Salve a tutti,
sono tornata e vi
posto subito il capitolo successivo.
Grazia a chi ha
letto…bacio…
Ps:
ovviamente vi
lascio il link della canzone che accompagnerò questo pezzo
http://www.youtube.com/watch?v=OvKXYT_lBWc. Come sempre ribadisco che
nei ricordi legati a Twilight, i dialoghi sono della Meyer, io ho
modificato i commento tra l'uno e l'altro...
Bella
Ero distesa in un
letto di ospedale per l'ennesima volta...guardavo fuori dalla finestra e
ripensavo alla promessa fatta a Jake...riuscirò davvero a dimenticare Edward?
Riuscirò a lasciarmi andare di nuovo? Amerò ancora? Jake? Scossi la testa
incerta...perchè non sei qui? Perchè non sei venuto da me...mentre morivo, ho
sentito la tua presenza...ma evidentemente mi sbagliavo, era solo il riflesso
della mia illusione di volerti accanto e di crederti ancora innamorato di me...
”Bella?” “Jake...”
sospirai “Non ti senti bene?” “No...è tutto ok...pensavo...” abbassai lo
sguardo, nascondendo le ennesime lacrime “Bella...io so che per te è
difficile...ti sarò sempre vicino, prenditi il tempo che ti serve...”
“Grazie...proprio di questo volevo parlarti” lo guardai fisso negli occhi
“Dimmi” mi accarezzò la mano e la strinse “Io ho bisogno di una giornata per
ripercorrere dei posti...” “Ti porto volentieri...” “No!” ritrassi la mano
“Devo farlo da sola” “Ma...” “No Jake, niente ma...è una cosa che riguarda solo
me, nessun altro. Dopo di questo, mi aiuterai a scegliere il college a cui fare
domanda?” sorrisi, sorrise anche lui “Ok, ma stai attenta”.
Dopo una settimana
trascorsa in ospedale, finalmente mi dimisero, dovetti ovviamente, sorbirmi
anche la ramanzina di Charlie e dovetti inventare una scusa per uscire, con la
complicità di Jake “Bells, sta attenta. Esci solo perchè so che sei con Jacob,
non mi perdonerei se ti succedesse ancora qualcosa!” “Papà devi stare
tranquillo, fidati di me.” “Eh Bells, non è che non mi fidi di te...è che...tu
sei un attira disgrazie” sospirò, mentre io sobbalzai a quelle parole...me lo
diceva sempre anche lui...
Indossai la
maglietta blu che tanto piaceva ad Edward e attesi l’arrivo di Jake…prendemmo
il pick-up “Bella sei sicura di voler fare tutto da sola?” “Ancora insisti? Ti
ripeto che riguarda me e poi ho bisogno di restare sola, non mi va di avere
spettatori” “Sono solo preoccupato” abbassò gli occhi “Lo so e ti
ringrazio...ma andrà tutto bene”. Ci fermammo il più lontano possibile da casa
mia e feci scendere Jacob “A più tardi” e partii più veloce che potessi verso
la mia prima tappa: la radura...
“Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto
Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto
In quelle giornate che passavano in un' ora
E la tenerezza i tuoi capelli e le lenzuola
E no, non piangere che non sopporto le tue lacrime
Non ci riuscirò
Perché
Ogni sorriso è oro
E nella lontananza perdonandoti ti imploro
E parlerà di te
È solo che…”
Per la millesima
volta mi ritrovai in quel posto, nascosto al mondo, in cerca di te...questo mio
voler ripercorrere a ritroso il passato, non era altro che una scusa per
provare un'ultima volta a cercare un segnale della tua presenza...
Mi distesi sul
prato e mi voltai di lato, sperando che ti materializzassi accanto a
me...ma...niente...”Che agnello stupido...” dissi tra me e me...un agnello
abbandonato dalla sua preda che, per paura o per amore, lo ha salvato...ma...ha
lasciato il vuoto attorno a sé...Edward...io sono vuota senza di te...
Mi alzai di
botto...mi ero addormentata...era passata un'ora...più lentamente che potessi ritornai
al pick-up, sempre con la speranza nel cuore che tu mi fermassi...accesi e
guidai fino alla successiva tappa: casa Cullen...
