…» mormorò il moro «Però… avete legato molto voi due» commentò poi, infastidito.
«Geloso, Potter?» lo provocò Draco, sorridendogli in un modo tutto nuovo.
«Ti piacerebbe, Malfoy» replicò il Grifondoro nervosamente, scuotendo la testa.
«Questo mi ricorda qualcosa…» commentò a bassa voce Ron, trattenendo le risate. I due diretti interessati si scambiarono un’occhiata confusa, poi il rosso non riuscì più a trattenersi e rise delle loro buffe espressioni, mentre gli altri tre si lasciarono coinvolgere dalla sua risata un attimo dopo.
«Ma anche se trovassimo gli horcrux» esordì Hermione «Come faremo a distruggerli?» domandò.
«A questo proposito…» rispose Harry «Draco suggeriva di usare le zanne del basilisco, sapete, come ho fatto con il diario nella Camera dei Segreti».
«Malfoy ha avuto l’idea?» chiese Ron «Miseriaccia!»
«Ti sorprende, Weasley?» domandò ironicamente Draco, alzando lo sguardo sul rosso «Lo sanno tutti i quadri di Hogwarts che sono più geniale di voi messi insieme» affermò «Ovviamente, con voi intendo te e Potter, la Granger poteva arrivarci da sola, se non fosse stata infettata da voi due idioti».
«Questo… dovrebbe essere un complimento?» chiese la ragazza, incerta.
«Nella sua lingua, sì» rispose Harry, lasciandosi scappare un grugnito. Questa nuova amicizia tra Draco e Hermione non gli piaceva per niente, così come non gli era piaciuto il modo in cui Ron e il Serpeverde avevano scherzato, flirtato tra di loro il giorno prima. Non era geloso… giusto? O forse lo era? Non lo sapeva, ma provava un fastidio enorme e non ne capiva il motivo, avrebbe dovuto essere felice che i suoi migliori amici trattassero Draco, quasi, come uno di loro. «Comunque, cosa ne pensate? Andiamo a prendere le zanne?»
«Io lì sotto non ci torno nemmeno morto» fece Ron, rabbrividendo, ricordando vividamente il secondo anno, quando lui e Harry erano entrati nella Camera dei Segreti per rintracciare e salvare Ginny. Il moro alzò gli occhi al cielo e guardò Hermione, che scambiò un’occhiata d’intesa con Draco, prima di rispondere.
«Verrei volentieri, ma devo ultimare delle… ricerche per conto di Silente» disse «Perché non andate voi due? Sono certa che Malfoy muore dalla voglia di vedere la famosa Camera creata dal fondatore della sua casa».
«Non sono mica un codardo» affermò il biondo «Vengo io con te, Potter, qualcuno dovrà pur proteggerti».
«Ho ucciso un basilisco, Malfoy, posso scendere nella Camera dei Segreti anche da solo, grazie tante» borbottò incrociando le braccia al petto, strappando una risata divertita agli altri tre presenti.
 

 
Quella sera, i due ragazzi si incontrarono nel bagno di Mirtilla Malcontenta, lo stesso dove, poco meno di un mese prima, Harry aveva porto la mano a Draco, salvandolo dalla sua disperazione, lì dov’era nata la loro collaborazione, che li stava portando verso lidi inesplorati. Lo guidò verso il lavandino che dava l’accesso alla stanza nascosta, sfiorò con le dita il disegno in rilievo del serpente sul rubinetto e poi chiuse gli occhi per un istante, pronunciando la parola “apriti” in serpentese. Draco, alle sue spalle, sussultò, per un momento gli era parso di sentire la voce di Voldemort, mentre conversava amabilmente con il suo serpente maledetto, ancora aveva gli incubi per quelle scene. Pochi istanti dopo, il lavandino fece uno strano rumore, simile a quello di un meccanismo che si azionava e poi sì aprì, rivelando un tunnel davvero molto profondo, da cui risaliva uno strano e disgustoso olezzo.
