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Autore: gyikhu    14/11/2020    2 recensioni
Sequel di Crossroads! Nathan Drake e Lara Croft tornano insieme ad affrontare nuove avventure. Ci saranno enigmi da risolvere, trappole, sparatorie e ostacoli da superare. Come nei più classici romanzi d'azione, la storia prende ispirazione dalla saga di Uncharted, Tomb Raider e dalla bellissima interpretazione di Angelina Jolie nei panni di Lara. [Nathan/Lara]
Dal testo in inglese: Una tomba perduta, una mappa sconosciuta, un partner familiare. Cos'altro ci vuole per una grande avventura?... e forse per qualcosa di più. Se non sei l'unico a cercare il tesoro, è meglio che ti sbrighi!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link al sesto capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/6/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
Grazie sempre a ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m per le recensioni! <3 <3 Mi piace tantissimo rispondervi, chiacchierando di tanto in tanto delle fanfiction e di Tomb Raider, due tra i miei argomenti preferiti! :D Buona lettura!








L’albergo di Budapest era tra i più rinomati della città. Appena arrivata in stanza, Lara disfece il borsone che le era stato spedito da Bryce, si cambiò velocemente e srotolò nuovamente la mappa sul tavolo. L’aveva guardata non sapeva quante volte durante il viaggio in aereo, imparando a menadito il percorso descritto, ma non era facile come cercare un indirizzo nelle pagine gialle visto che negli ultimi secoli la città era cambiata molto. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
Non fu un caso la scelta di quell’albergo, poiché il castello indicato sulla mappa incombeva sul lato opposto del fiume. Era bellissimo alla luce notturna; il suo riflesso sfocato colorava la superficie dell’acqua. Lara amava follemente le città di notte, perché mostravano i loro volti più belli. Osservò meditabonda le luci del ponte che collegava le due sponde, il più antico e magnifico della città. Alcuni deboli colpi alla porta la riscossero. Alzando un sopracciglio sorpresa, dal momento che non aspettava nessuno, si avviò all’ingresso ed aprì.
“Che ci fai qui?” chiese stupita a Nate, il quale, come sempre, stazionava in piedi davanti alla porta con la spalla appoggiata allo stipite e le braccia converse.
“Ho promesso di portarti fuori da qualche parte, e direi che è arrivato il momento.”
“Oh, Nate, possiamo rimandare? Sono così stanca,” lo supplicò Lara, ma lui scosse deciso la testa.
“Se ben ricordo, hai assicurato che non mi avresti detto di no,” replicò Nate in modo convincente, e fece un passo verso di lei. “Vieni. Ti prometto che ti piacerà,” disse gentilmente prendendo la mano di Lara, la quale, alla fine, si arrese.
“Come vuoi, ma ho aspettative molto alte. Non deludermi,” scherzò la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.

***

“Che dire. Non molto tempo fa, ritrovarmi a bere per la terza volta con te sarebbe stata l’ultima cosa che avrei ritenuto possibile,” disse Lara facendo tintinnare dolcemente i loro bicchieri. Si erano seduti ad un tavolo del bar dell’albergo, con una bottiglia di buon vino rosso d’annata.
“Non puoi resistermi,” scherzò Nate saggiando il vino. Non era l’alcolico che più apprezzava, ma una bottiglia di birra non sembrava adatta all’occasione.
“Che presuntuoso,” disse Lara, e lasciò scorrere il vino in bocca per assaggiarne il sapore. Piacevole, speziato, con un retrogusto amarognolo.
“Mi lusinghi,” rispose Nathan con un sorriso.
Lara guardò oltre la finestra del bar con aria nostalgica. “Ne abbiamo passate tante insieme.”
“Come dimenticare? E dove saresti adesso se non ti avessi trascinato fuori dall’acqua?” disse Nate ridendo, ripensando a tutte le precedenti avventure trascorse insieme.
“Per la cronaca, non saremmo rimasti intrappolati se non fosse stato per te,” replicò Lara con finto risentimento. “Non riesco a contare le volte che siamo finiti in acqua.”