“Che quando non ritorni ed è già tardi e
fuori è buio
Non c'è una soluzione questa casa sa di te
E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio
E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse
E questo fa paura
Tanta paura
Paura di star bene
Di scegliere e sbagliare
Ma ciò che mi fa stare bene sei tu amore”
Arrivai davanti
quella grande casa dopo qualche minuto di viaggio...rivederla fu strano...scatenò
in me un miscuglio di sensazioni: sentii il cuore che battere furioso, effetto
che mi procuravi sempre tu con la tua sola presenza, il tuo solo sguardo mi
accendeva...Edward...aprii lentamente la portiera e mi diressi verso la
porta...mi affacciai da quell'enorme vetrata ed era tutto buio...non avevate
lasciato niente...provai ad aprire la porta e fui subito assalita da un profumo
delizioso...chiusi gli occhi per godermi a pieno quel momento...quella casa era
intrisa di quel profumo...riaprii gli occhi e mi diressi verso il pianoforte...mi
soffermai su quei tasti, restando colpita per quanto fossero lucidi, come se
qualcuno li avesse puliti da poco...poi un flash mi bloccò le dita ”Questa
l'hai ispirata tu...”...la mia ninna nanna...inavvertitamente
sorrisi e le lacrime mi lacerarono il viso, cadendo rapidamente su quei tasti,
suonando una melodia silenziosa...
Di scatto mi
alzai, corsi in camera tua, dovevi essere per forza lì, il tuo profumo era
sempre più intenso, vivo come se fossi stato lì da poco...spalancai la porta,
furiosa assalita dalla mancanza di te e ciò che trovai mi spaventò...: il
vuoto...
Mi lasciai andare
per terra, immersa nelle mie lacrime...”Perchè non sei qui? Vuoi davvero
lasciare che mi innamori di un altro? Vuoi che ti dimentichi? EDWARDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD!!!”
gridai fino a sentirmi male...il cuore
pulsava, il sangue fluiva troppo velocemente, mi mancava il fiato...sentivo gli
occhi roteare per tutta la stanza incessantemente…restai ferma così...distesa
su quel pavimento freddo...come lo eri tu...
In quel frangente,
mi sentii a casa mia...era tutto così...spento...rifletteva
perfettamente il mio stato d'animo...si: io ero spenta...
“Ho collezionato esperienze da giganti
Ho collezionato figuracce e figuranti
Ho passato tanti anni in una gabbia d' oro
Si forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero
ora dipenderò sempre dalla tua allegria
Che dipenderà sempre solo dalla mia
Che parlerà di te
E parlerà di te
È solo che…”
Ero di nuovo sul mio
pick-up, prossima tappa: Port Angeles...mi fermai dinanzi al ristornate, chiusi,
ancora una volta, gli occhi e mi lasciai
andare ai ricordi <<“Penso che dovresti mangiare qualcosa...”
“Sinceramente non ho fame” “Fammi questo piacere” disse con voce autoritaria...>>
entrai nel ristorante, ormai era ora di pranzo, chiesi lo stesso tavolo che
prendemmo quella volta, fortunatamente era libero “E' sola signorina?” per un
attimo tentennai, avrei voluto dire che aspettavo una persona…mi guardai attorno
spaesata e terrorizzata “Si...sono...sola...” dissi abbassando lo sguardo,
sconfortata dalla verità pronunciata.
Ordinai lo stesso
piatto: ravioli ai funghi e una coca...e di nuovo i ricordi mi assalirono..<<”Quel
blu dona molto alla tua carnagione” arrossii, abbassando lo sguardo(...)