«Andiamo?»
«Dovrei entrare in quel buco della morte da cui proviene questa puzza orrenda?» chiese il biondo, inclinando la testa.
«Beh, se vuoi vedere la Camera dei Segreti, sì» disse «Hai forse paura, Malfoy?» lo provocò con un sorrisetto sghembo sulle labbra, imitando la provocazione che il biondo gli aveva fatto più volte ogni volta che si erano sfidati.
«Non copiarmi le frasi, Potter» ribatté l’altro, lo raggiunse e lo fece spostare con una spallata non troppo forte per farlo spostare «Fatti da parte, vado per primo» disse. Poi prese un profondo respiro e fece un salto nel vuoto. Si ritrovò a scivolare lungo una parete viscida, disgustosa che emanava un fetido odore di morte, ma dove diavolo stava andando? Chi lo aveva spinto a fare quella follia? Arrivò alla fine di quello scivolo e atterrò su un letto di ossa e altre cose schifose, si alzò pulendosi i pantaloni e si guardò intorno disgustato. Il fondatore della sua casa era un pazzo a creare un posto del genere, ma chi sano di mente avrebbe mai costruito una stanza segreta nelle dannatissime fognature della scuola? Harry lo raggiunse pochi secondi dopo.
«Questo posto è disgustoso» disse il Serpeverde al suo compagno d’avventura con un'espressione di puro ribrezzo impressa sul volto.
«Già, lo so» replicò l’altro «Vieni, la Camera dei Segreti è da questa parte» disse, superandolo per guidarlo nella direzione giusta per la camera. Draco ricordava di aver visto quel posto nei ricordi di Potter, quelli legati a Tom Riddle e al diario, il grifone aveva solo dodici anni quando era sceso in quel posto e aveva sfidato un enorme serpente per proteggere gli studenti di quella scuola e salvare la sorella del suo migliore amico. Lo seguì attraverso i cunicoli, attento a non cadere sulle ossa presenti sul pavimento. Vederlo nei ricordi del Grifondoro era una cosa, ma dal vivo era ancora più inquietante. Come aveva fatto Potter ad affrontare quella situazione a dodici anni senza impazzire del tutto?  Che avesse ragione Silente e quell’oscurità che aveva percepito in lui era frutto di tutte le brutte esperienze che aveva vissuto? Che motivo avrebbe avuto il preside di mentirgli?
«Sei silenzioso, Potter» esordì il Serpeverde per spezzare il silenzio tra di loro «Questo posto ti provoca brutti ricordi?»
Harry sospirò, mentre scavalcava una pila di sassi «Un po’ sì, ma non è questo, è… questo posto, mi manda strane vibrazioni, capisci? Voglio fare il più in fretta possibile».
«Hai ragione, anche io fuggirei a gambe levate da qua dentro».
«Sei spaventato?» chiese il moro, preoccupato guardando il biondo, senza però usare un tono provocatorio «Guarda che il basilisco è morto, l’ho ucciso io» disse, con l’intento di tranquillizzarlo. Draco emise una breve risata e lo spintonò amichevolmente, scuotendo la testa.
«Sempre a vantarti, Potter non sono una donzella in difficoltà» ribatté, sorridendo appena. Non riusciva ad interpretare al meglio il fatto che il moro si preoccupasse tanto per lui, ma un po’ gli faceva piacere, gli sembrava quasi come se il Grifondoro lo reputasse importante e questo gli provocava delle stranissime sensazioni. Non sapeva da cosa dipendessero né perché si comportasse così, ma le sue attenzioni lo facevano sentire strano. La vicinanza a Potter, in generale, lo faceva sentire strano, non si era mai sentito così in vita sua e non aveva il tempo materiale per analizzare a fondo cosa gli stesse accadendo, dovevano trovare gli horcrux, pensare a come distruggerli, venire a patti con il fatto che il piano fosse cambiato, che Voldemort adesso sapesse che lui era un traditore e tutte quelle cose che gli impedivano di pensare ad altro. E forse per lui era un bene, non gli piaceva focalizzarsi troppo sui propri sentimenti e sulle proprie emozioni, era meglio tenere la mente impegnata in altro, piuttosto che soffermarsi su… futili pensieri.