“Ma ne siamo sempre usciti, in un modo o nell’altro,” convenne Nate. Si adagiò comodamente con la schiena alla sua sedia, appoggiando l’avambraccio sullo schienale e osservando attentamente la compagna. Gli risuonarono alla mente le parole di Sully con una chiarezza disarmante, come se le avesse sentite il giorno prima. Quella donna è brava, tosta, e dannatamente bella. Era vero, ammise contemplandola con sguardo acceso. Ma da allora aveva cominciato a vederla con occhi completamente diversi. Gli era mancata tantissimo nelle due settimane dopo la scoperta della tomba di Gengis Khan, con una veemenza che poche altre volte aveva provato nella sua vita. “La prima volta che ti ho vista a Kuala Lumpur ero rimasto sorpreso. Non eri come ti avevo immaginato.”
“Davvero? In che senso? Sono curiosa,” disse Lara sorridendo e rilassandosi sulla sedia, incrociando le gambe.
“Non penserai che te lo dica, vero?” scherzò Nate ridendo allegramente. “Non sono un pazzo.”
“Me lo devi. Hai tirato fuori tu il discorso, e non me ne vado finché non avrò una risposta,” lo minacciò scherzosamente Lara. L’angolo della sua bocca alzato mostrava un sorriso sfacciato e disinvolto.
“Nemmeno se mi punti una pistola alla testa,” replicò Nate sorridendo mentre si chinava all’indietro, senza mai toglierle gli occhi di dosso, tenendole lo sguardo.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato, non puoi più sorprendermi,” disse Lara arcuando le sopracciglia. “Avanti, Nate. Non fare il vigliacco.”
“Va bene,” mormorò Drake alzando le mani in segno di arresa. “Ho pensato che avrei avuto l’avventura più pazzesca di sempre, ma non ero sicuro che sarei riuscito a convincerti di farla con me.”
“Con te?” chiese Lara con sconcerto avvicinandosi con la sedia. “La questione era, piuttosto, se ti avrei permesso di unirti a me.”
“Certo, come se ne avessi avuto la possibilità,” ridacchiò Nate.
“Non esserne così sicuro. Avrei potuto liberarmi di te in qualsiasi momento,” sostenne Lara sicura di sé, godendosi sempre più la loro piccola battaglia.
“Allora perché non l’hai fatto?” la provocò Nate guardandola con sfida.
“È una bella domanda,” ammise Lara riflettendo sulla risposta. “Perché non l’ho fatto?” ponderò guardandolo di sottecchi, come se il compagno dovesse conoscere la risposta.
“Perché anche quella volta hai ceduto al mio fascino,” spiegò Nate con fiducia.
“Hai sempre una cosa in testa,” replicò Lara con tono di rimprovero.
“Come se tu non ci avessi mai pensato. Non dimentichiamo chi ha cercato di sedurre chi,” ribatté Nate con occhi sempre più infuocati.
“Quante volte continuerai a ripeterlo?” disse Lara con una smorfia. “La verità è che parli tanto, ma di fatto non hai colto al balzo la tua occasione.”
“Non è ancora detta l’ultima parola,” sussurrò Nate con voce misteriosa.
“Comincio a pensare che quando ci sei tu, le cose non vanno mai come previsto,” scherzò Lara. Quando appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo, Nate alzò la bottiglia. “Vuoi farmi ubriacare?” chiese Lara mentre guardava con aria assente il bicchiere riempirsi di nuovo.
“Speravo non te ne accorgessi, ma mi hai beccato,” rispose il cacciatore di tesori con un sorriso malizioso.
“Non sarà così facile,” scherzò Lara prendendo il bicchiere e bevendo un po’. “Ma puoi provarci,” soggiunse sorridendo, chiudendo gli occhi per ascoltare la musica che si diffondeva per la sala. Qualcosa di leggero, strumentale, tranquillo.
“Credo sia ora di andare a letto,” decretò Lara finendo di sorseggiare il vino e mettendo giù il bicchiere vuoto. “Domani vorrei dare un’occhiata più da vicino al luogo indicato nella mappa,” soggiunse, poi elargì al ragazzo un sorriso sincero. “È stata davvero una serata piacevole.”
Nate rispose con un sorriso sfuggente, poi si alzò e si mise di fianco a Lara.
“Bene, andiamo,” le disse tirandola su per la mano. “Ti accompagno in camera.”
Di riflesso, Lara aprì la bocca per opporsi alla sua gentilezza, ma cambiò idea.
“Quindi cosa stavi dicendo riguardo lo sfruttare le occasioni?” chiese Nate con un sorriso birichino sul volto mentre salivano le scale. L’intero corridoio era deserto, non c’era nessuno e non si muoveva una foglia.