“Vicino a te mi sento così sicura” confessai senza rendermene conto, rapita
com'ero dalle suoi iridi color miele, tu aggrottasti la fronte “E' più
complicato di quanto avessi immaginato” (…) “Come facevi a sapere che ero a Port
Angeles?” mi guardò, incerto se parlare o no “Di me ti puoi fidare, già lo sai”
sussurrai (…) “Ti ho seguita fino a Port Angeles. Non ho mai tentato di salvare
la vita a una singola persona prima d'ora, ed è un'impresa molto più fastidiosa
di quanto credessi. Ma probabilmente dipende anche da te. Le persone normali
riescono a tornare a casa ogni sera senza scatenare tante catastrofi” lo fissai
incredula “Hai mai pensato che forse la mia ora doveva suonare già la prima
volta, con l'incidente del furgoncino, e che tu hai di fatto interferito con il
destino?” “Quella non era la prima volta” disse, tenendo gli occhi bassi “La
tua ora è suonata quanto ti ho conosciuta” tremai “Ti ricordi?” “Si” finsi
calma “Eppure, eccoti seduta qui” disse incredulo “Si, sono seduta qui...grazie
a te. Perchè in qualche modo sapevi dove trovarmi oggi?” chiuse le labbra, con
sguardo pensieroso mi fissò…(…) “E’ più difficile di come dovrebbe essere…non
perdere le tue tracce. Di solito sono in grado do individuare le persone con molta
facilità, mi basta sentire la loro menta una volta sola” mi guardò timoroso, io
ero completamente bloccata, poi d’un tratto ripresi a mangiare “Tenevo d’occhio
Jessica distrattamente, come ti ho detto, solo tu riesco a metterti nei guai a
Port Angeles, e all’inizio non mi sono accorto che avevi proseguito da sola.
Poi, quando ho capito che non eri più con lei, sono venuto a cercarti nella
libreria che ho visto nei suoi pensieri. Ho intuito che non c’eri entrata, che
ti eri diretta a sud…e sapevo che prima o poi avresti dovuto tornare indietro.
Perciò ti stavo aspettando, cercandoti qui e là tra i pensieri dei passanti,
nel caso che qualcuno ti avesse incrociata. Non c’era motivo di preoccuparmi…ma
sentivo una strana ansia…a quel punto ho iniziato a girare in tondo, restando
in ascolto. Fortunatamente il sole stava tramontando, così avrei potuto
scendere dall’auto e seguirti a piedi. E poi…” si fermò, digrignando i denti
furioso “Poi cosa?” chiesi curiosa “Ho sentito cosa stavano pensando” ringhiò
“Ho visto il tuo volto nei loro pensieri. È stato molto…difficile, tu non puoi
immaginare quanto, limitarmi a portare via te e risparmiare loro…la vita” (…)
restai in silenzio, impietrita di fronte a quel racconto inverosimile, lui
nascondeva il viso con la mano, poi mi fissò “Sei pronta per tornare a casa?”
“Sono pronta per andare via di qui” esclamai con precisione, sperando capisse
che volevo stare ancora con lui”>>
Ero fuori il ristorante…neanche questa volta eri venuto…prossima tappa:
Casa Swan…
“Che quando non ritorni ed è già tardi e
fuori è buio
Non c'è una soluzione questa casa sa di te
E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio
E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse
e tanto ti amo
che per quegli occhi dolci posso solo stare male
e quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole
perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso
quando allontanandoci sparisce dal tuo viso
e fa paura
tanta paura
paura di star bene
di scegliere e sbagliare “
Mi arrestai di fronte la porta di casa mia…altri ricordi assalirono le
mie membra stanche e tormentate…<<”Posso
entrare?” mi domandò “Ti
andrebbe?” “Si, se non è un problema”
(…) camminò al mio fianco
silenziosamente, d’improvviso allungò il passo e si
trovò per primo dinanzi la
porta di casa e l’aprì, lasciandomi di stucco “Era
aperta?” “No, ho preso la
chiave da sotto lo zerbino” entrai, accesi a luce ed ero
sconvolta per quanto
successo, come faceva a sapere della chiave? Lo guardai stupita
“Ero curioso…di
te” rispose, dandomi l’impressione di avermi letto nella
mente “Mi hai spiata?”
ne ero lusingata, anche se sapevo che non dovevo “Cos’altro
c’è da fare di
notte?” lasciai passare, entrai in cucina e mi scaldai le
lasagna, poi ripresi
l’argomento “Quante volte?” “Come?”
“Quante volte sei venuto qui?” “Vengo a
trovarti quasi tutte le notti” mi voltai di scatto stupita
“Perché?” “Sei
interessante quando dormi. Parli nel sonno” “No!”
oddio ancora quel vizio,
arrossi, sarei voluta sprofondare per la vergogna “Sei tanto
arrabbiata con
me?” “Dipende!” “Da…” “Da
quel che hai sentito!” urlai, si materializzò al mio
fianco e teneramente mi prese le mani “Non esserne sconvolta! Ti
manca tua
madre, sei preoccupata per lei. E il rumore della pioggia ti
innervosisce.