Potter lo guidò attraverso i cunicoli umidi delle fognature di Hogwarts, fino a che non giunsero davanti a una porta circolare, su cui erano scolpiti due serpenti in rilievo, intrecciati tra di loro. Draco riconobbe quella parete, l’aveva vista nei ricordi di Potter. Il moro deglutì per un attimo e poi parlò di nuovo in serpentese, cosicché l’ingresso si aprisse. Il complesso meccanismo si azionò e i due serpenti sciolsero l’intreccio, iniziando a percorrere la circonferenza della porta, aprendola. Draco non riuscì a staccare lo sguardo da Potter, mentre quest'ultimo pronunciava quelle parole in quella lingua oscura. Senza dire nulla, varcarono la porta e si ritrovarono nella Camera dei Segreti.
Il Serpeverde si guardò attorno esterrefatto, davanti a lui si stagliava una lunga stanza poco illuminata, le fiaccole poste lungo tutto il perimetro della sala si accesero una dietro l’altra, illuminando l’oscurità che regnava sovrana lì dentro. Enormi teste di serpenti e statue fiancheggiavano il lungo percorso che portava verso il centro della camera. Draco avanzò cautamente, come se da un momento all’altro qualcuno avesse potuto attaccarlo, ma il suo era un timore stupido, Potter aveva sconfitto il mostro che aveva vissuto lì dentro. Il fondatore della sua casa doveva essere stato davvero un folle ad aver ideato quella camera per contenere un enorme serpente velenoso, anzi il più velenoso e letale di tutti i serpenti esistenti sia nel mondo magico che non. Deglutì, continuando ad avanzare lì dentro e a guardarsi intorno, mentre Potter gli faceva strada verso la fine della stanza, lì dove l’enorme carcassa del basilisco giaceva abbandonata da ormai quattro anni. Draco strabuzzò gli occhi quando vide il serpente gigante. Era enorme.
«Sorpreso?» chiese il moro, avvicinandosi alla bocca spalancata della creatura «A dodici anni, sembrava ancora più grande» disse con una scrollata di spalle, iniziando, con cautela a staccare una delle zanne della creatura.
«Come hai fatto?» chiese «Come hai fatto ad affrontare questo incubo a dodici anni?»
«Una persona una volta mi ha detto, e cito testualmente, che sono uno stupido Grifondoro con la sindrome dell’eroe».
«Una persona molto saggia» replicò Draco, staccando a sua volta una delle zanne della bestia, Harry ridacchiò e annuì, guardando verso di lui con una strana luce negli occhi. Più passavano i giorni, più il loro rapporto diventava strano, più si avvicinavano. Finirono di recuperare alcune zanne della creatura, mentre Harry spiegava brevemente a Draco cos'era successo nella Camera dei Segreti quando aveva sfidato il basilisco, il biondo gli aveva anche ingenuamente domandato «Scusa, ma non potevi usare il serpentese?» e l'altro gli aveva spiegato che Tom Riddle aveva detto qualcosa al serpente, affinché obbedisse solo a lui, ma con l'aiuto di Fanny e del Cappello Parlante che gli aveva permesso di estrarre la Spada di Godric Grifondoro, era riuscito a vincere. Quando ebbero finito di radunare le zanne, le riposero in una sacca che, saggiamente, Draco aveva portato con sé, poi si avviarono per uscire da quella stanza. Mentre percorrevano la strada a ritroso, il Serpeverde si voltò verso il Grifondoro e si morse le labbra, prima di aprire la bocca per parlare. Aveva bisogno di dirgli quelle parole, le sentiva nascere dal profondo del suo animo e voleva che Potter lo sapesse, perché davvero gli aveva cambiato la vita.