“Ti ho detto che avresti dovuto approfittare quando si era presentata l’occasione,” rispose Lara ridendo, poi si voltò in cima all’ultima rampa di scale per affrontarlo con sguardo risoluto. Nate era in piedi su uno scalino più basso con gli occhi assottigliati; il suo braccio le scivolò intorno alla vita tirandola a sé, le sue labbra si incurvarono in un sorriso provocatorio.
“Di solito non lo faccio al primo appuntamento,” disse con sfida lei, cercando di inarcarsi un po’ all’indietro per sfuggirgli.
“Perché invece non ci concediamo adesso la nostra seconda possibilità?” chiese Nate facendo un passo in avanti quando la ragazza sembrò voler allontanarsi. Si erano già trovati in situazioni a stretto contatto, ma adesso era diverso. Lui lo sapeva e lei lo sapeva.
“Se pure ci provassi, ho paura che lasceresti fare tutto a me,” replicò Lara prendendogli la mano per allontanarla dalla vita. Cominciò a camminare verso la sua stanza. Lentamente, come se non volesse arrivare troppo presto.
“Ti darebbe così fastidio?” chiese Nate sorridendo mentre la guardava camminare davanti a lui, tenendo le dita intrecciate che lei non riusciva a districare. O non voleva.
“Non lo so,” rispose Lara sorridendo, con la testa ebbra di vino.
“E se questa volta ci provassi io?” domandò Nate stringendo la presa della mano per tirarla indietro. Di nuovo a pochi centimetri da sé.
“Vuoi provare a sedurmi?” chiese Lara divertita. Incespicarono verso la stanza; i piedi di Lara quasi non riuscivano a trovare la strada. Lei si allontanava e lui la teneva stretta.
“Pensi che non ci riuscirei?” domandò Nate avvicinandosi ancora di più, fermandosi con lei sotto l’uscio. Era stata una bella serata e sicuramente sarebbe potuta andare meglio.
“Siamo già arrivati a questo punto un paio di volte,” continuò a prenderlo in giro Lara, ma stavolta non cercò di reagire. Quando la sua schiena toccò la porta, la faccia di Nate era a pochi centimetri dalla sua.
“Ma stavolta potremo finalmente andare oltre,” mormorò lui sorridendo, reggendo lo sguardo di lei – quei meravigliosi occhi nocciola che lo affascinarono fino dal primo giorno.
“Cosa proponi?”
“Preferisci che te lo spieghi o che te lo mostri?” rispose Nate con un’occhiata sfacciata ed accalorata. Le labbra carnose di Lara si incurvarono in un sorriso.
“Lo sai che sono una donna pragmatica,” sussurrò dolcemente la ragazza.
“Sì, lo avevo capito,” rispose Nathan avvicinandosi con le labbra all’incavo del collo di Lara. Quest’ultima ridacchiò quando sentì la barba incolta del compagno farle il solletico. Perché no, diavolo?, fu il pensiero veloce che le attraversò la mente, e ciò che avvenne un attimo dopo fu che caddero sul pavimento della camera non appena la porta si aprì. “Sbrigati!” mormorò eccitata tirandogli frettolosamente la maglietta. Impaziente e selvaggia, proprio come l’aveva immaginata Drake. Nella carne, sulla pelle e su quelle labbra: poteva vederle chiaramente il fuoco, il desiderio smanioso, la passione che le faceva brillare gli occhi. E Dio solo sapeva quanto provasse la stessa cosa anche lui; e da quando, probabilmente dalla quella fatidica notte in cui si era introdotta nel suo appartamento. Ma quel momento, quel preciso momento, superava ogni aspettativa del ragazzo.
Lara, schiena a terra, si voltò agilmente per avere il sopravvento, ma Nate non si arrese e rotolò fin quando il corpo della ragazza non fu di nuovo sotto il suo. L’aria attorno a loro sembrava che sfrigolasse, Nate poteva sentirlo benissimo, poteva immaginare quella notte calda, travolgente e irragionevole, senza che si preoccupassero di nient’altro.
L’archeologa sentì il telefono squillare da qualche parte in lontananza, ma le servirono un paio di secondi per capire da dove provenisse il suono.
“Che vada al diavolo!” sentì dire dalla voce di Nate ovattata. Persa in tutti quei sensi eccitanti, aveva poco chiaro ciò che le stava succedendo attorno. Tutto ciò che sentiva era il suo tocco, le sue mani e quelle labbra calde che si adagiavano da qualche parte del suo corpo. Ma il telefono non smetteva di suonare. Le braccia di Lara cominciarono a brancolare alla cieca seguendo il suono, ma Nate allungò la mano per bloccarla, facendola ridere. Riuscì nell’intento, ma troppo tardi: le dita di Lara si impigliarono nel cavo del telefono, trascinando il ricevitore a terra accanto a loro.