All’inizio parlavi molto di casa tua, ora lo fai più
raramente. Una volta hai
detto <
Orami ero in casa “Bells?” “Si papà, sono io” si avvicinò per tastare
con mano che fossi intera “Che c’è? Ora non ti fidi neanche più di Jacob?”
colpito e affondato “No, no” “Sto bene. Vado in stanza” lo salutai e salii le
scale, trascinando pesantemente i piedi a terra…l’ultimo momento stava per
giungere…il viaggio nel passato stava per terminare…ero pronta per il resconto?
Entrai in camera, accesi la luce e mi poggiai alla porta, fissando
davanti a me ciò che c’era: il letto, la sedia, la scrivania e la finestra…leggermente
aperta…come allora…<<”Edward”
lo chiamai piano, mentre ero affacciata
alla finestra, mi sentivo una stupida “Si?” sobbalzai per
lo spavento e quando
mi voltai, lo trovai sdraiato sul mio letto, con un gran sorriso sulle
labbra,
mi sentii venire meno e caddi in ginocchio sul pavimento.
“Scusa” “Dammi solo
un minuto per rimettere in moto il cuore” si avvicinò
piano e mi sollevò,
poggiandomi sul letto accanto a lui “Vieni a sederti qui. Come va
il cuore?”
“Dimmelo tu. Di sicuro lo senti meglio di me” rise, facendo
tremare tutto il
letto. Restammo qualche minuto in silenzio “Posso essere umana
per qualche
minuto?” “Senz’altro” “Resta
lì” “Sissignora” e divenne una statua
(…) quando
rientrai in stanza, lui era ancora lì…bellissimo come
sempre, il cuore
ricominciò a battere, mi vide “Carina” mi accigliai
“No, sul serio, stai bene”
“Grazie” mi sedetti nuovamente al suo fianco “A che
pro tutta questa
preparazione e il resto?” “Charlie ha il sospetto che me ne
possa sgattaiolare
via di nascosto” “Ah…e perché?” come se
non riuscisse a leggerlo nella sua mente
“A quanto pare, sono un po’ troppo su di giri” mi
guardò “Ti trovo accaldata,
in effetti” avvicinò il suo volto al mio e mi
sfiorò la guancia “Mmm…” “Mi
sembra che ora starmi vicino sia…molto più facile, per
te” “Ti sembra?” mormorò
sfiorandomi la pelle del collo con la punta del
naso…rabbrividii…”Molto, molto
più facile” “Perciò mi
chiedevo…” “Si?” “Secondo te, qual
è il motivo?” rise
“La ragione domina sugli istinti” mi allontanai di scatto,
lui rimase di sasso,
incrociammo i nostri sguardi impauriti “Ho fatto qualcosa di
male?” “No, al
contrario. Mi stai facendo impazzire” meditò qualche
istante “Davvero?”
s’illuminò “Ti aspetti che parta
l’applauso?” rise ancora “E’ solo che sono
rimasto positivamente sorpreso. Nell’ultimo centinaio di anni non
ho mai
immaginato che potesse succedermi qualcosa del genere. Non credevo che
avrei
desiderato stare con qualcuno…che non fosse come fratello o
sorella. E poi,
scoprire che malgrado sia totalmente nuovo per me, sono bravo…a
stare con te…”
(…) “Adesso, però, sono curioso io. Hai
mai…” e lasciò il discorso in sospeso
“Certo che no. Te l’ho già detto, nessuno mi ha mai
fatto sentire così, nemmeno
lontanamente” arrossi, ma dove mi erano uscite quelle parole?
(…) “I tuoi
istinti umani…beh, mi trovi minimamente attraente anche un quel
senso?” ero
imbarazzatissima, lui rise e mi arruffò i capelli “Non
sarò un essere umano, ma
un uomo si”>>
Ero dinanzi alla finestra, l’aprii…e guardai fisso dinanzi a
me…aspettai cinque minuti, ma niente…”Edward…io sono qui, vieni a prendermi e
portami via con te, ti scongiuro…Edward…!!!”…niente…aveva ragione Jake: lui non
mi amava…mi lasciai andare alle ultime lacrime, strusciandomi sulla parete…
”ma ciò che mi fa stare bene ora sei tu
amore
e fuori è buio
ma ci sei tu amore
e fuori è buio”