«Potter?»
«Uhm?»
«Sono davvero dispiaciuto di averti sottovalutato per tutto questo tempo» disse «Non avevo assolutamente idea di cosa tu avessi vissuto, sia qui che a casa tua, sei la persona più coraggiosa che io abbia mai incontrato» affermò «So che qualsiasi cosa farò o dirò d’ora in poi non cambierà anni e anni di cattiverie, ma…» si morse le labbra «Conta su di me, per qualsiasi cosa riguardi lo sconfiggere quel mostro o per qualsiasi altra cosa».
Harry sorrise appena, allungando una mano verso di lui e gli strinse una spalla, grato per le sue parole. «Ti ringrazio, Draco» rispose. Si guardarono negli occhi l’un l’altro e poi sorrisero, consci di aver raggiunto un nuovo traguardo.
 

 
Tre giorni dopo la loro visita a Malfoy Manor, Harry, Draco, Piton e Silente si incontrarono fuori dai confini di Hogwarts al tramonto. Come aveva detto il preside, si sarebbero divisi, Harry sarebbe andato con Silente a recuperare il medaglione e Draco sarebbe andato con Piton a recuperare la coppa. Il Serpeverde era pronto ad andare a recuperare l’horcrux alla Gringott, anche se era spaventato dall’idea di fallire. Se solo suo padre o gli altri Mangiamorte si fossero accorti di quella sua iniziativa, sarebbe finita male. Era anche vero che Lucius e gli altri erano ricercati dagli Auror e non si sarebbero mai azzardati ad uscire dal Manor, dove si erano rifugiati, ma la prudenza non era mai troppa e non doveva dimenticarsi che aveva sfidato e tradito la sua famiglia e Voldemort apertamente. Era terrorizzato da cosa gli sarebbe potuto accadere, se lui lo avesse catturato, ma nutriva fiducia nel giuramento che Piton aveva fatto a sua madre. Era vincolato dal Voto Infrangibile, non poteva tradirlo in alcun modo, pena la sua morte, ma non si fidava ancora a pieno di lui. Inoltre, si sentiva rassicurato anche dal fatto che Potter e i suoi amici si fidassero di lui e che, soprattutto questi ultimi non lo considerassero più un potenziale traditore, avere la loro fiducia gli provocava una stranissima reazione: si sentiva carico d’adrenalina, più di quanto non lo fosse stato in vita sua.
«Sta’ attento, Malfoy» gli disse Harry.
«Anche tu, Potter».
«Aspetta» gli disse il moro «Prendi questo, può essere più utile a te che a me» spiegò passandogli un mantello piegato, il biondo alzò lo sguardo su di lui, perplesso «È il mio Mantello dell’Invisibilità, ti sarà utile per nasconderti, se le cose dovessero andare male». Draco annuì e lo ringraziò con un cenno della testa, accettando l’oggetto che il Grifondoro gli stava prestando. Non si aspettava quel gesto, per lui fu abbastanza inaspettato e qualcosa nel suo petto fece male.
Piton sbuffò e gli mise una mano sulla spalla, per smaterializzare entrambi a Diagon Alley, nello stesso momento in cui il preside si smaterializzava con Harry in un altro luogo. Non appena misero piede nel quartiere magico, il professore gli suggerì di coprirsi la testa con il cappuccio del mantello, nel caso in cui alcuni degli uomini del Signore Oscuro fossero stati lì nei paraggi. Draco non ci pensò due volte a seguire il consiglio. Mentre si dirigevano verso la banca, però i dubbi iniziarono a tormentarlo e le domande ad affiorare nella sua mente. Silente gli aveva detto di non preoccuparsi, che Piton era un loro alleato e non un loro nemico, ma allora… aveva ingannato il Signore Oscuro? Era riuscito in quella cosa impossibile? E come aveva fatto?