“Signorina Croft?” sentì dire da una voce lontana, da qualche parte vicino all’orecchio. “Pronto?”
Con grande difficoltà, Lara trovò il telefono, ma ancora una volta si mise a ridere quando sentì le labbra di Nate cominciare a giocare intorno al suo ombelico.
“Volevo informarla che suo fratello è arrivato,” disse la receptionist decisa a non aspettare più alcuna risposta.
“Sì… grazie,” balbettò Lara lasciando cadere il telefono. Passò le dita sui capelli di Nate mentre quest’ultimo si avvicinava sempre più al suo viso, passando con le labbra sui seni, sull’incavo del collo, salendo sul mento. Il bacio che seguì era uno dei più passionali che avesse mai ricevuto e che avesse mai dato, un’eruzione di tutte le tensioni accumulate in quei mesi, della libidine repressa ed evidente avuta nei loro viaggi, battibecchi e scontri. Le fu difficile, a causa di ciò, trovare la lucidità necessaria per rendersi conto realmente delle parole che aveva sentito al telefono; ma infine, come sempre, essa prese il sopravvento.
“Accidenti!” esclamò improvvisamente. “Nate, dobbiamo andarcene da qui!” soggiunse con tono preoccupato. La sua mente si schiarì tanto velocemente quanto la passione che li aveva colpiti. Con un movimento improvviso allontanò Nate, il quale non capiva cosa stesse succedendo.
“Cosa?” chiese il cacciatore di tesori guardandola stupito e confuso.
“Ci hanno trovati,” spiegò Lara alzandosi in fretta e furia cercando i vestiti sul pavimento.
“Cosa?” ripeté Drake sempre più perplesso.
“Mettiti la maglietta!”esclamò di nuovo la ragazza, raccogliendo di fretta e furia lo stretto necessario nello zaino, selezionando solo gli oggetti più importanti. “Dobbiamo andarcene subito!”
“Che è successo?” chiese Nate alzandosi a sua volta, capendo che Lara faceva sul serio.
“Te lo spiego dopo, ora veloce! Prendi la mappa!” disse Lara dirigendosi al tavolo per prendere le pistole e riporle nelle fondine. Agguantò l’auricolare al volo e se lo mise all’orecchio senza aspettare di posizionarlo nella cintura. Nate si avvicinò e prese la mappa prima ancora di capire dove diavolo fosse finita la sua t-shirt. Lara era già posizionata davanti alla porta e l’aprì leggermente. “Presto!” ripeté guardando Nate, il quale, finalmente, trovò il capo d’abbigliamento smarrito. Uscirono nel corridoio e, nell’esatto momento in cui entrarono in ascensore, quattro uomini in abito nero comparvero dall’angolo all’estremità opposta.
“Accidenti!” mormorò Lara irrigidendo i muscoli e girandosi di schiena. Uno degli uomini li notò e fece segnale al gruppo.
“Scappiamo!” gridò Nate prendendola per la mano non appena scorse i quattro uomini muoversi velocemente verso di loro. Svoltarono all’angolo adiacente all’ascensore, dove si trovavano le scale. Corsero velocemente saltando diversi scalini, e, arrivati alla prima rampa, Nate diede un calcio alla porta per non perdere tempo. Udirono delle voci provenire dal piano terra.
“Perfetto. Vedo che hanno usato diverse precauzioni,” sbottò Nate voltandosi di sfuggita per vedere tre uomini che correvano sulle scale. Uno di loro aveva la mano che già impugnava una pistola col silenziatore.
Nate afferrò di nuovo la compagna per il braccio e prese il corridoio. Sentirono le scale oltre la porta rotta risuonare dei passi pesanti e nervosi, sempre più vicini. “Sembra che Herr Schiffen non abbia preso bene il nostro furtarello,” convenne Lara sorridendo nonostante la situazione.
“Ma come ci hanno trovato?” chiese Nate confuso senza mai rallentare il ritmo della sua corsa.
“È ciò che voglio scoprire,” rispose Lara. “Dobbiamo uscire di qui prima che ci accerchino,” soggiunse facendosi prendere dal panico e cercando una via d’uscita. Il corridoio era uguale a quello dove si trovava la stanza di Lara: tappeto rosso sotto i piedi, porte su ogni lato, alcuni quadri bucolici sulla parete. Le voci e i passi erano sempre più vicini. Dovevano agire in fretta.
