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Autore: Sammy_Stark    02/12/2020    1 recensioni
Il detective Ashton M. Fell era in procinto di versarsi una buona tazza di tè (non c'era niente di meglio per accompagnare salsicce, uova strapazzate e funghi trifolati) quando il campanello suonò insistentemente per alcuni secondi.
Ashton sospirò e posò la teiera sul fornello.
Un nuovo giorno, un nuovo omicidio a Los Angeles.
Genere: Commedia, Noir, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il detective non perse nemmeno un attimo di tempo. Doveva assolutamente intervenire prima che fosse troppo tardi anche per Crowley...

Courteny!

Ashton si sorprese di aver pensato a quel nome. Gli era così familiare, eppure…

Oh, non c’era tempo per pensare, doveva agire.

Chiamò un taxi e si fece lasciare davanti alla villa del signor Sanders. Nel tragitto appuntò quello strano nome che gli era balzato in mente dal nulla, per sicurezza. E poi sarebbe stato interessante utilizzarlo per uno dei suoi racconti…

Scese dall’auto, dopo una breve discussione con il tassista, e si strinse istintivamente nel cappotto. Faceva freddo, quella notte e una fastidiosa nebbiolina rendeva l’aria umida e conferiva un aspetto spettrale al quartiere.

 

Appena Ashton mise piede nella proprietà della vittima, fu avvolto da uno strano sentimento. Riusciva a percepire un'aura maligna che aleggiava intorno alla casa ma non ne capiva il perchè.

Dopotutto lui si era presentato da subito sulla scena del crimine, perfino quando era ancora presente il corpo del povero padrone di casa! Ma non aveva provato nulla  di simile… Un brivido gli percorse la schiena, doveva sbrigarsi.

Pensò di dare ancora un’occhiata nella serra ma l’unica luce disponibile in suo possesso era una piccola torcia che non illuminava un granché.

Quella quasi totale assenza di luce gli permise però di captare il lieve bagliore proveniente da una piccola finestrella che dava sul lungo e stretto corridoio con scale a chiocciola e portava alla parte della cantina usata come magazzino.

Ashton si avvicinò silenziosamente e spense la propria fonte di luce per non essere scoperto.

Ci aveva visto giusto! Qualcuno si trovava là sotto… Controllò l’orologio che aveva in tasca… Dovette riaccendere la torcia per poter leggere l’ora. L’appuntò nel taccuino e quindi entrò in casa dalla porta sul retro, che fortunatamente era aperta.

Un forte odore di incenso gli punse il naso e lo portò quasi alle lacrime.

Il cuore prese a battergli più forte.

Era ovvio che si stesse avvicinando ad una scoperta cruciale.

Scendere le scale a chiocciola ed entrare nel magazzino sarebbe stato troppo rischioso però, per questo decise di passare per le scale che portavano ad una stanza comunicante, era una parte di cantina utilizzata invece per tenere conservati in ottimo stato i vini più pregiati.

Non incontrò nessuno lungo il percorso, chiunque ci fosse là dentro, era sicuro che nessuno l’avrebbe disturbato.

 

La sensazione di stare andando incontro al demonio in persona si fece più prepotente. Il povero Fell non si rese nemmeno conto di aver iniziato a tremare, era troppo concentrato sul non fare rumore.

Si avvicinò il più possibile alla porta e tese l’orecchio.

C’erano cinque o sei voci diverse e Ashton riuscì a riconoscerne un paio.

Si trattava senza dubbio della servitù.

Per un momento il detective pensò di aver fatto un enorme buco nell’acqua.

Era ovvio che i dipendenti fossero ancora nella casa, era stato chiesto loro di rimanere lì, a disposizione della polizia, fino a data da destinarsi.

Poi, proprio nel momento in cui stava per girare i tacchi ed andarsene, come un cane con la coda fra le zampe… Sentì delle parole in latino.

Razionalmente il detective sapeva di non poter conoscere quella lingua ma, esattamente come con il ritrovamento dei fogli nella serra, appena qualche ora prima, era in grado di capire tutto. 

 

Si dispiacque tremendamente di non avere un registratore a portata di mano perché, se lo avesse avuto, avrebbe potuto chiudere il caso e far incarcerare i colpevoli dell’assassinio di Archibald Sanders nel giro di un quarto d’ora.

Forse dieci minuti, se il commissario Marple fosse stato veloce.

Ma così non aveva alcuna prova e rimanere lì ad origliare non avrebbe portato a nulla. E poi… Sebbene sapesse che un rituale magico non potesse assolutamente funzionare (era assurdo credere nella magia) più il maggiordomo continuava la sua nenia in latino più Ashton sentiva una forza oscura avvicinarsi.

Doveva semplicemente sbrigarsi a chiamare i rinforzi e sperare che intanto i camerieri non se ne andassero.

Sgattaiolò fuori dalla casa e corse dritto in strada. Chiedere all’autista di rimanere fuori, con il motore spento, ad attenderlo, era stata una buona idea.

Salì in macchina e si fece lasciare davanti al commissariato.

Spiegò in fretta alla polizia cosa aveva sentito e il commissario Marple non perse tempo ad andare alla villa con due volanti.

 

Nel frattempo rilasciarono anche Courtney, il quale mantenne un’aria di superiorità per non dimostrarsi colpito dal fatto che il detective si fosse davvero impegnato per provare la sua innocenza.

-Beh, angelo, ci vediamo! - lo salutò, mentre infilava la giacca. Nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, si fermò con una manica infilata e l’altra messa per metà.

Anche Ashton a quel nomignolo  rimase come paralizzato.

Era come se lo avesse sentito da tutta la vita… E proprio da Cro… Oh, di nuovo quel nome!

Non fece in tempo a chiedere spiegazioni che Anthony sembrò venire colpito in pieno da un treno per l’espressione che fece.

-UN RITUALE?? - sbottò, di punto in bianco. 

Erano passati ben cinque minuti da quando Fell gli aveva spiegato cosa stesse succedendo alla villa.

Quella reazione a scoppio ritardato lasciò il detective abbastanza perplesso.

-Sì, loro…- iniziò a rispondere ma si ritrovò mano nella mano con Anthony a correre fuori dalla struttura.

-Dobbiamo andare lì, angelo! O succederà una strage! Non sanno cosa stanno per combinare! Ah! Stupidi, stupidi umani!!- ringhiò, schioccando le dita.

Una Bentley nera sgommò all’improvviso davanti a loro. Era vuota, nessuno alla guida.

Ashton impallidì, era sempre più confuso.

-Ma cosa…?- cercò di chiedere, anche se il suo corpo agì d’istinto prima ancora che la sua mente potesse elaborarlo: salì in macchina e lasciò che l’uomo dai capelli rossi partisse a tutta velocità. 

Perchè Courtney si ostinava a chiamarlo “angelo”? Cosa stava blaterando contro gli umani? E… Per l’amor del Cielo, come poteva una macchina arrivare a comando senza alcun guidatore??

Ma, in cuor suo, sapeva che Courtney aveva ragione.

Stava per succedere una catastrofe e solo loro potevano fermarla.

 
   
 
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