«Non occorre usare la legilimanzia per capire che qualcosa ti turba, Malfoy» disse l’uomo, mentre camminavano in una stradina secondaria, per raggiungere la banca «C’è qualcosa che vorresti chiedermi?»
«Sì…» rispose il ragazzo, deglutì e alzò lo sguardò sull’uomo «È vero quello che dice Silente? Lei è… un doppiogiochista per lui?» chiese «Credevo che lavorasse per il Signore Oscuro».
Piton gli lanciò un’occhiata che Draco non riuscì ad interpretare subito, prima di rispondere. «Credo di doverti una spiegazione» il ragazzo si morse le labbra e si trattenne dall’annuire «Ho fatto degli errori quando ero molto giovane, errori che mi hanno portato dove sono ora. Quello che dice Silente è vero, lavoro per lui e gli passo informazioni sulle mosse del Signore Oscuro in gran segreto» rivelò, il ragazzo spalancò gli occhi «Gli avevo anche parlato di te, sono rimasto davvero sorpreso, quando ho scoperto che avevi deciso di chiedere aiuto a lui» disse «Né mi aspettavo la tua… singolare amicizia con Potter». Draco arrossì e abbassò la testa, coprendosi meglio il viso con il cappuccio del mantello, per evitare che il professore notasse il rossore delle sue guance «In ogni caso, non hai nulla da temere da parte mia, non è nel mio interesse nuocerti in alcun modo».
«E Potter?» chiese istantaneamente il ragazzo, mordendosi le labbra un istante dopo aver aperto la bocca. Ma cosa gli era saltato in mente di domandare? Piton gli lanciò un’occhiata di sbieco, quasi come per fulminarlo e Draco deglutì, immaginando di aver fatto un’immensa cavolata, poi il suo sguardo mutò per una frazione di secondo in rammarico e l'uomo scosse la testa.
«No, non è nel mio interesse far del male a lui o a uno dei suoi amici Grifondoro» disse «Ora preparati, la Gringott è a pochi passi» aggiunse, cambiando rapidamente discorso «Entriamo, chiedi di poter accedere alla tua camera blindata, mostrando la bacchetta e la chiave» Draco annuì «Quando sarai dentro, userai il Confundus per sviare il folletto e farti portare alla camera blindata di tua zia» il ragazzo annuì ancora una volta «Io resterò qui fuori a controllare la situazione, nel caso in cui arrivino dei Mangiamorte» asserì «Tutto chiaro?»
«Sì, tutto chiaro» rispose Draco, deglutendo. Avrebbe mentito, se avesse detto di non avere paura di quella situazione, fin da quando era stato a casa sua e aveva palesemente fatto capire di aver cambiato fazione, era preoccupato di qualche ripercussione. Tutto taceva, Potter non aveva avuto neanche una visione e… la cosa iniziava a preoccupare tutti, anche se non lo dicevano apertamente. Draco era terrorizzato. Tuttavia, in quel momento doveva concentrarsi sul recuperare l’horcrux e distruggerlo, solo in quel modo avrebbe potuto aiutare Potter a sconfiggere Voldemort e così riuscire a salvarsi. Raggiunsero la Gringott e, apparentemente senza alcun problema, riuscirono ad entrare senza essere riconosciuti da nessuno, quando arrivò davanti al folletto che si occupava degli ingressi deglutì, ma mostrò ugualmente bacchetta e chiave. Per un attimo, temette che a causa dell’arresto di suo padre dell’anno precedente, egli potesse in qualche modo impedirgli di accedere, poi si ricordò di avere la sua camera blindata personale e di aver compiuto diciassette anni da appena una decina di giorni e di avere tutto il diritto di voler accedere ad essa. Infatti, dopo un breve controllo, il folletto gli permise di entrare. Come aveva annunciato, Piton restò a fare da guardia e lui si introdusse nell’area della banca riservata alle camere blindate. Non fu difficile confondere il folletto, anche se richiese parecchia concentrazione da parte sua, e farsi portare direttamente alla camera di Bellatrix.