“Guarda!” disse Nate indicando uno sportello sul muro alla fine del corridoio. Corsero in quella direzione, poi il cacciatore di tesori diede un’occhiata veloce all’apertura.
“Sei matto?” chiese Lara guardandolo incredula. “È un’idea peggiore persino di quella che hai avuto mesi fa di saltare nel burrone,” soggiunse affacciandosi con la testa oltre il battente e osservando il tubo di metallo ripido e buio.
“Hai un’idea migliore?” domandò di rimando Nate. “Scendendo per il tubo della lavanderia si arriverà al piano terra.”
“Se ne usciremo interi,” convenne Lara esitando, e proprio in quel momento la porta delle scale venne varcata dagli uomini in nero. Due secondi dopo, un proiettile fischiò vicino alle loro teste. “Hai vinto!” esclamò Lara infilandosi velocemente nella fessura e scomparendo in un attimo. Nate la seguì senza pensare. La velocità con il quale caddero li prese alla sprovvista. Sbatterono forte e più volte contro le pareti metalliche del tubo, quando finalmente, dopo una caduta apparentemente senza fine, Lara atterrò in un cestino gigante pieno di asciugamani e lenzuola. Si allontanò giusto in tempo per far scendere anche Drake.
“Dove siamo finiti?” chiese la cacciatrice di tombe gemendo e massaggiandosi gli arti doloranti.
“Credo nel seminterrato. Per fortuna i nostri amici non sono così coraggiosi,” convenne Nate guardando di sfuggita su per il tubo. “Muoviamoci!”
Uscirono dal cesto della biancheria e, nel mentre, Lara si sistemò l’auricolare.
“Bryce!” gridò nella cuffia. “Aiutaci ad uscire da qui!”
“Cosa? Dove sei?” rispose dopo pochi secondi. La linea era instabile e la voce discontinua. Lara capì a malapena ciò che le disse.
“Da qualche parte nel seminterrato, al tubo della lavanderia,” spiegò impaziente l’archeologa in attesa di istruzioni, coi muscoli pronti a scattare.
“Aspetta un attimo!”
“Non abbiamo tempo, ci stanno inseguendo,” disse Lara e, senza aspettare una risposta, continuò a percorrere il corridoio. Scorse un’altra dozzina di enormi cesti di biancheria addossati contro il muro in fila. L’ambiente era illuminato da luci a neon fredde e bianche. Corsero su per le scale senza incappare in nessun nemico e si fermarono davanti ad una piccola finestra circolare. Lara si abbassò e sbirciò stando attenta a non farsi notare.
“Sono là fuori,” mormorò a Nate individuando un uomo in giacca e cravatta aggirarsi nel ristorante.
“Da questa parte,” disse il ragazzo varcando la porta seguente a battente di metallo. Quando questa si richiuse dietro di loro, capirono di trovarsi in cucina. A tarda notte non c’era nessun cuoco in giro; gli utensili era appesi o riposti sui banconi, perfettamente puliti e luccicanti, in attesa del giorno seguente. Lara percepì dei rumori dietro di sé, si voltò ed incontrò gli occhi blu e gelidi dell’uomo che aveva visto poco prima, il quale, per fortuna, non l’aveva ancora avvistata.
“Maledizione!” mormorò accucciandosi dietro al bancone e trascinando con sé Drake. “Dobbiamo trovare un’uscita al più presto.”
“Per di qua!” bisbigliò Nate aprendo una porta metallica e pesante alle sue spalle spingendola dentro.
Quando Lara si rese conto del posto in cui erano incappati, fu troppo tardi.
“Non chiudere la porta!” sussurrò con voce nervosa, ma l’anta si richiuse dietro loro con un tonfo sordo prima che Nate riuscisse a fermarla. “Perfetto,” soggiunse Lara sospirando. “E ora?”
“Dammi un minuto,” disse Nate cominciando a tremare e scorrendo con gli occhi sulle pareti della gelida stanza. Pezzi di carne erano appesi su dei ganci attaccati al soffitto e sugli scaffali erano stati riposti formaggi, verdure e ogni altro tipo di cibarie.
“Ci troveranno domattina morti congelati,” ritenne Lara con fastidio. “Conosco bene queste celle frigorifere.”