Fu immediatamente certo di aver avuto ragione sulla “cosa contenuta nella camera” perché le misure di sicurezza prese per fronteggiare un’eventuale minaccia erano decisamente enormi. A protezione della camera, c’era un enorme drago. Draco, con circospezione, pietrificò la creatura, tremando leggermente. Se avesse fatto un solo passo falso sarebbe diventato uno spuntino alla brace per il drago. Il folletto ancora confuso lo guidò all’interno della camera blindata e a quel punto il ragazzo rimase per un attimo spaesato. Non credeva che lì dentro ci fossero così tante cianfrusaglie. Sicuramente erano maledette, non sapeva che tipo di maledizione fosse, ma era certo che tutti quegli oggetti fossero protetti da qualche maledizione, conoscendo le attitudini di sua zia… si guardò intorno, attento a non toccare nulla e, dopo una ricerca visiva accurata, riuscì ad individuare la coppa sulla sommità di una pila di oggetti decisamente troppo in alto da raggiungere con una sola mano, dalla sua posizione. Provò ad appellarla con un Accio, ma si diede dell’idiota da solo: non avrebbe mai potuto funzionare. Si guardò intorno, alla ricerca di un punto d’appoggio con cui potersi aiutare per raggiungere la coppa, ma sembrava che niente facesse al suo caso. Doveva passare inosservato, se non voleva che sua zia si rendesse conto della sua piccola irruzione nella sua camera blindata. Come poteva prendere quell’oggetto senza danneggiare nulla e senza far capire a qualcuno che era entrato lì dentro? Guardò il folletto che era andato con lui e un’idea balzò nella sua mente, il Confundus non era sufficiente per quello che aveva in mente di fare, ma… la maledizione Imperius gli veniva particolarmente bene. Nessuno si sarebbe offeso, se l’avesse usata per prendere l’horcrux e mettere uno dei primi tasselli per la sconfitta di Voldemort. Si avvicinò al folletto e «Imperio» pronunciò, il folletto si immobilizzò e Draco sorrise «Adesso ti farò levitare fino a lì» disse indicando la pila di oggetti «Tu prenderai la coppa lì in cima senza toccare altri oggetti» ordinò, vide il folletto annuire e allora «Levicorpus» pronunciò. Guidò il folletto sollevato da terra fino alla coppa, egli riuscì a prenderla senza alcun problema e Draco lo riportò con i piedi per terra. Prese la coppa e la strinse tra le dita, nascondendola sotto al suo mantello, poi ordinò al folletto di portarlo fuori di lì il più in fretta possibile.
Una volta fuori dalla camera blindata di Bellatrix, superò di nuovo il drago e si assicurò di essere abbastanza lontano, prima di liberarlo dall’incantesimo pietrificante e poi si fece scortare fino alla sua camera blindata, per sicurezza usò un Oblivion sul folletto, per cancellare i ricordi dell’ultima ora. Come se nulla fosse successo, Draco prelevò dei soldi – giusto per mantenere la facciata della sua visita alla Gringott – e poi si diresse di nuovo verso l’uscita, senza destare alcuno scalpore. Era stato particolarmente bravo e veloce, era quasi sorpreso da se stesso, doveva assolutamente raccontare a Potter la sua impresa. Raggiunse Piton, con il quale scambiò una breve occhiata d’intesa e poi si diresse verso l’uscita della banca.
Uscirono dalla banca, come se nulla fosse accaduto e, mentre raggiungevano un punto sicuro dal quale potersi smaterializzare, Piton si bloccò nel bel mezzo della strada e fulmineamente lo spinse dietro alle sue spalle, come se avesse captato un pericolo. Guardò Draco brevemente e «Indossa il mantello di Potter» sibilò «E resta vicino a me». Il ragazzo annuì e fece come gli era stato detto, dopo pochi istanti, un uomo alto coperto da un mantello scuro si avvicinò al professore.
«Yaxley» fece Piton con tono annoiato «Qual buon vento?»
«È strano trovarti fuori da Hogwarts, Severus» disse il Mangiamorte «Viene da chiedersi cosa tu ci faccia qui».
«Affari che non ti riguardano, Yaxley» disse con tono tagliente il professore «Tu piuttosto dovresti essere al Ministero a sorvegliare la situazione per il Signore Oscuro».
«Hai saputo del tradimento del giovane Malfoy?» chiese l’altro, ignorando le parole di Piton. Draco, sotto al Mantello dell’Invisibilità tremò come una foglia, ma si impose di non fiatare, come il professore gli aveva ordinato «Brutta storia, il Signore Oscuro non è per niente felice, sostiene che quando lo troverà, la punizione che riceverà sarà esemplare». Il ragazzo nascosto deglutì e cercò di non emettere un singolo fiato, ma il terrore lo stava invadendo.
«Il Signore Oscuro è stato informato degli avvenimenti» disse il professore «Malfoy si è comportato in quel modo, perché Potter sospettava qualcosa, si è avvicinato al nemico per potersi avvicinare al preside e portare a termine la missione» spiegò brevemente con un’espressione impassibile, Draco rimase stupito da quelle parole, non si aspettava che lo proteggesse in quel modo, allora poteva davvero fidarsi di lui? Aveva sempre avuto ragione Silente? Piton agiva per il bene? Stava ingannando il Signore Oscuro? «L’ho informato personalmente poche ore fa» aggiunse «Il ragazzo è fedele, l’ho interrogato personalmente con il Veritaserum, quando mi è giunta la notizia del tradimento».
«Furbo da parte tua usare il Veritaserum, immagino ne avrai scorte infinite, nel tuo laboratorio di pozioni».
«Non sono più l’insegnante di Pozioni, dovresti saperlo» disse quasi annoiato «Tuttavia, posso accedere facilmente alle scorte» spiegò «Abbiamo finito?» chiese infastidito dall’insistenza del Mangiamorte. Draco aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo, restando immobile. Era terrorizzato, se non fosse stato per la freddezza di Piton e le sue spiegazioni, sarebbe stato spacciato. Stringeva la stoffa del mantello con forza, con il timore che qualche folata di vento potesse farlo volare e smascherarlo e teneva stretta la coppa, per evitare che cadesse, ma le sue mani tremavano come foglie e temeva di perdere la presa. Quando Yaxley andò via, il professore si affrettò a trascinare il ragazzo in una viuzza secondaria e a smaterializzare entrambi lontano da Diagon Alley al più presto.
Si materializzarono ai confini di Hogwarts e «Andiamo nell’ufficio del preside» gli disse il professore. Draco si tolse il mantello dell’invisibilità e annuì, seguendo il professore e camminarono verso il castello, il ragazzo aveva ancora il cuore in gola per l’incontro con il Mangiamorte ed era grato che Potter gli avesse prestato il mantello e che Piton lo avesse coperto in quel modo. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma poteva fidarsi di lui, così come diceva Silente, era sollevato di averlo scoperto, in realtà. Quando raggiunsero l’ufficio del preside, Draco si stupì di scoprire che Potter e Silente non erano ancora tornati. Era andato storto qualcosa per loro? Era successo qualcosa? Avevano avuto dei problemi? Si morse le labbra e mise la coppa sulla scrivania del preside e attese, impaziente, che gli altri due tornassero.