“Non vedere il bicchiere mezzo vuoto,” replicò Nate guardandola distrattamente.
“Lo vedo per intero, e non c’è una goccia,” disse la ragazza camminando senza meta.
“Non ricordi? C’è sempre una via d’uscita,” sostenne Nate sorridendo.
“Forse nelle trappole antiche e millenarie, ma questo è un frigorifero, per l’amor del cielo!” sbottò Lara gesticolando. “Che via d’uscita speri di trovare? Non si può aprire se non dall’esterno,” soggiunse dopo aver controllato la porta. Si strofinò le braccia quando sentì il gelo strusciarle sotto la pelle. Il respiro era diventato denso vapore acqueo. L’unica maglietta che indossava non l’aiutava certo a sopportare il freddo; a saperlo, avrebbe voluto prendere qualcosa di meglio quando era scappata dalla camera. “Ok. Troviamo un altro modo per andarcene.”
“Non riesco a pensare con questo freddo,” scherzò Nate saltellando sul posto e muovendo le spalle per rimanere caldo. “Ma non mi dispiacerebbe scaldarti un po’,” soggiunse sfacciatamente, ricevendo lo sguardo torvo di Lara.
“Non credo sia il momento adatto,” ritenne camminando avanti e indietro per la piccola stanzina. Quando raggiunse la parete opposta alla porta, l’auricolare fece un crepitio nell’orecchio. All’inizio non se ne accorse neppure, ma al secondo tentativo successe di nuovo. Lara alzò la testa e con una mano premette sull’auricolare per ascoltare meglio. “Bryce? Mi ricevi?” disse, ma la risposta fu solo un crepitio statico. La ragazza si mosse nelle vicinanze, cercando il punto dove poter avere una migliore ricezione.
“Forse salendo più in alto,” suggerì Nate capendo ciò che stava facendo la compagna.
Lara annuì e provò ad appoggiare un piede ad uno degli scaffali per verificarne la stabilità, e, assicurandosi che ce ne fosse a sufficienza, cominciò ad arrampicarsi. L’auricolare prese a sfarfallare più forte, ma l’archeologa ancora non riusciva a distinguere bene i suoni. Nathan mantenne ferma la struttura con le mani e Lara raggiunse il soffitto basso e buio. Spostò diverse volte la testa e si concentrò.
“Bryce!” riprovò, udendo finalmente la sua voce, anche se piuttosto debolmente. Capì a malapena ciò che le stava dicendo, ma fu sufficiente. “Devi farci uscire di qui! Cucina, cella frigorifera,” disse mantenendosi sul vago e scandendo bene le parole affinché lui non fraintendesse.
“Cerco… arti… fuori,” fu tutto ciò che riuscì a capire, ma almeno fu sicura che Bryce avesse capito con precisione cosa fosse successo.
“Vittoria!” esclamò facendo un unico balzo a terra. “Ora dobbiamo solo aspettare che Bryce si inventi qualcosa.”
“Te l’avevo detto che c’è sempre un modo,” disse Nate con un sorriso.
“Ma non dipendeva certo da te,” scherzò Lara. Si scaldò le mani davanti alla bocca, poi se le strofinò.
“La mia offerta è ancora valida,” disse Nate sorridendo con eloquenza quando la vide avvicinarsi a sé.
“Non ti arrendi mai, vero?”
“No,” rispose Nathan avvicinandosi a lei e appoggiando l’avambraccio ad una delle mensole, sovrastandola in altezza. “Dopo stasera, credo che mi monterò un po’ la testa. Mi avrai alle calcagna, Lady Croft.”
Lara lo guardò nella penombra della cella frigorifera, poi scostò altrove la testa e sorrise.
Udirono uno scatto nella direzione della porta e si guardarono sorpresi.
“Bryce può ancora fare miracoli,” disse Lara fiduciosa dirigendosi alla porta. Ma nel momento in cui si aprì, il suo entusiasmo scomparve alla stessa velocità di com’era arrivato. Alzò docilmente le mani in segno di resa, seguita da Nate. Un gruppo di uomini in giacca e cravatta incombeva sotto l’uscio con le armi puntate.
“Nicht bewegen!” sentirono urlare da uno di loro, e non ci fu bisogno di traduzioni per capire cosa volessero. Un uomo si avvicinò ai due e, prima ancora che riuscissero ad aprire bocca, li colpì dietro la nuca col calcio della pistola. Tutto, intorno a loro, divenne buio.
   
 
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