Fu mentre aspettavano che, improvvisamente, il Marchio sul suo avambraccio bruciò come l’inferno e alzò lo sguardo verso Piton terrorizzato, Voldemort lo stava chiamando, probabilmente per interrogarlo su quanto accaduto negli ultimi giorni. Draco deglutì, sentendo il terrore piombare nel suo cuore, immaginando quale sarebbe stata la sorte che gli avrebbe riservato il Signore Oscuro.
Sicuramente, quello non era un buon segno.

 

To be continued...


_______________________________________


Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni
 
Hola peps!
Ben ritrovati con questo nuovo capitolo! :D
I nostri ragazzi sono tornati a Hogwarts e se la sono cavata, perché con loro c’era il presceltissimo e chi siamo noi per punire il presceltissimo #maicorvonero? PFT. Silly tratta bene i suoi raccomandati! A quanto pare può fare tutto, tranne proteggere Draco LOLOL povero, in questa storia lo sto proprio torturando. (Draco: già non è affatto divertente… Io: Ancora devi vedere cosa ho in serbo per te, baby <3 Draco: … *grilli*)
Ma Draco ha capito che Silly sta più di là che di qua e vuole aiutarlo, ma guardate che AMMMMORE, e lo fa solo per Harry suo <3 (sì, lui e Hermione ci lavorano insieme, due menti geniali insieme sono meglio di una, ma ci tengo a specificare che sono – o almeno saranno – solo AMICI, questa è una storia Drarry e lo sarà sempre LOL)
In tutto ciò, non dimentichiamoci degli horcrux che devono essere distrutti. E VIA di missioni in cui sfruttiamo i minorenni (anche se, tecnicamente Draco ha già 17 anni, Harry invece ancora 16, piccino lui) per recuperare preziosi e malvagi oggetti magggici, dopo una piccola parentesi di Draco e Harry nella Camera dei Segreti, in cui il Serpeverde del nostro cuore, continua a capire quanto fegato abbia Harry (fegato sì, cervello MEEEEH). E il nostro Harry è geloso, piccino <3
Il nostro caro Draco ha recuperato la coppa senza alcun problema, è troppo intelligente il nostro piccolo corvo mancato. Vi aspettavate che Piton prendesse così le parti di Draco? EH, dai, ha stretto un cacchio di voto infrangibile, deve parargli il culo, suvvia LOL spero di non averlo snaturato troppo, a mia discolpa l’ho usato pochissime volte nelle storie, spero che vi sia piaciuto il suo cameo! E poi… CLIFFHANGER! Ecco che arrivano i problemi, cosa vorrà il misericordioso, gentilissimo e bravissimo zio Voldy da Dracuccio? EEEEEEH :D
Eheheheh. Non c’è nemmeno Harry che è con Silly a recuperare il medaglione e non è ancora tornato. Come reagirà quando scoprirà cosa è successo? E riusciranno a distruggere la coppa? E in tutto ciò Draco troverà la soluzione per il problemino che sta portando Silly verso la morte? E perché ho salvato Narcissa? EEEEH.
A voi l’ardua sentenza, altrimenti tutte queste domande troveranno risposte nei prossimi capitoli u.u (io me lo sento, questa storia arriverà ad avere 30 capitoli se non mi do una regolata, OPS.) (io ci provo a non aggiungere le cose, ma mi sono accorta di un piccolo errore che avevo commesso e quindi ho aggiunto dei piccoli pezzetti che… BOM sono diventati due capitoli, MISTERO.)
BTW, ringrazio con tutto il mio cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, Eevaa, Estel84, Fabiana21 e Himeko82, grazie infinite per il supporto <3 grazie anche a tutti coloro che seguono la storia silenziosamente e a chi la aggiunge alle varie categorie, thanks a lot!
See you on Saturday, peps!
Love all of ya <3
#Staysafe
 
PS. Indovinate la regione di chi è passata da gialla a rossa senza passare per l’arancione?
 
Fatto il misfatto

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: dreamlikeview